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Tesis sobre el tema "Storia del diritto internazionale"

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1

Borea, Pasquale. "Evoluzione e prospettive del diritto dell’integrazione in Europa ed America Latina". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/196.

Texto completo
Resumen
2009 - 2010
Il fenomeno dell‟integrazione internazionale è divenuto, nell‟epoca più recente della globalizzazione, uno degli aspetti certamente più degni di interesse della più ampia materia del diritto internazionale. Com‟è noto, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, sulla base della specifica realtà settoriale, geo-politica e geo-economica del continente europeo, si è avviato e sviluppato un processo assolutamente unico nel suo genere di integrazione, prima economica e poi giuridica e sempre più politica, che ha portato gli Stati aderenti a cedere gradualmente una parte della propria sovranità in ragione di una sorta di “sovranità comune”, finalizzata al rafforzamento del peso economico e politico dell‟area continentale europea. Le ragioni a fondamento di un tale processo sono certamente da ricercarsi negli eventi storici, anche dolorosi, che hanno caratterizzato il periodo storico della prima metà del „900 e, dunque, nella primaria ed immediata esigenza di ristabilire un “nuovo ordine” nel continente europeo, dilaniato dagli eventi bellici, con una duplice finalità: quella di garantire le condizioni per un ristabilimento di un pacifico ordine democratico e quella di consentire la ricostruzione e la ripresa dell‟economia dei paesi dell‟area. L‟esperienza integrazionista, partita con la istituzione della Comunità Europea del Carbone e dell‟Acciaio e proseguita con la Comunità Economica Europea (poi solo Comunità Europea), si è poi completata con l‟esperienza parzialmente diversa dell‟Unione Europea. Tali iniziative sono state recentemente integrate, dopo il fallito tentativo del c.d. Trattato-Costituzione (Roma 2004), dall‟ultimo Trattato di Lisbona che viene, nel presente lavoro, esaminato in due dei suoi ambiti più peculiari riguardanti l‟aspetto interno dell‟integrazione fra gli Stati membri, attraverso un rinnovato anelito a colmare i problemi di “deficit democratico” che nel corso degli anni e dell‟evoluzione del percorso di integrazione si sono manifestati e l‟aspetto esterno dell‟integrazione come proiezione del “blocco” continentale europeo nelle relazioni con gli altri attori dello scacchiere internazionale, in una dimensione di equilibri globali sempre più interconnessi e di relazioni sempre più basate sulla logica della rappresentanza di interessi riconducibili ad aree geo-economiche e geo-politiche. Tale 3 fenomeno integrazionista, mutato e sviluppatosi nel corso degli anni e delle varie fasi, va inteso come tendenza non più solo prettamente economica, ma anche politica, giuridica nonché culturale, finalizzata all‟instaurazione di una cooperazione istituzionalizzata fra un numero limitato di Stati con caratteristiche di stabilità e dinamismo per il perseguimento di obiettivi comuni. Il fenomeno integrazionista non è tuttavia esclusivamente limitato all‟area europea, anche in altre aree geografiche extraeuropee sono sorti, a partire dagli anni cinquanta-sessanta del secolo scorso, processi di convergenza in forme volontarie, graduali e progressive di cooperazione ed integrazione internazionale, anche se i risultati, finora conseguiti in tali esperienze associative, non sono paragonabili alla riuscita che le medesime esperienze hanno avuto nell‟area continentale europea. In particolare, la cooperazione ed integrazione regionale ha avuto un suo autonomo sviluppo nell‟area latinoamericana, caratterizzata da un tendenziale “comune sentire” di natura storica, politica, culturale e per certi aspetti giuridica. In tal senso, le diverse forme associative latinoamericane vengono tradizionalmente intese come fasi di un‟evoluzione, non certamente lineare, di un più ampio e generale movimento di integrazione di natura sub-continentale che affonda le sue radici nella c.d. “teoria internazionalista bolivariana” o “diritto internazionale bolivariano” e che trova fondamento nei tentativi di riunione o associazione, sulla base della historia compartida, delle giovani repubbliche di nuova indipendenza, già a partire dalla metà dell‟800. In tal senso, l‟anelito integrazionista latinoamericano ha radici profonde al pari di quello europeo, anche se, a conclusione di un ciclo di sviluppo ed evoluzione dei processi di integrazione, l‟associazionismo integrazionista in America Latina ha prodotto un pluralismo di organizzazioni che hanno finito per non incidere, o comunque incidere in maniera frammentata, sull‟integrazione economico-politica dell‟area. In tempi più recenti, anche in considerazione degli effetti limitati e frammentari prodotti dalle varie forme di cooperazione ed integrazione rappresentate da ALADI, SELA, Mercosur e Comunità Andina, l‟anelito all‟integrazione sub-continentale si ritrova con ilTrattato di Brasilia del 2008, istitutivo dell‟UNASUR. Tale trattato, quasi contemporaneo all‟evoluzione dell‟integrazione europea operata con il Trattato di Lisbona, riprende lo spirito integrazionista della “teoria bolivariana”, nel tentativo di sintetizzare le precedenti, plurali e frammentate forme di integrazione e cooperazione, che, con più o meno successo, a seconda dei casi, hanno caratterizzato l‟evoluzione dell‟integrazionismo latinoamericano. Come si vedrà nel corso del presente lavoro, le similitudini del Trattato di Brasilia con il Trattato di Lisbona sono molteplici, anche da un punto di vista di integrazione “interna”, anche se certamente non comparabili per il livello tecnico-giuridico, né per l‟assetto istituzionale ed il riparto delle competenze che, nell‟ambito europeo, sono, per così dire “rodati”, da un‟evoluzione progressiva e di successo che consente di consolidare il percorso integrazionista europeo, già fissato dal collante dell‟unione economica e monetaria e da meccanismi di rafforzamento dell‟integrazione interna che possono consentire, ora, uno sviluppo dell‟azione esterna dell‟Unione Europea sullo scenario delle relazioni globali extracontinentali. Nell‟Unione delle Nazioni Sudamericane vi è una forte componente di storia comune che non può, però, non fare i conti con il percorso, non sempre coerente, delle forme di integrazione e cooperazione economica e commerciale e delle rispettive evoluzioni, nonché con le differenze – talvolta molto profonde - fra i suoi Stati membri, sia per quel che riguarda gli assetti politici interni, gli equilibri sociali, sia per i fondamentali economici. Sulla base di tali premesse, si procederà ad un‟analisi, certamente non esaustiva né onnicomprensiva, dei processi di integrazione in un‟ottica bi-continentale che porterà a considerare prima, rapidamente, l‟evoluzione dell‟integrazione continentale europea, per poi focalizzare i due aspetti ritenuti essenziali sul piano della duplice integrazione “interno-esterna” contenuti nel Trattato di Lisbona. E ciò, come visione prospettica del futuro dell‟integrazione europea, all‟interno della stessa, attraverso i meccanismi di controllo parlamentare e, dunque, di democratizzazione del processo decisionale ed all‟esterno, nella sua capacità di diventare, in prospettiva, attore globale ad unica voce, nella sfida del tutto nuova di un treaty-making power europeo che costituirebbe la forma più alta di esercizio della “sovranità comune”. Nell‟ottica latinoamericana, d‟altro canto, si porrà l‟attenzione su quello che si può definire un “neo internazionalismo” di radice bolivariana, che riprende l‟anelito unitario ed integrazionista della storia comune (historia compartida) delle repubbliche sudamericane in evidente contrasto con il pluralismo associativo che ha caratterizzato l‟integrazione latinoamericana degli anni passati. Il passo rilevante che viene compiuto dal Trattato di Brasilia è il coinvolgimento di paesi da sempre estranei all‟integrazionismo latino-americano, allargando la portata del tentativo unitario anche a paesi che non hanno una matrice linguistica, storica e politica che si richiama alla tradizione prettamente latina, fornendo, in tal modo, una piattaforma di integrazione sub-continentale, non limitata alla matrice latino-americana, ma estesa a quella sud-americana. La sfida, nell‟ottica prospettica dell‟integrazione nel sub-continente latinoamericano, sarà quella di capire se il rinnovato anelito unitario rappresentato dal Trattato di Brasilia, possa essere una forma di associazione che può consentire un cambio di rotta rispetto alle passate esperienze frammentate e limitate alla istituzione di comunità, sistemi economici, mercati comuni, in considerazione della sempre più marcata globalizzazione, non solo degli scambi, ma anche e soprattutto della governance come forma di concerto mondiale sulle decisioni di natura politico-economico-finanziaria che porta a scenari di rappresentatività per “macro aree” continentali o sub-continentali, ove singoli paesi, che non si inquadrano nell‟ambito di una sovranità comune, volontaria, negoziata e funzionale alle proprie esigenze di “gruppo”, avrebbero difficoltà a guadagnare una effettiva incisività. In tal senso, si dovrà cercare di comprendere se, nell‟ambito dell‟integrazione latinoamericana, gli aspetti di integrazione “interna”, pure affrontati dal Trattato di Brasilia con la istituzione di un Parlamento comune sudamericano, possano rafforzarsi nella forma di Unione delle Nazioni 6 sudamericane, così come gli aspetti di integrazione “esterna”, cioè di rappresentatività unica continentale sullo scenario globale, possano essere integrati ed affidati ad una tale forma di Unione, o debbano rimanere confinati entro i ruoli assunti a livello globale da paesi “leader” o “locomotiva” con effetti trainanti sull‟intero continente. In ogni caso, anche se appare ancora lunga la strada dell‟integrazione unitaria latinoamericana, l‟istituzione di una Unione delle Nazioni Sudamericane appare un necessario punto di svolta per l‟evoluzione del frammentato, non costante e confuso pluralismo associativo, che può diventare un‟occasione importante per un continente che sarà certamente protagonista (e vi sono già chiari segnali nell‟espansione economica del Brasile ed alcuni buoni risultati di altri paesi come la Colombia) sullo scacchiere internazionale degli anni a venire. [prefazione a cura dell'autore]
IX n.s.
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2

Schillaci, Alice <1990&gt. "La barriera di separazione israeliana tra diritto internazionale e arte impegnata". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10868.

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Resumen
La costruzione della barriera di separazione israeliana, avrebbe, secondo il governo israeliano, natura militare e sarebbe finalizzata alla protezione dei cittadini israeliani dalla minaccia terroristica palestinese, aumentata in seguito allo scoppio della seconda Intifada nel 2000. Dal punto di vista palestinese, il muro rappresenta una violazione dei diritti umani e un'annessione de facto di territorio da parte d’Israele. Il seguente elaborato nasce dalla volontà di comprendere in maniera profonda la storia della barriera e l’impatto che essa ha avuto sull’opinione pubblica internazionale e sulla vita del popolo palestinese. Nella prima parte, verranno prese in considerazione le cause e ricostruiti gli eventi che hanno portato alla costruzione del muro. Analizzandone struttura e percorso, verranno poi riportati dati sull’efficacia e sulle conseguenze del muro sulla vita di palestinesi in Cisgiordania e Israele. Inoltre, verrà preso in considerazione il valore che l’architettura israeliana e le strategie di controllo hanno nella costruzione dello stato israeliano e nella definizione dei suoi confini. Nella seconda parte dell’elaborato verrà affrontata la questione della legittimità del muro con l’esposizione delle varie opinioni di organi quali il Consiglio di Sicurezza e la Corte Internazionale di Giustizia. La costruzione del muro, ha portato ad un nuovo tipo di disobbedienza civile, che si manifesta nell’uso dei graffiti e della street art come linguaggio politico di protesta. La terza e ultima parte dell’elaborato è dedicata all’analisi dei temi e dei simboli usati da artisti internazionali e locali per dare voce alla resistenza palestinese e delle conseguenze dell’uso della barriera come tela.
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FALCHI, DELITALA CLAUDIA. "Fra diritto dei contratti e nascita di una nuova scienza: i trattati internazionali della prima età moderna". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266658.

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The thesis will analyze the influence of contract law on theories regarding international treaties, developed in the XVI-XVII century by Pietrino Belli, Balthasar Ayala, Alberico Gentili and Ugo Grozio. Particular attention will be given to the traditional argument, which tends to diminish the contribution made by the precursors of international law, due to their excessive attachment to civil law and their alleged inability to view ius gentium as an autonomous science. Prima facie, the doctrinal works of the early modern period concerning international treaties appear deeply anchored in civil law- However, more in-dept study reveals the problems encountered by jurists in their attempt to govern interstate relations referring only to civil law, and their awareness of the intrinsic differences between the iuris gentium framework and the context in which individuals acted. The idea thus began to emerge that, although the norms of ius civile continued to represent an essential point of reference for the development of the principles of international law, they could not be transformed into interstate law in a purely mechanical way. They must instead be adapted to meet the specific necessities of peoples’ law and applied only if compatible with the general spirit of the latter. This laid the foundations for the consideration of the ius gentium not as a mere appendix of civil law, but as an independent discipline with its own specific principles and institutions.
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TOSCANO, VINCENZO. "LO STATO DELLA CHIESA TRA DIRITTO INTERNO E INTERNAZIONALE NELLA PRIMA METÀ DELL'OTTOCENTO. LA FIGURA E IL PENSIERO POLITICO DI PELLEGRINO ROSSI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/926213.

