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Tesis sobre el tema "Storia della Filologia"

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Filippini, Michele <1980&gt. "Una filologia della società. Antonio Gramsci e la scoperta delle scienze sociali nella crisi dell'ordine liberale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/820/1/Tesi_Filippini_Michele.pdf.

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Resumen
Questa tesi di dottorato ha per suo oggetto la ricognizione degli elementi teorici, di linguaggio politico e di influenza concettuale che le scienze sociali tra Ottocento e Novecento hanno avuto nell’opera di Antonio Gramsci. La ricerca si articola in cinque capitoli, ciascuno dei quali intende ricostruire, da una parte, la ricezione gramsciana dei testi classici della sociologia e della scienza politica del suo tempo, dall’altra, far emergere quelle filiazioni concettuali che permettano di valutare la portata dell’influenza delle scienze sociali sugli scritti gramsciani. Il lungo processo di sedimentazione concettuale del lessico delle scienze sociali inizia in Gramsci già negli anni della formazione politica, sullo sfondo di una Torino positivista che esprime le punte più avanzate del “progetto grande borghese” per lo studio scientifico della società e per la sua “organizzazione disciplinata”; di questa tradizione culturale Gramsci incrocia a più riprese il percorso. La sua formazione più propriamente politica si svolge però all’interno del Partito socialista, ancora imbevuto del lessico positivista ed evoluzionista. Questi due grandi filoni culturali costituiscono il brodo di coltura, rifiutato politicamente ma al tempo stesso assunto concettualmente, per quelle suggestioni sociologiche che Gramsci metterà a frutto in modo più organico nei Quaderni. La ricerca e la fissazione di una specifica antropologia politica implicita al discorso gramsciano è il secondo stadio della ricerca, nella direzione di un’articolazione complessiva delle suggestioni sociologiche che i Quaderni assumono come elementi di analisi politica. L’analisi si sposta sulla storia intellettuale della Francia della Terza Repubblica, più precisamente sulla nascita del paradigma sociologico durkheimiano come espressione diretta delle necessità di integrazione sociale. Vengono così messe in risalto alcune assonanze lessicali e concettuali tra il discorso di Durkheim, di Sorel e quello di Gramsci. Con il terzo capitolo si entra più in profondità nella struttura concettuale che caratterizza il laboratorio dei Quaderni. Si ricostruisce la genesi di concetti come «blocco storico», «ideologia» ed «egemonia» per farne risaltare quelle componenti che rimandano direttamente alle funzioni di integrazione di un sistema sociale. La declinazione gramsciana di questo problema prende le forme di un discorso sull’«organicità» che rende più che mai esplicito il suo debito teorico nei confronti dell’orizzonte concettuale delle scienze sociali. Il nucleo di problemi connessi a questa trattazione fa anche emergere l’assunzione di un vero e proprio lessico sociologico, come per i concetti di «conformismo» e «coercizione», comunque molto distante dallo spazio semantico proprio del marxismo contemporaneo a Gramsci. Nel quarto capitolo si affronta un caso paradigmatico per quanto riguarda l’assunzione non solo del lessico e dei concetti delle scienze sociali, ma anche dei temi e delle modalità della ricerca sociale. Il quaderno 22 intitolato Americanismo e fordismo è il termine di paragone rispetto alla realtà che Gramsci si prefigge di indagare. Le consonanze delle analisi gramsciane con quelle weberiane dei saggi su Selezione e adattamento forniscono poi gli spunti necessari per valutare le novità emerse negli Stati Uniti con la razionalizzazione produttiva taylorista, specialmente in quella sua parte che riguarda la pervasività delle tecniche di controllo della vita extra-lavorativa degli operai. L’ultimo capitolo affronta direttamente la questione delle aporie che la ricezione della teoria sociologica di Weber e la scienza politica italiana rappresentata dagli elitisti Mosca, Pareto e Michels, sollevano per la riformulazione dei concetti politici gramsciani. L’orizzonte problematico in cui si inserisce questa ricerca è l’individuazione di una possibile “sociologia del politico” gramsciana che metta a tema quel rapporto, che è sempre stato di difficile composizione, tra marxismo e scienze sociali.
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Filippini, Michele <1980&gt. "Una filologia della società. Antonio Gramsci e la scoperta delle scienze sociali nella crisi dell'ordine liberale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/820/.

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Questa tesi di dottorato ha per suo oggetto la ricognizione degli elementi teorici, di linguaggio politico e di influenza concettuale che le scienze sociali tra Ottocento e Novecento hanno avuto nell’opera di Antonio Gramsci. La ricerca si articola in cinque capitoli, ciascuno dei quali intende ricostruire, da una parte, la ricezione gramsciana dei testi classici della sociologia e della scienza politica del suo tempo, dall’altra, far emergere quelle filiazioni concettuali che permettano di valutare la portata dell’influenza delle scienze sociali sugli scritti gramsciani. Il lungo processo di sedimentazione concettuale del lessico delle scienze sociali inizia in Gramsci già negli anni della formazione politica, sullo sfondo di una Torino positivista che esprime le punte più avanzate del “progetto grande borghese” per lo studio scientifico della società e per la sua “organizzazione disciplinata”; di questa tradizione culturale Gramsci incrocia a più riprese il percorso. La sua formazione più propriamente politica si svolge però all’interno del Partito socialista, ancora imbevuto del lessico positivista ed evoluzionista. Questi due grandi filoni culturali costituiscono il brodo di coltura, rifiutato politicamente ma al tempo stesso assunto concettualmente, per quelle suggestioni sociologiche che Gramsci metterà a frutto in modo più organico nei Quaderni. La ricerca e la fissazione di una specifica antropologia politica implicita al discorso gramsciano è il secondo stadio della ricerca, nella direzione di un’articolazione complessiva delle suggestioni sociologiche che i Quaderni assumono come elementi di analisi politica. L’analisi si sposta sulla storia intellettuale della Francia della Terza Repubblica, più precisamente sulla nascita del paradigma sociologico durkheimiano come espressione diretta delle necessità di integrazione sociale. Vengono così messe in risalto alcune assonanze lessicali e concettuali tra il discorso di Durkheim, di Sorel e quello di Gramsci. Con il terzo capitolo si entra più in profondità nella struttura concettuale che caratterizza il laboratorio dei Quaderni. Si ricostruisce la genesi di concetti come «blocco storico», «ideologia» ed «egemonia» per farne risaltare quelle componenti che rimandano direttamente alle funzioni di integrazione di un sistema sociale. La declinazione gramsciana di questo problema prende le forme di un discorso sull’«organicità» che rende più che mai esplicito il suo debito teorico nei confronti dell’orizzonte concettuale delle scienze sociali. Il nucleo di problemi connessi a questa trattazione fa anche emergere l’assunzione di un vero e proprio lessico sociologico, come per i concetti di «conformismo» e «coercizione», comunque molto distante dallo spazio semantico proprio del marxismo contemporaneo a Gramsci. Nel quarto capitolo si affronta un caso paradigmatico per quanto riguarda l’assunzione non solo del lessico e dei concetti delle scienze sociali, ma anche dei temi e delle modalità della ricerca sociale. Il quaderno 22 intitolato Americanismo e fordismo è il termine di paragone rispetto alla realtà che Gramsci si prefigge di indagare. Le consonanze delle analisi gramsciane con quelle weberiane dei saggi su Selezione e adattamento forniscono poi gli spunti necessari per valutare le novità emerse negli Stati Uniti con la razionalizzazione produttiva taylorista, specialmente in quella sua parte che riguarda la pervasività delle tecniche di controllo della vita extra-lavorativa degli operai. L’ultimo capitolo affronta direttamente la questione delle aporie che la ricezione della teoria sociologica di Weber e la scienza politica italiana rappresentata dagli elitisti Mosca, Pareto e Michels, sollevano per la riformulazione dei concetti politici gramsciani. L’orizzonte problematico in cui si inserisce questa ricerca è l’individuazione di una possibile “sociologia del politico” gramsciana che metta a tema quel rapporto, che è sempre stato di difficile composizione, tra marxismo e scienze sociali.
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Moracas, Alessandra <1991&gt. "Osservando gli abissi dell’orrido: storia ed evoluzione del concetto di paura dal mostro al doppio". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17002.

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L'elaborato si propone di prendere in esame i motivi della paura e la loro evoluzione attraverso lo studio e l'approfondimento di alcuni romanzi. Un viaggio dal Frankenstein di Mary Shelley a Vukovlad di Paolo Maurensig, passando per Edgar Allan Poe, Robert Louis Stevenson, Oscar Wilde e Stephen King.
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Marrone, Daniela. "Thomas Linacre e altri inglesi laureati in medicina a Padova nei secoli XV e XVI". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424219.

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Resumen
Due to the lack of overview studies clarifying the reasons that encouraged many English students to graduate in Medicine at the University of Padua, with this research first of all I tried to provide a frame of reference in which this phenomenon has developed and who were the main protagonists, from the late fifteenth century on. The English Thomas Linacre was undoubtedly the first, in order of time, among the graduates in Medicine in Padua (1496), to have an impact on the studies of the History of Medicine, so that he can be considered one of the most famous representatives of the English and European medical Humanism. Therefore, in this research, I gave special attention to the study and the description of his figure as scholar. Linacre has been the subject of several essays, mostly dated, in the field of Humanities and of the History of Medicine, especially by British authors. Besides having examined the bibliography on the subject, I inspected original documents of Linacre, such as manuscripts and old prints. I also tried to highlight in particular his humanistic and scientific education achieved during his travel in Italy, especially in Florence, Rome, Padua and Venice, travel that allowed the English student to combine proficiently the study of Greek and the one of medicine. In this investigation I gave attention also to the results that Linacre obtained by his work of translation from Greek: he was, in fact, one of the most famous interpreters of the works of Galen. Finally, I attempted to draw attention to other British students who graduated in Medicine in Padua and who contributed with their studies to the development of English and European scientific Humanism: John Chamber (1470-1549), Edward Wotton (1492-1555) and John Caius (1510-1573) and William Harvey (1578-1657), the discoverer of the circolation of the blood. For this study I investigated in the major libraries of Padua and in important research centers of the United Kingdom: I have inspected in London the Archives and the Library of the Royal College of Physicians and the British Library; in Oxford the Bodleian Library.
In assenza di studi d’insieme che spieghino le ragioni per cui molti studenti inglesi scelsero di laurearsi in Medicina all’Università di Padova, con la presente ricerca si è voluto inquadrare il contesto in cui questo fenomeno si sviluppò e quali furono i suoi principali protagonisti, dalla fine del XV sec. in poi. Thomas Linacre fu, senza dubbio, il primo, in ordine di tempo, tra i laureati a Padova in medicina (1496), a lasciare un segno importante negli studi di Storia della Medicina, tanto da poter essere considerato uno dei più celebri rappresentanti dell’Umanesimo medico inglese ed europeo. Per questo, nella presente tesi di dottorato, è stato riservato ampio spazio allo studio e alla descrizione della sua figura di studioso. Linacre è stato oggetto di vari saggi, per la maggior parte datati, nel campo degli studi umanistici e storico-medici, specialmente di area britannica. Oltre ad avere esaminato la bibliografia sull’argomento, ho preso visione diretta dei materiali originali di Linacre, quali manoscritti, documenti e antiche stampe. Ho cercato inoltre di mettere in evidenza in particolare la formazione umanistica e scientifica conseguita dallo studioso inglese durante il suo viaggio in Italia, specie a Firenze, Roma, Padova e Venezia, peregrinatio academica che gli consentì di combinare proficuamente lo studio del greco e quello della medicina. Nella ricerca è stato dedicato spazio anche ai risultati che Linacre ottenne attraverso la sua opera di traduzione dal greco: egli fu infatti uno dei più celebri interpreti delle opere di Galeno. Infine in questa ricerca sono stati presi in considerazione altri studenti inglesi che si laurearono in Medicina a Padova e che contribuirono con i loro studi allo sviluppo dell’Umanesimo scientifico inglese ed europeo: John Chamber (1470-1549), Edward Wotton (1492-1555), John Caius (1510-1573) e William Harvey (1578-1657), lo scopritore della circolazione del sangue. Questa indagine è stata condotta nelle principali biblioteche di Padova e in importanti centri di ricerca della Gran Bretagna: sono stati ispezionati a Londra gli Archivi e la Biblioteca del Royal College of Physicians e la British Library; a Oxford la Bodleian Library.
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Cappellina, Giorgia <1996&gt. "Una vita nella storia: Stadt der Engel oder the overcoat of dr. Freud Lettura e analisi dell'ultimo romanzo di Christa Wolf". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19271.

