Tesis sobre el tema "Storia dei materiali"
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Luppino, Angela. "Raffaele Gargiulo e la sua collezione di vasi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli : ricerche sul restauro dei vasi antichi nella prima metà del XIX secolo a Napoli : tecniche e materiali". Thesis, Paris 10, 2017. http://www.theses.fr/2017PA100020.
Texto completoThe research focuses on the eclectic figure of Raffaele Gargiulo, who was a dealer, an expert, a restorer, a collector, a controversial figure in the history of the Naples Museum and Neapolitan antiques market in the first half of the nineteenth century. Starting from his collection of antiquites, one of the richest coming from Magna Graecia and which arrived in the Naples Museum, we have primarily examined the vases and have tried to analyze the restoration methods, the materials used and the choices made to reconstruct the criteria that guided the practice of the vases restoration in the Royal Bourbon Museum in the first half of the nineteenth century. The research analyzes the historical events that led to the purchase, by the Museum, of Raffaele Gargiulo’s collection, focusing mainly on the study of the vases collection. The research, enriched by archival documentation aimed at illustrating the long negotiation in the acquisition of the objects, which began in 1852 and ended in 1855, has shown the judgements and the choices made by the Neapolitan Museum in cooperation with the Commissione di Antichità e Belle Arti. Furthermore, it has contributed to define the figure of the restorer-dealer Gargiulo and his relationship with the people interested in the deal. A combination of archival documentation, old inventories and surveys in the Museum’s stores has allowed us to identify the Gargiulo’s vases collection (about 481 vases) and all the "Gargiulo’s vases" in the Museum. The vases catalogue has been created, in order to classify them according to type of ceramic, with an individual file for each vase. Thanks to the catalogue, which has aimed to the reconstruction of the collection, we have been able to highlight the aspects related to the criteria and to the taste of the collector Gargiulo and of the figures involved (Minister, Director of the Museum, experts, etc.). They have all contributed to the enrichment of the collections of the Naples Museum through the variety of artifacts and provenance from different locations in the Naples Kingdom.The research has also investigated the figure of the restorer Gargiulo, his "career" and his activities at the «Officina dei Vasi Italo-greci» of the Naples Museum. The restoration methods have been analyzed on some vases that still preserve the ancient interventions, focusing on a comparative study between old photos and archival documentation
La ricerca ha analizzato l'eclettica figura di Raffaele Gargiulo, commerciante, abile restauratore, collezionista, figura controversa nella storia del Museo di Napoli e dell’antiquaria napoletana nella prima metà del XIX secolo. Partendo dalla sua collezione, una delle raccolte più ricche di materiali di provenienza magnogreca mai giunte nel Museo di Napoli, esaminando in particolare i vasi, si è cercato poi di analizzare i metodi di restauro, i materiali adoperati e le scelte attuate per ricostruire e comprendere i criteri che guidarono la pratica del restauro dei vasi del Museo Borbonico nella prima metà dell'Ottocento. La ricerca ha analizzato le vicende che hanno portato all’acquisizione da parte del Museo Borbonico della collezione di Gargiulo nella sua totalità e, in particolare, della collezione vascolare. Il lavoro, corredato da documenti archivistici volti ad illustrare la lunga trattativa nell'acquisizione dei materiali, iniziata nel 1852 e conclusa nel 1855, ha messo in evidenza le valutazioni, le tendenze e le scelte operate a Napoli presso il Museo in stretto rapporto con la Commissione di Antichità e Belle Arti e ha contribuito a delineare la figura del restauratore-commerciante Gargiulo e il suo rapporto con le figure che, più o meno appassionatamente, si interessarono alla vicenda.Sono stati individuati, sulla base delle fonti, degli antichi inventari e dei documenti archivistici, i vasi della collezione Gargiulo (481 vasi ca.) e tutti i “vasi Gargiulo” immessi nel Museo. Si è redatto il catalogo dei vasi, diviso per classi ceramiche e con la redazione di singole schede per ogni vaso. Attraverso il catalogo e quindi la ricostituzione della collezione, si sono potute individuare, nella sua varietà di classi ceramiche e di provenienze, gli aspetti relativi ai criteri e al gusto di Gargiulo e delle figure coinvolte (Ministro, Direttore del Museo, esperti, etc.) che hanno determinato anche una scelta di gusto e di rappresentatività per le collezioni del Museo di Napoli. La ricerca ha anche preso in esame la figura del restauratore Gargiulo, la sua “carriera” e la sua attività presso «l’Officina dei Vasi Italo-greci» del Museo di Napoli. Si sono esaminati i metodi di restauro su alcuni vasi che ancora conservano gli interventi antichi, anche attraverso uno studio comparativo tra le foto antiche e i documenti di archivio
Troletti, Federico. "Il Mausoleo Martinengo nella Brescia del Rinascimento. Forma, storia e materiali". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368125.
