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Tesis sobre el tema "STORIA DELLA MAFIA"

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Randon, Elia <1996&gt. "Yakuza: Storia ed influenza della Mafia Giapponese". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19627.

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L’elaborato si apre con una parte storica, che parte dal diciasettesimo secolo ovvero dalla nascita dei primi gruppi antenati alla yakuza moderna, i kabuki-mono. Vengono poi analizzate le figure dei bakuto e tekiya, nel modo di agire e come sono cambiate nel tempo. Successivamente è stato osservato in che modo, durante gli anni dell’Occupazione americana, la yakuza sia stata sfruttata dai partiti di destra, approfondendo le figure di Kazama e del trio di Sugamo. In questo modo è stato possibile analizzare come è nato il Partito Liberal Democratico (LDP) e che contatti ha avuto con la mafia. Un altro punto discusso nell’elaborato è l’influenza della yakuza sull’economia giapponese, su che beni ha avuto il controllo e che guadagni hanno portato. Infine, è stato trattato il tema delle Leggi riguardanti la yakuza, ovvero quali leggi sono state fatte da parte del Governo nel corso degli anni per limitarla o cercare di eliminarla.
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2

Costantini, Isabel <1989&gt. "I mosaici della Basilica dei Santi Maria e Donato a Murano: storia dei restauri e delle problematiche conservative". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9529.

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Nella prima parte della tesi si analizza la documentazione storico-artistica riguardante la Basilica dei Santi Maria e Donato a Murano (VE), edificata nel XII secolo, prestando particolare attenzione ai restauri subiti nel corso dei secoli che l'hanno privata della sua primitiva semplicità. Nel XIX secolo la Basilica appariva prossima al crollo, e si impose la necessità di un consistente restauro per salvaguardare l'edificio. La parte centrale dell'elaborato è dedicata alla descrizione di quanto avvenuto nei restauri della pavimentazione, eseguiti dal 1973 al 1977, durante i quali sono stati effettuati il taglio e lo stacco dell'intero pavimento musivo ed è stata realizzata una vasca in cemento armato impermeabile all'acqua. Al fine di mettere in luce le problematiche che tale intervento ha comportato per i futuri restauri e per la conservazione dei mosaici, è stato intervistato il restauratore Giovanni Cucco, il quale ha eseguito tra il 2013 e il 2015 lavori successivi di manutenzione, della navata sinistra e della quasi totalità della navata destra. Grazie al suo prezioso contributo verranno fornite delle indicazioni conservative per la salvaguardia del pavimento musivo.
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3

Graziadei, Alice <1990&gt. "Attraverso i confini.Traduzioni e diffusione di Il Metodo della Pedagogia Scientifica di Maria Montessori. Uno studio comparato". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9361/1/Graziadei_Alice_Tesi.pdf.

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Maria Montessori è una delle pedagogiste italiane più conosciute e celebrate in tutto il mondo. Come è noto, il suo pensiero ha avuto una diffusione che per rapidità e ampiezza geografica si può senza dubbio definire straordinaria. Fu Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, pubblicato in Italia nel 1909, a portare la Montessori alla ribalta della scena mondiale. Dal 1912, le traduzioni si moltiplicarono, fino a coprire, prima della fine della prima Guerra mondiale, il panorama europeo e americano. Inoltre, i corsi internazionali per la formazione d’insegnanti stranieri (il primo fu organizzato in Italia nel 1913), permisero la diffusione del metodo anche in India, in Sud America, in Australia e in Asia. La mia ricerca si concentra sull’analisi comparata delle prime traduzioni del Metodo, in particolare l’edizione americana (1912), l’edizione inglese (1912), l’edizione svizzera (1912) e l’edizione francese (1916), calate nel contesto storico, sociale, cultura e pedagogico di riferimento. Per meglio comprendere le modalità di diffusione dell’opera, ho scelto di dare ampio spazio anche alle figure che hanno circondato Maria Montessori e si sono operate per diffondere e promuovere tanto l’opera quanto la filosofia della pedagogista nelle realtà elencate. Il progetto ha voluto mettere a fuoco il processo di costruzione di un lavoro scientifico e culturale costantemente influenzato da una pluralità di culture, tradizioni, lingue e voci differenti, nonché il faticoso impegno dell’autrice di difendere il proprio pensiero da qualsiasi intromissione esterna volta a snaturarlo.
Maria Montessori is one of the most famous and celebrated Italian pedagogists in the world. Due to its speed and geographical extent, the spread of her scientific pedagogy can surely be described as extraordinary, even more since we talk about a woman’s work in the beginning of the twentieth century. It was Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, published in Italy in 1909, that brought Montessori to the forefront of the world scene, allowing her to be acclaimed internationally as one of history’s great pioneering educators. Since 1912, the number of translations multiplied, to the point of covering, before the end of the First World War, the European and American scene. In addition, international courses for the training of teachers (the first was organized in Italy in 1913), allowed the spread of the method in India, South America, Austrialia and Asia. My research focuses on the comparative analysis of the Metodo’s first translations, in particular the American edition (1912), the English edition (1912), the Swiss edition (1912) and the French edition (1916), placed in the historical, social, cultural and pedagogical context of reference. Furthermore, great part of the research is dedicated to the many figures who surrounded Maria Montessori and worked as hard as she did to help in the spreading of both her thought and book internationally. Indeed, editors, translators, journalists and intellectuals, as well as politicians and ambassadors played an essential role in her successful career. The project aimed to focus on Montessori’s process of building a scientific and cultural work constantly influenced by a plurality of different cultures, traditions, languages and voices, as well as on the hard work of the author to defend her philosophy from any external interference aimed at distorting it.
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4

Merli, Vanessa. "L'esperimento di Grimaldi e la storia della diffrazione". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16771/.

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Questa tesi ricostruisce il contributo di Francesco Maria Grimaldi alla comprensione del fenomeno di diffrazione, da lui sperimentalmente studiato per la prima volta nella seconda metà del Seicento. Il primo capitolo di questo elaborato vuole mostrare i contributi offerti da Grimaldi all’astronomia e alla geodesia in collaborazione con Ricciòli, gesuita e astronomo bolognese, ed anche il rapporto tra scienza e fede, in particolare tra i Gesuiti e l’Università di Bologna. Il secondo capitolo è focalizzato sul De lumine, opera postuma di Grimaldi, e sui due esperimenti riguardanti la diffrazione ivi contenuti. Il terzo capitolo viene dedicato alla storia della diffrazione analizzando la trattazione che ne fecero gli scienziati dopo Grimaldi: si parte da Newton e dalla sua visione corpuscolare della luce per arrivare ad Huygens, Young e Fresnel e all’elaborazione della teoria ondulatoria, che permette di spiegare correttamente il fenomeno della diffrazione.
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Bartuccio, Angelo <1994&gt. "La chiesa di Santa Maria della Pace a Brescia. Storia, committenza e progetto". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14539.

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La chiesa di S. Maria della Pace a Brescia è uno dei maggiori progetti di Giorgio Massari, architetto veneziano nella prima metà del XVIII secolo. La chiesa bresciana, iniziata nel 1720 rappresenta un valido esempio di commistione architettonica e di particolare novità progettuale nel panorama dell’architettura veneta del ‘700. Infatti, Giorgio Massari si pone come sperimentatore nei confronti di questo progetto lombardo, dove unisce gli stilemi tradizionali veneti con quelli del barocco romano. Questo lavoro, inizia con una presentazione del contesto sociale e religioso di Brescia fin dalla metà del XVI secolo, trattando dei Padri della Pace, poi divenuti filippini nel 1619, i quali nella persona di Padre Ludovico Avogadro saranno committenti dell’opera. Continua, con un’analisi dei documenti d’archivio riguardanti la relazione dei Padri con l’ambiente romano già dalla fine del XVII secolo, la committenza, l’incarico a Giorgio Massari e il dettaglio delle fasi di costruzione della nuova chiesa. Inoltre, si sono messe a fuoco le relazioni stilistiche e personali di Giorgio Massari con altri architetti a lui contemporanei sia di area veneta che non, particolarmente romana e piemontese. Infine, si è cercato di dissipare il problema critico sulla riconducibilità dello stile del Massari e di dare alcune brevi cenni circa a l’influenza di stile dell’architetto nel panorama veneziano del secondo ‘700, oltre a offrire un confronto con le costruzioni veneziane dello stesso architetto.
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Guerri, Riccardo. "Re_interpretare per vivere. Una nuova unita per s. Maria della misericordia a venezia". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6888/.

