Literatura académica sobre el tema "STORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE"

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Artículos de revistas sobre el tema "STORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE"

1

Martone, María. "Paesaggi culturali intesi come integrazione di processi dinamici: il vomero da luogo di delizie a luogo urbano". Norba. Revista de Arte, n.º 41 (26 de enero de 2022): 117–42. http://dx.doi.org/10.17398/2660-714x.41.117.

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Il contributo illustra, attraverso gli strumenti della rappresentazione e del rilievo, le trasformazioni che il paesaggio della collina del Vomero a Napoli ha subito nel corso della storia, passando da "luogo di delizie" a "luogo urbano", continuando a caratterizzare il paesaggio dell’intera città. A tale scopo, si è ritenuto importante riconoscere e identificare, in uno spazio fisico, vissuto ed eterogeneo di un luogo, nel caso specifico, della collina del Vomero, i paesaggi culturali che contengono sia i segni del passato che quelli della contemporaneità. Delineare, quindi, quei processi dinamici che rappresentano la storia degli insediamenti umani in continua trasformazione, significa anche delineare il nostro patrimonio identitario, la cui conoscenza è necessaria per ritrovare il racconto di “chi siamo” e di “chi eravamo” e per costruire il futuro delle nuove generazioni.
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Corona, Gabriella. "Paolo Frascani e le trasformazioni storiche dei mari italiani". SOCIETÀ E STORIA, n.º 126 (marzo de 2010): 669–72. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-126004.

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L'Italia e il mare di Paolo Frascani Questo volume vuole essere la storia del recupero dell'identitÀ marittima dell'Italia otto-novecentesca, dopo un declino durato parecchi secoli che aveva visto l'Italia comunale, l'Italia delle Repubbliche Marinare progressivamente perdere il suo primato sul mare. Si racconta il processo di recupero del mare nella rappresentazione dell'Italia come nazione dando conto di come questo avviene nell'ambito del dibattito culturale, politico, istituzionale, facendo riferimento ai valori, ai sensi di appartenenza, ai modelli identitari e impiegando materiali molto diversi: la letteratura storiografica, la narrativa, la pubblicistica coeva, le fonti audiovisive, il cinema e cosě via. Ma al di lÀ dei propositi l'autore mostra l'urgenza ed il piacere di raccontare il mare liberamente dandone conto in maniera piů ampia. Nel dipanare il suo racconto Frascani non perde di vista le trasformazioni territoriali, demografiche, sociali ed economiche e da questo punto di vista il libro č anche la storia dei fattori che hanno determinato i processi di trasformazione attraverso i quali si sono venuti configurando i mari e le coste cosě come si presentano a noi oggi. Molte le questioni problematiche: la complessitÀ della periodizzazione, il ruolo delle scale geografiche, il mutamento nella percezione storica dei valori ambientali, i rischi di una nuova rappresentazione ideologica.
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3

Camposano, Raffaele. "Storia della Polizia di Stato in Dura Lex sed Lex". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 523–31. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173005.

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I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi spunti, utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore argomenta i motivi alla base del volume a cura di Raffaele Camposano e Fabio Santilli, Dura Lex sed Lex. Storia e rappresentazione della polizia di Stato dal 1852 alla riforma del 1981, offrendone un profilo.
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4

Azzarelli, Andrea. "Per una storia delle polizie in epoca contemporanea. Alcune riflessioni a partire da due recenti volumi". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 546–55. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173008.

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Resumen
I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore discute in particolare il volume di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e il volume, curato da Raffaele Camposano e Fabio Santilli, Dura lex sed lex. Storia e rappresentazione della Polizia di Stato dal 1852 alla Riforma del 1981.
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5

Golinelli, Paola. "The Kid di Charlie Chaplin: storia di un capolavoro. Dal trauma alla creatività". PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, n.º 2 (noviembre de 2022): 126–33. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002007.

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Sfogliando l'autobiografia di Chaplin e il lungo e sofferto racconto dei traumi che hanno costellato la sua infanzia, l'autrice cerca nelle esperienze miserevoli vissute nell'ambiente del vaudeville, le radici del suo bisogno di fantasticare e creare nuove rappresentazioni che gli permettano di elaborare i lutti patiti. Il suo appare, data l'ampiezza del-la sua produzione artistica, un "ostinato" bisogno di sopravvivere psichicamente. I genitori lavoravano insieme in teatro ed egli aveva frequentato il palcoscenico fin da bambino insieme al fratello; per lui il mondo della rappresentazione era indissolubilmente legato all'esperienza vivificante della coppia genitoriale unita nella comune passione, che la madre terrà viva con i suoi racconti fantastici, e che rimarrà impressa nella memoria del bambino Chaplin, anche dopo la perdita del padre per alcolismo e abbandono e della madre per i suoi ricoveri ospedalieri. Da questo nucleo di memorie vitali nascerà l'indimenticabile personaggio di Charlot, che assume in sé e sintetizza la miseria delle origini e la straordinaria energia per continuare a narra-re e così ricostruire la famiglia perduta e ritrovata, in particolare, per ricomporre la coppia padre e figlio, alla quale è dedicato in buona par-te "Il monello". Il suo amore per Dickens, in particolare per Oliver Twist, gli offrono il background letterario per costruire il suo personaggio più famoso ed amato, Charlot appunto.
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Avalli, Andrea. "La "razza aquilina". Gli Etruschi tra razzismo fascista, razzismo nazista e Chiesa cattolica". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 297 (enero de 2022): 208–35. http://dx.doi.org/10.3280/ic297-oa2.

