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1

Di Fabio, Laura. "Un gruppo in rete per la storia dei concetti". HISTORIA MAGISTRA, n.º 17 (junio de 2015): 140–41. http://dx.doi.org/10.3280/hm2015-017013.

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Misztal, Henryk. "Elementy prawnokanoniczne "świętości kanonizowanej" w świetle najnowszej jurysprudencji Kongregacji Spraw Kanonicznych". Prawo Kanoniczne 39, n.º 3-4 (10 de diciembre de 1996): 171–97. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1996.39.3-4.06.

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La teologia prepara di solito il concetto della santità; il diritto canonico invece adatta questo concetto alle esigenze della procedura di beatificazione e canonizzazione. Le misure della „santita canonizzata” elaborate da secoli e inserite alla prattica della Congregazione delle Cause dei Santi, sono sempre le stesse: il martirio, le virtù eroiche e il miracolo. L’articolo tratta dell’evolizione dei concetti sopramenzionati durante i secoli e particolarmente tratta dell’aggiornamento della dottrina di Benedetto XIV alle esigenze dei tempi moderni con il contributo delle scienze: storia, medicina, psichologia e psichiatria. Oltre questo l’autore del l’articolo vuole mostrare come secondo la dottrina del Concilio Vaticano II la „santità canonizzata” diventa più vicine e accesibile a tutti i fedeli.
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3

Cecalupo, Chiara. "Per una storia del museo sacro cristiano: confronti diacronici dall’antichità ad oggi". Humanitas, n.º 77 (28 de junio de 2021): 169–89. http://dx.doi.org/10.14195/2183-1718_77_8.

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L'articolo si propone di descrivere alcuni importanti casi di musei sacri cristiani dalla tarda antichità all'età contemporanea, al fine di tracciare la storia di questa istituzione e individuare i concetti chiave che ne stanno alla base. Il confronto diacronico parte dalla donazione di libri e oggetti liturgici da parte di Sant'Agostino alla sua chiesa episcopale (fine del IV secolo), per poi passare al Medioevo - quando l'idea di musei sacri cristiani è pienamente sviluppata - e concentrarsi sul Tesoro di San Denis, istituito dall'abate Suger nel XII secolo. Nella seconda parte del saggio sono esposte le storie relative alle collezioni di oggetti cristiani nei Musei Vaticani e i concetti che li hanno ispirati nel XVIII secolo. Si passa poi alla presentazione finale con l'analisi delle attuali linee guida dei musei sacri cristiani, visti come il prodotto finale del millenario patrimonio della museologia cristiana.
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Jedlowski, Paolo. "Socievolezza e sfera pubblica. Tipi di conversazione nei "luoghi terzi"". SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, n.º 41 (mayo de 2012): 15–29. http://dx.doi.org/10.3280/sc2011-041003.

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L'articolo propone la rilettura dei concetti di socievolezza di Georg Simmel e di sfera pubblica di Jürgen Habermas come tipi di conversazioni che si intrecciano nelle pratiche comunicative ordinarie e in modo evidente nei "luoghi terzi" descritti da Ray Oldenburg e caratterizzati da una socialitŕ prevalentemente informale. Il testo si concentra sull'analisi dei caffč, primi luoghi terzi della modernitŕ europea per poi osservare la trasformazione di questi contesti e l'emergere di pratiche comunicative legate alla socievolezza e alla sfera pubblica sul web. Diversi autori parlano oggi di una Łcultura del caffč virtuale". Ma se tale cultura esiste, la storia dei caffč del passato ne costituisce la preistoria e i concetti che servono a leggere quest'ultima possono essere utili anche per leggere forme e funzioni di alcune delle interazioni comunicative che oggi nel web si dispiegano.
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5

Cinelli, Gianluca. "Il rapporto di Alessandro Manzoni con Verri e con l’Illuminismo in Storia della Colonna Infame. Opinione, pubblico, posterità". Quaderni d'italianistica 35, n.º 1 (15 de enero de 2015): 73–99. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v35i1.22353.

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L’articolo interpreta un aspetto della poetica manzoniana, cioè la polemica con l’Illuminismo, corrente di pensiero da cui l’autore deriva parte della sua stessa formazione intellettuale, soprattutto il rigore logico-razionalistico. Nell’articolo si studia la polemica con la filosofia settecentesca attraverso la scelta di tre concetti in particolare, l’opinione, il pubblico e la posterità, nei quali Manzoni vede il pericolo di scadere dalla tensione dialettica razionale all’ideologia del razionalismo astratto. L’articolo analizza la discussione dei suddetti concetti in Storia della colonna infame e conclude portando in luce le somiglianze e le divergenze fra quest’opera e le Osservazioni sulla tortura di Verri.
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Moro, Renato. "Aldo Moro nelle storie d'Italia". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2010): 17–69. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-002003.

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Le ricostruzioni sintetiche della storia di un paese rappresentano uno specchio del lavoro degli storici. Il saggio č dedicato ad un'analisi di ciň che le storie dell'Italia contemporanea dicono di Aldo Moro, dalla fine degli anni Sessanta fino a oggi, e ripercorre buona parte della discussione sulla storia e i problemi della democrazia italiana degli ultimi quarant'anni. La ricerca sulla storia dell'Italia repubblicana č oggi solidamente avviata; tuttavia, essa non sembra aver trovato ancora quella consapevolezza di concetti interpretativi raggiunti invece nella ricostruzione delle vicende precedenti il 1945. E l'analisi dei giudizi sulla figura di Moro lo conferma. Salvo alcune significative eccezioni, infatti, le storie d'Italia ci dicono di piů sui loro autori, sulle loro simpatie e antipatie, sulle loro culture politiche di riferimento, sulle congiunture attraversate dal paese che su Moro stesso. L'interpretazione della sua figura appare ancora orientata piů dalle formule brillanti della pubblicistica che da studi e ricerche puntuali, i quali, del resto, sono ancora parziali e iniziali. Č stato cosě il «caso Moro» ad avere finora attratto l'attenzione prevalente, provocando lo svilupparsi di una sterminata bibliografia, mentre l'immagine del Moro leader politico e uomo di Stato č rimasta legata alla sua tragica fine. Scarsa eco ha avuto il suggerimento, formulato giŕ nel 1979 da George Mosse, di allargare lo sguardo e cercare di collegare l'esperienza politica di Moro, la sua cultura, le sue analisi, i suoi problemi, alle grandi trasformazioni della democrazia occidentale.
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Sbiglio, Maria Gabriela, Lara Giambalvo, Alessandra Verri, Barbara Bianchini y Velia Bianchi Ranci. "Gli effetti del presente". GRUPPI, n.º 2 (octubre de 2021): 178–93. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12590.

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Il presente scritto è frutto del lavoro di un gruppo di colleghe che si sono riunite, su iniziativa di una di loro, Maria Gabriela Sbiglio, per riflettere sugli effetti della pandemia nella clinica contemporanea. La cornice di questa riflessione è stata costituita dal pensiero di Janine Puget, attraverso la lettura e l'ascolto condiviso di materiale proveniente dagli ultimi interventi in diversi convegni internazionali e seminari cui Puget ha partecipato nel periodo post pandemia. Gli autori sottolineano la situazione dell'incontro con l'alterità che crea una nuova storia, dei nuovi significati e un nuovo inconscio. Nella temporalità del presente e dall'incontro con le differenze si attivano delle "tensioni" e dei 2confini". Le differenze coesistono come "mondi paralleli", ognuna con il proprio significato, e possono produrre aperture e trasformazioni, a partire da quello che è possibile "fare insieme". Il processo del gruppo si è poi intrecciato a una rielaborazione svolta dai singoli partecipanti su alcuni dei concetti principali del pensiero di Puget, integrando anche il materiale dell'intervista da lei rilasciata alla rivista Gruppi del 2019 e qui pubblicata.
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Latorre Romero, Amparo. "Abiezione nell’arte postmoderna come risultato di una cultura post-traumatica". Boletín de Arte, n.º 38 (31 de octubre de 2017): 109–16. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2017.v0i38.3364.

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Obiettivo di questo articolo è identificare gli elementi che permettono di costruire un punto di vista storico-artistico e critico a partire dall’Olocausto fino ad arrivare alla questione dell’abietto. Se il concetto di abietto è stato, nel corso del Novecento, sia nella storia dell’arte che nell’estetica o nella semiotica, alla base del superamento dei limiti simbolici, psichici e culturali, per tentare di trasgredire o di perturbare i sistemi identitari sia individuali che collettivi, nell’abiezione nell’arte tali questioni si presentano in form estremamente originali. Lo studio cerca dunque di dimostrare, anche attraverso una linea teorica che Julia Kristeva ha trattato nel suo libro Pouvoirs de l’horreur, che il discorso si costruisce su concetti e poetiche connessi all’abiezione. Partendo da queste considerazioni sarà interessante riconoscere la presenza di immagini dell’abietto.
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Finozzi, Anna. "Riscrivere la storia coloniale tramite l’uso dell’oralità: Il caso di Adua (2015)". Memoria y Narración. Revista de estudios sobre el pasado conflictivo de sociedades y culturas contemporáneas, n.º 2 (5 de marzo de 2021): 131–45. http://dx.doi.org/10.5617/myn.8669.

