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Fonzo, Erminio. "Il fascismo nell'Enciclopedia italiana". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 1 (agosto de 2021): 5–46. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-001001.

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L'Enciclopedia italiana è stata l'opera più importante realizzata dal regime fascista in ambito culturale. Logicamente, l'Enciclopedia era attenta a riportare la versione dei fatti gradita al governo su tutto ciò che riguardava la storia recente e la politica. Nel regime, però, gli intellettuali non erano sempre concordi e in alcuni casi i collaboratori della Treccani dovettero scegliere quale interpretazione proporre. Il livello scientifico delle voci sull'attualità politica e la storia recente è vario: alcune propongono una sintesi efficace, mentre altre sono più faziose. Il controllo del governo, del resto, aumentò nel corso degli anni e fu particolarmente stretto sull'Appendice I, pubblicata nel 1938. L'articolo prende in esame le voci dell'Enciclopedia e dell'Appendice relative alla politica e alla storia recente, esaminando quali elementi dell'ideologia e della storia del fascismo gli autori hanno inteso mettere in evidenza; attraverso quali metodi hanno proposto la narrazione "ufficiale".
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Pelizzari, Maria Antonella. "Storia culturale della fotografia italiana dal Neorealismo al Postmoderno". Journal of Modern Italian Studies 19, n.º 3 (12 de mayo de 2014): 355–57. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2014.910959.

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Maifreda, Germano. "Dualismi e identitÀ nella storia del mare italiano". SOCIETÀ E STORIA, n.º 126 (marzo de 2010): 676–78. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-126006.

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Il volume di Frascani ripropone implicitamente la questione di fondo del dualismo economico, culturale e sociale che ha contraddistinto la storia italiana degli ultimi secoli. Lette attraverso la lente di ingrandimento della storia marina, l'evoluzione produttiva e la costruzione simbolica nazionale presentano, una volta di piů, la fisionomia ambigua e differenziata. Le dinamiche del potere e la sua carica disciplinante vengono analizzate con acume e profonditÀ, sollecitando nuovi interrogativi e gettando una luce talvolta inquietante su un tema che, da sempre, la retorica da Belpaese ha piuttosto presentato come unificante e pacificatore.
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Cattoni, Silvia. "La letteratura italiana tradotta in Argentina". Revista de Italianística, n.º 34 (7 de noviembre de 2017): 90. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i34p90-102.

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In due secoli di storia della letteratura argentina, lo sviluppo della letteratura italiana tradotta è in stretto rapporto con i propositi pedagogici o estetici determinati dal contesto culturale dei diversi momenti storici. In linea di massima, è possibile affermare che, dalla conformazione dello Stato nazionale e durante i primi decenni del XX secolo, la traduzione letteraria mirava ad ampliare l’orizzonte culturale di un lettore che si consolidava al ritmo della fiammante nazione. Nelle fasi successive e in stretto rapporto con la politica culturale portata avanti da Victoria Ocampo a partire dal 1931 tramite la rivista Sur e il suo posteriore progetto editoriale, la traduzione è stata soprattutto una pratica di scrittura che ebbe un’influenza decisiva nell’ordito della letteratura nazionale favorendo il suo rinnovo e incentivando le versioni di traduttori argentini. Fu questa un’apertura che favorì, durante la seconda metà del secolo, nel contesto della ricezione della letteratura universale, l’ingresso della letteratura italiana in Argentina. Il presente lavoro tratta in maniera sistematica, ma provvisoria, il panorama della letteratura italiana tradotta in Argentina. Lo scopo principale comporta il registro dei momenti più fecondi e l’interpretazione degli esiti ottenuti nei confronti della traduzione nel sistema letterario nazionale.
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Scaramellini, Guglielmo y Luca Muscarà. "Calogero Muscarà(1929-2020)". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 1 (marzo de 2022): 114–24. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2022oa13370.

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Il 5 novembre 2020, a novantun'anni, il professor Calogero Muscarà è mancato per una polmonite interstiziale, nonostante avesse superato l'infezione da Covid-19. Egli stava ancora lavorando, con la passione e la lucidità che Gli erano sempre state proprie, sui temi ai quali si era dedicato fin dai primi anni di studio: Venezia, la sua storia e il suo presente; il sistema politico-amministrativo italiano dall'Unità a oggi e i suoi rapporti con l'evoluzione socio-economica-culturale del Paese in chiave territoriale; il concetto di megalopoli e la sua possibile applicazione all'Italia, tema cui era dedito dagli anni Settanta. Solo poche settimane prima aveva infatti licenziato l'articolo "Compartimentazione amministrativa dello Stato italiano e processi di formazione di una megalopoli nel Nord Italia", l'ultimo che abbia dato alle stampe e che uscirà quest'anno in un volume collettaneo a lui dedicato (Scaramellini, a cura di, 2022). Non Gli è stato possibile invece completare un altro saggio, più approfondito e articolato, sul medesimo tema e in gestazione da lungo tempo, a causa di un incidente informatico, ma soprattutto per l'incalzare del tempo e forse il presentimento che la pandemia lo attendesse al varco. Tale saggio, già steso a grandi linee ma ancora senza titolo, ripercorreva un tema sempre a Lui caro, fin dal suo esordio nella Geografia italiana: la storia dei rapporti intercorsi fra il mutare dell'ordinamento politico-amministrativo del Paese dopo l'Unità e il non sempre convergente sviluppo sociale, culturale, economico, in una parola, civico del sistema-Paese Italia e delle sue partizioni ‘regionali' (secondo i tratti delineati da Pietro Maestri nel 1868 e sostanzialmente confermate nelle successive vicende politiche, istituzionali, sociali, culturali, economiche, fino ai giorni nostri). Professore emerito della Sapienza, presidente della World Society for Ekistics, membro onorario della Société de Géographie de Paris e della Società geografica italiana di Roma, Calogero Muscarà è stato protagonista del rinnovamento della geografia italiana nel periodo del ‘miracolo economico', affrontando nei decenni successivi l'analisi dei profondi cambiamenti avvenuti nell'organizzazione del territorio italiano dalla fine della seconda guerra mondiale e le conseguenti problematiche ambientali, economiche, regionali, urbane e culturali, e contribuendo alla diffusione della geografia francese in Italia e alla conoscenza della geografia italiananel mondo francofono.
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Bortoletto, Anna. "I giornali come fonte dei cambiamenti nella storia". SPONDE 1, n.º 1 (27 de julio de 2022): 77–90. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.3892.