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In questo articolo, l'autore si propone di dimostrare che l'ispirazione scientifica e ideologica delle singole correnti razziste della cultura fascista, e il loro rapporto con la Chiesa cattolica e con le correnti del razzismo nazista coevo, possano essere approfonditi utilizzando come caso di studio l'interpretazione della questione delle origini etrusche. In particolare, la discordia sulla valutazione razziale degli Etruschi rappresenta un illuminante caso di distinzione tra il razzismo "biologico" e quello di ispirazione anticristiana e non-biologista. La rappresentazione negativa degli Etruschi divulgata da Alfred Rosenberg, funzionale alla negazione della legittimità razziale della Chiesa cattolica, è ripresa in Italia da filosofi fascisti di ispirazione anticristiana come Julius Evola e Giulio Cogni. Al contrario, il gruppo razzista "biologico" de "La Difesa della razza" ripropone la formula etruscologica di Eugen Fischer sulla 2razza aquilina2, per includere gli Etruschi all'interno della storia razziale italiana e per evitare uno scontro ideologico con la Chiesa.
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Braga, Paolo. "Il racconto inclusive della disabilità e dell’autismo: i casi delle serie TV Speechless e Atypical". Medicina e Morale 69, n.º 1 (20 de abril de 2020): 23–47. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.606.

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L’articolo muove da una panoramica sulle criticità che storicamente hanno segnato il racconto audiovisivo della disabilità. Come mostrano report sull’industria cinetelevisiva e come sottolineano i Disability Studies, accanto ad una rappresentazione insufficiente della disabilità, c’è, quando l’argomento è affrontato, il diffuso scadimento nello stereotipo. A partire da questo dato generale, l’articolo considera la recente categoria critica dell’«inspiration porn». Coniata dagli attivisti dei diritti alla pari dignità, denuncia quei prodotti culturali in cui la persona con disabilità è riduttivamente ritratta al solo fine di suscitare i buoni sentimenti, l’auto-stima, la gratificazione del pubblico che non ha disabilità. Tuttavia, nell’offerta televisiva internazionale segnali di un’inversione di tendenza sono riscontrabili. L’articolo analizza due serie, Speechless e Atypical, che hanno provato a migliorare lo storytelling improntandolo al valore dell’inclusione. L’analisi, che incrocia un approccio etico di fondo con la prospettiva più tecnica della sceneggiatura, si concentra su due aspetti: come la storia rende conto del punto di vista della persona con disabilità, così da rivelare la complessità della sua esperienza personale; come la storia presenta l’inclusione come un obiettivo socialmente conseguibile e motivante. In sede di conclusioni, sulla scorta della differente qualità riscontrata nelle due serie, l’articolo suggerisce tre criteri generali per l’eticità del racconto sulla disabilità: il realismo referenziale, per una rappresentazione fedele al dato medico-terapeutico-sociale; il realismo ottativo, cioè una declinazione proattiva del dramma; il realismo antropologico, cioè l’attribuzione ad azioni e relazioni del loro significato oggettivo entro un disegno esaustivo di completamento personale.
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Mazzone, Stefania. "Sovranità come narrazione in Paul Ricoeur". Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, n.º 2 (20 de septiembre de 2019): 173–86. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i2.23258.

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L’articolo intende evidenziare attraverso l’analisi di alcune opere specifiche di Paul Ricoeur -quelle che indagano i rapporti tra storia e verità, identità e oblio-la relazione in cui l’autore pone la costruzione dell’identità individuale in quanto processo metaforico e performativo e quella dell’identità collettiva in quanto espressione drammatica, con i processi narrativi, che riguardano le percezioni individuali e le raffigurazioni sociali. Ne consegue una teoria della rappresentazione dell’alterità, della costruzione identitaria e della narrazione della sovranità che impiega le categorie ermeneutiche ed euristiche di una fenomenologia in trasformazione dinamica. In questa prospettiva, si rinviene la posizione funzionale di concetti in definizione quali la memoria, il ricordo, l’oblio, in relazione al rapporto tra l’individuo e la sua storia, così come di una comunità col proprio racconto. Ne emerge una concezione della sovranità quale metafora di identità in bilico che Ricoeur considera stabilizzarsi solo nell’equilibrio delle alterità e nello scambio delle narrazioni. Ne consegue la necessità di una riorganizzazione filosofica, politica, ma anche storiografica quale urgenza di ridefinizione continua e permanente del mito narrativo, in un confronto incessante e vitale con le narrazioni individuali e collettive degli altri. Lo stesso monito etico e politico che Ricoeur ci lascia nei suoi ultimi scritti.
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Cornelli, Roberto. "Spunti dalla storia per una teoria della polizia". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 565–74. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173010.

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I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra il 2018 e il 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave interdisciplinare, utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autore discute i volumi di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e di Laura Di Fabio, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), nonché Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934), a cura di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio, e Dura lex sed lex. Storia e rappresentazione della Polizia di Stato dal 1852 alla Riforma del 1981, a cura di Raffaele Camposano e Fabio Santilli.
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Ingravallo, Tiziana. "CORPI E STORIA IN BRING UP THE BODIES DI HILARY MANTEL". Revista Internacional de Culturas y Literaturas, n.º 21 (2018): 202. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2018.i21.15.

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Il contributo propone una interpretazione del romanzo storico di Hilary Mantel, Bring up the Bodies, con una particolare enfasi sulla rappresentazione del corpo che apre nuove prospettive sulla costruzione storica della soggettività femminile. Parole chiave: romanzo storico, ritratto, corpo, soggettività femminile.
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Tesis sobre el tema "STORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE"

1

Frezza, Ombretta <1974&gt. "La rappresentazione del Sile e della campagna trevigiana nell'opera di Beppe Ciardi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4277.

