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Tesis sobre el tema "Storia del teatro russo"

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1

D'Amico, Lorenzo <1996&gt. ""La diplomazia russo-statunitense nella Guerra del Kosovo"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20489.

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Resumen
The thesis aims at highlighting and analyzing the diplomatic action made by both Russia and the United States in the Kosovo War occurred between 1998 and 1999. It was an armed conflict between the FRY (Federal Republic of Yugoslavia) and the Albanian national liberation movement UCK (Ushtria Çlirimtare and Kosovës), also known as KLA (Kosovo Liberation Army), which claimed the independence of Kosovo. Following several episodes of repression of ethnic Albanians in Kosovo by Serbia and a series of failed negotiations with Serbian President Milosevic, NATO (North Atlantic Treaty Organization) decided to support the KLA and intervene militarily on the territory. The related events are not the product of the NATO intervention, or at least not entirely, but more of the diplomatic meeting between the real protagonists, namely the United States and Russia. Through the analysis of primary sources such as memoranda from the national archives and the memories of the protagonists involved, the thesis highlights how the Kosovo War did not end exclusively through the massive bombings of the Atlantic Alliance, but also thanks to the brilliant diplomatic skills of the Russian envoy Chernomyrdin, US Vice President Gore and Ambassador Talbott, who convinced President Milošević to surrender. Moreover, the event dates “only” to about twenty years ago, which makes the relative historiography not as abundant or necessarily exhaustive as that about other conflicts involving the United States. This thesis therefore aims to contribute and enrich a recent historiography and not as vast as others. The structure of this study is tripartite. The first chapter deals with a detailed summary of the related events. The second chapter presents the United States and Russia at the beginning of the conflict, analyzing the US humanitarian motives that constitute NATO's casus belli and the reasons for Russia's initial aversion to the military intervention of the Atlantic Alliance. The third chapter instead shows Russia and the United States as essential diplomatic protagonists for the end of the conflict. It presents the contents of a series of memoranda declassified on 2 May 2019 and made available by President Clinton's Digital Library. At the time of writing this thesis, that is spring and summer 2021, there are no essays or academic texts that report these documents. Consequently, the narration and analysis of this chapter will take place mainly through primary sources.
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2

Giurlando, Davide <1979&gt. "Mondi in guerra : strategie di rappresentazione del conflitto nel cinema russo". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1162.

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Resumen
Il presente lavoro, diviso in tre sezioni, si propone di tracciare una storia del cinema di guerra della Russia dagli anni ’20 al periodo attuale mediante l’analisi di una selezione di film. Nella prima sezione si mira a dare consistenza teorica alla possibilità di utilizzare i film come strumenti di indagine culturale, paragonando la storia del cinema di guerra russo-sovietico a quella di altri paesi e accertando la presenza in Russia di un “mito” del conflitto bellico. Nella seconda sezione si prendono in esame i primi film di propaganda, e quindi i cinegiornali e i documentari del secondo conflitto mondiale. I procedimenti stilistici e gli schemi concettuali secondo i quali la guerra viene delineata in tali film costituiscono la base su cui verranno costruite le opere di fiction aventi lo stesso tema nei decenni successivi. La terza sezione è dedicata ai film girati in studio ed è costituita da sei sottosezioni; ognuna comprende l’analisi di una serie di pellicole, selezionate a seconda del periodo storico in cui sono state prodotte. Infine, nelle conclusioni, si propongono ulteriori spunti d’indagine; per esempio, sulle attuali serie televisive a sfondo bellico.
The present dissertation is divided into three sections and intends to trace an history of Russian war cinema from the 20s to the present day, through the analysis of a selection of films. The first section aims to give substance to the theoretical possibility of using films as tools for cultural research, by comparing the history of Soviet war cinema with the one from other countries, and thus ascertaining the presence of a “myth” of the war in Russia. In the second section, an analysis of early propaganda films, newsreels and documentaries from World War II is proposed. Stylistic procedures and conceptual schemes under which war is outlined in these films provide the foundation for the works of fiction about the same theme which are developed in the following decades. The third section focuses on studio films, and consists of six subsections; each one including the analysis of a series of films, selected according to the historical period they were produced in. In the final conclusions, some suggestions for further research are proposed, such as a possible analysis about current war-themed TV series.
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3

Saviola, Laura <1994&gt. "Kandinskij in Italia. Storia della ricezione dell’arte del Maestro nella Penisola". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15402.

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Resumen
Questo progetto di tesi ha lo scopo di analizzare come la figura e l’opera di Vasilij Kandinskij sono state accolte e recepite in Italia, sia a livello espositivo – cercando quindi di capire non solo e non tanto il graduale mutamento di gusto da parte del grande pubblico italiano quanto, piuttosto, come la personalità e la pittura dell’artista russo (o russo-tedesco) sono state raccontate –, che editoriale. Seguendo un percorso cronologicamente ordinato, l’elaborato si apre proprio con la prima personale di Kandinskij in Italia e con le vicende attorno alla pubblicazione della prima traduzione in italiano di Uber das Geistige in der Kunst. Verrà poi verificato il rapporto di Kandinskij con l’astrattismo degli anni Trenta e Quaranta, attraverso il confronto della pittura del maestro russo e dei suoi presupposti con quella dei maggiori astrattisti italiani dei due decenni. Nei capitoli successivi si parlerà delle retrospettive di Kandinskij organizzate dagli anni Cinquanta ad oggi. Ad una descrizione della mostra trattata seguirà, attraverso l’analisi dei testi di presentazione e di articoli usciti su testate nazionali, un’indagine sulla critica che ne scaturisce, il tutto dando conto del momento storico in cui tali interventi si inseriscono.
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Liakhnovich, Nastassia. "Tra aspetto e aktionsart: storia, classificazioni e difficoltà nell’apprendimento del russo come lingua straniera". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20677/.

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Resumen
L’oggetto della presente tesi è la relazione tra due fenomeni: aspetto verbale e Aktionsart, in particolare nella lingua russa. Il primo capitolo è dedicato alla struttura del dominio tempo-aspettuale in diverse lingue e alla storia dello sviluppo della terminologia in esame, nonché alla posizione dei termini aspetto e Aktionsart nella linguistica tedesca, italiana e russa. Nel secondo capitolo viene definito l’aspetto verbale russo come categoria lessico-grammaticale strutturata in un paradigma binario, che viene descritta, poi, sia dal punto di vista formale che semantico. Una parte del capitolo è dedicata al significato invariante dell’aspetto da un lato e ai significati aspettuali specifici del perfettivo e imperfettivo dall’altro. Successivamente vengono trattati i processi della formazione dei verbi di due aspetti. Nel terzo capitolo viene riportata una tesi sull’importanza del riconoscimento dei significati lessicali verbali nella spiegazione del modo in cui si utilizzano gli aspetti. Viene presentata una classificazione degli Aktionsarten raggruppati sulla base di diversi affissi che apportano ai verbi vari significati lessicali. Nell’ultimo capitolo sono descritti alcuni problemi nell’apprendimento dell’aspetto per gli studenti di russo come lingua straniera. Tramite l’analisi di una raccolta di elaborati degli studenti italiani, viene mostrata la presenza di specifiche difficoltà nell’utilizzo delle corrette forme del presente e del futuro indicativo, nonché dell’infinito. La tesi fa risaltare le difficoltà nell’apprendimento dei fenomeni in oggetto della lingua russa e può servire da spunto per riflessioni sui possibili rafforzamenti delle metodologie dell’insegnamento dell’argomento.
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5

Lumine, Giovanni <1992&gt. "La crisi finanziaria asiatica e le politiche del Post-Washington Consensus in Asia orientale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12799.

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Resumen
Il seguente lavoro riprende il dibattito sul neoliberismo e sui differenti modelli economici che interessano i paesi in via di sviluppo. Riguardo a quest'ultimo punto, salta certamente all'occhio l'inarrestabile successo avuto dalle cosiddette "tigri asiatiche", e in generale dalle economie dell'Asia orientale, all'interno del nuovo sistema economico globalizzato che è venuto a formarsi a partire dalla fine degli anni settanta. Questa parte di mondo è stata ed è tuttora considerata da molti come un modello vincente per la sua capacità di attrarre investimenti a livello internazionale e per l'alto grado di liberalizzazione della sua economia di mercato. Nell'estate del 1997, tuttavia, diversi paesi asiatici dovettero ricorrere a un prestito del Fondo Monetario Internazionale proprio per risanare gli squilibri derivati da una eccessiva quantità di investimenti. Dopo aver ripercorso i principali eventi storici che hanno contribuito a stabilire il sistema economico e monetario oggi dominante, verranno analizzate le ripercussioni di questo processo sul mondo della finanza e sulle politiche del Fondo Monetario Internazionale, esponendo inoltre il concetto di "Post-Washington Consensus". Nel secondo capitolo, invece, saranno prese in esame alcune delle teorie più quotate per quanto riguarda le crisi finanziarie occorse di recente nei paesi in via di sviluppo. Nel terzo capitolo, infine, queste teorie verranno applicate al caso asiatico, mettendolo di fronte al dibattito scientifico dell'epoca. Vedremo innanzitutto che la crisi asiatica non segue lo stesso copione delle precedenti crisi finanziarie, e che il dibattito in merito alle sue cause segue almeno tre differenti scuole di pensiero. Per concludere, ripercorreremo gli eventi fondamentali che hanno portato allo scoppio della crisi, concentrandoci sul ruolo dei governi e del Fondo Monetario Internazionale prima, durante e dopo la crisi. Nello specifico, andremo ad analizzare l'impatto dei programmi di aggiustamento strutturale del FMI sui tre paesi maggiormente colpiti (Thailandia, Indonesia, Corea), associabili al cosiddetto "modello di sviluppo ad alto rapporto tra debito e capitale", così come definito da Wade e Veneroso. Vedremo che è proprio sul tema delle liberalizzazioni finanziarie che si concentra lo scontro ideologico e politico tra gli organi di Bretton Woods (rappresentativi del modello di sviluppo unico a guida anglo-statunitense) e i governi asiatici colpiti dalla crisi, considerati tutto ad un tratto inefficienti e corrotti. Il fine ultimo sarà quello di stabilire se, nel caso della crisi asiatica, si abbia assistito a un fallimento delle politiche pubbliche oppure a un fallimento dei mercati finanziari. Nel primo caso, bisognerebbe spiegare come mai il tracollo sia potuto accadere tutto ad un tratto, dal momento che i paesi maggiormente colpiti avevano fino a pochi anni prima della crisi dei tassi di crescita tra i più elevati al mondo, oltre a possedere in generale un buon equilibrio macroeconomico. Nel secondo caso, verrebbe da chiedersi come mai alcuni paesi siano stati colpiti più duramente di altri. Se è vero che nell'era della globalizzazione è impossibile rinnegare l'importanza del libero mercato, è altrettanto vero che, come insegna l'esperienza delle crisi finanziarie, il ruolo dello stato è fondamentale nel bilanciare il rischio di un eccessivo spostamento di fondi domestici nei conti delle banche e degli operatori privati stranieri. In questo senso, il modello asiatico sembra essere comunque riuscito a cogliere i più grossi vantaggi dalle dinamiche economiche del neoliberalismo, riuscendo al tempo stesso ad evitare i rischi di una eccessiva vulnerabilità finanziaria.
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Dotto, Anna <1989&gt. "Stalin, dall’origine georgiana all’incarico di Commissario del popolo per le nazionalità". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5412.