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Resumen
La prima parte dell’Ottocento ha rappresentato un momento cruciale per il contesto europeo, costretto in un primo momento a fare i conti con le ultime conseguenze della grande ventata rivoluzionaria, e poi – direttamente – con il figlio più spregiudicato di quest’ultima; quel petit diable arrivato dalla Corsica e divenuto imperatore. Anni in cui lo Stato della Chiesa vive alcuni dei momenti più delicati della sua esistenza (basti pensare all’annessione diretta all’impero francese o alla deportazione di Pio VII), senza avere la forza materiale per opporsi a tali vicissitudini. Il lavoro compiuto dai rappresentanti europei a Vienna, durante l’omonimo Congresso, tenta di attuare un “forzato” e precario ritorno al passato, che si rivelerà incapace di resistere allo spirito dei nuovi tempi. Lo Stato pontificio – questa la nuova denominazione adottata dopo la grande adunanza del 1814-1815 (quasi a voler eliminare quell’aura di sacralità destinata a diventare sempre più scomoda nei decenni successivi) – si trova dinanzi all’impellente bisogno di riorganizzare il proprio apparato istituzionale, consapevole di non poter cancellare definitivamente la parentesi degli anni appena trascorsi. In un secolo che vedrà la definitiva scomparsa del dominio temporale dei papi, quanto appena detto è soltanto una delle sfide con cui lo Stato dell’Italia centrale è chiamato a confrontarsi. Tali eventi infatti, si susseguono in uno scenario internazionale in continua evoluzione, dove anche le grandi potenze sono spesso chiamate a confrontarsi con eventi inattesi, ma sempre attente alle dinamiche dell’equilibrio e al bilanciamento degli interessi in gioco. Per una realtà che non è semplicemente un’entità statale, ma anche centro dell’orbe cattolico e sede del successore di Pietro, accettare di stravolgere la propria “natura” non è affatto semplice. Consentire l’accesso dei laici ai vertici della burocrazia, istituire organismi “realmente” rappresentativi, o pensare di promulgare una Carta fondamentale, continua ad essere per anni un ricorrente miraggio. Anche se da più fronti riecheggia la necessità di portare un ammodernamento all’amministrazione interna dello Stato, sul versante amministrativo, economico, e soprattutto giudiziario, sembra trionfare – quasi sempre – la linea dell’intransigenza e dell’immobilità. A volte si interviene, è vero, ma più per compiacenza che per reale convinzione, dovendo tener conto di pressioni interne ed esterne. Spinte talvolta provenienti dal malcontento sempre più diffuso, talvolta dall'ingerenza dei grandi Stati europei. Il presente lavoro di ricerca, si è posto dunque l’obiettivo di analizzare le principali vicende (specialmente giuridiche) – interne ed esterne – che hanno coinvolto lo Stato della Chiesa nella prima metà dell’Ottocento. Un percorso sviluppato lungo molteplici direttrici, partito dallo sfondo dei grandi eventi storici di questi anni, e intrecciatosi con le vicende di alcuni grandi protagonisti: pontefici, segretari di Stato, capi di governo, monarchi. Uno sguardo gettato non solo sul fronte interno, ma anche su quello internazionale. Capire come Roma provi a gestire le proprie relazioni estere in un contesto sovranazionale che in questi decenni vede sorgere nuovi Stati (si prenda l’esempio rappresentato dal Belgio), assiste a mutamenti rilevanti (si pensi alla Francia del 1830, con l’inizio della monarchia orleanista, o all’indipendenza raggiunta dai Paesi del sud America), o a forti dispute dinastiche (come avviene nella Penisola iberica), è importante per capire come essa debba confrontarsi anche con governi che, a seconda dei casi, assumono caratteri marcatamente conservatori o con forti tendenze liberali. E per quanto sia naturale l’inclinazione, o se vogliamo la “vicinanza” della Curia romana verso posizioni reazionarie, ciò non significa che i rapporti con potenze come Russia o Austria, rimangono sempre idilliaci. Tuttavia, quella appena descritta, non è stata l’unica linea seguita nello sviluppo della presente ricerca. Quasi a voler procedere su due binari paralleli, ci si è soffermati anche sulla figura e sul pensiero politico di uno dei giuristi più rilevanti della prima metà del secolo: Pellegrino Rossi. Giurista certo, anche se tale espressione non basta per racchiudere la grandezza di un “figlio italiano”, nato e vissuto quando l’Italia unita ancora non esisteva. Molto è stato già detto, o meglio scritto, su questo poliedrico personaggio, e sulla sua vita spesa tra l’Italia, la Svizzera, la Francia e poi nuovamente nella Penisola, impegnato presso la corte romana come rappresentante francese, e poi come ministro di sua santità. Eppure, proprio tali aspetti sono stati utili per lo svolgimento del presente lavoro, guardando a sfumature meno indagate, ma di assoluto rilievo. Tali sono stati ad esempio i momenti più rilevanti trascorsi dal Rossi in terra elvetica (in quanto membro del Consiglio rappresentativo di Ginevra e inviato alla Dieta di Lucerna del 1832), o i maggiori interventi tenuti presso la camera dei Pari a Parigi, tra il 1840 e il 1844. Lo stesso dicasi per le delicate vicende che coinvolsero il giurista durante il suo incarico presso la corte papale, o la particolare congiuntura storica in cui assunse l’incarico di ministro dell’interno di Pio IX. Proprio qui, prima nei panni di ambasciatore, e poi come perno del nuovo governo nato nel settembre 1848, il poliedrico italiano avrebbe cercato di scuotere lo Stato romano dal suo torpore, per trainarlo verso un assetto più moderno e realmente costituzionale.
The first part of the nineteenth century was a crucial moment for the European context, which was first forced to reckon with the last consequences of the great revolutionary wave, and then - directly - with France's most unscrupulous son; that petit diable arrived from Corsica and become emperor. In these years the Papal States experienced some of the most delicate moments of their existence (suffice it to think of the direct annexation to the French Empire or the deportation of Pius VII), without having the material strength to oppose such vicissitudes. The work carried out by the European representatives in Vienna, during the famous Congress, attempts to implement a “forced” and precarious return to the past, which will prove to be incapable of withstanding the spirit of the new times. The Papal State - this was the new denomination adopted after the great meeting of 1814-1815 (as if to eliminate the aura of sacredness destined to become increasingly uncomfortable in the following decades) - was faced with the urgent need to reorganise its institutional apparatus, aware that it could not definitively cancel the parenthesis of the years that had just passed. In a century that will see the disappearance of the temporal dominion of the popes, it was only one of the challenges with which the State of central Italy was called to confront. In fact, these events took place in a constantly evolving international scenario, where even the great powers were often called upon to deal with unexpected events, but were always attentive to the dynamics of balance and the balancing of interests at stake. For a reality that is not only a state entity, but also the centre of the Catholic world and the seat of the successor of Peter, accepting to change its “nature” is not easy. Allowing lay people access to the upper echelons of the bureaucracy, setting up “truly” representative bodies, or thinking of promulgating a fundamental charter, has been a recurring mirage for years. Although the need to modernise the internal administration of the State is echoed on many fronts, on the administrative, economic and, above all, judicial fronts, the line of intransigence and immobility seems to triumph almost always. It is true that action is sometimes taken, but more out of complacency than real conviction, having to take account of internal and external pressures. Pressure that sometimes comes from increasingly widespread discontent, sometimes from the interference of the large European states. The aim of this research work was therefore to analyse the main (especially legal) events - internal and external - that involved the Church State in the first half of the nineteenth century. A path developed along multiple lines, starting from the background of the great historical events of recent years, and intertwined with the vicissitudes of some great protagonists: popes, secretaries of state, heads of government, monarchs. A look not only at the domestic front, but also at the international one. Understanding how Rome tries to manage its foreign relations in a supranational context that in recent decades has seen the emergence of new states (e.g. Belgium), significant changes (e.g. France in 1830, with the beginning of the Orleanist monarchy, or the independence achieved by the countries of South America), or strong dynastic disputes (e.g. the Iberian Peninsula), is important to understand how it must also deal with governments that, depending on the case, take on markedly conservative characteristics or with strong liberal tendencies. Despite the Roman Curia's natural inclination, “closeness” to reactionary positions, relations with powers such as Russia or Austria don’t remain idyllic. However, the line just described was not the only one followed in the development of this research. As if wishing to proceed on two parallel tracks, we have also focused on the figure and political thought of one of the most important jurists of the first half of the century: Pellegrino Rossi. A jurist of course, although this expression is not enough to encapsulate the greatness of an “Italian son”, born and raised when united Italy did not yet exist. Much has already been said, or rather written, about this multifaceted character, and about his life spent between Italy, Switzerland, France and then back on the peninsula, working at the Roman court as a French representative, and then as a minister of His Holiness. And yet these aspects have been precisely useful in this work, looking at lesser-known but absolutely important aspects. These were, for example, the most important moments Rossi spent in Switzerland (as a member of the Geneva Representative Council and as an envoy to the Diet of Lucerne in 1832), or the major speeches he made at the Chamber of Peers in Paris between 1840 and 1844. The same can be said about the delicate events that involved the jurist during his tenure at the papal court. It was here, first as ambassador, and then as the pivot of the new government formed in September 1848, that the multifaceted Italian tried to shake the Roman State out of its torpor and pull it towards a more modern and truly constitutional order.
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Giusti, Chiara <1995&gt. "la protezione del diritto all'abitazione nel diritto internazionale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15998.

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La casa è una parte fondamentale della vita degli esseri umani. Definire e misurare gli individui senza abitazione è uno dei compiti più difficili in ogni Paese: la definizione di senzatetto include gruppi di persone che vivono in abitazioni inadeguate, baraccopoli e per strada. Inoltre, la povertà estrema nella nostra società è spesso sottostimata: il diritto all’abitazione è una questione di giustizia, perché condurre una vita dignitosa senza una casa è impossibile. Lo scopo di questa tesi è analizzare l’esistenza del diritto all’abitazione sia a livello internazionale che europeo, esaminando come le leggi internazionali possano proteggere questo diritto, che è considerato uno dei principali diritti economici, sociali e culturali. Nel primo capitolo, studierò il diritto all’abitazione nell’ambito delle Nazioni Unite, ripercorrendo la storia della sua creazione e la sua codificazione nei principali strumenti di diritto internazionale, e gli obblighi degli Stati membri. Nel secondo capitolo prenderò in considerazione il diritto all’abitazione nel contesto del Consiglio d’Europa, interrogandomi sul se e quando questo diritto possa essere invocato davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani. Infine, il terzo capitolo si concentrerà sull’Housing First, un modello innovativo sviluppato negli Stati Uniti con lo scopo di facilitare il reintegro dei senzatetto nella società: il suo sviluppo nella città di Bologna sarà considerato come caso di studio. La quantità di persone senza un’abitazione è in aumento in Europa, per cui approcci e soluzioni alternative sono necessarie ed è tramite l’implementazione del diritto che il diritto all’abitazione sarà pienamente riconosciuto, permettendo ad ogni persona di vivere dignitosamente.
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6

CASIGLIA, STEFANIA. "La protezione del lavoratore marittimo tra diritto internazionale pubblico e diritto internazionale privato". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1045543.

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The topic of this research takes into account the peculiarities of maritime employment, which has traditionally been an important sector for the operation of conflict of law rules as well as for the proliferation of regulative provisions adopted at the public international law level. The objective of the research is to analyse and assess how these two normative systems can create a level plain field in order to avoid unfair competition and to set out the conditions for decent work in the increasingly globalized maritime sector.
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7

Vinci, Pierpaolo. "L'interpretazione del contratto internazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4612/1/Vinci_Pierpaolo_tesi.pdf.

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Resumen
La ricerca ha ad oggetto l’analisi di clausole, contenute nei contratti del commercio internazionale, che sembrano finalizzate a fornire in anticipo una metodologia dell’interpretazione del contratto. L’elaborato pertanto analizza i profili di validità ed efficacia di singole e specifiche clausole, come le “clausole d’intero accordo”, le “clausole di non modificazione orale”, le clausole contenenti definizioni, e simili, alla luce delle regole giudiriche di derivazione eteronoma applicabili al contratto, siano esse rappresentate da una legge nazionale, da una convenzione internazionale di diritto materiale uniforme, o da fonti ulteriori c.d. di soft law, come i Principi Unidroit sui contratti del commercio internazionale. La ricerca ha pertanto rivelato che, diversamente da quanto possa apparire a prima vista, svariate tipologie di clausole analizzate non coinvolgono profili legati all'’nterpretazione del contratto, quanto piuttosto di documentazione e forma dello stesso. L’elaborato contiene infine alcune considerazioni di teoria generale del diritto.
The reasearch focuses on the analysis of a number of clauses, contained in international commercial contracts, which seem aimed at providing in advance a methodology for the intepretation of the contract. The study therefore analyzes the validity and efficacy of specific types of clauses, such as “entire agreement clauses”, “no oral modification clauses”, clauses containing definitions, and the like, in light of the rules of law applicable to the contract, being it a national law, an international convention of substantive law, or further rules of so-called soft law, such as the Unidroit Principles on international commercial contracts. The research has therefore revealed that, contrary to what it may appear at first sight, a number of the above-mentioned clauses do not affect interpretation issues, whereas they rather involve issues of evidence and form of the contracts. The study finally contains some preliminary observations on general theory of law.
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Vinci, Pierpaolo. "L'interpretazione del contratto internazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4612/.

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Resumen
La ricerca ha ad oggetto l’analisi di clausole, contenute nei contratti del commercio internazionale, che sembrano finalizzate a fornire in anticipo una metodologia dell’interpretazione del contratto. L’elaborato pertanto analizza i profili di validità ed efficacia di singole e specifiche clausole, come le “clausole d’intero accordo”, le “clausole di non modificazione orale”, le clausole contenenti definizioni, e simili, alla luce delle regole giudiriche di derivazione eteronoma applicabili al contratto, siano esse rappresentate da una legge nazionale, da una convenzione internazionale di diritto materiale uniforme, o da fonti ulteriori c.d. di soft law, come i Principi Unidroit sui contratti del commercio internazionale. La ricerca ha pertanto rivelato che, diversamente da quanto possa apparire a prima vista, svariate tipologie di clausole analizzate non coinvolgono profili legati all'’nterpretazione del contratto, quanto piuttosto di documentazione e forma dello stesso. L’elaborato contiene infine alcune considerazioni di teoria generale del diritto.
The reasearch focuses on the analysis of a number of clauses, contained in international commercial contracts, which seem aimed at providing in advance a methodology for the intepretation of the contract. The study therefore analyzes the validity and efficacy of specific types of clauses, such as “entire agreement clauses”, “no oral modification clauses”, clauses containing definitions, and the like, in light of the rules of law applicable to the contract, being it a national law, an international convention of substantive law, or further rules of so-called soft law, such as the Unidroit Principles on international commercial contracts. The research has therefore revealed that, contrary to what it may appear at first sight, a number of the above-mentioned clauses do not affect interpretation issues, whereas they rather involve issues of evidence and form of the contracts. The study finally contains some preliminary observations on general theory of law.
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Ferracin, Sabrina <1988&gt. "L'Organizzazione Internazionale del Lavoro". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3269.

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Nel panorama giuridico internazionale ,la disciplina giuslavorista e il rispetto degli Human Rights assumono un’importanza sempre maggiore, tanto da giustificare la crescente importanza dell’Organizzazione internazionale del lavoro ( OIL ). Nata al termine del primo conflitto mondiale attraverso il trattato di Versailles , l’OIL rappresenta oggi la principale agenzia delle Nazioni Unite dedita alla promozione della giustizia sociale , della pace, del lavoro dignitoso e dei diritti fondamentali in materia di lavoro. Dopo una prima parte di introduzione storica, il presente lavoro si concentra sull’ analisi giuridica dei quattro core labour standards , individuati dalla Dichiarazione sui principi e diritti fondamentali del 1998. Nello specifico si tratta del riconoscimento della libertà di associazione e dell’interdizione del lavoro forzato , del lavoro minorile e di ogni forma di discriminazione. Da ultimo si esamina il sistema di controllo sull’applicazione delle norme , ponendo particolare enfasi al ruolo e all’attività svolta della Commissione degli esperti ( CEACR) . Dall’analisi dell’ultimo rapporto sull’applicazione delle convenzioni e raccomandazioni elaborato dalla stessa Commissione emerge, infatti, la non completa osservanza dei core labour standards.
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10

Staltari, Erik <1992&gt. "Tassazione del commercio elettronico internazionale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12373.