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La scelta di Venezia come ambito operativo rientra nella volontà di confrontarsi con il tema del riuso della preesistenza all'interno della città storica. Contemporaneamente ad una permanenza nella città lagunare, la ricerca si è sviluppata sia secondo il fronte teorico che secondo quello progettuale, aventi entrambi per scopo la ricerca di un possibile ambito operativo della storia all'interno del progetto contemporaneo di architettura. Convinti che i problemi dell'oggi siano soltanto riedizioni "moderne" di quelli relativi a secoli precedenti, l'esercizio interpretativo dell'ex unità conventuale di S.Maria della Misericordia a Venezia persegue l'obbiettivo di testare metodi alternativi rispetto agli atteggiamenti estremamente conservativi imperanti nella città storica. La Storia intesa quindi come eterna mutazione, fornisce la base per un metodo basato sulla reinterpretazione della vita all'interno di un luogo come atto progettuale, al fine di generare una nuova unità tra l'uomo contemporaneo ed il contesto stratificato.
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MODESTI, PAOLA. "La tribuna di Santa Maria della Passione a Milano, 1485-1555 : architettura e storia". Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 1998. http://hdl.handle.net/11578/278422.

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Filocamo, Gioia <1967&gt. ""Orationi al cepo overo a la scala": le laude della Confraternita bolognese di S. Maria della morte". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6904/1/Filocamo_XXVI_ciclo_Tesi_Dottorato.pdf.

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La Confraternita bolognese di S. Maria della Morte, istituita nel 1336 sull’onda della predicazione del frate domenicano Venturino da Bergamo, è la più antica e meglio documentata compagnia italiana ‘di giustizia’. Possedeva un laudario conosciuto attraverso 12 manoscritti redatti tra XV e XVI secolo, dove le laude seguono il “confortatorio” che insegnava ai confratelli come relazionarsi col condannato e prepararlo a morire in perfetto spirito cristiano. Nelle laude l’identificazione poetica tra Cristo e il condannato era funzionale allo scopo di convertire il criminale in santo, convincendolo che la sua morte aveva una funzione redentrice per sé e la città stessa. L’assoluzione plenaria poteva essere ottenuta solo tramite una morte completamente accettata e un pentimento sincero. La dissertazione indaga le tematiche espresse dalle laude e le motivazioni forti che spingevano i confortatori a intraprendere questa peculiare attività assistenziale.
During the fifteenth century a number of laude were destined for the spiritual edification of those condemned to death. The Bolognese confraternity of S. Maria della Morte, founded in 1336 and among the oldest and best-documented Italian Companies of Justice, had a laudario known now in some twelve sources, mostly dating from the second half of the fifteenth century. These laude are often connected to the ‘consolation manuals’ (confortatori) written in some Italian confraternities in order to instruct brethren who in the few hours before death prepared the prisoner to die in a Christian spirit. In the justice laude the poetic identification between the condemned and Christ or martyrs was functional to the main aim of the brethren who assisted prisoners destined to die: by turning the criminal into a saint he could be convinced that his death had a precise function. Indeed, plenary absolution in the afterlife could be obtained through a truly accepted death. The laude in the confortatori clearly had the function of reinforcing these feelings, but there is little evidence on just how this task was realized in practice. During the night preceding the execution of the prisoners, the brethren sought to turn every criminal into a saint: in the end he must have the conviction that his death had a precise function, and thus he would attain complete inner peace and total acceptance of his sentence. This serene attitude was the basis for a plenary absolution in the afterlife, obtained through a death that was fully accepted. This dissertation focuses on the strong motivation of the brethren who decided to enter this kind of confraternity.
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Filocamo, Gioia <1967&gt. ""Orationi al cepo overo a la scala": le laude della Confraternita bolognese di S. Maria della morte". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6904/.

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La Confraternita bolognese di S. Maria della Morte, istituita nel 1336 sull’onda della predicazione del frate domenicano Venturino da Bergamo, è la più antica e meglio documentata compagnia italiana ‘di giustizia’. Possedeva un laudario conosciuto attraverso 12 manoscritti redatti tra XV e XVI secolo, dove le laude seguono il “confortatorio” che insegnava ai confratelli come relazionarsi col condannato e prepararlo a morire in perfetto spirito cristiano. Nelle laude l’identificazione poetica tra Cristo e il condannato era funzionale allo scopo di convertire il criminale in santo, convincendolo che la sua morte aveva una funzione redentrice per sé e la città stessa. L’assoluzione plenaria poteva essere ottenuta solo tramite una morte completamente accettata e un pentimento sincero. La dissertazione indaga le tematiche espresse dalle laude e le motivazioni forti che spingevano i confortatori a intraprendere questa peculiare attività assistenziale.
During the fifteenth century a number of laude were destined for the spiritual edification of those condemned to death. The Bolognese confraternity of S. Maria della Morte, founded in 1336 and among the oldest and best-documented Italian Companies of Justice, had a laudario known now in some twelve sources, mostly dating from the second half of the fifteenth century. These laude are often connected to the ‘consolation manuals’ (confortatori) written in some Italian confraternities in order to instruct brethren who in the few hours before death prepared the prisoner to die in a Christian spirit. In the justice laude the poetic identification between the condemned and Christ or martyrs was functional to the main aim of the brethren who assisted prisoners destined to die: by turning the criminal into a saint he could be convinced that his death had a precise function. Indeed, plenary absolution in the afterlife could be obtained through a truly accepted death. The laude in the confortatori clearly had the function of reinforcing these feelings, but there is little evidence on just how this task was realized in practice. During the night preceding the execution of the prisoners, the brethren sought to turn every criminal into a saint: in the end he must have the conviction that his death had a precise function, and thus he would attain complete inner peace and total acceptance of his sentence. This serene attitude was the basis for a plenary absolution in the afterlife, obtained through a death that was fully accepted. This dissertation focuses on the strong motivation of the brethren who decided to enter this kind of confraternity.
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Gaudenti, Lorenzo <1994&gt. "“Yo Soy Maria” Storia e produzione dell’opera "Maria de Buenos Aires" presso il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20792.

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La tesi parla della produzione, presso il Teatro dell'Opera Giocosa di Savona, dell'opera "Maria de Buenos Aires" di Astor Piazzolla. Nel primo capitolo si esamina la vita dell'autore Astor Piazzolla, del librettista Horacio Ferrer, per poi passare alla storia del Tango e infine alla descrizione dell'opera in questione. Nei capitoli successivi viene raccontata la storia del Teatro dell'Opera Giocosa, vengono descritte le sedi presso le quali tiene i propri spettacoli e si analizzano le azioni che l'ente svolge per portare avanti la propria attività, ad esempio la ricerca di finanziamenti privati, le domande da presentare al ministero comprensive di bilanci, budget e programmi artistici e infine i progetti in cantiere. Proseguendo si passa a descrivere nel dettaglio ogni aspetto della produzione vera e propria dell'opera, sia dal lato economico, burocratico e organizzativo, parlando ad esempio del budget, del marketing, dei contratti, della coproduzione e del piano sicurezza, sia dal lato tecnico-artistico, analizzando ad esempio l'impianto luci, i costumi e le prove. L'elaborato è corredato da documenti e dati ufficiali forniti dal Teatro dell'Opera Giocosa oltre che da interviste e fotografie, entrambe eseguite sul posto dal tesista durante l'allestimento dello spettacolo.
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Giorgi, Daniele. "La Cappella di Santa Maria della Carità a Padova: storia, forma e funzione (1300-1765)". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2019. http://hdl.handle.net/11384/85781.

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Labruna, Serena <1987&gt. "Alessandria d'Egitto: luogo del 'caos' : la de-costruzione dello spazio scenico in Thaïs, Maria Egiziaca e Maria d'Alessandria". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18447.

