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Tesis sobre el tema "Storia del veneto"

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Drigo, Erica <1996&gt. "Il problema dell’architettura «massariana» nel trevigiano: undici chiese del settecento veneto". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20757.

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Resumen
Nel punto d’incontro delle provincie di Treviso, Padova e Venezia è frequente poter trovare una tipologia di chiesa parrocchiale settecentesca che caratterizza non solo il paesaggio a cui appartiene, ma anche la storia culturale locale. Queste fabbriche sono state selezionate per questo studio secondo alcuni criteri che le accomunano e per cui è importante studiarle come un unico gruppo: l’aspetto architettonico simile, la vicinanza geografica e quella temporale e l’attribuzione all’architetto Giorgio Massari, spesso non supportata da fonti documentarie. La storiografia inerente all’architettura veneta settecentesca, dall’Ottocento fino ad oggi, ha considerato raramente queste fabbriche. Esse sono state perlopiù oggetto di ricerca per la valorizzazione del patrimonio locale o nelle pubblicazioni che riguardavano Giorgio Massari. Questo modo di procedere ha impedito di studiare a fondo la natura di questi edifici e ha creato dei pregiudizi nei loro confronti che ancora oggi è difficile eliminare. La presente ricerca si pone l’obiettivo di far luce sul cono d’ombra che ha oscurato questa parte di produzione architettonica della Terraferma. A questo scopo sono stati approfonditi due aspetti: l’analisi delle fabbriche dal punto di vista architettonico e l’approfondimento del contesto storico e culturale che le ha prodotte. L’aspetto delle undici chiese è stato preso in esame attraverso alcuni temi trasversali in modo da confrontare tutte le possibilità presenti in questi edifici. L’impianto, gli elementi interni e l’aspetto della facciata sono le categorie utili a questo scopo. Per quanto riguarda il contesto storico, l’indagine è il frutto della ricerca in archivio e nella bibliografia che arricchisce i numerosi contesti oggetto di questa ricerca.
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Ferraro, Antonella. "Per una storia della falsificazione epigrafica. Problemi generali e il caso del Veneto". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424080.

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Resumen
Among the studies dedicated to the "Rediscovery of the Ancient World" from the thirteenth century to the present days, forgery has attracted much attention. The fake is now recognized as a ‘document of its time’ and a primary source of the History, for the informations it provides about the knowledge of Classical Antiquity, the ideas and tastes of that period and the reasons of the forgery. Among the various types of forgery, little space has been devoted to false inscriptions, on stone or only known from manuscript sources: previous studies on this subject have been partial and unsystematic and in most cases there has not been a review of epigraphic documents. This research has aimed to trace a history of epigraphic forgery, through the review of the Venetian corpus of false latin inscriptions, published in the Corpus Inscriptionum Latinarum. The global corpus has been investigated from both chronological and typological point of view, in order to identify the nature, meaning and function of such documents in each town of Veneto: false inscriptions have been distinguished from copies and creations just inspired to Classical Antiquity. This study shows the main trends followed in the creation of fakes over the centuries, the scholars who created them as part of their researches on 'Classical Antiquity’ or those who worked for purely commercial purposes. It has been possible for the first time to carry out a comprehensive and diachronic study of the phenomenon in a specific area of Italy, investigating the changes of opinion about forgery in different periods and cultures and its geographical peculiarities
Nell’ambito degli studi che sotto vari aspetti si sono occupati dell’atteggiamento assunto dal Duecento fino ai giorni nostri nei confronti dell’antichità classica, una sempre crescente attenzione è stata riservata alla falsificazione. Questa è oggetto di studio da parte di molteplici discipline, che riconoscono ormai nel falso un “documento della propria epoca” e, in quanto tale, una fonte primaria della storia, per le informazioni che fornisce sulla conoscenza dell’antichità classica che si stava imitando, sulle idee e sul gusto dell’epoca, oltre che sulle motivazioni della falsificazione. Nell’ambito di questi studi, relativamente poco spazio è stato dedicato ai falsi epigrafici, sia lapidei sia cartacei: gli studi effettuati sull’argomento sono stati parziali e non sistematici, e nella maggior parte dei casi è mancato un riesame dei documenti epigrafici. Il presente studio ha lo scopo di tracciare una storia della falsificazione epigrafica, attraverso il riesame delle iscrizioni false in lingua latina del Veneto pubblicate nel volume V del Corpus Inscriptionum Latinarum. Dopo una preliminare riflessione sul concetto di falso epigrafico e sulla sua distinzione dalla copia e dalla creazione all’antica, l’intero corpus è stato indagato dal punto di vista cronologico e tipologico, al fine di individuare la natura, il significato e la funzione di queste iscrizioni nei singoli centri veneti. La revisione di questi documenti ha permesso di individuare le principali linee di tendenza seguite nella creazione dei falsi nel corso dei secoli, dagli studiosi che li crearono nell’ambito delle loro indagini sull’antichità classica a coloro che operarono per puri fini commerciali. E’ stato possibile per la prima volta avviare uno studio complessivo e diacronico della falsificazione epigrafica in una determinata zona d’Italia, indagando i cambiamenti che si ebbero nei confronti di questo fenomeno nelle varie fasi della storia e della cultura e le sue peculiarità geografiche
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Rossi, F. "IL CATTIVO FUNZIONARIO NEL REGNO LOMBARDO-VENETO (1816-1848)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/168369.

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The research aimed to analyze the dismissal and other disciplinary punishments towards public employees and officials in Lombardy-Venetia Kingdom between 1816 and 1848. This is a study of legislative, doctrinal and especially archival sources in an attempt to reconstruct a subject neglected by storiography, from the eighteenth century to the present day. The second rule of the Austrians in Italy’s political and institutional context, moreover, lacked a proper administrative jurisdiction to refer the matter in. As a matter of fact, after Napoleonic Council of State’s abolition, the punishment of the wicked servant is entrusted to an intricate set of proceedings whose face is necessary to reconstruct. After analyzing the ideal bureaucrat, and the powerful tools and equipment which Habsburg Monarchy could count on, large space is devoted to the resignation of state employees, under substantive and procedural point of view. Then the milder sanctions: suspension, translocation and the verbal warning. But the gaze is also directed to the victims of the sanctions. From the study of secret reports we tried to shape the real protagonist, just to return a picture as closely as possible of deviance in the bureaucracy. Alcoholism, extramarital affairs, but also crimes against public administration, here are the most frequent charges against Hapsburg public employees in Lombardy-Venetia as attested by the numerous papers contained in State Archives of Milan. All these reflections provide fertile ground for future researchthat this survey may be a prerequisite.
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Sbordone, Giovanni <1972&gt. "Gli spazi della folla: manifestazioni politiche di piazza nel Veneto del primo Novecento (1900-1922)". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/962.