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Viene esaminata la tassazione del commercio elettronico internazionale, con riferimento all'imposizione diretta e indiretta, nonché le problematiche date dall'applicazione dei tradizionali principi di fiscalità internazionale. Viene trattata anche la disciplina di contrasto al BEPS.
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DANIELE, MATTEO. "L'applicazione del diritto internazionale alle operazioni cibernetiche". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://dx.doi.org/10.15167/daniele-matteo_phd2022-11-14.

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Resumen
In view of the possible implications of the cyber-attacks on the security of States, the study assesses how the international law can and should regulate the use of instruments, programmes and techniques producing effects in or through the cyberspace.
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NANNINI, CLAUDIA. "LO STATO DEL PORTO NEL DIRITTO INTERNAZIONALE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/217166.

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Resumen
The thesis aims at appraising the role of port state in international law by analyzing the whole of rights, duties and obligations ascribed to it by relevant legal instruments adopted in various fields of the law of the sea. After considering some preliminary questions, namely the notion of “port state” in opposition to coastal and flag states, the first chapter deals with the legal regime of port state extra-territorial jurisdiction under Article 218 of the United Nations Convention on the Law of the Sea and other relevant provisions of this Convention. In the second chapter, the focus is on Port State Control as provided by a number of international legal conventions and soft law instruments relating to the prevention of marine pollution, safety and security matters as a complementary tool to the flag state principle. The next two chapters further address the responsibility assumed by port states to ensure compliance and implementation of international rules and standards concerning living and working conditions of seafarers on board merchant and fishing ships as well as port state measures adopted at the international and regional level in order to curb the phenomenon of illegal, unregulated and unauthorized fishing on the high sea. Subsequent chapters explore the various regional memoranda of understanding on Port State Control and the rights and obligations of EU members acting as port states under the relevant EU legislation. Finally, the research undertaken shows that the role of port state under international law has gone through significant changes both from a quantitative and qualitative perspective. Thus, it may be argued that port state is being more and more considered as acting for the protection of common values and goods.
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Gallese, Chiara <1982&gt. "La riforma del diritto internazionale privato in Giappone". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11969.

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Per allinearsi con le riforme e l'armonizzazione della legislazione sul conflitto di leggi a livello globale, come ad esempio l’emanazione del regolamento Roma I dell’Unione Europea, in Giappone si è sentita l’esigenza di aggiornare la disciplina di diritto internazionale privato (legge Hourei) attraverso un'ampia riforma della materia. Lo scopo di questa tesi di dottorato si è esplicato in più obiettivi: colmare, per quanto possibile, una lacuna a proposito di diritto giapponese in Italia; offrire una prospettiva storica priva di orientalismo, in modo da dare un’ampia panoramica sullo sviluppo del diritto giapponese fino ai giorni in cui è stata emanata la legge di diritto internazionale privato, fornendo anche alcune nozioni del sistema giuridico odierno e dei principi costituzionali fondamentali, cosicché si possa comprendere la portata dell’introduzione della legge Hourei e delle modifiche apportate ad essa; tradurre in italiano il testo della riforma, contestualizzando ciascun termine all’interno della disciplina di riferimento e colmando la mancanza di traduzioni in lingue diverse dall’inglese; analizzare le scelte legislative in sede di riforma per ciascun articolo della legge, interpretandole secondo i criteri di civil law e fornendo un’analisi delle conseguenze di tali scelte in una prospettiva originale. Si è fornito, inoltre, un parere sulle criticità dell’ultima riforma e sui possibili sviluppi futuri. Questa tesi è nata da un progetto interdisciplinare a cavallo tra gli studi di area (Asian Studies) e il diritto internazionale privato: parte integrante ed essenziale della ricerca è non solo l’analisi della riforma delle norme di conflitto giapponesi, ma anche la loro traduzione in italiano.
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BUSSANI, TIZIANO. "IL MERCATO DEL DEBITO SOSTENIBILE NEL DIRITTO INTERNAZIONALE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2023. https://hdl.handle.net/2434/954931.

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La tesi indaga la regolamentazione e la governance del mercato globale degli strumenti di debito sostenibile nella prospettiva del diritto internazionale pubblico dell’economia, alla luce del principio dello Sviluppo sostenibile e nel più ampio contesto della Finanza sostenibile. L’indagine prende le mosse dalla ricostruzione dello Sviluppo sostenibile come concetto, obiettivo e principio giuridico internazionale e bene pubblico globale e prosegue con la disamina della Finanza sostenibile come fenomeno economico globale entro il generale processo di riforma dei mercati finanziari internazionali innescato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dall’Accordo di Parigi per promuovere lo Sviluppo sostenibile e contrastare i cambiamenti climatici. La tesi esamina l’evoluzione e le caratteristiche dell’emergente settore della Finanza sostenibile, gli strumenti e le pratiche maggiormente diffuse, le iniziative politico-normative assunte a supporto a livello nazionale, transnazionale e sovranazionale, i soggetti e gli attori coinvolti nella governance del mercato, la relativa regolamentazione con particolare riferimento all’Unione Europea e la collocazione sistematica della materia nel quadro dell’ordinamento internazionale economico e finanziario. Su tali premesse di ordine generale, l’indagine si sofferma nello specifico sul mercato degli strumenti di debito sostenibile, la cui rilevanza per l’effettiva transizione verso un modello di sviluppo sostenibile è da ritenersi cruciale e strategica. Il mercato in esame si configura a tutti gli effetti come segmento distinto e autonomo dei mercati finanziari internazionali, composto da una pluralità di strumenti aventi caratteristiche strutturali comuni – come i green bond, social bond, sustainability bonds, ESG-linked bond e i correlativi loans – e dotato di apposite discipline di settore, risultanti dalla diffusa e generale applicazione di standard transnazionali privati e dalla convergenza di molteplici iniziative di soft-law e di hard-law ai vari livelli di governance economica. Attraverso l’analisi delle funzioni di standard-setting, compliance monitoring ed enforcement, la tesi ricostruisce la struttura di governance internazionale/transnazionale del mercato ed esamina la disciplina sostanziale e procedurale dei principali strumenti che lo compongono alla luce degli standard maggiormente rilevanti, soffermandosi, da ultimo, sul ruolo delle external review come strumenti tipici di verifica della compliance, svolti privatamente, validi per l’intero mercato e sulla necessità di istituire a livello nazionale e sovranazionale appositi meccanismi di supervisione e controllo per la prevenzione sistemica del greenwashing. Nel procedere con l’indagine, la tesi approfondisce, altresì, temi generali del diritto internazionale contemporaneo, tra cui la crisi delle tradizionali forme di law-making internazionale, il crescente ruolo degli attori privati nella governance dei fenomeni economici internazionali, la problematica collocazione degli standard privati nell’ordinamento internazionale pubblico, il rapporto tra diritto internazionale e diritto transnazionale e la cosiddetta “frammentazione” e “stagnazione” del diritto internazionale di fronte al moltiplicarsi delle strutture di governance globale e transnazionale, risultanti da forme collaborative atipiche e informali tra settore pubblico e settore privato secondo il modello delle partnership multistakeholder.
The thesis investigates the regulation and governance of the global sustainable debt market from the perspective of public international economic law, in the light of the principle of sustainable development, and in the broader context of sustainable finance. The investigation begins with the reconstruction of sustainable development as a concept, objective, and principle with international legal significance as well as a global public good and proceeds with the examination of sustainable finance as a global economic phenomenon within the general reform process of international financial markets triggered by the United Nations 2030 Agenda and the Paris Agreement to support sustainable development and fight climate change. The thesis examines the evolution and characteristics of the emerging sector of sustainable finance, the most widespread instruments and practices, the political and regulatory initiatives taken at the national, transnational, and supranational levels, the subjects and actors involved in the governance of the market, the related regulation with particular reference to that of the European Union and the systematic positioning of the matter within the framework of international economic and financial law. On these general premises, the survey focuses specifically on the sustainable debt market, whose role in financing the transition toward sustainable development is strategic and crucial. In fact, the market has emerged globally as a distinct and autonomous segment of the international financial markets, consisting of a plurality of instruments sharing common structural characteristics - such as green bonds, sustainability bonds, social bonds, ESG-linked bonds, and homologous loans – which also have sector-specific disciplines resulting from the widespread and general application of transnational private standards within the market and the convergence of many soft-law and hard-law initiatives at different levels of governance. Through the analysis of the functions of standard-setting, compliance monitoring, and enforcement, the thesis analyzes the international/transnational governance structure of the market and examines the substantive and procedural disciplines of the main sustainable debt instruments according to the most relevant standards. Lastly, it focuses on external reviews as typical instruments for verifying compliance within the market and on the need to establish appropriate supervision and control mechanisms to prevent greenwashing at the national and supranational levels. In proceeding with the investigation, the thesis also explores contemporary international legal issues, such as the crisis of traditional forms of international public law-making, the growing role of private actors in the governance of international economic affairs, the problematic collocation of private standards within the framework of public international economic law, the relationship between international law and transnational law and the so-called “fragmentation” and “stagnation” of public international law facing the proliferation of global and transnational governance institutions resulting from the emergence of non-traditional and informal partnerships and networks between the public and the private sector in a multistakeholder fashion.
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Soldan, Sara <1995&gt. "Relazioni euro-mediterranee: la risposta europea ai casi di violazione dei diritti umani in Egitto e in Libia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20266.

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Questo studio si propone di analizzare le relazioni tra le due sponde del Mediterraneo, in particolare con l'Egitto e la Libia. La tesi è stata suddivisa in tre capitoli, ognuno dei quali con un focus su un principale argomento. Nel dettaglio, il primo capitolo si occupa delle politiche comunitarie avviate dall'UE a favore dei paesi terzi . Facendo riferimento ad un periodo di tempo che va dal Trattato di Roma del 1957 allo scoppio della Primavera Araba, abbiamo potuto osservare come spesso i risultati conseguiti non abbiamo rispettati gli obiettivi prefissati. L'Unione per il Mediterraneo, per esempio non è riuscita nel suo intento di cooperazione con i paesi partner. Il precario equilibrio tra le due aree del Mediterraneo è stato peggiorato dallo scoppio delle rivolte del 2011 che hanno interessato diversi paesi arabi e che hanno portato alle caduta di regimi in carica da decenni, quali quello di Mubarak in Egitto e quello di Gheddafi in Libia. Il secondo capitolo riguarda l'Egitto. Dopo una breve introduzione sulle relazioni intercorse tra l'UE e l'Egitto dopo la fine del governo di Mubarak, il capito si concentra su una situazione che negli ultimi anni sta allarmando il continente: il poco rispetto dei diritti umani. A questo proposito vengono portati come esempi il caso di Giulio Regeni e di Patrick Zaki. Il primo, morte in circostanza misteriose nel 2016 perchè ritenuto una spia non ha ancora ottenuto giustizia. Complici sia il poco impegno europeo, molto più attento al mantenimento di solide relazioni con l'Egitto e sia il governo di Al-Sisi che in questi lunghi cinque anni non ha fatto altro che nascondere la verità. Per quanto riguarda il giovane egiziano studente dell'Università di Bologna, Patrick Zaki, , come ben noto è in carcere da quasi due anni in attesa di giudizio. Al momento si trova al carcere di massima sicurezza di Tora dove le condizioni igienico sanitarie sono a dir poco pessime. Anche in questo caso, l'UE non ha dato prova di saper gestire la situazione: le uniche iniziative sono arrivate dal Parlamento europeo. Nel terzo capitolo, infine viene presentata la condizioni dei diritti del popolo libico. Nel primo paragrafo, vengono presentate, seppur brevemente le relazioni tra l'UE e lo Stato libico sia prima che dopo le dimissioni di Gheddafi. Nei paragrafi successivi, lo studio si è concentrato su una situazione che causa preoccupazione anche nel nostro Paese, ossia la gestione dei flussi migratori. Migliaia di persone ogni anno lasciano la loro casa nella speranza di trovare una vita migliore aldilà del Mediterraneo. Speranze che presto vengono disattese. Conosciamo tutti il tragico destino che accompagna la maggior parte dei libici che salgono su barconi colmi di gente, forse però non tutti conoscono i centri detentivi. Nell’ultima parte di questo capitolo vengono presentate le caratteristiche dei centri di detenzioni libici, meglio conosciuti come luoghi che non hanno mai conosciuto le parole "diritti umani". Infine, il capitolo termina con una sintesi delle politiche adottate dall'UE in risposte al crescente fenomeno migratorio e alla violazione dei diritti dei migranti. Lo studio si conclude con un riassunto sui temi già menzionati e, alla fine mira a fornire al lettore un quadro completo sulla posizione europea nella gestione delle sfide sopra indicate.
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Caroldi, Margherita <1994&gt. "Il Tribunale Internazionale del Diritto del Mare: Genesi, Organizzazione e Competenza". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14511.