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Resumen
Il lavoro intende proporre una lettura critica dell'ultima opera di Christa Wolf, accompagnando il fruitore italiano in un percorso di approfondimento e comprensione dell'universo narrativo della scrittrice. Trattandosi di un romanzo di impronta autobiografica, l'analisi porrà l'esperienza personale dell'autrice in rapporto alla storia della Germania del secondo dopoguerra, permettendo di osservare come la sua poetica nasca da un confronto diretto e continuo con un'epoca e uno Stato che non esistono più, quale la Repubblica Democratica Tedesca.
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Giacomelli, Ciro. "Il trattato ps.-aristotelico De mirabilibus auscultationibus. Storia della tradizione, edizione critica e commento filologico". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421820.

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Resumen
The Ps.-Aristotelian treatise De mirabilibus auscultationibus, a collection of 178 brief chapters dealing with a wide range of topics, has been transmitted to us in little more than 20 Greek manuscripts, copied between the XIIth and the early decades of the XVIth century. The present study aims to reconstruct the relations between all the extant witnesses in view of a new edition of the text, which will finally substitute the one established by Immanuel Bekker in 1831: to this end all manuscripts have been collated afresh and studied in detail from a palaeographical and codicological point of view. The main results of our research may be summarized as follow: 1. The direct tradition of the text can be divided in three main branches (alpha, beta and gamma); the first two families, however, seem to be closely related and it is possible to infer the existence of a common ancestor (psi) linking these branches of the stemma. 2. After a careful eliminatio codicum descriptorum, only 7 manuscripts turned out to be independent witnesses: only these Greek manuscripts should therefore be retained for the constitution of the text. The study also includes some preliminary observations on the text of the extant Latin translations (the one by Bartholomew of Messina, XIIIth century, and the later Latin paraphrase by Antonio Beccaria, XVth century) and on the fragments of the medieval translation by Leontius Pilatus, preserved only in brief quotations by other authors (mainly Boccaccius and Domenico Silvestri). A section of the work is consecrated to the study of the most ancient indirect tradition (testimonia) and the early printed editions of the text (from 1497/98 up to the XVIIth century). The dissertation is concluded by a new edition of the Greek text, with an Italian translation, and a philological commentary.
Il trattato ps.-aristotelico De mirabilibus auscultationibus, una raccolta di 178 brevi capitoli che vertono su una serie disparata di argomenti, ci e' stato trasmesso in poco piu' di 20 manoscritti greci, copiati in un lasso di tempo compreso fra la seconda meta'  del sec. XII e i primi decenni del XVI. Il nostro studio mira alla ricostruzione delle relazioni stemmatiche fra tutti i testimoni superstiti, come base preliminare a una nuova edizione critica, che possa finalmente sostituire il testo stabilito da Immanuel Bekker nel 1831: a questo scopo tutti i testimoni manoscritti sono stati collazionati nella loro interezza e studiati nel dettaglio da un punto di vista paleografico e codicologico. I risultati principali dell'indagine possono essere riassunti nei termini seguenti: 1. La tradizione diretta del testo può' essere suddivisa in tre rami principali (alpha, beta e gamma); le prime due famiglie, tuttavia, sembrano essere strettamente imparentate ed e' possibile inferire l'esistenza di un antenato comune (ψ) che unisce questi due rami dello stemma. 2. Dopo una attenta eliminatio codicum descriptorum, solo sette codici sono risultati testimoni indipendenti: solo questi manoscritti greci devono dunque essere presi in considerazione per la costituzione del testo. Il nostro studio include inoltre alcune osservazioni preliminari sulle traduzioni latine superstiti (quella di Bartolomeo da Messina, del sec. XIII, e la piu' tarda parafrasi di Antonio Beccaria, XV sec.) e sui frammenti della traduzione medievale di Leonzio Pilato, conservata solo in brevi citazioni di altri autori (in particolare Giovanni Boccaccio e Domenico Silvestri). Una sezione del lavoro e' consacrata allo studio della tradizione indiretta piu' antica (i testimonia) e alle prime edizioni a stampa del testo (dal 1487/98 sino al sec. XVII). La dissertazione e' conclusa da una nuova edizione del testo greco, con traduzione italiana, e un commento filologico.
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Fazzo, Silvia. "Il libro Lambda della Metafisica di Aristotele". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2009. https://hdl.handle.net/11572/368661.

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Parte I: Edizione (Introduzione, Edizione critica, Note sulla costituzione del testo, Traduzione) Parte II: Interpretazione (Studio sul libro Lambda, L'argomento del libro Lambda, Commento) Parte III: Tradizione (Archeologia di una tradizione" e altri saggi e materiali sulla tradizione esegetica del libro Lambda, con particolare riferimento a Alessandro di Afrodisia; Prima trascrizione esistente del commento greco di Georgios Pachymeres al libro Lambda capitoli 1-5)."
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PASQUALI, RACHELE. "LA IONIA DI CALLIMACO. UN CAPITOLO DI GEOGRAFIA E STORIA DELLA POESIA CALLIMACHEA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/252253.

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The present work investigates Callimachus’ literary purposes and his method by focusing on the recurring presence of Ionia in his poetic production. Different reasons can explain the diffuse presence of Ionia in Callimachus’ work: the geopolitical interests in the region by the Ptolemies – Callimachus’ protectors - on the one hand, and the crucial role of Ionia in the foundation of Greek civilization and culture, on the other. In order to understand what Ionia was in the eyes of Callimachus, this thesis follows several research directions. It starts from identifying all references to Ionia, its places, cults and myths – the so called Ioniká - in Callimachus’s work, and it then investigates the importance of Ionic literary models (Mimnermus and Hipponax, in particular) in Callimachus’ poetic production. After an introduction to Ionia and its influence on the Greeks’ collective imagination and on Hellenic history, the thesis proposes a review of all Ioniká present in Callimachus’ opera and of all references to Mimnermus and Hipponax, the two poets chosen by Callimachus as models for his project of renovating the traditional genres of elegy and iambus. Finally, the thesis proposes a synthesis of the collected data in order to identify which sources and stimuli are at the base of the literary representation of Ionia in Callimachus’ poetry and to highlight his creative and compositional manners.
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TROVATO, Valentina. "La tradizione dello "Jephte" di Carissimi (1650-1950). Una ricostruzione storiografica". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/181645.

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MAINO, PAOLO MARIA GILBERTO. "LA LINGUA DELLA RASSETTATURA DEL DECAMERON DI LIONARDO SALVIATI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1802.

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Resumen
La rassettatura del Decameron compiuta da Salviati nel 1582 è stata oggetto di dure critiche fin dal Settecento (tra i primi critici ad inizio Ottocento è da ricordare Ugo Foscolo): il grammatico fiorentino è sostanzialmente considerato un ‘pubblico assassino di Boccaccio’ che ha trasformato il capolavoro narrativo della letteratura delle origini in un moralistico elenco di vizi da punire e di virtù da ammirare. Senza ovviamente negare la pesantezza dell’intervento censorio di Salviati (soprattutto per gli occhi di noi moderni), tuttavia l’analisi linguistica e filologica che si presenta in questa tesi di ricerca mostra come il vero intento di Salviati sia quello di salvare più testo possibile del Decameron e anzi di ripristinarne la corretta lezione dopo l’azione grossolana di tanti editori (soprattutto veneziani) della prima metà del 500. Oltre a questo recupero della lingua perfetta del XIV secolo, Salviati, sulla linea delle lezioni di Varchi e Borghini, ha anche inteso riporre al centro dell’italiano la supremazia della favella fiorentina anche nella sua versione moderna da lui spesso considerata come il cosciente completamento di quella del Trecento.
Salviati’s rassettatura of the Decameron has been often considered by many critics only a censorship which thoroughly ‘kills’ Boccaccio and his masterpiece. What is nevertheless evident in this research is that Salviati wants, even if he was bound to a brutal censorship, to restore the true version of the Decameron both from the philological point of view and from the linguistic one. In particular Salviati wants to regain the supremacy on Italian language for Florence after Bembo and his Prose della volgar lingua (1525). The research is the result of a systematic and complete collation between Salviati’s Decameron and the sources which Salviati used: Borghini’s rassettatura, Mannelli codex, the first printed edition (the so called Deo Gratias), and the florentine edition of the 1527. From this collation and from the phonetic, morphologal and syntactical analysis of all the variants and in particular of Salviati’s choices it comes out Salviati’s true will which is twofold: first of all he wants to restore the language of the 14th century (the Mannelli codex), a perfect and sweet language, then he also wants to underline the supremacy of modern Florentines, true and only heirs of Dante, Petrarch and Boccaccio’s language and culture.
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MAINO, PAOLO MARIA GILBERTO. "LA LINGUA DELLA RASSETTATURA DEL DECAMERON DI LIONARDO SALVIATI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1802.

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La rassettatura del Decameron compiuta da Salviati nel 1582 è stata oggetto di dure critiche fin dal Settecento (tra i primi critici ad inizio Ottocento è da ricordare Ugo Foscolo): il grammatico fiorentino è sostanzialmente considerato un ‘pubblico assassino di Boccaccio’ che ha trasformato il capolavoro narrativo della letteratura delle origini in un moralistico elenco di vizi da punire e di virtù da ammirare. Senza ovviamente negare la pesantezza dell’intervento censorio di Salviati (soprattutto per gli occhi di noi moderni), tuttavia l’analisi linguistica e filologica che si presenta in questa tesi di ricerca mostra come il vero intento di Salviati sia quello di salvare più testo possibile del Decameron e anzi di ripristinarne la corretta lezione dopo l’azione grossolana di tanti editori (soprattutto veneziani) della prima metà del 500. Oltre a questo recupero della lingua perfetta del XIV secolo, Salviati, sulla linea delle lezioni di Varchi e Borghini, ha anche inteso riporre al centro dell’italiano la supremazia della favella fiorentina anche nella sua versione moderna da lui spesso considerata come il cosciente completamento di quella del Trecento.
Salviati’s rassettatura of the Decameron has been often considered by many critics only a censorship which thoroughly ‘kills’ Boccaccio and his masterpiece. What is nevertheless evident in this research is that Salviati wants, even if he was bound to a brutal censorship, to restore the true version of the Decameron both from the philological point of view and from the linguistic one. In particular Salviati wants to regain the supremacy on Italian language for Florence after Bembo and his Prose della volgar lingua (1525). The research is the result of a systematic and complete collation between Salviati’s Decameron and the sources which Salviati used: Borghini’s rassettatura, Mannelli codex, the first printed edition (the so called Deo Gratias), and the florentine edition of the 1527. From this collation and from the phonetic, morphologal and syntactical analysis of all the variants and in particular of Salviati’s choices it comes out Salviati’s true will which is twofold: first of all he wants to restore the language of the 14th century (the Mannelli codex), a perfect and sweet language, then he also wants to underline the supremacy of modern Florentines, true and only heirs of Dante, Petrarch and Boccaccio’s language and culture.
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GURGA, Gezim. "Il Vangelo di San Matteo - variante inedita del manoscritto di Piana". Doctoral thesis, Università della Calabria, 2006. http://hdl.handle.net/10447/281119.