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La tesi parte dall'interrogativo su come venga costruito lo spazio per rappresentare la città di Alessandria d’Egitto, luogo del caos, nelle opere liriche Thaïs, Maria Egiziaca e Maria d’Alessandria, opere diacroniche legate dal file rouge della redenzione della cortigiana (alessandrina). Viene affrontato lo studio dello spazio inteso nella sua dimensione librettistica, musicale e scenografica. La prima parte della tesi analizza le tre opere, di cui due poco note, collocandole storicamente e musicalmente, offrendone l’analisi musicale e librettistica e mostrando alcuni documenti – finora sconosciuti – utili per comprendere la collocazione storica, ovvero il periodo fascista in cui si collocano le opere di Respighi e di Ghedini. Per l’opera di Massenet si è analizzata la seconda edizione dell’opera impiegando lo stesso approccio metodologico attuato per le opere degli italiani. La seconda parte si concentra sulla rappresentazione di Alessandria d’Egitto nelle opere attraverso l’eterotopia della nave (Maria Egiziaca e Maria d’Alessandria) e nell’entità ‘teatro’ (Massenet). Dopo aver individuato alcuni parametri per la definizione dello spazio, si opera un confronto delle opere con i capolavori del periodo corrispondente e si definiscono gli spazi. La tesi è corredata di una appendice iconografica ove sono presenti i materiali scenici quali fotografie, piantazioni, libretti per la messa in scena e figurini, di utile ausilio per la collocazione scenico-spaziale.
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COSTANZO, Cristina. "L’Europeismo di Ettore De Maria Bergler. Ettore De Maria Bergler maestro delle Arti Decorative in Sicilia e ‘grande pittore dell’Italia meridionale’ all’Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91225.

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Monego, Luisa <1980&gt. "LE MARIEGOLE LATINE DELLA SCUOLA DI SANTA MARIA E SAN FRANCESCO DEI MERCANTI AI FRARI". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2603.

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La tesi ripercorre le origini di un’antica scuola devozionale, fondata a Venezia nel 1261 presso la chiesa conventuale di Santa Maria Gloriosa dei Frari, indagate attraverso le sue prime fonti statutarie. Questa confraternita intitolata a santa Maria della Misericordia e a san Francesco ha una storia singolare rispetto alle molte altre scuole che con la loro presenza caratterizzavano il tessuto cittadino e non è semplice inserirla nelle grandi categorie in cui la maggior parte delle altre rientra. Nasce infatti come scuola di flagellanti, prerequisito che, a partire dal 1476, varrà alle altre confraternite dello stesso tipo il titolo di ‘Scuola Grande’, ma non si evolve in quella direzione. Parrebbe etichettata come una scuola di mestiere, ‘dei mercanti’ appunto, ma non è riservata a questi soltanto, né tantomeno emette capitoli riferiti al settore lavorativo, come avveniva all’interno delle arti. Un’altra peculiarità è data dal fatto che fin dagli inizi fossero accolte a farne parte anche delle donne, dato che andrà messo in rilievo visto l’interesse riscosso nell’ambito degli studi confraternali dal tema della componente femminile all’interno di gruppi disciplinati. Fu una scuola con un alto numero di iscritti, nel 1290 ne contava già trecentoventi, e fu probabilmente ricca, a giudicare dai nomi dei confratelli che ne facevano parte (tra i quali spicca quello di Marco Polo). Ciò nonostante non ha lasciato nell’ambito della produzione artistica le tracce di grandi commissioni come quelle che hanno reso celebri altre scuole veneziane. Questa scuola inoltre ‘incrocia’ in modi diversi le vite di altre scuole. Nel 1570 verrà abbandonata la sede dei Frari e la confraternita confluirà presso una piccola scuola con sede alla Madonna dell’Orto rinominata allora scuola di santa Maria, san Cristoforo e san Francesco dei mercanti. Da un altro canto per molto tempo nella storiografia questa scuola è stata individuata come il primo nucleo di quella che sarebbe divenuta poi la Scuola Grande di santa Maria della Misericordia, detta della Valverde con sede a Cannaregio. Non esistono documenti a sostegno di questa ipotesi. Il fraintendimento è stato protratto a lungo anche a causa della collocazione di alcuni documenti della scuola dei Frari nel fondo della scuola della Misericordia presso l’Archivio di Stato di Venezia. Sono molti dunque i punti di interesse che giustificano la trattazione approfondita di questa scuola, per non parlare del valore intrinseco delle mariegole da essa prodotte, finora inedite, che si sono rivelate essere una fonte molto ricca di informazioni e soprattutto risalente a un’età piuttosto vicina alla data di fondazione. La datazione ‘alta’ delle mariegole in esame ne aumenta il valore se si considera che per le altre scuole dei battuti veneziane si possiedono soltanto statuti di redazione trecentesca.
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PERUGI, FRANCESCA. "Carlo Maria Martini presidente delle Conferenze episcopali d'Europa (1986-1993)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/74302.

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Resumen
Lo studio ricostruisce i sette anni di presidenza di Carlo Maria Martini al Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) dal 1986 al 1993, attraverso la documentazione conservata presso l’archivio Martini, depositato all’Archivio diocesano di Milano, e l’Archivio del CCEE, conservato a San Gallo. La ricerca mette in luce alcuni argomenti: la consistenza del dialogo ecumenico in Europa; il tema della collegialità all’interno della Chiesa cattolica; la discussione sul significato di “nuova evangelizzazione” europea; l’unificazione dell’Europa e la ripresa dei rapporti tra vescovi cattolici occidentali e orientali. La ricerca dunque si focalizza su questi quattro temi nel tentativo di inserirli nell’ampia cornice del dibattito cattolico tra anni Ottanta e Novanta.
The research focuses on the presidency of Carlo Maria Martini of the Council of Bishops’ Conferences of Europe (CCEE) from 1986 to 1993. The documents are stored in the diocesan archive of Milan, and in the CCEE’s archive in St. Gallen. The research highlights four topics. The first one is the ecumenical dialogue in Europe in the 80s. The second one is the collegiality in the catholic church during the John Paul II’s pontificate. The Third one is the debate on the significance of “new evangelization” for the Catholic Church. The fourth one is the role of the Catholic Church in the unification process of Europe after the collapse of the soviet system after 1989.
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PERUGI, FRANCESCA. "Carlo Maria Martini presidente delle Conferenze episcopali d'Europa (1986-1993)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/74302.

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Lo studio ricostruisce i sette anni di presidenza di Carlo Maria Martini al Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) dal 1986 al 1993, attraverso la documentazione conservata presso l’archivio Martini, depositato all’Archivio diocesano di Milano, e l’Archivio del CCEE, conservato a San Gallo. La ricerca mette in luce alcuni argomenti: la consistenza del dialogo ecumenico in Europa; il tema della collegialità all’interno della Chiesa cattolica; la discussione sul significato di “nuova evangelizzazione” europea; l’unificazione dell’Europa e la ripresa dei rapporti tra vescovi cattolici occidentali e orientali. La ricerca dunque si focalizza su questi quattro temi nel tentativo di inserirli nell’ampia cornice del dibattito cattolico tra anni Ottanta e Novanta.
The research focuses on the presidency of Carlo Maria Martini of the Council of Bishops’ Conferences of Europe (CCEE) from 1986 to 1993. The documents are stored in the diocesan archive of Milan, and in the CCEE’s archive in St. Gallen. The research highlights four topics. The first one is the ecumenical dialogue in Europe in the 80s. The second one is the collegiality in the catholic church during the John Paul II’s pontificate. The Third one is the debate on the significance of “new evangelization” for the Catholic Church. The fourth one is the role of the Catholic Church in the unification process of Europe after the collapse of the soviet system after 1989.
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Badialetti, Enrico. "Le mutazioni della città storica. Uno spazio per la cultura contemporanea a Firenze". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13457/.

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L’intervento elaborato costituisce il tentativo di inserire un’architettura che sappia declinare il concetto di contemporaneità della città storica all’interno del centro storico “cristallizzato” fiorentino. Eretta sulle manifestazioni più recenti della città e basata sul suo nuovo essere, si lega così ai mutamenti evidenti che la globalizzazione e la cultura di massa hanno apportato sulle città italiane. Si tratta di un esercizio compositivo, una ricerca personale volta a comprendere il metodo con cui approcciare queste dinamiche che inevitabilmente hanno interessato e sempre di più interesseranno questi ambiti. Nell’approcciare la città storica con il fine di redigere un progetto di architettura, è dunque possibile procedere in due direzioni: la prima può avere come scopo il contenimento e la correzione di queste derive mercificatrici della storia e della cultura di un luogo. La seconda, ed è il metodo adottato in questa sede, si prefigge l’accettazione a-valutativa delle dinamiche più recenti e ne indaga le possibili espressioni progettuali.
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Di, Chiara Lorenzo. "La dignità magica. Magia e dignificatio hominis nell’opera di Giovanni Tritemio e di Cornelio Agrippa di Nettesheim". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2019. http://elea.unisa.it:8080/xmlui/handle/10556/4637.