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In the present thesis I will conduct an analysis of the role of the International Tribunal for the Law of Sea in the international system for the peaceful settlement of disputes. Among the goals I have established myself is to describe the origins and the organization of this international judicial institution. For this purpose, I will consider the United Nations Convention on the Law of the Sea, which was signed at Montego Bay, Jamaica, on 10 December 1982, and entered into force 12 years later, on 16 November 1994, and the subsequent Agreement relating to the implementation of Part XI of the Convention, which was adopted on 28 July 1994 and entered into force on 28 July 1996. This Agreement and Part XI of the Convention are to be interpreted and considered as a single instrument and both, together with the Convention, will be indicated in this work as “the Convention”, despite the number of States Parties differ, i.e., 150 for the Agreement and 168 for the Convention. However, I will focus above all on Part XV of the Convention, which contains the provisions for the peaceful settlement of disputes and on Annex VI of the Convention, for the reason that they provide the basis for the establishment of the International Tribunal for the Law of the Sea (hereinafter “the Tribunal”). Moreover, as already stated by the General Assembly of the United Nations in its Resolution 54/31 of 16 November 1999, I will argue about the importance and role played by the Tribunal. Finally, I will juxtapose to the doctrinal and theoretical part, which deals with the general aspects of the law of the sea and of the Tribunal, the analysis of an empirical case: the accident that involved the Italian oil tanker “Enrica Lexie” and the Indian fishing boat “St. Antony”. In the first part, I will report a brief introduction to the law of the sea. In particular, I will analyse the following points: the historical evolution of international law of the sea from the principle of freedom of the seas to the Geneva Conventions of 1958; the Third United Nations Conference on the Law of the Sea and the 1982 Montego Bay Convention; the regulation of the contiguous zone between internal practices and conventional regimes; the "sovereign rights" recognized to the coastal State within the exclusive economic zone; the discipline of the continental shelf in the light of the most significant principles developed in this regard by the International Court of Justice and by the European Union Court of Justice; and the marine pollution and international rules of responsibility: the regime outlined by the Montego Bay Convention. In the second part, I will introduce the object of my work, namely the International Tribunal for the Law of the Sea: its composition and proceedings. Particularly, I will focus on the composition of the Tribunal; the institutions that have access to these bodies; the instituting proceedings under the jurisdiction of the Tribunal; and the attribution of jurisdiction to the Tribunal. The third part is about the Tribunal and its competences, i.e., the types of disputes in which the Tribunal operates; the jurisdiction of the Tribunal established by the United Nations Convention on the Law of the Sea; the jurisdiction of the Chamber for the settlement of disputes. In the fourth and final part of my work, I will analyse a case study: The Italian-Indian dispute over the Marò case.
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Monaco, Francesca <1977&gt. "La conclusione del contratto informatico nella contrattazione internazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2532/1/monaco_francesca_tesi.pdf.

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Nel corso del presente studio si è cercato di capire quale potesse essere la normativa applicabile ai vari tipi di contratto elettronici analizzati, sia dal punto di vista del diverso modello contrattuale e sia dal punto di vista del soggetto, come parte del contratto. Infatti, proprio la peculiare logica delle norme poste a tutela del consumatore giustifica un separato approfondimento degli aspetti riguardanti i contratti conclusi tra operatori professionali, contratti business to business e quelli di cui sia parte un consumatore, contratti business to consumer. Sulla base di questi aspetti soggettivi e contrattuali, è stata analizzate la normativa comunitaria di riferimento, dal regolamento n. 44 del 2001 alla direttiva comunitaria 2000/31/CE. Si sono affrontati anche gli aspetti relativi alle norme di derivazione Uncitral, dalla Model Law del 1996 alla Convenzione del 2005 sulle comunicazioni elettroniche nella contrattazione internazionale, le norme di soft law, dalla Nuova lex mercatoria ai Principi Unidroit alle Linee Guida OCSE e la loro interazione con il commercio elettronico. In seguito, si è analizzata la convenzione di Roma sulle obbligazioni contrattuali e il regolamento Roma I, le loro differenze e la loro diretta applicabilità, se esiste, con il commercio elettronico. In particolare, il Regolamento Roma I ha, nella maggior parte delle sue disposizioni, riproposto quanto contenuto nella convenzione di Roma, però in chiave moderna, apportando delle innovazioni nel commercio elettronico internazionale.
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Monaco, Francesca <1977&gt. "La conclusione del contratto informatico nella contrattazione internazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2532/.

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Resumen
Nel corso del presente studio si è cercato di capire quale potesse essere la normativa applicabile ai vari tipi di contratto elettronici analizzati, sia dal punto di vista del diverso modello contrattuale e sia dal punto di vista del soggetto, come parte del contratto. Infatti, proprio la peculiare logica delle norme poste a tutela del consumatore giustifica un separato approfondimento degli aspetti riguardanti i contratti conclusi tra operatori professionali, contratti business to business e quelli di cui sia parte un consumatore, contratti business to consumer. Sulla base di questi aspetti soggettivi e contrattuali, è stata analizzate la normativa comunitaria di riferimento, dal regolamento n. 44 del 2001 alla direttiva comunitaria 2000/31/CE. Si sono affrontati anche gli aspetti relativi alle norme di derivazione Uncitral, dalla Model Law del 1996 alla Convenzione del 2005 sulle comunicazioni elettroniche nella contrattazione internazionale, le norme di soft law, dalla Nuova lex mercatoria ai Principi Unidroit alle Linee Guida OCSE e la loro interazione con il commercio elettronico. In seguito, si è analizzata la convenzione di Roma sulle obbligazioni contrattuali e il regolamento Roma I, le loro differenze e la loro diretta applicabilità, se esiste, con il commercio elettronico. In particolare, il Regolamento Roma I ha, nella maggior parte delle sue disposizioni, riproposto quanto contenuto nella convenzione di Roma, però in chiave moderna, apportando delle innovazioni nel commercio elettronico internazionale.
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Coltro, Fabiana <1980&gt. "Il Giappone nel diritto internazionale delle peacekeeping operations (PKO) delle Nazioni Unite". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2008. http://hdl.handle.net/10579/127.

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Zavan, Angela <1986&gt. "IL CASO DEGLI INTERNATI MILITARI ITALIANI. UNA «STORIA DELLE ESPERIENZE» TRA ARTE, MEMORIA E DIRITTI NEGATI". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18568.

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La presente trattazione si propone di indagare la vicenda degli Internati Militari Italiani lungo i percorsi della memoria, l’arte e il diritto. Il caso in oggetto è esemplificativo della mancata applicazione delle norme di protezione umanitaria per i prigionieri di guerra, vigenti all’epoca della Seconda Guerra Mondiale. Le attività culturali e le opere d’arte prodotte all’interno dei lager da parte dei militari italiani vengono approfondite attraverso l’esperienza dell’ufficiale pittore Italo Gerlin, uno degli ultimi testimoni ancora in vita e il contributo della professoressa Paola Cintoli, autrice del libro L’arte nei lager nazisti: memoria, resistenza, sopravvivenza, di recente pubblicazione. La produzione artistica costituisce il trait-d’union tra la memoria del particolare tipo resistenza «senz’armi» condotta dagli IMI, tra i diritti che sono stati loro negati prima e dopo il ritorno a casa e la costruzione di un’identità nuova e democratica nel nostro Paese. Ad oggi, il riconoscimento della loro condizione e i risarcimenti per i danni subìti quali vittime dei crimini nazisti rimane una questione aperta. Continuare a fare ricerca sul valore civile della memoria e sull’arte come testimonianza di una «storia delle esperienze» può far riemergere le zone lasciate in ombra nella memoria storica e contribuire affinché, anche nelle guerre odierne, venga tutelato ciò che rimane di veramente umano in un conflitto armato: la persona e il patrimonio culturale.
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DE, SOCIO VALENTINA. "L'ACCESSO ALL'ACQUA POTABILE NEL DIRITTO INTERNAZIONALE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/983.

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La tesi mira a verificare l'effettiva esistenza del diritto umano all'acqua potabile. A questo fine viene studiata l'evoluzione del pensiero giuridico sull'accesso all'acqua potabile attraverso i principali strumenti di soft law, i le posizioni della dottrina e della giurisprudenza. Dal momento che l'accesso all'acqua potabile non compare nelle principali convenzioni dedicate ai diritti umani viene studiato il processo inferenziale che ha portato buona parte della dottrina a sostenere l'esistenza di tale diritto. Una volta individuato una comune definizione di diritto all'acqua, se ne analizzano le componenti, le obbligazioni ad esso relative e i legami tra tale diritto e gli altri diritti umani; a questo proposito viene proposta una breve analisi dell'esistenza di un diritto di accesso a fini agricoli. La conclusione si articola intorno all'ipotesi di un processo consuetudinario di formazione del diritto. Particolare attenzione a questo riguardo è posto sulle opinio iuris degli Stati che si sono espressi sul diritto all'acqua nelle più recenti risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e del Consiglio per i Diritti dell'Uomo.
This thesis aims to investigate the existence of a human right to safe and potable water within the international law. As none of the main covenant related to human rights explicitly mentions the right to water, an inferential process used by doctrine had to be analysed in order to verify whether it was consistent with the purpose of affirming the existence of such a human right. Also main instruments of soft law have been studied. Particularly the latest resolution of the United Nations General Assembly and Human Rights Council have been accurately studied in order to verify the existence of a common "opinio iuris" among States. We consider that today a common opinion has actually emerged and therefore we suggest in conclusion to address a future research on the issue towards the analysis of State practices in order to verify the emerging of a customary right.
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DE, SOCIO VALENTINA. "L'ACCESSO ALL'ACQUA POTABILE NEL DIRITTO INTERNAZIONALE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/983.

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La tesi mira a verificare l'effettiva esistenza del diritto umano all'acqua potabile. A questo fine viene studiata l'evoluzione del pensiero giuridico sull'accesso all'acqua potabile attraverso i principali strumenti di soft law, i le posizioni della dottrina e della giurisprudenza. Dal momento che l'accesso all'acqua potabile non compare nelle principali convenzioni dedicate ai diritti umani viene studiato il processo inferenziale che ha portato buona parte della dottrina a sostenere l'esistenza di tale diritto. Una volta individuato una comune definizione di diritto all'acqua, se ne analizzano le componenti, le obbligazioni ad esso relative e i legami tra tale diritto e gli altri diritti umani; a questo proposito viene proposta una breve analisi dell'esistenza di un diritto di accesso a fini agricoli. La conclusione si articola intorno all'ipotesi di un processo consuetudinario di formazione del diritto. Particolare attenzione a questo riguardo è posto sulle opinio iuris degli Stati che si sono espressi sul diritto all'acqua nelle più recenti risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e del Consiglio per i Diritti dell'Uomo.
This thesis aims to investigate the existence of a human right to safe and potable water within the international law. As none of the main covenant related to human rights explicitly mentions the right to water, an inferential process used by doctrine had to be analysed in order to verify whether it was consistent with the purpose of affirming the existence of such a human right. Also main instruments of soft law have been studied. Particularly the latest resolution of the United Nations General Assembly and Human Rights Council have been accurately studied in order to verify the existence of a common "opinio iuris" among States. We consider that today a common opinion has actually emerged and therefore we suggest in conclusion to address a future research on the issue towards the analysis of State practices in order to verify the emerging of a customary right.
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Scialino, Francesco <1982&gt. "La responsabilità del vettore aereo e marittimo internazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5104/1/Scialino_Francesco-tesi.pdf.

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Il presente lavoro si articola in due parti, la prima delle quali affronta il tema della responsabilità del vettore aereo internazionale, la seconda quello della responsabilità del vettore marittimo internazionale. Nella prima parte vi è un primo capitolo dedicato ad un inquadramento della disciplina normativa internazionale in materia di responsabilità del vettore aereo, dalla Convenzione dell’Aja del 1955 alla Convenzione di Montreal del 1999; il secondo capitolo è rivolto ad una disamina delle varie ipotesi di responsabilità del vettore, con particolare riferimento a quella per i sinistri alla persona del passeggero; il terzo capitolo costituisce un approfondimento sulla risarcibilità del danno psichico nella Convenzione di Montreal. Quanto alla seconda parte dell’elaborato, il quarto capitolo descrive la normativa vigente in materia di trasporto marittimo internazionale di persone e cose, mentre i due capitoli successivi trattano, rispettivamente, le varie ipotesi di responsabilità del vettore nel trasporto marittimo di persone e di merci ai sensi della Convenzione di Atene e delle Regole di Rotterdam. Il lavoro si chiude con alcune considerazioni conclusive.
This work is structured in two parts, the first one deals with the international air carrier's liability, the second one deals with the international maritime carrier's liability. In the matter of the first part, the first chapter describes all the international Conventions which pertain to the air carrier's liability, from Aja Convention edited in 1955 to Montreal Convention edited in 1999; in the second chapter there is a close examination of the different hypothesis of air carrier's liability, with particular reference to the air carrier's liability for damage sustained in case of death or bodily injury of a passenger; the third chapter deals with the refundability of mental injuries under the Montreal Convention. In the matter of the second part, the fifth chapter describes the provisions which are in force about the international maritime carriage of people and goods; in the sixth one there is a close examination of the maritime carrier's liability in the carriage of people under Athens Convention, while the last one examinates the maritime carrier's liability in the carriage of goods by sea under Rotterdam Rules. This work ends with some final observations.
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Scialino, Francesco <1982&gt. "La responsabilità del vettore aereo e marittimo internazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5104/.

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Il presente lavoro si articola in due parti, la prima delle quali affronta il tema della responsabilità del vettore aereo internazionale, la seconda quello della responsabilità del vettore marittimo internazionale. Nella prima parte vi è un primo capitolo dedicato ad un inquadramento della disciplina normativa internazionale in materia di responsabilità del vettore aereo, dalla Convenzione dell’Aja del 1955 alla Convenzione di Montreal del 1999; il secondo capitolo è rivolto ad una disamina delle varie ipotesi di responsabilità del vettore, con particolare riferimento a quella per i sinistri alla persona del passeggero; il terzo capitolo costituisce un approfondimento sulla risarcibilità del danno psichico nella Convenzione di Montreal. Quanto alla seconda parte dell’elaborato, il quarto capitolo descrive la normativa vigente in materia di trasporto marittimo internazionale di persone e cose, mentre i due capitoli successivi trattano, rispettivamente, le varie ipotesi di responsabilità del vettore nel trasporto marittimo di persone e di merci ai sensi della Convenzione di Atene e delle Regole di Rotterdam. Il lavoro si chiude con alcune considerazioni conclusive.
This work is structured in two parts, the first one deals with the international air carrier's liability, the second one deals with the international maritime carrier's liability. In the matter of the first part, the first chapter describes all the international Conventions which pertain to the air carrier's liability, from Aja Convention edited in 1955 to Montreal Convention edited in 1999; in the second chapter there is a close examination of the different hypothesis of air carrier's liability, with particular reference to the air carrier's liability for damage sustained in case of death or bodily injury of a passenger; the third chapter deals with the refundability of mental injuries under the Montreal Convention. In the matter of the second part, the fifth chapter describes the provisions which are in force about the international maritime carriage of people and goods; in the sixth one there is a close examination of the maritime carrier's liability in the carriage of people under Athens Convention, while the last one examinates the maritime carrier's liability in the carriage of goods by sea under Rotterdam Rules. This work ends with some final observations.
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Laconi, Alessandra <1986&gt. "Le procedure concorsuali nell'ambito del trasporto marittimo internazionale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10257/1/Alessandra%20Laconi_Tesi%20AMS%20Dottorato.pdf.

