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Galli de' Paratesi, Nora. "Il giudeo-italiano e i problemi della sua definizione: un capitolo di storia della linguistica". Linguistica 32, n.º 2 (1 de diciembre de 1992): 107–32. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.32.2.107-132.

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Lo scopo di questo articolo è di portare all'attenzione dei linguisti che lavorano sull'italiano un argomento poco noto perché è stato trattato per lo più, per le caratteri­ stiche del suo materiale, al di fuori dell'italianistica: il cosiddetto giudeo-italiano. II termine si riferisce alle varieta dialettali usate in ima serie di documenti che sono stati oggetto di studio, con poche eccezioni, da parte di specialisti di ebraico. I testi hanno, aldilà del loro immediato valore come documenti della cultura ebraica italiana, anche un interesse linguistico: è questa appunto l'angolatura di questo lavoro, perché il ten­ tativo di definire tali parlate all'intemo delle varietà di italiano ha avuto varie soluzio­ ni da parte di studiosi diversi, che costituiscono un itinerario teorico molto interessante. Si tratta di uno spezzone di storia della linguistica italiana e romanza in cui si ripercorre un itinerario simile a quello della de:finizione di italiano standard. Si tratta di un percorso che è parallelo all'evoluzione della linguistica stessa e che è stato fino a non molto tempo fa, come si cercherà di dimostrare, dominato in larga parte dalla visione delle varietà linguistiche come sistemi discreti, unitari ed omogenei, propria della descrizione linguistica fino alla messa a punto dei modelli macrosocio­ linguistici che hanno incorporato sistematicamente la variazione e ii continuo lingui­ stico. In particolare nel nostro caso l'immagine del giudeo-italiano risentiva della concezione di un'entità quanto mai elusiva, che ha dominato la linguistica italiana, quella dell'italiano standard.
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Crevatin, Franco. "Onde morte e cicatrici: la storia, la cultura e la lingua". Croatica et Slavica Iadertina 17, n.º 1 (14 de enero de 2022): 303–37. http://dx.doi.org/10.15291/csi.3527.

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Nel presente contributo vengono discussi i principali problemi circa il contributo che la linguistica può dare alla storia. In particolare vengono trattati l’interdisciplinarità dei problemi linguistici; la natura relazionale e processuale dei dati linguistici; la natura non ontologica del referente; la narrazione come modello ermeneutico; i rapporti tra nicchia e lingua; la varietà linguistica e culturale come situazione naturale; le tracce linguistiche della storia non altrimenti accessibile. La trattazione è esemplificata con numerosi esempi forniti dalla linguistica romanza e da altri ambiti di indagine
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Stefenelli, Arnulf. "Dal lessico latino al lessico italiano". Linguistica 31, n.º 1 (1 de diciembre de 1991): 177–84. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.177-184.

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Con questo contributo in onore dello stimato collega Pavao Tekavčić tenteremo un panorama sommario, rna su base sistematica, dei rapporti storici fra illessico Iatino e illessico italiano. Concentrandoci sulla prima tappa di questa storia lessicale considereremo soprattutto alcuni aspetti trattati o accennati anche dal Festeggiato nel terzo volume ("Lessico") della sua magistrate Grammatica storica dell'italiano.
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Tekavčić, Pavao. "István Jlig, A magyarországi italianistika bibliográfija - Bibliografia dell 'italiani­ stica in Ungheria, 1945-1995; Italianistica Debrecenensis V; Kossuth Lajos Tudo­ mányegyetem, Olasz Tanszek [Università Lajos Kossuth, Dipartimento di Italianistica]",. Linguistica 39, n.º 1 (1 de diciembre de 1999): 156. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.39.1.156.

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La collana Jtalianistica Debrecenensis, che esce dal 1993 (vol. I 1993-94; II 1995; III 1996; IV 1997), pubblica come vol. V l'importante raccolta bibliografica che qui presentiamo brevemente (sulla copertina posteriore c'è l'elenco delle altre edizioni, a cura dello stesso Ateneo). L'autore, dott. István Vig, slavista ungherese e docente all'Università di Debrecen, ha pubblicato vari studi e altri titoli, come risulta dalla Bibliografia. II presente volume racchiude ben 3863 unità, numerate in continuazione e uscite nel cinquantennio postbellico. Alla Prefazione, soltanto in ungherese (5-7;.si ci­ tano le pagine), segue l'Introduzione, in ungherese e in italiano (9-12), dopo la quale si trova l'Elenco delle sigle e abbreviazioni (13-27). La bibliografia (29-235) è divisa in quattro sezioni: Letteratura (29-115; recensioni 116-126), Critica e storia letteraria (127-168; recc. 169-178), Linguistica, insegnamento della lingua e della letteratura italiana (179-202; recc. 203-206), Storia (207-229; recc. 230-234), con un'Appendice (235).
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Tekavčić, Pavao. "Francesco Bruni (a cura di), L'italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali; La Nostra Lingua, Biblioteca storica di linguistica italiana, UTET, Torino 1992; XXXIII + 1038 pp." Linguistica 34, n.º 2 (1 de diciembre de 1994): 134–38. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.34.2.134-138.

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Gli italianisti di tutto il mondo sanno quanto ricca sia in Italia la tradizione della filologia, della critica e della perenne Questione della lingua. Recentemente questi domini scientifici si sono arricchiti di un' opera davvero monumentale come materia, impostazione, trattazione e mole: il volume di formato enciclopedico che qui recensiamo. È un'ennesima storia della lingua italiana, impostata tuttavia da un angolo visuale diverso, quello cioè della diffusione progressiva dell'italiano dalle origini ai giorni nostri nelle regioni dello stato italiano e in certe altre aree (Dalmazia e stria, Canton Ticino, Valle d'Aosta, Malta, Corsica). Si esaminano le caratteristiche dell'italianizzazione delle singole aree: da qui il sottotitolo.
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Tekavčić, Pavao. "Alcune riflessioni a proposito di una recentissima grammatica della lingua italiana". Linguistica 29, n.º 1 (1 de diciembre de 1989): 149–60. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.29.1.149-160.

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L'Italia, che neppure nel passato mancava di grammatiche di indirizzo normativo e descrittivo, si è arricchita negli ultimi anni di una serie di opere glottodidattiche dedicate all'italiano. Una delle ultime è il poderoso volume La lingua e i testi, Grammatica de/la lingua italiana di P. Agazzi, A. Fallica e A. Menegoi, edito da Minerva Italica, Bergamo, 1988. II libro non è soltanto una grammatica in senso usuale: infatti, vi si trattano le nozioni fondamentali della teoria linguistica attuale (comunicazione, segno linguistico, codice, funzioni della lingua, metafora e metonomia, denotazione e connotazione, fattori della comunicazione), della teoria del testo (con alcuni campioni di testi di vario genere), in seguito l'origine e lo sviluppo della lingua italiana (dall'Indovinello veronese ai nostri giorni), i dialetti e le comunita alloglotte, e nell'ultima delle quattro appendici si danno gli elementi della composizione scritta. Il volume include dunque in notevole misura la sociolinguistica, la pragmatica, la comunicazione e la teoria dell'informazione (invece di parlante o locutore e collocutore si usano conseguentemente i termini emittente e destinatario ), la storia della lingua, la cultura del parlato e dello scritto. Si cerca insomma di avvicinare il Linguaggio all'alunno e di sviluppare in lui non solo la competenza grammaticale ma anche quella comunicativa, attiva e passiva.
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Doria, Mario. "Sulla storia del toponimo Istriano Rabac". Linguistica 28, n.º 1 (1 de diciembre de 1988): 49–51. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.28.1.49-51.

