Literatura académica sobre el tema "Storia della diplomazia"

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Artículos de revistas sobre el tema "Storia della diplomazia"

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Triola, Filippo. "Il riavvicinamento dell'Italia alla Germania tra il 1945 e il 1949". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 3 (marzo de 2013): 31–80. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-003002.

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Resumen
L'autore ricostruisce ed esamina la storia dei rapporti italo-tedeschi negli anni immediatamente precedenti la riapertura ufficiale delle relazioni diplomatiche tra Italia e Repubblica federale tedesca. Un riavvicinamento economico e politico progressivo, ma che suscitň forti contrasti tra i principali attori della diplomazia italiana. Il saggio si basa su una documentazione conservata presso l'Archivio Storico del Ministero degli Esteri e l'Archivio Centrale dello Stato. L'autore sostiene che le relazioni economiche italo-tedesche assunsero un ruolo centrale nel processo di elaborazione della politica estera italiana sulla questione tedesca nel corso di questi anni. Prima dell'istituzione della Repubblica federale tedesca, l'Italia divenne un partner economico fondamentale per la Germania occidentale. Tra il 1945 e il 1949 l'Italia fu il primo paese europeo favorevole alla rinascita di un nuovo Stato tedesco non sottoposto alla diretta influenza dell'Unione Sovietica. Il presidente del Consiglio De Gasperi e il ministro degli Esteri Sforza per sostenere la nuova Germania attuarono una precisa azione diplomatica di riavvicinamento politico, promuovendo diversi scambi di visite e di incontri con i rappresentanti tedeschi.
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Guerra, Alessandro, Marco Meriggi, Christopher Calefati, Catherine Brice, Paolo Conte, Maria Pia Casalena y Agnese Visconti. "Recensioni". IL RISORGIMENTO, n.º 1 (mayo de 2022): 153–87. http://dx.doi.org/10.3280/riso2022-001006.

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Resumen
- Francesco Benigno e Daniele Di Bartolomeo, Napoleone deve morire. L'idea di ripetizione storica nella Rivoluzione francese, Roma, Salerno, 2020, 194 p. br/> - Salvatore Santuccio, Uno stato nello stato. Sette segrete, complotti e rivolte nella Sicilia di primo Ottocento, Acireale, Bonanno, 2020, 301 p.- Enrico Francia, Oggetti risorgimentali. Una storia materiale della politica nel primo Ottocento, Roma, Carocci, 2021, 180 p.- Jacopo De Santis, Tra altari e barricate. La vita religiosa a Roma durante la Repubblica romana del 1849, Firenze, Firenze University Press, 2021, 282 p.- Giampaolo Conte, Il credito di una nazione. Politica, diplomazia e società di fronte al problema del debito pubblico italiano. 1861-1876, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2021, 114 p. - Massimo Baioni, Vedere per credere. Il racconto museale dell'Italia unita, Roma, Viella, 2020, 266 p.- Gabriele B. Clemens, Geschichte des Risorgimento. Italiens Weg in die Moderne (1770-1870), Wien-Köln, Böhlau, 2021, 264 p.- Du "Grand Tour" au Traité de Rome: l'Europe au bout du voyage, sous la direction de Francis Démier et Elena Musiani, Rennes, Presses universitaires, 2021, 186 p.
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Pisu, Stefano. "L'associazione "Italia-Urss" dal dopoguerra alla Guerra Fredda: diplomazia culturale ufficiosa e propaganda sovietica (1944-1960)". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (mayo de 2021): 21–43. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002002.