Texto completoGEOMETRANTE, RAFFAELLA. "MATERIALI DA COSTRUZIONE, RESTAURO E RELATIVE TECNICHE DI INDAGINE NON DISTRUTTIVE". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12197.
Texto completoLa ricerca per l'edilizia ha sempre avuto sviluppi difficili e controversi, specialmente per quella ancora distante da immediate applicazioni produttive e commerciali; tuttavia esiste una tendenza verso studi rivolti alla caratterizzazione e al comportamento dei materiali. Nel campo dei nuovi materiali e delle possibili mescolanze tra materiali diversi in uno stesso elemento, la ricerca sembra essersi rapidamente spostata da un puro studio di miglioramento delle prestazioni di tipo meccanico o dell'estensione dell'affidabilità, a concetti di prodotto tendenti ad offrirsi come semi-componenti e componenti edilizi, o come manufatti evoluti. Le soluzioni composite sono sempre esistite in edilizia in una vasta ricchezza di casi; vi è quindi una predisposizione degli operatori ad accettare formule e sequenze operative diverse per la costruzione di parti rilevanti degli edifici. In questo senso, con i materiali compositi si amplia prevalentemente il mercato dei possibili utenti della moderna tecnologia, estendendo la possibilità di scelta, anche migliorativa, rispetto alle prestazioni mediamente offerte dai materiali tradizionali. Dagli anni '70 fino ad oggi si sono aperte fondamentalmente due strade per migliorare le prestazioni dei componenti cementizi: l'impiego di fibre di rinforzo e l'impregnazione con polimeri organici. In Italia stanno riscuotendo particolare interesse i calcestruzzi e le malte fibrorinforzati in quanto l'esperienza finora acquisita ha già dimostrato il contributo del rinforzo fibroso in funzione del tipo di composito cementizio. Tra gli sviluppi futuri delle fibre e del relativo composito sono ipotizzabili i seguenti affinamenti: nuovi tipi di fibre polimeriche con caratteristiche modificate; variazione della geometria e della morfologia delle fibre; trattamenti superficiali; messa a punto di miscele contenenti fibre e additivi di lavorazione; sviluppo di nuove tecniche di produzione dei manufatti. Particolarmente interessante risulta essere l'utilizzazione delle fibre quale rinforzo di materiali cementizi. Infatti, la necessità di studiare e sperimentare innovativi materiali fibrorinforzati per l'edilizia nasce da richieste del mercato edile ben precise e sempre più insistenti, mirate al superamento del vincolo del peso e al conseguimento di livelli prestazionali sempre più elevati tali da consentire, a progettisti e produttori di manufatti, la realizzazione di soluzioni sempre più innovative e funzionali. Non va, inoltre, dimenticato che da quando l'asbesto è stato bandito dal mercato (1992), la necessità di trovare una tecnologia alternativa ad un prodotto così ampiamente utilizzato ha ulteriormente incentivato la ricerca verso un materiale fibroso alternativo, atossico e non nocivo per la salute dell'uomo. Alla luce di queste considerazione e richieste specifiche, il Dottorato di Ricerca di in Ingegneria e Scienza dei Materiali del XIII ciclo è stato intrapreso con l'esplicito obiettivo di acquisire una conoscenza approfondita ed aggiornata delle problematiche relative ai materiali a base cementizia fibrorinforzati. Questo lavoro va ad inserirsi all'interno di un contesto sperimentale in cui fortissima è la necessità di definire, quanto prima, le linee guide di riferimento per la produzione, l'applicazione e l'utilizzo di malte e calcestruzzi fibrorinforzati. Infatti, tutta la catena produttiva che va dal confezionatore dei premiscelati all'utilizzatore finale deve essere ripensata ed adeguata alle nuove esigenze. Vista la vastità dell'argomento, è stato inizialmente indispensabile intraprendere un'estesa ricerca bibliografica che ha permesso di delineare un preciso e dettagliato stato dell'arte dei materiali fibrorinforzati a base cementizia. Quindi, si è focalizzata l'attenzione sulle fibre polimeriche e fra queste hanno suscitato il maggior interesse quelle in PV A- Poli(Vinil Alcool). Ci si è orientati verso questa scelta poiché, fino a questo momento, i risultati ottenuti utilizzando questo tipo di fibre, sono stati decisamente incoraggianti, ancorché i margini di miglioramento risultino notevoli. Infatti, materiali cementizi rinforzati con fibre di PV A potrebbero potenzialmente costituire un'alternativa alla tecnologia che faceva uso di fibre di asbesto, dal momento che garantiscono non solo un prodotto atossico e non nocivo per la salute dell'uomo ma anche un comportamento meccanico potenzialmente buono. Durante lo svolgimento di questa ricerca, non ci si è dedicati