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BORGO, GIANNI. "LO STURZO "AMERICANO" (1940 - 1946): STRATEGIE POLITICHE E CULTURALI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6153.

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Resumen
L'indagine ha per oggetto il periodo americano di Luigi Sturzo (1940-1946), finora proco esplorato, soprattutto dal punto di vista delle fonti americane. E' stata messa in luce una serie di attività politiche e culturali, inquadrabili in precise strategie, volte alla diffusione dei valori della democrazia cristiana, a livello internazionale; alla formazione della classe politica; al più ampio sostegno alla patria lontana.
The essay focuses the American period of Luigi Sturzo (1940-1946), which has not been sufficiently explored until now, expecially from the point of view of the American archives data. It has been highlighted a series of political and cultural activitie set up by Sturzo, and which can be contestualized in the sense of precise strategies, directed to the diffusion of the values Christian Democracy, in the international background; to the formation of the ruling classes; to the wide support to the constitution of the democratic system in Italy.
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BORGO, GIANNI. "LO STURZO "AMERICANO" (1940 - 1946): STRATEGIE POLITICHE E CULTURALI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6153.

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L'indagine ha per oggetto il periodo americano di Luigi Sturzo (1940-1946), finora proco esplorato, soprattutto dal punto di vista delle fonti americane. E' stata messa in luce una serie di attività politiche e culturali, inquadrabili in precise strategie, volte alla diffusione dei valori della democrazia cristiana, a livello internazionale; alla formazione della classe politica; al più ampio sostegno alla patria lontana.
The essay focuses the American period of Luigi Sturzo (1940-1946), which has not been sufficiently explored until now, expecially from the point of view of the American archives data. It has been highlighted a series of political and cultural activitie set up by Sturzo, and which can be contestualized in the sense of precise strategies, directed to the diffusion of the values Christian Democracy, in the international background; to the formation of the ruling classes; to the wide support to the constitution of the democratic system in Italy.
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Del, Pup Luca <1993&gt. "Archeologia e storia della Venezia bizantina". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16798.

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Resumen
Dopo aver fornito un contesto storico della X° regio augustea, dalla caduta dell’impero romano d’occidente all’invasione longobarda, si tratteranno le prove del passaggio e della presenza dei Bizantini nella regione. Verranno poi analizzate prove archeologiche ed epigrafiche del passaggio delle truppe bizantine e della presenza di un’amministrazione territoriale della regione. Seguirà l’analisi dal punto di vista archeologico delle città protagoniste di questo periodo, prendendo in esame l’evoluzione delle strutture e degli abitati che testimoniano il periodo storico e le sue trasformazioni. L’obbiettivo di questo lavoro è fornire un punto di vista aggiornato, con le ultime ricerche sul periodo, la presenza bizantina durante e dopo la riconquista giustinianea del nord-est Italia.
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4

Palmieri, Mariangela. "La propaganda della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano negli anni della guerra fredda attraverso i documentari cinematografici". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/1518.

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Resumen
2010 - 2011
The research examines the cinematic propaganda films commissioned by the Christian Democrat party and the Italian Communist Party in the period between the Second World War and the Sixties. These films, made from propaganda sections of party in order to use the power of cinema to effectively achieve their potential voters and activists, have played a central role in the Communist and Catholic imagery. This production, which increases during the election campaign, is continued until the Seventies, peaking in the phase between the first general elections of 1948 and the second half of the Sixties. This is a very diverse group of works, consisting of both fiction and documentary films, but also sketches and animated films , all short-or medium-length. These materials have been forgotten for years. In more recent times they have been recovered, cataloged and digitized to make them available to scholars and to prevent their total disappearance. The majority of Christian Democrat movies today is owned by the Istituto Luigi Sturzo of Rome, that only since 2005 has made possible the consultation. Instead, most of the movies due to PCI is currently in the Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, based in Rome, which houses audio-visual materials for the trade unions and the left. The digitization of these movies and the ability to search online as well to preserve them has offered a great help to the research, because through it the movies, hardly available on traditional media, can be seen more easily... [edited by Author]
X n.s.
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5

Biagini, Marco <1960&gt. "Educare la democrazia. Educativo e politico nella tradizione liberale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1005/1/Tesi_Biagini_Marco.pdf.

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Resumen
La presente ricerca si basa sull’ipotesi che all’interno della tradizione liberale il momento educativo sia tanto importante quanto quello politico. E’ una tesi che non trova molti riscontri nella letteratura intorno al liberalismo, maggiormente propensa a vedere in ogni intervento formativo una minaccia alla libera espressione individuale. L’educazione, secondo questa accezione, conterrebbe una rilevante disposizione ad essere utilizzata ideologicamente, finendo per divenire il più raffinato degli strumenti illiberali. Nel tentativo di contrastare tale ipotesi sono analizzate le principali manifestazioni del liberalismo: contrattualistico (Locke), evoluzionistico (Mandeville, Hume, Smith), giuridico-morale (Kant), liberal-democratico (Tocqueville) e sociale (Dewey). Da tale analisi emerge un particolare modello pedagogico, di natura indiretta e asistematica, che pone al centro della propria riflessione la salvaguardia delle prerogative individuali, senza che questo comporti la sottovalutazione della presenza dell’altro e della creazione di istituzioni sociali giuste. Il processo educativo, inoltre, non può essere visto secondo un’ottica propedeutica nei confronti dell’esperienza politica, contenendo al proprio interno quelle variabili di ordine comportamentale e relazionale in grado di anticipare la stessa vita democratica. Quest’ultima, secondo la celebre definizione di Dewey, non può che essere devota nei confronti dell’educazione, non potendo basarsi esclusivamente su giustificazioni di ordine formale. Il discorso intorno al processo formativo, di conseguenza, allontana il pericolo che il progetto politico liberale si tramuti in mero disegno di stampo “ingegneristico”, senza alcuna considerazione intorno al piano della realizzabilità.
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Biagini, Marco <1960&gt. "Educare la democrazia. Educativo e politico nella tradizione liberale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1005/.

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Resumen
La presente ricerca si basa sull’ipotesi che all’interno della tradizione liberale il momento educativo sia tanto importante quanto quello politico. E’ una tesi che non trova molti riscontri nella letteratura intorno al liberalismo, maggiormente propensa a vedere in ogni intervento formativo una minaccia alla libera espressione individuale. L’educazione, secondo questa accezione, conterrebbe una rilevante disposizione ad essere utilizzata ideologicamente, finendo per divenire il più raffinato degli strumenti illiberali. Nel tentativo di contrastare tale ipotesi sono analizzate le principali manifestazioni del liberalismo: contrattualistico (Locke), evoluzionistico (Mandeville, Hume, Smith), giuridico-morale (Kant), liberal-democratico (Tocqueville) e sociale (Dewey). Da tale analisi emerge un particolare modello pedagogico, di natura indiretta e asistematica, che pone al centro della propria riflessione la salvaguardia delle prerogative individuali, senza che questo comporti la sottovalutazione della presenza dell’altro e della creazione di istituzioni sociali giuste. Il processo educativo, inoltre, non può essere visto secondo un’ottica propedeutica nei confronti dell’esperienza politica, contenendo al proprio interno quelle variabili di ordine comportamentale e relazionale in grado di anticipare la stessa vita democratica. Quest’ultima, secondo la celebre definizione di Dewey, non può che essere devota nei confronti dell’educazione, non potendo basarsi esclusivamente su giustificazioni di ordine formale. Il discorso intorno al processo formativo, di conseguenza, allontana il pericolo che il progetto politico liberale si tramuti in mero disegno di stampo “ingegneristico”, senza alcuna considerazione intorno al piano della realizzabilità.
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DIBISCEGLIA, ANGELO. "VESCOVI, AZIONE CATTOLICA ITALIANA E DEMOCRAZIA CRISTIANA NELLA MODERNIZZAZIONE DEL MEZZOGIORNO (1948 - 1954)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/527.

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Resumen
La tesi si inserisce nell’ambito storiografico degli studi sulla Chiesa e sul cattolicesimo italiano, che ne considerano le vicende non come realtà estranee o periferiche rispetto alla società italiana nel suo complesso. Analizza il rapporto tra episcopato meridionale, Azione Cattolica Italiana e Democrazia Cristiana tra il 1948 ed il 1954, nel contesto di una società impegnata in una profonda trasformazione. La ricerca ricostruisce alcuni elementi specifici della storia del Mezzogiorno, come l’azione dei vescovi - in particolare con il nuovo corso avviato dalla nascita dell’assemblea dei presidenti delle regioni ecclesiastiche (la futura CEI) -, il ruolo dell’Aci e il progressivo radicamento della Dc nel Mezzogiorno. Ne emerge lo spaccato della progressiva presa di coscienza delle resistenze tipiche della società meridionale ai processi di modernizzazione religiosa, politica e sociale da parte di questi tre diversi soggetti e della loro azione convergente, malgrado differenze e contrasti per una profonda trasformazione del Mezzogiorno.
The thesis is part of historiographic studies Catholic Church and the Italian, who consider the story does not really matter or as compared to the outlying Italian society as a whole. Analyze the relationship between episcopate southern, Azione Cattolica Italiana and Democrazia Cristiana between 1948 and 1954, as part of a company engaged in a profound transformation. The research reconstructs some specific elements of the history of the Mezzogiorno, as the action of the bishops - especially with the new course launched by the birth of the Presidents of the regions of the church (the future CEI) -, the role of Aci and the progressive roots of the Dc in the South. It shows the split of the progressive awareness of resistance typical of southern society in the processes of modernization religious, political and social commitment on the part of these three different actors and their action convergent, despite differences and contrasts for a profound transformation of the South.
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DIBISCEGLIA, ANGELO. "VESCOVI, AZIONE CATTOLICA ITALIANA E DEMOCRAZIA CRISTIANA NELLA MODERNIZZAZIONE DEL MEZZOGIORNO (1948 - 1954)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/527.

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La tesi si inserisce nell’ambito storiografico degli studi sulla Chiesa e sul cattolicesimo italiano, che ne considerano le vicende non come realtà estranee o periferiche rispetto alla società italiana nel suo complesso. Analizza il rapporto tra episcopato meridionale, Azione Cattolica Italiana e Democrazia Cristiana tra il 1948 ed il 1954, nel contesto di una società impegnata in una profonda trasformazione. La ricerca ricostruisce alcuni elementi specifici della storia del Mezzogiorno, come l’azione dei vescovi - in particolare con il nuovo corso avviato dalla nascita dell’assemblea dei presidenti delle regioni ecclesiastiche (la futura CEI) -, il ruolo dell’Aci e il progressivo radicamento della Dc nel Mezzogiorno. Ne emerge lo spaccato della progressiva presa di coscienza delle resistenze tipiche della società meridionale ai processi di modernizzazione religiosa, politica e sociale da parte di questi tre diversi soggetti e della loro azione convergente, malgrado differenze e contrasti per una profonda trasformazione del Mezzogiorno.
The thesis is part of historiographic studies Catholic Church and the Italian, who consider the story does not really matter or as compared to the outlying Italian society as a whole. Analyze the relationship between episcopate southern, Azione Cattolica Italiana and Democrazia Cristiana between 1948 and 1954, as part of a company engaged in a profound transformation. The research reconstructs some specific elements of the history of the Mezzogiorno, as the action of the bishops - especially with the new course launched by the birth of the Presidents of the regions of the church (the future CEI) -, the role of Aci and the progressive roots of the Dc in the South. It shows the split of the progressive awareness of resistance typical of southern society in the processes of modernization religious, political and social commitment on the part of these three different actors and their action convergent, despite differences and contrasts for a profound transformation of the South.
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Boato, Matteo <1996&gt. "Unione Europea e Deficit Democratico: Le Radici Ordoliberali della Democrazia in Europa". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21152.

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Resumen
Il dibattito sulla democrazia ha sollevato fin dalla nascita della Comunità Europea un forte interesse da parte dell’ambiente accademico. Il processo di integrazione ha comportato ad un cambiamento nei sistemi di governance ed ha posto numerosi quesiti dati dalla caratterizzazione unica della politica europea, causando un dibattito crescente sulla questione della legittimità e sul deficit democratico. Scopo di questa tesi è quello di comprendere quali sono le radici storiche e concettuali del dibattito in corso. In particolare, si sosterrà che l’ideologia ordoliberale sia alla base del problema. Nella parte introduttiva verrà presentato il tema sul deficit democratico all’interno del contesto europeo. Si descriverà la metodologia utilizzata, si delineeranno i principali punti trattati e verrà presentata la struttura dello scritto. Nel primo capitolo verrà presentato il punto sul dibattito del deficit democratico, proponendo quali sono i diversi punti di vista esposti dalla letteratura in materia, dividendola in tre differenti livelli di analisi: istituzionale, costituzionale e socio-culturale. Nella seconda parte si analizzerà il rapporto fra democrazia e processo di integrazione europea, partendo da una strumentale definizione del concetto di democrazia. Il terzo ed ultimo capitolo è dedicato all’esame dell’ideologia ordoliberale come pratica di governo in rapporto alla democrazia e applicata al contesto europeo. La sezione conclusiva della tesi avrà l’obiettivo di richiamare il metodo di ragionamento seguito nel lavoro di ricerca e riportare i risultati raggiunti.
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Salvatore, Rosario. "Tertium non datur. DC e fine dell’unità politica dei cattolici (1989-1994)". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/1529.