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Resumen
L'articolo ricostruisce le principali tappe della storia dell'Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica - conosciuta come "Italia-Urss" - fra il 1944 e il 1960. La genesi di "Italia-Urss" si inserisce nel contesto culturale internazionale del dopoguerra. La radicalizzazione dello scontro politico-ideologico nazionale e globale condusse l'associazione alla chiara virata politica: la lotta all'antisovietismo diventò celebrazione acritica dell'Unione Sovietica. "Italia-Urss" riuscì così in scarsa misura a essere un attore efficace della Guerra Fredda culturale, giacché poco capace di attrarre fasce di popolazione lontane dai socialcomunisti. La segreteria di Orazio Barbieri (1953-1958) volle rafforzare una conoscenza obbiettiva dell'Urss anche se il 1956 - così come il caso Pasternak - disorientarono una parte dei suoi membri. Paradossalmente, il dinamismo di Barbieri fu il vulnus principale nei rapporti con il Pci e gli interlocutori sovietici, che mal sopportavano l'autonomia di "Italia-Urss" nel lancio di iniziative considerate spesso troppo elitarie e lontane dalle masse. Il Pci intervenne per rafforzare il controllo politico sull'associazione proprio quando, invece, gli sforzi ufficiosi di "Italia-Urss" avevano contribuito alla firma dell'accordo culturale intergovernativo del 1960.
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Łapiński, Józef. "Zabiegi Stolicy Apostolskiej o utrzymanie Unii z 1596 r. na podstawie unickiej diecezji chełmskiej w XIX wieku". Prawo Kanoniczne 51, n.º 3-4 (10 de diciembre de 2008): 353–70. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2008.51.3-4.17.

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Resumen
Dall’inizio delle persecuzioni, l’unica diocesi di Chelm aspettava della Santa Sede parole d’incoraggiamento ed un efficace sostegno al coraggio e alla perseveranza nella fede della Chiesa Cattolica. Scrutando la storia della diocesi uniate a Chelm nel XIX secolo, bisogna sottolineare con forza, che la Santa Sede usava tutti mezzi disponibili per salvare l’Unione messa in pericolo della parte dell’Impero Russo. Lo testimoniano innumerevoli affermazioni ed atti della Santa Sede. Bisogna affermare che sia gli interventi della Curia Romana sia dei singoli papi non sempre portavano a risultati positivi. Tutta la corrispondenza dell’Autorità della Chiesa locale e di quella di Roma e stata manovrata delle autorità statali: questo ne ha provocato il ritardo o la totale eliminazione. Bisogna aggiungere il fatto che la Santa Sede non aveva in questo periodo la propria nunziatura a Pietroburgo. Questa situazione ha provocato il fatto che Roma non poteva agire per normale via diplomatica. Roma protestava continuamente contro le minacce verso l’Unione, ma ha protestato con decisione, quando illegittimamente hanno chiamato don M. Popiel come amministratore della diocesi di Chelm. Pio IX nella sua enciclica „Levate” ha condannato questa nomina. In base a tutti questi fatti, non si possono accettare le opinioni di alcuni autori secondo i quali Roma non ha mostrato un sufficiente sostegno per salvare la diocesi di Chelm. Non si puo accettare nemmeno che la Curia Romana non abbia dato dimostrazioni che nel XIX secolo la questione polacca non fosse vicina agli interessi della Chiesa e ai propri interessi politici. La Santa Sede non aveva bisogno di mettere il problema della diocesi di Chelm al di sopra di altri fatti ecclesiali, pero non si può mettere in alcun modo in dubbio che abbia fatto tutto ciò che era possibile per difendere l’Unione.
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Maggiulli, Ilaria. "I diplomi di laurea: una fonte per la storia dell’università". DigItalia 16, n.º 2 (diciembre de 2021): 122–34. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00041.

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Resumen
La ricca collezione di diplomi di laurea conservata presso l’Archivio storico dell’Università di Bologna riveste un notevole interesse per lo studio della storia di un’istituzione che conta oltre nove secoli di vita. Grazie alle riproduzioni digitali dei documenti e alla ricchezza di informazioni disponibili nelle schede di corredo, la sezione del sito dell’Archivio dedicata a “Diplomi e privilegi” costituisce un prezioso ausilio alla ricerca per studiosi non soltanto di Storia dell’università, ma anche di altre discipline quali la Diplomatica e la Codicologia.
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Croci, Osvaldo. "Storie del tempo non perduto. L'utilità della diplomazia nelle testimonianze di un ambasciatore Claudio Chelli Marsilio, Venice, 2001 211 pp., ISBN: 88317 766 8 1 (€14.46)". Modern Italy 11, n.º 3 (noviembre de 2006): 365–66. http://dx.doi.org/10.1017/s1353294400009583.

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Dover, Paul M. "Tommaso Duranti. Diplomazia e autogoverno a Bologna nel Quattrocento (1392–1466): Fonti per la storia delle istituzioni. Bologna medievale ieri e oggi 11. Bologna: CLUEB, 2009. 474 pp. index. bibl. 荤38. ISBN: 978–88–491–3201–4." Renaissance Quarterly 63, n.º 2 (2010): 638–39. http://dx.doi.org/10.1086/655290.