esclusivamente alla caratterizzazione e alla sperimentazione dei materiali cementizi fibrorinforzati ma, parallelamente, si è deciso di affrontare il problema della durabilità di tali prodotti; infatti, si è ritenuto limitato uno studio, seppur approfondito, di tutti quegli aspetti precedenti alla messa in opera di un materiale, senza valutare poi il degrado a cui queste applicazioni potrebbero andare incontro. Questi materiali, sia che vengano utilizzati per il miglioramento prestazionale di nuove opere (ad esempio pavimentazioni industriali, intonaci, shotcrete etc.) sia che vengano impiegati in ripristini o restauri di strutture degradate, saranno comunque soggetti ad un deterioramento che deve essere conosciuto e controllabile. Se poi, come nel secondo caso, servono a ripristinare una situazione di per sé già ammalorata, allora, la conoscenza delle cause e dello sviluppo del degrado presente sulla struttura preesistente diventa essenziale per un appropriato intervento. Infatti, si deve tenere nella giusta considerazione un'applicazione dei materiali fibrorinforzati che sta riscuotendo un successo sempre crescente: si tratta del recupero, ripristino e restauro non solo di costruzioni in calcestruzzo armato e storicamente recenti, ma anche di monumenti ed edifici storici che, sottoposti ad agenti atmosferici aggressivi, eventi sismici disastrosi o semplicemente a cambiamenti d'uso, necessitano di un intervento duraturo, che non appesantisca la struttura e che non ne trasformi irrimediabilmente la natura e la filosofia costruttiva originaria. Per monitorare correttamente una situazione di degrado e condurre un'indagine diagnostica accurata è indispensabile una conoscenza adeguata dell'applicabilità delle tecniche non distruttive e delle informazioni che da queste si possono ottenere. D'altra parte, una corretta applicazione della metodologia del restauro presuppone una adeguata conoscenza, preliminare al progetto di intervento, dei dati materiali e storici che connotano e denotano la specificità culturale conservativa del manufatto oggetto dell'intervento. Da qui è nata l'esigenza di approfondire tale argomento avviando una complessa indagine sperimentale condotta presso i laboratori dei Dipartimenti di Ingegneria dei Materiali e Chimica Applicata e di Ingegneria Civile dell'Università di Trieste. In questa fase, si è verificato l 'utilizzo, l'applicabilità e l'efficacia di alcune delle più importanti tecniche di indagine non distruttive attualmente impiegate nell'ingegneria civile. Inoltre, si è voluto verificare le potenzialità di queste tecniche quale metodo per la caratterizzazione dei diversi materiali da costruzione. Vista l'importanza rivestita dalla pietra d'Istria nello sviluppo architettonico del nord est italiano, ed in particolare della repubblica di Venezia, un'accurata indagine è stata avviata proprio su questo materiale. Parallelamente sono state effettuate una serie di campagne diagnostiche realizzate in vari cantieri italiani e non (vedi allegato) che hanno permesso di verificare sul campo l'efficacia di questo tipo di prove. I risultati raccolti ed elaborati in questi tre anni sono riportati in questa tesi di Dottorato di Ricerca.
XIII Ciclo
1971
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
Attardo, Ezio Ciro <1956>. "Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/1/Attardo_EzioCiro_Tesi.pdf.
Texto completoMy Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
Attardo, Ezio Ciro <1956>. "Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/.
Texto completoMy Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
FRANCESCHINIS, ERICA. "SISTEMI ALTERNATIVI PER LA VEICOLAZIONE DI FARMACI IN FORME FARMACEUTICHE ORALI". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13140.
Texto completoCoccato, Stefania <1987>. "Interni veneziani trecenteschi : la cultura materiale attraverso gli inventari di beni mobili dei Procuratori di San Marco". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8358.
Texto completoCaputo, Cristina. "La verifica dei trattamenti di restauro dei materiali a valle degli interventi: il caso della facciata del Palazzo della Prefettura a Lecce". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.
Buscar texto completoCoccoli, Velia. "GLI ARCHETIPI. Individuazione ed approfondimento dei significati e dei valori degli archetipi in quanto radici dei beni culturali del territorio". Doctoral thesis, Università di Catania, 2016. http://hdl.handle.net/10761/3810.
Texto completoSchievano, Mirta <1995>. "La pirateria nel Levante della Prima Età del Ferro: cultura materiale e paesaggio costiero". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19690.