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Resumen
La presente trattazione affronta le principali problematiche giuridiche derivanti dall’apertura di una procedura concorsuale, esaminando le questioni di maggiore rilievo giuridico e operativo per il settore del trasporto marittimo in base ai due sistemi che, a livello sovranazionale, regolano l’insolvenza transfrontaliera, i.e. quello ispirato alla UNCITRAL Model Law e il Regolamento UE 848/2015. Le cornici normative UNCITRAL e UE hanno rappresentato, quindi, il punto di partenza dello scrutinio delle possibili aree di conflitto tra il trasporto marittimo e le procedure di insolvenza: sono emerse numerose zone di potenziale collisione, soprattutto in relazione ai criteri di collegamento tipici della navigazione (in primis, la bandiera quale elemento distintivo della nazionalità della nave) e, dunque, all’individuazione del centro degli interessi principali del debitore/armatore, soprattutto se – come di fatto avviene frequentemente in ambito internazionale – organizzato sotto forma di shipping group. Il secondo capitolo è dedicato, in senso lato, ai privilegi marittimi e al loro rapporto con le procedure di insolvenza, con precipuo riferimento all’ipoteca navale e ai maritime liens. A tale proposito, sono analizzate le principali problematiche correlate all’attuazione dei privilegi marittimi, segnatamente in relazione all’istituto del sequestro di nave di cui alla Convenzione di Bruxelles del 1952 nel contesto dell’insolvenza transfrontaliera. Il terzo e ultimo capitolo è dedicato alla limitazione di responsabilità quale istituto tipico del settore di riferimento, dalla prospettiva delle possibili interferenze tra la costituzione dei fondi di cui alle Convenzioni LLMC e CLC ed eventuali procedimenti concorsuali. La ricerca svolta ha dimostrato che l’universalità a cui ambiscono il Regolamento 848/2015 (già 1346/2000) e il sistema UNCITRAL risulta minata dalla coesistenza di una molteplicità di differenti interpretazioni e implementazioni, tali per cui l’insolvenza transfrontaliera delle compagnie di trasporto marittimo non risulta regolata in maniera uniforme, con conseguente possibilità di diverso trattamento di fattispecie e situazioni analoghe.
This research addresses the main legal problems deriving from the opening of an insolvency procedure, examining the issues of greater legal and operational importance for the maritime transport sector, referring to the two systems which, at a supranational level, regulate cross-border insolvency, i.e. the one inspired by the UNCITRAL Model Law and EU Regulation 848/2015. The UNCITRAL and EU regulatory frameworks therefore represented the starting point of the scrutiny of the possible areas of conflict between maritime transport and insolvency proceedings: many areas of potential collision emerged, especially in relation to the typical connection criteria of navigation (first and foremost, the flag as a distinctive element of the nationality of the ship) and, therefore, for what concerns the identification of the COMI of the debtor/shipowner, especially if – as it happens frequently at the international level - organized as a shipping group. The second chapter is dedicated, in a broad sense, to maritime privileges and their relationship with insolvency proceedings, with particular reference to ship mortgages and maritime liens. In this regard, the main issues related to the implementation of maritime privileges have been analyzed, especially in relation to the legal institution of the arrest of ships in the context of cross-border insolvency. The third and final chapter is dedicated to the limitation of liability as a typical institution of the maritime sector, from the perspective of possible interference between the establishment of the funds referred to in the LLMC and CLC Conventions and insolvency proceedings. The research has shown that the universality which aims Regulation 848/2015 and the UNCITRAL system is jeopardized by the coexistence of different interpretations and implementations, such that the cross-border insolvency of shipping companies is not regulated in a uniform manner, with the consequent possibility of different treatment of similar cases and situations.
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Paolitti, Chiara <1993&gt. "Il ruolo di Amnesty International nella tutela dei diritti delle donne con focus sulla violenza di genere e la campagna sul consenso". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19422.

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Il lavoro di tesi presentato vuole esaminare il contributo di Amnesty International in materia di tutela dei diritti umani e, in particolar modo, con un focus sui diritti delle donne e la violenza di genere. Percorrendo le tappe storiche, politiche e culturali che hanno portato alla nascita del discorso sui diritti umani e di Amnesty International, tenterò di arrivare a parlare specificatamente di diritti delle donne con i relativi sviluppi storico-culturali, dei cambiamenti di significato del concetto di violenza di genere e mi concentrerò sull’analisi del lavoro di Amnesty International in materia di diritti di genere portando l’esempio concreto della nuova campagna del 2020 che si batte per adattare il codice penale italiano alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, o Convenzione di Istanbul. Tale campagna, denominata Io Lo Chiedo, si focalizza anche sull’educazione riguardo al concetto di consenso.
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Atanasovska, Dushica <1981&gt. "L'adempimento del contratto di vendita internazionale secondo la CVIM". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10286.

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Il lavoro nel suo insieme costituisce un ampio studio sulla vendita internazionale con riferimento alle sue fonti internazionali (convenzioni, a-nazionali (lex mercatoria e Principi Unidroit sui contratti commerciali internazionali), nazionali (normative statali) e private (volontà delle parti, modelli contrattuali) ed alle sue applicazioni, con particolare riferimento ai Paesi dell’area balcanica (ex Yugoslavia).Si sofferma, oltre che sui vari tentativi, più o meno riusciti, di unificazione della disciplina della vendita, sulla successiva applicazione ed interpretazione uniforme, con particolare riferimento alla giurisprudenza dei Paesi della ex Jugoslavia, facenti interamente o parzialmente parte dei Balcani, ovvero, Croazia, Macedonia, Serbia, e Slovenia. In tutti questi Paesi, i casi che riguardano il contratto di vendita internazionale si caratterizzano per una certa oscurità, e la difficoltà di reperimento non è slegata dalle difficoltà applicative manifestate dal giudice interno. Ad ogni modo, il bilancio finale sulla base dei casi giurisprudenziali esaminati in lingua originale e complessivamente positivo. Nonostante gli errori occasionali nell'interpretazione della scelta della legge nella giurisprudenza di quegli Stati, si può affermare che nella stragrande maggioranza dei casi analizzati la CVIM è stata, soprattutto nel periodo più recente, correttamente applicata. In altre parole, l’applicazione della Convenzione di Vienna nella regione balcanica pur se inizialmente trascurata, soprattutto dai tribunali nazionali, ha dato origine, nella prassi recente, ad un’inversione di tendenza. Vengono esaminate anche le decisioni dei tribunali nazionali dell’ex Jugoslavia, ai tempi della sua esistenza prima del 1991. Con riferimento a questo periodo, la generale assenza di giurisprudenza relativa alla CVIM poteva essere attribuita al fatto che i giudici iugoslavi conoscevano assai raramente i contratti internazionali di vendita. Negli anni successivi, tuttavia, si segnala un aumento nel numero dei casi relativi alla CVIM decisi davanti ai tribunali nazionali, soprattutto con riferimento alla Serbia e alla Croazia. In Macedonia, fino a questo momento, non sono stati reperiti dati significativi. Nell'analisi svolta, particolare attenzione è stata data al tema dell’inadempimento essenziale, un concetto d’importanza centrale per il sistema dei rimedi della Convenzione, facendo un'analisi comparata della definizione e delle conseguenze di questo istituto giuridico nella disciplina convenzionale e negli ordinamenti nazionali.
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Mariottini, C. M. G. "INADEMPIMENTO CONTRATTUALE E RISARCIMENTO DEL DANNO NEL DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/153107.

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Resumen
The topic of my dissertation is Breach of Contract, Remedies and particularly Damages in Private International Law. Therefore my attention shall be focused on the conflict-of-law issues, nonetheless paying as well due attention to the comparative issues, as a necessary preliminary study to my analysis. The undisputed and ever increasing relevance of international contracts in both private and business transactions, together with the differences detectable in the substantive laws in the many legal orders, justify the attention paid to this topic, due to the possible diverse outcomes of the same dispute in the different jurisdictions. Among these differences, for instance, the several possible remedies available against breach of contract (specific performance, reduction of the price of purchase, termination of the contract, damages) and their pre-requisites. Civil law orders, on one side, show a preference for specific performance or reduction of the price as a result of their moral approach to breach of contract and in fact generally require fault of the breaching party in order to assess damages, whereas common law systems, on the other side ‒ implementing an economic approach ‒ favour damages, regardless of fault. The aforementioned differences in substantive law show the importance of studying the conflict-of-law rules in breach of contract and its consequences, in order to assure – inasmuch as possible – the quest for the “best governing law” and uniformity in the final outcome of the dispute. And although international uniform law conventions, such as the 1980 Vienna Convention on International Sales of Goods or soft-law tools, such as UNIDROIT Principles or the Principles of European Contract Law, have undoubtedly contributed to harmonization, they cannot assure uniformity. The Vienna Sales Convention, for instance, has not been ratified by every country (UK, Brazil, Portugal and India, among others, have not ratified it and Japan only recently has) and it only applies “to contracts of sale of goods between parties whose places of business are in different States” (Art 1(1)), therefore leaving out of its scope private transactions as well as business transactions other than the aforementioned ones (for instance, disregarding contracts whose international character is borne out of the place of performance being other than the one in which both parties happen to have their place of business). Furthermore, it states the right to interests on damages (Art 78), but it does not provide for any criteria in order to calculate them. This shows, once again, that uniform law conventions do not necessarily or thoroughly prevent conflict-of-law issues from arising. Therefore, the question to be addressed states as follows: dealing with the breach of a contract bearing multi-state connections, which shall be the law governing the breach of contract and the remedies against it? Shall all these issues be governed by the law applicable to the contract or should there be exceptions? From a general point of view it may be assessed that the law applicable to the contract applies, with a few exceptions. As far as the law applicable to damages is concerned, for example, the issue of the possible concurrence of the lex fori with the law governing the contract arises. The matter concerning the law applicable to damages has traditionally been split into two separate issues, the first one pertaining to the remoteness (i.e. forseeability) and the heads of damages and commonly governed by the law applicable to the contract in light of the fact that such issues play no role in the correct carrying out of the process and the enforcement of the lex fori is therefore ruled out. The second one is related to the measure and quantification of damages and, as stated in case-law concerning extra-contractual liability which may nevertheless be addressed to as for breach of contract as well, a restricted enforcement of the lex fori should be justified, but only as far as aspects pertaining to the proper functioning of the judicial mechanism are concerned, such as, for instance, the manner of assessment of damages. Some legal orders, for instance, will require a jury to assess the measure and quantification of damages, in which case, the lex fori applies. As for the matter concerning interests, relevant differences may once again be pointed out from both the substantive and the PIL point of view. From the substantive-law point of view some legal orders, such as the Italian and the Swiss ones, do not allow compound interest and others, such as the Islamic ones, do not allow the assessment of interests at all, although providing for alternative means of compensation. And while common law orders usually characterize interests as a matter of procedure therefore applying the lex fori, in the civil law countries the same issue is considered as a matter of substance and thus governed by the lex contractus. These differences, once again, underline the possible different outcomes of the same dispute and the importance of the detection of the proper applicable law. I nevertheless wonder if, as far as international transactions by privates and small business firms (and not by big corporations, which entail different issues and mechanisms) are concerned, the different rule of governing interests by means of the law of the domicile of the non-breaching party shouldn’t be stated, instead. If interests are assessed to protect the economic power of the non-breaching party, such party being a private or a small firm, this party will probably see its own economic power better safeguarded by the enforcement of the law applicable in the economic and legal context in which he commonly lives and does his business, rather than the lex fori or the law applicable to the contract, which might have been simply chosen by the parties or have no connection with the environment he usually deals with. One last relevant issue must be borne in mind: whereas two States provided not only for the same substantive rule, but also for the same conflict-of-law rule, uniformity would still not be necessarily assured, due to possible discrepancy in the characterization of the same issue. As far as contractual obligations are concerned, characterization problems may in fact arise in connection with pre-contractual liability, but also donations as well as maintenance obligations. Therefore, in order to implement, insofar as possible, harmonization in the outcome of an international dispute, uniformity in both conflict-of-law rules and jurisdiction criteria should be pursued. Just like uniform PIL rules do not – themselves – assure uniformity, harmonized jurisdiction rules will never – alone – ensure uniformity in the outcome of the same dispute due to the possibility of multiple forums being competent at the same time in international contractual matters. Under the Brussels I regulation, for instance, the forum of the defendant’s domicile (Art 2(1)), but also the one of the place of performance of the obligation in question (Art 5(a)), as well as the one possibly agreed upon by the parties by means of a choice of court agreement (Art 23 – prorogation of jurisdiction, which shall be exclusive unless the parties have agreed otherwise), may each have jurisdiction over the same contractual issue. The same rules have been adopted between EC Member States (including Denmark), Switzerland, Norway and Iceland with the New Lugano Convention, signed on October 30th 2007.
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De, Vido Sara. "Strumenti giuridici di controllo nel contrasto del finanziamento al terrorismo internazionale". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426504.