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Resumen
La presente tesi di laurea è improntata sulla figura di Iosif Vissarionovič Džugašvili, noto alla storia come Stalin, il leader indiscusso dell’URSS e del comunismo mondiale per quasi tre decenni, principale autore delle Grandi Purghe, dell’industrializzazione e della collettivizzazione dell’Unione Sovietica. Lo scopo dell’elaborato è quello di studiare gli anni giovanili di Iosif Vissarionovič in Georgia, una delle province dell’ex Impero russo, per cercare di individuare i fattori che contribuirono a formare una personalità così complessa, forte e, per certi versi, ambigua, e per capire come e se tali fattori abbiano influito sulla sua attività di Commissario del popolo per le nazionalità, incarico che lo portò a trionfare sui suoi avversari nella corsa al potere dopo la morte di Lenin, e a divenire l’indiscusso leader dell’Unione Sovietica. Mentre la maggior parte degli studiosi che si sono dedicati allo studio della personalità caleidoscopica di questa figura ha concentrato il proprio interesse sulla vita e l’attività di Stalin dopo la conquista del potere, l’obiettivo di questa tesi è analizzare ciò che ha preceduto la pienezza del suo potere, focalizzandosi sull’origine georgiana ̶ quindi l’appartenenza ad una delle minoranze linguistiche dell’impero multietnico per eccellenza ̶ e sull’essenzialità della questione nazionale nell’ascesa politica dell’uomo che riuscì a distinguersi come ribelle e rivoluzionario, emergere come maggiore esperto delle minoranze nazionali, e crearsi un’ampia schiera di seguaci fino a governare l’intera Unione Sovietica.
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Merli, Elena <1989&gt. "Teatro e arti visive: elementi storico-artistici del lavoro dell'attrice". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4305.

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Questa ricerca indaga pittura e scultura nella creazione del personaggio e nell'elaborazione del training. Si chiariscono le motivazioni che stimolano a prendere ispirazione dall'arte esaminando il lavoro di tre attrici attive nella scena teatrale contemporanea. This study focuses on painting and sculpture as a source of inspiration during the training and the creation of a character. We examine what motivates an actor to draw inspiration from works of art, dealing with three actresses who are active on the contemporary theatre scene.
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Bottaro, Marica <1987&gt. "Il saxofono nel teatro musicale francese del XIX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2000.

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Farinelli, Francesco <1981&gt. "La drammatizzazione della storia. Uno studio del secondo Novecento attraverso i racconti del teatro di narrazione". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6166/1/Farinelli_Francesco_tesi.pdf.

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Resumen
Sorto alla fine degli anni ottanta del Novecento, il teatro di narrazione ha raggiunto un notevole successo di pubblico a partire dagli anni Novanta. I suoi legami con il giornalismo d'inchiesta hanno condotto questo genere teatrale verso la narrazione di alcuni tra gli eventi pi controversi della storia dell'Italia repubblicana; eventi non ancora risolti sul piano processuale o al centro di una memoria storica fortemente divisa. Marco Baliani, Marco Paolini e Ascanio Celestini sono i tre autori che abbiamo scelto per affrontare un'analisi delle loro narrazioni in merito, rispettivamente, all'omicidio di Aldo Moro, alla strage di Ustica e all'eccidio delle Fosse Ardeatine. Oggetto della ricerca l'analisi dell'utilizzo delle fonti da dichiarate o comunque utilizzate dai narratori per la costruzione delle loro performances la loro selezione, la loro interpretazione e la loro disposizione nel testo e la messa in evidenza del problema della verità e del suo rapporto con il verosimile nelle narrazioni teatrali di eventi storici. Particolare attenzione viene inoltre posta al grande dibattito internazionale tra storia e fiction, alle strategie di coinvolgimento dell'opinione pubblica su temi morali e politici nonché all'analisi dei fattori economici e delle committenze che sono alla base di tali narrazioni.
In the eighties of the twentieth century a particular theatrical form appeared in Italy, which is known today as teatro di narrazione (storytelling theater). The storytelling theater has among its best actors and writers those involved in telling contemporary history in order to revive the memory of past events. Marco Baliani, Marco Paolini and Ascanio Celestini are among the actors who now better represent this artistic movement. The purpose of this thesis is to show how their performances are created and spread and to analyze the relationship between historical sources and drama texts of three events in the history of Italy: Mr Aldo Moro's murder, the slaughter of the Fosse Ardeatine and the massacre of Ustica. Particular attention is devoted to the international debate between history and fiction, to the analysis of the relationship between narrators and the public opinion, between morality and politics, and to the study of patronage and economic factors of these performances.
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Farinelli, Francesco <1981&gt. "La drammatizzazione della storia. Uno studio del secondo Novecento attraverso i racconti del teatro di narrazione". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6166/.

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Sorto alla fine degli anni ottanta del Novecento, il teatro di narrazione ha raggiunto un notevole successo di pubblico a partire dagli anni Novanta. I suoi legami con il giornalismo d'inchiesta hanno condotto questo genere teatrale verso la narrazione di alcuni tra gli eventi pi controversi della storia dell'Italia repubblicana; eventi non ancora risolti sul piano processuale o al centro di una memoria storica fortemente divisa. Marco Baliani, Marco Paolini e Ascanio Celestini sono i tre autori che abbiamo scelto per affrontare un'analisi delle loro narrazioni in merito, rispettivamente, all'omicidio di Aldo Moro, alla strage di Ustica e all'eccidio delle Fosse Ardeatine. Oggetto della ricerca l'analisi dell'utilizzo delle fonti da dichiarate o comunque utilizzate dai narratori per la costruzione delle loro performances la loro selezione, la loro interpretazione e la loro disposizione nel testo e la messa in evidenza del problema della verità e del suo rapporto con il verosimile nelle narrazioni teatrali di eventi storici. Particolare attenzione viene inoltre posta al grande dibattito internazionale tra storia e fiction, alle strategie di coinvolgimento dell'opinione pubblica su temi morali e politici nonché all'analisi dei fattori economici e delle committenze che sono alla base di tali narrazioni.
In the eighties of the twentieth century a particular theatrical form appeared in Italy, which is known today as teatro di narrazione (storytelling theater). The storytelling theater has among its best actors and writers those involved in telling contemporary history in order to revive the memory of past events. Marco Baliani, Marco Paolini and Ascanio Celestini are among the actors who now better represent this artistic movement. The purpose of this thesis is to show how their performances are created and spread and to analyze the relationship between historical sources and drama texts of three events in the history of Italy: Mr Aldo Moro's murder, the slaughter of the Fosse Ardeatine and the massacre of Ustica. Particular attention is devoted to the international debate between history and fiction, to the analysis of the relationship between narrators and the public opinion, between morality and politics, and to the study of patronage and economic factors of these performances.
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PASSALACQUA, VERONICA. "Storia del teatro di Antonio Porta. Dalle carte alla messa in scena". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/943909.

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The work focuses on the theatre of Antonio Porta (Vicenza, 1935 – Milan, 1989), one of the most important voices of Italian poetry of the second half of the twentieth century. The purpose is to retrace the author’s theatre production, from a both historical – critical and philological point of view, by including it in the context of the “unofficial” Italian theatre between 1960s and 1980s.
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Gobbetto, Marco <1986&gt. "Dall’espressionismo di Oskar Kokoschka alle sperimentazioni del laboratorio teatrale del Bauhaus. Rivoluzione ed evoluzione del teatro tedesco nei primi anni del Novecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13042.

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Dagli ultimi anni del Ventesimo secolo il teatro tedesco è attraversato da un profondo mutamento che continuerà lungo tutto il Novecento. I protagonisti del mondo teatrale in Germania intraprendono un percorso che li porterà a variare sia il modo di concepire lo spazio teatrale sia la funzione stessa dello spettacolo che viene portato in scena, concentrandosi sull’allestimento scenico e introducendo un nuovo tipo di rapporto con lo spettatore. L’obiettivo di questo elaborato è quello di analizzare gli esempi più importanti di questa rivoluzione, soprattutto per quanto riguarda gli allestimenti scenici. Vengono studiati i casi di autori che sono entrati nella memoria collettiva non tanto per il loro lavoro in ambito teatrale ma per essersi imposti in altri campi della creazione artistica, soprattutto pittorica e fotografica; grazie alle loro messinscene, hanno gettato le fondamenta per un nuovo modo di concepire il teatro. Nel primo capitolo vengono esposti e analizzati i lavori teatrali di Oskar Kokoschka, autore che rompe definitivamente con la tradizionale concezione naturalistica del dramma. Grazie alle sue opere per il teatro e l’apparato grafico correlato ad esse (ad esempio disegni e bozzetti per la messinscena) irrompe, sul palcoscenico, la poetica espressionista già indagata, contemporaneamente, nelle sue opere pittoriche. Argomento del secondo capitolo è l’attività teatrale di Vasilij Kandinksij. Le sue composizioni sceniche introducono un nuovo modo di concepire lo spettacolo teatrale, basato su un concetto di ‘astrazione’ e allontanamento dalla realtà oggettiva, due aspetti che già Kandinskij aveva cominciato ad approfondire sia nei suoi testi teorici che nei suoi quadri. Con Kandinskij il dramma teatrale viene liberato dalle catene che lo legano al testo scritto, esso esplode in uno spettacolo basato su forme, colori, movimento e musica, il suo fine ultimo è quello di risvegliare le emozioni più profonde dello spettatore. Oggetto di studio del terzo capitolo è la ricerca del laboratorio teatrale del Bauhaus. Oskar Schlemmer, direttore del laboratorio dal 1923, porta sul palcoscenico la meccanizzazione dell’evento teatrale. Nei suoi spettacoli la figura umana è essenziale, essa viene inserita in uno spazio geometrico dove il suo movimento diventa fondamentale per creare lo spazio teatrale. Il concetto di astrazione geometrica dell’ambiente scenico è alla base dei progetti per il teatro di Arnold Weininger, allievo del laboratorio del Bauhaus, i cui progetti per allestimenti teatrali possono ritenersi rilevanti per l’evoluzione del modo di concepire le rappresentazioni all’interno della scuola di Dessau. Un altro protagonista del teatro del Bauahus è Laszlo Moholy-Nagy. Egli, oltre a progettare numerose scenografie, teorizza il ‘teatro della totalità’ in cui, in polemica con le idee di Schlemmer, elimina totalmente la figura umana. Nel quarto e ultimo capitolo è parso utile inserire alcuni esempi significativi dei profondi cambiamenti a cui è sottoposto anche l’edificio stesso del teatro. Il flusso di cambiamenti che travolge il teatro tedesco dalla fine dell’Ottocento non investe esclusivamente il testo teatrale e la sua messinscena ma, con il Festpielhaus voluto da Richard Wagner, comincia a mutare anche il luogo stesso dove vengono rappresentati gli spettacoli. Sintomatici di questi cambiamenti sono i progetti per il Grosses Schauspielhaus ideato da Hans Poelzig e Max Reinhardt e il Totaltheater di Walter Groupius e Erwin Piscator. L’elaborato vuole, quindi, studiare il lavoro di individui la cui attività diventa un punto di partenza fondamentale per il mutamento e lo sviluppo del teatro tedesco del Novecento; essi gettano le basi di un cambiamento che sconvolge sia lo spettacolo rappresentato, sia il luogo in cui esso viene messo in scena.
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Turato, Lisa <1997&gt. "Salvador Dalì e la spettacolarità, scene e costumi del suo teatro surrealista". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20970.