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Collura, Alessio. "«Sens e Razos d'una Escriptura»: edizione e studio della traduzione Occitana dell'Evangelium Nicodemi = «Sens e Razos d'una Escriptura»: édition et étude de la traduction Occitane de l'Evangelium Nicodemi". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2014. https://hdl.handle.net/11572/368548.

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Resumen
La tesi fornisce la prima edizione critica commentata del poema occitano 'Sens e razos d'una escriptura', il cosiddetto Vangelo occitano di Nicodemo. Si tratta di un testo in couplets d'octosyllabes, di origine linguadociana orientale e attribuibile, verosimilmente, agli anni '80/'90 del XIII secolo. Un'ampia introduzione di carattere storico-letterario, filologico e codicologico anticipa l'edizione stessa (corredata da traduzione in italiano) e fornisce un primo tentativo di contestualizzazione del testo.
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RUGGERI, MARIA RITA GIUSEPPINA. "'CON ALEGREZZA DE CUORE'. LETTERE DELLA CONTESSA MARGHERITA TRIVULZIO AL CARDINAL FEDERICO BORROMEO CONSERVATE PRESSO LA BIBLIOTECA AMBROSIANA DI MILANO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/46247.

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Resumen
La presente ricerca fornisce l’edizione critica delle oltre quattrocento epistole inviate dalla contessa Margherita Trivulzio al figlio, il cardinal Federico Borromeo, nel corso del quindicennio 1586-1601. Lo studio di tale nucleo di missive permette non solo di gettare nuova luce sulla figura del Borromeo, approfondendo la trama delle sue relazioni familiari, ma consente soprattutto la messa a fuoco di un personaggio finora rimasto in ombra eppure meritevole di essere scoperto, quello della nobile Trivulzio. A partire dallo studio del materiale epistolografico esaminato, la presente indagine si propone infatti di ricostruire il profilo biografico, il retroterra religioso e il livello culturale della contessa – quest’ultimo indagato anche sul piano dell’analisi linguistica – offrendo al tempo stesso anche un possibile itinerario di lettura delle numerose lettere destinate al celebre fondatore della Biblioteca Ambrosiana di Milano.
This research provides the critical edition of over four hundred letters sent by the countess Margherita Trivulzio to her son, Cardinal Federico Borromeo, between 1586-1601. The study of this nucleus of letters allows one not only to shed new light on the figure of Borromeo, analysing his family relationships, but allows a particular focus on a personality, who has so far remained little known and yet worthy of being discovered: that of the noble Trivulzio. Starting from the study of the examined epistles, the following analysis aims to reconstruct the biographical profile, the religious background and the cultural importance of the countess – the latter being investigated as well in terms of linguistic analysis – while at the same time it offers a possible itinerary of reading the numerous letters addressed to the famous founder of the Ambrosian Library of Milan.
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RUGGERI, MARIA RITA GIUSEPPINA. "'CON ALEGREZZA DE CUORE'. LETTERE DELLA CONTESSA MARGHERITA TRIVULZIO AL CARDINAL FEDERICO BORROMEO CONSERVATE PRESSO LA BIBLIOTECA AMBROSIANA DI MILANO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/46247.

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La presente ricerca fornisce l’edizione critica delle oltre quattrocento epistole inviate dalla contessa Margherita Trivulzio al figlio, il cardinal Federico Borromeo, nel corso del quindicennio 1586-1601. Lo studio di tale nucleo di missive permette non solo di gettare nuova luce sulla figura del Borromeo, approfondendo la trama delle sue relazioni familiari, ma consente soprattutto la messa a fuoco di un personaggio finora rimasto in ombra eppure meritevole di essere scoperto, quello della nobile Trivulzio. A partire dallo studio del materiale epistolografico esaminato, la presente indagine si propone infatti di ricostruire il profilo biografico, il retroterra religioso e il livello culturale della contessa – quest’ultimo indagato anche sul piano dell’analisi linguistica – offrendo al tempo stesso anche un possibile itinerario di lettura delle numerose lettere destinate al celebre fondatore della Biblioteca Ambrosiana di Milano.
This research provides the critical edition of over four hundred letters sent by the countess Margherita Trivulzio to her son, Cardinal Federico Borromeo, between 1586-1601. The study of this nucleus of letters allows one not only to shed new light on the figure of Borromeo, analysing his family relationships, but allows a particular focus on a personality, who has so far remained little known and yet worthy of being discovered: that of the noble Trivulzio. Starting from the study of the examined epistles, the following analysis aims to reconstruct the biographical profile, the religious background and the cultural importance of the countess – the latter being investigated as well in terms of linguistic analysis – while at the same time it offers a possible itinerary of reading the numerous letters addressed to the famous founder of the Ambrosian Library of Milan.
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D'Urso, Andrea. "La dimensione delle strategie spaziali dello Stato nell'evoluzione della governance urbana di Catania". Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1422.

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Le città europee si trovano a competere sempre di più nel contesto della globalizzazione economica, ciò induce le città a sviluppare determinate politiche di sviluppo urbano che possano offrire vantaggi di localizzazione per i flussi di capitali. la competizione interlocale nonè altro che il presupposto, la condizione e il risultato di processi di re-scaling (Transcalari) ovvero di riarticolazione e riorganizzazione tra le scale. in questo lavoro di ricerca si vuole sviluppare un analisi tra i processi co-evolutivi delle strategie spaziali dello Stato con le politiche di sviluppo urbano realizzate dalla città di Catania negli ultimi 60 anni.
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Martino, Valentina. "Edizione critica dell' "Itinerario" di Ludovico de Vartema (1510)". Thesis, Lyon, École normale supérieure, 2011. http://www.theses.fr/2011ENSL0661.

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Le travail a consisté à réaliser l’édition commentée de l’Itinerario de Vartema (Rome,1510), compte-rendu écrit par Vartema à l’issue de son voyage, qui le mena de Venise aux Indes en passant par l’Arabie (1503-08). Bien que ce texte ait donné lieu à plusieurs éditions dans plusieurs langues européennes, il n’a en effet jamais fait l’objet d‘une édition critique. Le voyage eut lieu au moment où les grandes découvertes bouleversèrent l’image du monde: il s’agissait du premier voyage par voie de terre effectué par un occidental au moment où les Portugais créèrent la route commerciale maritime des épices. Vartema est un homme fascinant qui a endossé avec aisance des rôles très éloignés de la mentalité occidentale, nous laissant un document unique dans sa manière de reformuler son expérience. L’objet de la recherche se situe au carrefour de plusieurs disciplines: l’histoire littéraire, la philologie, la littérature de voyage, l’histoire de la géographie, du livre et des sciences
The aim of this research is the preparation of an annotated critical edition of the de Ludovico de Vartema bolognese of Bologna (1st ed. Rome, 1510). This is a record written by Vartema on his way back from a journey which took him from Venice to the East Indies and through Arabia between 1503 and 1508. It gives an account of the first journey made by a western man after the Portuguese created their commercial empire. Although in the sixteenth century several editions of this work in many languages were issued, it has never before been the subject of a critical edition. Vartema’s Itinerario is the account of a charming man who was able to get inside the minds of people distant from the western mentality. He has left us a unique document since the way his experiences have been told is poised among many disciplines including: political philology, language history, text analysis, history and geography, science book history, travel literature
Copo del presente lavoro di ricerca è stata la realizzazione dell’edizione critica commentata dell’Itinerario de Ludovico de Vartema bolognese (Roma,1510). Si tratta del resoconto scritto da Vartema al ritorno dal suo viaggio, che lo portò da Venezia alle Indie orientali, passando per l’Arabia, tra il 1503 e il 1508. Si tratta del primo viaggio effettuato da un occidentale nel momento in cui i Portoghesi crearono il loro impero commerciale. Sebbene nel sedicesimo secolo questo testo abbia visto numerose edizioni in molte lingue, non è mai stato oggetto di un’edizione critica. Lo studio dell’Itinerario di Vartema - uomo affascinante che si cala facilmente in ruoli molto lontano dalla mentalità occidentale e che ci lascia un documento unico per il modo in cui l’esperienza vi è raccontata - si situa al centro degli sguardi incrociati di molte discipline: filologia politica, storia della lingua, analisi del testo, storia e geografia, storia del libro delle scienze, letteratura di viaggio
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SCORSOLINI, VALENTINA GIOVANNA. "TRADIZIONE CULTURALE E INSEGNAMENTO LINGUISTICO IN AUSTRALIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40178.

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Alla luce del recente interesse verso l’insegnamento della lingua italiana all’estero, il presente elaborato esamina la storia della comunità italiana e dell’evoluzione della didattica dell’italiano nello stato del Victoria, in Australia. La tesi presenta inoltre i risultati della mia ricerca sull’influenza dei flussi migratori e delle politiche linguistiche australiane sull’insegnamento dell’italiano nelle scuole, descrivendo come la percezione della lingua italiana sia cambiata nell’immaginario australiano. Tale analisi storica mi ha permesso di formulare una valutazione critica e suggerimenti per migliorare le metodologie didattiche impiegate nei corsi di italiano nelle scuole secondarie del Victoria.
In light of the growing interest towards Italian teaching abroad, the present dissertation investigates the history of the Italian community and the evolution of Italian teaching in the state of Victoria, Australia. I hereby present the results of my research on the history of the Italian community in Victoria, as well as the influence of Australian immigration and language policies on Italian teaching in Victorian schools, highlighting how the perception of Italian language evolved in Australian public opinion throughout history. Based on this historical framework, a critical evaluation of Italian teaching methodologies in Victoria was conducted, which informed my suggestions for future improvement of Italian teaching practices.
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SCORSOLINI, VALENTINA GIOVANNA. "TRADIZIONE CULTURALE E INSEGNAMENTO LINGUISTICO IN AUSTRALIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40178.

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Alla luce del recente interesse verso l’insegnamento della lingua italiana all’estero, il presente elaborato esamina la storia della comunità italiana e dell’evoluzione della didattica dell’italiano nello stato del Victoria, in Australia. La tesi presenta inoltre i risultati della mia ricerca sull’influenza dei flussi migratori e delle politiche linguistiche australiane sull’insegnamento dell’italiano nelle scuole, descrivendo come la percezione della lingua italiana sia cambiata nell’immaginario australiano. Tale analisi storica mi ha permesso di formulare una valutazione critica e suggerimenti per migliorare le metodologie didattiche impiegate nei corsi di italiano nelle scuole secondarie del Victoria.
In light of the growing interest towards Italian teaching abroad, the present dissertation investigates the history of the Italian community and the evolution of Italian teaching in the state of Victoria, Australia. I hereby present the results of my research on the history of the Italian community in Victoria, as well as the influence of Australian immigration and language policies on Italian teaching in Victorian schools, highlighting how the perception of Italian language evolved in Australian public opinion throughout history. Based on this historical framework, a critical evaluation of Italian teaching methodologies in Victoria was conducted, which informed my suggestions for future improvement of Italian teaching practices.
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Viviani, Giada Roberta <1979&gt. "Esotismo nordico : studio storico-critico e filologico della Faniska di Luigi Cherubini". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8280.

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La tesi propone l'edizione critica della partitura e del libretto della Faniska di Luigi Cherubini, cercando di ricostruirne la genesi, il contesto storico-culturale in cui fu composta e i significati della rappresentazione della Polonia in essa elaborata.
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LANDINI, CHIARA. "HUMANITÉS CLASSIQUES E ENSEIGNEMENT SECONDAIRE IN FRANCIA (1802-1902): ASPETTI CUTURALI, STORICI ED ECONOMICI DELLA QUESTIONE DEL SECOLO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10812.