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Nei primi anni del Novecento la piazza, centro per eccellenza della vita sociale e urbana, diventa la scena di un nuovo modo di fare politica. La piazza, la folla: sono i sinonimi ossessivamente al centro di questa prima declinazione della politica di massa, che trova la sua espressione canonica in manifestazioni, comizi e scioperi, non più (solo) eventi eccezionali di rottura ma parte integrante della vita urbana, nonché unica forma di partecipazione politica per strati sociali ancora in buona parte esclusi dal diritto di voto. La ricerca ricostruisce la parabola della "politica di piazza" nel Veneto, dalla sua "liberalizzazione" in età giolittiana alla sua "soppressione" ad opera dello squadrismo fascista.
At the beginning of the 20th century italian cities squares became the scene of a new kind of politic: the stage of socialist and working class crowds, until fascism drops the curtain.
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Manzato, Alessandro <1992&gt. "La dissidenza religiosa italiana e l'anabattismo veneto nel secolo XVI: il caso di Serravalle". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11502.

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L’elaborato intende esaminare la dissidenza religiosa in Italia nel XVI secolo e particolarmente una delle forme in cui essa si è incarnata, l’anabattismo veneto, diffusosi nella metà di quel secolo. Il primo capitolo analizzerà, dopo una contestualizzazione di carattere generale sulla diffusione delle idee religiose ascrivibili alla Riforma in Italia nel Cinquecento, l’anabattismo veneto nel suo complesso, dal suo arrivo nei domini della Serenissima fino alla sua dissoluzione verso gli anni '70 del XVI secolo. Il secondo capitolo invece si focalizzerà su un caso particolare, quello di Serravalle (dal 1866 unitasi a Ceneda nell'odierna città di Vittorio Veneto). Si analizzerà la diffusione di idee riformate e di comportamenti anticlericali al suo interno, la formazione di una comunità anabattista, i rapporti tra anabattisti e gli altri dissidenti religiosi.
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Bisson, Massimo <1976&gt. "Voltar il corpo e poner l'altar alla romana: le trasformazioni dei cori nelle abbazie cassinesi del Veneto: tradizione e innovazione nell'architettura post-tridentina". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/10579/908.

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Bordin, Mariangela. "Un cantiere del tardo Cinquecento veneto: la "Rotonda" di Rovigo I comminttenti, l'architetto e i documenti di fabbrica". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3426826.

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La ricerca si è posta come obiettivo lo studio della chiesa della Beata Vergine del Soccorso, a partire dal suo archivio e dall'analisi dei documenti di fabbrica. In mancanza dei disegni di progetto, tale scopo è stato perseguito attraverso la realizzazione di alcune ricostruzioni digitali e la progettazione di un database, nel quale è stata utilizzata la tecnica di markup. I numerosi dati raccolti sono serviti a ricostruire la storia dei due cantieri (la chiesa con il campanile), l'architettura originaria della chiesa e a fornire nuove informazioni, più in generale, sulla storia dei cantieri rinascimentali di area veneta. La chiesa di forma ottagonale, circondata da un peristilio fu costruita su progetto di Francesco Zamberlan a partire dal 1594 fino al 1603, quando venne ultimata la cupola lignea, probabilmente la prima estradossata nel territorio della Serenissima. Nel 1606, però, la copertura fu abbattuta e sostituita da un tetto a falde. Negli anni la struttura subì diverse modifiche, soprattutto negli anni venti del Seicento, in concomitanza con l'inizio dell'allestimento dello stupefacente apparato decorativo di tele e statue, e agli inizi del Settecento, quando fu previsto il totale riassetto della parte sommitale dell'ottagono centrale. Nel 1655 Baldassare Longhena progettò il campanile, la cui costruzione terminò però soltanto negli anni ottanta dell'Ottocento. Per completare lo studio sull'edificio è stata analizzata la storia del contesto polesano, con particolare riferimento alla città di Rovigo che al termine del Cinquecento visse una fase di significativo rinnovo architettonico. Indagare la committenza della Rotonda ha permesso di evidenziare la dimensione collettiva dell'opera: concepito come santuario, dal 1612 l'edificio diviene ufficialmente tempio civico. Questo cambiamento di indirizzo, insieme alla conformazione interna dell'apparato decorativo, fa della Rotonda un vero e proprio unicum nel panorama rinascimentale veneto. Lo studio condotto sulla chiesa è stato corroborato, inoltre, da un approfondimento sull'architetto della chiesa Francesco Zamberlan e sulle possibili ragioni della sua chiamata. Spesso frainteso dalla critica e ritenuto di secondaria importanza, egli emerge invece come una figura poliedrica e complessa, un architetto capace di elaborare un proprio linguaggio asciutto e semplice, adatto a contenere i costi di costruzione. Non solo, quindi, un collaboratore di Andrea Palladio, ma un architetto in grado di intercettare le esigenze di una committenza dalle disponibilità economiche limitate, anche se ambiziosa. Lo dimostrano i modelli architettonici scelti per la Rotonda di Rovigo, a partire dal mausoleo di Diocleziano a Spalato, ben noti nei territori dominati da Venezia e funzionali alla creazione dell'immagine di una città sotto il segno della Serenissima.
The aim of the research was to study the Beata Vergine del Soccorso church, starting from its archive and from the anlysis of the accounting documents. In lack of the project's drawings, the goal was parsued throughout the realization of some digital reconstructions and the planning of a database, in which it was used the technique of markup. The ammount of data were useful to reconstruct the story of the two building sites (the one of the church anche the one of the bell tower), the original form of the church and to improve knoledge about the Renaissance buiding sites of the Veneto. Based on a project of Francesco Zamberlan, the octagonal church surrounded by a peristyle was built from 1594 to 1603, year in which its wood dome was completed; this was maybe the first single-shelled dome of the Serenissima Republic. However, in 1606, the cupola was demolished and replaced with a pitched roof. During time the church was modified several times, most of all in the twenties of the XVII century, when started the decoration of the inner space with statues and paintings, and at the beginning of the XVIII century, when the upper part of the central octagon was totally reshaped. In 1655 Baldassare Longhena designed the tower bell, which construction ended only in the eighties of the XIX century. To complete the study of the church was analized the context, the Polesine, in particular the city of Rovigo, that lived a phase of architectural renovation at the end of the XVI century. Investigate the patronage of the Rotonda underlined the collective dimension of this work: built as a sanctuary, from the 1612 the building became ufficially a civic temple. For this change and for the inside decorations the Rotonda is a real unicum in the panorama in the Veneto of the Renaissance period. The study about the church was supported by a detailed analysis of the architect of the church Francesco Zamberlan and of the reasons why he was chosed to plan the Rotonda. Often misunderstood by the critics, who believed he was a man of secondary importance, Zamberlan appears as an eclectic and complex figure, an architect capable of developing a personal language, dry and simple, suitable for containing building costs. Therefore not just a collaborator of Andrea Palladio, but an architect able to meet the needs of ambitious patrons, but withlimited economic resources. Models choosen for the Rotonda, like the Mausoleum of Diocletian in Split, prove that; they were wellknown in the territories dominated by Venice and functional for the creation of the city image under the sign of the Serenissima.
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Paglioli, Simona <1977&gt. "Il modello della Santa Casa di Loreto : tipologie architettoniche e devozionali fra Lombardia e Veneto nella prima metà del XVII secolo". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8298.

