Literatura académica sobre el tema "Storia delle attrici"

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Artículos de revistas sobre el tema "Storia delle attrici"

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Annese, Mariella, Antonio Labalestra y Marco Pietrosante. "Landscape transformation and territorial marketing. The Noi Techpark restoration project in Bolzano: a remarkable case of territorial branding". Valori e Valutazioni 30 (agosto de 2022): 135–48. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223009.

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Resumen
The Noi Techpark project in Bolzano has substantially transformed a portion of the Bolzano surroundings, localizing university and management functions in an area characterized by the presence of a dismissed industrial settlement built between the two World Wars by the Montecatini group. The project was pursued through the creation of a technology park, renovating the structures of the old factory which was in a state of abandon and then acquired by the Autonomous Province of Bolzano. This allowed the establishment of a pole of new public- private structures for technology transfer. The present paper intends to retrace the history of this intervention, describing its main characteristics in terms of urban form, functions and presence of public spaces in relation to the achievement of the objective of re- evaluating an entire urban area. including the relevant residential zone. But at the same time the ambition of the essay lies in the attempt to represent how, in the assessment of the complexity of local policies of territorial development, a significant role is played by the ability to contribute to economic growth in terms of birth of new businesses, improvement of competitiveness of existing ones, enhancement of financial resources, human and material present in the area and, finally, the ability to attract new productive factors in the area. In this sense, the Noi Techpark project is emblematic. Il Progetto Noi Techpark a Bolzano ha trasformato in maniera sostanziale una porzione consistente della periferia di Bolzano, localizzando funzioni universitarie e direzionali in un’area caratterizzata dalla presenza di un insediamento industriale dismesso realizzato, negli anni tra le due guerre mondiali, dal gruppo Montecatini. L’intervento è stato perseguito mediante la realizzazione di un parco tecnologico che, attraverso il risanamento delle strutture del vecchio opificio – acquisito al patrimonio della Provincia autonoma di Bolzano dopo il suo abbandono – ha permesso l’istituzione di un polo di nuove strutture pubblico-private destinate al trasferimento tecnologico. Il presente contributo intende ripercorrere la storia di questo intervento, soffermandosi nel descriverne le principali caratteristiche in termini di forma urbana, funzioni e presenza di spazi pubblici in relazione al raggiungimento dell’obiettivo di rivalutare un’intera area urbana. Ivi compreso quella occupata dal tessuto residenziale di pertinenza. Ma allo stesso tempo l’ambizione del saggio risiede nel tentativo di rappresentare come, nella valutazione della complessità delle politi- che di sviluppo locale di un territorio, un ruolo rilevante sia ricoperto dalla capacità di contribuire alla crescita economica nei termini di nascita di nuove imprese, di miglioramento della competitività di quelle esistenti, di valorizzazione delle risorse finanziarie, umane e materiali presenti in loco e, infine, dalla capacità di attrarre nuovi fattori produttivi sul territorio. Proprio in questo senso Il progetto del parco tecnologico Noi Techpark sembra emblematico. Nell’aver perseguito, oltre al risanamento di un’area industriale di smessa, l’obiettivo della creazione e della diffusione dell’innovazione per mezzo di un brand territoriale. In questo modo, al vantaggio di arginare la perdita di valore del contesto edilizio dell’intera area, si aggiunge il risultato prestigioso di aver messo in contatto i laboratori di ricerca, da un lato, e il tessuto imprenditoriale, dell’altro. L’intera operazione restituisce, dunque, un contesto entro cui è stato possibile sviluppare la capacità di trasferire know-how, di diffondere informazioni tecnologiche sul territorio, di creare un network di relazioni che stanno alla base della diffusione e della creazione della conoscenza e dello sviluppo di un ambito territoriale. Tutti elementi, non immediatamente quantificabili in termini economici nel breve periodo, ma che ci sembra debbano essere presi in considerazione nelle valutazioni complessive del vantaggio dell’opportunità di portare a termine questo tipo di iniziative.
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Cecchini, Fabiana. "Il romanzo d'amore di Sibilla Aleramo e Dino Campana in Un Viaggio Chiamato Amore. Lettere 1916-1918". Quaderni d'italianistica 30, n.º 1 (1 de enero de 2009): 109–29. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v30i1.8428.