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Nel corso dell’Ottocento, in Francia, il principio di formazione, attraverso gli studi classici, delle élite destinate a ricoprire le più alte funzioni professionali assunse una connotazione sempre più anacronistica e il sistema scolastico fu al centro di una serie di accesi dibattiti e tentativi più o meno riusciti di riforma dei metodi di insegnamento e dei contenuti degli studi, che si acuirono soprattutto in seguito alla battaglia di Sedan. Il permanere di una cultura e di un sistema di istruzione immobile e legato alla tradizione umanistica si scontrò violentemente a fine secolo con la democratizzazione della società, il progresso scientifico e lo sviluppo economico e con la corsa alla modernizzazione della cultura. Questo elaborato si propone di ripercorrere i principali aspetti culturali, storici ed economici che scandirono la storia della pedagogia francese, analizzando il lungo ed altalenante percorso di cambiamento delle humanités classiques durante la costituzione dell’istituzione più conservatrice della Francia del XIX secolo: l’enseignement secondaire.
During the nineteenth century in France, the education through classical studies of the elite meant to play the highest professional roles became increasingly anachronistic and the school system was the main target of many debates and reforming processes. These attempts of changing teaching methods and subjects increased even further after the battle of Sedan. At the end of the century, the persistence of a stationary culture and of an educational system linked to the humanistic tradition clashed with the democratisation of the society, the scientific progress and the economic development and also with the rush to modernise this culture. The aim of this research is to trace the main cultural, historical and economic factors that distinguished the history of French education, while analysing the long and various changes of classical humanities during the establishment of French secondary school, which was the more conservative institution of the nineteenth century.
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LANDINI, CHIARA. "HUMANITÉS CLASSIQUES E ENSEIGNEMENT SECONDAIRE IN FRANCIA (1802-1902): ASPETTI CUTURALI, STORICI ED ECONOMICI DELLA QUESTIONE DEL SECOLO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10812.

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Nel corso dell’Ottocento, in Francia, il principio di formazione, attraverso gli studi classici, delle élite destinate a ricoprire le più alte funzioni professionali assunse una connotazione sempre più anacronistica e il sistema scolastico fu al centro di una serie di accesi dibattiti e tentativi più o meno riusciti di riforma dei metodi di insegnamento e dei contenuti degli studi, che si acuirono soprattutto in seguito alla battaglia di Sedan. Il permanere di una cultura e di un sistema di istruzione immobile e legato alla tradizione umanistica si scontrò violentemente a fine secolo con la democratizzazione della società, il progresso scientifico e lo sviluppo economico e con la corsa alla modernizzazione della cultura. Questo elaborato si propone di ripercorrere i principali aspetti culturali, storici ed economici che scandirono la storia della pedagogia francese, analizzando il lungo ed altalenante percorso di cambiamento delle humanités classiques durante la costituzione dell’istituzione più conservatrice della Francia del XIX secolo: l’enseignement secondaire.
During the nineteenth century in France, the education through classical studies of the elite meant to play the highest professional roles became increasingly anachronistic and the school system was the main target of many debates and reforming processes. These attempts of changing teaching methods and subjects increased even further after the battle of Sedan. At the end of the century, the persistence of a stationary culture and of an educational system linked to the humanistic tradition clashed with the democratisation of the society, the scientific progress and the economic development and also with the rush to modernise this culture. The aim of this research is to trace the main cultural, historical and economic factors that distinguished the history of French education, while analysing the long and various changes of classical humanities during the establishment of French secondary school, which was the more conservative institution of the nineteenth century.
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Mazzon, Ottavia. "Leggere per excerpta. La silloge di estratti conservata nel manoscritto greco Napoli, Biblioteca Nazionale II C 32". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3427279.

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Byzantine scholars did not read ancient authors passively: when they read, they always kept a pen in their hands in order to be able to correct eventual mistakes, add notes or scholia, include commentaries. They often employed books to collect interesting quotes, which they annotated separately in handbooks, so that they were ready to be used in the composition of an original work. The study of an anthology of excerpts allows us to somehow approach the writing desk of a scholar of the past: in doing so, it grants us the possibility to understand which texts he read and why, and also analyze the method he used in exploiting his sources. Ms Neap. II C 32 is an exceptional witness of this form of ‘active’ reading. The codex constitutes the reflection of the literary interests of a group of scholars who used to annotate the most interesting passages they found while reading. The codex was written by an only scribe, i.e. George Galesiotes, who worked for the patriarchal chancellery of Constantinople in the first half of the 14th century. Neap. II C 32 is not a scholarly handbook: it is the fair copy of several handbooks. The anthologies of excerpts included in the manuscript have been organized according to a precise project. The codex can thus be divided into three main sections: the first one is dedicated to the Bible (ff. 1-27), the second one to works of religious nature (ff. 28-149), the third one contains profane authors. The textual-critical analysis allows us to situate some of the anthologies included in Neap. II C 32 within the main manuscript tradition of the authors. This leads to the reconstruction of the literary circle where the codex was copied.
Gli intellettuali bizantini non leggevano le opere antiche in modo passivo: essi si accostavano alla lettura sempre con il calamo in mano, così da poter correggere gli errori del testo, aggiungere annotazioni o scolii marginali, inserire commentari, oppure per raccogliere citazioni, che essi depositavano in quaderni di appunti. Lo studio di una silloge di estratti permette di accostarsi allo scrittoio di un erudito del passato, per comprendere quali testi leggeva, con quale scopo, e secondo quale metodo selezionava i passi da citare. Il Neap. II C 32 costituisce una testimonianza eccezionale di questa pratica di lettura attiva. Esso riflette gli interessi di lettura di un gruppo di dotti che avevano l’abitudine di annotare i passi più interessanti di tutte le opere che essi leggevano. Il codice è stato trascritto da un copista di professione, Giorgio Galesiotes, notaio presso il patriarcato di Costantinopoli nella prima metà del XIV secolo. Il manoscritto non costituisce un cahier de notes di un dotto, ma la messa in pulito di molteplici antologie di estratti. Le sillogi furono copiate e ordinate secondo un progetto preciso. Il codice, infatti, si può suddividere in tre sezioni: la prima è dedicata alla Bibbia (ff. 1-27), la seconda alle opere di argomento sacro (ff. 28-149), la terza agli autori profani (ff. 150-372). L’analisi critico-testuale degli estratti consente di collocare le sillogi tràdite dal Neap. II C 32 nell’ambito della tradizione manoscritta degli autori escerpiti e di ricostruire il network erudito nell’ambito del quale il codice fu prodotto.
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Giangreco, Rosalia. "Templum Majus. Identità culturale e memoria storica di Siracusa attraverso la lettura delle trasformazioni della sua Cattedrale". Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1612.

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Templum Majus. Identità culturale e memoria storica di Siracusa attraverso la lettura delle trasformazioni della sua Cattedrale Capire i complessi meccanismi che portano alla formazione dell identità culturale di una comunità non è cosa semplice; è necessario ricorrere all ausilio di tutte le scienze umanistiche, per comprendere la sintesi socio-culturale di una città e la destinazione simbolica dei suoi spazi. Siracusa, importante colonia della Grecia antica, polis del Mediterraneo, ha occupato un posto di rilievo per la storia della Sicilia, fino a tutta l età Moderna, ha consegnato il proprio lungo divenire storico, che è anche quello dell intera Isola, con il suo avvicendarsi di dominazioni, a un monumento simbolo, la sua cattedrale, emblema del glorioso passato classico e tempio cittadino della fede cristiana. Il Duomo di Siracusa, antico Tempio di Minerva, ha sublimato i caratteri del territorio in cui sorge, garantendone la memoria ai posteri e assurgendo a luogo dell identità per antonomasia, e insieme alla piazza, a spazio di relazione, esattamente come accadeva oltre duemila anni fa. La cospicua letteratura antiquaria locale e non, prodotta già dal Cinquecento, ha sottolineato questa peculiarità. La mia ricerca, infatti, si è servita, in primis, di queste fonti, di cui sono state setacciate tutte le descrizioni relative all Athenaion/Cattedrale, e, i disegni, laddove esistenti, che di quelle sono la trasposizione grafica. Il primo risultato conseguito ha evidenziato l assenza, fino ai giorni nostri, di un apparato documentario di taglio tecnico e scientifico del monumento; atteggiamento ben documentato dalle carte reperite presso l Archivio di Stato Siracusano, relative all iscrizione della cattedrale nell Elenco dei Monumenti Nazionali, del 1879. Dall attento studio della documentazione, è emersa la difficoltà delle autorità locali, laiche ed ecclesiastiche, a fornire, dopo insistenti richieste del Ministro della Istruzione Pubblica, un disegno preferibilmente una pianta della cattedrale; infatti, dopo continue pressioni da parte del Ministero sarà inviata una fotografia di scorcio del Duomo, così da potersi osservare, il prospetto frontale, barocco, della basilica cristiana, e il fianco laterale, con parte del colonnato, del tempio greco. La stessa relazione tecnica, richiesta dall autorità statale, sarebbe stata redatta sulla base delle descrizioni letterarie, prodotte dall erudizione locale. Su questa base documentaria, confortata dalla cartografia antica esistente su Siracusa, oltre che i disegni e i racconti degli autori, la ricerca ha puntato l obiettivo sul concetto di spazio di relazione e luogo di identità, con un excursus sulla ricerca archeologica che ha dimostrato che l intera area è stata deputata al sacro dall età del Bronzo, senza soluzione di continuità fino al VII secolo, quando, cioè, il vescovo Zosimo elegge l edificio, già basilica cristiana, cattedra episcopale. La ricerca si è, infine, soffermata sullo studio delle due colonne tortili, poste ai lati del portale d ingresso del vestibolo alla cattedrale, realizzato in seguito al rifacimento del prospetto dopo il terremoto del 1693; queste nascondono, a mio parere, un intima connessione simbolica con le due colonne doriche poste all interno della basilica, un tempo appartenenti all opistodomo del Tempio di Minerva, ad esse corrispondenti, oltre che alle due coppie di colonne binate, con fusto liscio e capitello composito, disposte su doppio ordine, della facciata. Infine, una digressione sull uso delle colonne nell antichità e la relativa simbologia, dal mitico Tempio di Re Salomone alle basiliche del Rinascimento e del Barocco. Conclusione è l auspicio che da questo approfondimento si possano trarre ulteriori spunti di ricerca, perché su un palinsesto di tali caratteristiche non si esaurirà mai il filone dell indagine, con le parole pronunciate dal Beato Giovanni Paolo II, nel 1994, in visita a Siracusa.
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Radwan, Ahmed Abdelbaset Abdelaziz <1987&gt. "Saladino vs Salāḥ al-Dīn: la figura storica e letteraria nell'Occidente medievale e nella cultura arabo-islamica". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14584.

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Saladino (Salāḥ al-Dīn nel mondo arabo-islamico) è il re che, dopo aver riunito il Medio Oriente islamico, riuscì a liberare (riconquistare, secondo l'Occidente cristiano) Gerusalemme, la città sacra a tre religioni. La reazione a tale impresa fu la terza crociata, guidata da diversi sovrani, fra i quali Riccardo Cuor di Leone. Alla figura storica del Saladino si sovrappose ben presto una figura letteraria dello stesso sovrano, caratterizzata da aspetti assai dissimili fra loro a seconda che a narrare le gesta del Saladino fosse un testo occidentale oppure uno di ambito arabo-islamico. Nella presente tesi si cerca di dare conto della figura letteraria del Saladino secondo tali differenti prospettive, con particolare attenzione per i testi medievali occidentali e per quelli arabo-islamici entro il secolo XVI.
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Gurrieri, Antonio. "La scrittura della storia il caso Raphaël Confiant". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1239.