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Il giornale l’Arena di Pola fu un testimone privilegiato dell’esodo degli italiani da Istria e Dalmazia dopo la Seconda guerra mondiale: fu fondato a Pola nel 1945 come quotidiano d’informazione in lingua italiana durante il periodo del Governo Militare Alleato, poi diventò ''giornale dell’esodo'' nel maggio 1947 quando la redazione si trasferì in Italia con la maggior parte della popolazione. Nel passaggio oltreconfine, il giornale modificò obiettivi, propositi, contenuti, ma non i lettori: le stesse persone che leggevano il giornale a Pola, per informarsi sulle trattative internazionali che avrebbero deciso il loro destino, continuarono a leggere il giornale in tutti gli angoli d’Italia, ricercandovi le radici della loro cultura e identità, nonché informazioni concrete per recuperare il contatto con familiari e amici dispersi. Per questo motivo, il contributo ripercorre la storia del giornale negli anni a cavallo dell’esodo, soffermandosi sull’evoluzione dei suoi contenuti. Nel complesso, si rileva una progressiva diminuzione delle notizie a carattere politico-cronachistico, che corrisponde a un rispettivo aumento di testi a carattere identitario-culturale, quali approfondimenti storico-artistici e memorie del passato.
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Bianchi, Paola. "Rileggere la storia d'Italia: canoni storiografici e canone nazionale". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 605–16. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173014.

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Questa rassegna discute, da tre diverse prospettive L'Italia come storia, a cura di Francesco Benigno e Igor Mineo. Il volume tratta, con una periodizzazione ampia, i principali snodi attraverso i quali la storiografia ha tematizzato, sia in termini positivi sia negativi il tema dell'eccezione, attraverso cui è stata interpretata la storia d'Italia. Paola Bianchi ripercorre alcuni nodi emersi nella frammentazione crescente delle ricerche sulla storia italiana, con particolare attenzione agli studi che hanno indagato l'età moderna. Fino a un passato non troppo remoto, le diverse definizioni del "canone nazionale" sono state declinate in relazione al raggiungimento dello Stato unitario e adottando il presupposto di una primigenia matrice culturale. Interrogarsi su tali canoni porta a misurarsi con i vari significati che sono stati attribuiti alla "modernità", alla "modernizzazione" e alla condivisione o meno di un "canone europeo". Tutte questioni non meno aperte e ricche di implicazioni nel presente.
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Pisu, Stefano. "L'associazione "Italia-Urss" dal dopoguerra alla Guerra Fredda: diplomazia culturale ufficiosa e propaganda sovietica (1944-1960)". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (mayo de 2021): 21–43. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002002.

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L'articolo ricostruisce le principali tappe della storia dell'Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica - conosciuta come "Italia-Urss" - fra il 1944 e il 1960. La genesi di "Italia-Urss" si inserisce nel contesto culturale internazionale del dopoguerra. La radicalizzazione dello scontro politico-ideologico nazionale e globale condusse l'associazione alla chiara virata politica: la lotta all'antisovietismo diventò celebrazione acritica dell'Unione Sovietica. "Italia-Urss" riuscì così in scarsa misura a essere un attore efficace della Guerra Fredda culturale, giacché poco capace di attrarre fasce di popolazione lontane dai socialcomunisti. La segreteria di Orazio Barbieri (1953-1958) volle rafforzare una conoscenza obbiettiva dell'Urss anche se il 1956 - così come il caso Pasternak - disorientarono una parte dei suoi membri. Paradossalmente, il dinamismo di Barbieri fu il vulnus principale nei rapporti con il Pci e gli interlocutori sovietici, che mal sopportavano l'autonomia di "Italia-Urss" nel lancio di iniziative considerate spesso troppo elitarie e lontane dalle masse. Il Pci intervenne per rafforzare il controllo politico sull'associazione proprio quando, invece, gli sforzi ufficiosi di "Italia-Urss" avevano contribuito alla firma dell'accordo culturale intergovernativo del 1960.
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Rivoira, Matteo. "Lingue, dialetti e religione nelle aree occitane e francoprovenzali". Minorities in Italy in a changing legal landscape 44, n.º 3 (31 de diciembre de 2020): 320–45. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.00069.riv.

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Astratta Gli stretti e complessi rapporti tra religione e lingua sono ormai uno degli ambiti di studio della sociologia del linguaggio. L’adozione in ambito religioso di determinati codici discende in genere dalla disponibilità di varietà elaborate nel repertorio linguistico comunitario, ma al contempo essa può determinare ristrutturazioni del repertorio stesso, in primis sullo status delle lingue implicate. Lingua e religione, inoltre, possono essere individuate come forti simboli di appartenenza a una storia e a un’identità culturale. Nel presente lavoro saranno tratteggiati gli aspetti storici e macro-sociolinguistici che caratterizzano l’area galloromanza italiana (Valle d’Aosta e Piemonte occidentale). Ne verranno in particolare presentate le strutture repertoriali e discusso il ruolo del francese e delle altre varietà locali nel contesto religioso, caratterizzato dalla presenza storica di due diverse confessioni cristiane (cattolica e evangelica valdese). Infine saranno discusse le scelte linguistiche e religiose operate nei diversi contesti, in una prospettiva tesa ad evidenziare le implicazioni identitarie.
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Scarantino, Anna. "Don Giuseppe De Luca tra Croce e Papini. A proposito di un recente carteggio". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2011): 109–20. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-002004.