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Resumen
Nello scambio epistolare tra Sibilla Aleramo e Dino Campana realmente avvenuto tra il 1916-1918 e edito nella raccolta Un viaggio chiamato amore dalla studiosa Bruna Conti, si riscontrano ricercate pose da innamorati che danno origine ad una storia d'amore al confine tra realtà e creazione letteraria, di cui Sibilla si rivela essere abile artefice e regista. L'intento dell'Aleramo di fare della propria esistenza un'opera d'arte unito alla colta e raffinata complicità intellettuale di Dino Campana, rendono la lettera un luogo in cui proiettare non solo il sentimento di due amanti lontani, ma anche lo spazio in cui Sibilla plasma la sua identità di amante-attrice di un dramma amoroso. La corrispondenza, quindi, come unica testimone del loro idillio realizza la fusione tra vita e arte, trasformando il carteggio Aleramo-Campana nel romanzo del loro amore.
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Vietri, Agostino y Alessia Buccino. "La storia di Maria, il "maschio sbagliato" L'odio è una coperta che nasconde il senso delle cose". PSICOBIETTIVO, n.º 1 (marzo de 2021): 89–100. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-001009.

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Resumen
Il caso clinico si basa sull'integrazione degli interventi psicoterapeutici individuale e familiare. La vicenda personale e clinica di Maria sottolinea l'importanza di accogliere ed amplificare le emozioni ridondanti per poi ricostruirne la rete occulta di significati. Per accedervi abbiamo avuto bisogno della famiglia. Il percorso attraverso i miti ed i mandati familiari ha permesso di poterli riconoscere, esplicitare ed infine ricontrattare, creando uno spazio nuovo di libertà. È stato possibile decifrare il mandato assegnato a ogni membro della famiglia e introdurvi elementi di cambiamento. La psicoterapia familiare, attraverso la realizzazione di immagini metaforiche e di strumenti di rinarrazione, ha permesso a Maria per la prima volta di visualizzare un futuro che le consentisse di essere libera, superando l'odio e contemporaneamente preservando il legame con la sua famiglia. La psicoterapia individuale ha sostenuto queste trasformazioni che, senza uno spazio familiare condiviso, avrebbero fatto attrito con potenti e profonde istanze di cui sarebbe stato difficile liberarsi senza dolore.
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Megale, Teresa. "Sorelle, cantanti, rivali. I teatri di Margherita e Anna Francesca Costa nel primo Seicento". altrelettere, 3 de febrero de 2023. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-70.

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Resumen
Attraverso la ricostruzione storica, fondata sulla ricerca archivistica, il saggio propone due diverse “drammaturgie di attrici” (Margherita e Anna Francesca Costa), due modi diversi e speculari di interpretare la professione della cantante e dell’impresaria nelle corti e nei teatri pubblici europei del primo Seicento. Da attrice-cantante che scrive (Margherita) ad attrice-cantante che, al culmine della propria carriera, si muta audacemente in concertatrice e in impresaria almeno di un’opera musicale (Anna Francesca), passano le differenze fra declinazioni identitarie dell’essere donna di scena in anni cruciali per la progressiva invenzione e definizione del canone professionale.
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Lombardo, Istituto. "Idee in cerca di parole Parole in cerca di idee". Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 20 de diciembre de 2012, 1–194. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2012.128.