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2017 - 2018
The present work starts from the desire to deepen the figure and thought of two leading exponents of the ‘magical’ or ‘occult’ Renaissance in a Germanic milieu: Johannes Trithemius and Cornelius Agrippa. Both located in a chronological and conceptual horizon, on the one hand conditioned by the legacy of Florentine neo-Platonism and the rediscovery of the hermetic-kabbalistic thought that took place between the 15th and 16th centuries, and on the other hand anticipating the variety of authors related to the later theosophical and alchemic current (17th and 18th centuries), Trithemius and Agrippa are examined as the greatest exponents of a ‘ceremonial’, ‘divine’, or ‘high’ magic. Focusing mainly on the key concepts of dignitas and dignificatio hominis, the dissertation aims to analyze an important part of the work of both authors in order to deepen their reflection on magic in the framework of a profound meditation on man and his creative potential in a supernatural sense. The first section focuses primarily on the historical-biographical determination of the figure of Agrippa. A part on critical literature follows. The section closes with a detailed presentation aimed at identifying the working hypothesis on which the dissertation is based. The second section is dedicated to the presentation of the Abbot Trithemius and his magical conception through an in-depth analysis of original texts. The main purpose of the second section is to deepen the nature of the intellectual relationship between the Abbot and Agrippa, especially with regard to the influence that the former might have had on the latter as regards the formulation of a particular kind of theurgic magic. Finally, the third section consists of a careful analysis of some fundamental steps taken from the Book III of De occulta philosophia by Cornelius Agrippa. The notion of ‘divine magic’ is examined in depth. The fundamental lines of an ‘occult’ anthropology are carefully reconstructed. The central part of the section is dedicated to examining the concept of dignificatio in Agrippa. Taken by the author as initiatory “key” (clavis) whose possession guarantees the comprehension of the whole work, the dignificatio constitutes the most eminent arcane, as well as a factor of major peculiarity as well as speculative and operative depth of the De occulta philosophia. [edited by Author]
XVII n.s. (XXXI ciclo)
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Serafini, Elia. "Villa Aldini al Monte. Architettura, storia e strategie di recupero di un edificio simbolo della collina bolognese". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Villa Aldini è ad oggi una delle più importanti ville neoclassiche suburbane appena fuori porta S. Mamolo nella città di Bologna. Questa tesi in storia dell'architettura si occupa di definire tutti i passaggi attraverso un'accurata selezione di materiali bibliografici ed archivistici. La fondazione della rotonda romanica, gli ampliamenti che fino al seicento trasformano la cappella in monastero della Madonna del Monte e le demolizioni di età napoleonica sono i punti fermi dai quali prende avvio questa ricerca. La grande trasformazione da santuario cattolico a tempio profano è stata possibile grazie alla collaborazione degli architetti G.Martinetti e G.Nadi dello scultore G. De Maria su commissione del Conte A. Aldini, allo scopo di celebrare Napoleone Bonaparte. Nel corso della trattazione non ci sofferma soltanto su questi aspetti storici consolidati ma si analizzano le trasformazioni, la consistenza degli interventi e i tentativi di riuso che si sono succeduti nel novecento inclusi i progetti mai realizzati. In ordine cronologico il progetto per un nuovo Osservatorio astronomico, le colonie estive, l'adattamento per aule scolastiche, il grande restauro dell'Ing. G. Zucchini durante il ventennio, le occupazioni e i depositi di materiali dell'Archiginnasio sotto i bombardamenti, sono tra le fasi analizzate a cavallo dei due conflitti mondiali. In tempi recenti si succedono gli urgenti restauri di fine anni cinquanta e inizio anni sessanta, l'utilizzo come casa di riposo per le vedove dei conflitti e l'istituto di cura per anziani fino ad arrivare all'attuale accoglienza dei profughi minori non accompagnati. Sullo sfondo delle vicende umane, il degrado della villa che ciclicamente per incuria minaccia l'integrità del palinsesto. L'importante ruolo simbolico che l'edifico ha sempre rivestito negli ultimi anni lo ha portato a divenire scenografia per importanti spettacoli e riprese cinematografiche, tra le quali è nota l'ultima pellicola del regista P.Pasolini.
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Mocci, Serena <1991&gt. "Domesticità e impero statunitense: genere, razza e classe nel pensiero politico di Lydia Maria Child e Margaret Fuller". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9916/1/Mocci%20Serena%20-%20Domesticit%C3%A0%20e%20impero%20statunitense.%20Genere%2C%20razza%20e%20classe%20nel%20pensiero%20politico%20di%20Lydia%20Maria%20Child%20e%20Margaret%20Fuller.pdf.

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La tesi di dottorato ha l’obiettivo di riflettere sul rapporto indissolubile che, nella prima metà del diciannovesimo secolo, venne a crearsi tra la sfera della domesticità e il processo di costruzione ed espansione dell’impero statunitense attraverso l’analisi critica del contributo teorico di due pioniere del riformismo bianco americano, Lydia Maria Child (1802–1880) e Margaret Fuller (1810–1850), proponendo uno studio di tipo comparato che tenga in considerazione l’intersezionalità di prospettive di genere, razza e classe. La tesi mostra come la riflessione sulla domesticità e il suo ripensamento servirono a Child e Fuller da un lato per sviluppare una feroce critica al sistema imperialistico statunitense, inserendosi all’interno di alcuni tra i dibattiti più vivaci e controversi della storia imperiale americana – quello sui diritti e sul destino dei nativi americani, sull’abolizione della schiavitù, sull’immigrazione irlandese, sulla questione della classe lavoratrice, sul ruolo degli Stati Uniti nel panorama politico internazionale – e, dall’altro, per forgiare un nuovo ruolo femminile che non solo era strettamente connesso e dipendente dall’impero, ma che ne riproduceva le contraddizioni e le tensioni razziali. Senza negarne la portata radicale, la ricerca mette in evidenza quelle che appaiono le aporie della loro riflessione legate all’intreccio tra complessi dibattiti relativi all’espansione imperiale e questioni di genere, razza e classe. La domesticità, infatti, servì talvolta a giustificare e riprodurre le stesse contraddizioni e tensioni dell’espansione continentale del periodo compreso tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta dell’Ottocento. Le fonti esaminate comprendono materiale edito e inedito di varia natura, tra cui saggi, pamphlet politici, racconti per l’infanzia, romanzi, manuali domestici, articoli di giornale, biografie e diari di viaggio, in aggiunta alle corrispondenze epistolari.
This PhD thesis aims to investigate the close bond that, in the first half of the nineteenth century, existed between the sphere of domesticity and the process of building and expanding the U.S. empire, by critically analyzing the contribution of two pioneers of American white reformism, Lydia Maria Child (1802-1880) and Margaret Fuller (1810-1850), and by offering a comparative perspective that takes into account the intersectionality of gender, race and class. The dissertation shows how the exploration of domesticity was used by Child and Fuller on the one hand to develop a strong critique of U.S. imperialist system, becoming part of some of the most vivid and controversial debates in American imperial history - that on the rights and destiny of Native Americans, on the abolition of slavery, on Irish immigration, on the labor question, on the role of the United States in the international political scenario - and, on the other hand, to forge a new female role that was not only closely connected to and dependent on the empire, but that reproduced its contradictions and racial tensions. Without denying their radical significance, the research highlights what appear to be the aporias of their thinking related to the intertwining of complex debates concerning imperial expansion and issues of gender, race and class. Indeed, domesticity sometimes served to justify and reproduce the same contradictions and tensions of continental expansion in the period between the 1820s and the 1850s. Primary sources include published and unpublished material of various kinds, ranging from essays, political pamphlets, children's fiction, novels, domestic manuals, newspaper articles, biographies and travelogues, in addition to private correspondence.
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LO, VETERE Francesca. "Un medico siciliano al servizio della Corona britannica: Pasquale Maria Benza ed il dibattito europeo tra Lyell e Darwin". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/186156.

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DI, CURZIO ANGELA. "La cornice della Transavanguardia: fenomenologia della cornice nelle opere di Chia, Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1303.