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La recente pubblicazione del carteggio tra don Giuseppe De Luca e Benedetto Croce per le delucane Edizioni di Storia e Letteratura ha fornito un importante contributo alla riflessione storica relativa ai rapporti tra mondo laico e mondo cattolico in Italia tra anni Venti e Quaranta. Quella che emerge č soprattutto la lettura che ne diede il «prete romano», per intendere la quale occorre perň fare anche ricorso, oltre che ai suoi scritti, agli epistolari coevi del sacerdote e in particolare allo scambio intrattenuto per circa trent'anni con lo scrittore Giovanni Papini. Emergono cosě le ragioni per le quali De Luca considerň complementari due protagonisti della cultura italiana antitetici e in profondo dissidio tra loro. Dietro questo atteggiamento stava l'ammirazione del sacerdote per entrambi, ma anche il suo duplice progetto di emulare l'azione culturale di Croce per elevare il livello degli studi religiosi in Italia e avviare un dialogo costruttivo tra cultura laica e cattolica. Il carteggio dimostra quanto in realtŕ questo dialogo fosse difficile, anche quando condotto sul piano elevato degli studi eruditi.
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Steinsiek, Angela. "Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0014.

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Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius e uno dei piu importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualita nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attivita liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Steinsiek, Angela. "Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (5 de marzo de 2018): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0014.

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Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius è uno dei più importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualità nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attività liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Galli, Pier Francesco. "Psicoterapia, psicoanalisi e psichiatria nei primi anni 1960. Appunti per una storia". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 1 (marzo de 2011): 75–88. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-001004.

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Pier Francesco Galli descrive alcuni sviluppi della psicoterapia, della psicoanalisi e della psichiatria in Italia nei primi anni 1960, in particolare riguardo al progetto culturale del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia da lui fondato (che nel 1978 prenderŕ il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). Vengono discussi, tra gli altri, i seguenti temi: l'inserimento di nuove tecnologie e discipline (come la psicologia e la sociologia) nella cultura italiana del dopoguerra, il ruolo degli intellettuali, la formazione alle professioni di aiuto e la diffusione della psicoanalisi, il lavoro di équipe nei servizi psichiatrici, il ruolo delle case editrici, i corsi di aggiornamento organizzati a partire dal 1962, la cultura della psichiatria descrittiva importata nei primi anni 1980 dagli Stati Uniti col DSM-III, la aziendalizzazione della Sanitŕ, e cosě via.
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Turi, Gabriele. "Le culture della destra". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 260 (febrero de 2011): 392–403. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260002.

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Della cultura di destra č stato sottolineato l'aspetto mediatico, ma il berlusconismo č un fenomeno piů profondo, capace di influenzare ampi strati del ceto medio: un'ideologia eclettica che amalgama le tradizioni di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega nord, fondendo insieme populismo, individualismo esasperato, revisionismo storico, uso strumentale e identitario della religione. Nell'ultimo ventennio le forze di destra hanno occupato lo spazio lasciato vuoto dalle sinistre, indebolite negli anni ottanta dall'offensiva culturale del riformismo craxiano: una volta al governo sono state capaci di costruire gli strumenti di una propria egemonia culturale, riviste e fondazioni portatrici di messaggi semplici ed efficaci: libertŕ intesa come liberismo e diffidenza per lo Stato, lotta al relativismo culturale, rilettura revisionistica della storia che tende a equiparare fascismo e antifascismo in nome di una "pacificazione nazionale". La Rivoluzione francese č considerata la fonte di tutti i mali della modernitŕ, il Risorgimento un premeditato attacco alla religione cattolica; la triade "Dio, Patria, Famiglia" č coniugata ieri come oggi a sottolineare l'identitŕ di un paese timoroso degli immigrati e delle loro culture. Si č cosě formato uno schieramento culturale teo-con che appare oggi tanto forte da far ritenere che nella societŕ italiana il berlusconismo possa sopravvivere a lungo a Berlusconi.
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Galli, Pier Francesco. "Psicoterapia e psicoanalisi tra tecnica e ideologia. Appunti per una storia". COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, n.º 21 (abril de 2011): 107–42. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021007.

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Pier Francesco Galli descrive alcuni sviluppi della psicoterapia, della psicoanalisi e della psichiatria in Italia nei primi anni 1960, in particolare riguardo al progetto culturale del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia da lui fondato (che nel 1978 prenderŕ il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). Vengono discussi, tra gli altri, i seguenti temi: l"inserimento di nuove tecnologie e discipline (come la psicologia e la sociologia) nella cultura italiana del dopoguerra, il ruolo degli intellettuali, la formazione alle professioni di aiuto e la diffusione della psicoanalisi, il lavoro di équipe nei servizi psichiatrici, il ruolo delle case editrici, i corsi di aggiornamento organizzati a partire dal 1962, la cultura della psichiatria descrittiva importata nei primi anni 1980 dagli Stati Uniti col DSM-III, la trasmissione della cultura psicoanalitica spesso come veritŕ di fede in cui si č confuso il concetto di "tecnica standard" con il metodo e l"essenza stessa della psicoanalisi, i criteri di fondazione del metodo psicoanalitico, il problema della identitŕ terapeutica, e cosě via.
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Patriarca, Silvana. ""Vorrei la pelle nera": cultura giovanile e sensibilità antirazziste nell'Italia degli anni Sessanta e S". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 297 (marzo de 2022): 80–99. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297-s1oa-004.