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La tesi concerne l opera di Raphaël Confiant, autore contemporaneo appartenente alla letteratura francofona antillese e nello specifico alla letteratura martinicana. Il lavoro di ricerca prende ad esempio il romanzo Case à Chine pubblicato dallo scrittore nel 2007. In particolare, nella tesi si analizza l importante tema della réécriture de l histoire . Si studiano anche le particolari tecniche narrative adoperate dall autore. Si indaga su quale sia il ruolo della letteratura, per quanto attiene alla salvaguardia della memoria storica di un popolo. Si analizza il rapporto ineludibile tra storia e letteratura. Infine, si inquadra la figura di Raphaël Confiant come esempio di storico autre approfondendo il concetto, a lui caro, di « mémoire de la douleur ».
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Buscherini, Stefano <1970&gt. "La teoria delle congiunzioni Giove-Saturno tra Tardo Antico e Alto Medioevo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/571/1/buscherini.pdf.

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Buscherini, Stefano <1970&gt. "La teoria delle congiunzioni Giove-Saturno tra Tardo Antico e Alto Medioevo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/571/.

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Scattina, Simona Agnese Carmela. "Nella bottega della famiglia Napoli: codici e documenti dell Opera dei pupi di tradizione catanese". Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/4046.

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Questo lavoro si artivola in due parti. In una prima parte, partendo dallo stato dell arte del teatro di figura in Italia e all estero, ci si concentra sul teatro siciliano delle marionette per poi investigare la grammatica della messa in scena dell Opera dei pupi di area catanese, utile a mettere in rilievo le somiglianze e le differenze tra l Opera dei pupi tradizionale e quella che è nata dalle innovazioni dei giovani pupari. La seconda parte riguarda i codici figurativi relativi al mestiere dei Napoli: figurativo, performativo e sonoro. Il tutto è corredato da una ricca documentazione fotografica. Chiude questa parte un capitolo sull'archivio digitale. Lo studio delle tradizioni recitative, compositive e artistiche in cui si articola il magistero dei pupari Napoli ha come obiettivo il recupero di un frammento importante della cultura catanese, sul piano storico-antropologico, ma anche la proiezione internazionale di un mestiere riconosciuto già nel 2001 Patrimonio dell Umanità dall Unesco.
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Delaini, Paolo <1966&gt. "La scuola di Gundēšābūr. La conoscenza del corpo umano (anatomia e fisiologia) e la trasmissione delle teorie medico-scientifiche nel mondo sasanide e post-sasanide". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4985/1/Delaini_Paolo_tesi.pdf.

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Questo lavoro traccia un quadro della diffusione e trasmissione delle conoscenze riguardanti l’anatomia e la fisiologia del corpo umano nel mondo iranico in età sasanide (III-VII sec. d.C.). La tesi analizza il ruolo delle scuole di medicina in territorio iranico, come quelle sorte a Nisibi e Gundēšābūr, delle figure dei re sasanidi interessati alla filosofia e alla scienza greca, e dei centri di studio teologico e medico che, ad opera dei cristiani siro-orientali, si fecero promotori della conoscenza medico-scientifica greca in terra d’Iran.
This paper provides an overview of the spread and transmission of knowledge about the anatomy and physiology of the human body in the Iranian world in Sasanian times (3rd to 7th Century AD). The thesis analyzes the role of medical schools in the Iranian territory, such as those arising in Nisibis and Gundēšābūr, the figures of the Sasanian kings interested in philosophy and Greek science, and theological study centers and physicians who, by the work of East-Syrian Christians, became promoters of Greek scientific medical knowledge in the Iranian world.
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Delaini, Paolo <1966&gt. "La scuola di Gundēšābūr. La conoscenza del corpo umano (anatomia e fisiologia) e la trasmissione delle teorie medico-scientifiche nel mondo sasanide e post-sasanide". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4985/.

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Questo lavoro traccia un quadro della diffusione e trasmissione delle conoscenze riguardanti l’anatomia e la fisiologia del corpo umano nel mondo iranico in età sasanide (III-VII sec. d.C.). La tesi analizza il ruolo delle scuole di medicina in territorio iranico, come quelle sorte a Nisibi e Gundēšābūr, delle figure dei re sasanidi interessati alla filosofia e alla scienza greca, e dei centri di studio teologico e medico che, ad opera dei cristiani siro-orientali, si fecero promotori della conoscenza medico-scientifica greca in terra d’Iran.
This paper provides an overview of the spread and transmission of knowledge about the anatomy and physiology of the human body in the Iranian world in Sasanian times (3rd to 7th Century AD). The thesis analyzes the role of medical schools in the Iranian territory, such as those arising in Nisibis and Gundēšābūr, the figures of the Sasanian kings interested in philosophy and Greek science, and theological study centers and physicians who, by the work of East-Syrian Christians, became promoters of Greek scientific medical knowledge in the Iranian world.
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Bonaccorso, Maria Valeria. "L'acte de traduire L'arte della gioia". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1236.

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L arte delle gioia è stato per la sua scrittrice, Goliarda Sapienza, una sorta di libro maledetto. Dopo una gestazione di dieci anni, infatti, la scrittrice ne trascorre altri venti nel vano tentativo di farlo pubblicare, riducendosi per questa ragione alla miseria. Il romanzo viene pubblicato integralmente solo nel 1998, due anni dopo la morte della Sapienza. Il senso di estatico appagamento seguito alla casuale lettura del romanzo, la grande curiosità relativa alle sue vicende editoriali e linguistiche sono all origine di questo lavoro che non può esimersi dal volere indagare quello che pare uno degli assi portanti del romanzo: la lingua. Da qui l inevitabile necessità di analizzare le forme di questo passaggio, nel tentativo di comprenderle e darne conto. Per raggiungere tale scopo, si è deciso di dare al lavoro una struttura in sei capitoli, nel primo dei quali ci si accosta alle teorie traduttologiche dalle origini ai giorni nostri, soffermandosi con maggiore intento analitico al periodo che muove dal 1950, che segna la fase scientifica degli studi sulla traduzione. La prima parte del secondo capitolo si propone di ripercorrere le politiche linguistiche in Francia dal Medioevo in poi, in modo da poter cogliere, da un punto di vista storico, l evoluzione non solo della lingua ufficiale, ma anche delle parlate regionali. La seconda parte del capitolo affronta, di conseguenza, la questione della vitalità dei dialetti nella Francia metropolitana, andando a osservarli sia nella loro distribuzione geografica che nelle situazioni in cui oggi sono ancora utilizzati. Nel terzo capitolo, dopo aver cercato di offrire una panoramica dell impianto linguistico sul quale si è innestata la traduzione dell Arte della gioia, è il romanzo a essere oggetto di analisi. Si passano pertanto in rassegna la biografia dell autrice, la trama, i personaggi, la storia editoriale sia in Italia che in Francia, per finire con la biografia della traduttrice, Nathalie Castagné, e con una relazione, da me rielaborata e arricchita di considerazioni relative alla prospettiva della traduzione, di un incontro-intervista avvenuto a Montpellier nel giugno 2011. Nel quarto capitolo si propone un analisi sociolinguistica per dimensioni di variazione (diamesica, diastratica, diafasica, diatopica) dell intero romanzo, con particolare attenzione alla diatopia, che presenta maggiori problematiche. In questa fase si proporrà un analisi comparata del testo in italiano e in francese, in modo da evidenziare, nel passaggio da una lingua all altra, le scelte traduttive. Si terrà conto quindi delle difficoltà che tale operazione presuppone, sia per le peculiarità tipiche della lingua di partenza e di quella di arrivo, sia perché nell italiano di Goliarda Sapienza sono presenti varietà regionali che non hanno corrispettivo in francese. Da tale analisi si evince che Nathalie Castagné (escludendo il solo personaggio di Nina, per la quale utilizza una lingua popolare, resa prevalentemente tramite l argot), usa una lingua standard, che poco si discosta dall asse normativo. Nel quinto capitolo si cercherà di tracciare un quadro quanto più esauriente possibile delle variazioni stilistico-espressive all interno del romanzo L arte della gioia. Parallelamente, verranno indagate le scelte traduttive della Castagnè, che come si cercherà di dimostrare non sempre riesce a riprodurre in francese l ampia gamma di registri presenti nel testo di partenza. Il sesto capitolo prende le mosse dalla conclusione che Nathalie Castagné abbia orientato la traduzione verso una resa del francese standard. Si è cercato quindi di proporre una traduzione alternativa di alcuni passi, nel tentativo di restituire al testo originale quelle sfumature linguistiche che non sembra di poter cogliere nel romanzo pubblicato in Francia.
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NEFZI, Emna. "Traduzione, analisi, studio filologico-linguistico e storico-culturale del testo “Taṯqīf al-lisān wa talqīḥ al-ğanān” [Emendamento della lingua e fecondazione dello spirito]". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/554918.

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Lenzo, Denise. "Il rapporto testo e immagine nel Medioevo, con un inedito esercizio di analisi sulle Tragedie di Seneca nel manoscritto angioino C.F. 2.5 della Biblioteca dei Gerolamini di Napoli". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/955.

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La ricerca riguarda il rapporto testo immagine, indagato nei suoi molteplici aspetti, durante il Medioevo. Lo studio esamina i vari casi di interazione fra i due sistemi comunicativi collocandoli nel loro contesto culturale di riferimento. Dimostrando l importanza dell immagine nella società medievale, si propone l analisi delle immagini come strumento di lavoro del filologo accanto al testo verbale, ai fini di una più profonda interpretazione delle opere e di una maggiore comprensione del lettore medievale. A dimostrazione di ciò ho esaminato il rapporto testo-immagine nel manoscritto angioino C.F. 2-5 della Biblioteca dei Gerolamini di Napoli contenente le tragedie di Seneca. Con l ausilio delle miniature si colloca il testo nel suo orizzonte culturale di riferimento, delineandone i contorni e mettendolo in relazione con il nascente Umanesimo. Attraverso una lettura serrata e incrociata di testo e immagine, infine, ho elaborato ipotesi sull identità dell artista e del committente, sul pubblico e sulla ricezione dell opera, dando un contributo alla definizione del rapporto con i classici in età angioina.
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PESSINA, ANNA. "ANALISI FILOLOGICA E STORICO-TEOLOGICA DI UN INNO PASQUALE PRIMIGENIO. IL CASO DI Mt 27,51b - 53". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/63895.

