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Maifreda, Germano. "Storia degli ebrei e storia d'Italia". SOCIETÀ E STORIA, n.º 151 (junio de 2016): 137–43. http://dx.doi.org/10.3280/ss2016-151005.

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Di Figlia, Matteo. "Gli ebrei in Italia, il dibattito su Israele e la questione ebraica. Quattro riflessioni recenti". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 298 (junio de 2022): 171–83. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298013.

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La storia degli ebrei nell'Italia contemporanea è stata molto discussa dalla recente storiografia. In questa nota si prendono in esame quattro libri pubblicati tra il 2018 e il 2020 che affrontano il tema da prospettive differenti come il ruolo politico degli ebrei nell'Italia liberale e negli anni della grande guerra, la storia delle persecuzioni in età fascista, il problematico avvento della Repubblica, la raffigurazione degli ebrei e di Israele nelle sinistre italiane e la più generale percezione di Israele nel mondo politico e culturale italiano.
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3

Di Nepi, Serena. "L'apostasia degli ebrei convertiti all'islam. Dalle carte del sant'uffizio romano (secoli XVI-XVIII)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 138 (noviembre de 2012): 769–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138005.

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La costituzione apostolica Antiqua Iudaeorum Improbitas (1581 e 1593) costituě un importante tassello nella storia delle relazioni tra gli ebrei italiani (o ebrei che in Italia abitavano) e l'Inquisizione romana. Grazie a questa disposizione, infatti, la Congregazione del Sant'Uffizio fu investita formalmente di pieni poteri di controllo sugli ebrei, allo scopo di conservare e proteggere quei principi di fede quae sunt communia tra ebraismo e cristianesimo. Tale assunto fu immediatamente usato per sorvegliare ogni aspetto della vita ebraica, dalle questioni di natura strettamente religiosa fino alla trattazione delle materie di ambito genericamente culturale o, addirittura, economico. Nella vasta gamma di casi affrontati su questa base, spiccano i viaggi degli ebrei nei territori turchi ed ogni conversione all'Islam; anche l'apostasia dall'ebraismo, infatti, venne considerata un tradimento di quei principi. Leggendo le confessione spontanee rese dagli ebrei, i dubbi e le risposte a questi stilati dai consultori sulla base della letteratura giuridica e della trattazione di casi precedenti, č possibile riflettere da una nuova prospettiva sia sulla storia degli ebrei italiani nell'etÀ del ghetto, sia sull'evoluzione della stessa Inquisizione romana.
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Capogreco, Carlo Spartaco. "Da Ventimiglia a Nonantola (1958-1997). Il "viaggio in Italia" di Klaus Voigt. Un ricordo". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 3 (septiembre de 2022): 169–81. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-003007.

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L'autore ricorda per Mondo Contemporaneo lo storico tedesco Klaus Voigt, scomparso a Berlino il 21 settembre 2021, suo sincero amico. Internazionalmente noto per le ricerche sull'Esilio tedesco, in Italia Voigt è molto conosciuto anche per aver ricostruito la storia dei "ragazzi di Villa Emma", un gruppo di adolescenti ebrei dell'Europa centro-orientale che nel 1942, dopo un'incredibile peregrinazione, approdò a Nonantola, nel modenese. Era nato a Berlino il 2 novembre 1938 e - partito dalla storia medievale - si era dedicato poi allo studio dell'idea di unione europea. E, in età più matura, a quello dei profughi (soprattutto ebrei) dalla Germania nazionalsocialista. Il suo lavoro più noto è Zuflucht auf Widerruf (in italiano, Il rifugio precario). Il tema del rapporto con l'Italia è al centro della conversazione amichevole tra Capogreco e Voigt, del 2016, pubblicata qui per la prima volta. Seppure concluso piuttosto bruscamente, per un imprevisto, il racconto di Voigt è molto fresco e spontaneo. E termina proprio con un richiamo a Nonantola, il luogo dove egli, a metà degli anni Novanta, avviò la sua poderosa ricerca sui ragazzi ebrei in fuga dal nazismo.
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Zuccotti, Susan. "Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo. Renzo De Felice". Journal of Modern History 62, n.º 3 (septiembre de 1990): 639–41. http://dx.doi.org/10.1086/600578.