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Abstract Beppe Ciardi (1875 – 1932) veneziano di nascita, trevigiano d’adozione, si contraddistingue all’interno del panorama artistico italiano del secolo scorso, per essere stato una delle figure più rappresentative della pittura di paesaggio. Figlio di Guglielmo Ciardi e allievo di Ettore Tito all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, Beppe non si lasciò affascinare dai movimenti d’avanguardia che si stavano affermando anche in laguna agli inizi del’900, preferendo volgere lo sguardo alla tradizione pittorica ottocentesca. I soggetti dei suoi dipinti sono i luoghi a lui più cari: Venezia, la sua città natale, e la laguna, la campagna trevigiana e il Sile, l’altopiano di Asiago. Ama coglierne gli angoli più suggestivi e solitari nel susseguirsi delle stagioni, concentrando l’attenzione sul rapporto tra l’uomo e il paesaggio. Questo lavoro, in particolare, racconta l’amore di Beppe per la campagna trevigiana, dove la sua famiglia possedeva una casa nella quale si trasferì, lasciando Venezia e dove morì nel giugno del 1932. Le sue tele sono paragonabili ad istantanee fotografiche che riportano l’osservatore ad un tempo ormai lontano e perduto, rappresentando un paesaggio ancora incontaminato e non ancora stravolto dal progresso industriale del secolo scorso. La campagna trevigiana raccontata dall’artista parla dei suoi abitanti, dediti al lavoro dei campi e del rapporto tra il Sile e il territorio che attraversa, paragonandolo ad un silenzioso e fedele compagno che accompagna l’uomo in ogni stagione della sua vita.
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Bordin, Marilena <1985&gt. "La rappresentazione della Primavera nel Cinquecento. Confronto con le altre stagioni, in Italia e all'interno della cultura occidentale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5111.

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La rappresentazione del giardino della Primavera, partendo dalle sue origini per spiegarne l'evoluzione avvenuta nel Cinquecento. Dai primi cicli dei Mesi alle serie delle Stagioni sino a giungere ai veri e propri giardini che sottolineano ed evidenziano i vari aspetti di questa stagione. Raccordi tra l'Italia e gli altri paesi occidentali.
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3

VALENTINI, MATTEO. "Fare spazio: una strategia di rappresentazione della violenza". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1056407.

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In Tre saggi sull’immagine, Jean-Luc Nancy delinea un’interpretazione della violenza che non si limita a rilevare le sue potenzialità materialmente distruttive, ma ne considera le implicazioni a livello etico ed estetico: secondo il filosofo francese la violenza consiste in un attentato alla capacità rappresentativa della vittima. A seguito dell’atto violento, infatti, quest’ultima diviene incapace di immaginarsi al di là del suo opprimente status di vittima. Dopo aver analizzato l’opera di James Nachtwey, utile a descrivere un approccio vittimario alla violenza, la tesi prosegue prendendo in considerazione artisti che cercano di riattivare un dispositivo di rappresentazione e un meccanismo di immaginazione il più possibile co-autoriali: l’espressione “fare spazio” riassume questa tendenza a costruire uno spazio per le vittime di una violenza e, contemporaneamente, lasciare loro spazio per immaginare e per raggiungere una nuova soggettività. La tesi analizza diverse manifestazioni del “fare spazio”: Teresa Margolles investiga l’autonomia della materia estrapolata dai cadaveri, alcuni artisti contro-monumentali (Jochen e Ester Gerz, Horst Hoheisel e Peter Eisenman) sollecitano la facoltà immaginativa dei loro spettatori in opere pubbliche dedicate alla Shoah, Regina José Galindo basa le proprie performance sulla parziale incorporazione di testimonianze precedentemente raccolte, Milo Rau, nei suoi spettacoli e film, sviluppa un dispositivo di soggettivazione che permetta alle vittime di costruirsi un’identità che vada al di là della propria condizione. Nei lavori di questi artisti la violenza non è contestata sul piano dell’attivismo, della denuncia o della pietà, ma su un piano estetico, che mira a riattivare quella potenza che essa ha soppresso.
In Tre saggi sull'immagine, Jean-Luc Nancy gives an interpretation of violence that is not limited to point out its materially destructive potentiality, but that considers its ethical and esthetical implications: according to the French philosopher, violence consists in an attempt on the victim's representative capability. As a consequence of a violent act, indeed, the victim becomes incapable of imagining themself beyond their oppressing status. After analyzing some photographs of James Nachtwey, useful to describe a victimary approach to violence, the dissertation takes into account artists who try to re-activate, in as much as possible co-authorial way, a representation's dispositive and an imagination's mechanism: the expression "make room" resumes this tendency to construct a space for the violence's victims and, at the same time, to let them imagine and reach a new subjectivity. The Ph.d thesis analyzes different ways to "make room": Teresa Margolles tests the autonomy of materials extrapolated from the corpses; some counter-monumental artists (Jochen and Esther Shalev Gerz, Horst Hoheisel, Peter Eisenman) solicit the spectators' imaginative power in public works devoted to Shoah; Regina José Galindo bases her performance on partial incorporation of previously collected testimonials; Milo Rau, in his movies and theatre plays, develops a subjectification's dispositive that let the victims build an identity beyond their condition. These artists' works don't contest the violence on the level of the activism, of the complaint, or the pity, but on an esthetic one, trying to re-generate that power suppressed by the violence itself.
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4

DI, BELLA CARLO. "Fotografare un mito. La rappresentazione fotografica della Sardegna negli anni Cinquanta e Sessanta". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2019. http://hdl.handle.net/11584/261259.

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The aim of the thesis is to describe from an historical- cultural point of view the ways according to which Sardinia is represented in a large sample of pictures pubblished in the press and touristic books in the Fifties and Sixties of the last century, using as a temporal limit, the 1951 Federico Patellani's reportage and the pictures taken by Franco Pinna in the occasion of the shepherds' struggle in 1967.
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5

Morini, Emanuela <1961&gt. "Dalle ambivalenze della Storia alla “cosmopolitical fiction”: la rappresentazione dell'alterità nel romanzo di Anita Desai". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5496/1/Morini_Emanuela_Tesi.pdf.