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L’elaborato analizza e ricostruisce la storia del testo del brano neotestamentario di Mt 27,51b-53. Il breve componimento, di natura innodica, assume particolare rilievo per la sua collocazione all’interno del racconto della passione, cuore dell’annuncio evangelico. Attraverso l’applicazione di una metodologia che tenga conto delle peculiarità di origine, redazione e trasmissione della letteratura protocristiana, il passo in questione è assunto come caso di studio per una rivalutazione, nella constitutio textus del Nuovo Testamento, della c.d. tradizione indiretta, non sempre adeguatamente valutata dalla filologia tradizionale. Il lavoro è strutturato in due macro-sezioni: la prima, filologica, volta a far emergere, attraverso l’analisi delle citazioni indirette, la forma testuale più antica. Particolare attenzione è rivolta all’espressione «dopo la sua risurrezione», non presente nella fase primitiva del testo. La seconda sezione, storico-teologica, analizza il contesto di formazione e utilizzo della pericope, avallando l’ipotesi di un’origine innodica del brano. Esso sarebbe stato un materiale liturgico precedente, forse giudeo-cristiano, a disposizione della comunità e fatto qui confluire dal redattore del Vangelo per celebrare il sacrificio di Gesù. Vengono, infine, indagate le motivazioni teologiche che potrebbero aver contribuito, tra il III e il IV secolo, alla modifica del dettato testuale più antico.
The thesis aims to reconstruct the history of the text of Matt 27:51b-53. This brief composition, probably a hymn, is particularly relevant for its arrangement in the passion narrative, which is the most important point of the Gospel’s kerygma. By applying a methodology that takes into consideration the peculiarity of the origin, the redaction, and the transmission of the earliest Christian literature, these verses are assumed as a study case, in order to value the indirect tradition in the reconstruction of the text of the New Testament. The work is divided into two parts: the first one, philological, brings out, through the indirect quotations, the earliest form of the text, which is partly different from the canonical one. Here, the sentence «after his resurrection» is relevant because it was not present in the primitive text. The second section analyses the context and the employment of the Matthean pericope in order to confirm the hypothesis of the hymn. It might have been a liturgical material, perhaps Jewish-Christian, used by the community and added to the Gospel by the redactor. Finally, this study takes into account the theological reasons that could have caused, within the third and fourth centuries, the modification of the earliest text.
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PESSINA, ANNA. "ANALISI FILOLOGICA E STORICO-TEOLOGICA DI UN INNO PASQUALE PRIMIGENIO. IL CASO DI Mt 27,51b - 53". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/63895.

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L’elaborato analizza e ricostruisce la storia del testo del brano neotestamentario di Mt 27,51b-53. Il breve componimento, di natura innodica, assume particolare rilievo per la sua collocazione all’interno del racconto della passione, cuore dell’annuncio evangelico. Attraverso l’applicazione di una metodologia che tenga conto delle peculiarità di origine, redazione e trasmissione della letteratura protocristiana, il passo in questione è assunto come caso di studio per una rivalutazione, nella constitutio textus del Nuovo Testamento, della c.d. tradizione indiretta, non sempre adeguatamente valutata dalla filologia tradizionale. Il lavoro è strutturato in due macro-sezioni: la prima, filologica, volta a far emergere, attraverso l’analisi delle citazioni indirette, la forma testuale più antica. Particolare attenzione è rivolta all’espressione «dopo la sua risurrezione», non presente nella fase primitiva del testo. La seconda sezione, storico-teologica, analizza il contesto di formazione e utilizzo della pericope, avallando l’ipotesi di un’origine innodica del brano. Esso sarebbe stato un materiale liturgico precedente, forse giudeo-cristiano, a disposizione della comunità e fatto qui confluire dal redattore del Vangelo per celebrare il sacrificio di Gesù. Vengono, infine, indagate le motivazioni teologiche che potrebbero aver contribuito, tra il III e il IV secolo, alla modifica del dettato testuale più antico.
The thesis aims to reconstruct the history of the text of Matt 27:51b-53. This brief composition, probably a hymn, is particularly relevant for its arrangement in the passion narrative, which is the most important point of the Gospel’s kerygma. By applying a methodology that takes into consideration the peculiarity of the origin, the redaction, and the transmission of the earliest Christian literature, these verses are assumed as a study case, in order to value the indirect tradition in the reconstruction of the text of the New Testament. The work is divided into two parts: the first one, philological, brings out, through the indirect quotations, the earliest form of the text, which is partly different from the canonical one. Here, the sentence «after his resurrection» is relevant because it was not present in the primitive text. The second section analyses the context and the employment of the Matthean pericope in order to confirm the hypothesis of the hymn. It might have been a liturgical material, perhaps Jewish-Christian, used by the community and added to the Gospel by the redactor. Finally, this study takes into account the theological reasons that could have caused, within the third and fourth centuries, the modification of the earliest text.
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Maruotti, Amaranta. "La diàtriba cinico-stoica: uno strumento concettuale o un mito filologico? Analisi del dialogismo diatribico e del ruolo dell' interlocutore fittizio nella filosofia romana". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368432.

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The starting point of our thesis is the critical discussion of a concept taken for granted by literary and ancient philosophy scholars. This is the cynic-stoic diatribe, so named because cynical themes would coexist with Stoic ones. Our first step is assessing the accuracy of the widely accepted definition, which makes the connection between the diatribe and a tradition of topics relating to moral popular philosophy. Then we explain our choice to accept and to try to integrate recent scientific acknowledgments which accept the diatribe as a literary genre relating to the spiritual guidance method of the Socratic philosophical schools, with a particularly attentive focus on the relationship between master and disciple. Starting from this controversial genre of Greek origin, we analyze the transition to the Roman period, by first examining the terminological aspect and then the philosophical framing. Among the methods, defined as diatribic, we focus on the only feature which does not appear to be challenged and that for this exact reason could be the basis of the existence of the genre itself: dialogism and the presence of a fictitious interlocutor. We then focus our attention on Seneca's work, and particularly on Letters to Lucilius, where the attempt to create a master-disciple relationship is intensely visible, and in which the presence of a fictitious interlocutor is structurally related to the development of this relationship. Then we discuss the diatribic forms of Roman satire, to reach Lucilius', Horace's and Persius' cases. A brief presentation is finally devoted to the analysis of relations between the diatribe, the Second Sophistic and the religious preaching.
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Marchese, Dora Maria Serena. "Parole e temi della dimensione gastronomica negli scrittori Italiani fra Otto e Novecento". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/940.

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Finalità della nostra ricerca è analizzare come e in che misura la letteratura, la lingua e la cultura gastronomica trovino spazio e significato nelle opere degli scrittori italiani tra Otto e Novecento, periodo delicato e nodale per il costituirsi di un identità nazionale italiana che precede l effettiva esistenza di una Nazione libera e unita. Un tema di grande ampiezza e complessità, dunque, che si presta ad essere affrontato dalle più diverse angolature critiche. Se infatti trattare di cibo, cucina, ricette e ricettari può apparire a primo acchito un tema poco pregnante o persino frivolo, ad un attenta riflessione appare chiaro che, al contrario, nel cibo, e quindi nell esperienza alimentare, si coniugano felicemente e in modo significativo storia e natura. Considerazione tanto più valida qualora ci si addentri in ambito letterario, giacché la letteratura è espressione alta e incisiva del pensiero e dell agire umani. All interno della dimensione letteraria, infatti, s inseriscono la dimensione antropologica del cibo come nutrimento e mezzo di sostentamento, quella sociologica relativa alle diverse classi sociali, quella politico-economica attinente al potere e quella squisitamente culturale dei valori e delle idee. Una pleiade di contesti diversi ma al tempo stesso contigui, in cui una delle principali attività umane, la nutrizione, si trasforma in segno verbale e quindi linguistico. Non è quindi peregrino utilizzare la storia alimentare come lente attraverso cui osservare le dinamiche politiche, economiche e sociali precedenti e successive al processo d unificazione italiana, e men che meno applicarla alla letteratura, arte per eccellenza incline parafrasando Blumenberg alla «leggibilità del mondo». La funzione connotativa assunta dal cibo all interno del testo letterario, infatti, permette un efficace espressione e caratterizzazione di eventi e personaggi a vari livelli: politico economico psicologico affettivo e sociale. Scorrendo i testi letterari e non redatti da autori vissuti nel delicato periodo che ha portato all unificazione del nostro paese (da Manzoni a Verga e De Roberto, dalla Serao a De Amicis e Collodi, da Tomasi di Lampedusa a Vittorini, senza tralasciare Rajberti e Artusi) emergono dati di estremo interesse, come la costante preoccupazione della sussistenza, il divario tra cucina povera e popolare e quella ricca e aristocratica, l utilizzo di tecniche culinarie, prodotti, usanze che rinviano a campi semantici ben definiti che trascorrono dal nord al sud per mischiarsi e sovrapporsi, talora modificarsi e diventare altro .
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Brancato, Rodolfo. "Profilo topografico della Piana di Catania dalla Preistoria all'Età romana". Doctoral thesis, Università di Catania, 2018. http://hdl.handle.net/10761/4149.

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La tesi espone i risultati del progetto di ricerca condotto sui paesaggi rurali della Sicilia orientale, attraverso il caso studio offerto dai margini occidentali della Piana di Catania. Il progetto è scaturito dai risultati delle ricognizioni condotte tra il 1997 e il 2007 nelle valli dei fiumi Simeto, Dittaino e Margi, ai fini della redazione della carta archeologica del territorio delle Tavolette IGM F. 269 II NO Monte Turcisi, F. 269 III SE Ramacca, F. 269 III NE Castel di Iudica e F. 269 III SO La Callura. I nuovi dati sono relativi a numerose aree di frammenti (131) pertinenti a fasi di occupazione che vanno dalla Preistoria al Medioevo: ai fini della piena comprensione delle dinamiche dell insediamento e della viabilità nell area, i dati sono stati messi in relazione alle informazioni note in letteratura e ai risultati delle ricerche di archivio condotte presso le Soprintendenze di Catania e Siracusa, l Ufficio Tecnico Speciale per le trazzere e l Ente per la Bonifica della Piana di Catania. Il paesaggio rurale della Sicilia sud-orientale non è tra i più intensamente studiati nel contesto del Mediterraneo. Tuttavia, la quantità di legacy data disponibili per la Sicilia può contribuire a colmare questa lacuna. Al fine di raggiungere una chiara comprensione dei processi tafonomici che hanno modellato i paesaggi siciliani dell entroterra, si è tentato di dare una nuova lettura dei dati archeologici noti alla luce dei risultati delle ricognizioni intensive condotte ai margini della Piana di Catania e della ricerca storica. Quindi, attraverso l'analisi della cartografia e della fotografia aerea storica, è stato possibile mettere insieme in un quadro organico le tracce dei paesaggi rurali antichi, strettamente correlati alle dinamiche dell'insediamento e della viabilità. Sia la natura geomorfologica dell'area di studio che la posizione a cavallo tra la costa ionica e il versante meridionale dell'isola hanno chiaramente influenzato le traiettorie dello sviluppo economico locale e, quindi, anche le dinamiche insediative. I risultati ottenuti attraverso l elaborazione dei dati nel geo-database Ru.NS forniscono, quindi, un'immagine vivida sulle linee di sviluppo dei sistemi insediativi di questa porzione della Sicilia sud-orientale in antico, tracciando, nella lunga durata, gli elementi di continuità e di discontinuità nella distribuzione degli insediamenti nel territorio dal Paleolitico all Alto Medioevo.
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Pignatello, Rosario. "Il patrimonio archeologico tra Avola e Pachino Organizzazione topografica della Cuspide Orientale in periodo romano e tardo antico". Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/4003.

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Il contributo verte sul'inquadramento topografico in periodo antico del territorio di Avola. Il comprensorio investigato negli anni senza una programmazione sistematica delle ricerche, attraverso lo studio del materiale edito; la ricerca dagli archivi della Soprintendenza di Siracusa (materiale archeografico); la programmazione di ricognizioni autoptiche offre spunti interessanti per l'organizzazione delle dinamiche insediative di periodo romano e tardo antico.
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Bonarrigo, Ornella. "Parole e temi dello spazio nell'opera di Gesualdo Bufalino". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/942.