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Il nome della nota località balneare istriana Rabac (in grafia italianeggiante Rabaz) è attestato già nel 1341 sotto la forma Rabaç, precisamente negli Statuti di Albona [Labin] (cfr. P. Kandler "L'Istria" III, 1848, pp. 14 s.). A questo Rabaç fa riscontro, nel '500, Rabaz, che incontriamo nell'Itinerario Bragadin-Lando-Morosini dell'a. 1554 (ed. M. Bertoša VHARP 17, 1972, p. 41) e nel Catastico di Fabio da Canal dell'a. 1566 (ed. D. Klein, ib. 11-12, 1966-67, pp. 16- bis, 62). Rabaz ricompare in Carlo Donadoni, a. 1719 (P. Kandler Emporio p. 96, in "Miscellanea Conti" 1861-62), in un documento dell'a. 1749 (P. Kandler cit. p. 282), nonché nel Catasto di V. Morosini IV, a. 1775-76 (ed. M. Bratulić, Trieste-Fiume 1980, pp. 349-352). Anche la cartografia veneta di fine '700 attesta la forma Rabaz, così la nota carta dell'Istria Meridionale di Giov. Valle (Venezia 1784). Rabaz ricompare nel Reperto-Bargnani dell'a. 1806' (ed. E. Apih, ACRSR 12, 1981-82, p. 219), nell "' A vviso della Commissione per la vendita dei beni dello Sta to del Litorale", Trieste 15-1-1825 (Archivio di Stato, per gentile informazione del dott. Pierpaolo Dorsi), in Carlo Combi a. 1858-59 (cfr. E. Apih cit. p. 321) ecc. Rammenteremo anche la forma Rabatz (alternante con Rabaz) in R. P. Burton Note sopra i Castellieri (Capodistria 1877) p. 35 e Rabas (nella locuzione Porto Rabas in alcune carte geografiche del 1753 e 1780, Lago-Rossit OH indici), nonché in P. Tedeschi Viaggio fantastico in Oga Magoga, 1863, su cui v. P. Blasi "Voce Giul." 1-6-1984 p. 4). Abbastanza comune anche la locuzione Porto Rabaz, soprattutto nella cartografia istriana a partire dall'a. 1620 fino al 1797 (vedi gli indici in Lago-Rossit cit.): ricorderemo fra queste la Carta Geografka del Coronelli (Venezia 1696) nonché la Carta Santini ("à Venise" ante 1780, cfr. fot. in E. Schwarzenberg Plstr. 44 s. V, f. 8-9, 1980, p. 12); fra i moderni citeremo M. Gerbini Quaderni di Fianona (Trieste 1976) p. 41 e M. Catano, "In Strada Granda" N. 27 (aprile 1986) p. 26 e qualche altro.
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Skytte, Gunver. "A Linguist's life. An English translation of Otto Jespersen' autobiography with notes, photos and a bibliography. EDited by Arne Juul, Hans F. Nielsen, Jørgen Erik Nielsen. Odense university press; Odense 1995". Linguistica 37, n.º 1 (1 de diciembre de 1997): 125–28. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.37.1.125-128.

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È un tratto positivo della linguistica di oggi l'interesse rinnovato per la storia della linguistica e per i grandi classici della linguistica, molti dei quali sono oggetto di un vero revival scientifico. Basti ricordare ii caso di Lucien Tesnière, le cui teorie oggi sono fonte di ricca ispirazione, come testimonia ii volume Linguistica XXX IV, I . M élanges Lucien Tesnière, Ljubljana 1994.
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Tekavčić, Pavao. "Vojmir Vinja, Jadranskafauna, Etimologija i struktura naziva, 1 11, Split, Lo­gos, 1986: I vol. pp. 5-504, II. vol. pp. 1-558." Linguistica 27, n.º 1 (1 de diciembre de 1987): 167–74. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.27.1.167-174.

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La stratificazione linguistica lungo la costa orientale dell'Adriatico assieme ai molteplici contatti di genti (Greci, Latini, Italiani, Slavi) rende interessante e pro­ ficuo qualsiasi studio linguistico in questa dominio; trattandosi poi di ambiente ma­ rino, è comprensibile l'importanza della terminologia talassozoonimica. A questi studi si dedica da quasi quarant'anni il noto romanista zagabrese e ordinaria di filo­ logia romanza all'Ateneo di Zagabria Vojmir Vinja. Adesso, come coronamento della sua lunga attività scientifica in questa campo (documentata in una serie di studi precedentemente pubblicati), l'autore ci offre illibro qui recensito, che nel vero sen­ so della parola è il suo magnum opus, un'ampia e documentatissima sintesi delle sue ricerche talassozoonimiche. Una tale opera esige una preparazione vasta e moltepli­ ce, dalla linguistica (esame sistematico-strutturale) e filologia (studio delle fonti an­ tiche) attraverso la storia culturale fino all'economia, all'oceanografia e addirittura all'ittiologia.
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Tekavčić, Pavao. "Studi ladini in onore di Luigi Heilmann nel suo 75 ° compleanno, a cura di Guntram A. Plangg e Fabio Chiocchetti, «Mondo Ladino» X (1986), Institut Cultural Ladin «majon di fashegn« Vigo di Fassa, pp. 3-466." Linguistica 27, n.º 1 (1 de diciembre de 1987): 175–79. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.27.1.175-179.

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La stratificazione linguistica lungo la costa orientale dell'Adriatico assieme ai molteplici contatti di genti (Greci, Latini, Italiani, Slavi) rende interessante e pro­ ficuo qualsiasi studio linguistico in questa dominio; trattandosi poi di ambiente ma­ rino, è comprensibile l'importanza della terminologia talassozoonimica. A questi studi si dedica da quasi quarant'anni il noto romanista zagabrese e ordinaria di filo­ logia romanza all'Ateneo di Zagabria Vojmir Vinja. Adesso, come coronamento della sua lunga attività scientifica in questa campo (documentata in una serie di studi precedentemente pubblicati), l'autore ci offre illibro qui recensito, che nel vero sen­ so della parola è il suo magnum opus, un'ampia e documentatissima sintesi delle sue ricerche talassozoonimiche. Una tale opera esige una preparazione vasta e moltepli­ ce, dalla linguistica (esame sistematico-strutturale) e filologia (studio delle fonti an­ tiche) attraverso la storia culturale fino all'economia, all'oceanografia e addirittura all'ittiologia.
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Vučetić, Zorica. "Milan Moguš, Povijest hrvatskoga književnoga jezika (Storia della lingua croata), /Globus/, Zagreb 1993, pp. 205". Linguistica 35, n.º 2 (1 de diciembre de 1995): 329–31. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.329-331.

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Il libro del noto linguista Milan Moguš è un valido contributo alla storia della lin­ gua croata dall'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) fino ai nostri giorni. È la storia del croato scritto o letterario; essa è più complessa della storia della lingua standard dato che comprende anche i testi scritti la lingua dei quali non è stata soggetta alla stan­ dardizzazione. La letteratura croata, compresa in senso lato, come parte della ricca cul­ tura croata, contiene i testi scritti prima della standardizzazione, per cui in questo libro è descritto l'intero periodo della lingua croata scritta o letteraria. Alla base della lingua croata stanno tre parlate organiche (stocavo, caicavo e ciacavo) come dimostrano i testi scritti: i documenti, le lettere, le opere letterarie, le grammatiche, i dizionari ed altri testi. Nella sua storia la lingua croata era caratterizzata dalla continua compenetrazione di forti diversità e proprio da queste diversita il croato traeva una più profonda omo­ geneità. L'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) è un documento storico e linguistico che rappresenta con ragione il più antico monumento della lingua nazionale croata; ha tutte le caratteristiche della lingua a cavallo tra l' 11. e il 12. secolo. I primi testi nascono sul territorio del dialetto ciacavo, ma accanto ai testi con base ciacava appaiono ben presto quelli con base stocava.
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Cerasuolo Pertusi, Maria Rosaria. "Storia di parole ed etimi triestini". Linguistica 32, n.º 2 (1 de diciembre de 1992): 145–50. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.32.2.145-150.