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Sklar, Jonathan. "L'Europa in tempi oscuri. Alcune dinamiche dell'alterità e del pregiudizio". PSICOANALISI, n.º 2 (enero de 2021): 25–40. http://dx.doi.org/10.3280/psi2020-002002.

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I ricordi della storia recente degli anni '30 e il legame tra austerità e colpa riducono ancora una volta il nostro senso di umanità, ora aggravato dalla pandemia mondiale. La rimozione delle storie traumatiche nell'individuo e nella società deve essere analizzata al fine di evidenziare gli attuali attacchi dell'alterità sui cittadini, laddove i regimi totalitari diventano sempre più la norma e la gentilezza e l'amore vengono trattati con disprezzo mentre prevale l'egoismo. La teoria di Ferenczi nel saggio La confusione delle lingue è fondamentale per capire la dinamica del pregiudizio nel razzismo, nella misoginia e, ovviamente, rispetto agli ebrei. La conoscenza analitica è uno strumento essenziale per consentire ai popoli di comprendere i traumi transgenerazionali, la paranoia dei grandi gruppi e i pregiudizi attuali della politica e della cultura.
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Collotti, Enzo. "L'Archivio di Ringelblum: una storia per il futuro". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 262 (octubre de 2011): 51–63. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-262003.

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L'autore, sulla scorta del volume di Samuel D. Kassow (), affronta criticamente sia la biografia politico-intellettuale di Emmanuel Ringelblum - eminente storico dell'ebraismo polacco e principale cronista della distruzione del ghetto di Varsavia - sia la sua opera di costruzione dell'Archivio segreto del ghetto. Distaccatosi dalla storiografia tradizionale ebraica per riconoscersi nei principi e nel metodo del materialismo storico, Ringelblum aveva messo a punto un metodo di elaborazione della storia ebraica fondato non piů sui testi religiosi ma sulla raccolta piů ampia possibile di documenti e di testimonianze della vita quotidiana. Coniugando al mestiere di storico una provata attitudine di organizzatore, egli si servě del canale dell'Aleynhilf, importante societŕ di mutuo soccorso attiva nel ghetto di Varsavia, per creare l'Archivio. Allo scopo reclutň un nucleo di collaboratori altamente qualificati per raccogliere non semplici testimonianze ma veri e propri studi monografici legati all'esperienza del ghetto, e costituire cosě un corpo di opere destinate a creare i fondamenti culturali di una nuova piattaforma dell'ebraismo polacco. Presto perň il gruppo ebbe invece la percezione di essere sul punto di scrivere l'ultimo capitolo della storia degli ebrei polacchi: attuň cosě il primo interramento di parte del materiale dell'Archivio nell'agosto 1942, seguito da un altro nel febbraio 1943. Si ha notizia di un terzo interramento di cui perň non fu mai trovata traccia.
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Miccoli, Dario. "Oltre l'archivio? Storie e memorie degli ebrei egiziani in Internet". MEMORIA E RICERCA, n.º 42 (mayo de 2013): 189–201. http://dx.doi.org/10.3280/mer2013-042012.

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Toscano, Mario. "La lunga strada dalla Prussia a Israele: Harry A. Hinden dalla Scuola marittima di Civitavecchia al campo profughi di Pollone (1935-1948). Una testimonianza". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2012): 115–37. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-002005.

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Nel corso del Ventesimo secolo vari e complessi sono stati i rapporti dell'Italia con il mondo ebraico. Tra le vicende significative vanno considerate l'esperienza della Scuola marittima di Civitavecchia, frutto della collaborazione tra il regime fascista e il movimento sionista revisionista di Jabotinsky alla metŕ degli anni Trenta e il favorevole atteggiamento delle autoritŕ italiane nei confronti dei superstiti della Shoah e della loro immigrazione clandestina in Palestina dalle coste della penisola tra il 1945 e il 1948. La testimonianza di Harry A. Hinden, ebreo tedesco, residente in Lettonia, deportato in un campo di prigionia in Unione Sovietica nel 1941, offre un contributo di conoscenze vivace e originale su queste due vicende particolari, all'interno di una cronaca che rievoca le vicissitudini di una famiglia ebraica alle prese con gli eventi della "grande" storia del Novecento.
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Pacciolla, Aureliano. "EMPATHY IN TODAYS CLINICAL PSYCHOLOGY AND IN EDITH STEIN". Studia Philosophica et Theologica 18, n.º 2 (7 de diciembre de 2019): 138–60. http://dx.doi.org/10.35312/spet.v18i2.29.