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Resumen
2009 - 2010
The objective of this research has been the study of the history of the Christian Democracy in the years of the crisis of the system "politico-partitico" during the first Republic. Particularly, through the history and the evolution of the Christian Democracy beNleen the end of the eighties and the beginning of the Ninety, the steps of progressive wear of that peculiar institutional.model are that was translated in the centrality of the in republican Italy "form party". The attention has been focused on failure attempt of the class political democrat-Christian to realize necessary change to infringe the diaphragm that, at least beginning from the seventies, it had prevented or reorganized the abilities of interpretation of the Italian society. The Christian Democracy, i1) the first republican "quarantennio", had been the party of relative majority and the principal party of government: the disappearance of this function contemporaneously coincide with the collapse of the political system of the same first republic. TIlls consideration, assumed for true, i! moves the fulcrum of the attention on a particular aspect of the history and thc epilogue of the Christian Democratic. In general, in their meet a series of runs that, in the two years in consideration, they was accomplished, deternilning an explosive and anymore controllable mi.x from the "dirigenza" of the party, neither enclose into articulate some tides. .At the base of the evelTthing, obviously, the are the consequences by fall of the Wall in Berlin, the dissolution of the popular democracies and dissolving of the communist block, that not only they change and not so much the perspective of the Christian Democratic party, hO\...- much above all its same reason to be and to exist - with reference to the:: declir)ation that these had assumed in the republican "quarantennio" - and their positioning to the center of the political-institutional system, over that of the line up "partitico". This overvie\v of the situation (gcneral interpretative key) it is accented to the fund of the to decline him in uncontrolled and unexpected way - in the times, in the ways, in the consequences - of a series of different factors of nature and order, that it assume inferior characteristics for the political, organizational and electoral fabric of the Dc. From the study and from the analysis of the intellectual production of the managing class Christian Democratic, it has emerged, indeed, the need to redefine "the ideal and political run" and "the political unity of the Catholics in the scenery communist post", AS the "they-myths of the ideologies and the horizon of the values", to the light of the "failure of the conimunism" and of the "end of a political cycle" characterized by a "vote Catholic" and from her "Christian Democratic centrality"... [edited by Author]
IX n.s.
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Tronca, Donatella <1984&gt. "Christiana choreia: Un'antropologia cristiana della gestualità coreutica nella Tarda Antichità". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8359/1/Tronca_Donatella_tesi.pdf.

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Resumen
Nella tesi viene fornita un’ipotesi interpretativa delle forme e dei modi con cui gli intellettuali cristiani della Tarda Antichità hanno percepito e tentato di regolamentare la gestualità coreutica. Analizzando la questione soprattutto da un punto di vista storico-semantico e storico-culturale, e privilegiando un approccio di tipo tematico, nei primi due capitoli sono ricostruite le concezioni che, su questo tema, il cristianesimo aveva ereditato dal mondo greco (in particolare le teorie platoniche sulla choreia della Città ideale e il concetto di schema) e dal mondo romano (in particolare lo stigma dell’infamia che caratterizzava i danzatori). L’ipotesi di fondo è che gli intellettuali cristiani siano giunti in questo modo all’elaborazione di un’antropologia della gestualità coreutica che invitava gli uomini a diventare i perfetti imitatori di una choreia angelica, di cui sono presentate le implicazioni nel terzo e ultimo capitolo. Questa elaborazione aveva come punti fermi le teorie cristiane sulla rappresentazione, che non ammettevano altri spettacoli se non quello che tutti gli uomini avrebbero dovuto agire sulla scena del mondo al cospetto di Dio, e l’elaborazione filosofica di una metafora dei corpi degli uomini come strumenti musicali che, con la loro gestualità, avrebbero dovuto produrre all’unisono la melodia armonica ritmata dal Nuovo Canto, cioè il Logos incarnato. La christiana choreia rappresenta, allora, una sintesi di queste molteplici influenze che hanno portato gli intellettuali cristiani, attraverso la rielaborazione di modelli antichi, alla definizione di nuovi schemata: uno strumento cognitivo e un dispositivo concettuale che consentiva di disciplinare le forme, i tempi e i modi di appartenenza alla comunità cristiana. Si trattava di una choreia di matrice platonica che non caratterizzasse però solo una presunta Città ideale, ma che venisse attuata anche dagli abitanti della civitas christiana, che doveva essere lo specchio e l’anticipazione della Città celeste.
The thesis provides an interpretative hypothesis regarding the ways and means that Christian intellectuals adopted in Late Antiquity to perceive and attempt to regulate choreutic gesture. The topic is analysed above all in historical-semantic and historical-cultural terms, implementing a thematic approach. The first two chapters reconstruct the relevant concepts that Christianity had inherited from the Greek world (in particular Platonic theories about the choreia in the Ideal City and the concept of schema) and the Roman world (in particular the stigma of infamia surrounding dancers). The third chapter expounds the hypothesis that Christian intellectuals thus developed an anthropology of choreutic gesture that encouraged men to become the perfect imitators of an angelic choreia. The cornerstones of this process were Christian theories on performance, which did not permit any form of exhibition unless it allowed all men to perform on the world’s stage before God, and the philosophical construction of a metaphor of men’s bodies as musical instruments, in which gesture was supposed to be used to play a harmonic melody in unison by following the rhythm of the New Song, namely the Logos incarnate. The christiana choreia is a synthesis of these multiple influences that led Christian intellectuals to rework ancient models and define new schemata: a cognitive instrument and a conceptual device that made it possible to regulate the forms, times and ways of belonging to the Christian community. Although this choreia had a Platonic framework, it did not only characterise one presumed Ideal City. Instead, it also had to be realised by the inhabitants of the civitas christiana, the anticipatory mirror image of the heavenly city.
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LIMONTA, ANTONELLA. "Argomentazione, il linguaggio della democrazia. Saper argomentare per essere cittadini". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/42153.

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Resumen
In this work, is considered the capacity of arguing as a key competence for citizenship. The development of this skill contributes to the realization of an active, participative and democratic citizenship. The incapacity of arguing, which means being unable to act in a public space to claim ideas, defend rights and propose a vision of the world, implies a disadvantage. The work starts with a historical analysis of the features of today’s world, in particular it focuses on the characteristics of complex Western societies, which are considered in their peculiar aspect of “societies of knowledge”. What follows is the individuation of the basis on which it is important to found XXI century education, bearing in mind the aim of favoring a global approach to the more and more interconnected problems faced by human beings. Is developed an analysis of the paradigm of citizenship in its historical, philosophical and juridical evolution in order to understand the origins and the necessity of an education oriented towards the acquisition of key competences for citizenship. It moves then to a scrutiny of the progression from rhetoric to argumentation. From the theory of argumentation it is possible to infer the features that make an argumentation valid and correct. On the other hand, from the same characteristics one can deduce the possibilities of manipulation by the means of fallacies. Finally, the formative potentialities of argumentation are examined in order to highlight its importance within a formation oriented towards a citizenship which is both deliberative and participative. In the part of the work dedicated to the argumentative education are listed the fundamental skills to acquire, the attitudes, the norms of conduct, and the conditions under whom the practice of the roles of language can help the assumption of responsibilities and favor actions and choices. Among the fundamental abilities above mentioned, a vital role is played by the development of social skills such as team-working, conflicts management, negotiation of solutions, consideration and discussion of community’s problems.
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Mattu, Giada <1994&gt. "I trattati commerciali come veicolo della democrazia. L'uso delle condizionalità democratiche nei trattati commerciali in area mediterranea". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19424.

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Resumen
This thesis focuses on the Mediterranean area, a unicum in international politics. Colonization created distrust of any proposal from the northern side of the sea. Therefore, Europe's desire to promote democratization needed to find a strategy that did not reawaken those distant episodes. The first chapter describes the tie between economic growth and democracy. This is where the idea to use trade as an engine for democracy's promotion came from. It states that, rather than exporting a political model, it is preferable to adopt aid policies that bind individual governments to engage in virtuous behaviours - the so-called conditionalities - respecting in particular human rights and good governance principles. The second chapter is a historical and political excursus from the 1960s to the birth of the Union for the Mediterranean (UfM). The third chapter deepens the issue of human rights, showing how defining basic ones was the only way to make them acceptable for the entire international community. This analysis tries to explain why democratic countries continue to deal with countries that violate human rights almost on a daily basis. The final chapter presents the case study of Egypt and its controversial relations with the EU, which continue despite the evident human rights violations inside Egyptian prisons. This work relies on the analysis of existing research literature and UfM policies, as well as various reports from Euro Med Rights organization and other ONGs.
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Bisetto, Sara <1997&gt. "Il contributo della comunità cristiana nella Cina contemporanea: impegno sociale e frizioni con il governo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21303.

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La religione cristiana sta sperimentando una rapida e costante crescita in Asia. In Cina, in modo particolare, nonostante le sfide e le complessità a livello politico, le organizzazioni ecclesiali in gran parte del Paese sono impegnate in attività sociali - come beneficenza, attivismo, opere di carità - che possono convergere o entrare in conflitto con gli interessi dello Stato. Considerando la crescente importanza del cristianesimo e i vari modi in cui lo Stato risponde a questa crescita, questo elaborato pone particolare attenzione al ruolo concreto del cristiano nella società contemporanea cinese, spostando il focus analitico sulla concretezza delle azioni di fede e mostrando una comunità attiva e partecipe all’interno del contesto sociale in cui si trova. La struttura dell’elaborato prevede un'iniziale panoramica storica del Cristianesimo e dell’impegno sociale nella Cina continentale, alla quale segue una seconda parte di analisi di quelle che sono concretamente le azioni sociali della comunità cristiana nella Cina contemporanea. L’ultima parte dell’elaborato tratterà due casi studio di azione e reazione cristiana: la lotta all’aborto dopo la politica di pianificazione delle nascite e la battaglia per la libertà religiosa a Hong Kong. L’obiettivo dell’elaborato è, attraverso uno studio analitico e compilativo, quello di fornire una visione e una narrazione diversa della situazione della comunità cristiana in Cina, dimostrando l’importanza dell’esperienza cinese nel contesto del cristianesimo come religione globale.
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Gregoratto, Federica <1983&gt. "Il discorso della critica : saggio su Jürgen Habermas". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1189.

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Resumen
Questo lavoro ricostruisce l’intera opera di Jürgen Habermas, dal suo primo periodo francofortese agli ultimi sviluppi, con l’intento di tracciare le coordinate per un discorso della critica sociale. Il meccanismo della prassi comunicativa intersoggettiva – architrave non solo della teoria habermasiana del linguaggio e dell’azione ma anche di quella della società moderna, oggi post-secolare, e del diritto e della democrazia, oggi post-nazionale – è qui indagato nel suo doppio volto. Da una parte, in forza della disequazione tra un piano controfattuale e uno fattuale che ne costituisce l’ossatura, l’agire comunicativo (e discorsivo) esibisce le condizioni di possibilità e validità per mettere in questione un certo ordine normativo sociale dato. Dall’altra parte, utilizzando delle intuizioni del primo Habermas contro l’Habermas più maturo, bisogna vedere la comunicazione allo stesso tempo come un meccanismo di riproduzione di strutture di potere e dominio e pertanto come oggetto della critica.
The present thesis aims at reconstructing Jürgen Habermas’ work, from its Frankfurter roots until the latest developments, in order to sketch out the epistemological framework of a critical discourse of society. Within this context, the mechanism of the intersubjective communicative praxis – which displays the basis of Habermas’ accounts of language and action, morality and law, as well as of his theories of a post-secular modernity and a post-national democracy – has to be investigated as a double-track concept. On the one hand, communication relies on a tension between a counterfactual dimension and a factual one, which opens up the possibility of calling in question (and transforming) a given normative social order. On the other hand, following an intuition of the early Habermas, communication is a mechanism reproducing power and domination structures; it has therefore to be considered as the very target of critique.
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BARZAGHI, AMERIGO MARIA. "Nostra christiana philosophia. Una indagine sul dibattito novecentesco attorno al concetto di filosofia cristiana". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1047236.