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The financing of terrorism has been a topic of great concern in the international community, especially following the terrorist attacks of the last decade in many nations around the world. By studying the means through which terrorists gathered resources in order to plan the attacks, and by taking advantage of the globalization of the international financial markets, it is clear that the counteracting of the phenomenon does not depend solely on the domestic legal order of a State, but more importantly through international cooperation. Our study began methologically, from the analysis of the sources of international public law, European Union Law and domestic law. Soft law acts, such as the recommendations of the Financial Action Task Force on Money Laundering, (an inter-governmental organization which combats money laundering and terrorist financing), were also extremely useful. In the first part of our study, we begin by establishing the autonomy of part of the notion of financing of international terrorism. The collection of funds to benefit terrorists or terrorist organizations, even though these funds will not be used, in full or in part, in order to carry out a terrorist attack, is, according to the results of our research, an autonomous notion from that of international terrorism. Indeed, a person who finances is responsible, even though he/she does not prove that the funds are used for a terrorist act. It suffices to prove that these funds are contributed to the activity of an organization to be categorized as ‘terrorist’. The second aspect on which the research focuses on, is the reconstruction of a customary international rule which provides for a duty of cooperation in the adoption of measures to counteract terrorist financing. The reconstruction began from the analysis of UN resolution n. 1373/2001, which requires States to adopt measures of domestic law in order to counteract the financing of terrorism. These measures are an essential requirement for an effective international cooperation. Practice, especially inferred by the reports sent by States to the UN counter-terrorism committee, by the rules of domestic law and by the behavior of the representatives of States at international level, affirms that States must implement all available mechanisms at their disposal in order to execute UN resolution n. 1373/2001. As for opinio juris, a fundamental element to ensure the existence of a customary rule, it is useful to review declarations made by States in intergovernmental fora or during meetings of the Council of Europe, or, in the reports sent to the UN Committee, as established by resolution n. 1373. Having established the existence of a customary rule providing for a duty to cooperate in the counteracting of the financing of terrorism, we focused on the effects inside the European Union legal order. The analysis began with the main measures for counteracting the financing of terrorism taken in the European Union. They have different nature and juridical basis, as they can be included in one of the three pillars of the Union. EU action has been particularly effective in the context of the counteracting of terrorist financing. In one example, the EU has transformed into binding acts for Member States measures that were object of mere recommendations by some intergovernmental organisms (Financial Action Task Force). Among the measures adopted in the context of the EU, we examined the freezing of assets to evaluate how States have executed foreign measures in order to implement the duty of international cooperation. In an attempt to demonstrate this, we studied several hypothetical scenarios in which a judge of one of the Member States would have to make a decision. We determined that his judgment was contigent on the fact that the request of designation of a suspected terrorist comes from UN resolution n. 1267/99 or 1373/01. Cooperation in the adoption of measures to counteract terrorist financing is stressed in the European Union legal order. EU has not only encouraged cooperation through the adoption of binding measures on Member States, but has also contributed to the establishment of the customary rule. Even though the duty of cooperation can be said to be reinforced in a legal order like that of European Union, it has must coexist with other rules existing in the European legal order, such as the rules for the protection of human rights. In particular, measures which freeze assets can violate the right to a fair trial and to an effective remedy, the right to property, the right of reputation and the right to have access to public documents in the EU. How could these rights be coordinated with the customary rule which provides for a duty of cooperation in the counteracting of terrorist financing? Fundamental human rights can be limited, if they are not absolute, but only according a strict criterion of proportionality: thus, if a person suspected for terrorism has not the right to be previously informed, he has nevertheless the right to effective remedy before a national authority competent to the review of the lists.
Il finanziamento al terrorismo internazionale è un tema di grande attualità divenuto oggetto di un acceso dibattito in sede internazionale soprattutto a seguito dei tragici attentati che nell’ultimo decennio hanno colpito diversi Paesi in varie regioni del mondo. Dallo studio delle modalità con cui i terroristi hanno raccolto fondi per la pianificazione di attentati, sfruttando la globalizzazione dei mercati finanziari internazionali, appare chiaro come il contrasto del fenomeno debba avvenire non solo all’interno dell’ordinamento di ciascuno Stato, ma anche, e soprattutto, attraverso la cooperazione internazionale. La nostra indagine è partita, dal punto di vista metodologico, dall’analisi delle molteplici fonti in materia sul piano del diritto internazionale pubblico, del diritto dell’Unione europea e del diritto interno. Utili sono stati poi gli atti di c.d. “soft law” quali le raccomandazioni della Financial Action Task Force on Money Laundering, organismo intergovernativo che si occupa di lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Nella prima parte dell’indagine, si è accertata in primo luogo l’autonomia di parte della definizione di finanziamento al terrorismo internazionale. La messa a disposizione di risorse ad un’organizzazione terroristica, indipendentemente dal fatto che queste vengano poi utilizzate, in tutto o in parte, per realizzare un attentato, è a nostro avviso nozione autonoma rispetto a quella di terrorismo internazionale. Infatti, il finanziatore è responsabile anche se non si prova che i fondi siano destinati specificatamente al compimento di un atto di terrorismo. E’ sufficiente dimostrare che essi siano diretti all’attività di un’organizzazione “designata” come terrorista. Il secondo profilo sul quale si è concentrata l’attività di ricerca è la ricostruzione di un obbligo di cooperazione nell’adozione di misure di contrasto del finanziamento al terrorismo di natura consuetudinaria. Tale ricostruzione è partita dall’analisi della risoluzione Onu n. 1373/2001, che richiede agli Stati di adottare misure interne omogenee di contrasto del finanziamento al terrorismo che sono poi il presupposto per una efficace cooperazione sul piano internazionale. La prassi, in particolare desumibile dai rapporti inviati dagli Stati al comitato anti-terrorismo delle Nazioni Unite, dalle norme di diritto interno adottate da alcuni Stati e dal comportamento dei rappresentanti degli Stati in sede internazionale, dimostra come gli Stati abbiano attivato tutti i meccanismi a loro disposizione per rispettare le disposizioni della risoluzione n. 1373/2001. Quanto all’opinio juris, imprescindibile per accertare l’esistenza di una norma consuetudinaria, è opportuno far riferimento alle dichiarazioni effettuate dagli Stati in sede di consesso intergovernativo o nell’ambito del Consiglio europeo o, ancora, nei rapporti inviati al comitato istituito dalla risoluzione Onu n. 1373. Accertata l’esistenza di una norma consuetudinaria in tal senso, ci siamo focalizzati sulle sue ripercussioni all’interno del sistema dell’Unione europea. L’analisi è stata condotta esaminando le principali misure di contrasto del finanziamento al terrorismo adottate nel quadro comunitario. Esse hanno diversa natura e diversa base giuridica, potendo essere collocate nei tre pilastri dell’Unione. L’azione dell’Unione europea è stata particolarmente incisiva nel quadro del contrasto del finanziamento al terrorismo internazionale. L’Unione europea ha ad esempio tradotto in atti vincolanti per gli Stati membri (direttive) delle misure che erano oggetto di mere raccomandazioni da parte di taluni organismi intergovernativi (Financial Action Task Force soprattutto). Tra le misure adottate nel quadro dell’Unione europea, si è ritenuto opportuno esaminare in particolare quelle di congelamento dei capitali per valutare in che misura gli Stati abbiano dato esecuzione ai provvedimenti stranieri in virtù del predetto obbligo di cooperazione internazionale. A tal fine sono state prese in esame le varie ipotesi nelle quali un giudice di uno degli Stati membri potrebbe trovarsi a seconda che la richiesta di congelamento discenda dalla designazione del soggetto in ottemperanza alla risoluzione Onu n. 1267/99 ovvero alla risoluzione n. 1373/2001. La cooperazione nell’adozione di misure di contrasto del finanziamento al terrorismo internazionale risulta rafforzata nel quadro comunitario. L’Unione europea ha non solo reso effettivo l’obbligo di cooperazione attraverso l’adozione di misure vincolanti per gli Stati membri, ma ha anche, nel contempo, contribuito in modo determinante al cristallizzarsi della norma consuetudinaria. Benché l’obbligo di cooperazione in questione possa dirsi rafforzato all’interno di un sistema quale quello dell’Unione europea, esso deve necessariamente coesistere con altre norme di rango comparabile presenti nel sistema comunitario quali quelle poste a tutela dei diritti umani fondamentali. In particolare, misure di congelamento dei capitali possono ledere il diritto ad un equo processo e ad un ricorso giurisdizionale effettivo, il diritto di proprietà, il diritto alla reputazione e il diritto di accesso ai documenti pubblici dell’Unione. Come si possono coordinare questi diritti con la norma consuetudinaria che impone un obbligo di cooperazione nel contrasto del finanziamento al terrorismo? I diritti umani fondamentali possono essere limitati, se non sono assoluti, ma solo seguendo un criterio di proporzionalità: così, se un soggetto - il cui nome risulti inserito in una lista di presunti terroristi - non ha il diritto di notificazione preventiva, questi avrà però diritto di presentare ricorso davanti ad un’autorità competente alla revisione delle liste.
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Civiero, Ilaria <1987&gt. "La distruzione intenzionale del patrimonio culturale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4347.

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La tesi analizza la distruzione volontaria del patrimonio culturale, sia in caso di conflitto armato, che in tempo di pace. Nel primo capitolo dedicato alle fonti vengono presi in considerazione i principali strumenti a carattere internazionale volti a preservare e tutelare il patrimonio culturale, tangibile ed intangibile. Il secondo capitolo è interamente dedicato alla Dichiarazione UNESCO sulla Distruzione Intenzionale del Patrimonio Culturale, con messa a fuoco, in particolare, sui motivi e gli avvenimenti che hanno condotto l’UNESCO alla sua redazione, nonché i punti di forza e i limiti della stessa. Nel terzo capitolo sono stati infine approfonditi due casi: la distruzione del ponte di Mostar durante la guerra nella Bosnia-Erzegovina e la recente distruzione dei mausolei musulmani di Timbuctù, nel Mali,(successivamente iscritti nella Lista del Patrimonio dell’Umanità a rischio) perpetrata dal gruppo fondamentalista Ansar Dine.
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Micara, A. G. "Tutela uniforme del marchio nell'Unione europea e commercio internazionale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/61731.

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Carboni, Marina <1987&gt. "La Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società: uno strumento innovativo del Consiglio d'Europa?" Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2856.

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Resumen
La tesi qui presente ha come obbiettivo quello di analizzare il contenuto della Convenzione di Faro: gli obbiettivi, le definizioni, gli obblighi ricadenti sugli Stati Parte; introducendo infine alcuni esempi di applicazione territoriale. La Convenzione di Faro è lo strumento più recente in materia di tutela del patrimonio culturale siglato dal Consiglio d'Europa. L'oggetto centrale della Convenzione è l'importanza che gli individui, quindi la società, attribuiscono alle diverse forme del patrimonio culturale e il considerare come trasmetterlo, attraverso un'azione comune, alle generazioni future. Il concetto di patrimonio culturale è molto ampio; il testo della Convenzione cerca di racchiudere in un'unica definizione sia l'aspetto tangibile che intangibile, identificandolo come una risorsa, ereditata dal passato: riflesso di valori, tradizioni e conoscenze in costante evoluzione. La novità principale presente nel testo, è l'introduzione del concetto di comunità patrimoniale, cioè: un'insieme di persone che attribuiscono un valore specifico ai diversi aspetti del patrimonio e che intendono sostenerlo e trasmetterlo alle generazioni future. Secondo il testo l'insieme di tutte le risorse e di tutte le attività creano il Patrimonio comune d'Europa; questo si intende come l'insieme di tutte quelle forme, quei valori, principi e ideali che costituiscono una fonte condivisa di identità e coesione, promuovendo lo sviluppo di una società pacifica e stabile,fondata sul rispetto dei diritti dell'uomo.
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Saravo, Martina <1987&gt. "Diritto italiano e Diritto ebraico: la questione del divorzio nell'ordinamento giuridico del Regno d’Italia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5474.

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Resumen
La tesi tenta di analizzare il dibattito intorno all'introduzione del divorzio nell'ordinamento giuridico italiano, nel periodo immediatamente successivo all'unificazione d'Italia. Come ho avuto modo di analizzare, tale questione ebbe un percorso piuttosto travagliato e controverso iniziato già nel 1878 con la prima proposta di legge sul divorzio di Salvatore Morelli. Il mio studio parte da un’ottica di storia dell’ebraismo e per tanto ho tentato di analizzare come l’introduzione del matrimonio civile obbligatorio e indissolubile, creato sullo schema del matrimonio canonico, previsto dal Codice Pisanelli del 1865, introdusse all'interno del mondo ebraico modelli esterni a quest’ultimo. Mi sono quindi proposta di ricostruire la dinamica che vide l’accettazione del matrimonio civile come parte integrante del processo di emancipazione degli ebrei iniziato alla fine del secolo XVIII e sviluppatasi pienamente nel corso dell’Ottocento. Ho posto poi un’attenzione particolare alla questione dell’estensione dei codici italiani alla Venezia-Giulia, in seguito all'annessione all'Italia di questi territori dopo la prima guerra mondiale. Ho analizzato inoltre la questione dei divorzi in fraudem legis dovuta alla sussistenza in queste ex provincie dell’Impero austro-ungarico dei precedenti codici che riconoscevano la dissolubilità del vincolo matrimoniale per le confessioni che lo prevedevano, come nel caso dell’ebraismo, cercando di contestualizzare tale pratica. Mi sono poi soffermata sulla situazione della comunità ebraica triestina, fortemente integrata all'interno della società cittadina, e di come questa visse in parte negativamente l’introduzione dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale imposta dallo Stato italiano con il R.D n°352 20/3/1924.
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GARBO, Emanuela. "La funzione preventiva del diritto penale nel contrasto al terrorismo internazionale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/401276.

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Snidaro, Gabriele <1991&gt. "La tutela del minore e l'istituto della Kafala". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12311.

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Il presente lavoro mette a confronto il Diritto Internazionale con il Diritto Islamico a tutela dei minori, con particolare attenzione all'istituto della Kafala. Nel primo capitolo la tesi si concretizza soprattutto sul'analisi del Diritto Internazionale e suoi principali strumenti giuridici, esaminando la posizione dell'Italia e quella dei Paesi Arabi riguardo alle tematiche sull'adozione. Nel secondo, l'opera delle diverse organizzazioni del mondo islamico e i loro strumenti legislativi sono messi a confronto. Nel terzo si affrontano i contenuti della Kafala e come viene regolamentata e applicata nei paesi islamici. L'ultima parte del lavoro si concentra sull'analisi della sentenza della Corte di Cassazione nel primo caso di Kafala tra Italia e Marocco.
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Bravo, Abolafia Luis <1990&gt. "La autonomía del laudo internacional respecto de la sede del arbitraje: un análisis desde la Convención de Nueva York de 1958". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10351/1/TESIS%20220606%20Tesis%20depositada%20Luis%20Bravo%202.pdf.

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La importancia y el efecto práctico de la CNY son indiscutibles desde hace mucho tiempo. La CNY ha regulado, directa o implícitamente, todos los pilares fundamentales del arbitraje internacional, proporcionando un marco jurídico uniforme para el desarrollo de este mecanismo alternativo de resolución de conflictos. La CNY ha obligado a sus Estados contratantes a reconocer y ejecutar los acuerdos y laudos arbitrales con independencia de sus regulaciones e intereses locales. Así, por su alcance casi universal, la CNY ha alcanzado una relevancia extraordinaria. Conjuntamente con su relevancia, la CNY ha proporcionado fundamentos adicionales para sostener la existencia de una jurisdicción arbitral autónoma que difiera de los ordenamientos jurídicos de cada Estado Contratante. Este planteamiento ha alcanzado aún mayor relevancia al ser avalado por la doctrina, los profesionales del arbitraje y la jurisprudencia de varios países -siendo su máximo exponente la jurisdicción francesa-. Atendiendo a las consecuencias prácticas de este debate, esta tesis abordará (CAP 1) una revisión de la CNY y sus principales disposiciones que sugieren el "estatus constitucional" de la CNY, (CAP 2) los modelos filosóficos del arbitraje internacional, (CAP 3) el fenómeno de la ejecución de los laudos arbitrales anulados por los tribunales nacionales, y (CAP 4) la autonomía jurídica del laudo dictado en un arbitraje internacional respecto de la sede del mismo.
The importance and practical effect of the CNY is undisputed since long ago. The CNY has regulated, directly or impliedly, all fundamental pillars of international arbitration, providing a uniform legal framework for the development of this alternative dispute resolution mechanism. The CNY has obliged its Contracting States to recognize and enforce arbitration agreements and awards regardless of their parochial regulations and interests. Thus, because of its almost universal scope, the CNY has reached extraordinary relevance. Jointly with its relevance, the CNY has provided additional grounds in order to sustain the existence of an autonomous arbitral jurisdiction that would differ from the legal orders of each individual Contracting State. This approach has achieved even more relevance as it has been endorsed by scholars, practitioners and the judiciary of several countries –being its greatest exponent the French jurisdiction. In the view of the practical consequences of this debate, this thesis will address (CAP 1) a review of the CNY and its main provisions suggesting the “constitutional status” of the CNY, (CAP 2) the philosophical models of international arbitration, (CAP 3) the phenomenon of the enforcement of annulled arbitral awards by the national courts, and (CAP 4) the legal autonomy of the award rendered in an international arbitration from the seat of the arbitration.
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Lerro, Marco <1987&gt. "L’Italia, gli Stati Uniti d’America e il diritto internazionale del mare". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3378.