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Il lavoro presenta una sintesi storica e critica sul culto della Madonna di Loreto, con particolare riferimento alla diffusione delle repliche architettoniche della Santa Casa in epoca postridentina. L'intento è quello di fare chiarezza sulla complessa fenomenologia lauretana, avanzando una proposta di lettura metodologica alternativa basata sul confronto fra alcuni sacelli-copia realizzati nella prima metà del XVII secolo a Cremona e diocesi, Mantova, Brescia e Verona. Più che un inventario di casi, il lavoro presenta una classificazione tipologica degli aspetti fondanti del culto: attraverso l’analisi comparata dei contesti sociali e dei sistemi costruttivi, l'obiettivo è quello di comprendere se, e in quale misura, i sacelli individuati come oggetto della ricerca si siano effettivamente ispirati a un unico modello, al fine di approntare una sorta di albero genealogico dei prototipi lauretani riconducendo edifici e opere in seno a una determinata tradizione devozionale o ramo iconografico di riferimento
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Alberton, Angelamaria. ""Finchè Venezia salva non sia": garibaldini e garibaldinismo in Veneto (1848-1866)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3427331.

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My research aims at to analyse the phenomenon of Garibaldinism set in a regional contest, the Venetian one, that is traditionally considered moderate and conservative, but where the growing desire to get rid of the Austrian rule, particularly in the years 1859-1866, brought about a good deal of activities. The survey focuses on a proper number of venetian garibaldinians, especially (but not only) belonging to the formation of the “Mille”. I utilized not only ordinary civil and military documents, but mainly memories, diaries and letters, to reconstruct significant facts in their lives and to tackle various topics: the basic motivations of “becoming garibaldinians” (ideal, economic and psychological-existential level); the Venetian emigration first to Piedmont and then to the Kingdom of Italy on the years 1859-1866 (Austrian measures preventing escapes abroad, political-diplomatic use of Venetian emigrants in the couple of years 1859-1860, important role of a legal aid, but also of preventive control, played by the Central political venetian committee led by Alberto Cavalletto and its subsidiary committees, difficult management of emigrants by the Italian government, problems deriving from being exiles, the presence of a false political emigration etc.); the action moved by followers of Mazzini and Garibaldi (mazzinians and garibaldinians including a few moderate pro-garibaldian militants), inside and outside Veneto, to speed up its liberation, up to 1866 regular war versus Austria. On the bases of the data collected in the course of my project, I tried to explain how is possible to talk about garibaldinism in Veneto, aware that the answer can vary, depending on the emotional, military or political accepted meaning of this term, so opening different and not obvious scenarios.
La mia ricerca si propone di analizzare il fenomeno del Garibaldinismo in un contesto regionale, quello Veneto, tradizionalmente considerato moderato e conservatore ma dove il crescente desiderio di liberarsi dal dominio austriaco in particolare negli anni 1859-1866, determina un notevole attivismo. L’indagine si concentra su un numero appropriato di garibaldini veneti, specialmente (ma non solo) appartenenti alla formazione dei “Mille”. Ho utilizzato non solo documenti civili e militari ma sopratutto memorie, diari e lettere per ricostruire fatti significativi delle loro vite e per affrontare varie tematiche: le motivazioni base del “diventare garibaldini” (livello ideale economico e psicologico-esistenziale), l’emigrazione veneta prima in Piemonte e poi nel Regno d’Italia negli anni 1859-1866 (misure austriache contro le fughe all’estero, l’uso politico-diplomatico degli emigrati veneti nel 1859-1860, l’importante ruolo di patrocinio ma anche di controllo preventivo, svolto dal Comitato politico centrale Veneto guidato da Alberto Cavalletto e i comitati affiliati, la difficile gestione degli emigrati da parte del governo italiano, i problemi della vita d’esilio, la presenza di falsi emigrati politici etc).L’azione svolta dai seguaci di Mazzini e Garibaldi (ma anche da moderati filo garibaldini), dentro e fuori il Veneto, per affrettarne la liberazione, fino alla guerra regolare del 1866 contro l’Austria. In base ai dati raccolti nel corso del lavoro ho cercato di spiegare come sia possible parlare di garibaldinismo in Veneto, consapevole che la risposta può variare in base all’ accezione politica, militare o emozionale di questo termine aprendo così scenari differenti e inediti.
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PORTINARI, Stefania. "Istituzioni e movimenti artistici, collezionismo e gallerie nel Veneto negli anni Settanta del Novecento. Dottorato di ricerca in Storia dell'arte, 18° ciclo". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari. Facoltà di Lettere e Filosofia, 2007. http://hdl.handle.net/10278/35098.

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Bertazzo, Claudia. "Per la storia comparata dei comuni italiani nel Duecento: stratificazione sociale e commisurazione delle pene nei comuni di Firenze, Bologna, Milano e nelle città del Veneto". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425546.

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This research focuses on the "classic" topic of juridical and politic identity of the Magnates in the Italian communal society during the 13th century. Through a point of view, which is based on juridical issues and at the same time on the similarity and links between different sets of rules before and during the 13th century, it is possible to assert non-exceptional and political nature of the normative, which in historiography is known as "antimagnatizia".
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PASSARELLA, CLAUDIA. "MAGISTRATURE PENALI E RITI GIUDIZIARI IN UN INEDITO MANOSCRITTO VENETO SETTECENTESCO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/253824.

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This work examines an unpublished manuscript of eighteenth century that contains treatises and dissertations written by judges of Venetian mainland between XVII and XVIII century. The research focuses in particular on works of Giovanni Guidozzi, an important jurist at that time. The examination of all these sources allows to reconstruct the different stages of criminal procedure administered in the Terraferma’s penal courts in the modern age. Venice however has a strong influence in the administration of criminal justice: the relationship between the capital and its territorial state is complicated and the judges of the mainland, also called assessori, represent an important point of contact between these two worlds.
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Rossetto, Luca. "Un funzionario dell'Impero nelle Province Venete asburgiche: la figura del commissario distrettuale (1819-1848)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3421721.

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The goal of the present work is to offer a detailed account of the most significant results of a three-year study of the commissari distrettuali employed by the Empire in the so-called Habsburg Provinces of the Veneto in the first half of the 19th century, especially from 1819, the year in which this position was officially created, until 1848, when revolutionary movements put an end to the so-called “second Austrian domination” in the former territories of the Serenissima.
Il presente lavoro si prefigge lo scopo di rendere preciso conto dei risultati più significativi raggiunti al termine di una ricerca triennale incentrata appunto sulla figura istituzionale del commissario distrettuale, un funzionario dell’Impero nelle cosiddette Province Venete asburgiche della prima metà dell’Ottocento, ed in particolare dal 1819, anno in cui tale figura vide ufficialmente la luce, al 1848, anno in cui i ben noti avvenimenti rivoluzionari posero fine a quello che ancor’oggi viene etichettato come il periodo della ‘seconda dominazione austriaca’ negli ex territori della Repubblica Serenissima.
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Zaramella, Guglielmo <1987&gt. "Storia dei Collettivi Politici Veneti a Padova (1974-1979)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2409.

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A Padova dalla metà degli anni '70 si verificarono una serie di attentati e fatti di piazza ricollegabili al gruppo "Collettivi politici padovani". Con questa ricerca si vuole ricostruire la nascita, la struttura e gli attentati del gruppo.
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Lestani, Laura <1987&gt. "I dipinti veneti nelle collezioni francesi del Settecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5036.