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Perché il titolo. All’opera di Maurizio Vitale l’Istituto Lombardo dedica questo secondo momento di riflessione, per ripercorrere sulle sue pagine la storia della «lingua nostra» dalle Origini alla Contemporaneità. Muovere dal Medioevo delle autonomie comunali, significa analizzare i punti di attrito e di innesto della tradizione classica nel rinnovamento della cristiana res publica d’Europa, della letteratura e della grammatica di Roma in altre grammatiche e letterature, della ricezione del lessico dell’alta e rinascente, non solo infima e corrotta, latinità nei repertori dei volgari diversamente osmotici, che davano ciascuno un suo nome a non tutte le cose e a non tutte le idee, quelle proprie alla teologia dei chierici, alla scienza degli arabi, al fervore degli uomini di governo, alla industria dei mercanti e degli artigiani, allo stile degli scrittori. La lingua formata sul canone trecentesco fiorentino, che è divenuta italiana, a partire dal secolo xvi della scrittura colta, dal Risorgimento in poi della nazione, ha difeso la propria identità nelle opere letterarie storiche e scientifiche, nelle dispute accademiche e nei ludi grammaticali, nei testi legislativi e della informazione, l’ha arricchita e corretta a confronto con le emergenti classi sociali da una parte, con il quasi generale progresso ideologico e culturale dall’altra. Continua ansiosa, forse stanca, appena oltre la soglia del suo secondo millennio, gravata dal peso di molte parole tradite, dall’esaurirsi nel vacuo delle valenze semantiche, quelle identitarie e rigenerative trasmesse al nostro oggi dai sommi poeti e dai grandi pensatori anche in altra lingua, come dal disperso popolo che le ha sapientemente reagite: a chiedere che si partecipi, con voce italiana, al dialogo ecumenico. (a. s.)
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Filotico, Francesco. "Der Deutsche Orden und die Seelsorge in Südtirol im 13. Jahrhundert". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 95, n.º 1 (11 de enero de 2016). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2015-0004.

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Resumen
RiassuntoLa presenza dell’Ordine Teutonico nel Sudtirolo si caratterizza, fin dai suoi esordi (1202), per l’attivita pastorale e ospedaliera svolta dai suoi membri nella regione. Sia per il cospicuo numero di chiese e cappelle precocemente acquisite dall’Ordine, sia per la notevole presenza di fratelli sacerdoti, il baliato di Bolzano e stato a buon diritto definito Pfaffenballei. Nel contributo, si e cercato di ricostruire, sulla base di fonti edite e inedite, la cura animarum presso le pievi donate ai Teutonici durante il secolo XIII (Longomoso/Lengmoos, Vipiteno/Sterzing, Silandro/Schlanders, S. Leonardo di Passiria/St. Leonhard in Passeier, Vanga/Wangen). L’inserimento dell’Ordine nella rete parrocchiale delle diocesi di Trento, Bressanone e Coira avrebbe potuto causare attriti con i vescovi; tuttavia, in quell’aspra contrapposizione fra ordinari diocesani e poteri locali che contraddistingue la storia del Sudtirolo nel secolo XIII e oltre, i Teutonici non furono pregiudizialmente avversati dai vescovi, come ritiene una ben rappresentata tradizione storiografica, bensi di volta in volta sostenuti o contrastati da essi a seconda delle convenienze del momento.
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Tesis sobre el tema "Storia delle attrici"

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Odorico, Silvia <1982&gt. "Stile sul palcoscenico: percorso iconografico delle grandi attrici italiane della seconda metà dell'Ottocento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3147.

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Urban, Sara. ""Fino a che farò l'artista, sarò anche attrice". Uno studio sulla prassi teatrale di Adelaide Ristori". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423447.