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L’articolo si propone di analizzare l’uso dell’oralità nel romanzo Adua (2015) di Igiaba Scego. Tradizionalmente, il testo letterario postcoloniale è stato considerato come una ‘traduzione’ da una lingua orale Africana ad una scritta Europea. Lo scopo dell’articolo è spostare l’attenzione dall’oralità come segno di alterità all’oralità come modalità di trasmissione; questo slittamento critico è necessario per una rivalutazione della letteratura postcoloniale italiana, di cui spesso si considera più la portata documentaristica di quella letteraria. Attraverso i Memory Studies, e in particolare concetti quali la postmemory di Marianne Hirsch, la countermemory di Yael Zerubavel e la travelling memory di Astrid Erll, l’analisi mostra come Adua sia modellata dalla comunicazione orale della memoria attraverso i dialoghi dei personaggi e da altre immagini connesse all’atto di ascoltare e tramandare. Infine, la dicotomia oralità-africanità viene respinta in favore di quella oralità-trasmissione.
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Fusaro, Diego. "Come si fa la storia dei concetti? La proposta di Otto Brunner, tra storiografia e ideologia politica". HISTORIA MAGISTRA, n.º 5 (mayo de 2011): 70–81. http://dx.doi.org/10.3280/hm2011-005008.

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Ungar, Michael. "Aspetti generali e culturali della resilienza nei bambini e nei giovani". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2010): 109–22. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-001008.

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La resilienza viene studiata come un aspetto sia universale sia dotato di specifi citŕ culturale dello sviluppo positivo dei bambini e dei giovani, legato all'esposizione a livelli signifi cativi di avversitŕ. In questo lavoro si tratteggia brevemente la storia della ricerca sulla resilienza e si discute quindi un'interpretazione emergente della resilienza come costrutto ecologico socialmente negoziato. Alla resilienza contribuisce l'abilitŕ dell'ambiente del bambino di facilitare la crescita, compresi i meccanismi ambientali che infl uenzano l'espressione dei geni. Per spiegare questa interazione si introducono due concetti, la ricerca e la negoziazione. Quanto meglio i giovani sono in grado di muoversi per procurarsi le risorse di cui hanno bisogno per la salute mentale, tanto piů č probabile che lo sviluppo sia soddisfacente. Analogamente, quanto piů sono in grado di negoziare per ottenere che queste risorse siano rese disponibili in modi culturalmente rilevanti, tanto piů facilmente le risorse contribuiranno a uno sviluppo positivo. Si esplorano sette aspetti della resilienza con le loro interazioni complesse. Si presentano anche dati qualitativi provenienti da uno studio condotto in undici paesi con metodi mistio per illustrare i fattori multipli che infl uenzano le ricerche e le negoziazioni dei giovani per ottenere le risorse necessarie ad alimentare la resilienza. Il lavoro si conclude con una discussione sulle implicazioni per la ricerca e per la pratica clinica di questa interpretazione della resilienza.
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Torlontano, Rossana. "Un patrimonio storico e artistico inedito e inesplorato". DigItalia 15, n.º 1 (junio de 2020): 114–21. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00009.

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Il progetto Edizione digitale dei Monumenti Adriani e degli Annali Acquaviviani è stato finanziato dall’Agenzia per l’Italia Digitale con un accordo di collaborazione con il Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali dell’Università di Chieti. L’obiettivo è stato la realizzazione di ricerche ed azioni specifiche finalizzate alla conservazione a lungo termine, allo studio, alla valorizzazione e alla divulgazione via internet del patrimonio storico e documentario inedito dei Monumenti Adriani e degli Annali Acquaviviani, volumi manoscritti da Nicola Sorricchio tra il 1755 e il 1785 conservati presso la biblioteca privata dei suoi eredi. Essi trattano la storia di Atri e del territorio circostante dall’età medievale fino alla seconda metà del Settecento, dominata dalle vicende e dalla politica della famiglia degli Acquaviva nel ramo dei duchi d’Atri. È stata creata una Digital Library che ospita la riproduzione digitale dei volumi garantendone la conservazione a lungo termine e la possibilità di essere consultati sia attraverso il sito http://sorricchio.dilass.unich.it che sulla Teca Digitale Italiana di Internet Culturale. I dati sono stati digitalizzati e memorizzati nel formato MAG, standard per l’ICCU, e archiviati in modo permanente nel formato interno richiesto dal software Fedora Commons opportunamente configurato con un content model adatto a rappresentare opere testuali manoscritte. Il sistema web-based realizzato ha consentito l’indicizzazione complessa di concetti e temi importanti per la ricerca e la realizzazione di apparati scientifici tramite annotazioni e/o database, con l’obiettivo ultimo di divulgare anche questa documentazione digitalizzata e i risultati della ricerca nel sito web dedicato del progetto.
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Ott, Christine. "»Die Hölle ist das Unbewusste des Menschen von heute«". Deutsches Dante-Jahrbuch 96, n.º 1 (24 de septiembre de 2021): 145–60. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2021-0028.

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Riassunto Viaggio terapeutico negli abissi del proprio inconscio e indagine tormentata sulla ›tragedia umana‹ del ventesimo secolo: Giorgio (György) Pressburger (1937 Budapest–2017 Trieste) pubblicò Nel regno oscuro (Bompiani 2008) come prima parte di una trilogia romanzesca che esibisce evidenti correspondenze strutturali e contenutistiche con la Commedia di Alighieri. La seconda e terza parte, Nella regione profonda e Nei boschi felici uscirono nel 2013 in un unico volume, intitolato Storia umana e inumana. Il contributo presente si propone di situare la modalità specifica con cui Pressburger recepisce Dante sullo sfondo dei concetti della ricezione creativa (»kreative Rezeption«, Peter Kuon), della rielaborazione (»Neubearbeitung«, Tabea Kretschmann) e della »Systemaktualisierung« (attualizzazione di un ›sistema‹ dantesco). Inoltre si propone di analizzare la strategia di autocommento messa in atto dall’autore nonché la riflessione, implicita nel testo, sul rapporto fra memoria individuale e culturale.
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Spadaro, Carmela Maria. "A Deo Coronato. Sovranità cristiforme e rappresentazioni del potere nel Regno di Napoli tra Normanni, Angioini e Borbone". Italian Review of Legal History, n.º 8 (21 de diciembre de 2022): 7–38. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19249.

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Il Cristo Pantocratore assunto come modello iconografico per rappresentare la sovranità nel Regnum Siciliae in età normanno-sveva, lasciava il posto in età angioina alla paupertas che, per effetto della predicazione francescana accolta dai sovrani napoletani, diventava elemento ineludibile di legittimità del potere regio. In una lettera scritta dal frate francescano Angelo Clareno a Filippo di Majorca, fratello della regina Sancha di Napoli, sono delineati i caratteri del sovrano cristiforme, che esercita il potere in qualità di amministratore del Regno, il cui unico titolare è Cristo: a Deo coronato è solo il sovrano che si fa povero, spogliandosi di ogni brama di potere e volontà di dominio ed usando le ricchezze pubbliche al solo scopo di provvedere alle necessità dei sudditi. La novitas francescana incentrata sul precetto del sine proprio codificato nella Regola di Francesco di Assisi, mutava la rappresentazione e le prospettive della sovranità, introducendo nel diritto pubblico del Regno concetti giuridici destinati ad ampliare la gamma dei significati di proprietas e di dominium. Con sguardo retrospettivo ed in continuità con la tradizione del Regno, l’ultimo re delle Due Sicilie Francesco II di Borbone faceva appello agli antichi diritti del trono di Ruggero e di Carlo III per difendere la legittima sovranità delle Due Sicilie, richiamando così l’immagine del sovrano a Deo coronato la cui condotta politica non poteva che ispirarsi al modello della christiformitas: una prospettiva della sovranità che di lì a poco sarebbe stata travolta dagli eventi rivoluzionari in corso in tutta Europa, dei quali tuttavia potrebbe fornire un’inedita chiave di lettura, proponendosi come momento di riflessione sulla storia italiana ed europea degli ultimi due secoli.
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Ferraro, Giuseppe. "Differenza epistemologica e identità ontologica tra Saṃsāra e Nirvāṇa nel pensiero buddhista". Trans/Form/Ação 35, n.º 1 (abril de 2012): 193–212. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-31732012000100012.

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La differenza tra i concetti di saṃsāra e nirvāṇastabilita dal Buddha (VI-V sec. a.C.) nel suo primo sermone sembra essere messa in discussione dall'equiparazione dei due termini effettuata da Nāgārjuna (II sec. d.C.) in un passaggio-chiave delle sue MK. Questo articolo, in primo luogo, difende la tesi che la contraddizione sia soltanto apparente e che la relazione, di differenza o di identità, tra le due dimensioni dipende dal registro filosofico, rispettivamente epistemologico e ontologico, usato - in entrambi i casi per finalità soteriologiche - dal Buddha e da Nāgārjuna. In secondo luogo, cercheremo di provare che, in ogni caso, l'ontologia di Nāgārjuna, lungi dall'essere una novità filosofica o un'evoluzione rispetto al pensiero del fondatore del buddhismo è, al contrario, una delle possibili applicazioni della dottrina del non-sé (anātma-vāda) - probabilmente il contributo più importante e originale del pensiero buddhista alla storia della filosofia universale - esposta dal Buddha nel suo secondo sermone.
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Cubeddu, Raimondo. "LEONI AND HAYEK ON NOMOS AND PHYSIS". Il Politico 252, n.º 2 (15 de enero de 2021): 58–95. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.509.