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Dopo quanto esaurientemente esposto da M. Doria in GDDT e GDDT Suppl. sussistono ancora - a mio modesto parere - elementi validi per riscrivere, almeno parzialmente, la storia della parola "caratterizzante"1 triestina petès "bevanda superal­ coolica (soprattutto di pessima qualita)", "grappa, acquavite" e simili, anche se questi stessi elementi non si appalesino, purtroppo, decisivi - come vedremo - per fissare definitivamente l'etimo della medesima. Vale, comunque, sempre la pena di ripercor­ rerne la documentazione, al fine di recuperare almeno una parte della "storia" della parolia in questione.
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Renzi, Lorenzo. "Per una storia della struttura della frase in italiano: il fiorentino del Cinquecento". Linguistica 31, n.º 1 (1 de diciembre de 1991): 201–10. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.201-210.

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Nella storia dell'italiano la struttura della frase è cambiata più di una volta. Con la struttura della frase cambiano anche le regale da cui dipendono: 1) la presenza e la posizione dei pronomi personali soggetto, 2) la posizione dei pronomi clitici obliqui adverbali, presenti in tutte le fasi dell'italiano come delle altre lingue romanze. La prima fase è quella dell'italiano antico, cioè del fiorentino dalla prima documentazione, nel Duecento avanzato, al Quattrocento. Questa fase è illustrata, assieme a quella delle altre lingue romanze, in Vanelli, Renzi e Benincà 1985, Renzi 1990 e in corso di stampa, e più in dettaglio in Vanelli 1986 (per lo status teorico del tipo romanzo antico, v. Benincà 1983-84). Ne riprendo brevemente qui le linee essenziali, per passare poi al tema centrale di questo studio, la struttura del fiorentino del Cinquecento. Accennerò poi al tema della separazione dell'italiano letterario dal fiorentino e agli svolgimenti successivi divergenti dell'italiano e del fiorentino.
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Skytte, Gunver. "Il concetto di storia della lingua nell'opera grammaticale di Benedetto Buommattei". Linguistica 31, n.º 1 (1 de diciembre de 1991): 279–89. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.279-289.

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Che la storia della lingua sia una disciplina linguistica di data recente, fondata nell'800, soprattutto grazie alle ricerche pionieristiche di insigni filologi tedeschi, è un'opinione comunemente accettata, ed essa è probabilmente anche giustificata attraverso la classificazione datane di disciplina. A questo dato di fatto si deve senz'altro l'opinione altrettanto estesa che prima dell'800 non esistesse il concetto di linguistica diacronica o cambiamento linguistico in senso scientifico, come pure quella non meno erronea che la linguistica, come scienza, sia stata fondata solo nell'800.
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Šega, Agata. "Contributo alla conoscenza dei latinismi e romanismi antichi in sloveno". Linguistica 38, n.º 2 (1 de diciembre de 1998): 63–85. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.38.2.63-85.

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Romanizzazione, continuità e contatti linguistici slavo-romanzi sul territorio orientate delle Alpi e nell'area nordadriatica nel periodo paleoslavoIl fatto che il territorio dell'odiema Slovenia, soprattutto occidentale, rimanesse popolato dagli autoctoni di origine romanza ancora parecchio tempo dopo l'arrivo degli slavi è ormai indiscutibile. Quanti fossero, come suonasse il latino che parlavano, quando si assimilassero, in che ambiti della cultura materiale e spirituale si sentisse il loro influsso, sono invece questioni molto più complesse alle quali fino ai nostri giorni non si è potuto dare una risposta soddisfacente. Questo problema viene trattato da diverse scienze storiche e dalle loro discipline ausiliari: la storia con la storia del cristianesimo, I'archeologia con I'epigrafia e I'etnologia.
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Casini, Simone. "I media italiani all’estero: questioni linguistico-educative tra nostos, tradizione, identità e nuove generazioni". Italian Canadiana 35 (18 de agosto de 2021): 285–306. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37234.

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Il contributo prende in esame il ruolo educativo che i media hanno esercitato nella storia linguistica italiana e internazionale, tracciando un profilo semiotico sulle implicazioni che questi hanno avuto nel determinare il paradigma del nostos in contesto estero e migratorio. A fronte di una prima ricognizione sui processi linguistico-educativi italiani per i quali è risultato evidente il ruolo dei mezzi di comunicazione nella definizione del processo di unificazione linguistica nazionale, l’analisi propone una riflessione sui media italiani in Canada, affrontandone le dinamiche in chiave linguistico educativa con una prospettiva intergenerazionale che sostenga il ruolo del nostos entro le diverse generazioni di utenti. L'analisi si conclude con una indagine sociolinguistica e con una riflessione che guarda ai media come fattore di una rete articolata di elementi in grado di cooperare per arginare il processo di diminuzione della presenza della lingua italiana in contesto straniero sui piani della formazione e del generale uso linguistico.
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Jakopin, Franc. "Liliana Spinozzi Monai, Dal Friuli Alla Russia. Mezzo secolo di storia e di cul­ tura. In margine all'epistolario (1875-1928) Jan Baudouin de Courtenay. Società Filologica Friulana, Udine 1994." Linguistica 35, n.º 2 (1 de diciembre de 1995): 332–34. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.332-334.

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Questo libro rappresenta una preziosa novità scientifica nel campo della slavistica e della friulanistica. Vi sono pubblicate le lettere, le cartoline postali inviate da intellet­ tuali friulani (in parte anche italiani) e beneciani (filologi, etnografi, storici, avvocati, ecc.) allo studioso polacco Baudouin de Courtenay che, nei primi anni settanta dello scorso secolo, in qualità di docente di linguistica slava all'Università di Pietroburgo, ap­ pena ventottenne si recò nella Slavia Friulana e in altri luoghi del Friuli al fine di com­ piere delle ricerche sui relativi dialetti slavi, o più precisamente sloveni. Nei quattro de­ cenni successivi vi ritornò otto volte e pubblicò uno studio basilare sui dialetti resiani e altri contributi su Resia e i suoi abitanti, nonché ricco materiale sia sul dialetto di Resia che quello del Torre (Opyt fonetiki rez'janskich govorov, 1875 - Saggio di fonetica delle parlate resiane; Materialy dlja južnoslavjanskoj dialektologii i etnografii 2. Obrazcy jazyka na govorach Terskich Slavjan v sevemovostočnoj ltalii, 1904). II mate­ riale dialettale raccolto nelle valli del Natisone, rimasto in forma manoscritta, viene pubblicato nel 1988 da Liliana Spinozzi Monai (con commento folklorico di M. Matičetov) presso l'Editoriale Stampa Triestina con ii titolo "Materiali per la dialettolo­ gia e l'etnografia slava meridionale 4. Testi popolari in prosa e in versi raccolti in Val Natisone nel 1873".
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A. Cortelazzo, Michele. "Evoluzione della lingua e staticità della norma nell'italiano contemporaneo : gli ausiliari nei costrutti con verbi modali". Linguistica 49, n.º 1 (29 de diciembre de 2009): 95–106. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.95-106.

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Tra i fenomeni che vengono attribuiti alla recente evoluzione dell'italiano (e che vengono stigmatizzati dalle grammatiche normative) vi è l'uso generalizzato dell'ausiliare avere nei tempi composti dei verbi modali, anche quando il verbo modale regge un verbo all'infinito che nei tempi composti richiede l'ausiliare essere. Studi recenti hanno già mostrato che, nell'uso, l'impiego di avere è prevalente rispetto all'uso di essere e che si tratta di un fenomeno che percorre tutta la storia dell'italiano. Queste conclusioni sono state confermate e rafforzate dall'analisi di un corpus formato da 116 romanzi italiani pubblicati a partire dal secondo dopoguerra.
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Tekavčić, Pavao. "L'Istroromanzo in una recente pubblicazione lunguistica". Linguistica 28, n.º 1 (1 de diciembre de 1988): 111–24. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.28.1.111-124.