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Resumen
«As long as I am an artist, I will also be an actress». A study of Adelaide Ristori’s stage practice This dissertation investigates the stage practice of nineteenth-century star actress Adelaide Ristori: it aims at reconstructing both her working method and her acting style and at identifying, as a final and “open” conclusion, those features of her practice as a stock company stage manager that can be considered as signs of a progress towards modern stage direction. Several sources have been employed; the archival research took place mainly at Museo Biblioteca dell’Attore in Genova, holding a precious and considerable collection devoted to Adelaide Ristori (Fondo Ristori). Starting from some considerations about the little documented beginnings of Adelaide Ristori’s career in her artistic family, the first part of this dissertation reconstructs the working method the actress accurately practised in the years of her artistic maturity. Adelaide Ristori was an innovative actress. Every performance of hers was founded on the study of many sources – dramatic, literary, figurative – and on a double approach to the character, i.e. a rational and cognitive and an empathic approach. The artist then built her part upon two scores she worked out from such premises, that is to say a vocal and a physical score. These were the basis of the precise reconstruction of the emotional journey of the character she was to interpret, and of the connection between the actress’ body and the psychological motivation of the character. The actress worked out this complex construction of the part thanks to her constant concentration and the power of her stage presence. Every detail in the performance was carefully selected and built in an actorial work whose cornerstones were verisimilitude, formal restraint, a refined explication of the dialectic relation between the inner and outer self, the respect for the playwright’s intents and the individuation of the core motifs in the play allowing for the communication of ethical and poetical values. The ethical and educative value of the theatre was of primary importance in Adelaide Ristori’s theatrical history: through her artistic work she meant to embody a model enhancing the cultural and social re-evaluation of the theatre. She also wanted to represent and advertise a new image of the actor and above all of the actress as a virtuous being, an emblem of a profession worthy of being appreciated both on a human and on an artistic level. To promote these values on the stage, Adelaide Ristori included metatheatrical pieces in her repertoire; the leading characters of these plays are actresses whose parts – true manifestos of her poetics – voice her very idea of the theatre and art. The French plays we analyse in the second part of this dissertation are emblematic examples: Adriana Lecouvreur by Eugène Scribe and Ernest Legouvé and Béatrix ou La Madone de l’Art by Ernest Legouvé. In both cases we delineate the history of the play and we try to reconstruct – as far as possible – Ristori’s performance, mainly referring to the relevant promptbooks and the plentiful articles held in the Ristori Fund. As a conclusion, we offer some considerations on Ristori’s ensemble work with her company, the Compagnia Drammatica Italiana. An actress who fixed both her individual interpretation and the whole performance that she directed in a definite form, Adelaide Ristori appears as the emblem of an innovative conception of theatrical performance as a consistent and composite artistic event; in such work she played the role of an actress-manager who could guarantee aesthetic and poetical consistency, foreshadowing in some aspects the art of modern stage direction in Italy.
«Fino a che farò l’artista, sarò anche attrice». Uno studio sulla prassi teatrale di Adelaide Ristori La ricerca è incentrata sullo studio della prassi scenica della Grande Attrice ottocentesca Adelaide Ristori e si propone di definire concretamente il metodo di lavoro e lo stile attorale dell’interprete e di enucleare, quale ipotesi conclusiva e “aperta”, gli aspetti della sua pratica capocomicale come presagi di un approccio preregistico allo spettacolo teatrale. Le fonti utilizzate sono state molteplici e le ricerche d’archivio si sono svolte principalmente al Museo Biblioteca dell’Attore di Genova dove è conservato il ricchissimo Fondo Adelaide Ristori. Nella prima parte del lavoro, partendo da alcune riflessioni sulle origini assai poco documentate della carriera di Adelaide Ristori figlia d’arte, si è giunti alla delineazione del metodo di lavoro praticato, con precisione e minuzia, negli anni della maturità artistica. Attrice innovativa rispetto al passato, Adelaide Ristori basa ogni sua interpretazione sullo studio del testo e di svariate fonti (teatrali, letterarie, figurative) e su un doppio percorso di avvicinamento al personaggio, razionale-conoscitivo ed empatico. L’artista giunge poi ad un’elaborazione scenica dell’interpretazione fondata sulla definizione di una duplice partitura vocale e fisica, sulla quale si innesta una ricostruzione precisa del percorso emotivo del personaggio basato sull’organicità fra corpo e motivazioni psicologiche e sorretto – al momento dell’esecuzione – dalla costanza della concentrazione e dalla forza della presenza scenica. Tutto è scelto e costruito entro un lavoro attorico che deve rispondere ai criteri di verosimiglianza, misura formale, raffinata esplicazione della dialettica interno-esterno, adesione alla voce del drammaturgo, individuazione dei motivi d’interesse del testo per la comunicazione di valori etici e poetici personali. La valenza etica ed educativa del teatro è parte integrante della storia di Adelaide Ristori, tesa ad incarnare con il proprio operato artistico un esempio di rivalutazione culturale e sociale del teatro stesso. A ciò si accompagna il desiderio di proporre una nuova immagine dell’attore, e soprattutto dell’attrice, quale figura portatrice di valori morali, emblema di un mestiere degno di riconoscimento umano e artistico. Per affermare tali istanze ideali, Adelaide Ristori inserisce nel suo repertorio testi metateatrali con al centro parti di attrici che possono essere considerate “manifesti” della sua visione del teatro e dell’arte. Tra i casi più emblematici, vi sono due opere francesi, analizzate nella seconda parte di questo lavoro: Adriana Lecouvreur di Eugène Scribe ed Ernest Legouvé e Béatrix ou La Madone de l’Art di Ernest Legouvé. Per entrambi, si è delineata la storia dello spettacolo e si è tentato di ricostruire l’interpretazione del personaggio, in particolare mediante l’analisi dei copioni e dei ritagli stampa del Fondo Ristori. In conclusione, si sono proposte alcune riflessioni sul lavoro della Grande Attrice all’interno dell’ensemble della sua Compagnia Drammatica Italiana. Attrice che formalizza la propria performance individuale e analogamente l’intero spettacolo di cui è responsabile e “direttrice artistica”, Adelaide Ristori sembra infatti essere l’emblema di una innovativa concezione dello spettacolo come evento artistico coerente e composito, per la creazione del quale emerge la necessità di una guida capace di garantire uniformità estetica e poetica alla rappresentazione teatrale e tale da essere l’espressione di una interessante tensione preregistica.
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Pierucci, Eloisa. "Il professionismo attorico femminile tra 1560 e 1604. Censimento, biografie e tecniche di recitazione". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1157923.