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Nel suo Dialogo di un viaggiatore e di un sedentario, poi raccolto in Cere perse, il mai pentito claustrofiliaco Bufalino esemplifica due diverse visioni dell esistenza assolutamente rappresentative di una dialettica fondante all interno del suo immaginario, strutturale contrapposizione legata alla tentazione e negazione del movimento e di conseguenza espressione di una stretta correlazione tra le categorie della vita e quelle dello spazio. Prendendo le mosse dalla riconosciuta centralità semantica della topografia dello scrittore, questo lavoro mira a far interagire la metodologia concordanziale con un analisi testuale incentrata sullo studio della dimensione spaziale all interno della produzione bufaliniana in prosa e in versi. I dati del formario elettronico dell intera opera di Bufalino vengono pertanto posti qui in dialogo con i presupposti metodologici della cosiddetta critica dello spazio (debitrice degli studi di Joseph Frank non meno che delle fondamentali riflessioni di Genette, Lotmann, Barthes e Bachelard), e per la quale i luoghi della letteratura, non più relegati al ruolo di scenari di sfondo, assumono un vero e proprio ruolo significante. Alla luce dell ampia bibliografia critica sulla rappresentazione dello spazio in letteratura, nel primo capitolo sono presi in esame, e pedinati attraverso il corpus dell autore, i lemmi «dentro» e «fuori» scelti a paradigma di una dinamica tra luoghi chiusi e luoghi aperti che è indubbiamente centrale nell universo di Bufalino. La puntuale analisi di ogni singola occorrenza dei due lemmi rende manifesta una precisa corrispondenza tra il «dentro», l arte e la scrittura da un lato, e il «fuori» e la vita dall altro, in una rigida dialettica che fa sì che solo all'interno di sicuri luoghi chiusi le esperienze di vita riescano ad essere rielaborate e trasformate (attraverso una deliberata contaminazione dei ricordi) in invenzione letteraria. Sempre tenendo presente questa fondante dicotomia, il secondo capitolo passa ad analizzare alcune significative parole dello spazio ricorrenti nei testi dello scrittore siciliano: dal lemma «casa», significante per eccellenza del motivo della tana-prigione, al lemma «finestra», puntuale indicatore di una fruizione dal «dentro» del mondo del «fuori», al lemma «porta» espressione di una fondamentale soglia di separazione che ingloba tuttavia nella propria area anche l idea-ponte del socchiuso e di una possibile comunicazione tra il dentro e il fuori. Il lemma «marciapiedi» chiude la serie di queste parole liminali prese in esame anche in relazione alla loro ripetuta occorrenza in snodi narrativi particolarmente importanti. Nell ultima parte del lavoro, l indagine sulla dimensione spaziale viene deliberatamente messa in cortocircuito con altri temi-chiave dell opera bufaliniana (la morte, la Sicilia, il rapporto con la divinità), nell intento di far passare sulla scia di un immagine cara allo scrittore - lo studio sullo spazio dalla 'buccia' alla 'polpa'. A dominare è sempre lo spazio chiuso, emblema dell isolitudine, della morte e insieme del carcere della scrittura: i confini del libro divengono anzi essi stessi metafora dello spazio chiuso, in un interna contraddizione che rende allo stesso tempo il contenuto dei libri l'unico strumento di possibile evasione in una vita interamente concepita all insegna della claustrofilia.
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Fichera, Aldo. "L'edizione di due trattati di mascalcia in volgare siciliano del ms. 2934 della Biblioteca Riccardiana di Firenze". Doctoral thesis, Università di Catania, 2015. http://hdl.handle.net/10761/3864.

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Il lavoro dal titolo L edizione dei due trattati di mascalcia in volgare siciliano del codice 2934 della Biblioteca Riccardiana di Firenze (XV secolo) si configura, da un punto di vista generale, come un contributo alla ricostruzione di un segmento di storia della medicina veterinaria; nella prospettiva degli studi sul volgare siciliano, consente l accesso a una tipologia di testi che, dopo i contributi di De Gregorio (1904), De Gregorio (1905), e le tesi di laurea di La Rosa (2000) e Di Costa (2001), è stata di fatto negletta. La tesi si articola in due parti: nella prima parte introduttiva il candidato, dopo aver accennato ai preliminari informativi sulle due mascalcie editate, fornisce una breve panoramica sui testi pratico scientifici in volgare siciliano, documentando gli ambiti di produzione e fruizione, e analizzando il ruolo di notevole importanza che ricoprono i trattati di mascalcia all interno di questa tipologia di testi, come testimonia anche la loro presenza in biblioteche private. In funzione dell edizione dei due trattati del ms. Riccardiano, l approccio esperito è stato quello di evidenziare i loro rapporti con la tradizione latina (e, indirettamente, anche greca) e con altri trattati di mascalcia in volgare siciliano, presi in considerazione per la prima volta. L aggiornamento della bibliografia e un indagine accurata sui modelli ha evidenziato la natura singolare e composita del primo trattato, frutto di una contaminatio tra fonti eterogenee, quali Giordano Ruffo, la traduzione di Bartolomeo da Messina del De curatione equorum ad Bassum di Ierocle, con una distribuzione all interno del testo corrispondente a tre nuclei o blocchi: iniziale (Ruffo), centrale (Bartolomeo da Messina), finale (Ruffo). Il confronto sistematico tra il secondo trattato e il testo di Ruffo ha confermato che siamo di fronte a un volgarizzamento dell opera del nobile calabrese della corte federiciana. A conclusione di questa prima parte introduttiva si sono esaminati i modi della traduzione dell anonimo volgarizzatore e i caratteri linguistici dei due trattati di mascalcia. Sulla scorta di questa indagine possiamo affermare che non si tratta certamente di una traduzione passiva, che si limita a ricodificare il testo originario nella lingua d arrivo. La seconda parte della tesi è dedicata all edizione dei testi. Il testo critico è corredato da un apparato suddiviso in due fasce. Le edizioni dei due volgarizzamenti sono seguite da Note ai testi con notizie sul codice, la sua descrizione codicologica, gli studi sullo stesso, la qualità della copia, la consapevolezza culturale del volgarizzatore/copista e la presentazione dei criteri editoriali adottati.
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PAGLIARULO, CARLA. "I. Giordani, uomo di lettere e di cultura, e l'ideale di un «cristianesimo integrale»: alcuni carteggi indediti". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1795.

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Resumen
La tesi ha lo scopo di inquadrare Giordani nel contesto del mondo culturale cattolico tra le due guerre e di approfondire la sua proposta di «cristianesimo integrale» come soluzione alla crisi che negli anni Venti e Trenta viziò il mondo economico, il sistema politico e lo scenario culturale, a livello di principi fondamentali, di valori. Per questo si è dato assoluto rilievo ai rapporti di Giordani con molti intellettuali suoi contemporanei e con varie istituzioni culturali cattoliche. Il testo segue dapprima un indirizzo biografico, che permette di ripercorrere la vita di Giordani dalla giovinezza, segnata dalla guerra e dall’esperienza al fronte, alla sua serena fine, nel 1980. Si tratta di una testimonianza di come la sua conseguenzialità tra fede e opere abbia inciso negli ambienti che lo hanno visto protagonista, tanto che è stato avviato per lui il processo di beatificazione. La ricerca è stata condotta tenendo conto degli scritti di Giordani e della storiografia precedente, ma soprattutto utilizzando numerosi materiali d’archivio. In particolare i carteggi privati aiutano a ricostruire l’operato di Giordani a favore dell’impegno degli intellettuali cattolici negli anni oscuri del fascismo e la sua indefessa attività per la realizzazione di un nuovo umanesimo. Altro spazio è stato riservato ai rapporti maturati da Giordani con due esponenti del mondo cattolico italiano di quel periodo, ovvero Giovanni Papini e Piero Bargellini.
This dissertation aims at setting Igino Giordani within the broader framework of the catholic cultural environment between the two world wars. It focuses on his proposal of an «integral Christianity» as a solution to the recession which threatened the fundamental values and principles of the economy, politics and culture during the 1920's and 1930's. This is the reason why the relationships between Giordani and many of his colleagues and cultural catholic institutions have been studied in depth. The work starts with a biography, underlining how Giordani's youth has been affected by the war and the experience as a soldier, up to his peaceful death, in 1980. His life shows how the consistency of his actions with his faith made him an influent personality in his working environments, to the point that the beatification process has begun. The research is based on Giordani's writings and on the previous historiography, but the most important source is constituted by a large number of archive documents. Particularly, Giordani's private correspondence has been very useful in understanding how he acted in order to support the engagement of the catholic intellectuals during the dark fascist age and his endless activity in order to build a new humanism. The work also focuses on the relationships between Giordani and two members of the Italian catholic world of the time: Giovanni Papini and Piero Bargellini.
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PAGLIARULO, CARLA. "I. Giordani, uomo di lettere e di cultura, e l'ideale di un «cristianesimo integrale»: alcuni carteggi indediti". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1795.

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La tesi ha lo scopo di inquadrare Giordani nel contesto del mondo culturale cattolico tra le due guerre e di approfondire la sua proposta di «cristianesimo integrale» come soluzione alla crisi che negli anni Venti e Trenta viziò il mondo economico, il sistema politico e lo scenario culturale, a livello di principi fondamentali, di valori. Per questo si è dato assoluto rilievo ai rapporti di Giordani con molti intellettuali suoi contemporanei e con varie istituzioni culturali cattoliche. Il testo segue dapprima un indirizzo biografico, che permette di ripercorrere la vita di Giordani dalla giovinezza, segnata dalla guerra e dall’esperienza al fronte, alla sua serena fine, nel 1980. Si tratta di una testimonianza di come la sua conseguenzialità tra fede e opere abbia inciso negli ambienti che lo hanno visto protagonista, tanto che è stato avviato per lui il processo di beatificazione. La ricerca è stata condotta tenendo conto degli scritti di Giordani e della storiografia precedente, ma soprattutto utilizzando numerosi materiali d’archivio. In particolare i carteggi privati aiutano a ricostruire l’operato di Giordani a favore dell’impegno degli intellettuali cattolici negli anni oscuri del fascismo e la sua indefessa attività per la realizzazione di un nuovo umanesimo. Altro spazio è stato riservato ai rapporti maturati da Giordani con due esponenti del mondo cattolico italiano di quel periodo, ovvero Giovanni Papini e Piero Bargellini.
This dissertation aims at setting Igino Giordani within the broader framework of the catholic cultural environment between the two world wars. It focuses on his proposal of an «integral Christianity» as a solution to the recession which threatened the fundamental values and principles of the economy, politics and culture during the 1920's and 1930's. This is the reason why the relationships between Giordani and many of his colleagues and cultural catholic institutions have been studied in depth. The work starts with a biography, underlining how Giordani's youth has been affected by the war and the experience as a soldier, up to his peaceful death, in 1980. His life shows how the consistency of his actions with his faith made him an influent personality in his working environments, to the point that the beatification process has begun. The research is based on Giordani's writings and on the previous historiography, but the most important source is constituted by a large number of archive documents. Particularly, Giordani's private correspondence has been very useful in understanding how he acted in order to support the engagement of the catholic intellectuals during the dark fascist age and his endless activity in order to build a new humanism. The work also focuses on the relationships between Giordani and two members of the Italian catholic world of the time: Giovanni Papini and Piero Bargellini.
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Di, Mauro Annarita. "Scienza e naturalia nel monastero di S. Nicolò l'Arena Ricognizione, analisi e studio del Fondo Benedettino e della collezione museale". Doctoral thesis, Università di Catania, 2018. http://hdl.handle.net/10761/3841.