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Aggiunte, commenti, rettifiche, risposte alla problematica istroromanza nel volume omaggio a Žarko Muljačić Romania et Slavia Adriatica Il recente volume omaggio a Žarko Muljačić Romania et Slavia Adriatica (Hamburg, Buske Verlag, 1987) riserva, come è naturale, una notevole parte dello spazio ai dialetti chiamati istroromanzi o istrioti: infatti, sui 41 contributi ben 8 concernono l'istroromanzo (in seguito: IR). Vi sono discusse o almeno toccate tutte le questioni della genesi, della storia e della posizione dell'IR nella Romània. Prescindendo ovviamente dal nostro contributo, intendiamo soffermarci sul testo introduttivo di G. Holtus e J. Kramer Streiflichter auf Forschungen zum Dalmatischen und zum Istroromanischen, pp. 43-53 (soprattutto p. 48 sgg.) e sui contributi di J. Kramer (Was sind italienische Mundarten? Bemerkungen zur Klassifikation des «lstroromanischem>, pp. 91-100), E. Blasco Ferrer (L 'istroromanzo, una lengua-puente. Analisi tipologica e genetica della desinenza di persona dell'indicativo presente, pp. 101-113) e G. Ineichen (Bemerkungen zur Stellung des Istriotischen, pp. 115-125). C} soffermeremo inoltre sul testo di M. Iliescu (Les caractéristiques de la flexion synthétique des verbes réguliers en istro-roman en perspective romane, pp. 365-372), mentre non abbiamo trovato elementi discutibili negli articoli di M. Doria (Note etimologiche al lessico istro-veneto ed istrioto, pp. 255_...:265) e di G. Holtus (Beiträge zur Lexikographie des Istroromanischen: der «Vocabolario giuliano» von Enrico Rosamani, pp. 525-535).
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Canadelli, Elena. "La biblioteca privata di Tito Vignoli. Letture di un antropologo evoluzionista". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 3 (marzo de 2011): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-003001.

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La biblioteca di scienze umane dell'antropologo e psicologo evoluzionista Tito Vignoli (1824-1914) č stata recentemente ritrovata presso un ramo degli eredi. L'articolo ricostruisce la stratificata composizione disciplinare di questa raccolta libraria, che tocca tematiche di filosofia, storia delle religioni, antropologia, etnografia, linguistica, paletnologia, geologia e biologia. Lo studio di questa biblioteca e dei suoi circa 1.000 titoli contribuisce a far luce sulla formazione e gli interessi di una personalitŕ poco ricordata della cultura italiana e milanese di fine Ottocento, restituendo al contempo un quadro coerente delle scienze umane di quegli anni.
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Tekavčić, Pavao. "Eduardo Blasco Ferrer, La parlate dell' Alta Ogliastra, Analisi dialettologica. Saggio di storia linguistica e culturale, Studi di Linguistica sarda, Collana diretta da Eduardo Blasco Ferrer e Heinz Jürgen Wolf, num. l; Cagliari, Edizioni De/la Torre 1988". Linguistica 29, n.º 1 (1 de diciembre de 1989): 173–78. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.29.1.173-178.

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Il fascino del sardo, questo «Naturpark der Romania», come J. Jud lo defini molti anni or sono, garantisce vivo interesse a qualsiasi pubblicazione che tratti questo membro della famiglia neolatina. Se tali studi sono condotti secondo i metodi attuali, basati su solide inchieste e completati dalla larghezza delle vedute antropologiche, storiche e culturali, il successo non puo mancare. È appunto il giudizio sintetico che a mo' di anticipazione possiamo fomulare sul volume qui recensito. Ne è autore il giovane studioso italiano (di origine catalana) Eduardo Blasco Ferrer, autore di alcuni libri sul sardo e sul catalano, autore anche di una serie di studi e collaboratore al Lexikon der romanistischen Linguistik (per la storia esterna del sardo).
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Tekavčić, Pavao. "Walter Belardi, Breve storia della lingua e della letteratura ladina, 2.edizione aggiornata; con un'appendice di Marco Forni; Istitut Ladin "Micurà de Rü", San Martin de Tor; 138 pp.+indice (5 pagine non numerate)". Linguistica 44, n.º 1 (1 de diciembre de 2004): 182–83. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.182-183.

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Uno dei maggiori linguisti e filologi italiani dei tempi moderni, Walter Belardi, emerita dell'Università di Roma "La Sapienza" e studioso di fama mondiale, rias­ sume nel presente volumetto la problematica ladina, presentandoci una specie di breviario, quasi un catechismo, con la competenza ben nota da alcuni decenni. Come si legge sul retrocopertina esterno, il Nostro si occupa di Ladinia da più di un mezzo secolo: ricordiamo, a titolo di esempio, la sua [La] poesia friulana del Novecento (1987) e la Narrativa gardenese (1988). La presente Breve storia è la 2. edizione (la 1. risale al 1996) e si divide in due parti: L'aspetto storico-linguistico (pp. 7-72) e L'aspetto linguistico-letterario (pp. 73-124). L'aggiunta di Marco Forni Aspetti della letteratura ladina dolomitica contemporanea e Vocabolari ladini recenti (pp. 125-138) e 5 pagine, come detto, fuori paginazione, chiudono il libro. 11volu­ me consiste di 77 capitoli, ognuno in media di 3-4 pagine, raramente più lunghi (quello sul poeta Max Tosi, pp. 97-105) o più brevi (ad es. Cronologia, temi e co­ stanti p. 10; La situazione demografica attuale, p. 16; Non storia biologica ma Storia, p. 62; La prima grammatica gardense a stampa, p. 85; Prospettive future, p. 120, e alcuni altri).
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Glavinić, Vera. "Vocabolarietto dell'istro-veneto della città di Pola". Linguistica 31, n.º 1 (1 de diciembre de 1991): 303–15. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.303-315.

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Le parole sono come l'uomo: vivono la loro vita, breve o lunga che sia, e muoiono o si trasformano e, se non ci fosse l'uomo che le registra, non imprimerebbero le loro orme nella storia dell'umanità. Perciò è necessario registrarle. Questo lavoro di documentazione diventa vero e proprio dovere qualora si tratti di parole che danno vita a lingue parlate non da milioni di individui, ossia a lingue che hanno assicurata una lunghissima esistenza, ma a dialetti con un numero di parlanti molto esiguo e, nella fattispecie, a dialetti che sono calati in specifiche realtà linguistiche, in cui la loro identità idiomatica è in pericolo.
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Dapit, Roberto. "Relazioni semantiche tra lo Sloveno standard e i dialetti con riferimento alle lungue di interazione". Linguistica 49, n.º 1 (29 de diciembre de 2009): 277–93. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.277-293.

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Il contributo si propone mettere a confronto, sul piano semantico, un corpus lessicale dialettale con le relative voci della lingua standard contemplate nello slovar slovenskega knjižnega jezika. Il tentativo di analisi semantica viene realizzato sulla base di nomi di luogo rilevati a Resia che, in questa sede, vengono classificati in varie categorie secondo il livello di convergenza individuato tra i due livelli linguistici. Oltre al resiano si tiene conto nella discussione anche di altre varietà, in particolare del dialetto del Torre e, a causa dell’intensa interazione, del friulano, da cui deri- vano numerosi toponimi; il tedesco invece ha svolto in questo senso un ruolo assai limitato.Secondo i risultati dell’analisi, la categoria più numerosa comprende voci che indicano un’ampia convergenza tra i livelli della lingua slovena (51,30%), mentre risulta piuttosto limitata la categoria della divergenza (9,67%); la categoria delle voci desemantizzate assume invece un peso maggiore (21,93%); i prestiti, provenienti quasi esclusivamente dall’ambito romanzo e prevalentemente friulano, compongono l’ultima e relativamente ampia categoria (17,10%).L’autore sottolinea inoltre la questione del rapporto instauratosi non soltanto tra i livelli linguistici ma anche tra questi e le lingue di interazione. Infatti, oltre a constatare che i tratti semantici individuati nei nomi di luogo resiani confermano, anche sul piano della semantica, una stretta relazione con la lingua standard, ovvero la lingua slovena centrale, pone l’accento sulla necessità di definire, anche attraverso un processo di analisi etimologica, alcuni altri aspetti. Si riferisce più precisamente alle caratteristiche semantiche del lessico appartenente a sistemi lingusitici che si sono sviluppati in una dimensione di interazione linguistica e culturale. L’accento viene posto infine sulla rilevanza dei dati riguardanti la storia del lessico auspicando una ricerca che tenga conto della diversità linguistica e delle relazioni tra le lingue. Un simile approccio infatti consentirebbe non soltanto di approfondire le conoscenze relative all’evoluzione della semantica e alla lessicografia, ma anche di comprendere una condizione in cui la convivenza di varie lingue e culture è destinata normalmente a svolgere, nel lungo periodo, un ruolo preminente.
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Čok, Lucija. "Lingue e culture nel dibattito sulle identità europee". Linguistica 50, n.º 1 (29 de diciembre de 2010): 137–42. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.50.1.137-142.