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Tesi di Dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo - indirizzo Spettacolo. Tutor: prof.ssa Francesca Simoncini; coordinatore: prof. Andrea De Marchi. L'obiettivo del presente lavoro è quello di indagare, attraverso la ricostruzione delle principali vicende professionali e personali delle prime comiche, l'importante, quanto poco esplorato, tema dell'accesso da parte delle donne al mestiere teatrale. Le 'pioniere della scena' introducono negli spettacoli delle compagnie viaggianti sostanziali trasformazioni, ampliando la gamma dei generici, del repertorio e delle possibilità espressive inerenti alla recitazione. Grazie a loro, interpreti del ruolo delle Innamorate, generi teatrali alternativi alla commedia, come la tragedia, la pastorale e il melodramma, cominciano a entrare nel repertorio delle compagnie dell'Arte. L'esordio del professionismo attorico femminile, nonostante la sua notevole portata storica, presenta tuttavia contorni alquanto incerti: risulta difficile ricostruirne la datazione precisa, ad oggi collocata negli anni '60 del '500 e appare sfuggente anche l'identità e l'effettiva provenienza delle prime comiche. Nel tentativo di compiere una più approfondita analisi dell'evento, si è proceduto alla ricostruzione delle biografie artistiche delle 'pioniere' della scena: in particolare, si è scelto di circoscrivere la ricerca alle attrici attive nel periodo compreso tra la comparsa documentata delle prime donne in compagnia (inizio anni '60 del XVI secolo) e la morte di Isabella Andreini (1604), assunta come data simbolica di passaggio tra le prime generazioni di comiche e quelle successive. La metodologia di studio si è basata sulla raccolta di notizie e documenti relativi alle attrici attive in tale lasso di tempo e si è sviluppata attraverso un'indagine sia bibliografica sia archivistica. Sono stati così ripercorsi alcuni dei principali itinerari italiani ed europei delle compagnie professionistiche di cui le 'pioniere' facevano parte. Oltre alla consultazione di un'ampia bibliografia – all'interno della quale le opere di Siro Ferrone costituiscono un importante punto di riferimento anche metodologico -, si è proceduto a raccogliere ed esaminare fonti di diversa natura: documenti d'archivio (carteggi, atti notarili, contratti, licenze, ecc...), cronache, diari, testi letterari, testi teatrali, raccolte di generici, canovacci. L'indagine è stata effettuata in archivi e biblioteche di alcune città dell'Italia centrosettentrionale (in particolare Roma, Firenze, Genova, Mantova, Verona), in Spagna e in Francia (nelle città di València, Madrid, Lione e Parigi). Di fondamentale importanza, poi, è stata la consultazione dell'archivio online Herla, realizzato dalla Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo. La ricerca si è svolta nella consapevolezza della più significativa criticità del progetto: la scarsità di fonti, determinata sia dalla lontananza nel tempo degli eventi, sia dalla circostanza che in molti casi le attrici, mogli dei loro compagni d'Arte, non apponevano la propria firma a lettere e suppliche. Per questo si è proceduto principalmente a raccogliere, censire e ordinare il materiale esistente: il presente studio è dunque il risultato di un processo di ricognizione di fonti in prevalenza già note la cui sistemazione organica ha permesso di scandagliare più approfonditamente il fenomeno oggetto d'indagine e di elaborare alcune nuove ipotesi. Attraverso tale procedimento abbiamo così individuato tre generazioni di attrici: quella delle pioniere, le cui esponenti principali sono Vincenza Armani e Barbara Flaminia; una seconda generazione, rappresentata in particolare da Vittoria Piissimi e da Silvia Roncagli; una terza, di cui fanno parte le attrici contemporanee di Isabella Andreini. Ad ogni generazione è dedicato un capitolo della tesi: nella parte saggistica si delineano i profili biografici ed artistici di alcune delle attrici più rappresentative per ciascuna delle tre fasi. Di ognuna si è cercato di ricostruire, per quanto possibile, le vicende biografiche: sono stati messi in evidenza, in particolare, i legami con letterati e intellettuali e le tournées in Italia, Spagna e Francia. Una