Texto completoZangelmi, Cristina. "Riordino, digitalizzazione e messa in rete del materiale dell'Archivio storico del Dipartimento di Astronomia di Bologna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12818/.
Texto completoCESTINO, GIOVANNI. "'USED SCORES'. LINEE TEORICHE E OPERATIVE PER L¿INDAGINE DEL RAPPORTO TRA ESECUTORI E MATERIALI PERFORMATIVI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/697450.
Texto completoPOZZI, Alessandra. "Materiali per una sociologia del libro: senso, rappresentazioni e significati simbolici del libro nella tarda modernità". Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2011. http://hdl.handle.net/11562/347574.
Texto completoMaterial for a sociology of the book: sense, representations and symbolic meanings of the book in the late Modernity In the light of the possibilities offered by the technological innovations of the digital era, that propose new solutions for writing and reading introducing changes about dynamics and behaviours that concern the practice of reading and writing - the objective of this study is to understand if in the traditional paper book it is recognized still today, in the daily life, a sense, which are its representations and its symbolic meanings, in particular in this late modern age, that does not manage to get completely free of some of the cultural and social processes of the modernity that it affirms to want to get rid of. The final goal is therefore is to say if in the present time we are out from the civilization of the book or not, trying to comprehend, in particular, if today the object book can still be seen as an holder (in this thesis it is suggested a place) where to transfer and file not only “knowledge and learning”, but also “memory and traditions”, that is to say meanings shared by the whole society. Also, to understand if in the present age the book is occasion for creating relationships and giving shape to symbolic representations, playing therefore an important part both in the building of the individual and social identity. These are the main objectives at the basis of the empiric research, preceded by a theoretic consideration that, in order to better introduce this matter, tries to highlight how the historical changes about the different forms of orality and literacy assumed in the different civilizations have entailed some big cultural and social transformations, in particular about what concerns three different matters: first, the revolutions of the sensory in the epoch-making transit between the oral societies and the ones successive to the invention of writing. Secondly, the invention of the printed book as the launch engine for the beginning of the modern age. Finally, the role of writing, in particular of the book, in the sense of the individual and social memory. The thesis can be therefore read following three main guidelines: 1. Materiality of the traditional object and its potential substitutes (Highlighting the meaning attributed to the support); 2. Functionality of the object (Highlighting the meaning attributed to the fruition value, to the symbolic exchange value and to the sacral value); 3. Corporeity acted on the object (highlighting the meaning attributed to the sensorial dimension). The main results concern the following themes: - the sense of the book is still deep-rooted in daily life; particularly because strongly connected with the sensorial aspects promoted by the paper support that is currently considered not yet equalled by the digital supports. That is to say: the book lasts because the paper lasts. - The interviewed, referring to the matters around the sense of the book, remark the concept of “ambivalence”: in particular, for what concerns the specific subject of the sacrality of the object, the spotting of the advantages and disadvantages offered by the digital and multimedia supports compared to the book; the idea of the greater truthfulness, real or presumed, of the contents published on paper and controlled by the traditional production chain; the matter of democratization and participation offered by the net; the question if the book concurs to give social prestige as a status symbol. - Around the object “book” it remains a “sacral aura”, not only for its contents but also for its “fetish” aspect, consequently to the personal mark that it is possible to leave on it (aspects deeply connected to corporeity and therefore, once again, to the implied sensoriality); - To this day the new digital supports are not necessarily considered safer for the protection of the contents; also the use of digital contents, when practiced, remains significantly linked to the paper – through printing – that allows an easier way to read and personalize the text. As a conclusion of the analysis of the texts, in particular on the basis of the behaviours acted and declared by the interviewed, it is possible to indicate three different behavioural modalities, identified on the basis of the specific outline about the relevance degree assigned to the sensorial aspects talking about the sense of the book: (A) “passionate” modality, (B) “possibilist” modality, (C) “indifferent” modality. It can be affirmed that the general conclusion of the empiric study is that currently the sense of the book is often associated to the idea that it is a piece of a bigger jigsaw puzzle, where the experience is amplified, where it is possible to start a way of sense that does not concludes in the reading, but continues in the fruition of images, sounds, videos and music elsewhere. The book can be therefore said still self-sufficient for many aspects, central piece of the jigsaw puzzle linked to all the others, but at the same time it is undeniable that it cannot anymore compose by itself the definitive representation of the contemporary reality. This is why it is possible to affirm that the result of this essay is that, in the present day, even if not anymore in the modern civilization of the book, we are not yet completely and legitimately in the post-modern civilization of the digitized book.
Filippin, Sara. "La riproduzione fotografica delle opere d'arte a Venezia tra la metà del sec. XIX e il 1920 ca. Materiali per una ricostruzione storica". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423882.