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Our work analyses the concept of a Christian natural theology, as articulated by Alister McGrath, and interprets it as a contemporary ramification of the broader issue of the meaning and possibility of a Christian philosophy. We thus investigate the twentieth-century debate over Christian philosophy, recalling the contribution of Étienne Gilson and Jacques Maritain, and exploring in detail the position of the neoscholastic philosophers Fernand Van Steenberghen and Amato Masnovo, as well as those of other contemporary philosophers that belong to their intellectual tradition. In conclusion, we offer some neoscholastic/neoclassical philosophical reflections on the meaning and value of a Christian philosophy as well as on McGrath’s proposal.
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Dalla, Valle Serena <1980&gt. "Elezioni e dinamiche di democratizzazione in Marocco: il ruolo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/954.

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Resumen
Questa ricerca indaga i meccanismi con i quali i governi autoritari, al fine di preservare la stabilità del regime, contengono l’ambizione dei movimenti islamisti moderati di affacciarsi sulla scena politica. A partire dall’analisi del caso di studio rappresentato dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD), presente nella sfera istituzionale del Marocco dal 1999, questa ricerca si propone di valutare la strategia di adattamento all’ambiente politico messa in atto da questo partito al fine di mantenere la propria influenza all’interno dello spazio politico e conservare la propria forza elettorale. Osservando lo svolgimento delle ultime elezioni legislative del Marocco, lo studio intende evidenziare gli sviluppi e i regressi del paese nel “consolidamento della scelta democratica” (Tozy M., Journal of Democracy, January 2008). A riguardo, sono analizzate le strategie di controllo utilizzate dal regime per impedire l’ascesa elettorale del PJD e, di contro, le tattiche sviluppate dal partito per arginare queste restrizioni e proseguire nel processo di normalizzazione all’interno delle istituzioni.
This study explores how authoritarian governments handle the strong will of political participation from moderate Islamist groups in view of securing regime stability. By choosing as a case study the Moroccan Islamist Party of Justice and Development (PJD), involved in the institutional scene since 1999, this research intends to evaluate the strategy of “adaptation” to the political environment the party has developed to continue to run a growing influence in the political space and to keep its electoral strongholds. By examining the latest legislative elections in Morocco, this study will highlight both the progression and the regression of the country in the “consolidation of democratic choice” (Tozy M., Journal of Democracy, January 2008). I will discuss the containment strategies utilized by the regimes to prevent the PJD from obtaining a high electoral score and the party’s strategy to overcome these constraints and to continue adapting to the institutional environment.
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CESARETTI, Giacomo. "Nuovi dati per una storia della ceramica graffita tardomedievale a Ferrara. Materiali dalla US1050 di Piazza Municipio e dalla collezione Carife". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388847.

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c. = century ca. = circa MNV = minimum number of vessels sh. = shreds --- This thesis is the third and last part of a research project whose primary purpose was to revise the role of the sgraffiato ware ascribed to Ferrara during the Middle Ages and the Renaissance. The ceramic materials which we considered in our study come from two different settings: an underground brick pit excavated in 2001 at Ferrara’s Municipal Square (anciently the city’s Ducal Courtyard) and the Carife Foundation collection of objets d’art (group A). These settings diverge markedly from one another, starting from the type of formation, that is an archaeological deposit, once used for waste disposal, on the one hand and a group of objects from the antique trade on the other; despite that, what brings them together is high share of medieval and post-medieval sgraffiato ware. The study of pottery finds from the pit has pointed out the following data: a total of 4066 ceramic sh. (omitting illegible pieces), that reach 4118 if we add the kiln waste. Of these, 1439 are single sh., whereas 2627 are vessel units (joining in some cases), forming 476 MNV, plus 92 restored pieces. Sgraffiato ware consists mainly of open forms (in particular bowls and plates), few jugs and some other rare items such as inkstands. This group includes all the types of incised slipwares that are known to have been produced in the Padana region of Italy during the Middle Ages and the Early Renaissance. Regarding the chronology, since the context was found sealed some metres under the square, both the written sources and the association of the finds allow us to determine when the pit was used for the last time; these two elements seem to suggest the second half of the 15th c. as a possible terminus ante quem for the pit. Furthermore, another aspect that emerges neatly from the study of the ceramic material is the connection with a privileged household, originally, which we can detect in the Este family, whose palace was built all around the square (the previous Courtyard) and where the family lived until the end of 1400s. The pottery that constitutes the group A of the Carife collection comprises 362 items dating between ca. the second half of the 14th c. and the second half of the 16th c.; ceramic classes include mainly slipwares and medieval tin-glazed wares. Unlike the context 1050, these ceramics do not represent a unit, in view of the fact that they were intentionally grouped together throughout the last three decades of the 20th c.; nearly 90% of the pieces consists of sgraffiato wares, all restored except for a plate fragment. Unfortunately, group A lacks any kind of information about its formation and no record is available with regard to the old owner/s, possible dealers and, lastly, to the provenance of the objects. All that we were able to find out has been summed up in one of the first paragraphs of the 3rd part of the thesis, but it is clear from these few facts, drawn mostly from the literature available for a small part of the vessels, that the basic problems related to this collection (i. e. method, type and place of recovery) are still far from solved. Owing to this, these ceramics can only be approximately ‘placed’, both chronologically and geographically; as a matter of fact, we couldn’t avoid general attributions, which we based on comparisons with archaeological material from excavations carried out to scientifical standards, primarily in the north-eastern part of Italy.
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Bocchini, Claudia. "La teoria schmittiana della democrazia. Il pensiero politico e la teoria costituzionale di Carl Schmitt nel contesto dell'interpretazione delle costituzioni moderne dall'età della Rivoluzione francese alla Repubblica di Weimar". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425223.

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Carl Schmitt's Theory of Democracy examines specifically Schmitt's juridical works of the twenties and the early thirties of the XX century, combining different scientific approaches: political theory, constitutional history and constitutional theory, and organizing schmittian comment of the Weimar Constitution in the period of a century and a half of the history of modern democracy, that goes from the birth, in the age of the French Revolution, of the first republican constitutions to the Weimer Republic.
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RICCIONI, Stefano. "Scrittura e immagine nella Roma gregoriana : dottorato di ricerca in storia dell'arte, 14. ciclo, Università di Roma “La Sapienza”, A.A. 2002-2003". Doctoral thesis, Università degli Studi La Sapienza - Dipartimento di Storia dell'arte, 2004. http://hdl.handle.net/10278/36264.

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La tesi di dottorato propone una ricerca interdisciplinare su documenti figurativi ed epigrafici prodotti a Roma (e nel territorio adiacente), durante il periodo della cosiddetta “Riforma Gregoriana” (metà secolo XI - metà del secolo XII). Si tratta di un lavoro che è insieme di storia dell’arte figurativa, di storia delle ideologie e delle culture (e perciò di autori e testi), nonché di paleografia epigrafica. La ricerca è stata organizzata in tre parti. La prima è un’introduzione alla storia e al contesto sociale di Roma nonché all’organizzazione ecclesiastica durante la Riforma gregoriana. L’esigenza di un rinnovamento interno alla Chiesa, volto all’emancipazione dal potere imperiale, comportò un diverso atteggiamento nei confronti delle immagini rispetto alla tradizione. In questa sede sono stati esaminati gli scritti di Bruno di Segni (Sententiae). Essi hanno svelato la presenza di una “teoria artistica riformata”, nonché elementi fondamentali per la comprensione della simbologia connessa all’edificio ecclesiastico, alle immagini e alle scritture. Lo status del testo scritto si è rivelato, infatti, significante anche dal punto di vista “iconico” poiché la scrittura aveva un valore autenticante, oltre ad essere uno strumento mnemonico e liturgico. Nella seconda parte della ricerca è stato proposto un inedito esame delle “scritture esposte” di Roma (secc. XI-XII). In questa sezione sono state esaminate le iscrizioni d’apparato librarie (nelle Bibbie Atlantiche e nei rotoli di Exultet), le epigrafi su supporto lapideo (lastre di dedica, di consacrazione, etc.) e le iscrizioni presenti nei manufatti artistici monumentali (cicli pittorici e mosaici). Il lavoro ha messo in luce le diverse tipologie scrittorie presenti nella Roma gregoriana, in gran parte improntate alla capitale d’imitazione classica e influenzate da modelli librari. Il confronto tra la capitale tipizzata delle Bibbie Atlantiche e le epigrafi lapidee dell’età di Gregorio VII ha dimostrato l’intervento della committenza pontificia nella formazione di un modello grafico da esporre al pubblico, quale “manifesto” della Riforma. Inoltre, le stringenti relazioni formali tra le scritture librarie e le iscrizioni degli apparati figurativi hanno evidenziato gli scambi “culturali” tra gli esecutori e i committenti dei cicli dipinti (o a mosaico) e gli scriptoria monastici, in particolare quello di Montecassino. Ad esempio, sono emerse le connessioni tra le scritture dei cicli pittorici della chiesa inferiore di S. Clemente, di S. Anastasio a Castel S. Elia e dell’Immacolata di Ceri, consentendo di precisarne la cronologia. Tali scambi hanno inoltre rivelato che la concezione e l’organizzazione del registro visivo erano improntate sui principi della composizione “retorica”, che guidava le pratiche di lettura, la scrittura dei codici e dei rotoli liturgici. La terza parte propone due casi esemplari del metodo interdisciplinare adottato: i mosaici absidali di S. Clemente e di S. Maria in Trastevere. Dal mosaico di S. Clemente è emersa la particolare costruzione “retorica” dell’iconografia, frutto di una stretta connessione tra il testo delle iscrizioni, la loro realizzazione grafica, e le immagini. La complessità del programma figurativo ha rivelato due diversi orientamenti di lettura, uno rivolto ai canonici riformati, l’altro alla congregazione dei fedeli. Il rapporto tra testi e immagini, improntato sulle pratiche liturgiche e cultuali, fu, infatti, funzionale alla selezione del pubblico. L’esame del mosaico di S. Maria in Trastevere ha, d’altro canto, evidenziato il mutamento della strategia propagandistica della Chiesa. Il messaggio trionfale del mosaico, espresso dal tema simbolico dello sposalizio di Maria desunto dal Cantico dei Cantici, mira alla celebrazione del trionfo ecclesiastico e di Innocenzo II nella qualità di Vicarius Christi. L’analisi del mosaico ha fatto emergere numerosi elementi di novità connessi, ad esempio, all’uso simbolico del colore e delle tipologie grafiche, nonché alla loro interazione in chiave iconologica. La ricerca è stata completata da un censimento delle epigrafi romane prodotte tra i secoli XI e XII, dove sono state raccolte le inedite informazioni che hanno costituito la base del lavoro.
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Furlan, Francesco. "Il racconto escatologico-apocalittico e le dinamiche di conflitto. Temi e testi escatologici della produzione arabo-islamica e cristiana a confronto (sec. VII-IX)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423287.

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This thesis analyses the eschatological productions, both Christian and Muslim, written in the two centuries after the birth of Islam. In works such as the Syriac apocalypses of Pseudo-Methodius and Pseudo-Ezra the sudden expansion of Muslim troops was mainly perceived by Eastern Christians as an apocalyptic trial, a sign of the End of Time. On the Muslim side, the main eschatological a collection, is the Kitab al-Fitan by Nu'aym b. Hammd (d. 843) shows the existence of a vital apocalyptic production which rose in correspondence to times of internal and external strife. This work wishes to survey some of the main themes common to both of these eschatological productions (such as the depiction of the enemy, the development of messianic figures, the role of Jerusalem in the end-time, etc.); the use of a comparative perspective bears a fundamental theoretical contribution, by highlighting the presence of direct references between the different traditions, but also by underlining the common processes of eschatological production and development. Some final remarks deal with the contemporary use of these traditions, made by both Muslim and Christian fundamentalists, who look for a prophesied roadmap to read the current world events.
Questo lavoro si propone di analizzare le produzioni escatologiche musulmane e cristiane redatte nei due secoli successivi alla nascita dell'Islam. Se da parte cristiana la dirompente espansione delle truppe musulmane fu interpretata come segno di tribolazione apocalittica, allo stesso modo, da parte musulmana, in tempi di conflitti esterni ed interni, si sviluppò una vitale produzione di tradizioni escatologiche, come testimoniato dal Kitab al-Fitan di Nu'aym b. Hammad (m.843), di cui si riporta la traduzione di circa 300 tradizioni. Questo lavoro vuole evidenziare quali siano i temi comuni alle due tradizioni escatologiche, e come sia avvenuta l'adozione da parte di queste di un comune schema di comprensione metastorica degli eventi. La prospettiva comparativa ha permesso infatti di individuare numerosi rimandi diretti fra queste tradizioni (e quella ebraica). Infine viene fatto un breve cenno all'uso contemporaneo di queste tradizioni e alla duratura impronta che l'escatologia lascia sulla visione geografica del mondo.
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FABBRI, JACOPO. "Aspetti di produzione e consumo della ceramica di uso comune a Prato (XIV-XVI secolo)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1007.