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Nel 1949, mettendo a disposizione degli studenti pavesi di Giurisprudenza delle Dispense dal titolo Il pensieroantico, Bruno Leoni non immaginava che stava contribuendo a porre le basi per una riformulazionedi quella che nello stesso anno Friedrich A. von Hayek aveva chiamato la tradizione del “true individualism” tracciando così una nuova storia delle origini e dello sviluppo della tradizione liberale. infatti, dopoaver descritto l’origine dei concetti di nomos e di physis nella filosofia greca, in quelle DispenseLeoni intende la soluzione epicurea e la sua dottrina del contratto come un qualcosa di “eccezionale importanza per lo sviluppo della speculazione intorno al diritto ed allo Stato nell’età moderna”. Accennato all’importanza che negli stessi anni Ludwig von Mises e Leo Strauss attribuiranno all’epicureismo nella nascita della ‘modernità, il saggio analizza la tesi leoniana sul rapporto tra nomos e physis e, illustratane l’affinità con la tesi di Carl Menger sulla nascita “irriflessa” delle principali istituzioni sociali e del diritto, mostra il modo in cui tale rapporto ha influenzato Hayek e come si rifletta nella di lui (e di Michael Oakeshott) dicotomia tra i modelli istituzionali ‘nomocratici’ e quelli ‘teleocratici’. Un breve cenno, nel finale, al modo in cui tracce della dottrina epicurea del contratto possono essere ravvisate nella teoria dello “scambio di pretese” che Leoni pone all’origine del diritto.
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Schlesener, Anita Helena. "Educação e Filosofia: uma leitura a partir de Freud e Benjamin". EDUCAÇÃO E FILOSOFIA 33, n.º 69 (7 de enero de 2021): 1467–99. http://dx.doi.org/10.14393/revedfil.v33n69a2019-50448.

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Resumo: O presente artigo tem o objetivo de tecer algumas considerações sobre as concepções de mundo que formam nosso imaginário a partir de uma leitura de Freud e de Benjamin. Este aporte teórico permite entender a dimensão ideológica de ideias e preconceitos que sedimentam o senso comum e que consolidam relações de dependência. A educação, entendida como processo de formação que acontece na vida, se alimenta da filosofia mesmo inconscientemente e as relações sociais e políticas orientam a formação da subjetividade individual. Benjamin explicita estas relações ao analisar as imagens oníricas cotejando os conceitos de sonho e despertar com o objetivo de mostrar a importância de conhecer o passado e elaborar uma história materialista da cultura, como tarefa básica para pensar o futuro.Palavras chaves: Educação. Filosofia. Imagens oníricas. Ideologia. Education and philosophy: a reading from Freud and Benjamin Abstract: This article aims to weave some considerations about the conceptions of the world that form our imaginary from a reading of Freud and Benjamin. This theoretical contribution allows us to understand the ideological dimension of ideas and prejudices that sediment common sense and consolidate relationships of dependence. Education, understood as a process of formation that happens in life, feeds on philosophy even unconsciously, and social and political relations guide the formation of individual subjectivity. Benjamin explains these relationships by analyzing the dream-images by comparing the concepts of dream and awakening with the purpose of showing the importance of knowing the past to elaborate a materialistic history of culture as a basic task to think about the future.Key words: Education. Philosophy. Dream images. Ideology. Educazione e filosofia: una lettura di Freud e Benjamin Riassunto: Questo articolo ha l’obiettivo di fare alcune riflessioni sulle concezioni del mondo che formano il nostro immaginario da una lettura di Freud e Benjamin. Questa base teorica ci consente di comprendere la dimensione ideologica delle idee e dei pregiudizi che basano il senso comune e rinsaldano le relazioni di dipendenza. L'istruzione, intesa come un processo di formazione che accade nella vita, si nutre anche inconsciamente della filosofia e le relazioni sociali e politiche guidano la formazione della soggettività individuale. Benjamin spiega queste relazioni analizzando le immagini dei sogni riunendo i concetti di sogno e risveglio al fine di dimostrare l'importanza di conoscere il passato ed elaborare una storia materialista della cultura, come compito fondamentale per pensare al futuro.Parole chiave: Educazione. Filosofia. Immagini dei sogni. Ideologia. Data de registro: 09/09/2019 Data de aceite: 16/06/2020
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Jardilino Maciel, Antonio Frank. "Uno sguardo sulla questione della temporalità". Perspectivas 4, n.º 2 (23 de marzo de 2020): 23–51. http://dx.doi.org/10.20873/rpv4n2-58.

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Nel contesto scientifico la plasticità e l’epigenesi sono divenuti due dei concetti più pregnanti del nostro tempo. Il primo, dislocato dal suo ambito originario, cioè l’estetica, continua a rivelare il suo potenziale filosofico, scientifico ed epistemologico. Nel pensiero di Catherine Malabou, la plasticità ha subito una vera e propria metamorfosi concettuale – dalla plasticità della temporalità alla plasticità cerebrale –, riferendosi alla capacità di ricevere e dare una forma. Allo stesso tempo, la “bomba al plastico” è una sostanza che provoca violentissime deflagrazioni. Nel primo caso, la plasticità ha una valenza positiva, venendo concepita come una sorta di lavoro “scultoreo” in senso biologico. La plasticità struttura l’identità, costituisce la sua storia, la temporalità e l’avvenire di una soggettività vivente. Nel secondo, la plasticità è una pura negazione. Nessuno pensa alla “plasticità cerebrale” come il lavoro radicale del negativo all’opera nelle lesioni cerebrali, nella deformazione o nella rottura delle connessioni neuronali, nelle sofferenze psichiche, nelle strutturazioni che avvengono nel vivente, nei traumi vari, nelle catastrofi naturali e politiche, nelle malattie neurodegenerative. Nella sua evoluzione teorica la plasticità verrà articolata in stretta relazione con lo sviluppo neuronale. La neuroplasticità, come concetto scientifico, ci consente di stabilire un ancoraggio biologico alla questione della formazione e decostruzione della soggettività e della temporalità. In questo senso, la plasticità non è il semplice riflesso del mondo, ma è frutto di un’istanza biologica conflittuale che rivela la forma di un altro mondo possibile. Da un lato, l’elaborazione di un pensiero dialettico in ambito neuronale, inteso come sviluppo neuroplastico, ci permette di uscire dalla stretta alternativa tra riduzionismo e antiriduzionismo, la quale è sempre rappresento il limite teorico della filosofia occidentale degli ultimi anni. Dall'altro, è possibile assumere il carattere trascendentale del pensiero totalmente connessa alla sua materialità. La nozione di epigenesi, in questo caso, si afferma come una “nuova forma di trascendentale”. Come figura biologica l’epigenesi si pone come condizione di possibilità della conoscenza e della razionalità rivelando, pertanto, la sua caratteristica a priori. Per mezzo delle nozioni di plasticità ed epigenesi il tempo può essere indagato in stretta connessione con la vita, con lo sviluppo organico del vivente, oltre che a permetterci una nuova visione della soggettività.
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AGATI, Maria Luisa. "Κωδικολογία: νέες κατευθύνσεις και όρια". BYZANTINA SYMMEIKTA 21, n.º 1 (17 de marzo de 2012): 195. http://dx.doi.org/10.12681/byzsym.1059.

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<p><span style="line-height: 150%; font-variant: small-caps; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">LA CODICOLOGIA: RUOLO, ORIENTAMENTI E NUOVE FRONTIERE</span></span></p><p><span style="line-height: 150%; font-variant: small-caps; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"></span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">Esame del significato della Codicologia, nel termine e nel concetto, dall’intuizione di Montfaucon attraverso le interpretazioni più significative della storia degli studi, per arrivare alle conclusioni dell’autrice, che, ponendo in primo piano la simbiosi tra libro/contenitore e testo/contenuto, intende la Codicologia nel senso più integrale dello studio del libro manoscritto, non avulso dalla dimensione filologica che nel progredire degli studi “materiali” sembra oggi accantonata. La Codicologia come “</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">Archeologia</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> del libro” apre comunque nuove prospettive con metodologie di ricerca che mirano ad un approccio dinamico, puntando soprattutto alla ricostruzione dei gesti e della psicologia dell’artigiano medievale. Ne sono testimonianza le differenti interpretazioni di <em>mise en page</em>, o il campo di indagine sulla rigatura, col chiarimento dei concetti di tecnica e di metodo, e del funzionamento dei diversi strumenti meccanici, su cui purtroppo le fonti sono reticenti. Tutto ci</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> pu</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> ricevere nuova luce solo da uno studio comparato tra le diverse civilt</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">à</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> del Mediterraneo, che vede l’incontro</span><font face="Times New Roman"><span style="line-height: 150%; font-family: 'MgOldTimes UC Pol Normal'; color: black; font-size: 11pt">/</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">scontro tra Cristianesimo e Islam, e le ricerche in corso di chi </span></font><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">scrive</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> hanno gi</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">à</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> dato diversi esiti positivi. Per esempio, l’utilizzo dell’orientale <em>mastara</em> viene recepito sistematicamente nelle tecniche metabizantine, ma non </span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">è</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> esclusivo nella produzione greca occidentale, influenzata dal mondo latino: solo la Storia pu</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; font-size: 11pt">ò</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> dare spiegazione di fenomeni o tradizioni </span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt">altrimenti</span><span style="line-height: 150%; font-family: 'Times New Roman','serif'; color: black; font-size: 11pt"> incomprensibili, indispensabile supporto alla critica testuale.</span></p>
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Lattes, Gianfranco Bettin. "Sul concetto di generazione politica". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, n.º 1 (abril de 1999): 23–53. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026484.