Texto completoI primi studi sulla storia della fotografia a Venezia risalgono alla fine degli anni anni ’70 del Novecento quando fu per la prima volta ricostruito un panorama generale delle vicende fotografiche legate alla città e furono messe in evidenza le personalità di alcuni fotografi. Tali studi, condotti essenzialmente da Alberto Prandi, furono proseguiti negli anni ’80 e ’90 da Paolo Costantini e Italo Zannier che focalizzarono la loro attenzione soprattutto sulla fotografia vedutistica e d’architettura, analizzandola sia sotto l’aspetto storico che proponendo le prime approfondimenti critici. Quella linea tematica e interpretativa ha improntato di se gli studi successivi, mentre l’interesse verso altri campi di applicazione è stato molto scarso se non assente. Tra di essi, l’attività di riproduzione delle opere d’arte, che fu molto importante a Venezia, grazie alla fama di Venezia e degli artisti che nel tempo ne hanno illustrato il nome. Questo lavoro si pone come prima ricerca in questo settore. Esso riguarda soprattutto le opere pittoriche, e ne propone una prima ricostruzione evolutiva a partire dalla metà del secolo XIX e fino agli anni a ridosso della prima guerra mondiale. Esso si fonda essenzialmente sulla ricerca d’archivio presso alcuni organismi cittadini. L’archivio dell’Accademia di Belle Arti di Venezia è stato il riferimento principale, in considerazione del ruolo svolto dall’Ente nella seconda metà dell’Ottocento, che lo portò a stretto contatto con l’attività fotografica. Altre ricerche sono state condotte presso la Fondazione Musei Civici Venezia, soprattutto in relazione al Museo Correr, oltre che presso l’Archivio di Stato di Venezia. Per alcuni casi specifici sono stati inoltre utili alcuni documenti presenti presso la Biblioteca Marciana di Venezia, la Procuratoria di San Marco, l’archivio della Basilica dei Frari, presso le Biblioteche Civiche di Padova e Treviso, presso l’Archivio della Galleria degli Uffizi, e infine presso le Istituzioni di Ricovero ed Educazione - IRE di Venezia, dove è conservato l’archivio di Tomaso Filippi, anch’egli attivamente impegnato nella riproduzione delle opere d’arte veneziane, sia nei musei che in occasione di mostre, che su commissione di vari studiosi. Per le ricerche iconografiche sono state fondamentali le raccolte veneziane presenti presso la Fondazione Musei Civici, presso l’archivio Filippi, l’Archivio Turio Böhm e infine il Fondo storico dell’Accademia di Belle Arti. Altre ricerche sono state condotte anche presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze, la Biblioteca Hertziana e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma. La documentazione emersa è molto consistente e consente di identificare, sul piano cronologico, alcune principali fasi evolutive. Nel primo quindicennio circa della seconda metà dell’Ottocento le testimonianze furono per lo più occasionali e riconducibili a specifiche motivazioni o sollecitazioni ben individuate. Dopo l’unità d’Italia, soprattutto a partire dal 1867-1868, la situazione si fece più vivace e vide impegnati molto attivamente alcuni importanti fotografi veneziani tra i quali Giovanni Battista Brusa, Pietro Bertoja, Paolo Salviati, e soprattutto Carlo Naya. Una fase ancora diversa si verificò a partire dalla prima metà degli anni ’90, sia a motivo degli sviluppi tecnici in campo fotografico che portarono alla diffusione delle lastre ortocromatiche, sia per l’avvio a Venezia di vaste campagne di ripresa da parte dei due grandi studi fotografici dei Fratelli Alinari e di Domenico Anderson che si impegnarono attivamente sia nella documentazione dell’architettura e del paesaggio, sia anche delle opere d’arte presenti nei musei e nelle chiese della città. I documenti emersi presso l’Accademia di Belle Arti riguardano soprattutto il periodo fino alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento. A partire da quella data essi diventano molto scarsi, fino a scomparire del tutto, dal momento che alcune disposizioni di legge trasferirono la competenza sulla disciplina in campo fotografico al Ministero della Istruzione Pubblica. Per il periodo successivo, sono invece importanti i documenti presenti al Museo Correr che riguardano l’attività dello Studio Naya, dei Fratelli Alinari e di Domenico Anderson. La tesi è organizzata in modo aderente all’andamento della documentazione. Una prima parte è dedicata ai momenti di avvio della riproduzione fotografica delle opere d’arte veneziane. Un capitolo riguarda la fotografia del disegno allora ritenuto di Raffaello, Apollo e Marsia (1857), e fa luce su una vicenda nota da tempo (cfr. F. Haskell, Un martire