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Muovendo dai pochi testi di canzoni italiane che negli anni Sessanta esprimevano sentimenti antirazzisti, il saggio esplora la presenza e la natura di questi sentimenti nella cultura giovanile di quegli anni incentrando l'analisi su "Ciao 2001", un popolare settimanale musicale che cominciò le pubblicazioni in quel periodo. Utilizzando in maniera eclettica spunti interpretativi che derivano dalle teorie sull'appropriazione culturale e sulla "race consumption", il saggio mostra come il consumo di musica afroamericana e la fascinazione per i musicisti neri si accompagnassero a un interesse per le radici storiche di quella musica e per la storia, la condizione, e le lotte dei neri americani, che nel settimanale erano oggetto di molti servizi giornalistici. Il saggio infine considera alcune figure emergenti della scena musicale italiana degli anni Settanta di cui si occupò il settimanale — in particolare il jazzista napoletano-afroamericano James Senese e il cantautore napoletano Pino Daniele — per sottolineare l'appropriazione, non priva di stereotipi, del topos della "negritudine" da parte di quest'ultimo per far riferimento al razzismo interno di cui i meridionali erano vittime, ma anche a se stesso. Se in parte tale appropriazione si poteva giustificare, dall'altro impediva il riconoscimento di una specificità dell'oppressione dei neri e quindi una più profonda comprensione del razzismo antinero.
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Torlontano, Rossana. "Un patrimonio storico e artistico inedito e inesplorato". DigItalia 15, n.º 1 (junio de 2020): 114–21. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00009.

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Il progetto Edizione digitale dei Monumenti Adriani e degli Annali Acquaviviani è stato finanziato dall’Agenzia per l’Italia Digitale con un accordo di collaborazione con il Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali dell’Università di Chieti. L’obiettivo è stato la realizzazione di ricerche ed azioni specifiche finalizzate alla conservazione a lungo termine, allo studio, alla valorizzazione e alla divulgazione via internet del patrimonio storico e documentario inedito dei Monumenti Adriani e degli Annali Acquaviviani, volumi manoscritti da Nicola Sorricchio tra il 1755 e il 1785 conservati presso la biblioteca privata dei suoi eredi. Essi trattano la storia di Atri e del territorio circostante dall’età medievale fino alla seconda metà del Settecento, dominata dalle vicende e dalla politica della famiglia degli Acquaviva nel ramo dei duchi d’Atri. È stata creata una Digital Library che ospita la riproduzione digitale dei volumi garantendone la conservazione a lungo termine e la possibilità di essere consultati sia attraverso il sito http://sorricchio.dilass.unich.it che sulla Teca Digitale Italiana di Internet Culturale. I dati sono stati digitalizzati e memorizzati nel formato MAG, standard per l’ICCU, e archiviati in modo permanente nel formato interno richiesto dal software Fedora Commons opportunamente configurato con un content model adatto a rappresentare opere testuali manoscritte. Il sistema web-based realizzato ha consentito l’indicizzazione complessa di concetti e temi importanti per la ricerca e la realizzazione di apparati scientifici tramite annotazioni e/o database, con l’obiettivo ultimo di divulgare anche questa documentazione digitalizzata e i risultati della ricerca nel sito web dedicato del progetto.
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Bettin, Cristina. "Voci della memoria: Un’ebrea italiana nel Novecento italiano". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, n.º 1 (20 de noviembre de 2018): 112–38. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818813313.

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La legislazione razziale del 1938 spezzò molte vite, dando inizio a quel processo di discriminazione legalizzata che raggiunse poi il suo culmine nelle deportazioni nazifasciste del 1943. Con l’applicazione delle leggi razziali gli ebrei venivano allontanati da tutti i settori pubblici e privati, cancellando la loro presenza nella vita nazionale italiana. Tra questi emarginati ci furono anche molte donne, scienziate, professoresse, intellettuali, la cui vita e storia rimane ancora poco conosciuta. Un libro pubblicato da Raffaela Simili, Sotto falso nome. Scienziate italiane ebree (1938-1945) nel 2010, è l’unico ad oggi che raccoglie, seppur schematicamente e sinteticamente, le storie di alcune di queste donne ed il contributo che diedero alla scienza, alla medicina e alla cultura italiana. Tra queste donne ancora invisibili figura, come illustrerò in questo scritto, Lucia Bedarida Servadio (1900-2006), prima donna in Italia ad essersi laureata nel 1922 in Medicina a soli 22 anni nonché prima donna ebrea ed italiana a lavorare sin dal 1939 in un Paese musulmano come il Marocco.
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Gabrielli, Patrizia. "Quotidianità, soggettività: ribaltamenti prospettici nella storia della politica e del genere". REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), n.º 37 (21 de julio de 2022): 59–77. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7055.

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Lungo il decennio Sessanta-Settanta, contrassegnato da profonde trasformazioni strutturali e culturali, la storiografia italiana dà vita a un dibattito storiografico che mette in discussione consolidati paradigmi interpretativi per aprire la ricerca a nuove tematiche e ad altre prospettive di analisi. Sotto l’influenza del dibattito teorico d’oltralpe, nascono la storia sociale e la microstoria. A partire da questi eventi, presupposti per l’ingresso della soggettività nella ricerca storica, il saggio prende in esame i principali cardini della oramai ricca e articolata produzione sulle fonti autonarrative. Sebbene questo filone storiografico abbia avuto le sue originarie sperimentazioni nell’ambito della storia delle migrazioni e della prima guerra mondiale, e su questi grandi eventi si siano conseguiti risultati pregevoli e originali, il saggio si sofferma sulle principali linee di indagine seguite dalla Storia Politica e dalla Storia di Genere.
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Di Figlia, Matteo. "Gli ebrei in Italia, il dibattito su Israele e la questione ebraica. Quattro riflessioni recenti". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 298 (junio de 2022): 171–83. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298013.