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IntroduzioneL'interrogativo principale cui ci si propone di dare una risposta in queste pagine è: perché (e come) riflettere sul concetto di generazione politica? L'interrogativo è apparentemente confinato ad un tema dai contorni piuttosto limitati. Il nodo da sciogliere, in realtà, è assai più complicato ed è da rintracciare nella palese insufficienza dell'armamentario sociologico tradizionalmente adottato per lo studio del mutamento politico. Un esempio di come si pone il problema è forse utile anche ai fini analitici. Nella storia europea uno dei dati ricorrenti è quello di una duplice forma di conflitto che ha sempre agito come motore di mutamento politico: da un lato il conflitto tra le nazioni e dall'altro lato il conflitto tra le classi. Il conflitto tra la coscienza nazionale e la coscienza di classe è stato in generale risolto a vantaggio del valore della nazione; tuttavia oggi questi due tipi di conflitto non hanno molto spazio perché sono mutati – forse in modo irreversibile – i loro fondamenti sociali, culturali e politici.
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Ferro, Antonino. "Pensiero onirico e teoria del campo". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 1 (marzo de 2010): 31–52. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-001004.

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L'Autore, attraverso delle vignette cliniche, descrive i punti chiave del proprio modello clinico e traccia il suo modello di mente: "thinking-feeling-dreaming". Il concetto di campo analitico, come vero e proprio luogo d'incontro emotivo e di trasformazione psichica, cosě come il pensiero onirico della veglia, si collocano al centro del lavoro analitico. Secondo l'Autore, il campo accoglie e genera quelle turbolenze protoemotive che le funzioni alfa del campo alfabetizzano di continuo; il lavoro del campo consente poi lo sviluppo degli apparati per sognare, sentire e pensare. In questa prospettiva, una narrazione clinica con un alto grado di insaturitŕ risulta essenziale per favorire il moltiplicarsi dei punti di vista, cosicché il campo analitico possa diventare matrice di storie possibili. In questo modo l'"impensabile" diventa una storia condivisa, attraverso una serie di passaggi emotivi che permettono di nominare ciň che il paziente non ha potuto fin lě rappresentare.
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Petrović, Ljiljana. "BARICCO E JAPRISOT TRA STORIA E MEMORIA-TRAUMA TRANSGENERAZIONALE". Nasledje Kragujevac 18, n.º 49 (2021): 277–88. http://dx.doi.org/10.46793/naskg2149.277p.

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Sebastien Japrisot nel romanzo Una lunga domenica di passioni (Une longue dimanche de fiançailles) e Alessandro Baricco in Questa storia trattano lo stesso tema – la Prima guerra mondiale. I due romanzi sono caratterizzati da una specifica carica emotiva e da un realismo nelle descrizioni. Dato che entrambi gli scrittori non sono stati contemporanei degli eventi descritti, rimane poco chiaro quali siano state le fonti su cui è basata la loro narrazione. Infatti, il lettore non comprende se le due storie siano state costruite soltanto sui resti materiali, volontariamente cercati, di un’epoca passata, o se gli autori siano stati in contatto diretto e spontaneo con un “portatore vivente della memoria”. A questo proposito si esaminano le attuali teorie sulla memoria e le situazioni familiari degli autori. Si scopre che ognuno di questi due scrittori è cresciuto accanto a un nonno che aveva partecipato alla Prima guerra mondiale e ne era uscito con traumi specifici. Un’ulteriore analisi mette in luce, da un lato, la somiglianza tra i personaggi dei romanzi, i loro destini, i caratteri e gli atteggiamenti, e dall’altro i destini, i caratteri e gli atteggiamenti dei nonni di Japrisot e Baricco. Seguendo questa traccia, si esplora la possibilità della trasmissione transgenerazionale dei traumi di guerra subita da questi scrittori, concentrandosi soprattutto sul concetto di postmemoria di Marianne Hirsh. Viene esaminato anche il ruolo della narrazione nella liberazione dal trauma.
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De Pieri, Filippo. "Storie accademiche, storie pubbliche, patrimonio. La pianificazione urbana nell'Europa post-napoleonica attraverso i due siti Unesco di Nizza e La Chaux-de-Fonds/Le Locle". STORIA URBANA, n.º 168 (noviembre de 2021): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168006.

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L'articolo pone a confronto due siti recentemente iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco - La Chaux-de-Fonds/Le Locle e Nizza - focalizzandosi sui modi in cui le storie della pianificazione urbana del primo Ottocento sono state mobilitate nella costruzione di narrazioni pubbliche associate al patrimonio urbano. Per quanto simili narrazioni possano apparire discutibili se confrontate con l'evidenza documentaria disponibile, esse sembrano anche capaci di assumere un ruolo di stimolo per l'emergere di nuove ricerche su temi finora scarsamente osservati. I casi di studio offrono un interessante punto di vista per approfondire i legami reciproci che potenzialmente esistono tra storie urbane accademiche da un lato e narrazioni socialmente condivise del cambiamento urbano dall'altro. Se osservati insieme, questi due siti Unesco mostrano la necessità di un riesame comparativo della storia dei piani di primo Ottocento basati sulla griglia, specialmente nell'Europa napoleonica. Già interpretati come l'esito di teorie urbane implicite che privilegiavano l'organizzazione razionale, l'iniziativa individuale, la distribuzione uniforme delle opportunità, questi piani sostennero di fatto una notevole pluralità di immaginari sociali - ben esemplificata in questo caso dalla contrapposizione tra piani concepiti come supporto per il turismo internazionale e le attività di svago lungo la costa francese, e un piano concepito come supporto alla produzione industriale tra le montagne svizzere.
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Palma, Stefano. "L'IDENTIFICAZIONE DI PARTITO IN ITALIA: DUE INDICI A CONFRONTO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, n.º 2 (agosto de 1993): 349–79. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022279.

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IntroduzioneComponente importante e spesso frequentata degli studi sul comportamento politico, laparty identificationè un concetto che in Italia e, più in generale, in Europa, è stato sovente utilizzato senza una chiara indagine dei significati che può venire ad assumere in contesti di volta in volta differenti. Sviluppato negli anni ‘50 dai ricercatori delMichigan Groupcome elemento centrale nella spiegazione del comportamento elettorale e delle motivazioni di voto dell'elettore americano, la party identification è stata impiegata svariate volte in contesti nazionali diversi da quello americano per storia, struttura politica e sociale, cultura. Un concetto, dunque, che ha avuto molte «traduzioni», linguistiche e culturali, non sempre ininfluenti sui significati e le dimensioni originarie.Il modello dell'équipe di Campbell costituisce, tuttavia, un punto di riferimento obbligato, ogniqualvólta si voglia parlare di identificazione di partito; si tratterà poi di stabilire se la nozione di identificazione a cui si fa riferimento possa ancora essere considerata conforme con l'originale costrutto, oppure ci si trovi di fronte ad un nuovo concetto, differente e non riconducibile al primo.
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Bortolotti, Lando. "Storia e identitŕ dei luoghi: qualche riflessione". STORIA URBANA, n.º 122 (septiembre de 2009): 5–25. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-122001.

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- This essay discuss some hypotheses recently proposed in Italy on the issue of the identities of places and on related issues and concepts, such as landscape, myths, current and emerging value systems, and the place names. A community settled in a place adapts to its original characteristics and gives the place a meaning and therefore an identity that is rooted in the distinct and unique characteristics of the place. This identity changes as the needs for the community to survive change. Therefore any attempt to "freeze" the characteristics of a place is destined to fail.
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Valisena, Daniele. "Metabolismo del carbone. Per una storia ambientale delle migrazioni in Vallonia, Belgio (1945-1984)". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 297 (enero de 2022): 117–40. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297006.

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In questo articolo l'autore analizza la relazione tra migrazioni e ambiente nel contesto della regione mineraria belga della Vallonia. Partendo dal concetto eco-marxista di metabolismo, l'autore attraversa la storia della secolare relazione tra carbone e società belga e la sua evoluzione a partire dalla stipula dell'accordo bilaterale tra Italia e Belgio noto come "uomini contro carbone". Utilizzando un approccio transdisciplinare proprio delle environmental humanities e della storia ambientale delle migrazioni, l'autore analizza l'evoluzione della relazione metabolica tra carbone, ambiente vallone e lavoro dal punto di vista della biopolitica, della storia del lavoro, della salute, e del corpo dei minatori. Infine, l'autore riflette sul significato storico dell'eredità tossica del metabolismo del carbone e del suo valore in seno alla pratica storiografica, memoriale e politica contemporanee.
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Marinucci, Angelo. "Linearitŕ e non linearitŕ tra fisica e matematica prima di Poincaré". EPISTEMOLOGIA, n.º 2 (noviembre de 2012): 299–317. http://dx.doi.org/10.3280/epis2012-002009.