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Il legame fra teatro e arte è sempre stato stretto. Nell’800 vi è una revisione critica dello spazio scenico che prende diverse strade: al naturalismo di Antoine, alla formazione della scuola simbolista del Théâtre de l’Œeuvre. Ma è principalmente la compagnia del Ballet Russe de Monte Carlo fondata da Sergej Pavlovič Diaghilev a portare sui palchi europei l’influenza delle maggiori personalità delle avanguardie dei primi del Novecento: primitivismo russo, cubismo, futurismo e metafisica. Il surrealismo come avanguardia si rivolge principalmente a una prospettiva linguistica ed autoriale. Salvador Dalì ha già una formazione scenografica giovanile, accompagnò Garcìa Lorca nella creazione delle scene di Mariana Pineda, a lui dedicherà poi The three cornered hat. Lavorerà come scenografo cinematografico amatoriale a fianco di Luis Buñuel, creando i manifesti visivi più importanti del movimento: Un chien andalou e L’age d’or. Espulso dal movimento, Dalì si lega al mondo del balletto; durante la Seconda Guerra mondiale insieme a Massine e Chanel inizia ad elaborare il suo capolavoro: Tristan Fou. Scappato negli Stati Uniti la possibilità di realizzazione dello spettacolo si smaterializza e le idee di Tristan Fou si trasformano negli spettacoli di Bacchanale e Labyrinth (solo nel 1944 riuscirà a creare il Tristan Fou). Le sue scenografie hanno una fantasia sfrenata e sconvolgente spesso causa di scandali; come nel caso di Salomè, le cui scene create per Brook nel 1948 portarono al licenziamento del regista. La collaborazione con Visconti a As you like it non solo lo battezzò nel teatro di prosa ma contribuì all’innovazione delle scene italiane molto arretrate rispetto ai palchi europei. Il successo ottenuto in America gli valse opportunità di collaborazione con registi come di Alfred Hitchcock e personalità come Walt Disney; in Italia lo portò alla partecipazione alle biennali di musica e teatro presso il Teatro della Fenice al seguito di Escobar e Alvary. La sua infinita fantasia e l’egocentrismo maniacale travolgono questi spettacoli al punto da far passare in secondo piano tutto il resto. Non stupisce che abbia scelto un vecchio teatro come sede del proprio museo in modo che la sua arte possa essere esposta come in un enorme spettacolo, in cui la sua vita sia in continua esposizione allo sguardo del pubblico pagante.
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Stefani, D. "L'orchestra del Teatro alla Scala nella prima metà dell'800. Organizzazione, funzioni, gerarchie". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/329672.

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Nel corso del XIX secolo l’orchestra di teatro si afferma come realtà stabile, sociale e finanziaria, un organismo cioè che si identifica sempre più con la città e con il teatro in cui opera, trasformandosi in una istituzione professionale, regolata da contratti e statuti. A Milano tutto questo si verifica in una fase storica delicata che vede in particolare tra il 1796 e il 1815 un mutamento di strutture amministrative, economiche e sociali senza precedenti. Sul piano culturale il teatro è il principale catalizzatore di attenzioni da parte delle autorità governative che – se inizialmente lo considerano un efficace veicolo di consenso e di diffusione di ideali, centro della vita culturale cittadina e luogo di aggregazione e di svago – trasformerà la loro azione in un crescente impegno di moralizzazione e di controllo poliziesco su ogni singolo aspetto dell’organizzazione teatrale. Scopo di questa tesi è analizzare come le diverse vicende politiche che hanno attraversato la Milano di quegli anni abbiano influito sull’amministrazione e la gestione quotidiana del Teatro alla Scala, e in particolare della sua orchestra.
During the Nineteenth Century the opera orchestra becomes a stable, social and financial reality, an entity that is increasingly identified with the city and with the theatre in which it operates, becoming a professional institution, governed by contracts and statutes. In Milan, all this occurs in a delicate phase of history that sees an unprecedented changing of administrative, economic and social structures, in particular transformed in a growing commitment of moralization and control of every aspect of theatrical organization. The aim of this thesis is to analyze how that period's political events have influenced the Teatro alla Scala administration and its daily management, in particular its orchestra's.between 1796 and 1815. Culturally the theatre is the main catalyst of attention from government authorities: while initially it is considered as an effective vehicle for consensus and dissemination of ideals, a centre of cultural life, a meeting and entertaining place, later it will be.
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Mattiello, Beatrice Andrea <1996&gt. "L’immagine del Giappone agli occhi dei viaggiatori russi: l’evoluzione prima e dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18378.

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Il presente elaborato approfondisce il tema dell’evoluzione del discorso russo sul Giappone prima e dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905), attraverso l’analisi di diari e resoconti di viaggio russi. Lo studio si divide in quattro capitoli: nel primo si presenterà generalmente il campo di ricerca sulla quale si basa l’elaborato, ovvero l’imagologia, e il panorama degli studi esistenti sul discorso russo riguardante il Giappone, mentre il secondo e il terzo si occuperanno specificatamente della rappresentazione russa del Paese del Sol Levante prima e dopo il conflitto. Nel quarto capitolo si confronterà la percezione dei viaggiatori russi col mito del “pericolo giallo” e nelle conclusioni si evidenzierà come il Giappone prima, ma soprattutto dopo la guerra, nonostante la sconfitta russa, venne rappresentato dai viaggiatori zaristi come una Potenza mondiale degna di rispetto, da imitare per le sue doti militari dimostrate durante il conflitto, al punto di diventare uno dei più stretti alleati dell’Impero zarista. Dal momento che gli studi riguardanti il tema trattato e basati specificatamente su diari e racconti di viaggio russi sono attualmente inesistenti, con questa tesi si ha l’obiettivo di fornire per la prima volta alla ricerca una panoramica generale riguardo l’evoluzione del discorso russo nel periodo pre e post-bellico. Tale studio risulterà, inoltre, utile per comprendere il mutamento delle relazioni tra l’Impero zarista ed il Paese del Sol Levante nel periodo preso in esame. Il presente elaborato è stato realizzato attraverso l’analisi di rari diari e resoconti di viaggio russi ed il loro confronto con studi sulla rappresentazione europeo occidentale del Giappone. Inoltre, sono stati presi in considerazione anche la letteratura scientifica più recente ed i manuali riguardanti la storia, la politica, l’economia e la società sia russa che giapponese, al fine di delineare il contesto storico e le relazioni nippo-russe.
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Rossi, Federica <1993&gt. "I «Notatori» di Pietro Gradenigo: musica e teatro nell'ambito del quotidiano a Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14277.

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La presente tesi si pone come obiettivo l’analisi di alcuni dati presenti nei «Notatori del Nobil Uomo Pietro Gradenigo», in particolar modo quelli inerenti alle arti performative e visive del mondo veneziano del XVIII secolo. Attraverso le consuetudini dell’epoca, riportate all’interno degli scritti di Gradenigo, è possibile comprendere la struttura di tale società ed il suo sviluppo, sia culturale che sociale.
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Cerioli, Lucilla <1987&gt. "La cultura possibile: nuove ipotesi di gestione economica e trasmissione di saperi. Il caso del teatro Valle di Roma". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1985.

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L'oggetto del lavoro di tesi che intendo analizzare ed approfondire ruota intorno all'esperienza di un nuovo tipo di gestione economica di un teatro storico, il più antico di Roma: il Teatro Valle. Questo processo, iniziato con l'occupazione del teatro stesso nel giugno scorso in seguito alla riduzione del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) e allo scioglimento dell'Ente Teatrale Italiano (ETI), ha portato e sta portando ad una modalità di autogestione e organizzazione che coinvolge attivamente la collettività e numerosi lavoratori del mondo teatrale e artistico, uniti nell'intento di dare vita ad uno spazio pubblico, aperto, dove la cultura, possa costituire un elemento unificante, democratico e accessibile per tutti. In particolar modo sarei interessata ad analizzare questa esperienza dal punto di vista economico-giuridico, come modello che, nel caso riuscisse a realizzarsi, costituirebbe un'iniziativa importante di azionariato collettivo e popolare che mira a dare una nuova vita e una nuova forma ad una realtà, quella teatrale, dello spettacolo e della cultura in generale, troppo spesso posta in secondo piano. La volontà del comitato del teatro di costituire una fondazione (Fondazione Teatro Valle Bene Comune per le Drammaturgie Italiane e Contemporanee) con uno statuto partecipativo che si propone come frutto di una reale collaborazione di tutti i cittadini, costituirebbe, nell'intento degli organizzatori, un segno importante, un tentativo di democratizzazione e di avvicinamento degli individui a un bene comune, il teatro stesso, così come al diritto alla formazione e alla conoscenza, spesso non sempre alla portata di tutti. Sotto un profilo organizzativo mi piacerebbe analizzare l'esperienza del teatro Valle come nascita di un nuovo tipo di assetto sociale, che si dichiara lontano dalle logiche privatistiche e dalle leggi del mercato, ma che allo stesso tempo necessita di inserirsi all'interno del tessuto urbano della città, con cui deve essere in grado di instaurare un dialogo proficuo nel lungo periodo. É proprio l'aspetto culturale e di offerta formativa che questa esperienza sta portando alla luce che ritengo interessante studiare: per analizzare la pluralità dei settori culturali coinvolti, il dialogo che una vicenda forte come questa e sicuramente “estrema” sotto molti punti di vista è riuscita a costruire con la collettività e se e in che modo si sta pensando di portarlo avanti in maniera proficua. Nondimeno risulta particolarmente interessante osservare le dinamiche e gli sviluppi che si sono necessariamente creati all'interno del gruppo in un'ottica di lungo periodo. I diversi punti di vista, le riflessioni e i dibattiti costituiscono uno spunto interessante per analizzare come i propositi e le motivazioni iniziali incontrino possibili naturali cambiamenti e di quanto la nuova “piccola” realtà costruita all'interno del teatro si discosti da una realtà più “istituzionale”. Trovo particolarmente stimolante occuparmi di questa esperienza e delle ragioni che ne stanno alla base perché rappresenta l'ultima di una lunga serie di forme di autogestione e coesione sociale che si stanno verificando in questi anni nel nostro Paese. Il Teatro Valle si caratterizza come punto di partenza cui sono seguite nuove forme di riappropriazioni di spazi pubblici come il Teatro Marinoni di Venezia, il Teatro Coppola di Catania e la tre giorni di dibattiti ai Cantieri Culturali della Zisa di Palermo.
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Pellegrini, Maria. "Fractures dramatiques dalla scena al testo : fondazione dello spazio teatrale : Storia del teatro dell'Oceano Indiano Madagascar, Maurice, Réunion". Cergy-Pontoise, 2006. http://biblioweb.u-cergy.fr/theses/06CERG0291.pdf.