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By Stein Edith: Zum problem der Einfühlung, Niemeyer, Halle 1917, Reprint der OriginalausgabeKaffke, München 1980, trad. it. Il problema dell’empatia, trad. di E. Costantini e E. Schulze Costantini, Studium, Roma 1985. Beiträge zur philosophischen Begründ der Psychologie und Geisteswissen schaften: a) Psychische Kausalität; b)Individuum und Gemeinschaft, «Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung», vol. 5, Halle 1922, pp. 1-283, riedito da Max Niemeyer, Tübingen 1970, trad. it. Psicologia e scienze dello spirito. Contributi per una fondazione filosofica, trad. di A. M. Pezzella, pref. di A. Ales Bello, Città Nuova, Roma 1996. Was ist Phänomenologie?, in Wissenschaft/Volksbildung, supplemento scientifico al «Neuen Pfälzischen Landes Zeitung», n. 5, 15 maggio 1924; è stato pubblicato nella rivista «Teologie und Philosophie», 66 (1991), pp. 570-573; trad. it. 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Tizzoni, Elisa. "Arturo Marzano, Storia dei sionismi. Lo Stato degli Ebrei da Herzl a oggi". Diacronie, N° 33, 1 (29 de marzo de 2018). http://dx.doi.org/10.4000/diacronie.7441.

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Dupré, Natalie. "Storie di Storia - Oxford 2015: Dal racconto all’ascolto rispettoso. La testimonianza di Luciana Nissim Momigliano". altrelettere, 11 de julio de 2019. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-43.

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Resumen
In Italia, tra il 1945 e il 1947, furono pubblicate più di cinquanta testimonianze sulla deportazione, tra cui solo alcune appartengono al genere narrativo. Tra i testi narrativi se ne contano sette di autori italo-ebrei: Lazzaro Levi, Primo Levi, Giuliana Tedeschi, Liana Millu, Luciana Nissim, Frida Misul e Alba Valech Capozzi. Se Liana Millu e Giuliana Tedeschi iniziarono a scrivere nell’immediato dopoguerra e riscrissero le loro testimonianze in un secondo momento, Luciana Nissim nei suoi saggi sulla psicanalisi (degli anni settanta in poi) non ritrattò il tema della deportazione su cui sono invece incentrati i racconti testimoniali scritti a ridosso della liberazione. Passando dal racconto testimoniale a una narrativa che possiamo definire “analitica”, Nissim – medico e psicoanalista di professione – sviluppò una riflessione che investe il ruolo dell’analista e, più specificamente, le modalità dell’ascolto. Traendo ispirazione dal metodo dell’intervista multipla dello psicologo clinico Henry Greenspan, si confrontano in questo studio le tre versioni della relazione dal titolo Ricordi della casa dei morticonservate presso il Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Roma, la versione a stampa dall’omonimo titolo edita da Ramella (1946), nonché i saggi scientifici di Nissim sulla psicanalisi, le varie interviste rilasciate dopo la morte di Primo Levi, e la corrispondenza con il marito Franco Momigliano.Attraverso una lettura diacronica della produzione narrativa e scientifica dell’autrice viene analizzata la funzione dei singoli testi – nella loro specificità memoriale o narrativa – alla luce di una dinamica che considera il trauma in quanto processo.
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Sartori, Andrea. "Sguardo di madre – Ordine simbolico, colpa e liberazione in "Una bambina e basta" di Lia Levi". altrelettere, 19 de noviembre de 2014. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-24.