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Varcare le frontiere della Storia attraverso le storie personali dei suoi personaggi ha sempre affascinato la sensibilità creatrice di Anita Desai, i cui romanzi possono essere considerati un interessante esempio di letteratura di confine, che riesce nel difficile compito di misurarsi, con eleganza e sensibilità, nella rappresentazione delle più feroci forme di marginalizzazione. Proponendo un dialogo tra alterità, che apre alle complessità storico-culturali in maniera del tutto a-ideologica e imparziale, la scrittrice indoinglese procede alla “provincializzazione” dell’India attraverso le numerose ambivalenze prodotte nelle zone frontaliere analizzate. Dalla rappresentazione della frontiera identitaria esterna, ovvero dall’ambivalente rapporto intrattenuto con il colonizzatore/ex-colonizzatore inglese, alla rappresentazione della frontiera identitaria interna, ovvero l’analisi delle contraddittorie relazioni tra le componenti etniche del subcontinente, Desai arriva infine a problematizzare storie di ambivalenti processi di marginalizzazione prodotti da mondi culturali così diversi come la Germania nazista, o gli indiani Huichol del lontano Messico, tracciando geografie culturali inedite della grande ragnatela della Storia. Desai riesce così a recuperare voci liminali spesso trascurate dalla postcolonialità stessa, per riconfigurarle in un’esplorazione profonda del comune destino dell’umanità, voci straniate e stranianti che acquisiscono un vero e proprio status di agency discorsiva, proiettando la sua scrittura verso una dimensione cosmopolitica. L’opera di Desai diventa indubbiamente un’opportunità concreta per scorgere nella differenza l’universalità di una comune umanità, vale a dire un’opportunità per vedere nell’alterità un’identità ribaltata.
Crossing the frontiers of history through the personal histories of her characters has always fascinated the creative sensibility of Anita Desai. Her novels can indeed be regarded as an accomplished example of contact zone literature, which successfully portrays, with peculiar elegance and great sensibility, the most ferocious forms of marginalization. The lyrical exploration of the interaction between power and resistance in her narrative work builds through a problematized gaze, which provincializes India and the world not only across borders, but most importantly from within. From the representation of the Other without, that is the ambivalent relationship with the British, to the representation of the problematics with the Other within, that is the uneasy and contradictory question of ethnicity in the subcontinent, Desai finally tells stories of ambivalent historical processes of exclusion produced by different cultural worlds such as Nazi Germany or the Huichol Indians in far-away Mexico. By presenting peripheral individuals at grips with the dynamics of history and its ambivalences, Desai’s novels dig up liminal voices very often neglected by postcoloniality itself, which, in turn, deconstruct monolithic officialdom. This enables the author to celebrate, through literature, the obliteration of cultural and spatial frontiers and in so doing, to express her “well-tempered-humanism”. Desai’s commitment to contrast the cruel processes of history in her novels undoubtedly places her as a major representative of cosmopolitical fiction in the global and transnational panorama of contemporary literary production in English.
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6

Morini, Emanuela <1961&gt. "Dalle ambivalenze della Storia alla “cosmopolitical fiction”: la rappresentazione dell'alterità nel romanzo di Anita Desai". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5496/.

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Varcare le frontiere della Storia attraverso le storie personali dei suoi personaggi ha sempre affascinato la sensibilità creatrice di Anita Desai, i cui romanzi possono essere considerati un interessante esempio di letteratura di confine, che riesce nel difficile compito di misurarsi, con eleganza e sensibilità, nella rappresentazione delle più feroci forme di marginalizzazione. Proponendo un dialogo tra alterità, che apre alle complessità storico-culturali in maniera del tutto a-ideologica e imparziale, la scrittrice indoinglese procede alla “provincializzazione” dell’India attraverso le numerose ambivalenze prodotte nelle zone frontaliere analizzate. Dalla rappresentazione della frontiera identitaria esterna, ovvero dall’ambivalente rapporto intrattenuto con il colonizzatore/ex-colonizzatore inglese, alla rappresentazione della frontiera identitaria interna, ovvero l’analisi delle contraddittorie relazioni tra le componenti etniche del subcontinente, Desai arriva infine a problematizzare storie di ambivalenti processi di marginalizzazione prodotti da mondi culturali così diversi come la Germania nazista, o gli indiani Huichol del lontano Messico, tracciando geografie culturali inedite della grande ragnatela della Storia. Desai riesce così a recuperare voci liminali spesso trascurate dalla postcolonialità stessa, per riconfigurarle in un’esplorazione profonda del comune destino dell’umanità, voci straniate e stranianti che acquisiscono un vero e proprio status di agency discorsiva, proiettando la sua scrittura verso una dimensione cosmopolitica. L’opera di Desai diventa indubbiamente un’opportunità concreta per scorgere nella differenza l’universalità di una comune umanità, vale a dire un’opportunità per vedere nell’alterità un’identità ribaltata.
Crossing the frontiers of history through the personal histories of her characters has always fascinated the creative sensibility of Anita Desai. Her novels can indeed be regarded as an accomplished example of contact zone literature, which successfully portrays, with peculiar elegance and great sensibility, the most ferocious forms of marginalization. The lyrical exploration of the interaction between power and resistance in her narrative work builds through a problematized gaze, which provincializes India and the world not only across borders, but most importantly from within. From the representation of the Other without, that is the ambivalent relationship with the British, to the representation of the problematics with the Other within, that is the uneasy and contradictory question of ethnicity in the subcontinent, Desai finally tells stories of ambivalent historical processes of exclusion produced by different cultural worlds such as Nazi Germany or the Huichol Indians in far-away Mexico. By presenting peripheral individuals at grips with the dynamics of history and its ambivalences, Desai’s novels dig up liminal voices very often neglected by postcoloniality itself, which, in turn, deconstruct monolithic officialdom. This enables the author to celebrate, through literature, the obliteration of cultural and spatial frontiers and in so doing, to express her “well-tempered-humanism”. Desai’s commitment to contrast the cruel processes of history in her novels undoubtedly places her as a major representative of cosmopolitical fiction in the global and transnational panorama of contemporary literary production in English.
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7

Rienzo, Lusia <1997&gt. "COSTUMI DI SCENA, MANICHINI E STATUE: ANALISI DELLA RAPPRESENTAZIONE DELLA FIGURA UMANA NELL’OPERA DI OSKAR SCHLEMMER, GIORGIO DE CHIRICO E GRISHA BRUSKIN". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21108.