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Questa tesi si propone di offrire un contributo agli studi su un centro situato in una delle aree maggiormente sviluppate nell'Europa nel Tardo Medioevo. La ricerca si basa principalmente sull'analisi dei manufatti ceramici di uso comune (contenitori da dispensa, vasellame da cucina e per altre attività domestiche). In parte l'analisi riguarda il vasellame da mensa. Attraverso lo studio della produzione ceramica, si approfondiscono le fasi di sviluppo e di crisi di un centro urbano fino all' Età Moderna, chiarendone le dinamiche e i processi di trasformazione, nell'ambito dei manufatti di uso comune in correlazione con l'analisi delle fonti scritte e della documentazione archeologica nel suo complesso (in particolare l'archeologia degli elevati e la sintesi delle informazioni da essa derivata). Il centro di Prato costituisce quindi, grazie al un'abbondante documentazione scritta e materiale, un osservatorio privilegiato per lo studio delle dinamiche economico-sociali in Toscana e a un livello più ampio, in Europa tra XIV e XVI secolo.
This analysis aims to contribute to studies on a town situated in one of the most developed areas in Europe in the Late Middle Ages. The research is based primarily on analysis of pottery in common use (containers, cookware and other household activities). Part of the analysis concerns Maiolica Arcaica. Through the study of ceramic production, we will explore stages of development and crisis of an urban center until the 'Modern Age, clarifying the dynamics and transformation processes in the context of the artifacts commonly used in conjunction with analysis of written documentation and archaeological evidence as a whole (particularly the archeology of buildings and synthesis of information derived from it). The center of Prato is then, thanks to the extensive documentation, a privileged observatory for the study of socio-economic dynamics in Tuscany and a broader level, in Europe between the fourteenth and sixteenth century.
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FABBRI, JACOPO. "Aspetti di produzione e consumo della ceramica di uso comune a Prato (XIV-XVI secolo)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1007.

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Questa tesi si propone di offrire un contributo agli studi su un centro situato in una delle aree maggiormente sviluppate nell'Europa nel Tardo Medioevo. La ricerca si basa principalmente sull'analisi dei manufatti ceramici di uso comune (contenitori da dispensa, vasellame da cucina e per altre attività domestiche). In parte l'analisi riguarda il vasellame da mensa. Attraverso lo studio della produzione ceramica, si approfondiscono le fasi di sviluppo e di crisi di un centro urbano fino all' Età Moderna, chiarendone le dinamiche e i processi di trasformazione, nell'ambito dei manufatti di uso comune in correlazione con l'analisi delle fonti scritte e della documentazione archeologica nel suo complesso (in particolare l'archeologia degli elevati e la sintesi delle informazioni da essa derivata). Il centro di Prato costituisce quindi, grazie al un'abbondante documentazione scritta e materiale, un osservatorio privilegiato per lo studio delle dinamiche economico-sociali in Toscana e a un livello più ampio, in Europa tra XIV e XVI secolo.
This analysis aims to contribute to studies on a town situated in one of the most developed areas in Europe in the Late Middle Ages. The research is based primarily on analysis of pottery in common use (containers, cookware and other household activities). Part of the analysis concerns Maiolica Arcaica. Through the study of ceramic production, we will explore stages of development and crisis of an urban center until the 'Modern Age, clarifying the dynamics and transformation processes in the context of the artifacts commonly used in conjunction with analysis of written documentation and archaeological evidence as a whole (particularly the archeology of buildings and synthesis of information derived from it). The center of Prato is then, thanks to the extensive documentation, a privileged observatory for the study of socio-economic dynamics in Tuscany and a broader level, in Europe between the fourteenth and sixteenth century.
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MATTIA, MIRKO. "QUATTROCENTO ANNI DI STORIA DI MILANO LETTI SUI RESTI DEI SUOI ABITANTI. RECUPERO E STUDIO DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO E UMANO DEL SEPOLCRETO DELLA CA¿ GRANDA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/915723.

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Questa tesi di dottorato ha come scopo l’indagine sistematica di una parte del deposito archeologico e degli individui sepolti nella Cripta della Beata Vergine Annunziata, presso l’antico Ospedale Maggiore Ca’ Granda di Milano. L’utilizzo di metodi presi dall’archeologia e dall’antropologia ha permesso di ottenere risultati utili ad affrontare un discorso multidisciplinare per ricostruire la storia degli scheletri recuperati. La suddetta ricerca ha posto altresì le basi metodologiche per studi futuri sul Sepolcreto e per confronti con altre popolazioni, anche non riconducibili alla stessa area geografica. La porzione di deposito indagata ha restituito, per la prima volta, una sequenza stratigrafica ben definita, nonché individui in connessione anatomica e reperti non ossei dal particolare valore archeologico. Lo studio antropologico è stato suddiviso in due differenti campagne: la Campagna A che ha analizzato i 1571 resti ossei commisti provenienti da sondaggi precedenti, privi di contesto stratigrafico, e la Campagna B, la quale si è occupata di indagare le 1059 ossa e i 43 individui recuperati nel nuovo scavo archeologico. I risultati così ottenuti sono stati affiancati da quelli relativi alle altre discipline scientifiche, svolti su un campione di reperti di natura differente come, ad esempio, i tessuti molli e i resti botanici intrappolati nel tartaro calcificato. Al fine di effettuare un confronto diacronico per ricostruire l’identità degli antichi abitanti di Milano ed inserire la popolazione della Ca’ Granda nel più ampio progetto MIAntropo, è stato poi svolto un raffronto antropologico con tre diversi campioni di popolazione. Gli scheletri archeologici presi in considerazione provengono da necropoli e cimiteri di Età Romana, Medievale e Contemporanea. Un primo ed importante risultato dell’analisi archeologica è stato quello di individuare le dinamiche di inumazione dei corpi. Si tratta quindi di un deposito di tipo primario, utilizzato per un lungo periodo di tempo (primary long term usage). La presenza degli individui in connessione anatomica è il risultato della deposizione, avvenuta poco dopo la morte, di numerosi cadaveri. La commistione dei reperti osteologici, riscontrata nei vari livelli del deposito, è dovuta perlopiù all’azione di eventi tafonomici naturali, come la caduta e il rotolamento di ossa a causa della forza di gravità, ed antropici. Le analisi antropologiche hanno permesso di ricostruire una popolazione non omogenea, composta da soggetti di entrambi i sessi e di varie età: dai feti a soggetti anziani, di età superiore ai 60 anni. I dati hanno confermato che nelle corsie ospedaliere veniva curata perlopiù la popolazione povera di Milano; i segni osservati sulle ossa sono di natura perlopiù cronica. Tra di essi è ben rappresentata la malattia simbolo dell’Età Moderna, ovvero la sifilide. Nei reperti ossei esaminati sono state riscontrate poche lesioni traumatiche, la maggior parte subita prima della morte dell’individuo e in corso di guarigione. In particolare, una grande percentuale di questi eventi è dovuta a cause accidentali, probabilmente accadute in ambito lavorativo, ma non mancano episodi, anche se minimi, di segni riconducibili a violenza interpersonale. Le analisi specialistiche hanno permesso di acquisire ulteriori informazioni sulla medicina praticata all’interno del nosocomio e sullo stile di vita degli antichi abitanti, nonché sul Sepolcreto stesso e sulla datazione delle sepolture. I temi trattati hanno permesso di ottenere, per la prima volta, un quadro ricostruttivo composto da dati storici e scientifici differenti, ma coerenti tra loro, il quale ha consentito di proporre una solida metodologia per risolvere le problematiche rimaste ancora irrisolte e che saranno oggetto degli studi futuri. I criteri scientifici qui delineati potranno porre le basi per un approccio scientifico multidisciplinare, adatto ad affrontare altri contesti di studio dal punto di vista archeologico ed antropologico.
The purpose of this his doctoral thesis is the systematic investigation of a part of the archaeological deposit and of the individuals buried in the Crypt of the Beata Vergine Annunziata, at the ancient Ospedale Maggiore Ca 'Granda in Milan. The archeaological and anthropological methods made it possible to obtain useful results for addressing a multidisciplinary discourse to reconstruct the history of the recovered skeletons. The aforementioned research also laid the methodological foundations for future studies on the crypt and for comparisons with other populations, even from distant geographical areas. The investigated section of the crypt has shown, for the first time, a well-defined stratigraphic sequence, as well as individuals in anatomical connection and non-osseous finds of important archaeological value. The anthropological study was divided into two different campaigns: Campaign A analyzed the 1571 commingled bone remains from previous surveys, without a stratigraphic context, and Campaign B investigated the 1059 bones and 43 individuals recovered in the recent archaeological excavation. The results thus obtained were accompanied by those relating to other scientific disciplines, carried out on a sample of finds of a different nature such as, for example, soft tissues and botanical remains trapped in calcified calculus. In order to make a diachronic comparison to reconstruct the identity of the ancient inhabitants of Milan and include the population of Ca 'Granda in the wider MIAntropo project, an anthropological comparison was then carried out with three different population samples. The archaeological skeletons taken into consideration came from Roman, Medieval and Contemporary necropolises and cemeteries. A first and important result of the archaeological analysis was to identify the dynamics of the burial of the bodies, which was a primary long-term usage deposit. The presence of individuals in anatomical connection is the result of the deposition of numerous corpses shortly after death. The mixture of osteological findings, found in the various levels of the deposit, is mostly due to the action of natural taphonomic events, such as the fall and rolling of bones due to gravity and anthropogenic forces. Anthropological analyses made it possible to reconstruct a non-homogeneous population, constituted of individuals of both sexes and of various ages: from fetuses to elderly over 60 years of age. The data confirmed that mostly the poor population of Milan was treated in the hospital wards; the signs observed on the bones are mostly mainly chronic in nature. The symbolic disease of the Modern Age, syphilis, was well represented among them. A few traumatic injuries were found in the bone findings examined, most suffered before the death of the individual and in course of healing. A large percentage of these traumatic events can be attributed to accidental causes, probably during work activities, but some, even if only a minimal percentage may be ascribed to interpersonal violence. Finally, laboratory analyses made it possible to acquire further information on how medicine was practiced within the hospital and on the lifestyle of the ancient inhabitants, as well as on the Sepolcreto itself and on the dating of the burials. The topics covered made it possible to obtain, for the first time, a reconstructive framework composed of different, but coherent, historical and scientific data, hence proposing a solid methodology to solve the problems still unresolved and subject of future studies. The scientific criteria outlined here will be able to lay the foundations for a multidisciplinary scientific approach, suitable for tackling other study contexts from the archaeological and anthropological point of view.
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Spinazze', Eva <1965&gt. "La luce nell'architettura sacra del X-XII secolo dalla 'Romandie' alla Toscana : testimonianze sull'influsso dell'osservazione del cielo nell'orientazione degli edifici". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/6515.