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Maraldo, Mario Gabriele <1987&gt. "Il ruolo dell ONG nel diritto del lavoro a livello internazionale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4869.

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Resumen
Dopo aver accennato al contesto nel quale si trovano a operare le ONG, la conclusione della parte introduttiva dà una prima definizione di ONG analizzando le norme internazionali, regionali e nazionali che le riguardano e limitando l’analisi agli articoli nei quali si è cercato di dare una definizione di ONG. Nella prima parte l’attenzione è stata rivolta a studiare il ruolo delle ONG nelle principali organizzazioni internazionali, mentre nella seconda parte è proposto più in specifico l’attività che questi enti svolgono.
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CHERUBINI, SANDRA. "Diritto del commercio internazionale e tutela dei diritti fondamentali dei fanciulli". Doctoral thesis, Università Bocconi, 2012. https://hdl.handle.net/11565/4054295.

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Marino, Silvia. "Metodi di tutela del contraente debole nel diritto internazionale privato comunitario". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2633.

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Resumen
2006/2007
La tesi di dottorato ha ad oggetto un tema ormai classico nel diritto internazionale privato, ovvero la tutela del contraente debole. Tuttavia, l’approccio vuole diversificarsi. Infatti, oggetto dello studio è l’analisi dei metodi che sono utilizzati al fine di tutelare la parte debole, e non solo l’esame dei testi normativi, della giurisprudenza e delle sue ripercussioni. L’ambito della ricerca è limitato al settore della cooperazione giudiziaria comunitaria in materia civile: infatti, lo scopo è quello di verificare se i tradizionali strumenti del diritto internazionale privato classico siano stati recepiti anche in tale settore o se il diritto comunitario presenti degli aspetti di originalità. Successivamente, si vuole verificare se i metodi utilizzati siano idonei allo scopo. La tesi è composta di cinque capitoli, di cui uno introduttivo e gli altri di analisi dei metodi di coordinamento fra ordinamenti. Un capitolo introduttivo si è reso necessario in primo luogo per rilevare le specificità della cooperazione giudiziaria in materia civile rispetto al diritto internazionale privato in senso classico. Così, si vuole dar conto delle evoluzioni storiche dello specifico settore, con particolare rilievo alla sua “comunitarizzazione”, che ha portato alla trasformazione della Convenzione di Bruxelles del 1968 nel regolamento n. 44/2001 e che condurrà entro breve termine all’approvazione del regolamento “Roma I”, sostitutivo della Convenzione di Roma del 1980. Proprio in quest’ottica si vuole notare come diversi problemi tipici del diritto internazionale privato non si pongano a livello comunitario. Ci si riferisce, in particolare, al problema della qualificazione, che trova una soluzione univoca grazie alle competenze pregiudiziali attribuite alla Corte di giustizia, perdendo così, in questo settore, interesse le discussioni dottrinali e le diverse soluzioni giurisprudenziali circa le modalità di risoluzione della questione. Inoltre, sempre nel capitolo introduttivo, ci si chiederà cosa debba intendersi per tutela della parte contrattuale debole nel sistema internazionalprivatistico. Si prendono in esame due diverse possibilità, discusse dalla dottrina: la prima, secondo la quale deve essere garantita l’applicazione della legge sostanzialmente più favorevole possibile al contraente debole; la seconda, che ritiene che solo debbano essere assicurate delle garanzie minime, in particolare quelle previste dalle legge di residenza abituale del consumatore, in quanto legge da questi meglio conosciuta. Dopo una breve discussione, si motiva la scelta, che ricade su quest’ultima concezione. I quattro capitoli centrali sono dedicati all’analisi dei metodi di conflitto, quindi il primo al metodo classico, il secondo al rinvio all’ordinamento competente, il terzo alle norme di conflitto a finalità materiale, il quarto all’autonomia nella scelta del foro e della legge applicabile. Ogni capitolo si inizia con un’indagine, anche di carattere storico, sulle caratteristiche principali dei singoli metodi e le loro peculiarità; quindi, nel limitato ambito del rapporto contrattuale, si verifica se il diritto comunitario ne sia tributario, se abbia solamente recepito il metodo tradizionale o abbia apportato degli elementi di novità; in ogni caso, si verifica se le scelte compiute in sede comunitaria possano effettivamente garantire una tutela sufficientemente significativa alla parte debole. La dottrina italiana ha distinto un ulteriore metodo di diritto internazionale privato, il cd. jurisdictional approach. Come osservato anche nel corso del lavoro, non si è scientemente proposta un’analisi di questo metodo, perché non è parso utilizzato nel diritto internazionale privato comunitario in materia contrattuale. Pertanto, un suo esame avrebbe avuto una valenza meramente teorica, senza alcun fondamento normativo nel nostro ambito di ricerca. Accanto all’esame dei singoli metodi, alcuni strumenti e istituti tipici del diritto internazionale privato vengono presi in esame. Tipico è il caso del rinvio, la cui analisi assume un particolare rilievo proprio nel capitolo terzo allo scopo di verificare se possa essere ammesso un rinvio in favorem. Il problema, certo, non si pone nel campo di applicazione della Convenzione di Roma, che esclude l’operatività del rinvio, ma diventa interessante per quanto attiene il contratto di assicurazione, dal momento che le direttive sui servizi assicurativi non contengono una disciplina completa di diritto internazionale privato e non forniscono alcuna soluzione al problema. Inoltre, una particolare attenzione è prestata a tre strumenti classici, che possono essere utilizzati e che sono in effetti stati utilizzati al fine di tutelare una delle parti del rapporto, ovvero le norme di applicazione necessaria, le disposizioni imperative e l’ordine pubblico. Delineata la loro nozione nel primo capitolo, successivamente si verifica il loro ruolo all’interno dei diversi metodi. Così, si noterà che essi risultano indispensabili nel metodo classico, che, essendo caratterizzato dall’astrattezza, non prende in considerazione il contenuto sostanziale della legge applicabile, potendo lasciare la parte debole sprovvista di ogni tutela. Un’analoga conclusione può essere raggiunta per quanto attiene il metodo del rinvio all’ordinamento competente – con alcune peculiarità per quanto riguarda l’applicazione dei principi di ordine pubblico dell’ordinamento competente nello Stato del foro - ; questi limiti all’applicazione del diritto straniero, pur non essendo meno rilevanti, trovano una diversa giustificazione qualora la legge applicabile e il giudice competente siano stati scelti dalle parti: in tal caso, infatti, si tratta di tutelare la parte debole contro pressioni derivanti dall’altro contraente e dovute dal disequilibrio del potere negoziale dei due. All’opposto, quando la norma di conflitto ha carattere materiale, l’ordine pubblico pare avere invero scarsa rilevanza e il ruolo delle norme di applicazione necessaria e le disposizioni imperative è modesto, proprio perché la legge applicabile già risponde alle esigenze minime di tutela della parte debole richieste dalla lex fori. Un ulteriore aspetto di particolare interesse è relativo alla tendenziale coincidenza fra forum e ius. L’ultima parte del terzo capitolo è dedicata a questo problema; dopo un esame delle disposizioni rilevanti, si verifica se già questa coincidenza sia idonea a tutelare la parte contrattuale debole – fornendosi una risposta positiva e illustrandone le ragioni. Inoltre, proprio questa coincidenza può comportare delle soluzioni peculiari quanto al rilievo delle norme di applicazione necessaria della lex fori, appunto perché avente anche il ruolo di lex causae. Ogni capitolo presenta una conclusione parziale, che illustra gli elementi di continuità e di novità del diritto comunitario rispetto al diritto internazionale privato classico. Inoltre, si verifica se tali soluzioni siano effettivamente idonee a garantire una tutela minima alla parte contrattuale debole. Lo scopo è quello di rilevare, soprattutto, l’originalità di certe scelte del sistema di cooperazione giudiziaria in materia civile. .Questo elemento è messo in particolare rilievo nelle Conclusioni. In primo luogo si vuole mettere in luce come la cooperazione giudiziaria in materia civile parta da basi molto diverse rispetto ai sistemi convenzionali di diritto internazionale privato. Infatti, nel diritto comunitario è richiesto un coordinamento fra ordinamenti molto più forte, che non si limita ad alcuni contatti estemporanei ed occasionali. Anche nell’elaborazione di un sistema comune di diritto internazionale privato e processuale deve tenersi conto delle finalità essenziali del diritto comunitario – il funzionamento del mercato interno e lo sviluppo della libera circolazione intracomunitaria. La cooperazione giudiziaria non può prescindere da questi aspetti. Pertanto, anche la tutela della parte contrattuale debole deve essere contemperata con altre esigenze, quelle della produzione, e soprattutto la Convenzione di Roma costituisce un esempio della ricerca di questo difficile bilanciamento. In secondo luogo, tornando, conclusivamente, ai metodi di coordinamento e a riflessioni sottostanti a tutto il lavoro, si vuole notare come la struttura degli articoli 5, par. 3 e 6, par. 2 della Convenzione di Roma paia quella maggiormente idonea ad assicurare la tutela della parte debole, almeno nel senso che si è inteso nel nostro lavoro. Si sottolineano i vantaggi di chiarezza e di certezza del diritto che una tale soluzione consente – caratteristiche che rendono la contrattazione internazionale più sicura e interessante anche per l’altra parte; la semplicità dell’accertamento giudiziale circa la legge applicabile; la più facile conoscibilità dei diritti della parte debole. Inoltre, in queste ipotesi è modesto il rilievo delle norme di applicazione necessaria, delle disposizioni imperative e dell’ordine pubblico, a meno che non sia richiamata la legge di uno Stato non comunitario, elemento che risalta ancora la semplicità e l’idoneità di una tale soluzione e che distingue profondamente questo metodo dalla scelta di legge applicabile che, in molte ipotesi, ha bisogno almeno del correttivo delle disposizioni imperative. La tendenziale semplicità nell’applicazione di queste norme risulta, infine, rafforzata dal coordinamento che si è effettuato fra la Convenzione di Roma – e il prossimo regolamento “Roma I” - e il reg. n. 44/2001, il quale consente, in molteplici casi, l’applicazione da parte del giudice della lex fori. L’immediatezza di una tale soluzione alle problematiche del conflitto di leggi e di competenza giurisdizionale garantisce una tutela minima alla parte debole e, contemporaneamente, assicura una sufficiente certezza del diritto alla controparte, operatore economico.
XX CICLO
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Marchioro, Irene <1991&gt. "I confini del regolamento (UE) 650/2012 sulle successioni internazionali". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9942/1/Tesi_Irene%20Marchioro_I%20CONFINI%20DEL%20REGOLAMENTO%20%28UE%29%20650-2012%20SULLE%20SUCCESSIONI.pdf.

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La contiguità delle successioni con altre materie ad esse connesse porta a difficoltà nell’applicazione del regolamento (UE) 650/2012 e, specificamente, nell’esatta delimitazione del suo ambito di applicazione rispetto alle materie da questo escluse, così che si rende necessario indagare tali zone “di confine”. La prima zona di confine che viene analizzata è quella del rapporto tra il regolamento e le altre convenzioni vigenti in materia successoria. La seconda delimita invece il campo di applicazione del regolamento da quello di altre materie, da questo escluse, che non siano state oggetto di armonizzazione. Tra queste, spiccano la natura dei diritti reali e le questioni disciplinate dalla legge applicabile alle società e ad altre persone giuridiche. La terza segna i limiti di applicazione del regolamento rispetto ad aree del diritto armonizzate, come per esempio le donazioni, le obbligazioni alimentari e i regimi patrimoniali tra coniugi e tra partner uniti civilmente. Alcune riflessioni a sé stanti merita inoltre il tema del rapporto tra il regolamento successioni e il regolamento (UE) 2015/848 sull’insolvenza transfrontaliera. L’analisi delle singole zone di confine permette di scorgere delle linee conduttrici, che portano ad alcune riflessioni conclusive. Si tratta, in primo luogo, di definire come le questioni non coperte dal regolamento, ma comunque indispensabili per regolare una successione, possano venire conosciute alla stregua di questioni preliminari, e quale sia il valore di queste in relazione al rilascio di un certificato successorio europeo. In secondo luogo, gli argomenti analizzati portano a ragionare della costruzione di una nozione di adattamento condivisa a livello di Unione Europea, nozione di cui il regolamento (UE) 650/2012 si dimostrerebbe il promotore. Né questa constatazione deve stupire, perché maggiori sono le interconnessioni tra ambiti attigui del diritto, più grande è anche la necessità di definire gli strumenti di risoluzione di antinomie applicative dovute a siffatte interconnessioni.
The contiguity of successions with other related matters leads to difficulties in the application of Regulation (EU) 650/2012 and, specifically, in the exact delimitation of its scope with respect to matters excluded from it, so that it is necessary to investigate these "border" areas. The first border area analysed is that of the relationship between the Regulation and the other conventions in force in matters of succession. The second delimits the scope of application of the Regulation from that of other, excluded matters that have not been harmonised. These include the nature of rights in rem and questions governed by the law applicable to companies and other legal persons. The third one marks the limits of application of the Regulation with regard to harmonised areas of law, such as gifts, maintenance obligations and matrimonial and civil partnership property regimes. The topic of the relationship between the Succession Regulation and the Regulation (EU) 2015/848 on cross-border insolvency also merits separate consideration. The analysis of the individual border areas allows us to discern a number of guiding lines, which lead to some concluding reflections. Firstly, it must be understood how questions not covered by the Regulation, but nevertheless indispensable for settling a succession, can be known as preliminary questions, and what value these have in relation to the issuance of a European Certificate of Succession. Secondly, the arguments analysed lead to the question of the construction of a concept of adaptation shared at European Union level, a concept of which Regulation (EU) 650/2012 would prove to be the promoter. Nor does this appear surprising, since the greater are the interconnections between adjacent areas of law, the greater is the need to define the means of resolving application inconsistencies due to such interconnections. Translated with www.DeepL.com/Translator (free version)
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Franzini, Carlotta <1995&gt. "Una guerra per l'indipendenza. Analisi storico-giuridica del caso ceceno". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16104.