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Seguendo la storia del problema dei tre corpi, l'autore si chiede perché prima di Poincaré non si parli di caos deterministico, sebbene giŕ nel '700 esistessero la matematica e i problemi fisici del caos. L'autore trova una risposta nel rapporto tra linearitŕ e non linearitŕ nella risoluzione di equazioni differenziali non lineari e non integrabili. Marinucci sottolinea come il problema dei tre corpi venisse trattato come il problema dei due corpi piů una perturbazione, poiché trattato riduzionisticamente. Egli si sofferma poi sul forte intreccio di fisica e matematica: la correttezza dei suoi procedimenti e la certezza fisica dei risultati matematici erano sinonimo di veritŕ. La linearitŕ diventa fondamentale nella risoluzione di equazioni differenziali non lineari e non integrabili. Č cosě possibile affiancare il concetto di linearitŕ a quelli di ordine e semplicitŕ della natura. L'autore sottolinea infine come l'equazione differenziale fornisca il criterio di riconoscibilitŕ della scientificitŕ.
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Pavan Dalla Torre, Ugo. "Storicizzare la disabilità: l'esperienza dei mutilati di guerra italiani e la costruzione di una nuova identità". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 1 (septiembre de 2021): 15–25. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001003.

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Il concetto di disabilità, il ruolo dei disabili nell'ambito delle società e le pratiche di welfare, approntate per garantire a cittadini in situazione di svantaggio assistenza sanitaria e sociale, sono oggi dati acquisiti. L'articolo analizza in che modo questi aspetti sono andati consoli-dandosi e in che modo sono stati normati. La Grande Guerra è un termine a quo per comprendere in che modo e rispetto a quali pro-blemi sia stata definita l'identità dell'invalido; in che modo tale identità sia stata presentata alla società; in che modo sia stato creato un sistema di welfare e in che modo e su quali basi siano stati promulgati provvedimenti legislativi. L'analisi della storia dei mutilati di guerra e delle diverse azioni legislative permette di comprendere la base dei provvedimenti legislativi del secondo dopoguerra.
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Alfonso, Maurizio Iacono. "Una storia tra i mondi intermedi". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 17 (diciembre de 2011): 78–88. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-017007.

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Questo articolo prende avvio da una storia personale fatta di crisi della politica, di una guarigione dal mal di schiena e da una ricerca sul concetto di feticismo come storia della sostituzione, e arriva alla conclusione che il gioco, il rito, il teatro possono svelare il significato dei "mondi intermedi". Essi infatti sono tutti degli atti consapevoli del fare finta, cioč dello sdoppiamento mimetico, dove l'imitazione di un mondo dato spinge verso la costruzione di un mondo nuovo, che imita appunto il primo, ma se ne differenzia, rendendosi via via autonomo. Č questa l'autonomia nella relazione che caratterizza e determina i mondi intermedi. In questo far finta, in tale abbandono consapevole alla finzione, la relazione nell'autonomia puň essere richiamata dalla "coda dell'occhio".
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Mahmood, Bahaa Najem. "Narrativa in viaggio e incontro con Boccaccio". Al-Adab Journal 1, n.º 132 (15 de marzo de 2020): 1–18. http://dx.doi.org/10.31973/aj.v1i132.600.

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L’articolo focalizza l’attenzione sul concetto dell’incontro tra le letterature mondiali, soprattutto la narrativa. Gli esempi che portiamo tendono a dare una visione storica su come il genere narrativo fece il suo viaggio lungo i millenni, partendo dai semplici antichi concetti orientali per arrivare al suo traguardo all’epoca di Giovanni Boccaccio, in Italia, e ripartire nuovamente come vera e propria arte tra le più note partecipanti alla comparsa del Rinascimento europeo. The article focuses the attention on the concept of meeting among world literatures, especially the Narrative. The examples we take tend to give us a historical look at how the narrative genre made its way through the millennia, starting from the simple ancient concepts to reach its goal at the time of Giovanni Boccaccio in Italy, and to resume again as true Art even among the important participants in the appearance of the European Renaissance
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Hirschman, Albert O. "IL CONCETTO DI INTERESSE: DALL'EUFEMISMO ALLA TAUTOLOGIA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n.º 1 (abril de 1987): 3–22. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016415.

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IntroduzioneIl concetto di «interesse» o «interessi» è uno dei piò centrali e controversi in economia e, piò in generale, nelle scienze sociali e nella storia. è anche un concetto con molti sensi, per non dire ambiguo, e il suo significato ha subito via via grossi spostamenti. Da quando è entrato nel linguaggio comune di diversi paesi europei, attorno alla metà del XVI secolo, come termine di derivazione latina (intérêt, interest, ecc.), il concetto ha indicato le forze fondamentali, basate sulla spinta dell'autoconservazione e all'auto-accrescimento, che motivano o dovrebbero motivare le azioni del principe o dello Stato, dell'individuo, e poi di gruppi di persone che occupano una posizione sociale o economica omogenea (classi, gruppi d'interesse). Quando è riferito all'individuo, il concetto ha assunto talvolta un significato assai ampio, inglobando per esempio l'interesse per l'onore, la gloria, l'amor proprio, e persino per l'aldilà. In altre epoche, al contrario, si è limitato ad indicare esclusivamente la ricerca di un vantaggio economico. In maniera analoga, l'espressione « perseguire i propri interessi» può ricoprire — fino ad essere una tautologia — tutto l'insieme delle azioni umane, ma spesso servirà, piò utilmente, ad indicare un modo specifico o stile di condotta, variamente concepito come azione « razionale » o « strumentale». Anche la stima in cui è tenuto il comportamento motivato dall'interesse ha subito considerevoli variazioni. Il termine entrò originariamente in uso, già alla fine del Medioevo, come eufemismo inteso a rendere rispettabile una data attività, quella di percepire un interesse sui prestiti, da tempo considerata contraria alla legge divina e conosciuta come il peccato dell'usura. Nella sua accezione piò ampia, ha acquistato talvolta un grande prestigio come chiave di un ordine sociale realizzabile, pacifico e progressista. E tuttavia è stato anche attaccato come concetto che degrada lo spirito umano ed è suscettibile di distruggere e di corrodere pericolosamente le fondamenta della società. Indagare su questi molteplici significati e su queste molteplici valutazioni significa di fatto esplorare buona parte della storia economica e in particolare della storia delle dottrine economiche e politiche occidentali nell'arco degli ultimi quattro secoli.
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Serkowska, Hanna. "L’altra faccia della medaglia: Il ciclo dei vinti di Giampaolo Pansa". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, n.º 1 (3 de marzo de 2017): 95–111. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816682488.

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Questo saggio muove dall’enfasi sul desiderio di fare giustizia nel ciclo dei vinti (2003–) di Giampaolo Pansa, inserito nel contesto del revisionismo storico di sinistra, contestato dall’autore che con esso giustifica il proprio. Si dimostra che Pansa rivendica la giustizia nei modi che sfiorano la vendetta, con un ritardo che lascia sospettare l’opportunismo politico e che degrada la storia della Resistenza italiana a crimine diffuso in attesa di giustizia. L’autore, che si definisce uno storico dilettante e trascura le fondamentali regole della storiografia (pronuncia giudizi di valore, adotta una prospettiva e studia le fonti e testimonianze solo di una parte, non elabora il passato ma vi cerca le ragioni del presente), fa della storia politica. Parte integrale della sua operazione è anche la preferenza per la forma romanzo di cui qui si propone un’analisi delle componenti strutturali, linguistiche e ideologiche come uno spunto per riflettere sulla scelta dei destinatari e per capire l’uso che l’autore fa del concetto di giustizia. Si rinvengono infine alcune avvisaglie di un ripensamento: l’autore – già passato dalla sinistra a posizioni di destra – sembra rivedere un’altra volta le sue ragioni e accettare che la guerra sia uno stato di eccezione, per cui non sono idonei né i criteri di giustizia sviluppati al tempo di pace né tanto meno le chiavi di lettura semplificate.
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Bella, Andrée. "Ian Hacking e il bambino abusato. Dalla prefettura di polizia al dipartimento di filosofia". PARADIGMI, n.º 1 (abril de 2011): 175–85. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-001011.

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L'articolo presenta alcuni temi importanti dell'epistemologia delle scienze psichiche di Hacking e dei suoi studi sul concetto di "abuso su minore". La storia della nozione di abuso e la sua progressiva medicalizzazione sono secondo Hacking un esempio della circolaritŕ classificatoria che egli attribuisce alle conoscenze nelle scienze dell'uomo. Per un meccanismo di interazioni fra esperti e pubblico, il termine "abuso su minore" copre, a partire dagli anni Sessanta, un numero sempre maggiore di comportamenti, fino a divenire una sorta di tabů attorno a cui si č catalizzata una rilevante attenzione pubblica e mediatica che contribuirebbe a provocare forti cambiamenti di tipo socio-culturale.
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Bhabha, Homi K. "I nostri vicini, noi stessi. Riflessioni contemporanee sulla sopravvivenza". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 44 (septiembre de 2012): 99–118. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-044008.