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Il progetto di tesi si pone di delineare contenuti, forme e modelli delle collezioni scientifiche dei PP. Benedettini del Monastero di San Nicolò l Arena di Catania nell ambito del più vasto panorama del collezionismo naturalistico-scientifico del XVIII-XIX sec. La ricerca propone lo sviluppo di una metodologia integrata per analizzare, descrivere, valorizzare e rendere fruibile le caratteristiche del collezionismo scientifico dei monaci benedettini, inserendosi all interno di un ampio filone di ricerche multidisciplinari sulla valorizzazione dell ex Monastero e sugli episodi del collezionismo siciliano, condotto già da alcuni anni da ricercatori e specialisti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell Università di Catania. All interno di questo principale ambito di ricerca si prevede, infatti, un approfondimento riguardante lo studio degli aspetti naturalistico-scientifici e sperimentali delle collezioni benedettine, con lo scopo di chiarirne l articolazione cronologica, il significato storico-culturale ed i legami con le contemporanee istituzioni e strutture (Biblioteca, Accademia, Museum Biscarianum, etc.) attraverso la lettura delle fonti documentarie archivistiche del Fondo Benedettini conservato presso l Archivio di Stato di Catania e di tutte le altre fonti coeve disponibili in vario modo correlate. Lo studio permetterà di approfondire il rapporto tra benedettini e città, ed in particolare le relazioni con l Accademia Gioienia e l Università, nell ottica del modello museo integrato , tipico del collezionismo settecentesco. Soprattutto si cercherà di indagare attraverso l analisi delle informazioni raccolte, sia archivistiche che librarie, la concezione settecentesca del sapere e dello studio benedettino, la chiave interpretativa dei diversi rami delle collezioni ed il complesso legame tra Scienze ed Arti . Dal recupero di documenti inediti e dalle nuove ricerche sui numerosi documenti d archivio, si avvierà una nuova sistematica indagine per la conoscenza e l approfondimento delle collezioni naturalistico-scientifiche dei monaci benedettini. In particolare si tenterà di rintracciare tendenze, modalità, motivazioni e pratiche sociali dei singoli collezionisti, nonché gli scambi materiali o intellettuali tra i diversi protagonisti, ricostruendo là dove possibile gli specifici contesti di una collezione nel confronto, sempre illuminante, con le esperienze coeve. Inoltre si intende promuovere la valorizzazione e la definizione di un nuovo modello di gestione e fruizione del Fondo Benedettini conservato presso le Biblioteche Riunite Civica e U. Recupero di Catania, attraverso la digitalizzazione del patrimonio storico-documentario e librario indagato. Il progetto, infatti, intende coniugare l indagine scientifica con l innovazione tecnologica ponendosi in linea con le nuove prospettive di ricerca che si affermano nel campo della fruizione, valorizzazione e conservazione del patrimonio umanistico attraverso la collaborazione con l Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Catania (IBAM-CNR), ente specializzato nel campo della digitalizzazione del patrimonio storico-documentario.
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Piazza, Laura. "Il verso dell uomo. Sul teatro di Mario Luzi". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/943.

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Il lavoro si propone di ripercorrere l intero corpus teatrale di Luzi generatosi, dagli anni settanta, da quell essenza dialogica che in maniera sempre meno velata caratterizza le sue opere poetiche. Attraverso i capitoli dedicati in particolar modo ai tre capolavori Libro di Ipazia, Rosales e Hystrio, si esamina la riflessione luziana sul tragico. Il poeta, memore delle teorie di Steiner e Szondi oltre che delle prospettive teologiche derivate dal pensiero di Teilhard de Chardin, sostituisce alla tragedia propriamente detta, impraticabile in epoca post-moderna, il concetto di tragico spreco , per cui la croce delle vittime, taciuta e apparentemente cancellata dalla storia, diviene protagonista di un genere che, pur mutando in stile e convenzioni, porta con sé il medesimo lamento puro e selvaggio del pensiero tragico sull inumanità dell esistenza. Il lavoro, altresì, sviluppa, attraverso documenti inediti, il rapporto di fertile interscambio tra la drammaturgia luziana e le teorie pedagogiche e drammaturgico-spettacolari di Orazio Costa Giovangigli (amico del poeta e regista in più occasioni dei suo testi teatrali). Si ricostruisce così un sodalizio che ha attraversato il teatro esistenzialista (italiano ed europeo) e mutuato molti degli aspetti estetico-filosofici (nei drammi di Luzi) e spettacolari (nella pratica scenica di Costa) del Teatro Rapsodico. Luzi e Costa, sostenendosi vicendevolmente, hanno consacrato la loro arte alla priorità della Parola Poetica, del verso dell uomo , del verbo che sin dalla Genesi abbiamo imparato a considerare espressione più autentica della nostra umanità (e divinità). Lo studio del teatro di Luzi può essere un primo passo verso una riconsiderazione più articolata e attenta delle esperienze controcorrente della scena teatrale italiana dal secondo dopoguerra in poi, periodo in cui ha esercitato il proprio dominio un avanguardia guidata dall odio per la parola, con funeste conseguenze non solo sul piano delle arti performative rilevabili ancora oggi. Consapevole che la natura drammatica in fondo insita in certa sua lirica ha trovato un eccellente decantazione nella misura teatrale, Luzi si dedicò negli ultimi anni di vita pressoché esclusivamente alla scrittura drammatica quasi dimostrando un incapacità a tornare indietro, a lasciar nuovamente disperdere, dopo averlo catturato nella struttura teatrale, l intrigo delle voci. Contro la minaccia di abumanizzazione della nostra epoca Luzi ha così esercitato la sua missione di scriba e la sua visione del teatro come rito potentemente umano, come arricchimento di coscienza e di conoscenza per chi ne è l interprete e per chi ne è lo spettatore.
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Sciacco, Maria Concetta. "Italy in English Tourism Discourse. Per un apprendimento dei sistemi linguistici e culturali della lingua inglese". Doctoral thesis, Università di Catania, 2015. http://hdl.handle.net/10761/1677.

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Il presente studio ha come oggetto la multidimensionalità del discorso turistico promozionale nella lingua inglese, analizzata attraverso vari approcci disciplinari: linguistico, sociolinguistico, socio-semiotico e glottodidattico. Le analisi dei corpora, tratti da materiali autentici cartacei e digitali, hanno messo in luce nuovi ed interessanti elementi per la didattica dell inglese turistico. Il lavoro si divide in tre parti. La prima parte è dedicata all analisi linguistica di materiali turistici promozionali digitali, prodotti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, i quali hanno come meta esclusivamente l Italia. I materiali sono stati raccolti nel periodo che va da novembre 2011 ad agosto 2014, la novità di questa parte del lavoro sta nel confronto di corpora britannici e statunitensi. L approccio metodologico di questa prima parte è quello della linguistica dei corpora attraverso l utilizzo del software Antconc version 3.2.4w. I materiali cartacei nella forma di travel magazine, cataloghi, dizionari bilingui enogastronomici, sono oggetto di analisi nella seconda parte di questa ricerca, l approccio metodologico qualitativo si basa sugli studi socio-linguistici (MacCannel, 1976, Dann, 1996) e socio-semiotico (Floch, 1990). Lo studio dei dizionari bilingui enogastronomici ha messo in luce le difficoltà che il lessicografo e il traduttore devono affrontare nella descrizione o nella traduzione di termini culturalmente specifici. . Inoltre dall analisi socio-semiotica di due macrogeneri, la rivista di viaggi britannica, Passione by Citalia, e il catalogo, Flavours of Holidays, si evince che il discorso turistico si basa sul racconto di storie, anche personali, che rimodellano il linguaggio turistico dal monologo, al dialogo ad una forma ancora più democratica, definita da Dann (2012) il trialogo con i seguenti protagonisti: l industria turistica, il turista, e infine la comunità locale (touree). Nella terza parte si è realizzata un unità didattica che evidenzia la potenzialità dei testi turistici per l apprendimento del sistema linguistico e culturale della lingua inglese, ma soprattutto per sviluppare negli studenti la competenza interculturale necessaria per la traduzione di testi turistici e non.
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Brigatti, V. "'UOMINI E NO' DI ELIO VITTORINI. IL TESTO TRA CARTE E POETICA, TRA EDIZIONI E CRITICA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/218727.

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This dissertation concerns the Elio Vittorini’s novel, Uomini e no (1945), examined from a new point of view introduced by the philological analysis of writer’s hand written papers and the page-proofs of the first edition, corrected by the author. Till now, all these documents has been neglected by the critics, but they allow us to study the creative process that leads to the texts edited the first time in 1945. We can show therefore the transformations of the characters’ features and the evolution of the plot. The following part of the dissertation is dedicated to study Vittorini’s literature conception and her modifications during the 1940s, especially during the years immediately after the Second World War. These modifications leads the writer to a new edition of the novel, published in 1949, very different in comparison with the first one. This dissertation ends with the textual analysis of the 1949’s edition.
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Mistretta, Ivano. "La produzione documentaristica della Panaria Film: dalle carte d'archivio un nuovo quadro interpretativo". Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/3966.

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La Panaria Film, fondata nel 1946 da Francesco Alliata e altri tre soci, è stata la più importante casa di produzione cinematografica siciliana. Nota soprattutto per i suoi lungometraggi, tra cui "Vulcano" e "La Carrozza d'oro", ha prodotto e realizzato numerosi cortometraggi, molti dei quali oggi dispersi, cui partecipò saltuariamente anche Fosco Maraini. La sua produzione documentaristica riflette la fondamentale passione dei suoi fondatori per la Sicilia e il suo patrimonio ambientale e culturale ed è animata da una spinta all innovazione che si traduce innanzitutto nell invenzione o nell adozione di nuova strumentazione di ripresa sia visiva che sonora. Al contrario della produzione a soggetto, la produzione documentaristica è stata studiata poco e superficialmente. Le dinamiche produttive e l'inquadramento delle vicende della società nel più ampio contesto dell'epoca sono state, invece, del tutto trascurate. La presente ricerca circoscrive il proprio ambito alla produzione documentaristica dal 1946 al 1949, ovvero fino alla realizzazione di "Vulcano", anno che segna la svolta della società di produzione da indipendente a mainstream. La possibilità di consultare, per primi, i materiali di archivio della Panaria Film e di Francesco Alliata, insieme ad un'accurata analisi delle opere e alla ricostruzione del più ampio contesto in cui la Panaria Film ha operato e le sue opere sono state concepite e fruite, ha consentito quindi di formulare un nuovo quadro interpretativo: ora emerge uno sperimentalismo prima solo parzialmente valutato che si realizza in formule linguistiche all incrocio tra documentarismo e finzione e che ricerca una diversa codificazione del rapporto tra suono e immagini; una ricerca che, se da una parte approda a risultati a volte sorprendenti seppure imperfetti, dall altra si scontra con l inerzia di pratiche produttive consolidate e con altrettanto resistenti modelli stilistici e abitudini di fruizione. Emerge altresì il profilo di un'impresa abile nello stabilire relazioni con le più importanti realtà produttive e distributive dell'epoca, nel cogliere tempestivamente le opportunità offerte dalle leggi a supporto della produzione cinematografica che allora si succedevano e nel far conoscere i suoi documentari all'estero, tanto nei festival quanto nelle sale del circuito commerciale.
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Tricomi, Andrea. "Regesto delle lettere a stampa di Federico De Roberto". Doctoral thesis, Università di Catania, 2015. http://hdl.handle.net/10761/1678.

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Il regesto delle lettere derobertiane rappresenta un opera scientifica da cui non possono prescindere filologi e storici della letteratura italiana. Manca ancora un epistolario derobertiano unificato e sistematico. Il presente lavoro di ricerca tenta di colmare l assenza di un repertorio non ancora interamente inventariato e catalogato, di un regesto complessivo dei carteggi, fin qui editi, per la ricostruzione cronologica di un patrimonio prezioso ed eccezionale che, nell insieme, permette di accedere all autobiografia quotidiana di tutta un esistenza, ad una intimità divenuta di dominio pubblico, alla cronistoria fedele e romanzata di una vita straordinaria ed egualmente normale e a un disegno biografico attendibile ed esauriente di un epistolografo sorprendente come Federico De Roberto. La lettura del regesto ha pertanto il fascino del saper documentare e fare emergere una nuova esegesi della vita e dell intero corpus letterario di Federico De Roberto.
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