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L'elaborato mette in luce le relazioni tra i collezionisti francesi e i pittori veneziani nel corso del Settecento. A questo proposito sono state raccolte una cinquantina di opere di scuola veneta che testimoniano i legami intercorsi. Inizialmente vengono prese in esame le opere eguite durante i soggiorni nella capitale francese dagli artisti veneti. Successivamente vengono presentati i principali collezionisti francesi e le opere da loro commissionate. In conclusione si illustrano i quadri confiscati durante la Rivoluzione francese.
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Checchin, Alessandra <1964&gt. "Bibliografia della pittura veneta dell'800". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2415.

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La stesura di una "Bibliografia della pittura veneta dell'800" si propone di offrire uno strumento di supporto allo studio della pittura e degli artisti veneti del diciannovesimo secolo. Il lavoro comprende oltre 1100 schede bibliografiche ottenute prevalentemete attraverso la consultazione in internet dei cataloghi di varie biblioteche. Le schede consentono di creare dei report delle informazioni raccolte, ordinati secondo criteri diversi. La bibliografia è suddivisa in quattro parti: 1. Pubblicazioni ordinate per anno di edizione; 2. Pubblicazioni ordinate per ordine alfabetico dell'autore; 3. Titoli suddivisi per "livello bibliografico" (repertori, opere generali, monografie, cataloghi di collezioni, cataloghi di mostre, articoli o saggi brevi, tesi di laurea); 4. elenco degli studi suddivisi per ordine alfabetico degli artisti a cui si riferiscono. La bibliografia da spunto per alcuni approfondimenti , ad esempio quali artisti, quali periodi e quali luoghi sono stati maggiormente studiati. L'obiettivo a cui ambisce questo lavoro è di raccogliere il maggior numero possibile di notizie bibliografiche su tutto ciò che è stato scritto e pubblicato sui pittori, i movimenti artistici e i luoghi d'arte del Veneto nell'800.
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Prelz, Galiani Francesca <1993&gt. "I disegni dei concorsi e dei premi d'industria dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17238.

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Con tale tesi si vogliono studiare dal punto di vista storico e dal punto di vista tecnico-scientifico, i disegni dei concorsi e dei premi d’industria che fanno parte dell’Archivio storico dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, ripercorrendo con essi la storia dell'Istituto stesso. La tesi è divisa in tre parti che ne costituiscono il suo corpo. La prima riguarda la storia dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, dalle sue origini nel 1797, fondato sulla base dell’Institut francese, fino alla sua esistenza autonoma avvenuta con la rifondazione nel 1838. Si ripercorre così anche la storia dell’istituzione dei concorsi e dei premi d’industria, evidenziando in tale contesto i disegni allegati alla domanda di partecipazione, che veniva inviata alla commissione giudicatrice dei concorsi industriali. Nella seconda parte della tesi, un excursus sullo sviluppo del disegno tecnico e del suo insegnamento viene descritto in relazione allo sviluppo economico, agricolo ed industriale, in particolare nel territorio veneziano. Nella terza parte si propone la descrizione di circa cinquanta disegni, tra i più significativi e originali, descritti da apposite schede. A conclusione della terza parte, completa la ricerca un elenco esaustivo di tutti i disegni dei concorsi industriali, presenti nell’Archivio storico dell’Istituto Veneto, specificando la categoria a cui ogni oggetto rappresentato appartiene.
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Bonan, Giacomo <1987&gt. "Proprietà collettiva e proprietà comunale. L’applicazione della legge del 1839 nella montagna veneta". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1695.

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Pasuto, Filippo <1986&gt. "La storia dei cappuccini veneti attraverso la biblioteca dei cappuccini di Bassano nel Sei e Settecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7527.

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Questa tesi affronta un aspetto non ancora molto studiato della storia dei cappuccini relativa, nello specifico, all’inventariazione di un fondo della biblioteca (circa cinquemila volumi) dei frati cappuccini di Bassano del Grappa. Nella prima parte l’elaborato si concentrerà sullo studio della storia cappuccina e della conseguente presenza in Veneto, dalle origini del movimento dei frati cappuccini dall’inizio del Duecento fino ad arrivare ai giorni nostri, passando attraverso l’Ottocento che è uno dei secoli più difficili per i cappuccini in quanto dovettero subire due soppressioni, prima in epoca napoleonica nel 1810 e successivamente sotto il regno d’Italia nel 1866. Nella seconda parte si andrà ad affrontare la storia della presenza dell’ordine dei frati minori cappuccini all’interno del convento e del territorio di Bassano del Grappa. Infine la terza parte di questo elaborato sarà dedicata più specificatamente allo studio della biblioteca del convento di Bassano con particolare riguardo ai documenti bibliografici presenti dei secoli che vanno dal Seicento fino alla fine del Settecento. Da questo studio si cercherà di comprendere come si sono “spostati” i libri da un convento ad un altro, fino ad arrivare definitivamente nel convento di Bassano, a causa delle soppressioni ottocentesche e più recentemente a causa di molte chiusure di conventi. Verranno prese in considerazione tutta una serie di simboli, come i contrassegni sui dorsi di numerosi volumi, ma anche tutta una serie di etichette e di timbri che ci possono far risalire i volumi a determinati conventi nei quali questi libri erano situati precedentemente; inoltre verranno presi in considerazione anche le varie mani che hanno contrassegnato le pagine interne dei vari volumi: dai diversi “Loci Capuccinorum” (di varie mani e varie epoche) fino agli “Ad uso di”. Il lavoro più consistente è stato svolto nell’inventariazione del fondo della biblioteca dei frati cappuccini di Bassano sempre per quanto riguarda i volumi del Seicento e del Settecento.
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Bitto, Stefano <1992&gt. "L'Oratorio dei SS. Lorenzo e Marco dei Battuti di Serravalle di Vittorio Veneto e la sua decorazione pittorica". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15694.

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La tesi prende in esame le vicende storiche dell'Oratorio dei Battuti di Serravalle di Vittorio Veneto, dalla sue edificazione fino ai giorni nostri, con particolare attenzione per quanto riguarda la realizzazione della decorazione pittorica interna. Viene fatto il punto della situazione sugli studi compiuti finora soprattutto a livello di identificazione delle maestranze attive all'interno dell'oratorio. Si pone particolare attenzione alla lettura iconografica degli affreschi facendo emergere nuovi suggerimenti di lettura sia per i brani analizzati singolarmente che per il ciclo nel suo complesso.
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Brunelli, Laura <1997&gt. "La bottega veneziana dei Sadeler. Studio di incisioni da artisti veneti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21160.