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La mia ricerca tratta lo studio delle architetture sacre dal X al XII secolo costruite lungo la Via Francigena, nel tratto svizzero e italiano, una via di pellegrinaggio importante per l’interscambio culturale tra i paesi nordici e l’Italia. Ho seguito il percorso dell’arcivescovo Sigerico di Canterbury alla fine del X secolo nel suo viaggio di ritorno da Roma, lungo il quale ho sviluppato il mio tracciato. Ho studiato 63 edifici sacri con un impianto romanico ancora oggi conservato. Queste architetture mostrano tipi diversi (chiese abbaziali e parrocchiali, oratori, pievi, cattedrali) e presentano un’omogeneità temporale, essendo state costruite o ricostruite in un arco di tempo molto ristretto, ciò permette di leggere e confrontare una uniformità di idee da parte dei costruttori. Si è trattato di uno studio interdisciplinare, che ha coinvolto storia, topografia, architettura, astronomia e liturgia e per studiare l'orientazione di ciascuno edificio, è stato necessario conoscerne l’origine e la loro evoluzione. Questo progetto è un ampliamento e approfondimento del mio ultimo studio sulle chiese monastiche benedettine medioevali nel Veneto, con cui ho potuto dimostrare che i Benedettini costruirono le loro chiese orientandole verso un punto significativo sull’orizzonte, dove sorgeva o tramontava il Sole o un altro astro in una data per loro importante. Successivamente volevo sapere se anche altri religiosi avessero applicato questa tradizione dell’orientazione e così ho studiato tutte le chiese di origine medioevale a Venezia potendo constatare che circa 60 su 74 edifici sacri sono stati allineati con il sorgere tramontare del Sole al giorno del patrono della chiesa. La presente ricerca è stata estesa in altre aree geografiche e sono stati presi volutamente in esame tutti i tipi architettonici incontrati; inoltre essa è stata approfondita affrontando lo studio della luce che attraversava le aperture in particolari giorni e ore dell’anno, andando a proiettarsi su punti significativi di grande importanza liturgica, come l’altare, le colonne e talvolta segnando la lunghezza della chiesa. Attraverso le testimonianze trovate nei numerosi manoscritti e fonti medievali di argomento astronomico, liturgico, unite a rilievi topogr. georef., ho cercato di mettere in luce questa consuetudine nell'orientare gli edifici scari dando per ciascuno una interptretazione legata alla propria storia.
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Strapazzon, Guglielmo. "Nuove tecnologie a supporto della ricerca archeologica: applicazioni e sviluppi possibili su sistemi complessi". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424525.

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INTRODUCTION. In the last two decades ground-based geophysical techniques have gained a prominent role in archaeological research projects thanks to ability to localize underground structures or geological body by measuring the variation, or anomalies, of physical properties existing between them and the hosting materials. When applied in archaeology geophysical surveys can reveal the location of buried archeological features and lead to their identification. However, the effectiveness of geophysical techniques applied in archeology is closely linked to the nature and the level of complexity of the buried deposit. If these techniques are used in sites characterized by multi-layered or strongly altered deposits, the survey results may be impaired, severely limiting their contribution to the historical and archaeological reconstruction of the investigated site. AIM OF THE STUDY. This research project has set two main objectives: i) to evaluate the potential of geophysical prospecting in extracting information in deeply stratified archaeological sites and ii) to test their effectiveness in a contemporary urban setting. MATHERIAL AND METHODS. The main geophysical technique applied was the Ground Penetrating Radar (GPR). The surveys were carried out using different systems (SIR 3000 GSSI and RIS Hi-Mod IDS) with antennas at different frequencies (from 200 MHz to 900 MHz). GPR data sets have been collected along closely spaced parallel profiles (0.25 to 0.125 m). Data were analyzed using different display methods: radargrams, amplitude depth-slices and three-dimensional models of isosurfaces. GPR data have been merged with historical and archaeological data (vector map of archaeological survey, Digital terrain Models - DTM, historical documents and historical maps) in a Geographic Information System (GIS) with ArcGIS software. ArcGIS is able to import the results of GPR surveys in raster format (amplitude depth-slices) and as three-dimensional models in Multipatch format. Data can be associated with attribute tables and the ArcScene module allows to display them three-dimensionally. Four sites in the historical center of Padua were studied integrating into a GIS the results of GPR surveys with historical and archeological data, two inside religious buildings (the Cathedral and the Church of the Eremitani) and two open areas who insisted on the structures of the ancient palace of the Carraresi. The other case study, focused on the integration of stratigraphic data obtained from archaeological excavations, with those of the geophysical surveys, was carried out in the Roman city of Aquileia (UD). RESULTS. The integration of the GPR survey of the Cathedral with the available historical maps allowed to recognize the position of a group of tombs that belonged to the previous Romanesque cathedral. It was possible to assume the position of the aisles of transept and of the crypt of the old building. The analysis of the isosurfaces model allowed to hypothesize the presence of a vaulted roof in burials identified below the existing pavement of the Eremitani Church. Moreover, the integration of data about burial distribution in the GIS was consistent with the possible presence in the church of a rood screen demolished in the sixteenth century. In both cases, the two GPR surveys revealed a reduced signal penetration (1-1.2m) and did not allow to identify the remains of walls linked to previous structures. The investigations carried out at the square in front of the Cathedral allowed to relate a series of walls with a complex of buildings dating from XI to XVIII century, when GPR data were compared with historical and archeological data in a GIS. The surveys performed in the palace of the Carraresi showed the presence (and state of preservation) of some portions of the XIV century complex. The same survey identified some previous structures, perhaps dating back to the Roman period. Finally, it was developed a rapid and effective approach for ground-truthing geophysical survey anomalies in the survey done in the Roman city of Aquileia. Moreover, the developed approach could assess the level of resolution of GPR survey by comparing the three-dimensional models of isosurfaces with a DTM from the excavation site obtained with the Structure from Motion technique - SFM.
INTRODUZIONE. Le tecniche di indagine geofisica hanno acquisito un ruolo sempre più rilevante all’interno dei progetti di ricerca archeologica negli corso degli ultimi due decenni, grazie alla loro capacità di individuare la presenza di strutture sepolte misurando le variazioni, o anomalie, delle proprietà fisiche esistenti tra loro e i materiali ospitanti. Esse possono rivelare non solo la posizione di resti archeologici, ma anche portare alla loro identificazione. L’efficacia delle tecniche geofisiche applicate in ambito archeologico è, tuttavia, strettamente legata alla natura e al livello di complessità del deposito sepolto. Se queste tecniche vengono, infatti, impiegate in contesti caratterizzati da depositi pluristratificati o fortemente alterati, i risultati delle indagini possono risultare di difficile lettura, limitando fortemente il loro contributo alla ricostruzione storico-archeologica del sito indagato. OBIETTIVO DELLO STUDIO. Questo progetto di ricerca si è posto due obiettivi principali: i) valutare le potenzialità delle prospezioni geofisiche nell’estrarre informazioni su siti archeologici profondamente stratificati e ii) testare la loro efficacia in un contesto urbano contemporaneo. MATERIALI E METODI. La principale tecnica geofisica applicata è stato il Ground Penetrating Radar (GPR). Le indagini sono state realizzate impiegando diversi sistemi (SIR 3000 della GSSI e RIS Hi-Mod dell’IDS) dotati di antenne a frequenze diverse (da 200MHz a 900 MHz) seguendo uno schema di acquisizione a profili paralleli con spaziature tra i profili comprese tra 0.125 e 0.25 m. Sono stati analizzati i dati raccolti utilizzando diversi metodi di visualizzazione: radargrammi, amplitude depth-slices e modelli tridimensionali delle isosuperfici. Questi sono stati inseriti assieme ai dati storico-archeologici a corredo (rilievi vettoriali e DTM-digital terrain model di scavo, documenti storici, cartografia storica) in un Geographical Information System (GIS) con software ArcGIS. ArcGIS è in grado di importare i risultati delle indagini georadar sia in formato raster (amplitude depth-slices) che come modelli tridimensionali in formato Mulipatch. A questi possono essere associate tabelle degli attributi e possono essere visualizzati tridimensionalmente con il modulo ArcScene. Sono stati studiati quattro siti nel centro storico di Padova integrando in ambiente GIS i risultati delle indagini georadar con i dati storico-archeologichi a corredo. Due siti erano all’interno di edifici di culto (il Duomo e la chiesa degli Eremitani) e due in spazi aperti caratterizzati da differenti tipi di sistemazione pavimentale (lastricato, prato, cortile con ghiaia), sui quali insistevano le strutture dell’antica Reggia dei Carraresi. L'altro caso di studio, focalizzato sull'integrazione dei dati stratigrafici ottenuti dagli scavi archeologici con le indagini geofisiche, è stato eseguito nella città romana di Aquileia (UD). RISULTATI. Le indagini nel Duomo hanno consentito, grazie all’inserimento nella piattaforma GIS del dato georadar e della cartografia storica disponibile, di riconoscere la posizione di un gruppo di sepolture che risultavano appartenere al precedente Duomo romanico e, quindi, di ipotizzare la posizione delle navate del transetto e della cripta dell’antico edificio rispetto a quello attuale. L’analisi delle isosuperfici del segnale riflesso GPR nella chiesa degli Eremitani ha permesso, invece, di ipotizzare una copertura a volta nelle sepolture individuate al di sotto della pavimentazione attuale e di analizzarne, all’interno del GIS, la loro distribuzione in relazione alla possibile presenza di un “pontile-tramezzo” demolito nel corso del XVI secolo. In entrambi i due casi le indagini georadar hanno rivelato una ridotta penetrazione del segnale (1-1.2m) e non hanno consentito di individuare chiaramente la presenza di resti di strutture murarie legate a strutture precedenti. Le indagini realizzate presso la piazza antistante al Duomo hanno permesso, grazie all’integrazione in ambiente GIS dei risultati GPR e delle informazioni storico-archeologiche a corredo, di mettere in relazione una serie di strutture murarie con un complesso di edifici preesistenti databili all’XI e XVIII secolo . Quelle eseguite nell’area della Reggia dei Carraresi hanno reso possibile documentare la presenza e lo stato di conservazione di alcune porzioni del complesso trecentesco e di inidviduare alcune strutture precedenti, forse riferibili all’epoca romana. Le analisi eseguite, infine, nella città romana di Aquileia hanno permesso di elaborare un approccio rapido ed efficace non solo per il ground-truthing delle anomalie geofisiche, ma anche per valutare il livello di risoluzione dell’indagine GPR tramite il confrontro tra i modelli tridimensionali delle isosuperfici con i DTM di scavo ottenuti con la tecnica Structure from Motion (SfM). CONCLUSIONI. L’approccio e le indagini condotte nei diversi casi di studio presi in esame hanno permesso di verificare la validità dei protocolli per l’acquisizione e per l’interpretazione dei dati adottati nel corso del progetto di ricerca. Sebbene la tecnica georadar permetta di restituire dei modelli ad alta risoluzione del deposito sepolto in contesti archeologici pluristratificati, questo permette solo in parte la loro comprensione dal punto di vista storico-archeologico. L’integrazione in un ambiente GIS dei risultati delle prospezioni georadar con le informazioni a corredo di volta in volta disponibili, si è rivelato un passaggio indispensabile in tutti i casi di studio considerati per formulare ipotesi interpretative dei dati indiretti utili alla comprensione storico-archeologica dei contesti indagati.
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SACCO, DANIELE. "Struttura e gestione degli spazi del castello di Monte Copiolo nel Montefeltro: Evoluzione di un sito incastellato tra X e XVI secolo". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/768.

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Resumen
Il lavoro si occupa dell'evoluzione diacronica del sito incastellato di Monte Copiolo (Italia, regione Marche, provincia di Pesaro e Urbino) tra X e XVI secolo.
The work deals with the diachronic evolution of the Monte Copiolo’s castle, in Montefeltro (Italy, Marche region, province of Pesaro and Urbino) between X and XVI century.
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SACCO, DANIELE. "Struttura e gestione degli spazi del castello di Monte Copiolo nel Montefeltro: Evoluzione di un sito incastellato tra X e XVI secolo". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/768.

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Il lavoro si occupa dell'evoluzione diacronica del sito incastellato di Monte Copiolo (Italia, regione Marche, provincia di Pesaro e Urbino) tra X e XVI secolo.
The work deals with the diachronic evolution of the Monte Copiolo’s castle, in Montefeltro (Italy, Marche region, province of Pesaro and Urbino) between X and XVI century.
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ROVATI, ALESSANDRO. "Liberalismo, Neutralità dello Stato e la Politica della Chiesa. Filosofia Morale e Teologia Politica nel lavoro di Stanley Hauerwas". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6156.