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Nelle politiche linguistiche e culturali delle strategie comunitarie, il discorso sulle identità del singolo (identità nazionale, culturale, linguistica, regionale...) presenta un potenziale punto d'intesa. Nel complesso delle attività che le politiche comunitarie propongono, risulta che una speciale attenzione è riservata alla tutela di alcune di esse (per esempio quella nazionale e linguistica). Si attivano quindi, simultaneamente, mezzi e conoscenze per instaurare la condivisione di un'unica cittadinanza e di una comune economia per creare una crescita culturale in un'entità organica. L'Europa è caratterizzata da culture e tradizioni simili e da una storia che accomuna tutte le nazioni che ne fanno parte. Il passato delle nazioni è contrassegnato dalla ricchezza dei valori paneuropei: valori politici, sociali, culturali, umani. La memoria, soprattutto la memoria storica, è fatta di un materiale essenziale atto a costruire e composto di elementi specifici insostituibili. Vi si trovano valori da salvaguardare e da distribuire. Uno dei vantaggi del continente Europa è il fatto di avere un passato, anche se, a tratti, conflittuale a causa delle specificità delle singole nazioni. La componente regionale e quella locale costituiscono un prezioso scrigno culturale paneuropeo le cui ricchezze emergono nel dialogo interculturale. Ci sono luoghi e tempi per cercare la creatività artistica, la curiosità scientifica, la forza intellettuale del singolo e dei gruppi che potranno far emergere nuove idee, proposte, progetti e strategie per arrivare al bene comune. La scuola è uno dei luoghi intesi come laboratori culturali. Il processo d'innovazione in atto all'interno del sistema scolastico supporta senz'altro la scuola nell'adempimento della sua funzione di operatore educativo comunitario e, allo stesso tempo, di tutore dei beni culturali e delle identità regionali.
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Blanchet, Philippe. "sociolinguistique est-elle une "interdiscipline" ?" Travaux neuchâtelois de linguistique, n.º 53 (1 de enero de 2011): 13–26. http://dx.doi.org/10.26034/tranel.2011.2775.

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Questo testo cerca di capire perché alla sociolinguistica venga ancora oggi chiesto di giustificare se è una propria disciplina di ricerca o no. Rammenta prima la storia dell'emergere e dei dibattito sullo statuto scientifico ed istituzionale della sociolinguistica fra gli anni 1970 e 2000 (linguistica sociale, sociologia del linguaggio o interdisciplina?). Propone poi definizioni epistemologiche di cosa que siano una disciplina scientifica, un'interdisciplina, la pluridisciplinarità, l'interdisciplinarità e finalmente la trasdisciplinarità. Da questo punto di vista, spiega che non ci può esistere un'interdiscplina stabile ma soltanto un processo d'interdisciplinarità fra discipline riconosciute. Conclude esaminando la posizione epistemologica della sociolinguistica dagli anni 2000 esitante fra una teoria linguistica alternativa oppure una socio-antropologia. Suggerisce che sia sostenuta come una linguistica alternativa su basi chiaramente socio-antropologiche.
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Tekavčić, Pavao. "Oana Salişteanu Cristea, Prestito latino - Elemento ereditario nel lessico della lingua italiana - Doppioni e varianti, Istituto di Studi Romanzi, Facoltà di Lettere, Università Carolina Praga; Praga 2000, pp. 199". Linguistica 40, n.º 1 (1 de diciembre de 2000): 197–200. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.40.1.197-200.

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La ricchezza del lessico italiano dall'antichità ad oggi e la sua complicata stratificazione sono oggetto dell'interesse dei linguisti da più di un secolo e mezzo; eppure, c'è una serie di problemi non studiati a fondo, tuttora aperti e promettenti. Uno di tali temi è la coesistenza di due (o più) riflessi di una sola base latina, cioè gli allotropi e doppioni (franc. doublets). Dai tempi di Ugo Angelo Canello (anni 70 dell'Ottocento) questo settore del vocabolario non cessa di preoccupare gli studiosi ed il più recente contributo -- importantissimo, diciamolo subito-- che riassume, discute, sistematizza e in gran parte completa quanto fatto finora, è il recentissimo volume della professoressa Oana Sălişteanu Cristea, docente di linguistica italiana (storia della lingua, filologia e dialettologia) all'Università di Bucarest. Questo libro è l'oggetto della presente recensione.
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Godini, Neva. "Il punto su Sebastijan Krelj". Linguistica 27, n.º 1 (1 de diciembre de 1987): 33–45. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.27.1.33-45.

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Come Sebastianus Krelo Austriacus si era iscritto all'Accademia di Jena nel 1557 colui che oggi viene considerato uno dei protagonisti di spicco dell'epopea pro­ testante slovena. Sono ormai parecchi anni che, nel celebrare l'anniversario del1584 nella cultura e storia slovena (anno della pubblicazione della traduzione della Bibbia ad opera di Jurij Dalmatin e della prima grammatica slovena, scritta in Iatino, Arti­ cae horulae di Adam Bohorič), non si contano ormai più libri, saggi, articoli, con­ vegni e commemorazioni varie così in Slovenia come all'estero ed in particolare a Derendingen, oggi periferia della città di Tübingen, che diventò Ia seconda patria di colui che viene considerato il padre della letteratura slovena, cioè Primož Trubar. E nella vicina città di Urach aveva sede l'importantissima tipografia dei protestanti sloveni e non: basterà ricordare che qui in soli cinque anni vennero alia stampa ben 50 tra pubblicazioni in sloveno, croato, glagolitico, italiano ecc. Ma queste dovreb­ bero essere cose abbastanza risapute. Meno conosciuta e, oseremmo dire quasi un po' trascurata in questa messe di commemorazioni, appare l'opera e l'importanza di uno dei protagonisti del protestantesimo sloveno, appunto Sebastijan Krelj.
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Toso, Fiorenzo. "Parole ritrovate". Linguistica 49, n.º 1 (29 de diciembre de 2009): 235–45. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.235-245.

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L'articolo propone una serie di voci raccolte nel dialetto di Arenzano, un centro della Riviera ligure a pochi chilometri da Genova: tali parole corrispondono a forme presenti nella letteratura antico-genovese (secc. XIII-XV) che non sono più documentate nei repertori e nei testi successivi, e in particolare nei vocabolari sui quali è venuto fissandosi, negli ultimi duecento anni, il canone del genovese scritto. Tutte queste voci presentano comunque interessanti evoluzioni semantiche, il cui interesse va al di là della facile individuazione dell'etimo originario: alcune inoltre sono ancora presenti in aree laterali estreme della Liguria, mentre altre risultano attestate, allo stato attuale, nel solo dialetto di Arenzano. Questi elementi propongono alcuni spunti di riflessione in merito al rapporto che intercorre tra aree particolarmente conservative e aree innovative, e confermano al tempo stesso la possibilità di reperire, anche in dialetti apparentemente ben noti e documentati, motivi di interesse e contributi allo sviluppo dell'analisi in prospettiva sincronica e diacronica, di fenomeni di più vasta portata. Esemplare in tal senso è il caso della voce siömma, un continuatore del grecismo CELEU(S)MA col quale si riapre in certo qual modo il problema della storia e dell'irradiazione di una serie di continuatori, tra i quali la ben nota voce italiana ciurma 'equipaggio di mare'.
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Skubic, Mitja. "Goran Filipi, Istrorumunjski lingvistički atlas. Atlasul lingvistic istroromân.Atlante linguistico istrorumeno, Knjižnica Atlas, Knjiga 2, Znanstvena udruga Mediteran=Societas studiorum Mediterraneum, Pula 2002, pag. 785". Linguistica 43, n.º 1 (1 de diciembre de 2003): 161–63. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.43.1.161-163.