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La presente tesi si propone di analizzare dapprima la nascita della bottega di una delle più importanti dinastie di incisori fiamminga, quella dei Sadeler, i quali da Anversa trasferirono la loro attività a Venezia, portandosi dietro un ampio bagaglio culturale, nonché una notevole maestria nell’arte incisoria, pur rimanendo sempre fedeli alla tradizione nordica. La loro menzione nella storiografia locale veneziana, da parte di personaggi come Ridolfi o Boschini, sono testimonianza della notorietà che questi forestieri raggiunsero in laguna, almeno fino al declino che li travolse nell’anno 1620 a seguito della morte di Justus Sadeler. Intramontabile, tuttavia, permane la loro arte, alimentata da soggetti che derivavano da artisti veneziani o della terraferma lagunare, tanto da venire ricordati come i maggiori interpreti di Jacopo Bassano, dal quale trassero numerose stampe. La seconda parte dell’elaborato, sviluppato a partire dagli studi effettuati da Isabella de Ramaix, si concentra sulle incisioni di traduzione e riproduzione eseguite da Johan I, Raphael I e Aegidius II, fornendo un catalogo che racchiude qui, per la prima volta, tutte quelle incisioni che prendono a modello tele dipinte, pale d’altare o disegni di artisti veneti, confrontati con la stampa derivante.
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Monaco, Carlo <1965&gt. "Dei doveri che il pubblico ufficio mi impone: burocrazie statali e ceti di governo nel Veneto dal fascismo al dopoguerra". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/961.

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A partire da una considerevole documentazione archivistica inedita – basata principalmente sulle carte dell'amministrazione dell'Interno – l'autore ricostruisce la vita e il funzionamento dell'apparato burocratico statale periferico in una provincia italiana, quella di Padova, indagando le reti di rapporti che legano i funzionari e gli uffici alla società locale ed ai poteri centrali. Per la seconda metà degli anni Trenta e fino alla caduta del fascismo, attraverso le carte di prefettura si sono seguite (per quanto possibile) tutte le “situazioni politiche locali”: tramite le segnalazioni a carico (o a discarico) di funzionari di governo o di partito, segretari comunali e podestà, membri del direttorio e segretari del fascio, carabinieri e uomini della milizia, medici, avvocati e preti in tutti i 105 comuni della provincia, registrando ogni dissidio (ma anche ogni convergenza) fra le autorità coinvolte ed evidenziando in definitiva le trame pulviscolari di potere e le tecniche multipolari di controllo. L'ordito che se ne rileva – rifacendosi sempre ad una più vasta campionatura, cui corrisponde una recente e crediamo attenta bibliografia – è quello di una società burocratica interamente votata al controllo ma, al contempo, alla continua ricerca di forme di adattamento e di compatibilità: i controllori, alla fine degli anni Trenta, sono i primi controllati, ingranaggi essi stessi del meccanismo al quale sovrintendono. La ricerca, quindi, si avvale di un continuo confronto con una più ampia realtà regionale e nazionale, che si rivela utile in particolare per comprendere lo snodo dei quarantacinque giorni del governo Badoglio e dei primi mesi della repubblica sociale italiana, qui analizzati attraverso le biografie e le memorie dei funzionari e proiettando il reticolo dei movimenti prefettizi in una cartografia georeferenziata. Si tratta di nodi che verranno al pettine nei mesi del dopoguerra, studiati attraverso un massiccio ricorso alle carte dell'epurazione (qui analizzata sul piano amministrativo e disciplinare più che su quello penale) e che proietteranno la loro ombra in un modo di intendere l'amministrazione e di gestire le sue cose che si rivelerà appieno con la crociata del 18 aprile e, di lì a poco, nei giorni dell'attentato a Togliatti. Il lavoro, nel suo complesso, non è quindi inteso soltanto a evidenziare la continuità dello Stato – una categoria storiografica che anzi, per certi versi, viene qui sottoposta a vaglio critico, proponendo una diversa periodizzazione – ma a valutare che cosa sopravviva di una amministrazione e come si rinnovino le sue reti burocratiche nell'attraversamento dei periodi di crisi.
Starting from a considerable bulk of unpublished archive material – first of all, documents from the Ministry of Internal Affairs – the author reconstructs the bureaucratic machinery in an Italian province, that of Padua, through the investigation in the network of relations which connected the local government officials and offices to the local society and the central power from the second half of the 1930s up to the fall of Fascism. The author has followed all the “local political situations” (as far as this has been possible) through the examination of prefecture documents, in particular notifications against – or in favour of – government or party officials, town clerks and podestà, members of the directorate and secretaries of the Fascist Party, carabinieri and men of the militia, medical doctors, advocates and priests in all the 105 municipal districts of the Padua province. Such documents keep recorded every conflict – but also every common interest – among the authorities involved and they underline the subtle power plots and the different control techniques. Thanks to a wider and wider collection of documented cases – corresponding to a recent and, we believe, scrupulous bibliography – the research brings out the tissue of an entirely controlled bureaucratic society, which was at the same time continually looking for adjustment and compatibility; at the end of the 1930s, the controllers were the first to be controlled, as if they had been the gears of the same system that they were called to superintend. The research on a local level has proceeded thanks to an uninterrupted comparison with a wider regional and national reality; such a comparison has been helpful to understand the articulation of the Badoglio government – which lasted 45 days – and of the first months of the social, Italian republic. Both these forms of government have been examined through the biographies and the memoirs of the officials and the geographic movements of the prefects. They gave their results in the first post-war months and now they can also be studied thanks to the existing documents about the purge - which has been here analysed more on an executive and disciplinary level than on a penal one. Such political choices influenced the way of running the government, as the crusade of the 18th of April and the assassination of Togliatti later revealed. On the whole, this work aims not only at pointing out the State continuity – in a sense, this kind of historiography is here submitted to critical scrutiny and therefore a different fragmentation in periods is proposed - but also at estimating how a form of government can survive and how its bureaucratic network can be renewed in periods of crisis.
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Viverit, Guido. "Problemi di attribuzione conflittuale nella musica strumentale veneta del Settecento". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423996.

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This thesis takes into consideration conflicting attributions, an issue occurring when a composition is ascribed to different authors in different sources. The aim of the research has been to investigate in depth this phenomenon in order to highlight its causes, considering in particular case studies from the repertory of instrumental music of Eighteenth century Veneto, analysed both from the historical-musicological and conceptual standpoint. Three cases of study were carefully selected as representative of the wider repertory: the Concert for oboe in D minor attributed to Alessandro and Benedetto Marcello, Antonio Vivaldi and Johann Sebastian Bach; the collection of trio sonatas attributed to Domenico Gallo and Giovanni Battista Pergolesi; the collection of Concerti a cinque op.1 libro terzo, attributed to Giuseppe Tartini and Gasparo Visconti. The investigation has in the first place allowed locating new sources and fresh information relative to the persons involved in the attributions. The detailed reconstruction of the history of the attributions and the examination of sources made it possible to advance different hypotheses on the originating factors of the conflicting attributions. More generally, the thesis attempts to investigate in depth all the aspects related to the context in which a work was produced and transmitted, the economic interests involved in the circulation of a musical work, the mode of production of mss. and printed sources, the practical and legal tools adopted by composers in order to protect their work and the own authorial condition and, in conclusion the concepts of author and intellectual property in the instrumental music of the mid-eighteenth century are questioned.
La tesi affronta il fenomeno delle attribuzioni conflittuali, un problema che si verifica quando una composizione è attribuita a differenti autori nelle fonti in qui essa appare. Lo scopo della ricerca è stato quello di approfondire il fenomeno per comprenderne le cause, considerando come ambito di indagine la musica strumentale veneta del Settecento e ponendo particolare attenzione sia all’aspetto storico-musicologico che a quello concettuale. Per indagare più a fondo il fenomeno sono stati presi in esame tre casi di studio attentamente selezionati in quanto rappresentativi dell’ampia casistica che il repertorio presenta: il Concerto per oboe in Re minore attribuito ad Alessandro e Benedetto Marcello, Antonio Vivaldi e Johann Sebastian Bach; la raccolta di Sonate a tre attribuite a Domenico Gallo e Giovanni Battista Pergolesi; la raccolta di Concerti a cinque op. 1 libro terzo attribuita a Giuseppe Tartini e a Gasparo Visconti. L’indagine riguardante i singoli casi di studio ha condotto all’individuazione di nuovi testimoni e di nuove informazioni relative ai soggetti coinvolti nelle attribuzioni. La ricostruzione dettagliata della storia attributiva e l’esame delle fonti ha reso possibile avanzare alcune ipotesi in merito all’origine delle varie attribuzioni considerate. Più in generale la tesi tenta di indagare in profondità tutti gli aspetti relativi al contesto in cui un’opera nacque e fu trasmessa; agli interessi economici che gravitarono attorno alla diffusione di un’opera; alle modalità di produzione delle fonti musicali; agli strumenti di cui il compositore disponeva per tutelare la propria opera e la propria condizione autoriale; in definitiva, si interroga sul concetto di autore e di proprietà intellettuale nell’ambito della musica strumentale medio-settecentesca.
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Veronese, Francesco. "Reliquie in movimento. Traslazioni, agiografie e politica tra Venetia e Alamannia (VIII-X secolo)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422073.