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La production dramatique de l'Océan Indien est encore peu connue et fréquentée par les spécialistes de la littérature en prose et en poésie des îles de Madagascar, de Maurice et de la Réunion. Même si les poètes tels Malcolm de Chazal et Jacques Rabemananjara ont été les objets de nombreuses analyses, leur production théâtrale reste encore aujourd'hui inexplorée et ignorée par la majorité des critiques. Le but de notre étude est de compléter les articles occasionnels et lacunaires par un recensement ponctuel et une analyse sociocritique approfondie des auteurs des îles qui ont écrit pour les théâtres. Notre étude est divisé en deux parties : en une introduction historique dans laquelle on raconte l'établissement et la chute de l'empire colonial français dans les colonies de Madagascar, de Maurice et de la Réunion, suivi par l'approfondissement d'aucunes thématiques telles l'esclavage ou le marronnage, les années de la révolution française et la période postcoloniale. Le second chapitre, divisé en trois sections pour chaque île, est centré sur la mise au point de l'histoire du théâtre de l'Océan Indien pour la détermination et définition duquel on a institué chaque fois un parallèle avec les production et les expériences européennes et africaines
The dramatic literature of the Indian ocean's colonies is ignored by the specialist of the francophone narrative and poetry of the islands of Madagascar, Reunion and Mauritius. Even if Malcom de Chazal and Jacques Rabemananjara are largely known by the experts of the area, the analysis of the dramatic production is still defective. The purpose of our study is to complete the work of a few critics who have engaged on the exploration of the Indian Ocean's drama of the origins (Antoine Chelin for Mauritius, Michel Corvin for the Magalasy theatre) and the contemporary production. Our study is dividend into two parts : an historical introduction in which we consider the rising and the fall of the French colonial empire in the Indian ocean; the second chapter consists in the catalogue and analysis of various authors and styles that have dominated the indian ocean's production during the past century, trying to define the dramatic space of the islands comparing the local production with the european and african ones
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Pellegrini, Maria Mosseto Anna Paola Mouralis Bernard. "Fractures dramatiques dalla scena al testo : fondazione dello spazio teatrale Storia del teatro dell'Oceano Indiano Madagascar, Maurice, Réunion /". [S.l.] : [s.n.], 2008. http://biblioweb.u-cergy.fr/theses/06CERG0291.pdf.

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Reproduction de : Thèse de Doctorat en Lettres : Littératures francophones : Cergy-Pontoise : 2006. Reproduction de : Thèse de Doctorat en Lettres : Littératures francophones : Université de Bologne : 2006.
Thèse soutenue en co-tutelle avec l'Université de Bologne (Italie). Titre provenant de l'écran titre. Bibliogr. p.511-529. Index.
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Zamperini, Enrica. "Politica e corporeità sulla scena del teatro tragico: prospettive storico-religiose e antropologiche". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426332.

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The idea that there is an analogical relationship between the human body and the body of the polis and that the relationship takes the form of a city as a living organism, healthy or diseased, arises in the ancient Greek texts, both in the epic poems and in the lyric compositions. The focus of this research is on those tragedies in which the relationship between the hero’s diseased body and the body of the city corrupted by the stasis is more evident. In those tragic plays, the relationship is stressed by the analogy between stasis and nosos, between the civic strife and the disorder of the body, and it is expressed through a language common to politics and medicine. The analysis of some tragic heroes (Prometheus, Ajax, Heracles, Oedipus, Philoctetes and Orestes), conducted in a multidisciplinary perspective involving philological, historical, religious and anthropological features, has highlighted not only the linguistic intertwining of medical and political lexicon, but also the conceptual implications which result from that, without ignoring the historical, religious and anthropological features that the tragedy implies.
L’idea che tra il corpo umano e la polis vi sia una relazione analogica che si esplica nell’immagine della città come corpo politico è presente nei primi testi greci antichi epici e lirici. Questa ricerca ha prestato particolare attenzione a quelle opere tragiche in cui tale rapporto si concretizza e dove l’analogia assume le forme del corpo malato dell’eroe tragico e del corpo della polis corrotto dalla stasis. Un intreccio tra dimensione politica e medicina reso visibile dall’uso di un lessico medico comune che si carica via via di significati e sensi diversi che concorrono a delineare la complessa figura dell’eroe tragico, la cui malattia (nosos), conseguenza di una colpa, si ripercuote sullo stato di salute dell’intera città. L’analisi degli eroi tragici (Prometeo, Aiace, Eracle, Edipo, Filottete e Oreste), condotta in una prospettiva pluridisciplinare, ha messo in rilievo non soltanto gli scambi linguistici tra lessico medico e lessico politico, ma anche le implicazioni concettuali che ne derivano, senza tralasciare gli aspetti di carattere antropologico e storico-religioso contenuti nel testo tragico.
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BIANCHI, ARIANNA. "LA DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA E IL PROBLEMA DEL MALE. STUDIO SUL TEATRO DI BECKETT, KANE, KUSHNER". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171074.

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This Study focuses on the work of those contemporary dramatists who have chosen to take on the stage topical dramas and constitutive dilemmas of man, in his uninterrupted questions about the meaning of life, the value of existence, the presence of evil in the world. If the Twentieth Century has dismantled the idea of a general sense, a logical language able to read the facts of history in an orderly way, is the fragmentation, the partiality, the threshold in which the modern man can find a fruitful field of inquiry and can recognize his biography: new codes are needed, new formal models, although fed by the same drive hermeneutic. Looking at Samuel Beckett’s texts, considering the recent dramas by Sarah Kane and Tony Kushner, in these pages we analyze the fundamental characteristics of the contemporary theater, that we call "tragic": in its structure and peculiarity, we discover so the anxieties typical of our wretched days, as the need to confront the classical philosophical issues that have accompanied the theatrical experience since its emergence. Beckett, Kane and Kushner are regarded as authors capable of staging, of making visible on the scene, the wide range of horrors – from daily harassment to the devastation of genocide – that massively characterizes the current world; through their plays, the reader and the spectator can observe a merciless and extraordinary overview of what it means to stay in the world today, a detailed map of human action, even in its darkest and concealed aspects; in this sense, the enjoyment of such theatrical experience becomes particularly important, and produces an effect that we will not hesitate to define properly "cathartic".
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POZZI, VERA. "Il ruolo delle Accademie ecclesiastiche nella ricezione del kantismo nell'Impero russo. I casi di I.Ja. Vetrinskij e P.D. Jurkevic". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/313877.

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The thesis focuses on the reception of kantianism (especially, of Critique of pure reason) within Ecclesiastical academies of Russian Empire during XIXth century (1809-1866). The aim of this research is to introduce the reception of kantian philosophy in Orthodox thought, which has never been an object of special studies. Post-Sovietic widespread views used to read Orthodox thought as a hostile to Kantian philosophy, but their analysis shows a double methodological lack: they focused on a very few figures, taken as epigonic, and reduced Orthodox thought to “Russian religious thought” which began to spread out at the end of XIXth century. Following the recent trends in historiography of Russian philosophy, this reception is here examined in a speficic context (i.e. Ecclesiastical academies – a wide analysis of their features, both historical and philosophical is provided) and introduced from a point of view of two “case studies”: the first, I. Ja. Vetrinskij’s (Saint Petersburg Ecclesiastical academy) Institutiones Metaphysicae (1821), a latin handbook which historiography still didn’t take as an object of specific researches, shows the spread of rationalist post wolffian ideas combining with an ecletic lecture of Kant’s critical philosophy. The second, P.D. Iurkevich’s (Kiev Ecclesiastical academy) Razum po ucheniiu Platona i opyt po ucheniiu Kanta [Reason according to Plato’s Teaching and Experience according to Kant’s Teaching 1866], shows that the author was deeply familiar with both Platonic and Kantian philosophy, and his attempt to give a synthesis of their doctrines which could lead to an “ideal-realistic” perspective. Both cases are introduced as co-existing trends in “duchovno-akademicheskaja filosofija” (philosophy of Ecclesiastical academies). The text is introduced by a wide review of philosophical historiography about the reception of kantianism in Russia.
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Urban, Sara. ""Fino a che farò l'artista, sarò anche attrice". Uno studio sulla prassi teatrale di Adelaide Ristori". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423447.

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«As long as I am an artist, I will also be an actress». A study of Adelaide Ristori’s stage practice This dissertation investigates the stage practice of nineteenth-century star actress Adelaide Ristori: it aims at reconstructing both her working method and her acting style and at identifying, as a final and “open” conclusion, those features of her practice as a stock company stage manager that can be considered as signs of a progress towards modern stage direction. Several sources have been employed; the archival research took place mainly at Museo Biblioteca dell’Attore in Genova, holding a precious and considerable collection devoted to Adelaide Ristori (Fondo Ristori). Starting from some considerations about the little documented beginnings of Adelaide Ristori’s career in her artistic family, the first part of this dissertation reconstructs the working method the actress accurately practised in the years of her artistic maturity. Adelaide Ristori was an innovative actress. Every performance of hers was founded on the study of many sources – dramatic, literary, figurative – and on a double approach to the character, i.e. a rational and cognitive and an empathic approach. The artist then built her part upon two scores she worked out from such premises, that is to say a vocal and a physical score. These were the basis of the precise reconstruction of the emotional journey of the character she was to interpret, and of the connection between the actress’ body and the psychological motivation of the character. The actress worked out this complex construction of the part thanks to her constant concentration and the power of her stage presence. Every detail in the performance was carefully selected and built in an actorial work whose cornerstones were verisimilitude, formal restraint, a refined explication of the dialectic relation between the inner and outer self, the respect for the playwright’s intents and the individuation of the core motifs in the play allowing for the communication of ethical and poetical values. The ethical and educative value of the theatre was of primary importance in Adelaide Ristori’s theatrical history: through her artistic work she meant to embody a model enhancing the cultural and social re-evaluation of the theatre. She also wanted to represent and advertise a new image of the actor and above all of the actress as a virtuous being, an emblem of a profession worthy of being appreciated both on a human and on an artistic level. To promote these values on the stage, Adelaide Ristori included metatheatrical pieces in her repertoire; the leading characters of these plays are actresses whose parts – true manifestos of her poetics – voice her very idea of the theatre and art. The French plays we analyse in the second part of this dissertation are emblematic examples: Adriana Lecouvreur by Eugène Scribe and Ernest Legouvé and Béatrix ou La Madone de l’Art by Ernest Legouvé. In both cases we delineate the history of the play and we try to reconstruct – as far as possible – Ristori’s performance, mainly referring to the relevant promptbooks and the plentiful articles held in the Ristori Fund. As a conclusion, we offer some considerations on Ristori’s ensemble work with her company, the Compagnia Drammatica Italiana. An actress who fixed both her individual interpretation and the whole performance that she directed in a definite form, Adelaide Ristori appears as the emblem of an innovative conception of theatrical performance as a consistent and composite artistic event; in such work she played the role of an actress-manager who could guarantee aesthetic and poetical consistency, foreshadowing in some aspects the art of modern stage direction in Italy.
«Fino a che farò l’artista, sarò anche attrice». Uno studio sulla prassi teatrale di Adelaide Ristori La ricerca è incentrata sullo studio della prassi scenica della Grande Attrice ottocentesca Adelaide Ristori e si propone di definire concretamente il metodo di lavoro e lo stile attorale dell’interprete e di enucleare, quale ipotesi conclusiva e “aperta”, gli aspetti della sua pratica capocomicale come presagi di un approccio preregistico allo spettacolo teatrale. Le fonti utilizzate sono state molteplici e le ricerche d’archivio si sono svolte principalmente al Museo Biblioteca dell’Attore di Genova dove è conservato il ricchissimo Fondo Adelaide Ristori. Nella prima parte del lavoro, partendo da alcune riflessioni sulle origini assai poco documentate della carriera di Adelaide Ristori figlia d’arte, si è giunti alla delineazione del metodo di lavoro praticato, con precisione e minuzia, negli anni della maturità artistica. Attrice innovativa rispetto al passato, Adelaide Ristori basa ogni sua interpretazione sullo studio del testo e di svariate fonti (teatrali, letterarie, figurative) e su un doppio percorso di avvicinamento al personaggio, razionale-conoscitivo ed empatico. L’artista giunge poi ad un’elaborazione scenica dell’interpretazione fondata sulla definizione di una duplice partitura vocale e fisica, sulla quale si innesta una ricostruzione precisa del percorso emotivo del personaggio basato sull’organicità fra corpo e motivazioni psicologiche e sorretto – al momento dell’esecuzione – dalla costanza della concentrazione e dalla forza della presenza scenica. Tutto è scelto e costruito entro un lavoro attorico che deve rispondere ai criteri di verosimiglianza, misura formale, raffinata esplicazione della dialettica interno-esterno, adesione alla voce del drammaturgo, individuazione dei motivi d’interesse del testo per la comunicazione di valori etici e poetici personali. La valenza etica ed educativa del teatro è parte integrante della storia di Adelaide Ristori, tesa ad incarnare con il proprio operato artistico un esempio di rivalutazione culturale e sociale del teatro stesso. A ciò si accompagna il desiderio di proporre una nuova immagine dell’attore, e soprattutto dell’attrice, quale figura portatrice di valori morali, emblema di un mestiere degno di riconoscimento umano e artistico. Per affermare tali istanze ideali, Adelaide Ristori inserisce nel suo repertorio testi metateatrali con al centro parti di attrici che possono essere considerate “manifesti” della sua visione del teatro e dell’arte. Tra i casi più emblematici, vi sono due opere francesi, analizzate nella seconda parte di questo lavoro: Adriana Lecouvreur di Eugène Scribe ed Ernest Legouvé e Béatrix ou La Madone de l’Art di Ernest Legouvé. Per entrambi, si è delineata la storia dello spettacolo e si è tentato di ricostruire l’interpretazione del personaggio, in particolare mediante l’analisi dei copioni e dei ritagli stampa del Fondo Ristori. In conclusione, si sono proposte alcune riflessioni sul lavoro della Grande Attrice all’interno dell’ensemble della sua Compagnia Drammatica Italiana. Attrice che formalizza la propria performance individuale e analogamente l’intero spettacolo di cui è responsabile e “direttrice artistica”, Adelaide Ristori sembra infatti essere l’emblema di una innovativa concezione dello spettacolo come evento artistico coerente e composito, per la creazione del quale emerge la necessità di una guida capace di garantire uniformità estetica e poetica alla rappresentazione teatrale e tale da essere l’espressione di una interessante tensione preregistica.
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Tozzi, Giulia. "Le iscrizioni del santuario di Dioniso Eleutereo ad Atene e l'assemblea nel teatro. Funzione e valenza politica del sito tra V e I secolo a.C". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423537.