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Il saggio evoca lo spirito di Hegel, nel tentativo di comprendere le problematiche contemporanee legate alla testimonianza etica, alla memoria storica, ai diritti e alle rappresentazioni delle minoranze all'interno della sfera culturale. Chi č oggi il nostro vicino? Cosa significa ospitalitÀ di questi tempi? Perché il riconoscimento degli altri diviene spesso un incontro straziante con l'alteritÀ del sé? L'articolo esemplifica come il ‘Terzo Spazio' - uno dei concetti chiave del postcolonialismo - puň aiutarci a costruire una nuova concezione di ospitalitÀ all'interno di un mondo globalizzato e cosmopolita, una concezione che poggia sul diritto alla differenza nell'uguaglianza.
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Bianchera, Luciana, Salvatore Inglese, Alberto Eiguer, Angelo Silvestri y Alessandra Furin. "Divagazioni etnopsichiatriche e psicoanalitiche sulla clinica". GRUPPI, n.º 2 (octubre de 2021): 31–41. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12579.

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Proponiamo un secondo confronto con i partecipanti alla Ricerca che vuole indagare possibili integrazioni e contaminazioni epistemologiche sulla comprensione dei fenomeni migratori e sulla presa in carico dei migranti. In particolare, in questa sezione vogliamo indagare il concetto di "clinica" secondo un'ottica psicoanalitica, etnopsichiatrica e della psicoanalisi operativa. La clinica fa incontrare persone, costringendoci a fare i conti con i nostri pregiudizi culturali di appartenenza. Ci fa entrare in relazione con l'altro, un altro da s&eacute; che rimanda inevitabilmente a degli aspetti estranei, perturbanti, nell'altro e in noi stessi. Permette per&ograve; anche di osservare le situazioni, ad esempio di enucleare le differenze di genere, cio&egrave; di come maschi e femmine vivono in modo diverso l'esperienza migratoria. Guardando alla clinica possiamo cogliere come la migrazione ha a che fare con la storia familiare, col transgenerazionale, con le aspettative e a volte con gli aspetti traumatici depositati nelle generazioni dagli antenati.
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Trasarti Sponti, Wima y Anna Maria Rapone. "In ricordo di Wilma Trasarti Sponti. Il linguaggio dell'intimità, fra appartenenza e separazione". RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, n.º 53 (junio de 2021): 7–25. http://dx.doi.org/10.3280/pr2021-053002.

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Le autrici, sulla base della loro esperienza di psicoterapeute siste-mico-relazionali, presentano una loro lettura del concetto di intimità utile ed interessante nella psicoterapia delle problematiche di coppia (relazionali, affettive e sessuali). Le autrici, facendo anche riferimento ad autori quali Winnicott, Stern e Whitaker, individuano nella relazione madre-bambino il nucleo primario dell'intimità. Durante lo sviluppo del bambino sarà proprio l'appartenenza, provata attraverso la relazione con le figure primarie, a permettergli la successiva individuazione. La psicoterapia viene ridefinita come contesto nel quale, grazie alla regressione attraverso l'"autentica relazione" paziente/terapeuta, è possibile riconoscere i propri bisogni: il terapeuta "sufficientemente buono", funge semplicemente da "sbloccante", per l'attivazione e la riattivazione delle risorse dei pazienti. Le autrici, nel loro lavoro in psicoterapia di coppia, prendono in considerazione la storia multi generazionale dei pazienti nello sviluppo della trama della relazione dove la nostalgia della primitiva appartenenza e la vergogna che ne deriva, vengono analizzati ed utilizzati. Il concetto di potere, sotteso alle problematiche di coppia, viene ri-letto come insicurezza di appartenenza e vergogna della richiesta stessa, motivo per cui la lotta di potere "infantile" viene rielaborata come una lettura poco utile per esprimere il proprio bisogno all'altro.
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Trasarti, Sponti Wilma y Anna Maria Rapone. "Il linguaggio dell'intimitŕ, fra appartenenza e separazione". RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, n.º 34 (diciembre de 2011): 27–42. http://dx.doi.org/10.3280/pr2011-34003.

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Le autrici, sulla base della loro esperienza di psicoterapeute sistemicorelazionali, presentano una loro lettura del concetto di intimitŕ utile ed interessante nella psicoterapia delle problematiche di coppia (relazionali, affettive e sessuali). Le autrici, facendo anche riferimento ad autori quali Winnicott, Stern e Whitaker, individuano nella relazione madre-bambino il nucleo primario dell'intimitŕ. Durante lo sviluppo del bambino sarŕ proprio l'appartenenza, provata attraverso la relazione con le figure primarie, a permettergli la successiva individuazione. La psicoterapia viene ridefinita come contesto nel quale, grazie alla regressione attraverso l'"autentica relazione" paziente/terapeuta, č possibile riconoscere i propri bisogni: il terapeuta "sufficientemente buono", funge semplicemente da "sbloccante", per l'attivazione e la ri-attivazione delle risorse dei pazienti. Le autrici, nel loro lavoro in psicoterapia di coppia, prendono in considerazione la storia multi generazionale dei pazienti nello sviluppo della trama della relazione dove la nostalgia della primitiva appartenenza e la vergogna che ne deriva, vengono analizzati ed utilizzati. Il concetto di potere, sotteso alle problematiche di coppia, viene riletto come insicurezza di appartenenza e vergogna della richiesta stessa, motivo per cui la lotta di potere "infantile" viene rielaborata come una lettura poco utile per esprimere il proprio bisogno all'altro.
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Caroni, Pio. "E se anche il codice fosse un messaggio? La storia del codice ha senso solo se il codice non ne è il protagonista". Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 112 (28 de agosto de 2018): 421–38. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v112i0p421-438.

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Questo saggio conclude ricerche sulla storia della codificazione del diritto, che l’autore ha iniziato mezzo secolo fa. Se aveva finora concesso molto (e forse troppo) spazio alla elaborazione storica di concetti e quindi alla definizione dello ‘statuto ontologico’ del codice, qui ne prescinde quasi totalmente. Ma si interroga in compenso sul destino concreto affrontato dai codici quando, oramai diritto vigente, entrano nella società, alla quale erano destinati, e tentano di disciplinarla. Vede perciò nel codice un messaggio, il cui valore (rispettivamente significato) non viene anticipato dal legislatore, ma via via appurato dal destinatario, in questo caso dalla società. E per essa (la precisazione non è superflua) da chi emergeva, quindi la dominava, ossia da chi era in grado di imporre proprie scelte di natura giuridica, sociale, economica, politica, rispettivamente di sintonizzare l’astratto codice sulle proprie personali frequenze. Mentre finora la ricerca era come stregata dalla storia dell’elaborazione/formazione del codice, questo diverso approccio sposta l’obiettivo sul dopo-codice, tenta cioè di descrivere in quale realtà si imbatte il codice una volta arrivato a destinazione e cosa nasce concretamente da questo incontro-scontro. E lo fa non per screditare quanto già si fece, ma per scoprirne (e descriverne) ora la parabola completa, grazie ad uno sguardo binario, rispettoso tanto dell’ottica del mittente, quanto di quella del destinatario. A chi interroga siffattamente il passato, molte ricerch non interessano più, massime quelle che gli autori hanno finora svolto muovendo esclusivamente dal testo sanzionato dal codice. Gli sembrano virtuali, immaginarie, frammentarie, una traccia sempre più smunta, che poi si perde nella sabbia. Ma in compenso, forte del suo sguardo binario, riesce magari a dissodare qualche incolto. A spiegare diversamente il rapporto istaurato fra codici regolari e irregolari, a ragionare in modo meno preconcetto sulla nozione di recezione/trapianto, oppure a rendersi conto che – a dispetto di quanto tuttora molti sostengono – ogni codice modifica inevitabilmente, tanto o poco, il quadro della realtà giuridica.
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Atkinson, P. A., J. M. Atkinson, C. R. Martin y J. Rankin. "Prospettive storiche sulla resilienza e alcuni concetti di rilievo per la salute mentale correlati alla resilienza". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2010): 21–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-001003.