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L'edizione di un atlante linguistico e sempre fonte di giustificato orgoglio per l'autore ed e nello stesso tempo fonte di allegria, di entusiasmo per chi si accinge a servirsene. II detto vale anche per l'apparizione dell'Atlante linguistico istrorumeno. Tuttavia, all'allegria si associa un sentimento di malinconia: si tratta di un pezzo della Romania che a poco a poco sta scomparendo, l'istrorumeno. II fenomeno non e proprio sorprendente, ne eccezionale: per limitarci al mondo romanzo si con­ statano territori latinizzati o romanizzati nell'epoca antica, l'epoca dell'espansione della forza politica romana e della lingua di Roma, dove la latinita fu sommersa nel corso della storia dalle ondate di altre lingue. Un esempio geograficamente vicino all'istrorumeno ci e offerto dalla sorte del dalmatico scomparso alla fine dell'Otto­ cento. "La morte di una lingua" e l'espressione abituale per un tale fenomeno. Certo, una lingua non muore: si tratta di un processo meno poetico, anzi molto prosaico. Per varie ragioni la gente a poco a poco abbandona la lingua materna e ricorre ad usare, dapprima nella vita sociale, poi addirittura in famiglia, un'altra lingua, evi­ dentemente di maggior prestigio.
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Joseph, John Earl y Riccardo Ambrosini. "Momenti e problemi di storia della linguistica, I: De Saussure-Jakobson-Chomsky". Language 63, n.º 1 (marzo de 1987): 180. http://dx.doi.org/10.2307/415403.

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Cavallo, Riccardo. "Alle origini della sovranità europea". Italian Review of Legal History, n.º 8 (21 de diciembre de 2022): 227–56. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19253.

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Il presente contributo si propone di indagare le trascurate radici storico-giuridiche del concetto di sovranità popolare nel contesto europeo a partire dall’ultimo grande dibattito sulla sovranità, consumatosi agli albori dell’apocalisse nazista durante la temperie weimariana. Oggi come ieri, pur con tutti i distinguo, infatti, il dibattito giuridico-politico europeo ruota intorno al problematico rapporto tra Europa e sovranità. Si pensi all’emblematico dibattito tra il filosofo Jürgen Habermas e il giurista Dieter Grimm svoltosi agli albori del processo di costruzione dell’Europa e da ultimo alla diatriba sul futuro dell’Europa tra lo stesso Habermas e il sociologo Wolfgang Streeck. Nelle pieghe di questa querelle, ancora ben lungi dall’essersi conclusa, sembrano riemergere concetti e categorie del lessico weimariano, tra cui, quella di popolo, il cui significato appare tutt’altro che univoco, come dimostra già la sua tormentata storia linguistica e/o concettuale.
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Bernard, Enrico. "L’italiano ha mille anni: Spunti drammatici sull’origine della lingua e della letteratura italiane in occasione della svolta millenaria del nostro idioma". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, n.º 3 (10 de septiembre de 2014): 551–61. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542583.

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La lingua italiana è nata circa un millennio fa dalla trasformazione della liturgia drammatica in dramma liturgico. Attori di questo processo sono stati i “comici” che hanno sviluppato il dramma per la comprensione liturgica e per intrattenere il pubblico su temi religiosi conosciuti. Si è innescato così un processo abbastanza rapido di delatinizzazione e “involgarimento” delle sacre rappresentazioni che, spostandosi dall’altare alle piazze, hanno preso la forma meno solenne di laudi e misteri buffi. Questo processo è stato però messo in ombra dal tentativo – che ha origini lontane, addirittura in Dante – di nobilitare e idealizzare la genesi dell’italiano distinguendo il volgare dal “dolce stil novo”. La dicotomia ha scatenato discussioni secolari sul dialetto, in particolare sul fiorentino, che per Dante rappresenta quell’idioma “illustre, regale, curiale, cardinale” che si differenzia dal volgare come lingua d’ élite, letteraria e burocratica. Questa interpretazione, contrastata da Petrarca e Machiavelli, finì per eclissare l’origine drammatica, teatrale, dell’italiano. Ciò ha comportato un’interpretazione puramente letteraria e “fiorentinocentrica” della nostra storia linguistica e la “miseria” del teatro italiano sempre considerato, secondo una linea che va da Dante a Croce, come uno strumento troppo “volgare” e rozzo per sublimarsi in letteratura.
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Cesaroni, Fabio Massimo. "Per uno studio del contatto tra scritto e parlato nei testi di messaggistica istantanea: analisi di un corpus". Lingue e culture dei media 6, n.º 1 (8 de agosto de 2022): 68–102. http://dx.doi.org/10.54103/2532-1803/18574.

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Il contributo vuole indagare la presenza, all’interno dei testi scritti di messaggistica istantanea, di tratti linguistici tipicamente riconosciuti come propri del parlato spontaneo. Lo studio si basa su testi provenienti da un corpus il cui allestimento (parte integrante della ricerca) è presentato nelle prime sezioni. Gli aspetti del parlato indagati sono stati la presenza di riformulazione, l’uso della ripetizione lessicale per garantire la coesione testuale e il ricorso al lessico polisemico. Nelle conclusioni, infine, si riflette sul ruolo che può avere la messaggistica istantanea nel processo di avvicinamento tra scritto e parlato nel quadro della storia linguistica dell’italiano, immaginando come tale tipologia testuale possa contribuire alla nascita di un italiano scritto informale. This paper aims to spark the interest in how written messages contain evidences of the spoken language. This research is corpus-based: in the initial chapters can be found a description of how data were collected to make the corpus. Reformulation, lexical repetition in textual cohesion and polysemic lexicon were recognized as linguistic aspects linked with the spoken language. In conclusion, how messages may be the way of a new contact between writing and speaking in the history of the Italian language will be revealed. Moreover, these texts are likely to represent an important development in a new form of informal written Italian.
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Bondì, Davide. "La svolta linguistica in filosofia della storia. Louis O. Mink e Hayden White". PARADIGMI, n.º 3 (enero de 2014): 131–57. http://dx.doi.org/10.3280/para2013-003009.

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Desideri, Paola. "Origini e sviluppi delle analisi e delle teorie sul linguaggio politico: (1920-1960)". Linguistica 49, n.º 1 (29 de diciembre de 2009): 41–53. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.41-53.

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Scopo di questo contributo è di ricostruire le origini e gli sviluppi degli studi, sia teorici che applicati, sul linguaggio politico dal 1920 al 1960, a cominciare dagli articoli di alcuni autorevoli formalisti russi pubblicati nel 1924 sulla rivista sovietica Lef. Vengono ripercorse le tappe fondamentali di questo interessante e complesso settore di studi, che vede, soprattutto negli anni Trenta, le prime analisi applicate indirizzate all'esame delle peculiarità stilistiche degli idioletti di tre capi carismatici che hanno fatto la storia del primo Novecento: Lenin, Hitler e Mussolini. Di tali linguaggi sono particolarmente messi in luce quei tratti semantici e retorici che, lessicalizzati da parole d'ordine e slogan ad effetto, hanno reso possibile quel passivo e irrazionale rapporto popolo-capo che ha caratterizzato inquietanti regimi nel secolo scorso. Inoltre sono prese in considerazione le prime teorie novecentesche sulla specificità del discorso politico, del quale si tenta di identificare modi e usi, tenendo conto del comportamento segnico di questa particolare produzione linguistica. A tale riguardo, la teoria predominante è certamente quella della Content analysis, che, a partire dagli anni 1930-1940 in avanti, sarà il punto di riferimento metodologico per intraprendere ricerche, anche quantitative, sulla persuasione politica e sulle strategie comunicative di massa.
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Tekavčić, Pavao. "Quaderni di filologia e lingue romanze, Ricerche svolte nell'Università di Macerata, Terza serie, vol. 17; Macerata 2002, 414 pp." Linguistica 44, n.º 1 (1 de diciembre de 2004): 188–89. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.188-189.