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La ricerca analizza funzione e fenomenologia della cornice nelle opere della Transavanguardia italiana. Il tema nasce dall’osservazione del rilevante ruolo svolto dalla cornice, o da motivi posti al limite della tela che ne rielaborano in termini più astratti o frammentari la figura, nei dipinti del gruppo formato e teorizzato dal critico d’arte Achille Bonito Oliva nel 1979. Chia, Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino tornano al quadro e dunque alla “cornice” nel contesto post-modern di un recupero del linguaggio figurativo e della pratica pittorica. La ricerca mostra con ampiezza di documentazione fotografica i diversi modi e le diverse idee secondo cui i transavanguardisti includono nuovamente la cornice all’interno delle loro opere. A sostegno della ricerca si è svolta una ricognizione storica sulla cornice, articolata in tre parti. La prima, dallo sviluppo più rapido, parte dal primo esempio di cornice che risale al 3000 a.C. e giunge fino al XVIII secolo. La seconda, più particolareggiata, ha per oggetto esempi significativi sul tema “cornice del dipinto” in opere di importanti artisti a cavallo tra XIX e XX secolo. La terza affronta i nuovi aspetti in cui la “cornice” si presenta alla metà del novecento con l’Espressionismo Astratto, il New Dada, la Pop Art e le tendenze concettuali, aspetti ai quali i transavanguardisti appaiono legati. Sull’importanza del recupero transavanguardista della cornice ha svolto una riflessione lo stesso teorico del movimento, Achille Bonito Oliva, in un colloquio avuto con me che costituisce, nell’ambito della ricerca, un’occasione preziosa di approfondimento. Concludono questo studio due capitoli dedicati a casi di attenzione particolare attribuita alla cornice. Il primo, relativo a due collezioni private italiane, nelle quali è curato il rapporto tra la cornice antica e l’opera contemporanea; il secondo, nel quale si presenta l’attività artistica dell’austriaco Herbert Szusich, le cui opere consistono in cornici.
This dissertation focuses on the function and the phenomenology of the Italian Trans-avantgarde’s frame-works. Such evaluation has been performed considering the interesting role given to the frame-work or to any elements laying around the picture which have revised the figure in abstract or fragmentary terms within the works of the group both formed and thought by the critic Achille Bonito Oliva in 1979. Chia, Clemente, Cucchi, De Maria and Paladino have come back to the picture and re-used the picture-frame within their post-modern context of a return towards the figurative language and the painting skill. Thanks to a wide range of pictures, our research shows the different ways and the contrasting ideas according to each Trans-avantgarde artist’s use of the frame-work within his works. To support our research, a deep historical background on the frame-work has been taken into account. This historical approach has been divided into three parts. The first part shows the earliest development of the frame-work starting from 3000 B.C. to XVIII century. The second part, more detailed than the previous one, focuses on the important theme of the “picture-frame” in some artists’ works of the XIX and XX centuries. The third part is about the new aspects of the “frame-work” in the second half of the XIX century that involves the Abstract Expressionism, the New Dada, the Pop Art and other conceptual tendencies of the century to which the Trans-avangardists seem to be linked. On the importance of the return to the frame-work by the Trans-avantgarde, the theorist of the Italian movement Bonito Oliva has given his own idea in an exclusive interview with me. Within the research, this interview has represented a precious possibility to deep-in the main topic. Two more chapters dedicated to some particular case study have been written in the final part of our research. The first chapter is about two Italian private collections and their focus on the relationship between a contemporary work of art framed within an old frame-work; the second chapter stresses the artistic production of an Austrian author Herbert Szusich whose works are frame-works.
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Yektas, Biancat Gonul <1974&gt. "LA SCENA DEL DUELLO NEL MOSAICO PAVIMENTALE DI SANTA MARIA MAGGIORE A VERCELLI (XII SEC.) : PROPAGANDA ANTITURCA AI TEMPI DELLE CROCIATE". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18625.

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THE BATTLE SCENE (12TH CENT.) OF THE MOSAIC FLOOR OF SANTA MARIA MAGGIORE IN VERCELLI THE ANTI-TURKISH PROPAGANDA AT THE TIME OF THE CRUSADES A Thesis Submitted to Ca 'Foscari University of Venice Department of Philosophy and Cultural Heritage Master's Degree in History of Arts and Conservation of Cultural Heritage Medieval and Byzantine Programme by Gönül Yektaş Biancat March 2021 ABSTRACT The archaeological remains of the ancient basilica of Santa Maria Maggiore, in Vercelli, include a mysterious floor mosaic known as the "duello" or "monomachia" (conflict/battle). The theme of this 12th-century work of art has been the subject of numerous The theme of this 12th-century work of art has been the subject of numerous either academic or non-academic debates over the past two centuries. Scholars and researchers have come up with various theories about the combatants in the mosaic and their mysterious descriptive writings, "Fel and Fol." However, this Middle Ages puzzle requires a more comprehensive answer. Foremost, to solve the problem, some pieces that are still missing need first to be discovered and identified. As an introductory problem, the meaning of the inscriptions lacks both a complete elaborate analysis and a single persuasive idea. As many recent studies have demonstrated, the battle scene is connected to the Crusades. Though it is common knowledge that the Crusades were fought against the Turks, no one has adequately addressed this key single fact when explaining the mysterious enigma up to now. From this starting point, the thesis attempts to analyzes the mosaic with an iconographic and iconological method considering the conditions of its era, to come up with an alternative hypothesis. Keywords: Fel and Fol, the Basilica of Santa Maria Maggiore of Vercelli, floor mosaics, duel iconography, combat between the Crusaders and the Turks, iconographic propaganda, enemy symbolism.
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Magnoler, Vittoria <1997&gt. "La sala capitolare di Santa Maria Novella. Ricognizioni e nuove proposte per l’interpretazione degli affreschi trecenteschi e la funzione politica dello spazio". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21631.

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Una volta effettuate una ricognizione degli studi e la descrizione delle modifiche subite dagli affreschi, dall’architettura, nonché rintracciate le diverse destinazioni d’uso della sala capitolare di Santa Maria Novella nel tempo (cap. I e II), il lavoro, attraverso la ricerca d’archivio e quella iconologica, prosegue con l’individuazione e l’analisi delle funzioni della sala fiorentina nel periodo della seconda metà del Trecento, e con la ricostruzione dell’originario aspetto. Succedono delle osservazioni relative la processione del Corpus Domini, con particolare attenzione al ri-orientamento del percorso liturgico (cap. III); esse permettono di definire la composizione del pubblico degli affreschi e gettano le basi per l’interpretazione delle pitture, attuata principalmente attraverso il confronto con altre opere d’arte, con l’individuazione di nuovi possibili testi mediatori e con la contestualizzazione del convento nella città di Firenze (cap. IV e V). Dall’indagine emerge la funzione della sala capitolare quale laboratorio per l’edificazione del cittadino virtuoso, nonché quale spazio per la propaganda domenicana. Quest’ultima, entro l’ambiente preso in esame, è concentrata sulla celebrazione dell’Ordine come costitutore di Firenze città celeste. La stessa civitas di cui L'Ordine ridisegna gli antichi confini, includendosi, attraverso la processione citata. Così, la sala capitolare insieme ai suoi affreschi si può considerare come dei luoghi della "politica dell’evidenza" fiorentina, di questa i domenicani sembrano aver adottato i meccanismi per legittimare, piuttosto che semplicemente celebrare, la complessa figura di san Tommaso.
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Garziano, Francesca <1984&gt. "L’insediamento carmelitano trapanese e il santuario dedicato a Santa Maria Annunziata (SECC. XIII-XV). Analisi e studio di un complesso documentario inedito: Il Fondo Pergamene della Biblioteca Fardelliana di Trapani". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8220/1/garziano_francesca_tesi.pdf.