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Tesis sobre el tema "Storia della diplomazia"

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VIOLO, Concetta. "Fanfani di nuovo alla guida della diplomazia. Aspetti della politica estera 1965-1968". Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2020. http://hdl.handle.net/11580/75178.

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Resumen
The thesis “Fanfani di nuovo alla guida della diplomazia. Aspetti della politica estera italiana 1965-1968” focuses the attention on some aspects of Italy’s foreign policy between 1965 and 1968. In that period Italian diplomacy was led by Amintore Fanfani, a key figure of Christian Democratic Party that, after different years of marginalization, was recalled to politics in the second and third government of center-left. Fanfani aimed to dynamise the role of Italy by promoting “the way of Italian mediation” in the world and by exploiting his office as President of the UN General Assembly in 1965-1966. Fanfani was active, particularly, in two international fields: the Vietnam War and the conflict in the Middle East but he represented, furthermore, a significant sensibility towards three others international issues such as the entrance of PRC at the UN, the Nuclear Non-Proliferation Treaty and the process of European integration. From the point of view of internal matter, Fanfani was occupied in the quarrel between Italy and Austria about South-Tyrol: it constituted the only case in which the Italian minister abandoned the method of conciliation to assume an attitude of firmness. In collaboration with the Prime Minister, Aldo Moro, Fanfani was the representative of a new type of foreign policy, more enterprising and proactive but, however, always bound to its European and Western identity. In view of these results, the aim of the work is to demonstrate the relevance of Fanfanian action and rehabilitate a subject understated by historiography.
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Brigante, Antonella <1995&gt. "La Diplomazia Sanitaria della Cina in Africa subsahariana: Dai tradizionali aiuti allo sviluppo alle implicazioni della Nuova Via della Seta e della pandemia di Covid-19". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19009.

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Resumen
L’impegno cinese nei paesi dell’Africa subsahariana a supporto del settore sanitario ha assunto negli anni una notevole rilevanza, costituendo fin dall’inizio per la Cina un’efficace forma di diplomazia. Il presente lavoro riflette sull’evoluzione dell’Health Diplomacy cinese in Africa subsahariana, offrendo un’analisi dei principi guida su cui essa si fonda e delle modalità utilizzate dalla Cina per sostenere lo sviluppo dei sistemi sanitari locali. In particolare verranno messe in luce le profonde differenze di approccio adottate dalla Cina rispetto ai donatori tradizionali di aiuti allo sviluppo, sottolineando come essa abbia da sempre preferito instaurare rapporti bilaterali con i paesi beneficiari anziché aderire a pieno ai canali promossi dalle agenzie multilaterali. Il presente lavoro esaminerà poi le implicazioni della Nuova Via della Seta per quanto relativo al settore sanitario. Attraverso le dichiarazioni ufficiali di Pechino, si vuole dare dimostrazione del forte impulso dato al progetto dell’Health Silk Road e dimostrare se, e in che modalità, vi sia stato un effettivo accrescimento quantitativo o qualitativo dell’assistenza sanitaria destinata all’Africa subsahariana. Infine, si porrà attenzione agli effetti della pandemia di Covid-19. L’intervento finalizzato a contrastare la diffusione del virus ha comportato un ulteriore attivismo della Cina in Africa e ha di fatto rappresentato per Pechino un’importante occasione per accrescere il proprio soft power.
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MURACA, SIMONE RENATO. "Istituzioni, pratiche e agenti della diplomazia culturale fascista in Spagna e Portogallo (1936-1945)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3455366.