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Il volume qui recensito racchiude i seguenti contributi Caterina Santarelli, L'ittionimia dialettale di Porto San Giorgio, 5-93;Uberto Malizia, Unfichier de lexicographie musicale du Mayen Age: essai sur la Lettre A [sic: senza circonflesso], 95-116;Monica Balestrero, La sfida dello sparviero, 117-139;Marinella Mariani, Ecrire le voyage: Stendhal dans Les Marches, 141-160;Elisabeth Ceaux, Souvenirs d'un blesse: Le regard d'Hector Malot sur la guerre de 1870, 161-182;Dante Pasquali, Il ciclo del mondo reale, 183-232;Daniela Fabiani, Una geografia privilegiata: /'Italia e la sua cultura nell'opera di Julien Green, 233-271;Silvia Vecchi, Le talon d'Hermès: la conoscenza errante, 273-291;Maryvonne Baurens, "Les couleurs de l'argot" contemporain, 293-320;Marco Cromeni, Berceo e ii miracolo de La Abadesa prefiada, 321-350;Miquel Pérez Escalera, La nada cotidiana y la cuestión de la identidad, 351-366;12) Carlos Alberto Cacciavillani, Alta Gracia: vicende storiche ed economiche, 367-387;Roberto Crescente, II territorio nella storia: /'Abruzzo adriatico dalle fonti letter­ arie e cartografiche, 389-402; Note e recensioni:14. Luca Pierdominici, Funzione deittico-anaforica, a livello della frase, di moifema ed elementi morfologici: gli accordi, 405-407 [nota] 15. Silvia Salvucci, recensione di: Christiane Roederer, La veilleuse de chagrin, Strasbourg, La Nuée Bleue, 2002; 408-409; Indice, 411-414. Come finora, la nostra recensione si concentra sui contributi di argomento linguistico e filologico, presentando gli altri in modo sommario.
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Stanič, Daša. "Analisi degli errori nella produzione scritta degli studenti di italiano come ls a livello universitario". Journal for Foreign Languages 9, n.º 1 (28 de diciembre de 2017): 255–85. http://dx.doi.org/10.4312/vestnik.9.255-285.

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All’inizio del contributo vengono esposte le premesse teoriche: la storia della concezione dell’errore nei diversi metodi dell’insegnamento della lingua straniera, i tipi di errori, i criteri i base ai quali è possibile identificare un errore e le cause degli errori. Di seguito sono presentati il corpus dei compiti scritti degli studenti e l’analisi degli errori più tipici e frequenti degli studenti slovenofoni con esempi. L’autrice è del parere che per raggiungere alti livelli di competenza in una lingua straniera sono indispensabili la consapevolezza dei propri errori e la riflessione linguistica su di essi da parte dell’apprendente, guidata da un insegnante che conosca gli errori tipici dei propri studenti (nel nostro caso si tratta di studenti slovenofoni del corso di Laurea Triennale in Lingua e letteratura italiana della Facoltà di lettere e Filosofia di Lubiana). Proprio per questa ragione il contributo si propone di descrivere gli errori più frequenti e di stabilire e descrivere le loro cause. Benché non sia stato possibile risalire a tutte le cause degli errori, l’analisi individua e conferma le tre principali fonti degli errori: la L1, altre lingue straniere che gli studenti studiano o conoscono e la lingua da apprendere. Nonostante il corpus fosse composto da un numero relativamente alto di compiti scritti, si è dimostrato troppo limitato per l’analisi di alcuni errori, specialmente per l’analisi degli errori nell’uso delle forme verbali.
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Dovetto (book editor), Francesca M. y Simone Casini (review author). "Tullio De Mauro e la Società di Linguistica Italiana: 50 anni di storia della linguistica. Un percorso comune. Atti della Tavola Rotonda LI Congresso Internazionale di Studi della Società di Linguistica Italiana, Napoli, 28 settembre 2017". Quaderni d'italianistica 39, n.º 1 (10 de mayo de 2019): 262–64. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v39i1.32658.

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Hoenigswald, Henry M. "Giulio Lepschy (ed.), Storia della linguistica, volume I. Bologna: Società editrice il Mulino, 1990. Pp. 310." Journal of Linguistics 28, n.º 1 (marzo de 1992): 237–41. http://dx.doi.org/10.1017/s0022226700015103.

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Sindoni, Maria Grazia. "TRAIETTORIE DELLA MULTIMODALITÀ: GLI SNODI TEORICI E I MODELLI APPLICATIVI". Italiano LinguaDue 14, n.º 2 (17 de enero de 2023): 19–46. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19647.

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Questo saggio ripercorre le principali linee di sviluppo degli studi della multimodalità intesa come semiosi della comunicazione nell’ambito di derivazione angloamericana. La multimodalità è definita come una disciplina a sé e discussa nella sua epistemologia attraverso un excursus della sua storia ed evoluzione dalla fine degli anni Novanta ad oggi. Si passano in rassegna alcune scuole di pensiero della multimodalità, a partire dagli sviluppi socio-semiotici di matrice linguistica sistemico-funzionale elaborata da Michael A. K. Halliday in Inghilterra negli anni Settanta. Le principali teorie e prassi di analisi multimodale sono illustrate attraverso alcuni principi cardine per delineare l’ambito di applicazione e le aree privilegiate di indagine. Il saggio inoltre illustra le differenze teoriche e pratiche fra multimodalità e multimedialità, termini spesso utilizzati in modo interscambiabile e dunque improprio. Successivamente, si presenta un’analisi multimodale del video TikTok più popolare di un creator italiano, Khaby Lame, che ha raggiunto livelli di viralità tali da guadagnargli fama e successo a livello globale. L’analisi, di natura qualitativa classica, consiste in una trascrizione e annotazione integrale del breve video più visualizzato al momento della scrittura del saggio, per inquadrare i fenomeni della semiosi della comunicazione digitale in un ambito disciplinare più vasto rispetto alla linguistica pura. Questa apertura ad aspetti non verbali include nell’analisi delle risorse semiotiche elementi quali lo sguardo, il montaggio, la distanza fra partecipanti, la musica, i rumori ambientali, la distribuzione degli elementi nel tempo e nello spazio, e così via. Coerentemente con questo presupposto di base, le conclusioni invitano a un ripensamento della definizione stessa di “lingua della rete”, indicando nella multimodalità, sia come teoria sia come metodo, una prospettiva utile alla lettura consapevole, etica e inclusiva della complessa testualità digitale contemporanea. Trajectories of multimodality: theoretical foundations and application model This paper discusses the main theories that map out the development of multimodality as semiosis of communication within the Anglo-American tradition. An overview of the history and evolution of multimodality starting in the late Nineties will motivate the claim that this is a discipline in its own, with its specific epistemology. Some major theories within sociosemiotics approaches are outlined, as resulting from the developments of systemic-functional linguistics as theorized by Michael A. K. Halliday in the Seventies in the UK. Theories and methods will be presented by means of an illustration of some key concepts and principles, with a view to explore some potential applications and preferential objects of studies. The paper also sets out to explain the differences between the concepts of multimodality and multimediality, which are often used interchangeably, thus bringing about theoretical and empirical issues. As a case study, I have selected the most viewed TikTok video produced by an Italian creator, Khaby Lame, who has gained global recognition and immense popularity, to the point of allowing him to obtain Italian citizenship after almost twenty years of Italian residency. The qualitative analysis makes use the typical heuristic tools used by multimodal analysts, namely an integral transcription and annotation of the video, with the aim of showing the full range of the involved digital communicative phenomena that cannot be accounted for only on linguistic grounds. Broadening the domain of analysis beyond the tools provided by linguistics includes the analysis and description of non-verbal semiotic resources, such as gaze, editing, distance between participants, music, ambient sound, compositional strategies in time and space, among others. Consistent with this approach, the concluding remarks encourage further reflections of the very definition of the “language of the net”. It follows that theoretical and empirical research lines mapped out by multimodal studies may ultimately help promote awareness, ethics, and inclusion when engaging with contemporary digital textualities.
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Cerasuolo Pertusi, Maria Rosaria. "Storie di parole ed etimi del dialetto Triestino". Linguistica 42, n.º 1 (1 de diciembre de 2002): 43–45. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.42.1.43-45.