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La ricerca condotta dalla dottoressa Francesca Garziano ha prodotto un corposo elaborato relativo all’insediamento carmelitano trapanese nei secoli XIII-XV. La ricostruzione storica presentata nella tesi prende avvio da un inedito complesso documentario, il Fondo Pergamene della Biblioteca Fardelliana di Trapani, alla cui analisi è stata dedicata una cospicua parte dell’elaborato. La tesi consta al suo interno di due grandi sezioni, una riguardante la storia dell’Ordine carmelitano trapanese; l’altra la descrizione del Fondo Pergamene e delle altre fonti utilizzate. L’elaborato si apre con un’introduzione che illustra la genesi del progetto, i temi di indagine, la metodologia adoperata e le fonti della ricerca; segue una nota storica che consente di contestualizzare lo studio nella composita realtà politica isolana. La prima parte della tesi, dedicata alla ricostruzione dell’insediamento carmelitano trapanese, è composta da quattro capitoli che trattano, sotto diverse angolature, il tema dello sviluppo dell’Ordine. Il primo capitolo illustra le vicende inerenti all’originario insediamento cittadino dei frati e al successivo trasferimento extra moenia nel santuario di Santa Maria Annunziata; il secondo capitolo concerne lo sviluppo architettonico dell’Annunziata; il terzo capitolo esamina i segni tangibili della presenza carmelitana nel territorio trapanese, segni riconducibili alle proprietà immobiliari acquisite dai frati e alla relativa gestione patrimoniale; nel quarto capitolo sono state esaminate le forme di devozione mariana e i culti cittadini. La seconda sezione dell’elaborato, dedicata alle fonti della ricerca, è composta da una corposa appendice documentaria suddivisa in tre parti e corredata dai relativi apparati. La prima parte include un’accurata descrizione del Fondo Pergamene della Biblioteca Fardelliana seguita da alcune testimonianze scelte. L’appendice documentaria consta di una seconda parte relativa all’Archivio del Senato di Trapani e da una terza parte riguardante il Rollo di Scritture della Chiesa di Santa Maria Annunziata di Concludono l’appendice gli apparati: i signa notariorum, gli indici e le tavole.
The research conducted by the doctor Francesca Garziano Has produced an elaborate On the Carmelite settlement of the trapani city in the 13th-15th centuries. The historical reconstruction presented in the thesis starts with an unusual documentary complex, the Pergamene Fund of the Fardelliana Library in Trapani, whose analysis was devoted to a substantial part of the elaborate. The workbook opens with an introduction illustrating the genesis of the project, the research topics, the methodology used and the sources of the research; Follows a historical note that allows contextualization of the study in the composite political reality of the island. The first part of the thesis is devoted to the reconstruction of the Carmelite Trapanese settlement and consists of four chapters on the development of the Order. The first chapter deals with the first town settlement of the friars and the subsequent transfer outside the walls; The second chapter concerns the architectural development of Annunziata; The third chapter analyzes the property acquired by the friars and the related asset management; In the fourth chapter, the forms of Marian devotion and civic cults have been examined. The second section of the elaboration consists of a documentary appendix to the sources, divided into three parts: the first part concerns the Pergamene Fund of the Fardellian Library, the second part concerns the Archives of the Senate of Trapani, the third part concerns The Roll of Scriptures of the Church of Santa Maria Annunziata. At the end of the thesis are the apparatuses: the notariorum notices, the indices and the tables.
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MIGNATTI, ALESSANDRA. "Ritualità e cerimoniali nella Milano della prima metà del Settecento". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1853.

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Resumen
Oggetto d’indagine è il complesso delle celebrazioni e dei preparativi connessi con il passaggio di Maria Teresa d’Austria ed il solenne ingresso dell’arcivescovo Stampa nel 1739, casi esemplificativi di ritualità cittadina e cerimoniali pubblici della prima metà del secolo, rappresentazioni che coinvolsero la città. A confronto è stato analizzato anche il rito di possesso di Maria Teresa, compiuto in absentia nel 1741. Attraverso l’analisi comparativa delle fonti primarie, a stampa e manoscritte, nonché iconografiche, si sono ricostruiti il ruolo delle norme di etichetta, dei cerimoniali, l’intera drammaturgia degli eventi festivi. La ricerca ha altresì riportato alla luce gli apparati allestiti dal Collegio dei Giureconsulti, ignorati dagli studi. Ha evidenziato meccanismi retorici, azioni, aspetti della rappresentazione che permangono, alcuni dei quali appartengono alla sfera degli archetipi. Benché semplificati, i cerimoniali mostrano ancora marcato il culto per la regalità. L’ingresso trionfale si rivela momento significativo per ricondurre la città verso l’immaginario delle origini dell’identità cittadina e rifondare un tempo nuovo. Si evidenzia la necessità della festa, di momenti rituali di rappresentazione e di autorappresentazione; il ruolo drammaturgico e non esornativo di elementi di decoro, quali il baldacchino, l’arco, la carrozza, il ritratto, in una cultura che attribuiva ancora grande valenza alle immagini.
The object of this research is the whole of the celebrations and preparations connected with the passage of Maria Theresa of Austria and the solemn entry of Archbishop Stampa into Milan in 1739, both exemplifications of the 18th century first half civic rituality and public ceremonials, and representations which engaged the city. A confrontation has also been made with the possesso of Maria Theresa, enacted in absentia in 1741. By means of a comparative analysis of the primary sources – printed, hamdwritten and ichnographic as well – it has been possible to reconstruct the role of etiquette norms, ceremonials and of the entire dramaturgy of festival events. The research has also brought to light the apparati set up by the Collegio dei Giureconsulti, so far ignored by studies. It has highlighted rhetorical mechanisms, actions, representational aspects which remain, some of them pertaining to the archetype sphere. Even if simplified, the ceremonials still show a strong cult of regality. The triumphal entry proves to be a meaningful moment to bring the city back to the imaginary of the origins which constitutes its identity and to renovate a new era. The necessity of the feast, of ritualistic moments of representation and auto representation is pointed out; and also the dramaturgic and not ornamental role of decorative elements like the baldachin, the arch, the carriage, the portrait, in a culture which conferred great value to images.
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MIGNATTI, ALESSANDRA. "Ritualità e cerimoniali nella Milano della prima metà del Settecento". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1853.

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Oggetto d’indagine è il complesso delle celebrazioni e dei preparativi connessi con il passaggio di Maria Teresa d’Austria ed il solenne ingresso dell’arcivescovo Stampa nel 1739, casi esemplificativi di ritualità cittadina e cerimoniali pubblici della prima metà del secolo, rappresentazioni che coinvolsero la città. A confronto è stato analizzato anche il rito di possesso di Maria Teresa, compiuto in absentia nel 1741. Attraverso l’analisi comparativa delle fonti primarie, a stampa e manoscritte, nonché iconografiche, si sono ricostruiti il ruolo delle norme di etichetta, dei cerimoniali, l’intera drammaturgia degli eventi festivi. La ricerca ha altresì riportato alla luce gli apparati allestiti dal Collegio dei Giureconsulti, ignorati dagli studi. Ha evidenziato meccanismi retorici, azioni, aspetti della rappresentazione che permangono, alcuni dei quali appartengono alla sfera degli archetipi. Benché semplificati, i cerimoniali mostrano ancora marcato il culto per la regalità. L’ingresso trionfale si rivela momento significativo per ricondurre la città verso l’immaginario delle origini dell’identità cittadina e rifondare un tempo nuovo. Si evidenzia la necessità della festa, di momenti rituali di rappresentazione e di autorappresentazione; il ruolo drammaturgico e non esornativo di elementi di decoro, quali il baldacchino, l’arco, la carrozza, il ritratto, in una cultura che attribuiva ancora grande valenza alle immagini.
The object of this research is the whole of the celebrations and preparations connected with the passage of Maria Theresa of Austria and the solemn entry of Archbishop Stampa into Milan in 1739, both exemplifications of the 18th century first half civic rituality and public ceremonials, and representations which engaged the city. A confrontation has also been made with the possesso of Maria Theresa, enacted in absentia in 1741. By means of a comparative analysis of the primary sources – printed, hamdwritten and ichnographic as well – it has been possible to reconstruct the role of etiquette norms, ceremonials and of the entire dramaturgy of festival events. The research has also brought to light the apparati set up by the Collegio dei Giureconsulti, so far ignored by studies. It has highlighted rhetorical mechanisms, actions, representational aspects which remain, some of them pertaining to the archetype sphere. Even if simplified, the ceremonials still show a strong cult of regality. The triumphal entry proves to be a meaningful moment to bring the city back to the imaginary of the origins which constitutes its identity and to renovate a new era. The necessity of the feast, of ritualistic moments of representation and auto representation is pointed out; and also the dramaturgic and not ornamental role of decorative elements like the baldachin, the arch, the carriage, the portrait, in a culture which conferred great value to images.
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Andrani, Ilario. "La modellazione informativa per lo studio e l'analisi delle architetture storiche - La ricostruzione digitale di Santa Maria delle Carceri di Giuliano da Sangallo". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12542/.