dell’attribuzionismo), ma sulla quale permanevano parecchi punti oscuri. Un secondo capitolo riguarda la vicenda della riproduzione fotografica della Pala d’oro della Basilica di San Marco (1860). Pur allora non realizzata a causa delle notevoli difficoltà tecniche, essa è molto significativa perché rivela una rete di relazioni e di problematiche di grande interesse per la storia della fotografia. Segue poi un capitolo dedicato alla prima riproduzione fotografica del Breviario Grimani (1861-1862) che fu un’impresa laboriosa e molto impegnativa, e che come nei due casi precedenti, vede ancora protagonista Antonio Perini. La vicenda della riproduzione fotografica dei disegni dei grandi maestri allora conservati all’Accademia di Belle Arti (1864-1876), e realizzata in tempi diversi da alcuni fotografi, il primo dei quali fu Perini, costituisce uno snodo fondamentale tra la prima e la seconda fase storica che ho sopra indicato. Essa evidenzia, anche in ambito veneziano, l’importanza e l’interesse verso il disegno già attivi da tempo in altri paesi europei e ne descrive le probabili connessioni con il “Raphael Project” del principe consorte inglese Alberto. Il periodo delle campagne fotografiche su ampia scala viene introdotto da un capitolo dedicato alle normative - prima locali, e poi nazionali - sulla riproduzione fotografica delle opere d’arte. In esso viene descritto anche il ruolo dell’Accademia in relazione alla tutela dei beni artistici che coinvolse l’ente anche nel settore fotografico. Nel capitolo vengono anche messe in luce le problematiche legate all’attività dei molti pittori copisti che frequentemente lavoravano alle Gallerie dell’Accademia e nelle chiese veneziane, in rapporto all’attività dei fotografi, mostrando come l’attività dei primi presentasse molti più problemi che nel caso dei secondi. L’ultimo capitolo riguarda le campagne fotografiche condotte tra la fine d egli anni ’60 e l’inizio del XX secolo, e analizza i documenti nei loro punti principali. La tesi pubblica ca. 220 documenti suddivisi in due appendici: - l’Appendice A raccoglie quelli relativi ai capitoli 1-3 e 5; - nell’Appendice B sono invece raccolti i documenti analizzati nei capitoli 4 e 6; - l’Appendice C raccoglie tabelle ed elenchi che possono essere utili alla migliore comprensione del testo, e ne costituiscono in alcuni casi un’efficace sintesi. Tali appendici costituiscono parte integrante del testo che può quindi essere pienamente compreso solo nel costante riferimento con i documenti. Oltre a proporre una prima ricostruzione storica di questo genere fotografico a Venezia, questa tesi fornisce ulteriori elementi di conoscenza su alcuni fotografi veneziani, soprattutto su Antonio Perini e Carlo Naya, e confronta il lavoro di quest’ultimo con quello dei Fratelli Alinari e Domenico Anderson. Attraverso l’analisi di alcuni casi di studio, essa mette altresì in evidenza l’importante ruolo avuto dalla fotografia non solo per la diffusione della conoscenza delle opere d’arte, ma come strumento efficace capace di creare immagini autonome, che in molti casi diventarono indipendenti dagli originali, e che erano molto legate alla sfera intima e personale del pubblico, un aspetto che influenzò notevolmente l’attività dei fotografi.
MAIETTI, Federica. "Trasparenza e Restauro. Aspetti teorico-critici, metodologie, materiali e tecnologie per la protezione e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico: dal vetro ai materiali di sintesi". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2009. http://hdl.handle.net/11392/2388694.
Texto completoMARIANI, ELEONORA. "Early Bronze IV Settlement Patterns and Material Culture in South Mesopotamia on the Basis of Excavations and Surveys. An Archaeo-historical Characterization of the Period between Early Bronze III (Early Dynastic III) and Middle Bronze I (Ur III)". Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2022. https://hdl.handle.net/11571/1467652.
Texto completoMARIANI, ELEONORA. "Early Bronze IV Settlement Patterns and Material Culture in South Mesopotamia on the Basis of Excavations and Surveys. An Archaeo-historical Characterization of the Period between Early Bronze III (Early Dynastic III) and Middle Bronze I (Ur III)". Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2022. https://hdl.handle.net/11571/1467651.
Texto completoBALBONI, Veronica. "Linguaggio edilizio nell'edilizia di base pre-industriale. Definizione di strumenti per la lettura del processo di caratterizzazione tecnologica e linguistica, con finalità operative per i fondi urbani della città storica. Un caso studio: Ferrara". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388844.