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Il lavoro di ricerca che ho sviluppato in questa tesi di laurea magistrale ha come obiettivo quello di analizzare e confrontare la rappresentazione del corpo umano nell’opera di tre importanti figure del panorama dell’arte contemporanea: Oskar Schlemmer, Giorgio De Chirico e Grisha Bruskin. I primi due artisti sono coevi (nati entrambi nel 1888) e, seppur operando in due aree geografiche e in due contesti diversi, si inseriscono in una riflessione più ampia, caratteristica delle prime decadi del ‘900, di ripensamento della figura umana, attuata, per Schlemmer, attraverso l’utilizzo del costume per le rappresentazioni teatrali e, per De Chirico, con l’inserimento di statue e manichini, soprattutto se si considerano le opere del periodo metafisico. Grisha Bruskin, invece, nasce nel 1945 a Mosca; sia dal punto di vista temporale, sia da quello culturale, dunque è lontano dai due artisti citati in precedenza, ma la rappresentazione che fa del corpo umano all’interno delle sue opere, soprattutto scultoree, ha dei chiari rimandi alla concezione della figura umana che si ritrova in Schlemmer e De Chirico.
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8

GALLETTI, ANDREA. "Le parole dei vicari di Pietro: osservazioni su alcuni aspetti della retorica papale nella rappresentazione dei longobardi". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1048185.

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This research aims at examininig the representation of the Lombards constructed in the papal letters strarting from the arrival of the Lombards in 568 to the end of their regnum in 774. The attention in focused in particular on the occurrences of two latin words, nefas and perfidia and their adjectivizations which are frequently adopted to depict the Lombards in the papal rhetoric. In order to understand better the origins and the application of these terms the first part of the research is devoted to the analysis of the late-antique background in which they were extensively adopted both in their religious and political nuances. A large part of the research is committed to study the representation of the Lombards in the letters and in the works of pope Gregory the Great, trying to soften the traditional interpretation which depicts him as a strong opposer to the Lombards. Later the attention is devoted to the last years of the regnum langobardorum and in particular to the analysis of the rhetorical bases of the political propanganda contained in the letters of pope Stephen II. The last part of the research concentrates on the re-employment of hretorical images adtopted by the papacy between 568 and 774 in other contexts and way after the end of the regnum langobardorum.
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Manera, Leonardo <1995&gt. "“Il mondo sarà la scena e la controscena di una rappresentazione continua”. Pinot Gallizio: storia delle mostre postume e della sua fortuna critica". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19069.

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Obiettivo di questo studio è indagare un determinato aspetto della multiforme figura del pittore albese Pinot Gallizio: ovvero ripercorrere la storia delle mostre postume dedicate all’artista e approfondire la fortuna critica che si costruisce in seguito alla sua morte. Dopo un’introduzione generale dedicata a mostrare la necessità di studiare la storia delle mostre, e una presentazione epidermica della vita, delle opere e delle principali esposizioni in vita di Gallizio, si procederà nella prima parte con la storia delle mostre postume personali, a partire dalla Biennale del 1964 che segnerà l’inizio di questo percorso. Nella seconda parte invece si ricostruiranno le esposizioni, sempre postume, ma collettive: Gallizio si era sempre circondato da numerose personalità, aveva portato ad Alba, la sua città, numerose figure della cultura europea, e dunque considerare il suo lavoro all’interno di questo complesso di relazioni restituisce un’idea della sua pittura più profonda e criticamente accurata. I due principali strumenti per questa analisi saranno i cataloghi editi in occasione delle mostre ma anche le numerose recensioni, spesso di importanti firme del mondo culturale, che tratteggiano il pensiero critico che si è di volta in volta manifestato. L’ultima sezione, infine, rifletterà su quei numerosi contributi in cui, a partire dagli anni Sessanta, appare il nome di Gallizio come un riferimento; questi, che riguardano architettura, ceramiche, correnti artistiche, e l’influenza sugli artisti della nuova generazione, anche se collaterali alla pittura, restituiscono un quadro sempre più completo dell’attività, a tratti frenetica, dell’uomo Gallizio e della sua eredità. Come la sua pittura industriale, anche lo studio di questo artista deve procedere continuando a srotolare informazioni, dettagli e nuove suggestioni.
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De, Toni Alice <1978&gt. "Le figure femminili all'ombra di Cosa Nostra: la rappresentazione della donna mafiosa siciliana sulla stampa italiana del secondo dopoguerra". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1743/1/detoni_alice_tesi.pdf.

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This thesis investigates the representation of Sicilian mafia women on the Italian press after the second postwar, in particular by examining three Italian newspapers, Il Corriere della Sera, L’Ora and Il Giornale di Sicilia. The focus is on the 1963 – 1983 twenty-year period, after which there has been a big change in the world of Sicilian crime organization with the phenomenon of pentitismo that changes a lot of thing in the whole universe of mafia. In this research there are two aspects very different but very central at the same time. On one hand the careful counting of quoted newspapers and the filing of the articles about general mafia and mafia women, which rendered a whole database about the interest for these woman figures founded in print, in a historical period never analyzed from this point of view; on the other hand the interpretation of these articles and the different representation forms. The founded material was compared with the cultural Italian history of that period to understand if there was a difference between general woman perception and that of mafia woman and if there was also an iconographic prototype of southern woman which it is possible to apply on photographs and descriptions. In fact the most important result of the thesis is to underline that, in front of a woman who belongs to mafia context, the Italia press represented the female gender as first and the mafia gender as the second one.
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Libros sobre el tema "STORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE"

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Dal disegno alla scienza della rappresentazione: Documenti per una storia della rappresentazione architettonica in Occidente. Venezia: Cafoscarina, 2005.