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La storia degli ebrei nell'Italia contemporanea è stata molto discussa dalla recente storiografia. In questa nota si prendono in esame quattro libri pubblicati tra il 2018 e il 2020 che affrontano il tema da prospettive differenti come il ruolo politico degli ebrei nell'Italia liberale e negli anni della grande guerra, la storia delle persecuzioni in età fascista, il problematico avvento della Repubblica, la raffigurazione degli ebrei e di Israele nelle sinistre italiane e la più generale percezione di Israele nel mondo politico e culturale italiano.
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Martelli, Barbara. "TWO HALVES OF THE SAME KIWI: ITALIAN LANGUAGE AND CULTURE AMONG NEW ZEALANDERS OF ITALIAN ORIGIN". Italiano LinguaDue 14, n.º 1 (26 de julio de 2022): 338–59. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18183.

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This essay documents the diffusion of the Italian language and culture in Aotearoa-New Zealand, an officially bilingual (English and Māori), as revealed by the double name, and multicultural society. By adopting an eclectic approach that combines sociolinguistics, language teaching methodology, and cultural anthropology, my paper is a micro-ethnography performed on a group of five women of Italian origin with different levels of competency in Italian as their second language. This group of Kiwis – as New Zealanders frequently refer to themselves – ranged age from 16 to 68 and reside in greater Auckland, New Zealand’s most populous city. Their testimonies were collected through a series of face-to-face semi-structured qualitative interviews and based on several sessions of participant observation involving immersion and interaction in the socio-cultural environment of the informants. Notwithstanding their small number, the stories collected in this research disclose a significant ethnographic relevance as they testify to key aspects of Italianness in the social and historical context of New Zealand. In line with the sociolinguistic theories on the circulation of Italian in the world, on the motivations underpinning its learning and on the typology of speakers, I specifically addressed the following topics: Italian as a language of migration, Italian as a language of culture, Italian taught at university, Italian as part of a fluid and transnational multi-identity, and Italian in the global market. Due metà dello stesso Kiwi: lingua e cultura italiana tra i neozelandesi di origine italiana Il seguente saggio documenta la diffusione della lingua e della cultura italiana in Aotearoa - Nuova Zelanda, paese ufficialmente bilingue (inglese e Māori), come rivela il doppio nome, e multiculturale. Attraverso un approccio eclettico che combina sociolinguistica, glottodidattica e antropologia culturale, l’articolo si propone come micro-etnografia condotta su un gruppo di cinque donne di origine italiana con diversi livelli di competenza in italiano come lingua seconda. Questo gruppo di informatrici Kiwi – questo è il nome con il quale i/le neozelandesi si riferiscono comunemente a sé stessi/e – ha un’età compresa tra i sedici e i sessantotto anni e risiede nell’area metropolitana di Auckland, la città più popolosa della Nuova Zelanda. Le loro testimonianze sono state raccolte tramite una serie di interviste qualitative semi-strutturate, condotte di persona, e diverse sessioni di osservazione partecipante che hanno comportato l’immersione e l’interazione nell’ambiente socio-culturale delle informatrici. Nonostante il loro numero limitato, le storie raccolte in questa ricerca dimostrano una significativa rilevanza etnografica poiché testimoniano aspetti chiave dell’italianità nel contesto storico-sociale neozelandese. In linea con le teorie sociolinguistiche sulla circolazione dell'italiano nel mondo, sui motivi dell’apprendimento e sulla tipologia dei parlanti, ho esaminato nello specifico i seguenti argomenti: l’italiano lingua di migrazione, l’italiano lingua di cultura, l’italiano insegnato all’università, l’italiano come parte di una pluri-identità fluida e transnazionale e, infine, l’italiano nel mercato globale.
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Kordovska, P. A. "Italian singer Daisy Lumini as an interpreter of the post-avant-garde music". Problems of Interaction Between Arts, Pedagogy and the Theory and Practice of Education 56, n.º 56 (10 de julio de 2020): 253–66. http://dx.doi.org/10.34064/khnum1-56.16.