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My thesis investigates the phenomenon of saints’ relics translations within a space comprised by Nort-Eastern Italy, most of all the Venetiae, and the region of Alemannia, beyond the Alps, between the second half of the 8th and the 10th century A.D. Most important sources for my research are the hagiographical textes, translationes, composed in order to commemorate such events. Relics translations had very powerful symbolic meanings, and caused changings in the identity and social position of the persons and the places involved; they guaranteed a large amount of prestige and power to the ones who accomplished them, and normally gave them the basis for the elaboration of strategies of social and political self-promotion. The channel for codification and diffusion of such strategies was usually constituted by hagiographical texts, by which the event of the translation and the final owner of the relic were celebrated. After a general introduction about the cult and the circulation of relics in medieval West, the research moves through some case-studies of translations and texts, whose production contexts, cult of the corrispondent saint(s), manuscript tradition, structure and inner data are examined. For each one of them a new proposal of datation, contestualization and interpretation is given. On a higher level, that which emerges is the importance of the contacts instituted in the Carolingian period between the two sides of the Alps, which permitted frequent exchanges of men, manuscripts, texts and relics; on the basis of these relationships, the alamannian abbey of Reichenau produced, between 9th and 10th century, a serie of translationes where Carolingian Venetiae are assumed as a legitimizing context for the setting of relics translations accounts aiming to plausibility. My thesis therefore proposes a journey, whose stages are constituted by hagiographical texts, from historical experiences to their representation by the means of hagiography.
La tesi indaga il fenomeno delle traslazioni di reliquie dei santi in uno spazio compreso tra l’Italia nordorientale, e in particolare le Venetiae, e l’area transalpina dell’Alamannia, in un arco cronologico che va dalla seconda metà dell’VIII al X secolo d.C. Fonti principali per lo studio sono i testi agiografici, le translationes, composti per commemorare tali eventi. Le traslazioni di reliquie erano caratterizzate da potenti significati simbolici, e comportavano cambiamenti nell’identità e nella posizione sociale delle persone e dei luoghi coinvolti; esse garantivano prestigio e potere a chi le effettuava, e costituivano spesso le basi per strategie di promozione del proprio status sociopolitico. Tramite per l’affermazione di tali strategie erano di norma i testi agiografici, con i quali si celebrava l’evento traslativo e il possessore finale della reliquia. Dopo un’introduzione generale sul culto delle reliquie e la loro circolazione nell’Occidente medievale, la ricerca si dipana attraverso alcuni case-studies di traslazioni e di testi, di cui si esaminano il contesto di produzione, il culto dei relativi santi, la tradizione manoscritta, la struttura e i dati contenutistici. Per ognuno si arriva così ad avanzare una proposta di datazione, contestualizzazione e interpretazione. Emerge inoltre, più in generale, l’importanza dei contatti avviati in epoca carolingia tra i due lati delle Alpi, che segnarono continui passaggi di uomini, idee, manoscritti, testi e reliquie; a partire da queste relazioni, il monastero alamanno di Reichenau, tra IX e X secolo, elaborò una serie di translationes in cui le Venetiae carolinge assumono la funzione di contesto legittimante in cui ambientare racconti di traslazioni che mirano alla plausibilità. La tesi propone dunque un percorso, le cui tappe sono scandite da testi agiografici, da una serie di esperienze storiche alla loro rappresentazione per via agiografica.
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Bernardi, Cristina. "Testimonianze liturgico - musicali delle certose venete. Antifonari dei secoli XV-XVII". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423847.

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The dissertation concerns the musical and liturgical sources belonged to the carthusian monasteries of the Veneto region: Montello Charterhouse (San Gerolamo del Montello), Venice Charterhouse (Sant’Andrea del Lido), Padua Charterhouse (Santi Girolamo e Bernardo di Padova) and Vedana Charterhouse (San Marco di Vedana). After a preliminary description of the carthusian music-liturgical tradition and an introduction of the historical and cultural context, the research focuses on the analysis of four antiphonaries, never studied before, copied between the fifteenth and the seventeenth centuries, which hand down the chants of the Divine Office. A synoptic table has been produced, with the complete list of chants in each antiphonary and the references to the main music-liturgical repertoires. This allowed not only to verify the correspondence of the selected sources with the carthusian Divine Office and to exclude local variants, but also to understand the manuscripts macrostructure, their internal liturgical sections and to put forward hypotheses about their possible use. On the basis of this work it has been possible to identify a list of chants that appears to have no correspondence with main repertoires, being so far attested only in sources from other Italian and European charterhouses. Given the interest of these unica and in order to place the antiphonaries of the Veneto region within the carthusian tradition, they have been compared with other antiphonaries written for some Italian and European charterhouses. The results derived from this comparison have been collected in some analytical tables for the purpose of clarifying the textual choices and the musical techniques adopted by the carthusian Order, to highlight the relationship with the common tradition and to point out any textual or musical variants.
La tesi ha come oggetto le testimonianze liturgico-musicali appartenute alle certose di area veneta: San Gerolamo del Montello (TV), Sant’Andrea del Lido a Venezia, Santi Girolamo e Bernardo di Padova e San Marco di Vedana (BL). Dopo un’esposizione preliminare delle principali caratteristiche della tradizione liturgico-musicale certosina e del contesto storico e culturale, la ricerca si concentra su quattro antifonari, non ancora studiati, risalenti al periodo compreso tra i secoli XV e XVII, che tramandano i canti dell’Ufficio delle Ore. È stata realizzata una tavola sinottica con l’indicizzazione completa dei canti di ogni singolo codice, fornendo i riferimenti ai principali repertori liturgico-musicali. Ciò ha permesso innanzitutto di verificare la perfetta corrispondenza con l’Ufficio di rito certosino e di escludere la presenza di varianti locali; ha consentito, inoltre, di cogliere la macrostruttura dei quattro antifonari e la suddivisione interna nelle diverse sezioni liturgiche e di avanzare delle ipotesi sull’utilizzo dei manoscritti. Sulla base di questo lavoro è stato possibile individuare gli unica, cioè i canti che non trovano riscontro nei repertori tradizionali e che finora sono attestati solamente nelle fonti in uso presso le comunità monastiche certosine. Considerato l’interesse rappresentato da questo corpus di canti e al fine di inserire gli Antifonari veneti all’interno della tradizione certosina, gli unica sono stati messi a confronto con le testimonianze presenti in altri antifonari di certose italiane ed europee. Per raccogliere i risultati di questi confronti, sono state compilate delle schede analitiche, nelle quali si è cercato di chiarire le scelte testuali e le tecniche compositive musicali adottate dall’Ordine certosino, di far emergere il rapporto con il repertorio della tradizione e di mettere in luce le eventuali varianti testuali e musicali.
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Kubo, Yuma. "Tiziano, Paris Bordone e Lambert Sustris ad Augusta: i viaggi di tre artisti dal Veneto nei territori imperiali dopo la guerra di Smalcalda (1546-1547)". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2019. http://hdl.handle.net/11384/85763.