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Il libro della Chimera: Storia, rappresentazione e significato del mito. Firenze: Polistampa, 2008.

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Maj, Barnaba, Roberto Vecchi y Silvia Albertazzi. Periferie della storia: Il passato come rappresentazione nelle culture omeoglotte. Macerata: Quodlibet, 2004.

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Attilio, Brilli, ed. Dalla satira alla caricatura: Storia, tecniche e ideologie della rappresentazione. 2a ed. Bari: Dedalo, 1985.

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Interpreti del loro tempo: Ragazzi e ragazze tra scena quotidiana e rappresentazione della storia. Bologna: CLUEB, 1997.

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Andrea, Rauch y Savorelli Alessandro, eds. Storia di Natale: Iconografia della Natività e sacra rappresentazione alle origini del presepio popolare toscano. Siena: Protagon, editori toscani per Santa Maria della Scala, 2001.

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Il teatro della storia fra rappresentazione e realtà: Storiografia e trattatistica fra Quattrocento e Seicento. Roma: Edizioni di storia e letteraura, 2002.

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Graziani, Michela, ed. Trasparenze ed epifanie. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-473-2.

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Il volume Trasparenze ed epifanie. Quando la luce diventa letteratura, arte, storia, scienza riunisce trenta contributi presentati al convegno interdisciplinare organizzato all’Università degli Studi di Firenze in occasione dell’International Year of Light 2015. Studiosi delle scienze, della storia, storia dell’arte e del cinema, della filosofia, della filologia e della teoria della letteratura e delle letterature italiana, straniere e comparate, provenienti da sette dipartimenti dell'ateneo fiorentino, introducono alle varie accezioni e rappresentazioni simboliche della luce in epoca antica, medievale, moderna e contemporanea, e insieme propongono un “viaggio luminoso” nella civiltà del dialogo scientifico e culturale aperto.
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Storia della Shoah in Italia: Vicende, memorie, rappresentazioni. Torino: UTET, 2010.

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Ermeneutica, storia e storiografia: Rappresentazioni filosofico-politiche della storia a confronto. Lecce: Pensa multimedia, 2009.

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Capítulos de libros sobre el tema "STORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE"

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"Parte 2. Catalogo". En Cipro nella Biblioteca Marciana di Venezia Manoscritti, testi e carte. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-621-3/002.

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La prima sezione del Catalogo, intitolata «Storiografia e diritto a Cipro», raccoglie manoscritti vergati in varie lingue (dal vernacolo locale, al latino, al francese e all’italiano) di contenuto storico e giuridico. Il valore indiscutibile di tali documenti testimonia l’interesse concreto delle autorità della Serenissima per le vicende e l’organizzazione della sua colonia, tanto da favorire il trasferimento e la conservazione di buona parte di questi pezzi presso i suoi archivi e da lì in Marciana. La seconda sezione, «Cipro crocevia di culture», ritrae la vocazione multiculturale dell’isola, lì dove l’elemento nativo greco, a seguito della dominazione franca prima e veneziana poi, si è intrecciato con le altre tradizioni del Mediterraneo medievale e moderno, generando un laboratorio culturale capace di trasmettere il sapere antico e medievale all’Europa moderna. La terza sezione, «Autori e testi ciprioti in Marciana», valorizza specificatamente il patrimonio della Biblioteca. Essa include manoscritti che trasmettono opere di autori di origine cipriota; in taluni casi si tratta di testimoni unici dei quali la Marciana è custode. Notevole è l’importanza di tali manoscritti per definire nuovi orizzonti della ricerca filologica e storica sulle vicende dell’isola. Conclude il Catalogo la sezione dedicata alle «Carte». Il mare magnum dei materiali disponibili non poteva trovare spazio sufficiente. Qui dunque si è preferito, con dolorose soppressioni, privilegiare le rappresentazioni cartografiche che ritraessero l’isola negli anni della dominazione veneziana.
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"Parte 2. Catalogo". En Cipro nella Biblioteca Marciana di Venezia Manoscritti, testi e carte. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-621-3/002.

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La prima sezione del Catalogo, intitolata «Storiografia e diritto a Cipro», raccoglie manoscritti vergati in varie lingue (dal vernacolo locale, al latino, al francese e all’italiano) di contenuto storico e giuridico. Il valore indiscutibile di tali documenti testimonia l’interesse concreto delle autorità della Serenissima per le vicende e l’organizzazione della sua colonia, tanto da favorire il trasferimento e la conservazione di buona parte di questi pezzi presso i suoi archivi e da lì in Marciana. La seconda sezione, «Cipro crocevia di culture», ritrae la vocazione multiculturale dell’isola, lì dove l’elemento nativo greco, a seguito della dominazione franca prima e veneziana poi, si è intrecciato con le altre tradizioni del Mediterraneo medievale e moderno, generando un laboratorio culturale capace di trasmettere il sapere antico e medievale all’Europa moderna. La terza sezione, «Autori e testi ciprioti in Marciana», valorizza specificatamente il patrimonio della Biblioteca. Essa include manoscritti che trasmettono opere di autori di origine cipriota; in taluni casi si tratta di testimoni unici dei quali la Marciana è custode. Notevole è l’importanza di tali manoscritti per definire nuovi orizzonti della ricerca filologica e storica sulle vicende dell’isola. Conclude il Catalogo la sezione dedicata alle «Carte». Il mare magnum dei materiali disponibili non poteva trovare spazio sufficiente. Qui dunque si è preferito, con dolorose soppressioni, privilegiare le rappresentazioni cartografiche che ritraessero l’isola negli anni della dominazione veneziana.
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Actas de conferencias sobre el tema "STORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE"

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Albissini, Piero, Antonio Catizzone, Laura De Carlo, Laura Carlevaris, Vittorio Di Stefano y Alessandro Micucci. "Le trasformazioni dello spazio urbano: la quarta dimensione nella georeferenziazione dell’iconografia storica di Rome". En International Conference Virtual City and Territory. Barcelona: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2009. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7549.