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Resumen
Obiettivo della tesi è studiare gli strumenti, i contenuti, gli agenti e gli effetti della diplomazia culturale fascista in Spagna e in Portogallo, operata attraverso la rete degli Istituti italiani di cultura, tra la guerra d’Etiopia e la Seconda guerra mondiale. Con la campagna di Etiopia (1935-1936) e la conseguente proclamazione dell’Impero, lo slancio imperialistico del regime fascista si tradusse anche in una rinnovata politica di potenza in campo culturale. A questo proposito vennero fondati all’estero degli Istituti italiani di Cultura, ideati da Giovanni Gentile già nel 1926 ma lasciati in incubazione fino al decennio successivo. Il loro compito era organizzare il sistema di promozione e propaganda culturale attraverso corsi di lingua, circolazione di prodotti cinematografici e letterari, mostre, esibizioni e cicli di conferenze di professori o gerarchi italiani invitati presso gli Istituti nonché professori locali studiosi del fascismo. I principali interlocutori dovevano essere le élite culturali, politiche e amministrative del paese ospitante. La tesi ricostruisce nel dettaglio i primi passi degli Istituti a Lisbona e Madrid: le loro attività, i protagonisti e i primi successi. Affronta poi gli anni del conflitto mondiale, periodo in cui gli istituti, impossibilitati a esercitare forme dirette di propaganda politica esercitarono la loro funzione attraverso un’agenda di promozione culturale apparentemente apolitica. Dopo l’armistizio, l’occupazione nazista e lo scoppio della guerra civile in Italia, la vita degli Istituti di cultura venne lasciata alla discrezione e alla intraprendenza dei singoli direttori, che si trovano a dover legittimare un istituto sorto sotto il fascismo ma facente funzioni di rappresentanza della nuova Italia badogliana. In questo senso, la questione culturale si fece inscindibilmente connessa ai rapporti interni alla stessa comunità italiana in Spagna e Portogallo. In entrambi i casi un nutrito gruppo di dissidenti fascisti organizzò una rappresentanza parallela al servizio della neo- costituita Repubblica Sociale Italiana. Il lavoro degli Istituti di cultura, ridotti a pochissimi funzionari e sull’orlo della chiusura definitiva, fu così riconfigurato nel verso di azione oppositiva alla propaganda fascista, scongiurando la chiusura e sopravvivendo, con forti continuità nel personale in servizio, al servizio della diplomazia culturale della nuova Italia democratica nel dopoguerra.
The aim of the thesis is to study the institutions, the contents, the agents, and the effects of fascist cultural diplomacy in Spain and Portugal from the Ethiopian war to Second World War. After the Ethiopian colonial war and the proclamation of the Italian Empire, fascist imperialistic wave involved a renewed effort toward culture abroad. Italian institutes of culture were established. Designed by the philosopher Giovanni Gentile in 1926 but left aside until a decade later, the institutes promoted Italian culture through language courses, exhibitions, conferences, and seminars held by Italian guests or local professors. The target audience was foreign cultural and political élites. The thesis tackle in details the first steps of the institutes in Lisbon and Madrid: their activities, the main characters, and the successes. Afterwards, it analyzes the war years, a period in which the Italian cultural diplomacy was forbidden to perform explicit political propaganda. Therefore, the institute proposed a strict a-political agenda. After the Italian armistice with the Allied powers, followed by the Nazi occupation and the outbreak of civil war, the life of the Institutes was left to the resourcefulness of the directors with little guidance from the new Italian government. The directors struggled to keep the institutes alive without sufficient economic funds and they had the difficult task to legitimize an institute born under fascism but now expression of new postfascist government. Thus, cultural diplomacy became strongly connected with the political relationships among the Italian community in the Iberian Peninsula. A group of fascists organized a shadow diplomatic mission of Mussolini’s Italian Social Republic. With the help of the Allies, the agenda of the institutes of culture shifted toward the opposition to the new fascist propaganda. Despite the difficult times, the lack of funds and employees, the institutes managed to survive the period and became the principal tools of cultural diplomacy implemented by the new democratic postwar Italy.
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Dissegna, Mara. "Gli ebrei in Romania e Ungheria dal punto di vista dell'American Jewish Yearbook e della diplomazia vaticana (1920-1938)". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2011. https://hdl.handle.net/11572/369153.

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Resumen
La tesi analizza la situazione delle due comunità ebraiche durante il periodo preso in considerazione attraverso la documentazione archivistica vaticana e il materiale pubblicato nell'annuario ebraico americano.
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PERIN, RAFFAELLA. "Radio Vaticana tra apostolato, propaganda e diplomazia: dalla fondazione alla fine della Seconda guerra mondiale (1931-1945) / Entre apostolat, propagande et diplomatie: Radio Vatican de sa fondation à la fin del al Seconde guerre mondiale (1931-1945). Tesi di Perfezionamento in discipline storiche /Thèse de doctorat d'Histoire moderne et contemporaine. Scuola Normale Superiore, Pisa; Ecole Pratique des Hautes Etudes, Paris. Direttori di tesi Daniele Menozzi, Denis Pelletier. Discussa a Pisa il 6 luglio 2016". Doctoral thesis, -, 2016. http://hdl.handle.net/10278/3676731.