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Triest. mod. mocadòr "fazzoletto" e triest. ant. mocadòr "spegnitoio" Credo meriti soffermarsi per un po' su una vecchia coppia di omonimi del dialetto triestino, mocadòr "fazzoletto" e mocador "spegnitoio". II termine mocadòr "fazzoletto", che può considerarsi caratterizzante del dialetto triestino moderno è stato trattato, nel GDDT, abbastanza esaurientemente, in quanto che risultano correttamente messe in rilievo le concordanze lessicali più significative, necessarie per arrivar a tracciare la sua storia e fissarne l'etimo. Ma mentre questo risulta praticamente assicurato (lat. volg. *MUCCARE "soffiarsi il naso"), le vicende per cui si è arrivati a triest. mocadòr "fazzoletto" restano incerte: direttamente dalla base MUCCĀRE, attraverso una trafila fonetica locale, di stampo italo-settentrionale? una rielaborazione, pure locale, della voce veneziana mocaòr (significante anch'esso "fazzoletto" v. Boerio, e non solo "spegnitoio", come pare affermare il Doria)? Oppure prestito dallo spagnolo mocador "id.", non si sa attraverso quali canali? A queste tre alternative è possibile, ora, aggiungere una quarta, in quanto che si intravede, causa esigenze cronologiche, la possibilità, come sostenuto dal DEDI, di un prestito dal catalano, possibile poiché il ti po mocadòr, moccatore risulta attestato anche in sardo ( cfr. Wagner DES s.v.) e nel napoletano e altri dialetti meridionali. II tipo mucaturi è infatti forma certamente rifatta su un più antico mucaduri, con sostituzione del suffisso contenente -d- intervocalica con altro contenente un -t- secondario, ossia -d- "meridionalizzato meridionalizzato". (A questo proposito si avverte però che a Napoli, centro di diffusione del lessema, una forma con -d- intervocalico conservato non è mai esistita).
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Nuessel, Frank. "Review of Bianconi (2001): Lingue di frontiera. Una storia linguistica della Svizzera Italiana dal medioevo al 2000". Language Problems and Language Planning 26, n.º 3 (6 de diciembre de 2002): 326–28. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.26.3.12nue.

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Martina, Piero Andrea. "Innovazione linguistica e storia della tradizione. Casi di studio romanzi medievali, a cura di S. Resconi, D. Battagliola, S." Studi Francesi, n.º 196 (LXVI | I) (1 de abril de 2022): 139–40. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.48188.

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Videsott, Ruth. "Plurilinguismo nell’area ladina dell’Alto Adige. Quando plurilinguismo istituzionale e individuale si intrecciano". DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, n.º 1 (9 de noviembre de 2021): 55–83. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.03.

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La convivenza storica di più lingue, elemento determinante delle vallate ladine in Alto Adige, ha contribuito all’instaurarsi di un plurilinguismo istituzionale sul territorio oltre che a creare un contesto sociolinguistico notevolmente eterogeneo, se si considerano i vari repertori linguistici individuali della comunità linguistica ladina. Con il presente contributo ci si propone di gettare luce sul ruolo del plurilinguismo scolastico/istituzionale per rafforzare la consapevolezza della diversità linguistica in merito al repertorio linguistico individuale e comunitario. Partendo da una breve analisi di interviste con bambini ladinofoni in età prescolare, si illustreranno alcuni brevi passaggi di lingua, per avanzare una riflessione sulla dimensione funzionale del plurilinguismo. Inoltre, alcune considerazioni in ottica di didattica delle lingue nelle scuole ladine amplieranno i risultati emersi.
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Rivoira, Matteo. "Lingue, dialetti e religione nelle aree occitane e francoprovenzali". Minorities in Italy in a changing legal landscape 44, n.º 3 (31 de diciembre de 2020): 320–45. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.00069.riv.

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Astratta Gli stretti e complessi rapporti tra religione e lingua sono ormai uno degli ambiti di studio della sociologia del linguaggio. L’adozione in ambito religioso di determinati codici discende in genere dalla disponibilità di varietà elaborate nel repertorio linguistico comunitario, ma al contempo essa può determinare ristrutturazioni del repertorio stesso, in primis sullo status delle lingue implicate. Lingua e religione, inoltre, possono essere individuate come forti simboli di appartenenza a una storia e a un’identità culturale. Nel presente lavoro saranno tratteggiati gli aspetti storici e macro-sociolinguistici che caratterizzano l’area galloromanza italiana (Valle d’Aosta e Piemonte occidentale). Ne verranno in particolare presentate le strutture repertoriali e discusso il ruolo del francese e delle altre varietà locali nel contesto religioso, caratterizzato dalla presenza storica di due diverse confessioni cristiane (cattolica e evangelica valdese). Infine saranno discusse le scelte linguistiche e religiose operate nei diversi contesti, in una prospettiva tesa ad evidenziare le implicazioni identitarie.
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Tekavčić, Pavao. "Italianismi nella prosa non narrativa croata contemporanea: (sulle opere di Željka Čorak)". Linguistica 38, n.º 2 (1 de diciembre de 1998): 149–55. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.38.2.149-155.

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L'autrice di cui qui ci occupiamo è una delle personalità più illustri della cultura croata attuale: storica dell'arte, specialist dell'architettura e dell'urbanesimo della Zagabria otto- e novecentesca, Željka Čorak è anche letterata, saggista, traduttrice, critica e vicepresidente del P.E.N. croato. Tra le sue opere spicca un libro di ricordi intitolato Krhotine ('Frantumi'), 1 vero capolavoro del genere, tanto artisticamente raffinato quanto profondamente vissuto e umano, dedicato dalla prima all'ultima pagina all'evocazione delle case distrutte nella II guerra mondiale (1942), alle tristi vicende successive e alla descrizione dei mille cimeli ricuperati. 2 Il volume, uscito nel 1991, è il tentativo dell'autrice di ricomporre i «frantumi», quasi i tasselli di un mosaico vivo nella memoria; una specie della Recherche du temps perdu dei nostri giorni, in sostanza Le temps retrouvé. Vi troviamo tutte le componenti dello stile di Željka Čorak presenti anche negli altri suoi scritti: intellettualismo meditativo e raffinato, vasta erudizione, abbondanza di reminiscenze (non soltanto letterarie), espressione deliberatamente indiretta, mai piatta né triviale, assenza totale di qualsiasi «marcia a vuoto», pregnanza di idee, ricchezza di associazioni. Nelle sue Krhotine vi si aggiunge una commovente affettività e una nobiltà d'animo, priva di qualunque rancore malgrado le tragedie sofferte. Con questi caratteri dello stile concorda la lingua, ricca, moderna e impressiva, lingua che non rifugge da tecnicismi, regionalismi, dialettismi e voci straniere.
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Garvie, A. F. "(L.) Battezzato Linguistica e Retorica della Tragedia Greca (Sussidi Eruditi 78). Rome: Edizioni di Storia e Letteratura, 2008. Pp. xvi + 181. €25. 9788884985071." Journal of Hellenic Studies 130 (noviembre de 2010): 198–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0075426910000194.

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Frank, Thomas. "Prospettive di storia della linguistica. Lingua linguaggio comunicazione sociale. A cura di Lia Formigari & Franco Lo Piparo; Prefazione di Tullio De Mauro". Historiographia Linguistica 16, n.º 3 (1 de enero de 1989): 379–87. http://dx.doi.org/10.1075/hl.16.3.11fra.

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Thumiger, Chiara. "Linguistic Analysis of Tragedy - (L.) Battezzato Linguistica e retorica della tragedia greca. (Sussidi Eruditi 78.) Pp. xvi + 181. Rome: Edizioni di Storia e Letteratura, 2008. Paper, €25. ISBN: 978-88-8498-507-1." Classical Review 60, n.º 1 (8 de marzo de 2010): 13–15. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x0999014x.

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