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Nella presente tesi di dottorato mi propongo di mettere a fuoco le attività di tre pittori, che viaggiarono fra il Veneto e Augusta verso la metà del Cinquecento: Tiziano (c. 1488/1490-1576), Paris Bordone (1500-1571) e Lambert Sustris (c. 1515/1520 – c. 1584?). Nel primo capitolo esamino i due soggiorni di Tiziano (1548, 1550-1551), che fu invitato nella cittadina tedesca da Carlo V e dal principe Filippo e che pertanto si dedicò esclusivamente all’esecuzione delle pitture per la corte degli Asburgo. Nel secondo capitolo, invece, formulo qualche ipotesi sulle date dei soggiorni in Baviera e sulle attribuzioni delle opere a Paris Bordone e a Lambert Sustris. In Baviera entrambi i due pittori dipinsero per i collezionisti locali, come i Fugger e il cardinale di Augusta Otto Truchseß von Waldburg (1514-1573). Come vedremo nel secondo capitolo, ritengo probabile datare le loro visite ad Augusta fra il 1551 e il 1553 circa. Sarebbe ragionevole esaminare assieme le attività dei tre pittori nella città tedesca verso la metà del secolo, dato che Paris Bordone e Lambert Sustris vengono considerati di consueto come appartenenti all’entourage del maestro cadorino. L’obiettivo iniziale delle mie ricerche era quello dell’analisi dettagliata dell’attività dei tre pittori ad Augusta. Tuttavia, durante lo svolgimento delle ricerche, nelle mie considerazioni è diventato molto essenziale il tema della Controriforma e delle circostanze politiche in Germania meridionale dopo la guerra di Smalcalda (1546-1547). Mi auguro, dunque, di aver gettato nuova luce su alcuni problemi riguardanti i soggiorni dei suddetti artisti, tenendo particolarmente conto del contesto politico in Baviera nello stesso periodo.
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Sokolova, Iana. "Pittura veneta a San Pietroburgo sotto i regni di Elisabetta e Caterina II (1741-1796)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3423318.

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Il presente lavoro pone la lente d’ingrandimento sui rapporti artistici e culturali intercorsi tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Russo nel XVIII secolo, dando rilievo alla presenza della pittura veneta a San Pietroburgo. Il consolidamento dei legami con Venezia, avviato nell’epoca di Pietro il Grande, aveva permesso alla pittura veneta di ‘espandersi’ fino alle sponde della città sul fiume Neva. Negli anni venti del Settecento il primo pittore veneto ad arrivare in Russia è Bartolomeo Tarsia, mentre bisogna aspettare il regno di Elisabetta Petrovna, figlia dello zar Pietro, per vedere all’opera contemporaneamente un gran numero di artisti veneti: Giuseppe Valeriani, Antonio Peresinotti, Pietro e Francesco Gradizzi, Francesco Fontebasso, Pietro Rotari, Andrea Urbani e Carlo Zucchi. In primo luogo, sono state indagate le condizioni di vita e di lavoro dei pittori veneti a San Pietroburgo con un’attenzione particolare agli ingaggi, ai privilegi e ai rapporti relazionali. Successivamente si sono prese in esame da una parte l’attività decorativa all’interno delle fastose residenze imperiali, come i Palazzi d’Inverno, i Palazzi d’Estate, il palazzo di Caterina a Tsarskoe Selo e quello di Peterhof, dall’altra l’insegnamento nelle più grandi istituzioni di formazione artistica della Russia dell’epoca. Sono stati poi delineati i profili biografici di Diego Bodissoni, Giuseppe Dall’Oglio e Pano Maruzzi, attivi come intermediari e commercianti d’arte, i quali hanno il merito di aver favorito l’approdo di dipinti della scuola veneta a San Pietroburgo.
The present work places the magnifying glass on the artistic and cultural relations between the Republic of Venice and the Russian Empire in the eighteenth century, highlighting the presence of Venetian painting in St. Petersburg. The consolidation of ties with Venice, initiated in the era of Peter the Great, had allowed Venetian painting to 'expand' to the banks of the city on the Neva river. In the 1720s the first Venetian painter to arrive in Russia was Bartolomeo Tarsia, while it was necessary to wait for the reign of Elisabetta Petrovna, daughter of Tsar Pietro, to see a large number of Venetian artists at work at the same time: Giuseppe Valeriani, Antonio Peresinotti, Pietro and Francesco Gradizzi, Francesco Fontebasso, Pietro Rotari, Andrea Urbani and Carlo Zucchi. First of all, the living and working conditions of Venetian painters in St. Petersburg were investigated, with particular attention paid to engagements, privileges and interpersonal relations. Subsequently, the decorative activity within the sumptuous imperial residences, such as the Winter Palaces, the Summer Palaces, the Catherine Palace in Tsarskoe Selo and the Peterhof Palace, were examined on one hand, while on the other hand, the teaching in the largest institutions of artistic education in Russia at the time. The biographical profiles of Diego Bodissoni, Giuseppe Dall'Oglio and Pano Maruzzi were also outlined, active as intermediaries and art dealers, who have the merit of having favoured the arrival of paintings of the Venetian school in St. Petersburg.
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NOCETO, FILIPPO. "Impostazione della causa nell’esperienza codificatoria spagnola e italiana fra XIX e XX secolo – Premesse storico-ricostruttive". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1082400.

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Abstract Il presente lavoro intende realizzare una ricostruzione critica dell’evoluzione storico-normativa concernente la disciplina dell’introduzione e trattazione della controversia negli ordinamenti italiano e spagnolo fra XIX e XX secolo. In questa prospettiva si dedica particolare attenzione alla genesi dei rispettivi modelli di codificazione ‘moderna’ e al successivo dibattito sulle riforme e tentativi di riforma precedenti l’emanazione dei codici attualmente in vigore. Il tutto nell’ottica di evidenziare significative affinità fra esperienze evolutive tradizionalmente considerate a sé stanti.
Abstract This work intends to provide a critical reconstruction of historical development concerning the legal framework of civil pre-trial procedure in Italian and Spanish legal systems between the 19th and 20th century. In this perspective special attention is focused on respective models of ‘modern’ codification as well as on subsequent reforms until the enactment of current civil procedure codes. All with a view to highlighting relevant similarities between historical evolutions traditionally considered in their own right.
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CAPISANI, LORENZO MARCO. "La Cina da impero a Stato nazionale: la definizione di uno spazio politico negli anni Venti". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/20588.