speciale attenzione, poi, è stata dedicata all'analisi del repertorio e delle tecniche di recitazione, nel tentativo di ricavare un attendibile profilo artistico e di individuare, altresì, le diverse declinazioni in cui poteva delinearsi il ruolo di Innamorata (o, nel caso di Silvia Roncagli, quello di Servetta). I singoli casi sono stati inseriti organicamente in un contesto – storico, politico, culturale, teatrale – più ampio, che ha reso possibile evidenziare le relazioni (anche intergenerazionali) tra le attrici nonché i loro rapporti con colleghi, artisti, mecenati, nobili ed intellettuali. In questa disamina, abbiamo scelto di non approfondire il profilo biografico della più famosa Prima Innamorata del tempo, Isabella Andreini, la cui figura è già stata ampiamente indagata attraverso molteplici studi: l'abbiamo quindi tenuta ai margini del discorso, come termine di confronto per le esperienze professionali ed artistiche delle colleghe meno famose e come punto d'arrivo del processo di nobilitazione e 'divinizzazione' dell'attrice iniziato alla fine degli anni '60 del '500 con Vincenza Armani. Ma, proprio in virtù dell'importante valore simbolico assunto dalla diva padovana, è appunto la data della sua morte a segnare, emblematicamente, la fine di un'epoca: all'inizio del XVII secolo la prima fase del faticoso percorso intrapreso dalle pioniere può dirsi conclusa, dato che ormai la figura dell'attrice – sebbene non ancora pienamente accettata dai moralisti e dai predicatori più intransigenti – si è pienamente affermata nel sistema teatrale e nel contesto storico-sociale. A complemento di questo più approfondito lavoro di 'scavo', abbiamo ritenuto opportuno inserire, in appendice, un sintetico dizionario biografico, che rappresenta il risultato del censimento di tutte le comiche (di cui si abbia notizia) attive nel periodo di tempo considerato. Le attrici individuate sono circa una trentina: di alcune sappiamo solo il nome o poco più, di altre è stato possibile ricostruire, almeno in parte, alcune vicende personali e professionali. Altre ancora sono segnalate come comiche in antichi repertori, ma la loro attività in ambito teatrale – oppure, in qualche caso, la loro stessa esistenza - non trova riscontro in alcuna fonte documentaria. Nonostante l'estrema frammentarietà delle informazioni, ciò che emerge è un insieme composito e interessante, la cui analisi permette di misurare, ancorché in modo approssimativo, la portata del fenomeno del professionismo attorico femminile e la sua diffusione cronologica e geografica. Lo studio delle biografie delle attrici più o meno celebri attive tra gli anni '60 del XVI secolo e l'inizio del XVII ha condotto ad avanzare alcune ipotesi a proposito dell'origine del fenomeno del professionismo attorico femminile. La nota teoria di Ferdinando Taviani, secondo cui le pioniere della scena sarebbero le eredi delle meretrices honestae, non sembra trovare conferma nelle fonti documentarie: se in molti casi la provenienza delle comiche rimane avvolta nel mistero, in altri è possibile individuare un percorso di formazione ben diverso. Tale percorso avrebbe portato alcune attrici di origini 'basse' e popolari a maturare consapevolezza delle proprie potenzialità sceniche attraverso un'assidua frequentazione di letterati ed intellettuali di corte o d'accademia, fino ad acquisire gli strumenti culturali necessari per elevare la propria arte e per trasferire nuove competenze all'interno delle compagnie. È questo, ad esempio, il caso di Barbara Flaminia, come documentato in recenti studi da Francesca Simoncini; ma si possono rilevare esperienze analoghe – o, comunque, esordi ben lontani dai fasti delle corti romane e veneziane – anche per altre comiche. Il presente lavoro, mediante la raccolta, l'organizzazione e la sistemazione del materiale esistente sulle origini del professionismo attorico femminile, si configura come un approfondito studio del fenomeno e la premessa per la formulazione di nuove ipotesi, che presentano molteplici questioni critiche ancora aperte e si pongono come possibile punto di partenza per eventuali future indagini.
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Actas de conferencias sobre el tema "Storia delle attrici"