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Introduction. In the music of the late twentieth century the realization of the creative potential of performers is rarely limited with the framework of direction which was chosen in the beginning of career. The field of the academic music may be too narrow for the artist, but this does not mean a definitive departure from this area. The life and performances of Italian singer, actress and composer Daisy Lumini (1936–1993) could be considered as one of the examples of the twentieth century “variability” of the artist’s way. She developed from a graduate of the Conservatory to a pop star and a cabaret singer, from a medieval folklore performer to an interpreter of contemporary academic music. Daisy Lumini’s unique performing experience led her to collaborate with Italian composers of the late twentieth century. Theoretical background. The extraordinary personality of Daisy Lumini received a certain resonance in the European press. High historical value is the biographical essay “Daisy e la musica. Una grande e tragica storia” (2019) by Chiara Ferrari, based on the memories of Beppe Chierici. Daisy Lumini and her works are mentioned in digest “The Singer-Songwriter in Europe: Paradigms, Politics and Place” (2016) and in Jacopo Tomatis’s “Storia culturale della canzone italiana” (2019). The purpose of this paper is to reveal the specifics of the interaction of the composer and performer in the post-avant-garde music based on the creative collaboration of Daisy Lumini and Italian composers of the late twentieth century (Franco Mannino, Luciano Berio, Salvatore Sciarrino). This study requires the use of analytical, style and performing methods of scientific research. Results of the research. Daisy Lumini’s singing style has implicated using a lot of types of intonational practices which is usually associated with the mass twentieth century culture (including pop songs, folk music, cabaret aesthetic etc.). Nevertheless, she had started her musician career with getting education (as a composer and pianist) in totally academic environment in Luigi Cherubini Conservatory (Florence, Italy). Being a daughter of the Florentine painter Vasco Lumini, Daisy Lumini had would be able to continue a calm and comfortable existence in Florence. However, after she had been graduated from the Conservatory in late 1950s she decided to change her life vector, moved to Rome, started her activity as a cantautrice (female singer-songwriter) and produced her first singles. During this period, Lumini found success in collaboration with lyric writer Aldo Alberini and well-known Italian singers Mina Mazzini and Claudio Villa. Along with traditional vocal techniques, Lumini used the whistling technique, due to which she got the nickname “l’usignolo di Firenze” (“the Florentine nightingale”) and was invited by Ennio Morricone to whistle in the soundtrack of Lina Wertmüller’s “I Basilischi” (“The Lizards”, 1963). In 1960s a work in Gianni Bongiovanni’s Derby Club Cabaret (Milan) and a collaboration with the RCA (Radio Corporation of America) turned into the fields of Lumini’s creative activity. The acquaintanceship with Beppe Chierici, an actor, who would become her husband, lead to a new “folklore” stage of Lumini’s career. As a result of careful research of Italian folk music founded on the materials of Conservatory Santa Cecilia Library (Rome), the singer together with Beppe Chierici had produced several musical performances in the aesthetics of poor theater based on the Tuscan and Piedmontese songs of the XV–XIX centuries, as well as the Songs of Minstrels album based on the texts of the XII–XIV centuries. There was DaisyLumini’s gradual return to the environment of academic music in 1970s. Singer’s friendly communication with conductor Gianluigi Gelmetti, composers Franco Mannino, Domenico Guaccero and others, who represented Santa Cecilia Conservatory, has resulted in a number of creative collaborations. In 1973, even being immersed in ethnographic research, Daisy Lumini performed as mezzo-soprano in Franco Mannino’s “Il diavolo in giardino”. Another milestone in Daisy Lumini’s work became 1982, when director Roberto Scaparro invited the singer to participate in the Italian premiere of Luciano Berio’s “La vera storia”. In the opera, which is a creative reinterpretation of Verdi’s “Troubadour”, Daisy Lumini played the role of one of the cantastorie – singing storytellers or narrators describing and commenting events of the plot. Daisy Lumini achieved a real success as a performer of the post-avant-garde music in the 1980s, in collaboration with Salvatore Sciarrino. Daisy Lumini has premiered a great number of his chamber works, such as “Efebo con Radio”, “Canto degli specchi”, “Vanitas”, “Lohengrin” and some others. Conclusions. Although Daisy Lumini is an individual case, the phenomena and strategies discussed here may turn out to be symptomatic for contemporary music practice. Performers may rarely allow themselves to remain within the same intonational practice in the contemporary music art. It is especially important if it comes to the first performing of the post-avant-garde music that requires a certain congeniality of the performer and the author. The interaction of the composer and the performer is often a factor affecting the creation of a musical work at all stages, from the appearance of an idea for a premiere performance. The musician with a rich life experience and wide range of performing techniques may be considered as the co-author of the score.
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Corona, Gabriella. "Paolo Frascani e le trasformazioni storiche dei mari italiani". SOCIETÀ E STORIA, n.º 126 (marzo de 2010): 669–72. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-126004.

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L'Italia e il mare di Paolo Frascani Questo volume vuole essere la storia del recupero dell'identitÀ marittima dell'Italia otto-novecentesca, dopo un declino durato parecchi secoli che aveva visto l'Italia comunale, l'Italia delle Repubbliche Marinare progressivamente perdere il suo primato sul mare. Si racconta il processo di recupero del mare nella rappresentazione dell'Italia come nazione dando conto di come questo avviene nell'ambito del dibattito culturale, politico, istituzionale, facendo riferimento ai valori, ai sensi di appartenenza, ai modelli identitari e impiegando materiali molto diversi: la letteratura storiografica, la narrativa, la pubblicistica coeva, le fonti audiovisive, il cinema e cosě via. Ma al di lÀ dei propositi l'autore mostra l'urgenza ed il piacere di raccontare il mare liberamente dandone conto in maniera piů ampia. Nel dipanare il suo racconto Frascani non perde di vista le trasformazioni territoriali, demografiche, sociali ed economiche e da questo punto di vista il libro č anche la storia dei fattori che hanno determinato i processi di trasformazione attraverso i quali si sono venuti configurando i mari e le coste cosě come si presentano a noi oggi. Molte le questioni problematiche: la complessitÀ della periodizzazione, il ruolo delle scale geografiche, il mutamento nella percezione storica dei valori ambientali, i rischi di una nuova rappresentazione ideologica.
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Cosma, Iulia. "The translation of Italian opera librettos in the nineteenth century: historical and cultural milestones". Translationes 6, n.º 1 (1 de enero de 2014): 78–92. http://dx.doi.org/10.1515/tran-2015-0006.

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Abstract Nella storia moderna della traduzione in romeno, il periodo 1840-1900, come sottolinea la studiosa Georgiana Lungu Badea in Un capitol de traductologie românească. Studii de istorie a traducerii (III) [Un capitolo di traduttologia romena. Studi di storia della traduzione (III)], è contrassegnato dalle ricerche identitarie della lingua di arrivo. In quest'ottica, la traduzione integrale o parziale di un numero significativo di libretti d'opera dall'italiano al romeno si rivela un fenomeno la cui analisi possa offrire dei validi temi di riflessione sia dal punto di vista della storia della traduzione, sia di quello della storia della lingua e della storia culturale.
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Petrillo, Gianfranco. "Il problema di Milano. La federazione comunista piů grande d'Italia. 1921-1975". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (octubre de 2011): 20–83. http://dx.doi.org/10.3280/sil2011-001002.