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Resumen
Questa tesi si occupa di analizzare il lavoro di Stanley Hauerwas, uno studioso di grande fama nel mondo accademico americano i cui testi sono molto letti in tutto il mondo. Tramite la lettura critica dell’intero corpus degli scritti di Hauerwas la tesi intende riflettere sul rapporto problematico tra Cristianesimo e liberalismo. A questo scopo, la tesi si concentra inizialmente sui presupposti filosofici che sono alla base delle argomentazioni di Hauerwas. In secondo luogo, riflette sulle idee ed istituzioni tipiche del liberalismo e sul loro rapporto con il Cristianesimo. Infine, descrive la proposta etica di Hauerwas e il modo con cui questa determina il tipo di politica che la chiesa e i cristiani dovrebbero avere. Seguendo l’ampiezza del lavoro di Hauerwas, la tesi si interessa di un gran numero di filosofi, teorici della politica e teologi, spaziando dagli scritti di Aristotele e Tommaso d’Aquino, alla filosofia del linguaggio di McCabe, Murdoch, e Wittgenstein, dalle riflessioni etiche di Kovesi, Anscombe, e MacIntyre, alle teorie politiche di Rawls, Stout e Coles. Grazie alla sottolineatura del ruolo delle virtù e della formazione morale, insieme all’enfasi posta sull’importanza che la tradizione della chiesa, le sue pratiche e il suo linguaggio hanno nel dare forma all’immaginazione e alle vite dei cristiani, Hauerwas descrive in maniera costruttiva e feconda una proposta politica genuinamente cristiana e ci aiuta a navigare le complessità del mondo contemporaneo.
The dissertation provides an in-depth analysis of the scholarship of Stanley Hauerwas, a very prominent figure in the American academy whose body of work is widely read in many countries. By providing a close reading of Hauerwas’ entire corpus, the dissertation aims at discussing the contested relationship between Christianity and liberalism. It does so first, by focusing on the philosophical presuppositions that shape Hauerwas’ overall argument. Second, it reflects on the main liberal commitments and institutions and their relationship with Christianity. Third, it describes Hauerwas’ ethical proposal and its bearings on the political commitments that the church and Christians ought to have. Following the breadth of Hauerwas’ work, the dissertation deals with a great number of philosophers, political theorists, and theologians, spanning from the writings of Aristotle and Aquinas, to the philosophy of language of McCabe, Murdoch, and Wittgenstein, to the ethical reflections of Kovesi, Anscombe and MacIntyre, and to the political theory of Rawls, Stout, and Coles. Through his stress on the role of virtues and moral formation, and by emphasizing the importance that the church’s tradition, language, and practices have in shaping the imagination and lives of Christians, Hauerwas gives a constructive and fruitful description of what a genuine Christian politics looks like and helps us navigate the complex world of today.
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ROVATI, ALESSANDRO. "Liberalismo, Neutralità dello Stato e la Politica della Chiesa. Filosofia Morale e Teologia Politica nel lavoro di Stanley Hauerwas". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6156.

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Questa tesi si occupa di analizzare il lavoro di Stanley Hauerwas, uno studioso di grande fama nel mondo accademico americano i cui testi sono molto letti in tutto il mondo. Tramite la lettura critica dell’intero corpus degli scritti di Hauerwas la tesi intende riflettere sul rapporto problematico tra Cristianesimo e liberalismo. A questo scopo, la tesi si concentra inizialmente sui presupposti filosofici che sono alla base delle argomentazioni di Hauerwas. In secondo luogo, riflette sulle idee ed istituzioni tipiche del liberalismo e sul loro rapporto con il Cristianesimo. Infine, descrive la proposta etica di Hauerwas e il modo con cui questa determina il tipo di politica che la chiesa e i cristiani dovrebbero avere. Seguendo l’ampiezza del lavoro di Hauerwas, la tesi si interessa di un gran numero di filosofi, teorici della politica e teologi, spaziando dagli scritti di Aristotele e Tommaso d’Aquino, alla filosofia del linguaggio di McCabe, Murdoch, e Wittgenstein, dalle riflessioni etiche di Kovesi, Anscombe, e MacIntyre, alle teorie politiche di Rawls, Stout e Coles. Grazie alla sottolineatura del ruolo delle virtù e della formazione morale, insieme all’enfasi posta sull’importanza che la tradizione della chiesa, le sue pratiche e il suo linguaggio hanno nel dare forma all’immaginazione e alle vite dei cristiani, Hauerwas descrive in maniera costruttiva e feconda una proposta politica genuinamente cristiana e ci aiuta a navigare le complessità del mondo contemporaneo.
The dissertation provides an in-depth analysis of the scholarship of Stanley Hauerwas, a very prominent figure in the American academy whose body of work is widely read in many countries. By providing a close reading of Hauerwas’ entire corpus, the dissertation aims at discussing the contested relationship between Christianity and liberalism. It does so first, by focusing on the philosophical presuppositions that shape Hauerwas’ overall argument. Second, it reflects on the main liberal commitments and institutions and their relationship with Christianity. Third, it describes Hauerwas’ ethical proposal and its bearings on the political commitments that the church and Christians ought to have. Following the breadth of Hauerwas’ work, the dissertation deals with a great number of philosophers, political theorists, and theologians, spanning from the writings of Aristotle and Aquinas, to the philosophy of language of McCabe, Murdoch, and Wittgenstein, to the ethical reflections of Kovesi, Anscombe and MacIntyre, and to the political theory of Rawls, Stout, and Coles. Through his stress on the role of virtues and moral formation, and by emphasizing the importance that the church’s tradition, language, and practices have in shaping the imagination and lives of Christians, Hauerwas gives a constructive and fruitful description of what a genuine Christian politics looks like and helps us navigate the complex world of today.
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CHIAPPARINI, GIULIANO. "GLI "EXCERPTA EX THEODOTO" DI CLEMENTE ALESSANDRINO Introduzione, testo, traduzione e commento". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19301.

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Resumen
L'opera presenta una nuova edizione critica del testo greco degli "Estratti da Teodoto" di Clemente Alessandrino oltre alla prima traduzione italiana completa. Alcuni capitoli introduttivi e un esteso commento permettono di apprezzare la ricchezza di contenuti di questa fonte di inizio III sec. per lo studio dello gnosticismo, letteratura cristiana antica, patristica e storia del dogma. Gli "Estratti da Teodoto" non sono una raccolta di frammenti originali copiati da fonti gnostiche principalmente valentiniane, come si crede abitualmente. Ad un'analisi approfondita essi appaiono come una collezione di tredici frammenti tratti dalle "Ipotiposi", un'opera perduta di Clemente. La natura e il contenuto di questi frammenti mostrano che la tradizionale suddivisione degli ETh in quattro sezioni (Sagnard) non è ricevibile. Deve pure essere abbandonato il tentativo di individuare precisamente le parti 'valentiniane' e 'clementine'. Clemente riporta raramente citazioni letterali tratte dalle sue fonti, mentre molto spesso presenta le dottrine 'eterodosse' in modo indiretto, proponendo delle sintesi ('epitomes'). Nella prima parte degli ETh Clemente presenta e discute soprattutto dottrine valentiniane, probabilmente 'orientali'. Tuttavia, a partire principalmente dal frammento 11 illustra il pensiero di Teodoto. Costui sembra abbia sviluppato e modificato dottrine del valentinianesimo 'occidentale', come dimostra il confronto con la 'Grande Notizia' di Ireneo.
The work presents a new critical edition of the greek text of "Excerpta ex Theodoto" of Clement of Alexandria together with the first complete Italian translation. Some introductory chapters and an extensive commentary allow you to appreciate the richness of the contents of this early third century source for the study of Gnosticism, ancient Christian literature, patristic and history of dogma. The ETh are not a collection of original fragments copied from Gnostic sources mainly valentinian, as believed to routinely. For an in-depth analysis they appear to be a compilation of thirteen fragments from "Hypotyposeis", lost work of Clement. The nature and extent of these fragments show that the traditional division of the ETh in four sections is unacceptable. It must also be abandoned the attempt to accurately identify 'valentinian' and 'clementinian' parts. Clement shows a few quotes verbatim from his sources. Very often shows 'heterodox' doctrines indirectly proposing summaries ('epitomes'). In the first part of the collection Clement presents and discusses especially valentinian doctrines, probably 'eastern'. Instead, starting mainly from the fragment 11, he presents the Theodotus thought. He seems develope and modify doctrines of 'western' valentinianism, as demonstrated by the comparison with the 'Great Notice' of Irenaeus.
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CHIAPPARINI, GIULIANO. "GLI "EXCERPTA EX THEODOTO" DI CLEMENTE ALESSANDRINO Introduzione, testo, traduzione e commento". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19301.

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L'opera presenta una nuova edizione critica del testo greco degli "Estratti da Teodoto" di Clemente Alessandrino oltre alla prima traduzione italiana completa. Alcuni capitoli introduttivi e un esteso commento permettono di apprezzare la ricchezza di contenuti di questa fonte di inizio III sec. per lo studio dello gnosticismo, letteratura cristiana antica, patristica e storia del dogma. Gli "Estratti da Teodoto" non sono una raccolta di frammenti originali copiati da fonti gnostiche principalmente valentiniane, come si crede abitualmente. Ad un'analisi approfondita essi appaiono come una collezione di tredici frammenti tratti dalle "Ipotiposi", un'opera perduta di Clemente. La natura e il contenuto di questi frammenti mostrano che la tradizionale suddivisione degli ETh in quattro sezioni (Sagnard) non è ricevibile. Deve pure essere abbandonato il tentativo di individuare precisamente le parti 'valentiniane' e 'clementine'. Clemente riporta raramente citazioni letterali tratte dalle sue fonti, mentre molto spesso presenta le dottrine 'eterodosse' in modo indiretto, proponendo delle sintesi ('epitomes'). Nella prima parte degli ETh Clemente presenta e discute soprattutto dottrine valentiniane, probabilmente 'orientali'. Tuttavia, a partire principalmente dal frammento 11 illustra il pensiero di Teodoto. Costui sembra abbia sviluppato e modificato dottrine del valentinianesimo 'occidentale', come dimostra il confronto con la 'Grande Notizia' di Ireneo.
The work presents a new critical edition of the greek text of "Excerpta ex Theodoto" of Clement of Alexandria together with the first complete Italian translation. Some introductory chapters and an extensive commentary allow you to appreciate the richness of the contents of this early third century source for the study of Gnosticism, ancient Christian literature, patristic and history of dogma. The ETh are not a collection of original fragments copied from Gnostic sources mainly valentinian, as believed to routinely. For an in-depth analysis they appear to be a compilation of thirteen fragments from "Hypotyposeis", lost work of Clement. The nature and extent of these fragments show that the traditional division of the ETh in four sections is unacceptable. It must also be abandoned the attempt to accurately identify 'valentinian' and 'clementinian' parts. Clement shows a few quotes verbatim from his sources. Very often shows 'heterodox' doctrines indirectly proposing summaries ('epitomes'). In the first part of the collection Clement presents and discusses especially valentinian doctrines, probably 'eastern'. Instead, starting mainly from the fragment 11, he presents the Theodotus thought. He seems develope and modify doctrines of 'western' valentinianism, as demonstrated by the comparison with the 'Great Notice' of Irenaeus.
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MATTEONI, FEDERICA BARBARA. "EDILIZIA BASSOMEDIEVALE IN VAL CAVALLINA E NEL SEBINO BERGAMASCO: STUDIO CRONOTIPOLOGICO DEGLI ELEMENTI ARCHITETTONICI E DEI PARAMENTI MURARI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11708.

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Resumen
Questo lavoro di ricerca ha come oggetto le architetture religiose, fortificate e civili di epoca bassomedievali conservate in Val Cavallina e sulla sponda occidentale del Sebino nella provincia orientale di Bergamo: questo territorio è privilegiato per la raccolta di dati utili alla definizione della seriazione cronotipologica degli elementi architettonici e dei paramenti murari datati tra XII e XV secolo. La redazione di tavole cronotipologiche è andata oltre l’aspetto tecnico, ma ha ricostruito i fenomeni sociali e politici di questo territorio in epoca bassomedievale: la costruzione dei castelli e delle torri condizionò la nuova rete insediativa dei borghi, definendo nuovi punti di aggregazione. Queste nuove costruzioni sono il riflesso di famiglie aristocrazie che utilizzano l’edilizia come strumento di affermazione di forza economica e potere sociale. L’analisi dei corpi di fabbrica condotto col metodo dell’archeologia dell’architettura ha consentito non solo la definizione delle tecniche edilizie, ma anche sulle dinamiche insediative nella provincia orientale di Bergamo. L’edilizia storica è fondamentale per comprendere i modi dell’abitare e di vivere: l’analisi di questi contesti ha consentito di distinguere specifiche tipologie abitative, e di ragionare sulle modalità occupazionali del territorio in epoca bassomedievale, riconoscendo per le due aree d’indagine peculiarità diverse.
This research is related to late medieval age religious, fortified and civil architecture preserved in Val Cavallina and on the western side of Iseo Lake, in the eastern province of Bergamo: this territory is privileged for the collection of data useful for the definition of the chrono-typological seriation of architectural elements and walls, dating from the twelfth and fifteenth centuries. Chrono-typological tablets exceed technical aspects, and reconstruct the social and political appearance of this territory in the late medieval age: the construction of castles and towers conditioned the new settlement of villages, setting new aggregation points. These new buildings are a reflection of aristocracy’s families, who builds as statement of economic and social power strength. The insight of the buildings made with the archeological method allowed the definition of building techniques, and the settlement dynamics in the eastern province of Bergamo. The historic building is crucial to understand the ways to live: the analysis of medieval buildings has allowed distinguishing specific typology of houses and the occupational way to set the territory in the late medieval age; every area has his architectural peculiarities.
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MATTEONI, FEDERICA BARBARA. "EDILIZIA BASSOMEDIEVALE IN VAL CAVALLINA E NEL SEBINO BERGAMASCO: STUDIO CRONOTIPOLOGICO DEGLI ELEMENTI ARCHITETTONICI E DEI PARAMENTI MURARI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11708.