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Resumen
La presente tesi è incentrata sull’analisi giuridica del conflitto russo-ceceno e analizza il diritto dei ceceni all’autodeterminazione. Basandosi sui principali atti internazionali nei quali viene fatto riferimento al diritto di autodeterminazione dei popoli e prendendo in considerazione le differenti opinioni formulate dagli studiosi della dottrina, si giungerà alla conclusione che i ceceni non posseggano un diritto all’autodeterminazione esterna tale da fornire loro la possibilità di secedere dalla Russia. La tesi si suddivide in tre capitoli. Il primo capitolo comprende una breve ma esaustiva panoramica storica degli eventi relativi ai due conflitti e un’analisi circa la qualificazione giuridica degli stessi. Il secondo capitolo è incentrato sulla ricostruzione giuridica del diritto di autodeterminazione e sui principali atti internazionali che nel corso del XX secolo ne hanno fatto menzione, oltre a contemplare una sezione relativa alla protezione delle minoranze a livello internazionale. Infine, il terzo capitolo si focalizza sul diritto dei ceceni all’autodeterminazione e sulla loro possibilità di secedere dalla Federazione Russa, facendone inoltre una breve comparazione con il caso ucraino. Il fine del presente studio è quello di esaminare il significato giuridico del diritto di autodeterminazione e la sua applicazione al caso ceceno. Sulla base delle ricerche effettuate si dimostrerà perché non sia lecito per i ceceni invocare la secessione dal territorio russo.
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Napoli, Nadia. "Energia sostenibile. Sfide e prospettive del diritto globale". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/1294.

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2010 - 2011
La tesi esamina la dimensione ambientale delle questioni energetiche e le interconnessioni esistenti fra il diritto internazionale a protezione dell’ambiente e la regolamentazione giuridica del settore dell’energia, con specifico riferimento alle fonti rinnovabili e alla produzione di energia nucleare a scopi civili (cd. nucleare civile). Il tema della sostenibilità ambientale e le problematiche energetiche derivanti dall’utilizzo delle fonti fossili sono sempre più spesso dibattute in sedi internazionali. L’attuazione di una politica energetica «sostenibile» rappresenta attualmente una delle maggiori sfide del terzo millennio, in ossequio alla responsabilità inter-generazionale di cui si è fatta carico la comunità internazionale a partire dagli anni Settanta e che ha trovato efficace espressione nel concetto di sviluppo sostenibile. All’attenzione rivolta dai Governi all’energy security, cioè alle questioni di approvvigionamento delle risorse energetiche, si è affiancato — in conseguenza all’in-ternazionalizzazione della protezione ambientale — l’interesse sovranazionale/globale all’energy safety, vale a dire alla compatibilità dei modelli di produzione e consumo energetici con l’esigenza di tutela dell’ambiente umano. L’analisi condotta si incentra su tale aspetto, che poca attenzione ha avuto fino ad oggi da parte della dottrina internazionalistica. L’obiettivo della ricerca è verificare se si siano affermati a livello internazionale standards a tutela dell’ambiente, applicabili al settore energetico, che limitino gli Stati nella definizione delle politiche nazionali, nonché di analizzarne la modulazione rispetto alle diverse fonti alternative, in ragione delle specificità delle stesse. Nell’ottica descritta, verrà pertanto effettuata una disamina parallela dell’evoluzione normativa, delle politiche adottate a livello globale, regionale e statale, nonché delle procedure internazionali di controllo, esistenti rispetto alle due sub-species di fonti alternative: quelle rinnovabili e quella atomica. L’analisi è articolata in tre parti. Nel primo capitolo, dopo aver ricostruito, sulla base degli atti e della giurisprudenza internazionale, il concetto di sviluppo sostenibile, si analizzano i principi e gli obblighi ambientali applicabili al settore dell’energia, al fine di delineare il concetto giuridico di sostenibilità energetica. Si passa poi alla ricostruzione della normativa internazionale relativa, rispettivamente, alle fonti rinnovabili e all’energia nucleare, e si esaminano gli obblighi a tutela dell’ambiente ivi specificamente previsti. Il secondo capitolo ha ad oggetto le politiche energetiche internazionali, regionali e statali, riguardanti le due sottocategorie di fonti alternative. In particolare, a livello regionale è analizzata la politica energetica dell’Unione Europea e le competenze, nel settore della nuclear safety, dell’EURATOM. Il terzo capitolo, infine, esamina le procedure di controllo e le garanzie internazionali esistenti nel settore dell’energia per la verifica del rispetto degli obblighi di safety. Quanto a tale profilo, va sottolineato che esula dall’indagine, per esserne solo incidentalmente toccato, il tema della responsabilità internazionale per danni ambientali prodotti dall’attività di produzione energetica e/o da incidenti nucleari. La ricerca, infatti, intende incentrarsi sulla “fase fisiologica” piuttosto che su quella “patologica”, cioè sulle misure che, nel rispetto degli obblighi ambientali, devono essere preventivamente adottate dagli Stati nel settore della produzione e dell’utilizzo dell’energia, specie se trattasi della fonte atomica. [a cura dell'autore]
X n.s.
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GIUNIPERO, di CORTERANZO CARLO AUGUSTO. "La comunità internazionale ed il diritto di guerra in Luigi Sturzo". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/241.

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Resumen
La tesi è strutturata in quattro capitoli. Nel primo capitolo si affronta l'inizio dell'esilio di Sturzo, con attenzione particolare alla scelta di Londra come sede del proprio esilio. A seguito dell'esilio inizia la conoscenza di Angelo Crespi, che sarà una persona determinante durante l'esilio londinese nonché durante alcune tappe che portano alla stesura di La Comunità internazionale ed il diritto di guerra . La parte finale del capitolo tratta dell'interesse per l'impegno politico di Sturzo e per comprendere la situazione politica italiana ed il movimento politico fascista. Il secondo capitolo si sofferma sulle conoscenze di Sturzo a Londra particolarmente significative per le riflessioni che verranno successivamente elaborate nel volume La comunità internazionale ed il diritto di guerra. La ricostruzione di questi anni si intreccia con la vicenda personale di Sturzo ed in particolare con i rapporti con la Santa Sede. Il terzo capitolo è dedicato infatti ai cattolici britannici e alla conoscenza che Sturzo ne ha. Dalla primavera del 1926 comincia il difficile rapporto con la curia di Westminster. Il quarto ed ultimo capitolo è dedicato ai lavori precedenti sul tema dell'internazionalismo e della pace internazionale che Sturzo scrive prima di dedicarsi alla stesura definitiva del saggio oggetto della ricerca. Sono affrontati le diverse edizioni del libro, inglese, americana, francese e i due tentativi che non ebbero esito di una edizione spagnola e tedesca. In Appendice lo scambio epistolare con De Ruggiero e con il Censor di Westminster per il Nihil Obstat alla pubblicazione di La comunità internazionale ed il diritto di guerra.
As an opponent to fascism, Luigi Sturzo a priest and an Italian political leader has to go into exile in London in 1924, during the formative years of international relations theory, what is usually called the First Great Debate. In 1929 Sturzo published a book on The International Community and the Right of War, which looks at the then debated international relations issues through his Christian background. This work will assess Sturzo's book in the unique historical milieu in which it was conceived, in order to identify a mix of liberalism and Christian thought rather unfamiliar both then and today. The work is organized in four chapter. The first face the reason of the Sturzo's exile in London. The second section is devoted to the cultural background of Sturzo's book, and specifically to his key British personal contacts: the liberals, the people gravitating around Chatham House and the British Catholics. Among the most relevant people corresponding with Sturzo or in other ways connected to his book we can find: Gilbert Murray, G.P. Gooch, Francis Hirst, Alfred Zimmern, Norman Angell, Leonard Wolf,. The third chapter illustrates Sturzo's relationship with the British Catholic and the Bishop of Westminster. The fourth and final chapter illustrates the articles and the different edition of The International Community and the Right of War: the English, the American, the French and the tentive edition in Germany and Spain.
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GIUNIPERO, di CORTERANZO CARLO AUGUSTO. "La comunità internazionale ed il diritto di guerra in Luigi Sturzo". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/241.

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La tesi è strutturata in quattro capitoli. Nel primo capitolo si affronta l'inizio dell'esilio di Sturzo, con attenzione particolare alla scelta di Londra come sede del proprio esilio. A seguito dell'esilio inizia la conoscenza di Angelo Crespi, che sarà una persona determinante durante l'esilio londinese nonché durante alcune tappe che portano alla stesura di La Comunità internazionale ed il diritto di guerra . La parte finale del capitolo tratta dell'interesse per l'impegno politico di Sturzo e per comprendere la situazione politica italiana ed il movimento politico fascista. Il secondo capitolo si sofferma sulle conoscenze di Sturzo a Londra particolarmente significative per le riflessioni che verranno successivamente elaborate nel volume La comunità internazionale ed il diritto di guerra. La ricostruzione di questi anni si intreccia con la vicenda personale di Sturzo ed in particolare con i rapporti con la Santa Sede. Il terzo capitolo è dedicato infatti ai cattolici britannici e alla conoscenza che Sturzo ne ha. Dalla primavera del 1926 comincia il difficile rapporto con la curia di Westminster. Il quarto ed ultimo capitolo è dedicato ai lavori precedenti sul tema dell'internazionalismo e della pace internazionale che Sturzo scrive prima di dedicarsi alla stesura definitiva del saggio oggetto della ricerca. Sono affrontati le diverse edizioni del libro, inglese, americana, francese e i due tentativi che non ebbero esito di una edizione spagnola e tedesca. In Appendice lo scambio epistolare con De Ruggiero e con il Censor di Westminster per il Nihil Obstat alla pubblicazione di La comunità internazionale ed il diritto di guerra.
As an opponent to fascism, Luigi Sturzo a priest and an Italian political leader has to go into exile in London in 1924, during the formative years of international relations theory, what is usually called the First Great Debate. In 1929 Sturzo published a book on The International Community and the Right of War, which looks at the then debated international relations issues through his Christian background. This work will assess Sturzo's book in the unique historical milieu in which it was conceived, in order to identify a mix of liberalism and Christian thought rather unfamiliar both then and today. The work is organized in four chapter. The first face the reason of the Sturzo's exile in London. The second section is devoted to the cultural background of Sturzo's book, and specifically to his key British personal contacts: the liberals, the people gravitating around Chatham House and the British Catholics. Among the most relevant people corresponding with Sturzo or in other ways connected to his book we can find: Gilbert Murray, G.P. Gooch, Francis Hirst, Alfred Zimmern, Norman Angell, Leonard Wolf,. The third chapter illustrates Sturzo's relationship with the British Catholic and the Bishop of Westminster. The fourth and final chapter illustrates the articles and the different edition of The International Community and the Right of War: the English, the American, the French and the tentive edition in Germany and Spain.
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SANNA, PIETRO. "La tutela del passeggero nel diritto internazionale privato e processuale dell'Unione europea". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1060333.

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CHIES, ALBERTO. "L'Effettività del Principio di Libertà Sindacale in una Prospettiva Internazionale". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3459747.

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Il contributo esamina tutta una serie di strumenti con cui la comunità internazionale cerca di condizionare, de jure o de facto, il rispetto della libertà sindacale all’interno degli ordinamenti nazionali, con riferimento ai paesi in via di sviluppo, ma sempre tenendo presente come l’effettività della libertà sindacale rappresenti una sfida anche per le democrazie liberali. Più specificamente, il contributo si concentra sulla ricognizione degli ostacoli che indeboliscono la capacità dei lavoratori di convertire la propria libertà sindacale in un funzionamento.
The effectiveness of freedom of association from an international perspective
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Fidelbo, Costanza <1993&gt. "“Unite for Heritage: la protezione del patrimonio culturale nelle aree di crisi”". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13155.

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Il presente lavoro di tesi analizza quale risposta la comunità internazionale abbia dato agli attacchi deliberati e violenti perpetrati a detrimento del patrimonio culturale nell’ambito di situazioni di crisi e di conflitto. La trattazione si articola in tre capitoli, ognuno dei quali è organizzato in sezioni, paragrafi e sotto-paragrafi. Il I capitolo esamina le fonti di diritto internazionale in materia (fonti universali, atti delle Organizzazioni internazionali, fonti regionali). Il II capitolo si focalizza sull’azione condotta dall’UNESCO (dal 2015 ad oggi), volta ad adeguare la risposta internazionale rispetto a fenomeni – distruzione, saccheggio, traffico illecito – lesivi dell’integrità culturale dei popoli e dei territori colpiti e, dunque, del patrimonio culturale mondiale. Il risultato principale è rappresentato dall’adozione da parte della Conferenza Generale della “Strategia per il rafforzamento dell’azione dell’UNESCO per la protezione della cultura e la promozione del pluralismo culturale in caso di conflitto armato”. In questa cornice, specifica attenzione è rivolta allo studio di uno degli strumenti più innovativi ivi previsto, ovvero l’istituzione di meccanismi di rapido intervento e mobilitazione di esperti nazionali (“Task Force”). Il III capitolo esamina interventi e logiche di conservazione, restauro e ricostruzione (anche mediante il ricorso a tecnologie all’avanguardia) del patrimonio culturale colpito o distrutto in aree di crisi (Mali, Iraq e Siria).
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Bellati, Sara <1990&gt. "L'Organizzazione Internazionale del Lavoro: Core Labour Standards e sistemi di controllo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5288.

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La tesi si occupa dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), organismo internazionale che si dedica alla promozione e diffusione dei diritti dei lavoratori. La tesi inizialmente fornisce un riepilogo storico e strutturale dell'Organizzazione, per poi passare all'analisi dei diritti fondamentali riconosciuti ai lavoratori nel mondo e agli strumenti ideati per la loro protezione. Successivamente, ci si concentra sulle attività di controllo predisposte dall'OIL per vigilare sull'applicazione da parte degli stati membri di Convenzioni e Raccomandazioni. Infine, è stato approfondito il caso cinese al fine di valutare se e come il paese ha saputo rispettare gli obblighi che discendono dall'essere membro dell'OIL.
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SANNA, SILVIA. "Tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e disciplina del commercio internazionale". Doctoral thesis, Università Bocconi, 2003. http://hdl.handle.net/11565/4050831.

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