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Se si considera la componente fisica del sistema città come espressione materiale dell’insieme dei fenomeni evolutivi dei luoghi, appare evidente come la sua rappresentazione possa essere considerata come sistema di conoscenza generale in grado di manifestare una convergenza di informazioni di natura altamente eterogenea. Le vaste trasformazioni che hanno interessato le città nella storia hanno determinato una evoluzione non solo nelle modifiche morfologiche degli assetti territoriali e nella stratificazione architettonica delle strutture urbane, ma anche nella percezione e fruizione degli spazi urbani. Se si considera l’organizzazione dello spazio urbano come ambito di relazione tra gli uomini, i contributi che provengono dalle fonti bibliografiche, iconografiche e cartografiche in particolare possono consentire la ricostruzione diacronica dei tessuti urbani. Questa ricostruzione è resa possibile dalla lettura delle diverse rappresentazioni che della città sono state date nel tempo, come rappresentazioni iconografiche o pittoriche, talvolta simboliche se non addirittura metaforiche, che consentono di acquisire conoscenze dei luoghi, anche quando presentano uno scarso grado di attendibilità. L’introduzione dell’informatica nel rilevamento e nella rappresentazione cartografica e la realizzazione dei sistemi informativi territoriali hanno aperto nuove possibilità non solo nella realizzazione di database collegati e georeferenziati, che possono contenere una notevole quantità di informazioni di diversa natura progressivamente incrementabili, ma soprattutto rendendo agevoli sia le molteplici interrogazioni sia le successive elaborazioni. Lo sviluppo della cartografia digitale dalla quale si possono derivare direttamente modelli tridimensionali, si pone quindi come punto di partenza per una corretta rappresentazione della complessità del fenomeno urbano e per un ripensamento dello spazio non più sulla base di esplorazioni planimetriche, ma tramite la creazione di modelli virtuali generati in maniera più o meno automatica a partire dalla cartografia stessa. In questo senso, il modello di derivazione cartografica costituisce l’aspetto metrico-quantitativo della rappresentazione della città, aspetto che risulta tanto più esatto, obiettivo e verificabile in quanto ottenuto con strumenti che rendono le misurazioni sufficientemente attendibili. Si tratta dunque di esplorare la cartografia tridimensionale cogliendone le peculiarità e la ricchezza nella restituzione dello spazio urbano, caratteristiche, queste, che suggeriscono immediatamente di tentare di ricostruire con la stessa vivacità rappresentativa anche tutti i trascorsi storici della città o, quanto meno, di alcuni dei suoi momenti topici, con particolare attenzione alle trasformazioni di natura orografica ed edilizia. In questo quadro emergono due distinti aspetti di natura metodologica, l’uno concernente la generazione del modello urbano e le implicazioni tecniche che questo comporta (implementazione di dati, automatismi, studi tipo-morfologici, scala del modello, …), l’altro relativo all’evoluzione della città attraverso il confronto tra modelli cartografici diversi (bi e tridimensionali). La realizzazione di un modello virtuale basato sulla cartografia digitale 3D, che fotografa lo stato attuale della struttura urbana, può rappresentare la griglia tridimensionale di riferimento per una visualizzazione delle trasformazioni spaziali attuata con una procedura che ripercorre a ritroso il cammino della storia. Si tratta di riferire a questa griglia orientata sulla base di capisaldi topografici certi i dati cartografici e iconografici provenienti dalla ricerca storico-documentaria, sulla base della individuazione di elementi invarianti della struttura urbana, come assetti orografici, vuoti urbani o edifici esistenti, etc., che non hanno mutato la loro localizzazione e le loro caratteristiche morfologiche. Così concepito, il modello tridimensionale di derivazione cartografica si caratterizza per la capacità di recepire e valorizzare documenti molto diversi e non necessariamente “scientifici” ai fini di una visualizzazione interattiva della storia del singolo brano di città o del singolo edificio per valutarne le trasformazioni sul piano morfologico e dimensionale, ma anche percettivo.
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Ballarin, Matteo y Nadia D'Agnone. "Paesaggio, suolo, tempo: la rappresentazione dei tempi geologici nella citta' di Catania". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8041.

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Parlare di tempo geologico è un modo di contestualizzare i processi materiali della terra nella sua storia. La scala dei tempi geologici suddivide la lunga storia della terra in eoni, ere, periodi ed epoche, non omogenei tra loro, ma in relazione l'un l'altro a seconda di ciò che emerge dall'analisi dei dati stratigrafici o dallo studio della stratificazione dei diversi livelli della crosta terrestre. Recentemente negli studi relativi a territorio e paesaggio è stata introdotta l'idea che l'epoca dell'Olocene, iniziata circa 11.700 anni fa, sia terminata e che sia stata sostituita da una nuova epoca geologica chiamata Antropocene, ovvero, 'l'era della razza umana'. Per confermare o meno questa ipotesi, siamo partiti da due categorie concettuali di paesaggio: il paesaggio terrestre ed il paesaggio costruito. Il caso studio della città di Catania, in Sicilia, ben si applica a questa ricerca: il suolo della città si è costruito sia tramite l'intensa opera dell'uomo -negli ultimi 40 anni fino a risalire al XVII secolo ed al nucleo greco antico- sia tramite una non indifferente attività geologica, rappresentata dalle molteplici eruzioni vulcaniche e dai frequenti terremoti che hanno colpito la conurbazione nel corso dei secoli. L'analisi -tramite sezioni e carotaggi- della stratigrafia storica ha evidenziato come la forma non solo della città ma del paesaggio di Catania abbia risentito in maniera eccezionale delle mutazioni geologiche intercorse, più di ogni altra città europea, e la rende un oggetto di studio privilegiato per esaminare la correlazione tra paesaggio, tempo ed usi. Geologic time is a way of contextualizing the material processes of the Earth within its long history. The geologic time scale divides the long history of the earth in eons, eras, periods and epochs, not separately, but in relation to each other depending on what emerges from the analysis of stratigraphic data and the different levels of the crust of the earth.Recently, studies related to territory and landscape have introduced the idea that the current Holocene epoch that began 11,700 years ago has ended and has been replaced by a new geological epoch called the Anthropocene, or, 'the era of human race'. To confirm or reject this hypothesis, we started from two conceptual categories of landscape: the terrestrial landscape and the constructed landscape. We apply this research using the case study of Catania, Sicily. The soil of the city of Catania is built is through both the intense work of man – in the last 40 years going back to the seventeenth century and to antiquity with the ancient Greeks – and, through substantial geological activity – by the many volcanoes and frequent earthquakes over the centuries. The analysis is defined by a sectioning and dissection of the historical stratigraphy of the ground of Catania. It reveals how the form of the city and landscape of Catania has undergone exceptional change and mutation evolving slowly in geologic time, more so than any other European city. It is therefore an interesting object of study to examine the relationship between landscape, time and use.
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Baratin, Laura, Alessandra Cattaneo y Elvio Moretti. "Porta Valbona a Urbino: la sua rappresentazione tra storia e restauro". En FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11401.