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Cerasoli, Mario y Biancamaria Rizzo. "Il futuro tecnologico dei centri storici". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7979.

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Parlare di recupero e valorizzazione dei centri storici può essere quanto mai attuale in un’epoca in cui, forse per la prima volta, si mettono in discussione alcuni modelli insediativi e di sviluppo volti prevalentemente alla espansione delle aree urbane. A cinquant’anni di distanza da quando si è cominciato a parlare in modo organico di centri storici, in un periodo caratterizzato da una delle più gravi crisi economiche globali dopo quella del 1929, com’è cambiato il rapporto tra le città e i propri Centri Storici? Come sono visti i centri storici da chi li abita e da chi non li abita? Quale può essere allora il ruolo potenziale delle nuove tecnologie per la tutela e la valorizzazione dei Centri Storici? Le nuove tecnologie possono non solamente cambiare significativamente la qualità di chi abita e vive nei centri storici ma anche aumentare la competitività degli stessi, aumentando così la loro capacità di attrarre risorse umane e finanziarie e favorendone lo sviluppo economico e socio-culturale. Tuttavia, come si coniuga il valore della storia con le mutevoli esigenze della vita contemporanea? Quali le potenziali applicazioni delle nuove tecnologie per il miglioramento della vita nei centri antichi? Il Centro Storico costituisce un ambito territoriale estremamente delicato, con una precisa identità urbanistica e un elevato valore storico e testimoniale riferibile sia al tessuto urbano, sia a elementi del patrimonio edilizio di rilevante valore, sia ai suoi abitanti. Ma può in realtà rivelarsi una risorsa importante in un progetto di trasformazione virtuosa dell'intera compagine urbana, rafforzandone sia l'identità propria che la capacità di attrazione verso l'esterno. E le nuove tecnologie in questo progetto possono assumere un ruolo determinante. Talk about recovery and valorisation of the historic centers can be as timely as ever at a time when, perhaps for the first time, are put into question some settlement and development models principally aimed to the expansion of urban areas. After fifty years since it been started talking about in an organic way of historical centers, in a period characterized by one of the most serious global economic crisis after the one of 1929, as the relationship between the city and its historical centers has changed? As the historical centers are seen by those who live there and those who do not live in them? Which then can be the potential role of new technologies for the protection and valorisation of historical centers? The new technologies can not only significantly change the quality whose inhabits and lives in the historic centers but also increase the competitiveness of the same, thus increasing their ability to attract human and financial resources and promoting the economic development and socio-cultural. However, how it combines the value of history with the changing needs of contemporary life? What are the potential applications of new technologies for the improvement of life in the ancient centers? The historical center constitutes a territorial field extremely delicate, with a specific urban identity and an high historical and testimonial value referable both to the urban texture, both to elements the building heritage of significant value, both to its inhabitants. But it can actually become an important resource in a virtuous transformation project of the whole urban structure, strengthening both the its own identity that the attractiveness to the outside. And the new technologies in this project can play a decisive role.
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Burgio, Gianluca y Giovanna Acampa. "Paradigmi relazionali nello spazio urbano: il caso-studio del centro storico di Palermo". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8031.