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D'Amico, Lorenzo <1996&gt. ""La diplomazia russo-statunitense nella Guerra del Kosovo"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20489.

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Resumen
The thesis aims at highlighting and analyzing the diplomatic action made by both Russia and the United States in the Kosovo War occurred between 1998 and 1999. It was an armed conflict between the FRY (Federal Republic of Yugoslavia) and the Albanian national liberation movement UCK (Ushtria Çlirimtare and Kosovës), also known as KLA (Kosovo Liberation Army), which claimed the independence of Kosovo. Following several episodes of repression of ethnic Albanians in Kosovo by Serbia and a series of failed negotiations with Serbian President Milosevic, NATO (North Atlantic Treaty Organization) decided to support the KLA and intervene militarily on the territory. The related events are not the product of the NATO intervention, or at least not entirely, but more of the diplomatic meeting between the real protagonists, namely the United States and Russia. Through the analysis of primary sources such as memoranda from the national archives and the memories of the protagonists involved, the thesis highlights how the Kosovo War did not end exclusively through the massive bombings of the Atlantic Alliance, but also thanks to the brilliant diplomatic skills of the Russian envoy Chernomyrdin, US Vice President Gore and Ambassador Talbott, who convinced President Milošević to surrender. Moreover, the event dates “only” to about twenty years ago, which makes the relative historiography not as abundant or necessarily exhaustive as that about other conflicts involving the United States. This thesis therefore aims to contribute and enrich a recent historiography and not as vast as others. The structure of this study is tripartite. The first chapter deals with a detailed summary of the related events. The second chapter presents the United States and Russia at the beginning of the conflict, analyzing the US humanitarian motives that constitute NATO's casus belli and the reasons for Russia's initial aversion to the military intervention of the Atlantic Alliance. The third chapter instead shows Russia and the United States as essential diplomatic protagonists for the end of the conflict. It presents the contents of a series of memoranda declassified on 2 May 2019 and made available by President Clinton's Digital Library. At the time of writing this thesis, that is spring and summer 2021, there are no essays or academic texts that report these documents. Consequently, the narration and analysis of this chapter will take place mainly through primary sources.
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Deriu, Francesco <1993&gt. "Diplomazia e guerra fredda: la storia delle relazioni sino-britanniche dal 1949 al 1972". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12647.

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Resumen
Il 6 gennaio 1950 il Regno Unito accordò il riconoscimento diplomatico alla neonata Repubblica popolare cinese e riconobbe il governo di Mao Zedong come l’unico legittimo rappresentante del popolo cinese. Questa decisione, che a molti osservatori dell’epoca parve la conseguenza di una decisione avventata, in realtà fu dettata da una serie di considerazioni di natura politico-economica. Ma il Regno Unito agli occhi della leadership comunista cinese occupava una posizione storica e politica ben precisa nei confronti della Cina, ed è proprio qui che si imperniano la peculiarità e la specificità dei rapporti diplomatici sino-britannici. Il Regno Unito fu la prima grande potenza capitalista (e il primo Paese occidentale) ad accordare il riconoscimento alla Cina popolare. Per i Paesi del blocco capitalista, la diplomazia cinese applicava il principio secondo cui prima vengono i negoziati, poi si instaurano rapporti ufficiali. I negoziati tra i due governi, britannico e cinese, toccarono una serie di questioni “calde” nel contesto di guerra fredda di allora; essi furono più volte ostacolati e interrotti da problemi tanto di natura internazionale quanto di politica interna cinese. Il Regno Unito e la Repubblica popolare cinese instaurarono pieni rapporti diplomatici con scambio di ambasciatori solo il 13 marzo 1972: si può facilmente calcolare quindi che i negoziati durarono ben 22 anni. Nonostante la sproporzione tra la rapidità con cui il Regno Unito riconobbe il governo di Pechino e la lentezza con cui le relazioni tra i due Paesi vennero portate al livello di piena rappresentanza, è possibile individuare tre momenti focali nella storia dei negoziati: 1) 2 marzo - 25 giugno 1950; 2) 1 maggio - 10 ottobre 1954; 3) 15 gennaio 1971 - 13 marzo 1972. Che cosa causò il protrarsi dei negoziati per ben 22 anni, prima di giungere alla definitiva instaurazione di rapporti diplomatici ufficiali? Ossia, quali furono i principali ostacoli che resero difficile al governo britannico il venire incontro alle richieste cinesi, e simmetricamente quale fu la strategia della leadership cinese nel confrontarsi col Regno Unito, alla luce del “secolo dell’umiliazione” da poco conclusosi? Se i periodi di quiescenza (occorsi tra i punti 1 e 2 e i punti 2 e 3) si configurarono a livello politico e diplomatico come fasi di stasi e conflitto tra i due Paesi, vi furono altri campi o settori che invece negli stessi periodi non subirono cesure o rallentamenti? Questo lavoro si pone l’obiettivo di descrivere, nei limiti delle fonti a disposizione, l’evoluzione delle travagliate relazioni diplomatiche sino-britanniche, a partire dal dibattito e dalla decisione di conferire il riconoscimento diplomatico alla RPC fino alla normalizzazione dei rapporti nel 1972.
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Lodetti, Claudia Adele <1993&gt. "One Belt One Road Initiative - La diplomazia cinese nell'era Xi Jinping". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12846.