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The PhD dissertation here presented concerns the political significance and function of the theatre and the sanctuary of Dionysos Eleutherios in Athens in a chronological period which runs from the fifth to the first century B.C. Its primary aim is to investigate the practice of displaying inscriptions in the area of the theatre, in order to recognize the ideological value of the documents there exposed and, consequently, to understand the socio-cultural and political meaning of this specific site as an appropriate place for the publication of official texts within the city. This problem is the focus of the first part of the dissertation, which comprises a classification of all the inscriptions displayed in the area of the sanctuary of Dionysos during the Classical and Hellenistic periods. The selection and identification of the documents has been carefully conducted on the basis of the excavation data (fundamental for this research, though not always accurate in recording the precise provenance) and an analysis of their content (in those cases where the texts are not too fragmentary). It should be noted that we are dealing with texts which are often incomplete while other inscriptions which may once have been displayed in the area of the theatre have not survived. However the study of all the surviving inscriptions located in the site – together with an appreciation of each of them in its proper cultural and historical context – has enabled me to investigate in depth the political use and value of the theatre. I drew up a catalogue deploying categories to classify the different inscriptions (for example, decrees, catalogues, dedications, etc…) before arranging the texts within each section into chronological order. The most represented categories are honorific decrees and dedications, exhibited in the area to express gratitude to benefactors or citizens whose activities were linked in various ways to the sacral or theatrical practice of the site and whose behavior served as a model for Athenians. This catalogue provides the following information for each inscription: physical description, provenance, conservation status, dating, text with apparatus, current published editions, brief comment on the most remarkable aspects (concerning palaeography, language, chronology and content) of the document. The readings have been verified thorough autopsy of the texts at the Epigraphical Museum or at the Archaeological Site of the Acropolis. This compilation is complimented by two more sections concerning other inscriptions found in the area of the sanctuary whose original setting in the site is either plausible (section VI) or has to be definitively excluded (section VII); the reasons for the inclusion of each document in these two last sections are detailed in the accompanying notes. Some of the decrees collected in the catalogue explicitly indicate that the decisions handed down by the city were taken during an assembly held in the theatre of Dionysos. This theme lies at the heart of the political significance of the theatre and is the central concern of the second part of the dissertation. The political use of the theatre is attested for in many cities of the Greek world and must be analyzed with an understanding of the diverse values and functions which typified theatrical buildings in Greek society. However, this phenomenon becomes more complex in Athens, because of the presence in the city of a dedicated ekklesiasterion on top of the Pnyx, whose construction saw three different phases between the fifth and the fourth century B.C. and whose activity is documented in the written sources. The custom of assembling in the theatre – seldom documented in the fifth century before becoming more frequently attested to from the second half of the fourth century – is testified not only for the theatre of Dionysos, but also for that of Munichia at Piraeus, which was similarly used for the meeting of the ekklesia in this period. Therefore the second part of the thesis provides a detailed, diachronic examination of all the literary and epigraphic Greek texts mentioning the use of these two theatres as assembly places. Here the purpose is to investigate which factors determined why Athenians chose these sites for assemblies over the Pnyx and to understand how across time the theatre gradually came to supplant the role of the ekklesiasterion. In this regard, particular attention has been paid to the political use of the theatre in the fifth century – a time when the Pnyx was still in use as an assembly place, and the theatre had yet to assume its current monumental form in stone. The literary passages are analyzed individually, while the inscriptions are tabulated according to the formula used to indicate the place of the meetings. The evidence examined include a far more up-to-date survey than previous studies – which though few remain essential – thanks especially to the excavations conducted in the area of the Agora by the American School of Classical Studies in Athens from the 1930s. These sources are analyzed in parallel with an appreciation of the archaeological data pertaining to the Pnyx and the theatre of Dionysos: these data complement the evidence of the written sources, providing information about the shape and size of these sites and, consequently, on the number of people who could be accommodated there. In conclusion, the analysis of the broader material evidence together with historical sources suggests that – while political and ideological contexts remained always significant – changing practical needs after the fifth century were crucial to the changing location of political assemblies.
La tesi di dottorato qui presentata riguarda il significato e la funzione politica del teatro e al santuario di Dioniso Eleutereo ad Atene in un lasso cronologico intercorrente tra il V e il I secolo a.C. Scopo principale della ricerca è quello di analizzare la consuetudine di esporre epigrafi nell’area del teatro, al fine di comprendere il valore ideologico dei documenti ivi pubblicati e, di rimando, di approfondire il significato socio-culturale e politico che tale sito acquisì nel tempo in quanto spazio scelto all’interno della città per la pubblicazione di testi ufficiali. Questo tema costituisce il fulcro della prima parte della dissertazione, che comprende una catalogazione di tutte le iscrizioni pubblicate nell’area del santuario di Dioniso durante le età classica ed ellenistica. La selezione e l’identificazione dei documenti epigrafici raccolti è stata meticolosamente effettuata sulla base dei dati di scavo (fondamentali per questa ricerca, ma non sempre precisi nel registrare con esattezza il luogo di rinvenimento) e l’analisi del loro contenuto (nei casi in cui il testo non è troppo frammentario). È necessario porre l’attenzione sul fatto che tali testi documenti sono spesso lacunosi e che costituiscono un campione certamente limitato rispetto all’insieme di tutte le iscrizioni che potrebbero essere state pubblicate nell’area del teatro nel periodo in oggetto. Ad ogni modo, lo studio complessivo di tutte le epigrafi superstiti collocate nel sito – associato ad un riesame di ognuno di questi testi nel contesto storico-culturale che gli è proprio – ha consentito di approfondire l’uso e il significato politico del teatro. Le iscrizioni sono classificate nel catalogo in base alla tipologia epigrafica dei testi in diverse sezioni (decreti, cataloghi, dediche ecc.), all’interno delle quali i documenti sono organizzati in ordine cronologico. Le categorie epigrafiche più rappresentate sono i decreti e le dediche onorarie, ivi esposti per esprimere gratitudine verso personaggi legati a vario titolo all’attività teatrale o cultuale svolta nel sito e il cui lodevole comportamento nei confronti della città diventa modello per gli Ateniesi. Per ogni epigrafe inserita nel catalogo si forniscono le seguenti informazioni: descrizione e tipologia del manufatto, provenienza, stato di conservazione, datazione, testo con apparato critico, edizioni, commento puntuale sugli aspetti paleografici, testuali, linguistici e storico-cronologici ritenuti più rilevanti per l’esegesi del testo. Le iscrizioni, conservate nel Museo Epigrafico di Atene o nel sito archeologico dell’Acropoli, sono state riesaminate tutte autopticamente. Il catalogo è inoltre completato da due sezioni, in cui sono riunite altre epigrafi trovate nell’area del santuario, la cui pertinenza ad esso è tuttavia solo ipotizzabile (sezione VI) o da escludere (sezione VII); le ragioni che hanno determinato l’inclusione di tali iscrizioni in queste due ultime sezioni sono chiarite nelle note che corredano i singoli testi. Alcuni dei decreti raccolti nel catalogo indicano esplicitamente che la decisione varata dalla città e registrata per iscritto sulla stele fu presa durante un’assemblea tenuta nel teatro di Dioniso. Questo aspetto è molto significativo per l’indagine sulla valenza politica del teatro e rappresenta il tema centrale della seconda parte della tesi. L’uso assembleare del teatro è attestato per molte città del mondo greco e deve essere analizzato alla luce di quella pluralità di valenze e funzioni che contraddistinsero la natura stessa dell’edificio teatrale. Tuttavia, l’analisi di questo fenomeno per il caso ateniese è particolarmente interessante, poiché la città era di fatto dotata di un proprio ekklesiasterion sulla collina della Pnice, la cui costruzione vide tre diverse fasi edilizie tra il V e il IV secolo a.C. e la cui attività è documentata dalle fonti. La consuetudine di riunirsi nel teatro – raramente attestata nel V secolo a.C. e poi sempre più di frequente a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C. – è testimoniata non solo per il teatro di Dioniso, ma anche per quello di Munichia al Pireo, che fu analogamente usato per le riunioni dell’ekklesia in quel periodo. Dunque la seconda parte della tesi è dedicata ad un dettagliato esame diacronico di tutti i testi letterari ed epigrafici che menzionano l’uso di uno di questi due teatri come luogo di assemblea. Il fine è di indagare sui fattori che determinarono la scelta di questi luoghi per le riunioni al posto della Pnice e di comprendere in che modo nel tempo il teatro arrivò a sostituire il ruolo dell’ekklesiasterion cittadino. In questo senso, è analizzato con particolare attenzione l’uso politico del teatro nel V secolo a.C., periodo in cui la Pnice era ancora in uso come luogo di assemblea e il teatro doveva ancora assumere una forma monumentale. I passi letterari sono analizzati individualmente, mentre le iscrizioni sono catalogate in base alla formula utilizzata per indicare il luogo di svolgimento dell’assemblea. La quantità dei documenti epigrafici che attestano lo svolgimento di riunioni politiche nel teatro è notevolmente più consistente rispetto a quella presentata negli studi precedenti – che non sono numerosi, ma restano essenziali per questa ricerca – grazie soprattutto al consistente incremento di materiale dovuto agli scavi condotti nell’area dell’agorà dall’American School of Classical Studies in Athens dagli anni Trenta del Novecento. Le testimonianze epigrafiche e letterarie sono esaminate parallelamente ai dati archeologici che riguardano la Pnice e il teatro di Dioniso, dati che completano le notizie desumibili dalle fonti scritte, fornendo informazioni su forma e dimensioni dell’auditorium della Pnice e del theatron e, di conseguenza, sul numero di persone che poteva essere ospitato in tali spazi. In conclusione, l’analisi delle fonti e dei dati archeologici induce a concludere che – pur essendo rilevanti i motivi politici e ideologici – si deve dare il giusto peso a diversi fattori di ordine pratico che, dopo il V secolo a.C., furono senz’altro determinanti per il cambiamento del luogo di svolgimento delle assemblee.
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Donatiello, Federico. "Le prime traduzioni romene del teatro tragico italiano e francese e la formazione della lingua romena letteraria moderna (ca. 1830-1865)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3426778.