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Resumen
In questo scritto analizzeremo le modalità attraverso le quali vengono sovvertite, con piccole azioni dei cittadini, le regole che disciplinano gli spazi urbani. Partendo dal caso studio del centro storico di Palermo illustreremo come la “conquista” anche temporanea, di strade e piazze possa permettere una rivitalizzazione ed una rivalutazione dei luoghi. Il nostro interesse è rivolto a comprendere come si siano sviluppati processi di ri-conquista dello spazio urbano, che hanno permesso di “addomesticare” alcuni spazi della città, modificando usi e configurazioni comuni, che estrapolati dal contesto abituale sono stati inseriti in nuove relazioni. La scelta di prendere Palermo come caso studio deriva da alcune caratteristiche di questa città: la prima caratteristica può essere individuata nelle sue radici storico-culturali che in qualche modo favoriscono l’insediamento di nuove comunità; l’altra caratteristica è che le forme di scambio con abitanti di diverse culture avvengono, non in periferia, ma in centro. Questo rende la città siciliana un caso non unico ma atipico nel panorama europeo, dove si tende ad avere una spinta centrifuga e quindi una emarginazione delle popolazioni non locali e dei ceti meno abbienti. Da questo punto di vista il centro di Palermo può essere considerato come una sorta di spugna, che riesce non solo ad assorbire nuove comunità ma anche ad attrarre esponenti del ceto sociale medio. A differenza di altre città europee, dove si sono innescati processi di gentrification grazie agli interventi strutturali promossi dalla pubblica amministrazione, a Palermo il processo di riqualificazione è dovuto a piccole azioni promosse dai residenti. L’inversione della tendenza degenerativa che era in atto e l’inversione dell’andamento dei valori immobiliari non è dovuta quindi ad una politica integrata, quanto alla libera iniziativa delle fasce sociali più deboli. In this script we’ll describe the everyday,little actions of the citizens that break the rules of the urban areas’ organization. Starting from the Old Town of Palermo, that we used as the example in our analysis, we’ll show how the “conquest”, even just temporary, of streets and squares could achieve a revitalization and a revaluation of quarters. Our focus is on understanding how revitalization/ re-conquest of urban areas has taken place. By altering people preconcieved ideas of areas of the city, this process achived the “domestication” of some areas that, out of their usual context, are inserted in new relations. Our choice to take Palermo as example derives from some typical characteristics of this city: the first one is due to its historical-cultural origins which, in some way, favor the settlement of new comunities; the second is that the way of live among population of different cultures develops in the centre of the city, not in the suburbs. These features make Palermo not unique, but atipical compared to the rest of Europe where immigrants and lower-class people, are generally forced to the external areas of towns. From this point of view we can imagine Palermo’s Old town as a sponge which is able not just to absorb new comunities, but also to attract people from the middle classes. In European cities gentrification processes are started thanks to projects realized by the Public Administrations, On the contrary in Palermo this process generates from actions of the inhabitants themselves. The change of degenerative trend and the increasing value in the Real Estate Market is therefore not caused by a political action, but thanks to the initiative of the lower class.
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