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Resumen
Il libro di Lia Levi preso in esame si presta a essere letto sia come un documento riguardante la persecuzione degli ebrei in Italia, sia come la testimonianza d’una infanzia negata, in cui la giovanissima protagonista è alla ricerca di sé, in un mondo intriso di retorica maschilista. Il contributo analizza innanzitutto il dispositivo colpevolizzante approntato dall’ordine simbolico dell’antisemitismo, e pone in evidenza come il suo meccanismo sia analogo a quello all’opera nell’ideologia del dominio di genere. Desumendo dalla riflessione di Adriano Cavarero la categoria dello 'sguardo', il saggio ne segue lo sviluppo nella storia di Lia Levi, dapprima soffermandosi sul rapporto della bambina con il mondo adulto, quindi sul rapporto senza infingimenti – ma sempre teso tra percezione della colpa e liberazione – con la madre. Si delineano così alcuni luoghi simbolici in cui la bambina ritaglia uno spazio di appartenenza a sé sottratto alla storia, alla violenza voluta dall’uomo. Quel che riesce a far fronte a un mondo orribile, d’altra parte, non è il 'diritto' escogitato dall’ordine simbolico maschile, del padre, ma l’ostinazione dello sguardo materno a cui la bambina è esposta sin dalla nascita, nella sua fragile creaturalità e carnalità. Sono centrali, a questo punto dell’esame del testo di Levi, non solo le riflessioni di Cavarero ispirate da Hannah Arendt, ma anche quelle di Theodor. W. Adorno e Jacques Derrida. Proprio il riconoscimento conferito da uno sguardo femminile che salva dal dominio e dalla violenza è ciò che in conclusione restituisce alla bambina di Lia Levi una vita senza attributi, degna d’essere vissuta per il semplice fatto d’essere stata generata da una madre.
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Nattermann, Ruth. "Antisemitische Strömungen im Movimento Femminile Italiano (1869–1916). Vorurteile, Konflikte und Reaktionen zwischen katholischem Anti- Laizismus und Anti-Judaismus". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 96, n.º 1 (1 de enero de 2017). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2016-0015.

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Riassunto Il presente contributo spiega le ragioni e lo sviluppo delle correnti antisemite all’interno del primo movimento femminile italiano, nel periodo fra la fine dell’800 e l’inizio della prima guerra mondiale. L’esame dei dibattiti e degli eventi rilevanti, finora trascurati dalla ricerca storica, si basa sugli archivi delle organizzazioni femminili laiche come pure di quelle cattoliche, le loro pubblicazioni, nonché degli archivi personali. La prima parte dell’articolo si concentra sulle relazioni ebree-cattoliche nell’ambito del primo movimento femminile italiano. Nella seconda parte vengono affrontate la crescente radicalizzazione dei dibattiti antiebraici fra attiviste cattoliche a partire dalla guerra libica 1911/12 e la transizione ad una polemica apertamente antisemita. L’articolo trae spirazione dalla tesi che le forti tendenze anti-laiche delle cattoliche organizzate venissero sostituite al più tardi dal 1912 in poi da pregiudizi antiebraici, destinati a rinforzarsi definitivamente durante il fascismo.
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"L'universo femminile, lo spazio domestico e la famiglia nelle opere di Clara Sereni". Studia Polensia 01, n.º 01 (15 de noviembre de 2012): 45–68. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2012.01.01.03.

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Nell'intervento si evidenziano alcuni aspetti della narrativa di Clara Sereni, prendendo in esame soprattutto due lavori: Casalinghitudine (1987) e Il gioco dei regni (1993). Il punto d'avvio per delineare il profilo dell'autrice è invece il Taccuino di un'ultimista (1998), nel quale la Sereni, a partire dalla sua molteplice identità, di donna, ebrea, comunista e madre "handicappata", propone una sfi da: non cancellare la diversità, ma accettarla e farne una risorsa utile ai fini della conoscenza degli altri e di se stessi. Inoltre, con l'analisi del romanzo genealogico Il gioco dei regni, il lavoro si propone di dare il giusto rilievo alla "diaspora aff ettiva" della Sereni, che ritorna nei luoghi dei suoi avi per rintracciare tutti quei fi li dispersi che, tessuti insieme, hanno dato vita a uno dei più bei "libri di famiglia" scritti in Italia negli ultimi anni. Il contributo esamina i personaggi e i cronotopi sereniani, evidenzia le caratteristiche della scrittura dell'autrice romana che tra femminilità, ebraismo e politica, è anche la ricerca di un ordine della memoria, un dialogo con fi gure storiche appartenenti a generazioni diverse, una presa in carico della quotidianità e della storia e insieme itinerario intellettuale.
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