Texto completoSciacco, Maria Concetta. "Italy in English Tourism Discourse. Per un apprendimento dei sistemi linguistici e culturali della lingua inglese". Doctoral thesis, Università di Catania, 2015. http://hdl.handle.net/10761/1677.
Texto completoWoube, Annie. "Finding One’s Place : An Ethnological Study of Belonging among Swedish Migrants on the Costa del Sol in Spain". Doctoral thesis, Uppsala universitet, Etnologiska avdelningen, 2014. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-233920.
Texto completoBRUNAZZI, GIANMARIA. "RAPPORTI SOCIALI E CONFLITTI DI CLASSE NELL'INGHILTERRA DEL XVIII SECOLO: VERSO UNA NUOVA TEORIA MATERIALISTA DELLA TRANSIZIONE AL CAPITALISMO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/921478.
Texto completoEmanuele, Zamperini. "Evoluzione tecnologica e tipologica delle coperture lignee in Italia nel periodo 1800-1950". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/1249698.
Texto completoCOPPOLA, MICHELE. "Le colonne del tempio di Ramesse II ad Antinoe. Indagine per una storia costruttiva dell’edificio". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/2158/826087.
Texto completoTaher, Tamara. "Interrompere la catastrofe, praticare la presenza. Una costellazione decoloniale del presente palestinese". Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/2158/1287864.
Texto completoCECCOTTI, CAMILLA. "L’architettura del Rinascimento a Poitiers: la ricezione del linguaggio architettonico all’antica negli edifici residenziali tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1146045.
Texto completoNotre travail de recherche se concentre sur l’apparition de la Renaissance à Poitiers et dans le territoire environnant entre la fin du XVe et la première moitié du XVIe siècle. Nous en avons identifié les caractéristiques spécifiques dans le domaine de l’architecture en analysant notamment la typologie de bâtiment la plus diffusée dans le contexte urbain : celle de l’hôtel. Ancienne capitale du Poitou, Poitiers a connu une intense activité sur le plan architectural dès la fin du XVe siècle. Malgré cela, les études concernant le patrimoine bâti de la ville à l’époque de la Renaissance demeurent essentiellement peu développées comparativement à celles qui se penchent sur l’architecture du Moyen-Âge et du XVIIe siècle. La recherche que nous avons menée a tenté de combler cette « lacune » historiographique en analysant la production architectonique et en la rapprochant de celle d’autres centres avoisinants, comme Tours et Blois, où la Renaissance s’est d’abord épanouie. Afin de comprendre les modalités de diffusion des modèles de la Renaissance italienne dans la région de Poitiers, nous avons avant tout examiné les principaux ensembles architectoniques à partir de la fin du XVe siècle, qui sont exemplaires du langage régional. Nous avons également tenté de comprendre la volonté de leurs commanditaires, sensibles à l’application des canons classique et nous avons comparé ces observations avec des données similaires concernant les principaux centres du Val de Loire. Ensuite, grâce à une approche historique et urbaine, nous avons analysé, dans le cas de Poitiers, la typologie de l’hôtel, le modèle par excellence de la résidence urbaine de la riche bourgeoisie française, dont la puissance économique et politique s’était intensifiée au cours du XVe siècle. Le corpus architectonique poitevin que nous avons considéré est constitué d’environ cinquante ensembles résidentiels édifiés dès la fin du Quattrocento. À partir de ce vaste panorama, notre recherche s’est concentrée sur l’étude monographique de quatre bâtiments emblématiques qui témoignent du changement de langage architectonique : le flamboyant hôtel Fumé, les hôtels Berthelot et d’Estissac, considérés comme les premiers édifices de la Renaissance, et l’hôtel Beaucé, qui présente des solutions formelles de la Renaissance française mûre. En outre, dans le cadre de l’étude des commanditaires, nous avons également analysé les chapelles érigées à Notre-Dame-La-Grande, Saint-Germain et Saint-Hilaire et les châteaux bâtis dans les alentours de Poitiers par les familles Fumé, Berthelot et d’Estissac. Notre approche méthodologique a suivi le modus operandi élaboré par l’École romaine d’Architecture de « Sapienza - Università di Roma », qui propose de combiner une recherche archivistique et une analyse des sources textuelles et iconographiques à l’observation directe des édifices, caractérisée par le relèvement architectonique et l’examen des matériaux et des phases de construction. Le projet de cotutelle avec « Sorbonne Université » et la fréquentation du « Centre André Chastel » ont quant à eux permis d’inscrire la recherche dans le cadre historiographique français.