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Resumen
L’elaborato ha come tema principale la modellazione informativa per lo studio e l’analisi delle architetture storiche, cioè una metodologia che ci permette, partendo da un’analisi approfondita, di comprendere il modo di operare degli architetti delle varie epoche e le loro opere. Questo processo si conclude con la realizzazione di un modello 3D documentale nel quale sono insite tutte le informazioni ricavate dallo studio dell’opera e una ricostruzione digitale della stessa nel suo stato originario. Al fine di raggiungere questo obbiettivo abbiamo studiato le opere di Giuliano da Sangallo in particolare la Basilica di Santa Maria delle Carceri, e la sua facciata incompiuta, proponendo un' attendibile ricostruzione di quest’ultima.
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FUSARI, GIUSEPPE. "I TEMPI DELL'APOCALYPSIS NOVA: PROFEZIA E POLITICA AL TEMPO DI GIULIO II". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35768.

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Resumen
Lo studio intende rileggere criticamente le fonti contemporanee e appena successive alla stesura dell'Apocalypsis Nova, attribuita al beato Amedeo Menez de Sylva, inserendole nel più ampio dibattito sulla profezia e sulle attese apocalittiche della fine del XV secolo.
This study is a critically re-read of the contemporary sources of the Apocalypsis Nova, attributed to Blessed Amedeo Menez de Sylva. The sources are inserting in the broader debate on prophecy and apocalyptic expectations of the late 15th century.
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FUSARI, GIUSEPPE. "I TEMPI DELL'APOCALYPSIS NOVA: PROFEZIA E POLITICA AL TEMPO DI GIULIO II". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/35768.

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Lo studio intende rileggere criticamente le fonti contemporanee e appena successive alla stesura dell'Apocalypsis Nova, attribuita al beato Amedeo Menez de Sylva, inserendole nel più ampio dibattito sulla profezia e sulle attese apocalittiche della fine del XV secolo.
This study is a critically re-read of the contemporary sources of the Apocalypsis Nova, attributed to Blessed Amedeo Menez de Sylva. The sources are inserting in the broader debate on prophecy and apocalyptic expectations of the late 15th century.
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Sánchez, Baudoin José Ricardo. "The methods of natural inquiry during the sixteenth-century: Bartolomeo Maranta and Ferrante Imperato". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423039.

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Resumen
The present dissertation focuses on the examination of the methods of natural inquiry during the sixteenth-century. The historico-epistemological analysis of the different methodologies, which naturalists used to read the book of nature, shows that natural history, medicine, and alchemy were closely interconnected during the sixteenth-century. How did the naturalist thinkers justify and validate their knowledge? The present dissertation answers this question by means of two relevant historical examples of the pharmaceutical domain: Maranta’s theriac and Imperato’s philosophical medicine. They both show the way in which experience and authority actually interacted within the naturalistic discourse of the sixteenth-century. In other words, the dissertation shows how experience aided naturalist philosophers to interpret correctly authorities and vice versa; more importantly, it shows under which circumstances experience could dethrone authority. In this manner, one can understand how the methods of natural inquiry justify and validate the pharmaceutical agenda of the sixteenth-century.
La tesi in questione è incentrata sull'esame dei metodi di indagine naturale durante il XVI secolo. L'analisi storico-epistemologica delle diverse metodologie, che i naturalisti utilizzavano per la lettura del libro della natura, rivela il nesso fondamentale che la storia naturale, la medicina, e l'alchimia hanno avuto nel corso del Cinquecento. Come facevano i naturalisti a giustificare e confermare la loro conoscenza? La tesi risponde a questa domanda mediante due importanti esempi storici dell’ambito farmaceutico: la triaca di Maranta e la medicina filosofica di Imperato. Entrambi mostrano il modo in cui l'esperienza e l'autorità interagivano di fatto all'interno del discorso naturalistico del XVI secolo. In altre parole, la tesi mostra come l'esperienza aiutava i naturalisti ad interpretare correttamente le autorità e viceversa, e -ancora più importante- indica in quali circostanze l'esperienza poteva detronizzare l’autorità. In questo modo, è possibile comprendere come i metodi di indagine naturale giustificavano e convalidavano il programma farmaceutico del XVI secolo.
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Baradel, Valentina. "Zanino di Pietro nel contesto della cultura figurativa veneziana tra Tre e Quattrocento". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3422317.

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Resumen
The study is devoted to the painter Zanino di Pietro, who was mainly active in Venice between the 14th and 15th centuries. Indeed, this artist was an eminent personality of the Late Gothic period and took part to the transition of the artistic scene from the neo-Giottesque style to the International style introduced in the Lagoon by Gentile da Fabriano. The goal of the research was to rebuild Zanino di Pietro’s catalogue, analyzing every artwork attributed to the painter and trying to resolve some critical issues or various attributions so far unresolved. The research was carried out deepening the master's artistic development together with his biography: from this viewpoint, the archival research made in different Italian cities has been an important part of the work. It has brought to light some unpublished documents concerning Zanino di Pietro’s links with patrons and the artistic context of his time. These findings have given the opportunity to identify more references and dates to support the reconstruction of his corpus. Furthermore, an important part of the study is dedicated to his workshop and the artistic influences that the painter received throughout his career.
Lo studio è dedicato al pittore Zanino di Pietro, attivo principalmente nel contesto veneziano fra i secoli XIV e XV. Si tratta di un’importante personalità del periodo tardo-gotico e di un esponente di spicco del momento artistico che in laguna vide l’avvicendarsi di diverse tendenze pittoriche, dal neogiottismo della fine del Trecento alla maniera di Gentile da Fabriano. La ricerca ha ricostruito l’intero catalogo del pittore, analizzandone ogni opera e cercando di risolvere una serie di problematiche critiche o attribuzioni irrisolte: attività condotta approfondendo l’evoluzione artistica del maestro insieme alle sue vicende biografiche. La ricerca archivistica, svolta in diversi archivi italiani, ha permesso la scoperta di alcuni documenti inediti riguardanti i legami di Zanino con committenti e con la società del suo tempo. Questi ritrovamenti hanno quindi permesso di individuare più riferimenti e appigli cronologici utili alla ricostruzione del suo corpus. Inoltre un’importante parte dello studio è stata dedicata al funzionamento della sua bottega e alle influenze artistiche che il pittore recepì nel corso della sua carriera.
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Cassara', Vincenzo. "Salvo Lima. L'anello di congiunzione tra mafia e politica". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1216306.

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Resumen
La tesi consiste nello studio della figura di Salvo Lima, uno dei principali esponenti della DC siciliana che, principalmente, è noto per essere stato ammazzato dalla mafia il 12 marzo 1992. Considerata la sua longevità politica, il primo obiettivo è consistito nell’approfondimento della sua ascesa, ricomponendo le trame che lo portarono prima a farsi eleggere in Consiglio comunale, poi a divenire sindaco di Palermo. Durante la sua sindacatura (1958-1965) il comune versò nella più completa illegalità e, nel campo dell'espansione edilizia, la mafia poté così realizzare il cosiddetto “sacco” della città. Sebbene l’Antimafia avesse poi raccolto numerosi elementi sui suoi legami e le amicizie mafiose, la protezione politica accordatagli da Andreotti, dal 1968, lo avrebbe messo al riparo dalla tempesta giudiziaria. Lima divenne così sottosegretario di tre governi (1972-1976) e, infine, europarlamentare (1979-1992). Poiché la chiave biografica è stata fino ad oggi sottovalutata, dall’intreccio di tutte le fonti a disposizione si sono quindi aggiunti dei preziosi tasselli alla ricostruzione dei rapporti tra mafia e politica.
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BUZZETTA, Flavia. "ASPETTI DELLA MAGIA NATURALIS E DELLA SCIENTIA CABALAE NEL PENSIERO DI GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/102360.

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CARANNANTE, ARIANNA. "La fabbrica regia della cattedrale di Santa Maria Assunta a Lucera nel contesto dell’architettura di derivazione francese in Italia Meridionale". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1549736.