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Milano č un perno fondamentale della storia recente d'Italia. La direzione nazionale del Partito comunista italiano non lo ha mai capito e ciň ha costituito un problema e una spia dei suoi perduranti ritardi politici e culturali nell'affrontare i problemi del paese. Dal settarismo delle origini alle tentazioni omologatrici degli anni ottanta del Novecento, la storia della Federazione milanese del Pci č la storia di questo problema.
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Padoa Schioppa, Antonio y Alberto Sciumè. "Presentazione. Prospettive sulla sovranità". Italian Review of Legal History, n.º 8 (21 de diciembre de 2022): 1–5. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19246.

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Il Comitato di Direzione della Italian Review of Legal History si è proposto con questo numero di contribuire al dibattito sulla tematica della sovranità in prospettiva storica e/o nell’attualità con riferimento sia al contesto europeo sia a quello extraeuropeo e globale.Il concetto di sovranità è da secoli al centro del dibattito giuridico, politico, filosofico e economico e pochi termini relativi alle istituzioni hanno assunto nella storia una gamma così ampia di significati. In ogni ambito culturale e da una pluralità di piani prospettici non si arresta la riflessione sul contenuto polisemico e sulle tante declinazioni del concetto nelle differenti aree del mondo non solo tra passato e presente, ma anche sulle possibili configurazioni che esso potrebbe assumere in un futuro più o meno prossimo. Allo scopo di sollecitare il dibattito tra studiosi il Comitato di direzione presenta, in contrappunto, due schemi di riflessione.
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Fornari Čuković, Maria. "“LA NAZIONE GIOVINETTA RESISTEVA AL COLOSSO”: FRACCAROLI E L’IMMAGINE DELLA SERBIA NEL LIBRO LA SERBIA NELLA SUA TERZA GUERRA: LETTERE DAL CAMPO SERBO (1915)". Филолог – часопис за језик књижевност и културу 13, n.º 25 (30 de junio de 2022): 389–405. http://dx.doi.org/10.21618/fil2225389f.

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Questo contributo ha come intento quello di presentare il rapporto tra uno dei giornalisti italiani più importanti di inizio Novecento, Arnaldo Fraccaroli, e la Serbia nei primi mesi della Grande Guerra. Fraccaroli viene annoverato dagli studiosi tra quei giornalisti quali Barzini, Civinini, Ojetti e altri che, con il loro lavoro e il loro stile di scrittura, hanno rappresentato un punto di svolta nella storia della carta stampata italiana. Piuttosto noto al grande pubblico durante la lunga carriera, il giornalista veronese, in parte fnito nel dimenticatoio dopo la sua morte, è stato riportato di recente all’attenzione dei lettori da un’accurata biografa scritta nel 2019 da Gian Pietro Olivetto. “La dolce vita di Fraka, cronista del Corriere della Sera” è il titolo dell’opera, da cui questo lavoro attinge parte delle informazioni sull’autore. La riscoperta di Fraccaroli, però, non si limita soltanto al libro di Olivetto, poiché nel 2017 la casa editrice Prometej di Novi Sad ha pubblicato la traduzione del libro “La Serbia nella sua terza guerra: lettere dal campo serbo”, scritto dal cronista italiano nel 1915. Questo testo, una raccolta di osservazioni e impressioni di viaggio annotate dal giornalista durante un viaggio da Salonicco a Belgrado nell’inverno del 1915, offre la possibilità, fnora poco approfondita, di considerare il lavoro di Fraccaroli nella prospettiva di un tramite tra i lettori italiani e la difcile realtà serba in quei primi mesi di guerra.
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Marazzi, Elisa. "L'editoria scolastico-educativa e la ricerca storica. Il caso italiano". SOCIETÀ E STORIA, n.º 138 (noviembre de 2012): 823–51. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138008.

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L'articolo propone una rassegna degli studi italiani di storia dell'editoria scolastica, condotti negli ultimi trent'anni in risposta a diverse sollecitazioni, spesso provenienti dall'estero. Tra queste, il rinnovamento in chiave interdisciplinare degli studi di storia della pedagogia e della didattica, ma anche l'evoluzione della storiografia del libro e dell'editoria e il conseguente incremento dell'attenzione nei confronti dei prodotti editoriali a larga circolazione e del loro apporto alla storia sociale e culturale. Dopo aver proposto una definizione dell'oggetto di ricerca che tenga in considerazione gli inevitabili intrecci tra manuale scolastico e letteratura per l'infanzia, l'a. passa in rassegna i contributi (repertori, monografie, cataloghi storici) realizzati da studiosi di diversa formazione; il panorama delineato consente di formulare riflessioni sul metodo e proporre nuove piste di ricerca che mettano a frutto il lavoro svolto sinora.
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Ferro, Massimo. "Gli ultimi narratori di giustizia: un’esperienza italiana di letteratura dal diritto". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, n.º 2 (24 de febrero de 2019): 544–61. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819831668.