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Questo lavoro di ricerca ha come oggetto le architetture religiose, fortificate e civili di epoca bassomedievali conservate in Val Cavallina e sulla sponda occidentale del Sebino nella provincia orientale di Bergamo: questo territorio è privilegiato per la raccolta di dati utili alla definizione della seriazione cronotipologica degli elementi architettonici e dei paramenti murari datati tra XII e XV secolo. La redazione di tavole cronotipologiche è andata oltre l’aspetto tecnico, ma ha ricostruito i fenomeni sociali e politici di questo territorio in epoca bassomedievale: la costruzione dei castelli e delle torri condizionò la nuova rete insediativa dei borghi, definendo nuovi punti di aggregazione. Queste nuove costruzioni sono il riflesso di famiglie aristocrazie che utilizzano l’edilizia come strumento di affermazione di forza economica e potere sociale. L’analisi dei corpi di fabbrica condotto col metodo dell’archeologia dell’architettura ha consentito non solo la definizione delle tecniche edilizie, ma anche sulle dinamiche insediative nella provincia orientale di Bergamo. L’edilizia storica è fondamentale per comprendere i modi dell’abitare e di vivere: l’analisi di questi contesti ha consentito di distinguere specifiche tipologie abitative, e di ragionare sulle modalità occupazionali del territorio in epoca bassomedievale, riconoscendo per le due aree d’indagine peculiarità diverse.
This research is related to late medieval age religious, fortified and civil architecture preserved in Val Cavallina and on the western side of Iseo Lake, in the eastern province of Bergamo: this territory is privileged for the collection of data useful for the definition of the chrono-typological seriation of architectural elements and walls, dating from the twelfth and fifteenth centuries. Chrono-typological tablets exceed technical aspects, and reconstruct the social and political appearance of this territory in the late medieval age: the construction of castles and towers conditioned the new settlement of villages, setting new aggregation points. These new buildings are a reflection of aristocracy’s families, who builds as statement of economic and social power strength. The insight of the buildings made with the archeological method allowed the definition of building techniques, and the settlement dynamics in the eastern province of Bergamo. The historic building is crucial to understand the ways to live: the analysis of medieval buildings has allowed distinguishing specific typology of houses and the occupational way to set the territory in the late medieval age; every area has his architectural peculiarities.
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OTTOBRINI, TIZIANO. "SOPRA IL "DE OPIFICIO MUNDI" DI GIOVANNI FILOPONO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11131.

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Resumen
I sette libri del "De opificio mundi" dell'alessandrino Giovanni Filopono (metà VI p.Ch.) sono il primo commento speculativo alla pericope cosmopoietica del Genesi mediante la fruizione di categorie filosofiche aristoteliche. Presentandone la prima traduzione italiana, si illustra il conato di novità che il Filopono esercita nell'esegesi biblica giacché interpreta Genesi non già attraverso il paradigma demiurgico del "Timeo" platonico, come in àmbito giudaico (Aristobùlo e Filone Ebreo) e nella produzione esameronale patristica (Cappàdoci), bensì attingendo alle opere fisiche e logiche dello Stagirita. Invece della struttura mitico-allegorica sottesa alla lettura cristiana del "Timeo" si impone l'approccio analitico di Aristotele: Filopono rifiuta l'interpretazione allegoretica, impiegando l'argomentazione sillogistico-deduttiva dell'"Organon" aristotelico, ricorrendo a filosofemi cardinali in Aristotele e nella tradizione scientifica che dal medesimo fiorì in Alessandria. Così Filopono in-venta un nuovo modello esegetico: superando l'allegorismo tradizionale (arbitrario e infedele al messaggio rivelato) e il letteralismo della scuola antiochena di Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto, Cosma (banalizzante e senza metodo critico) Filopono conia un letteralismo metodologicamente forte, ove il metodo proviene formalmente dalla logica aristotelica e contenutisticamente dalla fisica aristotelica. Già commentatore dello Stagirita, Filopono fa incontrare Rivelazione e filosofia aristotelica, lasciando nel "De opificio mundi" un singolarissimo prodromo della scolastica cristiana.
The present essay is meant to illustrate the philosophical and exegetic work intitled "De opificio mundi" (seven books) written by John Philoponus in Alexandria in the middle of the sixth century A.D. about the kosmopoiesis of the first chapter of Genesis. It is argued this treatise is the first evidence of Biblical exegesis led not according to Plato's "Timaeus" but according to Aristotelian corpus, specially "Physics" and "Organon". Philoponus rejects the allegorical method based upon demiurgic "Timaeus" since he thinks it is arbitrary and untrue compared with the Revelation literalism; therefore Philoponus passes the limit of Aristoboulos, of Philo's "De opificio mundi" and also the limit of Christian tradition of Hexaemerons (Fathers of the Church just like Cappadocians). Philoponus replaces allegorism with a new kind of Biblical literalism: not the trivializing one led by the school of Antioch (Theodore of Mopsuestia, Theodoret of Cyrrhus, Cosmas Indicopleustes) but a scientific and methodic literalism relied on Aristotelian logic and on the (meta)physical concepts derived from Aristotle (kinesis, dynamis, hexis, hypokeimenon, etc.); so "De opificio mundi" has a syllogistic and deductive structure, not a mythic-allegorical one. Last philosopher in Late Antiquity, Philoponus is in-ventor of a striking Christian-Aristotelian scholasticism.
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OTTOBRINI, TIZIANO. "SOPRA IL "DE OPIFICIO MUNDI" DI GIOVANNI FILOPONO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11131.

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I sette libri del "De opificio mundi" dell'alessandrino Giovanni Filopono (metà VI p.Ch.) sono il primo commento speculativo alla pericope cosmopoietica del Genesi mediante la fruizione di categorie filosofiche aristoteliche. Presentandone la prima traduzione italiana, si illustra il conato di novità che il Filopono esercita nell'esegesi biblica giacché interpreta Genesi non già attraverso il paradigma demiurgico del "Timeo" platonico, come in àmbito giudaico (Aristobùlo e Filone Ebreo) e nella produzione esameronale patristica (Cappàdoci), bensì attingendo alle opere fisiche e logiche dello Stagirita. Invece della struttura mitico-allegorica sottesa alla lettura cristiana del "Timeo" si impone l'approccio analitico di Aristotele: Filopono rifiuta l'interpretazione allegoretica, impiegando l'argomentazione sillogistico-deduttiva dell'"Organon" aristotelico, ricorrendo a filosofemi cardinali in Aristotele e nella tradizione scientifica che dal medesimo fiorì in Alessandria. Così Filopono in-venta un nuovo modello esegetico: superando l'allegorismo tradizionale (arbitrario e infedele al messaggio rivelato) e il letteralismo della scuola antiochena di Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto, Cosma (banalizzante e senza metodo critico) Filopono conia un letteralismo metodologicamente forte, ove il metodo proviene formalmente dalla logica aristotelica e contenutisticamente dalla fisica aristotelica. Già commentatore dello Stagirita, Filopono fa incontrare Rivelazione e filosofia aristotelica, lasciando nel "De opificio mundi" un singolarissimo prodromo della scolastica cristiana.
The present essay is meant to illustrate the philosophical and exegetic work intitled "De opificio mundi" (seven books) written by John Philoponus in Alexandria in the middle of the sixth century A.D. about the kosmopoiesis of the first chapter of Genesis. It is argued this treatise is the first evidence of Biblical exegesis led not according to Plato's "Timaeus" but according to Aristotelian corpus, specially "Physics" and "Organon". Philoponus rejects the allegorical method based upon demiurgic "Timaeus" since he thinks it is arbitrary and untrue compared with the Revelation literalism; therefore Philoponus passes the limit of Aristoboulos, of Philo's "De opificio mundi" and also the limit of Christian tradition of Hexaemerons (Fathers of the Church just like Cappadocians). Philoponus replaces allegorism with a new kind of Biblical literalism: not the trivializing one led by the school of Antioch (Theodore of Mopsuestia, Theodoret of Cyrrhus, Cosmas Indicopleustes) but a scientific and methodic literalism relied on Aristotelian logic and on the (meta)physical concepts derived from Aristotle (kinesis, dynamis, hexis, hypokeimenon, etc.); so "De opificio mundi" has a syllogistic and deductive structure, not a mythic-allegorical one. Last philosopher in Late Antiquity, Philoponus is in-ventor of a striking Christian-Aristotelian scholasticism.
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Francescangeli, Eros. "La sinistra rivoluzionaria in Italia. Politica e organizzazione (1943-1978)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3425284.

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This dissertation analyzes that peculiar political front that in the 1970s called itself, and was generally called «revolutionary left», in alternative to the «official», «traditional», or «historical» left represented by the Italian Communist Party (Pci) and the Italian Socialist Party (Psi). The research, however, embraces a longer time span of Italian socio-political history and the international labor movement, starting with the anarchist movement and the dissident organizations that in 1943-44 appeared within the socialist-communist traditions (Trotskyites, Bordigists, socialist left, etc.), and ending with the Marxist-Leninist and operaista (“workerist”) organizations of the sixties and seventies. The cross-sectional analysis of the sources has revealed both continuities and discontinuities in the political activism of the revolutionary left before and after 1968. In any case, the former seem to outnumber the latter
Questa ricerca analizza quella peculiare area politica che negli anni settanta si rappresentò, e in genere venne rappresentata, come «sinistra rivoluzionaria», alternativa a quella definita «ufficiale», «tradizionale» o «storica» (Partito comunista italiano e Partito socialista italiano). La ricerca, tuttavia, abbraccia un arco temporale relativamente ampio della storia politico-sociale italiana e del movimento operaio italiano e internazionale. Partendo dal dissidentismo anarchico e social-comunista (trockisti, bordighisti, sinistra socialista, ecc.), che si manifesta a partire dal 1943-1944, si arriva alle organizzazioni rivoluzionarie degli anni sessanta e settanta: marxisti-leninisti e operaisti. Dallo studio incrociato delle fonti è emerso come il rapporto tra il Sessantotto e la militanza politica nei gruppi della sinistra rivoluzionaria pre e post-sessantottina fosse caratterizzato sia da elementi di continuità-omogeneità sia da elementi di rottura-eterogeneità. In ogni caso, i primi sembrano sopravanzare i secondi
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FEDERICO, LUCA. "L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

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Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
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Cassara', Vincenzo. "Salvo Lima. L'anello di congiunzione tra mafia e politica". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1216306.

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La tesi consiste nello studio della figura di Salvo Lima, uno dei principali esponenti della DC siciliana che, principalmente, è noto per essere stato ammazzato dalla mafia il 12 marzo 1992. Considerata la sua longevità politica, il primo obiettivo è consistito nell’approfondimento della sua ascesa, ricomponendo le trame che lo portarono prima a farsi eleggere in Consiglio comunale, poi a divenire sindaco di Palermo. Durante la sua sindacatura (1958-1965) il comune versò nella più completa illegalità e, nel campo dell'espansione edilizia, la mafia poté così realizzare il cosiddetto “sacco” della città. Sebbene l’Antimafia avesse poi raccolto numerosi elementi sui suoi legami e le amicizie mafiose, la protezione politica accordatagli da Andreotti, dal 1968, lo avrebbe messo al riparo dalla tempesta giudiziaria. Lima divenne così sottosegretario di tre governi (1972-1976) e, infine, europarlamentare (1979-1992). Poiché la chiave biografica è stata fino ad oggi sottovalutata, dall’intreccio di tutte le fonti a disposizione si sono quindi aggiunti dei preziosi tasselli alla ricostruzione dei rapporti tra mafia e politica.
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MONACO, MATTEO. "L'uso Politico dello Sport in Italia nel Secondo Dopoguerra (1945-1960)". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1016384.