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Resumen
Il 7 settembre 2013, in occasione della visita all’ Università Nazarbayev di Astana, Kazakhstan, il neo presidente cinese Xi Jinping annunciò per la prima volta la volontà di costruire la “zona economica della nuova Via della Seta”. Successivamente, il 3 ottobre dello stesso anno, egli propose di accompagnare alla prima la costruzione della “Via della Seta Marittima del XXI secolo”. I due progetti andarono a costituire la “One Belt One Road Initiative”, la “Nuova Via della Seta”, un’iniziativa aperta e inclusiva per la cooperazione e la crescita economica della zona euroasiatica, rivolta ad approssimativamente sessanta paesi e comprendente fino a cinque miliardi di persone. Due nuovi modelli di cooperazione trans-regionale colleganti Asia, Africa e Europa dal punto di vista politico, economico, commerciale e infrastrutturale, con il fine di promuovere l’amicizia tra i popoli, stabilire legami economici più saldi, approfondire la cooperazione, accrescere lo sviluppo e lavorare insieme per costruire un futuro migliore. In cosa consiste tale progetto? Come si colloca tale iniziativa all’interno delle strategie di politica estera delineate dalla leadership cinese del XIX Congresso del PCC? Quali sono le sue implicazioni geopolitiche nello scenario internazionale? Questa tesi si occuperà di rispondere a tali quesiti. Partendo infatti da una breve analisi del ruolo assunto dalla Cina nelle relazioni internazionali a partire dall’età imperiale nel primo capitolo, verranno successivamente presentate le linee di politica estera adottate dal governo Xi Jinping, per focalizzarsi infine nel terzo capitolo sull’iniziativa OBOR, sulle sue conseguenze e possibili sviluppi.
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Mastracci, Sarah <1990&gt. "Relazioni collaterali: Italia e Repubblica di Cina dalle relazioni diplomatiche ufficiali alla diplomazia informale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14520.