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Resumen
La tesi si concentra sul Partito Nazionalista Cinese negli anni Venti come punto privilegiato di osservazione del cambiamento politico della Cina dopo la Prima guerra mondiale. Questo decennio rappresentò un momento di definizione identitaria sia per i comunisti sia per i nazionalisti. La storiografia ne ha sottolineato numerosi aspetti, ma si è finora occupata del periodo 1919-1928 come una preistoria degli anni Trenta piuttosto che come un autonomo segmento di storia cinese. Studi recenti hanno superato implicitamente questo approccio criticando due date periodizzanti fondamentali per il Novecento cinese: la nascita della Repubblica nazionalista (1911) e la nascita della Repubblica Popolare (1949). A metà tra queste due date, gli anni Venti sono emersi come snodo decisivo nel passaggio da impero a Stato nazionale, durante cui si definì un nuovo spazio di discussione politica. Questo processo, pur interno, subì l’influsso delle strategie internazionali di sovietici e statunitensi dando vita a una nuova visione non soltanto della rivoluzione ma anche dello Stato post-rivoluzionario. Le classi dirigenti nazionalista e comunista, durante la collaborazione, si rivelarono dinamiche e tale “competizione” si trasferì anche all’interno di ciascun movimento diventando un fattore determinante per il successo o il fallimento del partito inteso come moderna formazione politica.
The thesis focuses on the Chinese Nationalist Party in the 1920s as a special standpoint to analyze the political changes in China after the World War I. That decade was crucial for shaping the identity of nationalists and communists. Many works have already examined some aspects, but they mostly considered the years 1919-1928 as a pre-history of the Thirties rather than an autonomous part of Chinese history. Recent studies have overcome this approach by criticizing two of the main periodization in the Chinese twentieth century: the birth of the nationalist Republic (1911) and the birth of the People’s Republic (1949). Halfway, the 1920s stood out as a critical juncture in the transition from empire to nation-state. A new space of political discussion was defined. The process, albeit internal, was under the influence of the USSR and US international strategies and gave birth not only to a new vision of the revolution, but also to a vision of the post-revolutionary state. Also, the nationalist and communist leaderships turned out to be dynamic. That "competition" may be seen also within the two political movements and became a shaping factor for the success or failure of the party as a modern political formation.
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CAPISANI, LORENZO MARCO. "La Cina da impero a Stato nazionale: la definizione di uno spazio politico negli anni Venti". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/20588.

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La tesi si concentra sul Partito Nazionalista Cinese negli anni Venti come punto privilegiato di osservazione del cambiamento politico della Cina dopo la Prima guerra mondiale. Questo decennio rappresentò un momento di definizione identitaria sia per i comunisti sia per i nazionalisti. La storiografia ne ha sottolineato numerosi aspetti, ma si è finora occupata del periodo 1919-1928 come una preistoria degli anni Trenta piuttosto che come un autonomo segmento di storia cinese. Studi recenti hanno superato implicitamente questo approccio criticando due date periodizzanti fondamentali per il Novecento cinese: la nascita della Repubblica nazionalista (1911) e la nascita della Repubblica Popolare (1949). A metà tra queste due date, gli anni Venti sono emersi come snodo decisivo nel passaggio da impero a Stato nazionale, durante cui si definì un nuovo spazio di discussione politica. Questo processo, pur interno, subì l’influsso delle strategie internazionali di sovietici e statunitensi dando vita a una nuova visione non soltanto della rivoluzione ma anche dello Stato post-rivoluzionario. Le classi dirigenti nazionalista e comunista, durante la collaborazione, si rivelarono dinamiche e tale “competizione” si trasferì anche all’interno di ciascun movimento diventando un fattore determinante per il successo o il fallimento del partito inteso come moderna formazione politica.
The thesis focuses on the Chinese Nationalist Party in the 1920s as a special standpoint to analyze the political changes in China after the World War I. That decade was crucial for shaping the identity of nationalists and communists. Many works have already examined some aspects, but they mostly considered the years 1919-1928 as a pre-history of the Thirties rather than an autonomous part of Chinese history. Recent studies have overcome this approach by criticizing two of the main periodization in the Chinese twentieth century: the birth of the nationalist Republic (1911) and the birth of the People’s Republic (1949). Halfway, the 1920s stood out as a critical juncture in the transition from empire to nation-state. A new space of political discussion was defined. The process, albeit internal, was under the influence of the USSR and US international strategies and gave birth not only to a new vision of the revolution, but also to a vision of the post-revolutionary state. Also, the nationalist and communist leaderships turned out to be dynamic. That "competition" may be seen also within the two political movements and became a shaping factor for the success or failure of the party as a modern political formation.
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CECCONI, MICHELA. "Bartolomeo Sanvito: scritture e scelte librarie. I manoscritti petrarcheschi". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/872166.

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La tesi è suddivvisa in due parti: nella prima viene condotta un'approfondita analisi diacronica della scrittura del più prolifico copista e miniatore del primo Rinascimento italiano, Bartolomeo Sanvito (Padova, c. 1435-1511), ripercorrendo la sua vasta produzione manoscritta secondo una scansione cronologica in dodici fasi. La seconda parte si concentra sull'esame codicologico, paleografico e filologico dei nove manoscritti petrarcheschi esemplati da Sanvito durante la sua lunga e fervida attività, per indagare il suo metodo di lavoro e il rapporto tra i "Canzoniere" e "Trionfi" da lui copiati con il manoscritto originale Vat. lat. 3195 e con l'edizione aldina del 1501, stampata seguendo il modello allestito da Pietro Bembo (ora Vat. lat. 3197). I risultati indicano che Sanvito non fu meramente un eccelso copista di professione estremamente innovativo, ma una figura eclettica, abile e colta, perfettamente confacente ai canoni dell'umanesimo, di cui fu materialmente un interprete straordinario nell'ambito della cultura scritta, al punto da lasciare una forte impressione anche nell'arte della stampa.
The dissertation is divided into two parts: the first one focuses on a thorough diachronic analysis of the handwritings of the most prolific scribe and illuminator of the early Italian Renaissance, Bartolomeo Sanvito (Padua, c. 1435-1511), retracing his extensive manuscript production according to Albinia De la Mare's chronology divided into twelve stages. The second part focuses on the codicological, paleographic and philological examination of the nine Petrarch manuscripts copied by Sanvito during his long and prolific activity, to investigate his method of work and the relationship between the "Canzoniere" and "Trionfi" with the original manuscript Vat. lat. 3195 and the Aldine edition of 1501, printed following the pattern set by Pietro Bembo (now Vat. lat. 3197). The results indicate that Sanvito was not merely an excellent and inventive copyist, but an eclectic figure, skilled and educated, perfectly suited to humanistic canons, of which he was such an extraordinary interpreter to leave a strong 'impression' in the art of printing.
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