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The project focuses on the study of the language of some of Italian and French tragedies between 1831 and 1865, in the middle period of the modernization process of the Romanian literature. The proposal perspective is historical and linguistic, but at the same time, it intends to contextualize the linguistic and literary alterations that occurred in Romania in those years in both an European and romance vision. The script structure offers two introductory chapters on the historical­literary main issues and historical­linguistic's one. The third section of the doctoral thesis concerns the analysis of a very representative corpus of pièces translations (they were made between 1831 and 1865 in the Romanian Principalities): this corpus, composed of seven pièces, is entirely focused on the tragic repertoire and includes neoclassical tragedy, romantic dramasand and Italian opera libretto. Each piece is analyzed in a dedicated monograph that point out the features of lexical borrowing, in particular by identifying any presence of relationships of direct derivation from the original French or Italian words of neologisms. The final part of the work will place the phenomenon of Romanian pièces translations and the “romance Westernization” of the Romanian language in a romance and European context: Romanian thus fits into a process of linguistic interference ­which took place in Europe in that years­ who sees both in French and in Italian languages its two main cultural points of reference. From the point of view of the study of the lexical, this has meant the circulations of "Europeanisms", a supranational and distinctive of acculturated languages lexicon, based on Latin, Greek, French and Italian, which has put in place the ultimately rediscovery of Latin in the modern Romanian language.
Il lavoro è incentrato sullo studio della lingua di alcune traduzioni di teatro tragico italiano e francese realizzate tra il 1831 e il 1865, periodo centrale all’interno del processo di modernizzazione della lingua romena letteraria. La prospettiva proposta è storico­linguistica ma, allo stesso tempo, si intende contestualizzare i cambiamenti linguistici e letterari avvenuti in questo periodo nell’area romena in una visione romanza ed europea. La struttura dell’elaborato propone due capitoli introduttivi dedicati alle principali questioni storico­letterarie e storico­linguistiche. La terza sezione della tesi è dedicata all’analisi di un corpus di traduzioni teatrali rappresentative realizzate tra il 1831 e il 1865 nei Principati Romeni: questo corpus, composto di sette opere teatrali, è interamente centrato sul repertorio tragico e comprende sia tragedie neoclassiche, sia drammi romantici sia un libretto d’opera italiano. Ogni opera viene analizzata in un’apposita monografia evidenziando le caratteristiche dei prestiti lessicali, in particolare individuando l’eventuale presenza di rapporti di derivazione diretta dei neologismi dall’originale francese o italiano. La parte finale del lavoro intende collocare le traduzioni teatrali romene e, più in generale, la modernizzazione del romeno letterario in un contesto romanzo ed europeo: questo si inserisce in un processo di interferenza linguistica europea che vede nel francese e nell’italiano i suoi due principali punti di riferimento. In particolare, dal punto di vista lessicale, questo ha significato la diffusione degli “europeismi”, un lessico sovranazionale e caratteristico delle lingue di cultura, esemplato sul latino, sul greco, sul francese e sull’italiano.
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SALVI, GRETA. "CULTURA TEATRALE E SCENARI URBANI NELLA MILANO DEL TRIENNIO CISALPINO (1796 - 1799): TRA IMPIANTI TRADIZIONALI E INFLUENZE FRANCESI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/2030.

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Nel Triennio 1796-1799, si svolge la breve parabola della Repubblica Cisalpina, una delle unità politiche fondate da Napoleone Bonaparte nel corso della Campagna d’Italia. Il presente lavoro studia la cultura teatrale e gli aspetti performativi che caratterizzano la Cisalpina e soprattutto la sua capitale, Milano, in questa congiuntura storica. La tesi che si vuole sostenere riguarda l’uso delle pratiche performative come strumento di educazione popolare e di diffusione dei principi della Rivoluzione del 1789. Un intento perseguito, con differenti finalità, tanto dalle autorità francesi quanto dai patrioti italiani filo-rivoluzionari. La trattazione si articola intorno a tre nuclei fondamentali: i mutamenti urbanistici e architettonici intervenuti a Milano durante il Triennio, la teoria e la pratica teatrale, la forma para-performativa delle feste pubbliche. Le relazioni culturali tra Italia e Francia sono state oggetto di particolare attenzione. La documentazione su cui lo studio si basa è costituita da edizioni a stampa di testi teatrali, descrizioni di feste, editti, corrispondenza e periodici dell’epoca conservati presso biblioteche e archivi milanesi e parigini.
In the Triennium 1796-1799 took place the short life of the Cisalpine Republic, one of the political units founded by Napoleon Bonaparte during the Italian Campaign. This work studies the theatrical culture and the performing aspects which characterized the Cisalpine Republic and particularly its capital, Milan, in that historical juncture. The thesis asserted here is about the use of performing practices as an instrument of popular education and spreading of the principles of the 1789 Revolution. This aim was pursued by both French authorities and Italian pro-Revolution patriots. This work tackles three main points: the architectural and urban changes which affected Milan during the Triennium, the theory and practice of theatre, the public celebrations. The cultural relations between Italy and France have been investigated with special attention. This study is based on some documents kept in archives and libraries of Milan and Paris, such as printed editions of theatrical plays, records of celebrations, correspondence and periodicals from the age of the Cisalpine Republic.
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SALVI, GRETA. "CULTURA TEATRALE E SCENARI URBANI NELLA MILANO DEL TRIENNIO CISALPINO (1796 - 1799): TRA IMPIANTI TRADIZIONALI E INFLUENZE FRANCESI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/2030.

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Nel Triennio 1796-1799, si svolge la breve parabola della Repubblica Cisalpina, una delle unità politiche fondate da Napoleone Bonaparte nel corso della Campagna d’Italia. Il presente lavoro studia la cultura teatrale e gli aspetti performativi che caratterizzano la Cisalpina e soprattutto la sua capitale, Milano, in questa congiuntura storica. La tesi che si vuole sostenere riguarda l’uso delle pratiche performative come strumento di educazione popolare e di diffusione dei principi della Rivoluzione del 1789. Un intento perseguito, con differenti finalità, tanto dalle autorità francesi quanto dai patrioti italiani filo-rivoluzionari. La trattazione si articola intorno a tre nuclei fondamentali: i mutamenti urbanistici e architettonici intervenuti a Milano durante il Triennio, la teoria e la pratica teatrale, la forma para-performativa delle feste pubbliche. Le relazioni culturali tra Italia e Francia sono state oggetto di particolare attenzione. La documentazione su cui lo studio si basa è costituita da edizioni a stampa di testi teatrali, descrizioni di feste, editti, corrispondenza e periodici dell’epoca conservati presso biblioteche e archivi milanesi e parigini.
In the Triennium 1796-1799 took place the short life of the Cisalpine Republic, one of the political units founded by Napoleon Bonaparte during the Italian Campaign. This work studies the theatrical culture and the performing aspects which characterized the Cisalpine Republic and particularly its capital, Milan, in that historical juncture. The thesis asserted here is about the use of performing practices as an instrument of popular education and spreading of the principles of the 1789 Revolution. This aim was pursued by both French authorities and Italian pro-Revolution patriots. This work tackles three main points: the architectural and urban changes which affected Milan during the Triennium, the theory and practice of theatre, the public celebrations. The cultural relations between Italy and France have been investigated with special attention. This study is based on some documents kept in archives and libraries of Milan and Paris, such as printed editions of theatrical plays, records of celebrations, correspondence and periodicals from the age of the Cisalpine Republic.
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DEL, DOTTORE MARINA. "Viaggio, esplorazione, guerra nella fotografia e nei documenti di una casata borghese tra Ottocento e Novecento: catalogazione e studio del fondo fotografico Camperio". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1433.