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Resumen
Questo elaborato nasce con l’intento di analizzare le relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Repubblica di Cina, con particolare attenzione al periodo che va dal trasferimento del governo nazionalista cinese sull’isola di Taiwan, all’interruzione dei rapporti diplomatici formali tra i due paesi. La ricerca presenta delle difficoltà fin da subito, in quanto il materiale bibliografico che tratta dell’argomento è molto limitato. Il primo capitolo dell’elaborato ha lo scopo di compilare una rassegna dei pochi scritti che trattano delle relazioni tra l’Italia e la Repubblica di Cina. Un fattore ricorrente durante la ricerca bibliografica è la prevalenza di testi riguardo la Repubblica Popolare Cinese rispetto alla Repubblica di Cina. Tra queste due entità governative è sicuramente la prima a catalizzare la maggior parte dell’interesse accademico e di ricerca. Il secondo capitolo è dedicato ad una rassegna storiografica dei maggiori eventi storici che hanno contribuito a creare e modellare le relazioni tra i due Paesi. Il periodo preso in considerazione va dall’inizio del Novecento, all’ammissione della repubblica Popolare Cinese alle Nazioni Unite. L’analisi storica permette di capire perché le relazioni tra i due paesi non ricoprivano un ruolo di importanza primaria, ma solo accessoria. Dal punto di vista di ognuna delle due parti erano altre le relazioni e le alleanze che interessavano il cuore delle politiche estere di ciascuno dei due paesi. Per la Repubblica di Cina a Taiwan il Giappone e gli Stati Uniti erano gli alleati fondamentali. Gli Stati Uniti giocarono un ruolo fondamentale anche per la politica estera italiana, di cui condizionavano le scelte tramite il sistema di alleanza del Patto Atlantico. L’influenza statunitense nella politica estera italiana è particolarmente evidente in relazione alle intenzioni del governo italiano di riconoscere ed intrattenere relazioni formali con il governo comunista della Repubblica Popolare Cinese. Il terzo capitolo analizza la reazione del governo nazionalista cinese alla normalizzazione delle relazioni tra Roma e Pechino. Di fatto, il governo della Repubblica di Cina a Taiwan decise, applicando la dottrina Hallstein, di interrompere immediatamente i rapporti con l’Italia e di richiamare l’ambasciatore taiwanese a Roma. La reazione del governo di Taipei offre un’interessante spunto di ricerca per la politica estera della Repubblica di Cina a Taiwan. Se i primi riconoscimenti che il governo di Pechino ottenne portarono il governo nazionalista cinese a seguire una politica estera inflessibile, che comportava l’immediata interruzione delle relazioni diplomatiche con questi paesi, i casi del riconoscimento della Repubblica Popolare da parte degli alleati principali di Taipei non provocarono le stesse reazioni. La perdita del riconoscimento diplomatico, degli Stati Uniti in particolare, costrinse Taipei a revisionare la sua politica estera. La dottrina Hallstein verrà abbandonata per seguire una diplomazia più flessibile e pragmatica. D’altronde seguire questa linea politica aveva portato Taiwan all’isolamento diplomatico. Per sopravvivere sulla scena internazionale, il governo della repubblica di Cina iniziò scelse di seguire una diplomazia informale, largamente basata sul settore privato. Questo non solo permise al governo nazionalista a Taiwan di continuare ad esistere come entità separata e distinta dalla Cina continentale, ma fece anche di Taiwan una potenza economica. Oltre allo sviluppo economico il governo di Taiwan continuò a cercare di ottenere riconoscimenti formali, dagli Stati come dalle organizzazioni internazionali.
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KARTALOFF, KIRIL PLAMEN. "L'opera di Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, visitatore e delegato apostolico in Bulgaria (1925-1934), alla luce delle nuove fonti archivistiche. Studio Storico-diplomatico e silloge documentaria". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1874.

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Resumen
Il decennio bulgaro di Mons. Angelo Giuseppe Roncalli (1925-1934) è un capitolo importante nella vicenda biografica di un uomo che, eletto Papa nel 1958, avrebbe segnato una svolta importante nel cammino verso l’unità delle Chiese cristiane: lo sviluppo della sensibilità ecumenica. In Bulgaria egli fu Visitatore apostolico con il compito soprattutto di provvedere ai gravi bisogni della piccola e disastrata comunità cattolica. L’incarico, inizialmente a termine, si trasformò in una permanenza decennale durante la quale il rappresentante della Santa Sede pose le basi per la fondazione di una Delegazione apostolica; egli stesso, infatti, ne fu nominato primo rappresentante. Scopo di questa tesi di dottorato è offrire una ricostruzione della missione di Mons. Roncalli in Bulgaria nell’ottica storico-diplomatica, basata, grazie all’apertura degli Archivi Vaticani dei fondi del Pontificato di Pio XI (6 febbraio 1922 - 10 febbraio 1939), su un lungo e attento studio archivistico.
Monseigneur Angelo Giuseppe Roncalli’s Bulgarian decade (1925-1934) is an important chapter of the men who, elected Pope in 1958, was able to lead the first steps of change in bringing together Christian churches: the transformation of ecumenical sensibility. He was Apostolic Visitor in Bulgaria and his important mission was focused on looking after the problematic catholic community. At the beginning, Mons. Roncalli’s permanence was supposed to be temporary, but it easily was transformed in ten very important years of catholic mission. The Holy See’s representative indeed established the Apostolic Delegation in Bulgaria becoming himself the first representative on charge. The hereby presented purpose is offering to wide audience a specific reconstruction of Monseigneur Angelo Roncalli’s operation in Bulgaria through a historical and diplomatic look. The accomplishment of this study is completely based on the newly unearthed documents of Pope Pius XI treasured in the Vatican Secret Archives.
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Libros sobre el tema "Storia della diplomazia"

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Storia e diplomazia: Le costanti della politica internazionale : sicurezza ed equilibrio. Roma: Edizioni Nuova cultura, 2021.