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L’uso politico dello sport in Italia nel secondo dopoguerra: 1945 – 1960 Abstract Lo sport è divenuto un argomento di interesse storico, sociologico e scientifico in Italia, solo a partire dalla seconda metà degli anni Settanta. Gli studi compiuti in ambito nazionale sull’argomento hanno, però, spesso tralasciato il rapporto tra lo sport e i partiti politici, con l’unica eccezione del periodo fascista. La tesi si pone l’obiettivo di dimostrare come alcune funzioni dello sport siano perdurate nel corso della storia e siano giunte anche nell’Italia del secondo dopoguerra: la cura e l’educazione dei giovani; la propaganda di idee politiche e la nazionalizzazione delle masse; il proselitismo tra i giovani per avvicinarli alle proprie idee politiche. L’analisi verte su due aspetti fondamentali. In primo luogo l’uso politico dello sport nelle istituzioni. In secondo luogo l’uso politico dello sport dei due principali partiti politici italiani del dopoguerra, la Democrazia cristiana e il Partito comunista italiano. Sul primo punto l’analisi inizia dal 1943 e dall’evoluzione politico-storica del Comitato Olimpico Nazione Italia (Coni) con l’obiettivo di comprendere se ci sia stata continuità tra fascismo e post-fascismo non solo in termini di uomini ma anche di visione dello sport. Sono altrettanto importanti anche i rapporti che si creano nel corso del quinquennio 1943-1948 tra le istituzioni politiche e quelle sportive, soprattutto tra il Governo e il Coni. Sul secondo punto, l’analisi parte dalla concezione dello sport per il Partito Comunista italiano e per la Democrazia cristiana e il mondo cattolico. L’impostazione sportiva del Pci voleva ricalcare quella dei Paesi a socialismo reale in cui lo sport era considerato un valido strumento per la costruzione dell’uomo nuovo. Inoltre, in continuità con la linea politica della via italiana al socialismo togliattiana, la politica del Pci si incentrò sulla democratizzazione del Coni e l’acquisizione di ruoli chiavi in seno alle Federazioni sportive e al Coni stesso. Per propagandare la propria idea di sport il Pci fece uso di un’organizzazione collaterale, l’Unione Italiana Sport Popolare (UISP) che doveva diffondere il nuovo ideale di sport ed essere un’interlocutrice privilegiata con il Coni. La Democrazia cristiana, forte di una tradizione storica che si rifaceva alle idee di padre Semeria e di Luigi Gedda oltre che della nuova dottrina sociale nata con la Rerum novarum, si dotò anch’essa di una propria propaggine sportiva, il Centro nazionale sportivo Libertas che risultò utilissimo tanto nell’opera di proselitismo dei giovani nelle città più piccole, quanto come strumento di propaganda elettorale durante le elezioni locali e nazionali. Obiettivo della tesi è, dunque, inserire la politica dei due principali partiti italiani del secondo dopoguerra all’interno della più complessa politica sportiva istituzionale e indagare come la Democrazia cristiana e il Partito comunista italiano abbiano usato lo sport per avvicinarsi alle masse, per propagandare la propria idea di sport e non solo, per educare i giovani e per creare consenso. Il presente lavoro si avvale della documentazione conservata presso l’Archivio centrale di Stato, l’Archivio del Comitato olimpico nazionale, l’Archivio del Partito comunista italiano, l’Archivio dell’Unione italiana sport popolare, l’Archivio della Democrazia cristiana, l’Archivio di Giulio Andreotti, l’Archivio della Presidenza del consiglio dei ministri e l’Archivio della Cgil. Inoltre sono stati fondamentali i lavori fatti in emeroteca consultando soprattutto i giornali di partito del Pci e della Dc, L’Unità e i Il Popolo, Il Corriere della sera, La Stampa e alcune riviste come Il Discobolo, Vie Nuove e Nuovi Argomenti. La tesi apporta un contributo originale al dibattito scientifico interno alla storia sociale del secondo dopoguerra e alla storia dello sport. Per la prima volta vengono analizzati gli archivi centrali dei partiti comunista e democristiano per studiarne il rapporto con il mondo sportivo, inserito nel più ampio mondo del tempo libero.
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Violeta, Carkaj. "Il nemico della democrazia Il fascismo raccontato dalla stampa antifascista". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11393/283007.

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Nella crisi più acuta dello Stato italiano (1943-1945), la lotta contro il fascismo influenza il modo di raffigurare il rapporto tra il regime e le masse. Al fine di costruire un’identità collettiva democratica, un legame basato su norme, modelli e conoscenza condivisi, che possano formare lo spazio del “noi”, gli italiani sono posti di fronte alle risposte che i partiti offrono su alcune domande fondamentali: cosa è stato e cosa rappresenta il regime fascista per la nazione italiana e cosa bisogna fare contro di esso. Perciò, il confronto con il fascismo italiano è caratterizzato da un conflitto radicale. Tale fenomeno interessa tutto il paese – ancorché la lotta armata sia distribuita in maniera differente da Nord a Sud – ed è accompagnato dalla costruzione e dalla narrazione di una storia comune. Infatti, Filippo Focardi afferma che «al pari di tutti i grandi conflitti armati (…), anche la seconda guerra mondiale [incide] profondamente sulle memorie individuali e collettive, rivoluzionando paradigmi mentali, raffigurazioni e autoraffigurazioni nazionali». Con la presente indagine si vuole esaminare come viene trasmesso il fascismo dal 25 luglio 1943 al 1945. Ai fini della ricerca, la stampa risulta una fonte privilegiata «in quanto luogo di produzione ideologica e come strumento fondamentale di diffusione delle dinamiche di delegittimazione» e di suggestione sull’opinione pubblica. Dunque, partendo dal presupposto che la stampa è uno tra gli strumenti principali per diffondere le idee politiche durante la guerra civile, vengono approfonditi i temi attraverso cui viene mediato il fascismo negli organi della Democrazia cristiana, del Partito comunista italiano, del Partito socialista e del Partito d’Azione. Non si tratta di un’indagine sulle interpretazioni del fascismo prodotte da vari soggetti politici, ma di una disamina dei giornali come fulcro e fonti della ricerca per approfondire il modo in cui si parla del fascismo nella situazione bellica e politicamente conflittuale dell’Italia. Quindi, non rientra tra le priorità dell’indagine il livello teorico e pubblicistico dei giornali, lo sviluppo della strategia politica e militare e nemmeno la cerchia dei lettori. Oggetto dell’analisi sono i discorsi utilizzati per interpretare l’evento del 25 luglio e per contrastare l’istituto monarchico, che contribuiscono a creare l’immagine del fascismo come nemico della democrazia allo scopo di influenzare l’opinione pubblica nella situazione politica e sociale. Pertanto, al lavoro di ricerca si è dato una struttura che poggia su una ricostruzione storico-politica, ove questioni di carattere ideologico, culturale e mediatico interagiscono sullo sfondo degli sviluppi storici come fattori di cambiamento nella società italiana. La scelta di analizzare gli organi di stampa e la comprensione del loro storytelling politico rappresentano il tentativo di aggiungere un nuovo tassello nello stato degli studi per illuminare i costrutti narrativi della dialettica conflittuale tra fascismo e democrazia.
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UNGARO, Daniele. "L'evoluzione postideologica del partito popolare in Italia e Germania : Il caso della DC e della CDU : un'analisi comparata". Doctoral thesis, 1994. http://hdl.handle.net/1814/5413.

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Defence date: 21 January 1994
Examining board: Prof. Jean Blondel (EUI, supervisor) ; Prof. Mario Caciagli (Università di Firenze) ; Prof. Yves Mény (EUI) ; Prof. Ferdinand Müller-Rommel (Universität Lüneburg) ; Prof. Alessandro Pizzorno (EUI, co-supervisor)
First made available online: 22 July 2016
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Bettcher, Kim Eric. "Factionalism and the adaptation of dominant parties Japan's Liberal Democratic Party and Italy's Christian Democracy /". 2001. http://catalog.hathitrust.org/api/volumes/oclc/51954631.html.

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FABRIZI, FABRIZIO. "“Il congresso di Ginevra del 1867 per gli Stati Uniti d’Europa: il contributo italiano. La partecipazione delle personalità e delle associazioni risorgimentali democratico-socialiste all’evento fondativo della Lega Internazionale della Pace e della Libertà”". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1366619.

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Nella presente ricerca il Congresso di Ginevra, del settembre 1867, viene considerato come una emanazione del movimento pacifista europeo di metà Ottocento; in esso, però, all’obiettivo della pace si legava con maggior forza la necessità di un cambiamento sostanziale, in senso repubblicano, degli stati europei, espresso nella formula degli "Stati Uniti d’Europa", posizione che lo rendeva alternativo a quel primo movimento e lo poneva in netto contrasto con Francia e Prussia, le due potenze in costante tensione per l’egemonia in Europa. Il lavoro è introdotto da una premessa sull'ideale dell'unita europea e i primi movimenti pacifisti, ed in particolare si sottolineano le adesioni al Congresso di Ginevra di alcuni personaggi di rilievo tra i quali ricordiamo: V. Hugo, L. Blanc, A. Herzen, M. Bakunin, A. Goegg, Ch. Lemonnier, E. Acollas, J. Barnie, E. Quinet, Nel lavoro di ricerca si è messa in evidenza e valorizzata la partecipazione italiana al Congresso della pace - evento fondativo della "Lega Internazionale della Pace e della Libertà" (LIPL) che opererà insieme al suo settimanale "Les Etats-Unis d’Europe"sino al 1939 - attraverso tre elementi principali che riassumiamo per convenienza: 1) il significato e la presenza di Garibaldi come presidente onorario e la portata del suo intervento in assemblea che nella ricerca è presentata – diversamente dalle tante critiche sollevate - come perfettamente coerente con i presupposti e gli scopi del Congresso; 2) il contributo delle due società democratiche bolognesi: Società Operaia e Unione Democratica rappresentanti del primo movimento operaio di tipo repubblicano-mazziniano; 3) la presenza a Ginevra del circolo Libertà e Giustizia, prima associazione socialista in Italia, largamente ispirata alle idee di Bakunin ma con evidenti riferimenti anche all’esperienza di Pisacane. In proposito, la ricerca ha compiuto approfondimenti sugli altri due relatori italiani: il prof. G. Ceneri per le società bolognesi e l’avv. C.Gambuzzi per il circolo Libertà e Giustizia. La scelta di questi tre elementi ha permesso di operare delle comparazioni e di svolgere delle considerazioni in merito al tema in oggetto. Inoltre, la ricerca ha illustrato i ruoli e le posizioni assunti da altri protagonisti italiani, fra cui Mauro Macchi, Ippolito Pederzolli, Giovanni Pantaleo,Quirico Filopanti, Vincenzo Caldesi, SebastianoTanari, Gaspare Stampa. Il lavoro di ricerca ha confermato la rilevanza e la vivacità delle due realtà contraddistinte dalle rispettive differenti impostazioni. Le società bolognesi rappresentavano una forma evoluta di organizzazione operaia in ambito mazziniano-repubblicano. L’Operaia, era principalmente legata ad una funzione mutualistica ma ambedue avevano uno spiccato carattere politico. La società napoletana rappresentava invece una novità nel panorama politico italiano. Era l’espressione di un nuovo modello organizzativo ispirato al socialismo libertario di Bakunin, presente a Napoli fin dal 1865, come al pensiero di Carlo Pisacane che di quel gruppo fu l’originario protagonista. Anche in questo caso ne sono state seguite le vicende, dalla formazione fino alla trasformazione in sezione dell’AIL, nel gennaio 1869, oltre, ovviamente, alla sua partecipazione a Ginevra e in particolare, all’intervento del loro delegato, avv. Carlo Gambuzzi. A differenza delle due società bolognesi si è potuto osservare più da vicino il rapporto che il gruppo napoletano di Libertà e Giustizia avviò, dopo il congresso di Ginevra, con la Lega della Pace e della Libertà entrando a far parte del comitato centrale permanente. Allo stesso tempo le sue vicende si intrecciarono con quelle dell’AIL in cui il circolo partenopeo confluì successivamente al congresso bernese della Ligue (1868) ove le posizioni dell’anarchico russo furono messe in minoranza. In riferimento a queste organizzazioni il lavoro di ricerca sulla fonti archivistiche dei registri del ministero degli Interni e degli organi di polizia di Questura e Prefettura di Bologna e Napoli ha permesso di ricostruire in modo sistematico le attività delle tre associazioni prima, durante e dopo la loro partecipazione al congresso di Ginevra, fornendo un ulteriore contributo alla loro storia rispetto alla precedente letteratura La tesi ha messo in evidenza questi iniziali rapporti tra l’AIL e il nascente movimento operaio italiano e i nessi tra questo e la LIPL, organismo internazionalista della democrazia europea, che nei decenni successivi esercitò, non soltanto in Italia, una certa attrazione nei confronti di quelle organizzazioni operaie che non aderirono all’Internazionale di Londra (1864-1876) e, successivamente, a quella parigina, sorta sul finire degli anni ’80.
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