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La resilienza psicologica consiste nella capacitŕ di fare fronte alle conseguenze di eventi gravemente stressanti o di riprendersi con successo da esse. Tale concetto, che sta suscitando un interesse crescente nell'ambito degli approcci alla salute basati sulle risorse degli individui, ha un'interessante vicenda storica e un'origine legata a differenti campi accademici e clinici. Alcuni studi sono stati infl uenzati dalla particolare caratterizzazione che nel corso della storia č stata attribuita a gruppi o a singoli che sembravano capaci di resilienza. Ci sono vantaggi e inconvenienti nel ricorrere al patrimonio storico per fare luce sui costrutti teorici attuali; infatti, gli studi sui singoli casi storici possono offrire utili squarci di comprensione, ma č indispensabile essere molto cauti nel fare ipotesi retrospettive. L'approccio piů promettente č forse la ricerca su gruppi di persone che abbiano vissuto durante determinati eventi, anche se possono sorgere problemi relativi a pregiudizi nel reclutamento del campione e al lasso di tempo trascorso. L'analisi dell'andamento della ricerca sulla resilienza indica che il concetto č stato prima associato alla malattia, mentre ora č sempre piů spesso riferito alla promozione della salute. Ciň potrebbe essere il rifl esso di un cambiamento culturale e politico. Il concetto di resilienza č rilevante per gli operatori della salute mentale; tuttavia, la sua utilitŕ č circoscritta alla diagnosi e alla terapia, poiché esistono molte domande di fondo rimaste senza risposta. Ci sono tre principali aree di dibattito: la defi nizione di resilienza; il suo statuto di categoria psicologica (un tratto di personalitŕ o una risorsa dinamica da sviluppare); la sua misurazione con suffi ciente affi dabilitŕ e costanza. L'analisi concettuale per scoprire il modello teorico sottostante alla resilienza č ancora ad una fase iniziale. Modelli provenienti da altre scienze sociali e dalle biotecnologie, in particolare l'Ecologia Umana, la teoria salutogenica, i modelli animali, la genetica e le bioscienze potrebbero dimostrarsi i percorsi piů promettenti per il futuro.
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Mocci, Maria Lucia. "Cinema, PTSD e trauma in etŕ evolutiva". IPNOSI, n.º 1 (agosto de 2011): 69–74. http://dx.doi.org/10.3280/ipn-2011-001009.

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Si propongono due film che offrono al clinico la possibilitŕ di confrontarsi col concetto di trauma in etŕ evolutiva, poiché affrontano da angolature di differente complessitŕ il PTSD (Post Traumatic Stress Disorder)., film del 2008 di Michael Winterbottom, ci presenta, attraverso la storia di una famiglia, il manifestarsi e l'evolversi nella figlia minore del PTSD come da manuale diagnostico., film del 2004 di Gregg Araki, tratto dall'omonimo romanzo di Scott Heim, ci porta in modo molto intenso, a tratti crudo, attraverso le vicende parallele e contemporaneamente perpendicolari di due adolescenti, a riflettere sui limiti dei manuali nel considerare l'essenza della parola trauma, dal greco,indicante una, unae sui possibili esiti che il trauma vissuto in etŕ infantile puň avere nel tempo.
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Scaramellini, Guglielmo y Luca Muscarà. "Calogero Muscarà(1929-2020)". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 1 (marzo de 2022): 114–24. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2022oa13370.

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Il 5 novembre 2020, a novantun'anni, il professor Calogero Muscar&agrave; &egrave; mancato per una polmonite interstiziale, nonostante avesse superato l'infezione da Covid-19. Egli stava ancora lavorando, con la passione e la lucidit&agrave; che Gli erano sempre state proprie, sui temi ai quali si era dedicato fin dai primi anni di studio: Venezia, la sua storia e il suo presente; il sistema politico-amministrativo italiano dall'Unit&agrave; a oggi e i suoi rapporti con l'evoluzione socio-economica-culturale del Paese in chiave territoriale; il concetto di megalopoli e la sua possibile applicazione all'Italia, tema cui era dedito dagli anni Settanta. Solo poche settimane prima aveva infatti licenziato l'articolo "Compartimentazione amministrativa dello Stato italiano e processi di formazione di una megalopoli nel Nord Italia", l'ultimo che abbia dato alle stampe e che uscir&agrave; quest'anno in un volume collettaneo a lui dedicato (Scaramellini, a cura di, 2022). Non Gli &egrave; stato possibile invece completare un altro saggio, pi&ugrave; approfondito e articolato, sul medesimo tema e in gestazione da lungo tempo, a causa di un incidente informatico, ma soprattutto per l'incalzare del tempo e forse il presentimento che la pandemia lo attendesse al varco. Tale saggio, gi&agrave; steso a grandi linee ma ancora senza titolo, ripercorreva un tema sempre a Lui caro, fin dal suo esordio nella Geografia italiana: la storia dei rapporti intercorsi fra il mutare dell'ordinamento politico-amministrativo del Paese dopo l'Unit&agrave; e il non sempre convergente sviluppo sociale, culturale, economico, in una parola, civico del sistema-Paese Italia e delle sue partizioni ‘regionali' (secondo i tratti delineati da Pietro Maestri nel 1868 e sostanzialmente confermate nelle successive vicende politiche, istituzionali, sociali, culturali, economiche, fino ai giorni nostri).&amp;nbsp;Professore emerito della Sapienza, presidente della World Society for Ekistics, membro onorario della Soci&eacute;t&eacute; de G&eacute;ographie de Paris e della Societ&agrave; geografica italiana di Roma, Calogero Muscar&agrave; &egrave; stato protagonista del rinnovamento della geografia italiana nel periodo del ‘miracolo economico', affrontando nei decenni successivi l'analisi dei profondi cambiamenti avvenuti nell'organizzazione del territorio italiano dalla fine della seconda guerra mondiale e le conseguenti problematiche ambientali, economiche, regionali, urbane e culturali, e contribuendo alla diffusione della geografia francese in Italia e alla conoscenza della geografia italiananel mondo francofono.
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Welch, Evelyn. "Engendering Italian Renaissance art — a bibliographic review". Papers of the British School at Rome 68 (noviembre de 2000): 201–16. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003925.

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L'IDENTITÀ SESSUALE NELL'ARTE RINASCIMENTALE ITALIANA — UNA RASSEGNA BIBLIOGRAFICAQuesto saggio fornisce una rassegna di precedenti approcci allo studio della figura femminile nell'arte rinascimentale italiana e dei recenti sviluppi negli studi femministi e sull' identità sessuale. Mentre gli storici hanno in anni recenti adottato nuovi metodi e domande di ricerca nell'esplorare in maniera produttiva il ruolo economico e sociale della donna, gli storici dell'arte rinascimentale si sono mostrati più reticenti verso queste innovazioni. Solo di recente sono venuti alla luce nuovi libri ed articoli che trattano della donna come pittrice, mecenate e come oggetto di rappresentazioni figurate. Tuttavia queste pubblicazioni vanno viste come episodi isolati in un campo che si mostra restio allo studio del ruolo della donna. In questo saggio l'attuale diversità di approcci allo studio dell storia dell'arte viene illustra to. L'importanza degli studi di identità sessuale come un concetto cruciale per gli studi rinascimentali viene proposta come un concetto fondamentale affinchè il campo mantenga la sua vitalità nel XXI secolo.
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Di Franco, Andrea. "I confini della cittŕ". TERRITORIO, n.º 59 (noviembre de 2011): 70–74. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059012.

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Parlare di confine della cittŕ, di limite urbano, oltre la formalizzazione storica data dal manufatto perduto delle mura di cinta, conduce il concetto stesso di limite verso una nuova possibilitŕ di forma per le molteplici culture, pratiche urbane, modi abitativi. Un tema chiave per istruire quest'ottica progettuale nella cittŕ contemporanea č quello della differenziazione tra gli ambiti periferici. Il rapporto tra cittŕ e territorio č attualmente connotato dalla condizione evanescente del discrimine tra assetti distinti. Differenze, specificitŕ, soglie: su questi nodi il progetto č forse ancora in grado di comprendere e formalizzare la distinzione dei molteplici paesaggi urbani e dunque svolgere una base di condivisione del senso dello spazio comune.
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Wołodkiewicz, Witold. "LEX RETRO NON AGIT. SFORMUŁOWANIE W POLSKIEJ DOKTRYNIE PRAWNICZEJ". Zeszyty Prawnicze 1 (27 de enero de 2017): 103. http://dx.doi.org/10.21697/zp.2001.1.06.

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LEX RETRO NON AGIT. UN BROCARDO NELLA GIURISPRUDENZA POLACCAII problema della irretroattività della norma giuridica è stato trattato molto spesso nella dottrina giuridica generale e in quella romanistica. La regola lex retro non agit (che nella giurisprudenza e dottrina giuridica polacca esprime il principio délia irretroattività del diritto) è il brocardo latino il più spesso usato nella giurisprudenza polacca.Considerazioni a proposito del vigore délia norma giuridica nel tempo si incontrano nelle fond del diritto romano nelle varie epoche del suo sviluppo. Il problema délla retroattività délia legge fu affrontato già dai giuristi repubblicani. Fu toccato anche dai giuristi classici. La generalizzazione del principio secondo il quale la legge non deve retroagire, si trova peraltro in diverse costituzioni imperiali del Basso Impero. Il principio délia irretroattività del diritto compare più volte nella storia giuridica postgiustinianea.Nelle visioni dello Stato di diritto, sviluppate dai filosofi del Secolo dei Lumi il principio dell’irretroattività délia legge è stato trattato come un dogma fondamentale ed assoluto.II principio d’irretroattività è molto spesso enunciato nei codici contemporanei. E un elemento fondamentale della definizione classica del delitto penale, peró la dottrina e la pratica penale e costituzionale dopo la seconda guerra mondiale hanno cominciato, almeno in certa misura, ad allontanarsi dal principio d’irretroattività nel diritto penale. Questa tendenza fu stata già notata, a proposito del processo di Norimberga, dal Berger in un articolo del 1949. Le dichiarazioni e convenzioni internazionali sui crimini di guerra e contro l’umanità , hanno poi introdotto diverse eccezioni al principio dell’irretroattività della legge penale. Questi atti di diritto internazionale hanno tendenzialmente influenzato i sistemi nazionali di diritto costituzionale e penale (come esempio si puô citare l’art. 42 punto 1 della Costituzione polacca del 2 aprile 1997).II brocardo lex retro non agit non fu mai esplicitamente individuato eon queste parole, né ai tempi romani, né nella storia posteriore del diritto. Questa formulazione è infatti sconosciuta ai dizionari ed alle enciclopedie giuridiche in quasi tutta Europa al di fuori della Polonia.Nella romanistica polacca, l’autore che cita il brocardo lex retro non agit fu Stanisław Wróblewski (nel suo manuale di diritto romano, pubblicato nel 1916). E probabile che l’autorità del Wróblewski (a lungo professore di diritto romano a Cracovia, ed influente membro della Commissione di Codificazione polacca, chiamato spesso il „Papiniano polacco”) abbia influenzato la divulgazione del brocardo lex retro non agit nella dottrina e nella giurisprudenza polacca e radicato per conseguenza la persuasione della derivazione romanistica del concetto d’irretroattività del diritto, letteralmente cosi individuato, nell’odierna pratica giurisprudenziale polacca.
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Fassanelli, Benedetto. "Tra bando e integrazione. Gli zingari nell'Italia di etÀ moderna". SOCIETÀ E STORIA, n.º 138 (noviembre de 2012): 751–68. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138004.