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Resumen
Porta Valbona in Urbino: its representation between history and restorationThe Porta Valbona study is part of a complex project of conservation and valorisation of the defensive walls of Urbino that the research group, of the School of Conservation and Restoration of the University of Urbino Carlo Bo, has developed in recent years. Built in 1621 it is the most important gate of the city both because it is connected to Via Mazzini, one of the main streets of the historic centre, and for its spectacular architectural appearance created for the wedding of Prince Federico Ubaldo della Rovere with Princess Claudia de Medici. The two eagles, in limestone, placed at the sides of the door, date back to the mid-eighteenth century and are the work of the Rimini architect Giovan Francesco Buonamici. It is also the only Gate of Urbino which has a monumental facing facing outwards, or towards Piazza del Mercatale. Despite having undergone several restorations and consolidations over the centuries, it has not been modified in its original appearance. Porta Valbona, together with the city walls, represents a real urban palimpsest, an exceptional case of sedimentation and stratification which, despite the events, still allows us to reconstruct its historical events. The applied design method was based on the following analyzes: a) urban analysis: knowledge of the characteristics and urban potential of the door; b) historical analysis: knowledge of the historical evolution and of the specific qualities of the door; c) geometric analysis: metric and architectural survey; d) material analysis, study of materials and forms of deterioration; e) structural analysis: identification of the morphological and constructive organization from the structural point of view. All the large amount of information obtained from the analysis was managed thanks to the use of GIS systems. Thus it was possible to identify the shape and character of the monument and its testimonial, constructive and architectural values ​​were recognized. On the basis of an internal analysis of the cultural asset and an external analysis of the context in which it is located, it was possible to define the strengths, weaknesses, opportunities and threats.
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Zerbi, Andrea y Giorgia Bianchi. "Un HGIS per lo studio dei catasti storici della città di Parma". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7981.

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Resumen
Già da alcuni decenni le discipline che si occupano di storia urbana possono avvalersi delle potenzialità legate allo sviluppo delle tecnologie informatiche. L’impiego dei GIS sviluppati su cartografia storica, in grado di archiviare grandi quantità di dati e riferirli alle rispettive coordinate spaziali, permette oggi di riconsiderare alcuni fenomeni nella loro distribuzione territoriale. In questa direzione all’interno del DICATeA dell’Università degli Studi di Parma sul finire del 2012 ha preso avvio un progetto multidisciplinare che prevede la realizzazione di un HGIS sui catasti storici figurativi della città. La presenza di ben quattro catasti geometrici storici, realizzati a partire dalla seconda metà del Settecento e basati sulla stessa matrice territoriale, permette di impostare un sistema a più soglie e di effettuare una lettura regressiva della storia urbana dalla fine del XVIII secolo ad oggi. La scelta di lavorare su fonti di tipo catastale, oltre a essere legata alla quantità e alla qualità dei dati presenti, è altresì favorita dalla duplice struttura dei catasti moderni che, abbinando descrizioni di carattere cartografico a descrizioni di carattere testuale, ben si prestano ad essere analizzati sfruttando appieno le potenzialità offerte dalle strumentazioni GIS. La rappresentazione zenitale dei catasti geometrici-particellari consente di ottenere, grazie a operazioni di georeferenziazione, la sovrapposizione tra diverse mappe (anche realizzate in diversi periodi storici) e una lettura geometricamente e dimensionalmente corretta. Con la realizzazione del GIS sarà quindi possibile studiare alcuni fenomeni storici da un punto di vista spaziale e operare letture sincroniche e diacroniche sulla storia della città. Already for several decades disciplines that are involved in urban history can take advantage of the potential offered by the development of information technology. Nowadays the use of GIS developed on historical maps, able to store large amounts of data and relate them to their spatial coordinates, allows to reconsider some phenomena in their spatial distribution. In this direction within the DICATeA of the University of Parma at the end of 2012 started a multidisciplinary project that provides for the construction of a HGIS on historic figurative cadastres of the city. The presence of four historical geometric cadastres, made from the second half of the eighteenth century and based on the same territorial matrix, allows to realize a multi-thresholds system and a regressive reading of urban history from the late eighteenth century to today. The choice to work on this type of sources, in addition to be linked to the quantity and quality of data present, is also encouraged by dual structure of modern registers that, combining cartographic descriptions with textual descriptions of characters, lend themeselves to be analyzed by exploiting the full potential offered by GIS. The zenithal representation of the detailed-geometric maps allows to obtain, thanks to georeferencing operations, the overlap between different maps (also made in different historical periods) and a geometrically and dimensionally correct reading. With the implementation of GIS will be possible to study some historical phenomena from a spatial point of view and operate synchronic and diachronic readings on the history of the city.
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