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Questo lavoro desidera presentare la catalogazione e lo studio del Fondo Fotografico Camperio, oggi conservato presso la Biblioteca Civica di Villasanta (MI) e parte del fondo archivistico familiare denominato Fondo Camperio. In particolare, la collezione fotografica della famiglia Camperio è analizzata evidenziando la specifica rilevanza della fotografia di viaggio in essa contenuta, in quanto chiave interpretativa della raccolta, ma anche manifesta espressione del gusto, dell’etica della visione, e della immediata continuità della trasmissione di valori ed idee da una generazione all’altra di questa famiglia dell’alta borghesia italo-francese, in un periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento alle soglie della Seconda Guerra Mondiale. Negli album fotografici dedicati al viaggio, che costituiscono il nucleo più consistente e rilevante del Fondo Fotografico Camperio, si riverbera l’andamento di un processo di trasmissione di valori culturali e princìpi ideologici che si riversano con formidabile coerenza, e senza soluzione di continuità, da una generazione all’altra, costruendo una solida tradizione familiare che trova proprio nella pratica del viaggio, e nella sua condivisione diretta o traslata grazie alla raccolta di documentazione fotografica e produzione diaristica, uno dei suoi elementi portanti. L’analisi degli atti dell’Archivio familiare coadiuva l’individuazione di questo percorso, arricchendo e confermando le ipotesi formulate con lo studio diretto dei fototipi. I materiali fotografici sono analizzati dai punti di vista formale, storico e stilistico, tenendo conto dell’insieme dei rapporti che accompagnano l’oggetto; dell’influenza della tradizione occidentale delle arti figurative sulle scelte degli autori; delle istanze del pubblico, di quelle della committenza, e dei condizionamenti imposti dalle aspettative di questi fruitori; del significato ideologico e simbolico, alla fine del XIX secolo, dell’uso di un medium moderno quale la fotografia, e del suo accoglimento da parte del pubblico; delle specifiche circostanze che condussero alla produzione e raccolta delle fotografie da parte dei Camperio. Sono infine illustrati metodo e strategie adottati per la catalogazione (realizzata per la Regione Lombardia ed il Comune di Villasanta) e la valorizzazione del Fondo Fotografico Camperio, con particolare riguardo alla pubblicazione online delle Schede F ed ai percorsi di navigazione da queste ultime alle schede descrittive dei documenti d’archivio ad esse correlati. Il catalogo completo del Fondo Fotografico Camperio è consultabile online, in quanto pubblicato nel portale internet della Regione Lombardia dedicato ai Beni Culturali www.lombardiabeniculturali.it .
This study is intended to present the Camperio Family Photographic Collection and to highlight the specific relevance of the travel photography it contains as a key both to the interpretation of the whole Collection and to the ethics of vision of the members of this 19-20th century upper middle class French-Italian family. To the members of this family, travel and travel photography had been primary tools both to frame the world and to relate themselves to their own time. The photographic eye, focusing on natural resources as well as on natural, technological and artistic wonders and on wartime, unveils the ethics of vision of the collectors, and paradigmately reflects the cultural climate of their age. The ideological transmission from parents to sons that emerges from the analysis of both photographic and related archival materials is also a fil rouge that goes through the collection, and gives it a coherence seldom met in other family funds.The Camperio Photographic Collection is housed in the Biblioteca Civica di Villasanta (Villasanta (MI), Italy). It has been catalogued by the author for the Cultural Heritage Information System of Cultural Department of Lombardy, and can be found online (Beta version): http://www.lombardiabeniculturali.it/percorsi/camperio/1/ _________________________ The Camperio Family Photographic Collection (Fondo Fotografico Camperio) is part of the Camperio Family Fund (Fondo Camperio), a 19-20th century family fund housed in the Biblioteca Civica di Villasanta (Villasanta Civic Library) that holds together the Family Archive, the Family Library, and the Photographic Collection itself. The Photographic Collection was gathered over one century by the members of the family who took, bought and ordered photographs to document their enterprises. The collection contains pictures made by renowned photographers, scholars, explorers and by the Camperios themselves. It hosts several photographic genres, but it is expecially devoted to travel photography as the greatest part of the pictures was made or acquired during the many journeys undertaken by the family members in Africa, Egypt, Far East, Australia, Russia. This relevant historical photographic collection came to us in exceptionally good conditions, as it is integrated in the undivided, original archival context which is in almost intact state and provides useful material to determine the collection’s stratigraphy. The family Archive holds a wide range of documents (travel diaries, letters, essays…) that give account of the interests and activities in which the Camperios were involved, among which travel held a front-rank position. Also, it often provides straightforward reference to picture taking and collecting. The family Library is mainly composed by geographical and military literature, thus reflecting the great interest of the family members in geographical exploration and travel, and giving further evidence (in the many illustrated magazines and books) to the importance of photographic image as a tool to classificate, reduce and take possession of the world. During the second half of the 19th century and until World war 2, travelling had been a fundamental activity for to the members of this family. They interpreted journey in all its nuances, from exploration to tourism to war campaigning, and travelled extensively all around the world with a sense of essential necessity and an effortless attitude, in times when such an activity was no ordinary matter. The relevance of travel as an experience by means of which the Camperios related themselves to the world and to their own time is highlighted not only by the prominence that this activity had in the education of all the family members, but also in the importance that it had in the pursuing of their goals and in the developement of their professional careers. Italian Unification patriots, explorers, colonial entrepreneurs, philanthropists, professional soldiers, amateur photographers, the Camperios, both men and women, were extremely active personalities permeated with positivist tought and committed to international promotion, modernization and progress of Italy. Following their father’s steps, the young Camperios travelled extensively, collected slices of world through photography, and pursued the accomplishment of projects in line with their parent’s ideals. Taken as a whole, the Camperio Fund goes beyond the boundaries of the local or strictly personal experience, providing visions of the social, economical and political international history of the times. It also shows how ideological transmission from generation to generation worked as a leitmotiv declined in various ways in the personal choiches and cultural orientation of the members of the family. This ideolgical continuum is mirrored in the Photographic Collection and represents its strongest unifying element, its coherence being not merely provided by the thematic element (the travel) or by the collectors family membership.
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Pirisino, Claudio. "Autour de la "regìa". La mise en scène en Italie : 1893-1943. Protagonistes, histoires, débats". Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2017. http://www.theses.fr/2017USPCA153.

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Cette thèse s'inscrit dans une dynamique de recherche qui seulement récemment a commencé à remettre en discussion une doxa de l'historiographie théâtrale un peu simpliste: dans le contexte italien, l'avènement de la mise en scène moderne serait un phénomène tardif, par rapport à d'autres Pays, comme par exemple l'Allemagne, la France, la Russie. Ce « retard » trouverait son origine dans la persistance d'une tradition autoréférentielle de l'acteur. Le système dans lequel il se produit - un système de troupes nomades, en l'absence d'un pôle théâtral hégémonique comme pouvait l'être Paris pour la France - serait inévitablement réfractaire à l'intrusion d'une figure artistique perçue comme étrangère: le metteur en scène. Il faudrait attendre l'après-guerre pour assister en Italie à l'affirmation de ce qu'on appelle la regìa. Ce lieu commun de l'historiographie a véhiculé une série d'équivoques et d'approximations qui aplatissent un phénomène comme l'affirmation de la mise en scène moderne, nourrissant ainsi un discours téléologique de progrès qualitatif.Une série de recherches menées à partir des années 2000 nous invite cependant à considérer la mise en scène comme un aspect de l'art théâtral dans toute sa complexité. Des concepts comme ceux de proto-regia (proto-mise en scène, Perrelli, 2005), de continuité/discontinuité (Sarrazac-Consolini, 2010), montrent les limites d'une définition univoque de cet art. Sous cette lumière, le contexte italien apparaît alors comme un terrain en friche. Une étude récente a justement montré la sensibilité du système italien envers l'œuvre des maîtres européens de la scène, en tournée dans la Péninsule entre 1911 et 1940 (Schino, 2008).Nous nous proposons alors de revenir d'une part sur la construction de l'idée du « retard », et sur les raisons qui ont fait de la mise en scène un véritable graal, d'une autre part nous souhaitons souligner de quelle façon cet art émerge en Italie justement à partir de la présupposée cause du retard: l'acteur. L'avènement de la mise en scène ne serait donc pas une épiphanie brusque, mais un art qui s'exprime de manière différente, selon le modus operandi des artistes et en fonction des caractéristiques du système théâtral
This doctoral thesis challenges the simplistic doxa in theatre historiography that views genesis of theatre direction in Italy as a late phenomenon in comparison to other countries such as Germany, France, and Russia. This “delay” is thought to be due to the actor’s persistent self-referential tradition. According to the doxa, the Italian theatre system would have been resistant to the introduction of the new role of director, which was perceived as extraneous. This situation would have been caused in Italy by the popularity of wandering companies and the absence of a dominant theatrical focal point such as Paris was in France. The phenomenon of a strictly speaking regìa would have only emerged after the Second World War. This view has led to a series of misinterpretations and misunderstandings that oversimplify the phenomenon of the development of modern direction, favouring a teleological argument of qualitative progress. However, a number of studies carried out from the 2000’s encourage us to consider the direction as a complex aspect of the theatrical art. Concepts such as ‘proto-direction’ (Perrelli, 2005) and continuity/discontinuity (Sarrazac-Consolini, 2010), show the limits of an univocal definition of this art. In light of these studies, the Italian panorama appears as an uncharted territory. A recent study of the European directors’ tours in Italy for the years from the 1911 to 1940, has actually demonstrated the Italian system’s responsiveness (Schino, 2008).My research investigates the origin of the concept of “delay”, and the reasons by which theatre direction in Italy came to be considered by scholars as some sort of grail. I also highlight how direction in Italy emerges from the main source of the supposed delay itself: the actor. Indeed, the appearance of theatre direction is not abrupt; but rather a multifaceted art, which changes according to artists’ modus operandi and is dependent on the characteristics of the theatrical system
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Sokolova, Iana. "Pittura veneta a San Pietroburgo sotto i regni di Elisabetta e Caterina II (1741-1796)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3423318.

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Il presente lavoro pone la lente d’ingrandimento sui rapporti artistici e culturali intercorsi tra la Repubblica di Venezia e l’Impero Russo nel XVIII secolo, dando rilievo alla presenza della pittura veneta a San Pietroburgo. Il consolidamento dei legami con Venezia, avviato nell’epoca di Pietro il Grande, aveva permesso alla pittura veneta di ‘espandersi’ fino alle sponde della città sul fiume Neva. Negli anni venti del Settecento il primo pittore veneto ad arrivare in Russia è Bartolomeo Tarsia, mentre bisogna aspettare il regno di Elisabetta Petrovna, figlia dello zar Pietro, per vedere all’opera contemporaneamente un gran numero di artisti veneti: Giuseppe Valeriani, Antonio Peresinotti, Pietro e Francesco Gradizzi, Francesco Fontebasso, Pietro Rotari, Andrea Urbani e Carlo Zucchi. In primo luogo, sono state indagate le condizioni di vita e di lavoro dei pittori veneti a San Pietroburgo con un’attenzione particolare agli ingaggi, ai privilegi e ai rapporti relazionali. Successivamente si sono prese in esame da una parte l’attività decorativa all’interno delle fastose residenze imperiali, come i Palazzi d’Inverno, i Palazzi d’Estate, il palazzo di Caterina a Tsarskoe Selo e quello di Peterhof, dall’altra l’insegnamento nelle più grandi istituzioni di formazione artistica della Russia dell’epoca. Sono stati poi delineati i profili biografici di Diego Bodissoni, Giuseppe Dall’Oglio e Pano Maruzzi, attivi come intermediari e commercianti d’arte, i quali hanno il merito di aver favorito l’approdo di dipinti della scuola veneta a San Pietroburgo.
The present work places the magnifying glass on the artistic and cultural relations between the Republic of Venice and the Russian Empire in the eighteenth century, highlighting the presence of Venetian painting in St. Petersburg. The consolidation of ties with Venice, initiated in the era of Peter the Great, had allowed Venetian painting to 'expand' to the banks of the city on the Neva river. In the 1720s the first Venetian painter to arrive in Russia was Bartolomeo Tarsia, while it was necessary to wait for the reign of Elisabetta Petrovna, daughter of Tsar Pietro, to see a large number of Venetian artists at work at the same time: Giuseppe Valeriani, Antonio Peresinotti, Pietro and Francesco Gradizzi, Francesco Fontebasso, Pietro Rotari, Andrea Urbani and Carlo Zucchi. First of all, the living and working conditions of Venetian painters in St. Petersburg were investigated, with particular attention paid to engagements, privileges and interpersonal relations. Subsequently, the decorative activity within the sumptuous imperial residences, such as the Winter Palaces, the Summer Palaces, the Catherine Palace in Tsarskoe Selo and the Peterhof Palace, were examined on one hand, while on the other hand, the teaching in the largest institutions of artistic education in Russia at the time. The biographical profiles of Diego Bodissoni, Giuseppe Dall'Oglio and Pano Maruzzi were also outlined, active as intermediaries and art dealers, who have the merit of having favoured the arrival of paintings of the Venetian school in St. Petersburg.
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PIERALLI, CLAUDIA. "Un inedito del pensiero estetico russo: studio critico del trattato "Otkrovenie iskusstva" (1930-1937) di N. Evreinov". Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/2158/836145.

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Resumen
This research aims to analyse an unpublished work of Russian Aesthetic Thought, the treatise "Otkrovenie Iskusstva" (a1930-37), written by N.N. Evreinov, during his exile in France. The text, being regarded as an attempt to build a complete philosophical interpretation of the experience of art, stands ad a remarkably interesting source when studying cultural heritage left by the Russian emigrants of the first wave. In order to provide a wide critical insight into this work, the research is divided in two sections. The first part is intended to be a complete introduction to the life and work of the author, a widely known Russian director of the Avnt-garde, as well as playwright, theoreticianp f art and theatre. The second section is dedicated to the critical analysis of "Otkrovenie Iskusstva: beginning fron its stylistic and lexical features, the thesis delves deeper into the pure philosophical-aesthetical contents of the work. The retroactive comparison to earlier theatrical thoughts by the author, is here considered as the main interpretational key, although all sorts of influences are taken into consideration, including the author's deep involvement in the Russian Masonic movement in Paris during the Thirties. This thesis is also provided with a number of appendixes: the transcription of one chapter of the treatise, and a glossary of the most significant terms to help the reader gather a full outline of Evreinov's aesthetical conceptions.
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SUZZI, CLAUDIO. "Per una storia del teatro in carcere: la Regione Toscana. Origini, percorsi, esperienze". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1150805.