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Resumen
The dissertation focuses on the reconstruction of the construction history (1302-1317ca.), transformations and restorations (1876-1900) of the Royal Cathedral of Santa Maria Assunta in Lucera, located near Foggia in Apulia. The main aim was to examine the medieval building in the context of Angevin patronage in the Kingdom of Naples. The historical-architectural analysis of the church is set in the institutional and administrative mechanisms of the Curia Regia, responsible for the construction. Particular attention has been dedicated to the criticism of the authenticity of the building through the reconstruction and analysis of the restoration operations. It is certain that the architecture promoted by Charles II of Anjou (12891309) is the result of a fusion of transalpine models and local traditions. It is an architecture characterised by decorative and spatial simplification; the latter was generated by a number of factors including economic issues, the incidence of earthquakes in southern Italy, local traditions and formal choices. The similarities with the plan of the Cathedral of Naples (1298-1320ca.) make it clear that there was a desire to create a simplified replica in the small town in Puglia. The comparisons revealed interesting new elements regarding the circulation of workers within the Kingdom. Ultimately, in-depth analysis of the cultural context and contemporary buildings in Provence and the Kingdom of Naples places the Apulian building within the chapter of the great cathedrals built in the 14th century in the peninsula.
La thèse se concentre sur la reconstitution de l'histoire de la construction (1302-1317ca.), des transformations et des restaurations (1876-1900) de la cathédrale royale de Santa Maria Assunta à Lucera, située près de Foggia dans les Pouilles. L'objectif principal était d'examiner l'église médiévale dans le contexte des bâtiments du patronage angevin dans le royaume de Naples. L'analyse historico-architecturale de l'église est insérée dans les mécanismes institutionnels et administratifs de la «Curia Regia» responsable de la construction. Une attention particulière a été accordée à la critique de l'authenticité du bâtiment à travers la reconstruction et l'analyse des opérations de restauration. Il est certain que l'architecture promue par Charles II d'Anjou (1289-1309) est le résultat de la fusion de modèles transalpine et des traditions locales. Il s'agit d'une architecture caractérisée par une simplification décorative et spatiale ; cette dernière a été générée par une série de facteurs comprenant des questions économiques, l'incidence des tremblements de terre dans le sud de l'Italie, les traditions locales et les choix formels. Les similitudes avec le plan de la cathédrale de Naples (1298-1320ca.) témoignent la volonté de créer une réplique simplifiée dans la petite ville des Pouilles. Les comparaisons ont fait apparaître de nouveaux éléments intéressants concernant la circulation des travailleurs sur le territoire du Royaume. En définitive, l'analyse approfondie du contexte culturel et des édifices contemporains en Provence et dans le Royaume de Naples situe l'édifice des Pouilles dans le chapitre des grandes cathédrales construites au XIVe siècle dans la péninsule
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Cerini, Umberto. "Musica e costume liturgico in San Lorenzo e in Santa Maria del Fiore durante il Granducato di Cosimo III". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1262463.

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Il lavoro indaga sugli aspetti salienti della musica liturgica e del suo rapporto con la liturgia e la ritualità sacra nei contesti della Basilica di San Lorenzo e della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze nei decenni a cavallo tra Sei e Settecento, ovvero gli anni del lungo governo del Granduca Cosimo III de’ Medici.
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ATERINI, BARBARA. "La stereotomia ed i metodi di rappresentazione prima di Monge". Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/2158/235550.

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Resumen
Tesi di DOTTORATO DI RICERCA in Rilievo e Rappresentazione del Costruito (VIII ciclo) Università degli Studi di Firenze. Studio sui problemi della rappresentazione dello spazio tridimensionale nelle varie fasi della storia umana, con particolare riferimento alla stereotomia, cioè a quell’insieme di procedimenti e regole per il disegno ed il taglio dei conci in pietra di una struttura. Dunque la stereotomia come avanguardia della Geometria Descrittiva. 272 illustrazioni di cui 10 tavole del rilievo originale di una delle tribune poste sotto il tamburo della cupola del Duomo di Firenze.
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DI, CINTIO ELEONORA. "I viaggi di Penelope. Testi e contesti della Penelope di Domenico Cimarosa". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1079265.

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Il lavoro ha come oggetto l'opera "Penelope", dramma per musica di Giuseppe Maria Diodati intonato da Domenico Cimarosa in occasione dell'apertura della stagione di Carnevale 1795 del Teatro del Fondo di Separazione di Napoli. Nello specifico, sono state ricostruite le condizioni contestuali in cui il titolo venne alla luce, con particolare riferimento all'ambiente urbano napoletano fin de siécle e alla vocazione del Teatro del Fondo. Sono state altresì formulate alcune riflessioni circa la genesi di "Penelope" e le responsabilità autoriali di Cimarosa e Diodati, nonché del tenore Matteo Babini (1754-1816), interprete del ruolo di Ulisse, con una disamina della drammaturgia e delle possibili motivazioni sottese a determinate scelte. A tali osservazioni, riguardanti il melodramma così come esso andò in scena in occasione del suo debutto, ne seguono altre relative ad alcuni aspetti della ricezione di "Penelope" in Italia e in Europa nel periodo compreso tra il 1795 e il 1815, con particolare riferimento ad alcuni casi (le riprese di Livorno e Genova, rispettivamente nel 1795 e nel 1803, quella di Firenze nel 1805, e quelle di Padova e Parigi nel 1795 e nel 1815, entrambe presiedute da Ferdinando Paer). Chiudono la dissertazione alcune osservazioni circa l'ontologia del melodramma settecentesco e primo ottocentesco e la metodologia d'indagine dello stesso, sia in prospettiva storica che filologica. Di "Penelope" e di alcuni dei brani interpolati in occasione delle riprese trattate in corso di dissertazione si forniscono inoltre le edizioni critiche, nonché un prototipo di edizione digitale.
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SPINA, FRANCESCO. "La Mercede in S. Adriano al Foro Romano (1589-1923)". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1561170.

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Trattando con un approccio di lunga durata le fonti documentarie, letterarie e materiali superstiti (dal 1589 al 1923) si è cercato di ricostruire una microstoria sociale intorno all'ingresso nel 1589 dei frati spagnoli dell'Ordine della Mercede nella chiesa di S. Adriano al Foro Romano. Sono poi evidenziate le principali figure di patroni e protettori dell'Ordine in Italia e a Roma e restituite le prime fasi dei lavori di ristrutturazione e decorazione promossi all'interno della chiesa.
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Brunetti, Umberto. "LO SPLENDIDO VIOLINO VERDE DI A. M. RIPELLINO Saggio di commento". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251617.

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Il lavoro di tesi consiste nel primo commento scientifico a 44 liriche scelte dello Splendido violino verde, la quinta raccolta poetica di Angelo Maria Ripellino (1923-1978), pubblicata nel 1976. L’apparato esegetico di ciascuna poesia è suddiviso in un cappello introduttivo, in cui, accanto all’analisi tematica, sono sciolti i riferimenti eruditi, storici e biografici ed è fornito il prospetto metrico, e nelle note esplicative in calce al testo, riservate all’analisi puntale degli aspetti retorici e linguistici e alla creazione di un tessuto di rimandi intertestuali ed extratestuali. Di particolare interesse ai fini del lavoro è stata l’analisi, mai effettuata prima, della agende manoscritte dell’autore, conservate nel fondo ripelliniano dell’Archivio del Novecento dell’Università La Sapienza di Roma. Queste hanno permesso di indirizzare lo studio sul versante della critica genetica, poiché contengono appunti di liriche e stralci di versi che costituiscono gli unici avantesti superstiti della raccolta. La loro consultazione ha, inoltre, svelato in molti casi l’origine e la natura di alcuni riferimenti culti celati nelle poesie, confermando il profondo legame tra la scrittura poetica e quella saggistica e critica dell’autore. Ampio spazio è stato quindi dedicato all’intertestualità e alla ricerca delle numerose e variegate fonti, che spaziano dalla letteratura italiana medievale, moderna e contemporanea alle letterature straniere. Spicca inoltre la presenza di fonti relative ad altre arti (teatro, cinema, pittura e musica) che rendono particolarmente densa la scrittura lirica ripelliniana. Nel saggio introduttivo si è tentato di raccogliere i risultati dell’analisi puntuale dei testi, facendo emergere le costanti tematiche e stilistiche, con particolare riguardo per la facies linguistica della raccolta, caratterizzata da molteplici prestiti lessicali dalla tradizione letteraria, fusi insieme a lessico tecnico, termini quotidiani e numerosi vocaboli stranieri col raggiungimento di uno stridente espressionismo.
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