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Il saggio intende riflettere, attraverso alcune considerazioni sulla storia dei gruppi zingari in etÀ moderna, sull'opportunitÀ di introdurre il concetto di "ostilitÀ" come categoria interpretativa con cui leggere i rapporti tra societÀ maggioritarie e minoranze culturali. In particolare, si sofferma sulle forme del bando che colpiva, pressoché ovunque, gli zingari, assumendo come esemplificazioni la legislazione veneta del XVI secolo e il disegno di "riduzione" degli zingari intentato nel 1641 nello Stato pontificio. La persistenza della minoranza (nonostante i toni risolutivi del discorso repressivo e delle retoriche criminali) puň essere studiata alla luce dell'idea di ostilitÀ che rimanda ad una dimensione relazionale possibile, alla forma di integrazione di cui furono capaci le societÀ dell'epoca. Una relazione che si regge su un equilibrio instabile, ostile appunto, ma che non potrebbe essere compresa pienamente riferendosi al piů rigido binomio "tolleranza/intolleranza".
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McWilliams, Nancy. "La patologia borderline come livello di organizzazione di personalitŕ". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 2 (mayo de 2012): 9–28. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-002002.

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L'autrice passa in rassegna la storia del concetto di organizzazione borderline di personalitŕ, come si č sviluppata attraverso varie esperienze cliniche con i pazienti e nella valutazione diagnostica della personalitŕ. L'articolo mette bene in evidenza l'importanza di tenere a mente che i pazienti borderline lottano con interminabili problemi evolutivi. Critica la definizione ristretta di disturbo borderline di personalitŕ secondo la descrizione del DSM e sostiene che, sebbene questa etichetta fondata su un criteri dicotomici sia stata utile per i ricercatori, un costrutto piů dimensionale e meno categorico riveste un valore maggiore per chi pratica la psicoterapia. Inoltre, l'autrice delinea numerose funzioni mentali ed emotive mature che mancano o sono gravemente compromesse nelle personalitŕ borderline. Sono citati parecchi approcci recenti e degni di apprezzamento al trattamento dei pazienti borderline e vengono anche messe in evidenza diverse implicazioni terapeutiche che tutti hanno in comune.
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Muraccini, Renzo. "Come il sale, le azioni "fuori dall'ordinario" sono ingredienti indispensabili nel trattamento dei pazienti borderline". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2011): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001008.

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L'autore focalizza l'attenzione sulla particolare modalitŕ di presa in carico di pazienti con disturbo borderline di personalitŕ in un Centro di Salute Mentale. A partire da tre diverse storie cliniche viene sottolineata l'importanza di alcune "azioni" che spesso possono apparire come una "fuoriuscita dal setting istituzionale" ma che si rendono necessarie per la presa in carico di questi pazienti: portatori di storie "traumatiche" nelle loro relazioni primarie, instancabili, faticosi, in una parola "stabili nella loro instabilitŕ". Queste azioni costituiscono il sale - inteso come ingrediente necessario nella relazione terapeutica - e rispondono alla necessitŕ, insita nell'organizzazione borderline, di sperimentare sia in modo ambivalente e contradditorio la "presenza concreta e agita" del terapeuta e la "prova" della fiducia nei suoi confronti. Questa particolare modalitŕ di relazione richiama il concetto di "now moment" che Stern individua come "elementi" indispensabili di "svolta" nella relazione terapeutica, co-creati e co-vissuti e che aprono ad un nuovo orizzonte terapeutico perché contengono implicitamente l'esperienza della "fiducia" e della "comprensione empatica" da parte del terapeuta. Questa modalitŕ di presa in carico che pone al centro la "ricerca attiva di questo tipo di esperienza" si realizza non solo attraverso una relazione individuale ma richiede un Gruppo multidisciplinare che operi pur nelle diversi funzioni in modo analogo e condivida una idea comune del paziente e del modo di prenderlo in cura: il "sale" viene contenuto in ogni tipo di relazione e pone l'operatore e i servizi davanti al problema sia delle caratteristiche della sua persona che dell'organizzazione dei Servizi come elementi indispensabili per poter realizzare una siffatta presa in carico.
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Schimmenti, Adriano y Michele S. Piccolo. "Il contesto relazionale: intervista a Lewis Aron". INTERAZIONI, n.º 1 (julio de 2011): 111–35. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-001010.

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In questo contributo viene presentata un'intervista con Lewis Aron, autore considerato per i suoi contributi teorici e per il suo impegno istituzionale una delle figure piů significative della psicoanalisi relazionale. L'intervista č introdotta da una breve rassegna critica degli scritti di Aron e prende spunto dal concetto di "percorso psicoanalitico" per poi dipanarsi su tematiche proprie dell'autore intervistato. Nello specifico, si accenna alla questione della continuitŕ-discontinuitŕ dei recenti sviluppi psicoanalitici rispetto alla teoria classica; si collegano le trasformazioni teoriche e tecniche in psicoanalisi con i contesti culturali, storici e geografici di riferimento; si affronta la questione delle "chiavi terapeutiche" - quali insight, erlebnis, legame, relazione - presentate storicamente nelle diverse teorie psicoanalitiche. Attraverso un approccio tendenzialmente pragmatico e costruttivista, Aron affronta le domande poste riguardanti la storia, la teoria e i metodi della psicoanalisi evidenziando le contraddizioni a suo parere intrinseche nella cura psicoanalitica, fino a proporre il "contestualismo" quale fondamento del modello relazionale in psicoanalisi.
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Miletti, Marco Nicola. "Le facce d’un diamante. Appunti per una storia dell’immediatezza nella procedura penale italiana". Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, n.º 2 (29 de agosto de 2021): 827. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i2.596.

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Il saggio ripercorre alcune tappe dell’evoluzione del principio di immediatezza nella procedura penale italiana, entro l’arco cronologico compreso tra la fine del secolo XVIII e il codice Finocchiaro-Aprile del 1913. Dopo una breve rassegna delle diverse definizioni del lemma e un cenno diacronico alla demarcazione dal concetto di oralità, la ricerca muove dagli spunti offerti da ‘pionieri’ quali Francesco Mario Pagano e Niccola Nicolini; esamina la letteratura europea (francese e, soprattutto, tedesca) che permeò la riflessione dei giuristi italiani; quindi si addentra nella stagione post-unitaria. Quest’ultima fu connotata dal contrasto tra un codice di rito (1865) ancora prettamente inquisitorio e una dottrina tutt’altro che compatta: se i primi commentari e, ancor piú, la scuola carrariana classificavano l’immediatezza tra i canoni inderogabili della giustizia liberale, la scuola positiva vi scorgeva un indebito cedimento alle interferenze popolari ed emotive nel dibattimento. La lunga elaborazione del codice Finocchiaro-Aprile non solo stimolò un serrato confronto dottrinale ma partecipò a quel movimento per l’oralità grazie al quale Chiovenda confidava di modernizzare il rito civile e penale.
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Fersini, Maria Pina. "Fare la storia dei margini: l'imperativo categorico di “Memorial do convento” e “La vie des hommes infâmes”". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 4, n.º 1 (15 de agosto de 2018): 241. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.41.241-277.

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O presente trabalho analisa o peculiar conceito de “história” que emerge da leitura conjunta de Memorial do convento (Saramago, 1982) e La vie des hommes infâmes (Foucault, 1977) Seu objetivo é demonstrar como ambos os textos instauram as bases para o trânsito de uma “historiografia diacrônica”, que concebe o devir histórico como sucessão externa de eventos, a uma “sincrônica”, que reconstrói determinada época a partir da complexa trama da relação interna entre o observador e o objeto observado. Dentro desta nova moldura, critica os confrontos da historiografia tradicional, revela como seja ainda possível, e necessário, restituir à memória a lembrança de fragmentos de vida inexistentes nas páginas da “história oficial”.
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