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Il teatro in carcere si pone oggi come un fenomeno in estremo movimento in quanto, a livello storiografico, data la sua recente formalizzazione, non è stato ancora osservato in una prospettiva critica tale da inserirlo in un discorso ampio, svincolato dalle manifestazioni in atto che lo hanno caratterizzato e che lo pongono oggi come una delle forme teatrali di ricerca maggiormente fertili di novità. La ricerca si pone quindi l’intento di voler inserire tale campo d’indagine in un quadro storico maggiormente dettagliato, procedendo dalle sue origini, per poi analizzare quella che è stata una delle esperienze fondamentali per la sua evoluzione, sia in ambito nazionale che europeo, e cioè quella della Regione Toscana. Partendo dal supporto dell'Ente regionale al teatro in carcere, che ha permesso sul piano strutturale l’affermazione della Compagnia della Fortezza di Volterra, fino ad arrivare alla costituzione del primo Coordinamento Regionale del Teatro in Carcere, in una visione di rete che ha riunito quattordici compagnie teatrali che nel tempo hanno abitato le carceri del territorio, la Regione Toscana nel corso di un trentennio è divenuta un «modello», alla quale si sono ispirati altri enti a carattere nazionale e internazionale. Il piano dell’opera si divide in cinque capitoli attraverso i quali, come espresso nel titolo, si sono approfondire le origini, i percorsi e alcune esperienze di rilievo, nate intorno a di questa complessa forma artistica.
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pratelli, benedetta. "TEATRO PIAZZA FESTIVAL. Storia del fenomeno festivaliero in Italia dal secondo dopoguerra a oggi". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1279239.

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La tesi analizza l'evoluzione del fenomeno festivaliero, avvenuta nella seconda metà del Novecento, soffermando l’attenzione in particolar modo sul rapporto tra festival e territorio. Prendendo in esame alcuni casi di studio (tra cui il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Festival di Santarcangelo e il Festival VolterraTeatro) la prima parte dell'elaborato ha un approccio storiografico, di ricostruzione dei rapporti tra la politica dei festival e lo spazio di realizzazione e fruizione dell’evento. La seconda parte, invece, compie un approfondimento teorico che, attraverso un approccio transdisciplinare, analizza l'oggetto festival da più angolazioni, evidenziandone caratteristiche sceniche peculiari, obiettivi di produzione e di relazione con diverse tipologie di spettatore.
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MEGALE, TERESA. "La città in festa. Tipologie dello spettacolo nella Napoli del primo Seicento". Doctoral thesis, 1994. http://hdl.handle.net/2158/627388.

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ROMA, ALDO. "Giulio Rospigliosi, San Bonifatio. Studi ed edizione critica". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/926395.

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Questa ricerca ha avuto come obiettivo la redazione dell’edizione critica del libretto di “San Bonifatio” (1638), uno dei melodrammi agiografici composti da Giulio Rospigliosi (1600-1669) e messi in scena presso la corte papale di Urbano VIII Barberini. Lo studio filologico del testo, condotto in via preliminare su una selezione tra i testimoni manoscritti superstiti – e in previsione di una monografia che invece accolga la collazione integrale di tutte le copie che trasmettono il libretto –, è stato accompagnato da una sua analisi critica, tesa a mettere in luce la caratteristica, riscontrabile nella drammaturgia di Rospigliosi, di essere “cassa di risonanza” di diverse opere, topoi e modelli letterari propri della cultura teatrale della Roma barocca. Si è quindi contestualizzato il testo con un’analisi secondo categorie più propriamente storiografiche, rintracciando gli elementi ideologici che possono essere letti come acme e veicolo del preciso programma politico del mecenatismo barberiniano.
This research aimed at preparing a critical edition of the libretto of “San Bonifatio” (1638), one of the hagiographical operas written by Giulio Rospigliosi (1600-69) and staged at the papal court of Urban VIII Barberini. Preliminary based on a selection among the surviving manuscript witnesses—and in anticipation of a monograph which will include the integral collation of all the sources—the philological study of the text has been followed by a critical analysis. The libretto has been explored for how it was a ‘sounding board’ for other works, topoi and literary models that layered and settled on the theatrical culture of Baroque Rome. Subsequently, the text has been contextualised and analysed with historiographical categories, tracing in it the ideological elements which can be read as acme and vehicle for a specific political design of the Barberini patronage.
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VORONINA, Iuliia. "Il lessico religioso nella prosa di A.P. Čechov. Analisi dei racconti pasquali. Религиозная лексика в прозе А.П. Чехова. Анализ пасхальных рассказов". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251616.

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Lo scopo del lavoro è l'analisi lessicale e semantica dei racconti pasquali di A.P. Čechov nell'originale e nelle traduzioni in italiano. L'oggetto della ricerca prevede un approfondimento sulla tradizione dogmatica, rituale e lessicale della Pasqua ortodossa. Il tema dello studio concerne l’analisi di sei racconti di Anton Čechov (Verba, Kazak, Svjatoj nočju, Na strastnoj nedele, Student, Arhierej), in cui viene descritta questa tradizione e la loro traduzione in italiano. La ricerca intrapresa è il primo lavoro a scopo didattico sulla lingua russa come lingua straniera, in cui viene posta particolare attenzione alla tradizione ortodossa pasquale e alla sua rappresentazione nel testo letterario. Come risultato del lavoro svolto è stato creato un glossario utile a rappresentare in modo più analitico il risvolto culturale e sociale della ritualità religiosa attraverso la letteratura, utile ad un pubblico italiano interessato ad approfondire la tradizione religiosa russa-ortodossa dal punto di vista linguistico e culturologico. L’analisi dei racconti di Pasqua di Čechov nell'originale con la comparazione delle traduzioni in italiano in una prospettiva diacronica (Leonardo Kocemski 1936 Mondadori, Alfredo Polledro 1951 Bur Rizzoli, Agostino Villa 1962 Enaudi, Giacinta De Domenicis Jorio 1963 Mursia, Olga Malavasi Arpshofen 1963 Mursia, Monica Gattini Bernabò 1984 Editori Riuniti, Bruno Osimo 1996 Mondadori,Vittoria De Garvado 2012 San Paolo) offre un approccio metodologico attraverso il testo letterario agli studenti italiani di lingua russa di livello avanzato, da B1 a C2, intendendo rispondere alla necessità di un ampliamento degli strumenti lessicali, utili ad una corretta analisi interpretativa testuale e contestuale, proponendo scelte traduttive più corrette e prossime all’intenzione dell’originale.
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SPERANZA, FRANCESCO. "Camillo Marcolini Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Dresda e della Manifattura di Porcellana di Meißen". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1151843.

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PIAZZESI, SANDRO. "Didascalia cioè dottrina comica di Girolamo Bartolommei (1658-1661). Saggio e edizione". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/828890.

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Saggio ed edizione critica del trattato di Girolamo Bartolommei, Didascalia cioè dottrina comica libri tre: opera stampata a Firenze la prima volta nel 1658 e successivamente ripubblicata nella stessa città nel 1661 con ampliamenti e correzioni. L’intento dichiarato di Bartolommei (Firenze1584 - ivi 1662) è quello di offrire ai giovani accademici un vademecum di precetti poetici necessari a ridefinire le caratteristiche della ‘ben ordinata commedia’, che viene da lui idealmente identificata con la «commedia di mezzo» dei greci. Di questo modello mediano, lontano dagli eccessi comici e caratterizzato dal valore etico e sociale della fabula allegorica, il letterato fiorentino propone, nel terzo libro, diciannove «abbozzi di commedie di mezzo» (un repertorio di favole nelle quali si colpiscono i vizi e si premiano gli atteggiamenti virtuosi) che traducono sul piano della finzione letteraria i principi poetici enunciati nei primi due libri. Il senso didascalico del trattato trova così il suo compimento, procedendo, secondo il metodo deduttivo, da questioni di ordine generale –definite sulla scorta delle molte auctoritaes antiche e moderne citate- alla particolarità degli esempi. Lo scritto di Bartolommei, che rientra a pieno nel genere dei trattati didascalici, offre una dissertazione sulla commedia colta, quale elogio della virtù e satira dei vizi, una tipologia drammaturgica da contrapporre alle licenziosità amorose delle commedie moderne. La Didascalia si colloca nell’ambito di una speculazione poetica controriformista che interessa il teatro d’accademia e delle confraternite, dal circolo romano degli Umoristi ai consensi fiorentini dei Cruscanti, degli Svogliati, degli Apatisti, degli Immobili, dell’Arcangelo Raffaello. Cenacoli dei quali Bartolommei fece parte attivamente e nei quali il diletto poetico era interpretato in funzione della sua utilità etica e sociale, secondo l’assimilata rilettura cristiana dell’Etica Nicomachea di Aristotele. La tesi propone nella prima parte i risultati della ricerca sul letterato Bartolommei e la sua opera che, a buon diritto, può essere considerata rappresentativa della cultura letteraria del pieno Seicento, fra visioni etico moraleggianti dell’arte e istanze di fruibilità del prodotto artistico nella sua resa drammaturgica. Nella seconda parte si presenta la prima edizione critica moderna della Didascalia corredata da apparati critici, indici delle fonti e dei nomi e da un’introduzione nella quale si avanza una lettura commentata del trattato. A testo si è messa l’ultima versione, ampliata e corretta dall’autore per la stampa del 1661 ed in apparato si registrano le varianti con la precedente edizione del 1658.
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DI, CINTIO ELEONORA. "I viaggi di Penelope. Testi e contesti della Penelope di Domenico Cimarosa". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1079265.

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Il lavoro ha come oggetto l'opera "Penelope", dramma per musica di Giuseppe Maria Diodati intonato da Domenico Cimarosa in occasione dell'apertura della stagione di Carnevale 1795 del Teatro del Fondo di Separazione di Napoli. Nello specifico, sono state ricostruite le condizioni contestuali in cui il titolo venne alla luce, con particolare riferimento all'ambiente urbano napoletano fin de siécle e alla vocazione del Teatro del Fondo. Sono state altresì formulate alcune riflessioni circa la genesi di "Penelope" e le responsabilità autoriali di Cimarosa e Diodati, nonché del tenore Matteo Babini (1754-1816), interprete del ruolo di Ulisse, con una disamina della drammaturgia e delle possibili motivazioni sottese a determinate scelte. A tali osservazioni, riguardanti il melodramma così come esso andò in scena in occasione del suo debutto, ne seguono altre relative ad alcuni aspetti della ricezione di "Penelope" in Italia e in Europa nel periodo compreso tra il 1795 e il 1815, con particolare riferimento ad alcuni casi (le riprese di Livorno e Genova, rispettivamente nel 1795 e nel 1803, quella di Firenze nel 1805, e quelle di Padova e Parigi nel 1795 e nel 1815, entrambe presiedute da Ferdinando Paer). Chiudono la dissertazione alcune osservazioni circa l'ontologia del melodramma settecentesco e primo ottocentesco e la metodologia d'indagine dello stesso, sia in prospettiva storica che filologica. Di "Penelope" e di alcuni dei brani interpolati in occasione delle riprese trattate in corso di dissertazione si forniscono inoltre le edizioni critiche, nonché un prototipo di edizione digitale.
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