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Raffaele Guariglia e la diplomazia epurata: 1944-1946 : un oscuro capitolo della storia dell'Italia post-fascista. Napoli: Editoriale scientifica, 2002.

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3

Campos Boralevi, Lea, ed. La costruzione dello Stato moderno. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-002-3.

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Resumen
Il secondo Quaderno del Laboratorio di Storia Moderna riprende e sviluppa alcuni interventi presentati nell’ambito del Seminario su Temi e problemi di Storia moderna, attivo da più di quindici anni presso il Dipartimento SAGAS dell’Università di Firenze. I contributi qui raccolti discutono da punti di vista diversi La costruzione dello Stato Moderno, attraverso la lenta e complessa evoluzione della sovranità centrale rispetto alle autonomie, il ruolo delle corti, lo sviluppo della diplomazia e del suo cerimoniale e la storia dell’idea di libertà. Sono analizzati in particolare i casi dell’Elettorato di Sassonia e della monarchia di Francia nel Cinquecento, i Consigli di Scipione Ammirato, il tema della democrazia nell’Encyclopédie e quello della pluralità nazionale per la protezione delle minoranze nell’Impero asburgico.
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L'arte del dono: Scambi artistici e diplomazia tra Italia e Spagna, 1550-1650 : contributi in occasione della giornata internazionale di studi, 14-15 gennaio 2008, Roma, Biblioteca Hertziana, Istituto Max Planck per la Storia dell'Arte. Cinisello Balsamo, Milano: Silvana, 2013.

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5

Insabato, Elisabetta, Rosalia Manno Tolu, Ernestina Pellegrini y Anna Scattigno, eds. Tra archivi e storia. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-705-4.

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Resumen
I due volumi sono dedicati ad Alessandra Contini Bonacossi dall’Associazione “Archivio per la memoria e la scrittura delle donne”, che dal 2007 porta il suo nome. Essi comprendono un profilo biografico, arricchito dall’elenco delle sue numerose pubblicazioni, ai quali seguono trentadue saggi scritti da studiosi che hanno condiviso con lei ideali e interessi culturali di ricerca e di studio e scritti di suoi familiari che compongono l’‘album di famiglia’. Nella raccolta, oltre alla varietà delle tematiche affrontate in un ampio arco cronologico – i saggi vanno dal medioevo all’età contemporanea –, dominano la riflessione storiografica e interpretativa su fonti documentarie, iconografiche, letterarie e temi come la diplomazia medicea, l’età lorenese e la storia di genere, nell’ambito dei quali Alessandra ha dato importanti contributi con i suoi studi.
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6

Diplomazia multilaterale e membership Onu: Prospettive di storia delle relazioni internazionali. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2015.

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7

Enrico, Serra, Migliazza Alessandro y Decleva Enrico 1941-, eds. Diplomazia e storia delle relazioni internazionali: Studi in onore di Enrico Serra. Milano: A. Giuffré, 1991.

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8

Chelli, Claudio. Storie del tempo non perduto: L'utilità della diplomazia nelle testimonianze di un ambasciatore. Venezia: Marsilio, 2001.

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9

Diplomazia e autogoverno a Bologna nel Quattrocento, 1392-1466: Fonti per la storia delle istituzioni. Bologna: CLUEB, 2009.

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10

Borsa, Giorgio. Dieci anni che cambiarono il mondo: 1941-1951 : storia politica e diplomatica della guerra nel Pacifico. Milano: Corbaccio, 1995.

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Capítulos de libros sobre el tema "Storia della diplomazia"

1

Benedetti, Lorenzo. "Sul contributo di Benjamin Hederich allo sviluppo delle scienze storico-documentarie". En Archiv für Diplomatik, Schriftgeschichte, Siegel- und Wappenkunde, 277–92. Köln: Böhlau Verlag, 2021. http://dx.doi.org/10.7788/9783412520571.277.

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