El tema de investigación estudia los mecanismos de aparición del Renacimiento en Poitiers y sus aledaños, en un lapso temporal comprendido entre el final del siglo XV y la mitad del XVI. En particular, han sido individuadas sus peculiaridades en el ámbito de la arquitectura, privilegiando el análisis de la tipologia de mayor difusión en el contexto urbano, el hôtel. Poitiers, polo principal de la antigua provincia de Poitou, vivió una actividad intensa en el campo arquitectónico hacia finales del siglo XV. No obstante, la parte de la ciudad de época renacentista no ha sido exhaustivamente estudiada, a diferencia de los periodos medieval y del siglo XVII. La investigación busca completar este “vacío” historiografico analizando la producción arquitectónica realizada en la edad gótico-tardía y relacionándola a aquella de otros centros de las cercanías, en los que el Renacimiento se difundió tempranamente, como son Tours e Blois. Con el fin de comprender la modalidad de migración del modelo renacentista italiano en la región de Poitiers, se han examinado en primer lugar los complejos arquitectónicos emblemáticos del primer Renacimiento, que representan un modelo para toda la región, y sus respectivos promotores, atentos a la adopción de cánones clásicos, comparando tiempos y modalidades de difusión con las vicisitudes de los centros del Valle del Loira. Posteriormente, partiendo del aspectos historicos y urbanos, se profundizó a nivel local el examen de la tipología contructiva del hôtel, modelo de estancia de la rica burguesía francesa, cuyo poder económico y político se incrementó durante el siglo XV. El corpus arquitectónico potevino tomado en consideración está constituído por cinquenta conjuntos residenciales aproximadamente, construidos a partir de finales del Cuatrocientos: dada la amplitud de casos, se ha desarrollado el estudio monográfico de cuatro ejemplos emblemáticos del cambio del estilo en el lenguaje. Partiendo del flamboyant hôtel Fumé, y pasando por sus contemporáneos hôtels Berthelot y d’Estissac, considerados los primeros ejemplos renacentistas, se ha llegado al hôtel Beaucé, el cual refleja las soluciones formales adoptadas en el Renacimientos francés maduro. En el ámbito de las indagaciones sobre los promotores, además, han sido analizadas las capillas construídas en Notre-Dame-La-Grande, en Saint-Germain, en Saint-Hilaire y los castillos de las familias Fumé, Berthelot, d’Estissac. El tema de investigación estudia los mecanismos de aparición del Renacimiento en Poitiers y sus aledaños, en un lapso temporal comprendido entre el final del siglo XV y la mitad del XVI. En particular, han sido individuadas sus peculiaridades en el ámbito de la arquitectura, privilegiando el análisis de la tipologia de mayor difusión en el contexto urbano, el hôtel. Poitiers, polo principal de la antigua provincia de Poitou, vivió una actividad intensa en el campo arquitectónico hacia finales del siglo XV. No obstante, la parte de la ciudad de época renacentista no ha sido exhaustivamente estudiada, a diferencia de los periodos medieval y del siglo XVII. La investigación busca completar este “vacío” historiografico analizando la producción arquitectónica realizada en la edad gótico-tardía y relacionándola a aquella de otros centros de las cercanías, en los que el Renacimiento se difundió tempranamente, como son Tours e Blois. Con el fin de comprender la modalidad de migración del modelo renacentista italiano en la región de Poitiers, se han examinado en primer lugar los complejos arquitectónicos emblemáticos del primer Renacimiento, que representan un modelo para toda la región, y sus respectivos promotores, atentos a la adopción de cánones clásicos, comparando tiempos y modalidades de difusión con las vicisitudes de los centros del Valle del Loira. Posteriormente, partiendo del aspectos historicos y urbanos, se profundizó a nivel local el examen de la tipología contructiva del hôtel, modelo de estancia de la rica burguesía francesa, cuyo poder económico y político se incrementó durante el siglo XV. El corpus arquitectónico potevino tomado en consideración está constituído por cinquenta conjuntos residenciales aproximadamente, construidos a partir de finales del Cuatrocientos: dada la amplitud de casos, se ha desarrollado el estudio monográfico de cuatro ejemplos emblemáticos del cambio del estilo en el lenguaje. Partiendo del flamboyant hôtel Fumé, y pasando por sus contemporáneos hôtels Berthelot y d’Estissac, considerados los primeros ejemplos renacentistas, se ha llegado al hôtel Beaucé, el cual refleja las soluciones formales adoptadas en el Renacimientos francés maduro. En el ámbito de las indagaciones sobre los promotores, además, han sido analizadas las capillas construídas en Notre-Dame-La-Grande, en Saint-Germain, en Saint-Hilaire y los castillos de las familias Fumé, Berthelot, d’Estissac.
HATZIKIRIAKOS, ALEXANDROS MARIA. "Lo chansonnier du roi. Luoghi e autori della lirica e della musica europee del Duecento". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/936532.
Texto completoBULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.
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