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La scrittura narrativa dei giuristi è spesso incentrata sulle stesse esperienze professionalmente praticate, al punto che le scelte autorali, per quanto arbitrarie e creative, tendono ad omologare una comune difficoltà di allontanamento da quegli ambienti. Tuttavia, molte opere e racconti, pur facendo iniziare le loro storie d’invenzione dove finiscono i mestieri, si propongono di sfidare il diritto, cercandone talora un’affermazione postuma, più autentica di quella raggiunta dalla verità giudiziaria. Ed è la grande tradizione dei romanzi civili o comunque dei romanzi di genere, che cioè traggono dalle dinamiche della giustizia, specie investigativa e poi processuale, il substrato di tutte le relazioni, facendo diventare personaggi i soggetti e le parti dell’attività giudiziaria. Per altri autori, invece, proprio il limite della ricostruzione giudiziaria opera da ostacolo ad una ennesima rincorsa verso la verità storica: in tale secondo genere di letteratura, in Italia più recente e praticato da scrittori di provenienza per lo più non penalistica, sarebbe vano espiare la continua colpa dell’approssimazione al reale cui le forme giuridiche la costringono. Il patto con il lettore allora si rovescia: non più il “riordino giusto” della vita, la proiezione dell’ideale nella legge, il destino collettivo raddrizzato, ma la organizzazione dell’oblio. Contro il mondo reale, il romanzo si fa più fantastico, le storie più tarate sulle esistenze dei singoli. Quando l’invenzione mescola ogni fattore costitutivo del diritto, la riscrittura della realtà è completa e però sottotraccia riemerge il riavvicinamento molto abile alla verosimiglianza. Che è forse l’orizzonte più prezioso della maturità del giurista.
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Rodríguez Vargas, Hernán. "Marcello Ravveduto. Lo spettacolo della mafia, storia di un immaginario tra realtà e finzione." Anuario Colombiano de Historia Social y de la Cultura 48, n.º 2 (11 de junio de 2021): 484–88. http://dx.doi.org/10.15446/achsc.v48n2.95674.

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Uno de los imaginarios más importantes, en lo que refiere a su alcance, impacto y continua presencia desde la década de 1960 hasta lo que va del presente siglo, es el imaginario acerca de la mafia y su extensión en el imaginario acerca del narcotráfico en el mundo. El trabajo del profesor Ravveduto consiste en demostrar cómo la historia de la mafia italiana es también la historia de su devenir espectáculo, marca e, incluso, estilo de vida. La historia de las mafias italianas hace parte de un típico caso de Public History, es decir, de una historia en contacto directo con la evolución de la mentalidad, producida gracias al uso de los mass media, en la configuración de un gran sistema narrativo y perceptivo, mediante el cual se transmiten valores, símbolos, íconos, estereotipos y, sobre todo, mitos del —y en el— mundo contemporáneo.
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Fiorentino, Daniele. "Eccezionalismo, identitŕ nazionale e interdipendenza : nuove sintesi italiane sulla storia degli Stati Uniti d'America". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (agosto de 2009): 177–90. http://dx.doi.org/10.3280/mon2009-002005.

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Resumen
- The essay examines some central concepts of U.S. history and culture through the analysis of three volumes published in Italy in 2008. The author uses the concept of American Exceptionalism in order to provide a closer reading of the books and a better understanding of the image of the United States offered today, as well as the place of U.S. history in Italy. Cultural Pluralism is an important framework in the historical and historiographical narratives. Touching upon other central ideals of American identity such as Manifest Destiny, the Frontier, and Internationalism, this essay deals with the issue of Imperialism and the reactions against it in the 19th and 20th centuries. Through the question of immigration, reference is made to multiculturalism and the processes that led toward a progressive integration of different minorities on the basis of models proposed by the dominant society. The essay thus recapitulates some of the most widespread stereotypes concerning ethnic groups and the construction of a new model of Cultural Pluralism.Key words: U.S. history, exceptionalism, American imperialism, immigration, cultural pluralism, Melting PotParole chiave: storia degli Stati Uniti, eccezionalismo, imperialismo americano, immigrazione, pluralismo culturale, melting pot
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D’Alessandri, Antonio. "Viaggiatori romeni in Italia durante il Risorgimento". IL RISORGIMENTO, n.º 1 (mayo de 2021): 96–116. http://dx.doi.org/10.3280/riso2021-001005.

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Il saggio affronta l'immagine dell'Italia durante la prima metà del XIX secolo negli scritti di viaggio di alcuni fra i più importanti autori romeni che, a vario titolo, visitarono la penisola. L'obiettivo è di mettere a fuoco in che modo la cultura italiana sia stata recepita e, soprattutto, come abbia influenzato l'elaborazione dell'identità nazionale romena contemporanea nella sua fase di formazione. L'analisi tiene in considerazione i maggiori eventi della storia romena dell'epoca, per collocare quelle opere nel loro contesto originario. Per i romeni del XIX secolo, l'Italia, con la sua storia, la lingua, la cultura, significò soprattutto la riscoperta delle antiche radici culturali della nazione. Accanto a ciò, la percezione romena dell'Italia, così come si può leggere nei testi dei viaggiatori selezionati, racchiudeva in sé anche gli stimoli a trovare, nei luoghi visitati, esempi concreti che potessero contribuire all'incipiente sviluppo delle terre romene e, infine, l'ammirazione per l'azione politica del Piemonte sabaudo nel processo di formazione statale italiana.
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Garavaglia, Valentina. "Tra utopia e riformismo, il teatro pubblico di Paolo Grassi e Giorgio Strehler". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (10 de marzo de 2020): 439–58. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910088.

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L’incontro tra Paolo Grassi e Giorgio Strehler avvenuto nella Milano del dopoguerra, segna l’inizio di un sodalizio, artistico e umano, che ha concorso a scrivere importanti pagine della storia del teatro non solo italiano, ma soprattutto ha contribuito ad arricchire la storia della cultura di ispirazione socialista nel nostro paese. Il legame tra il Piccolo Teatro di Milano, nei suoi primi 25 anni di vita, e la storia del socialismo riformista si racconta attraverso drammaturgie di impegno politico, scelte di regia e di politica culturale nelle quali si intrecciano le biografie del regista e dell’ideologo, uniti nell’impegno per la realizzazione di un teatro d’arte per tutti a partire dall’eredità della Resistenza. Attraverso l’analisi degli appunti di regia, della corrispondenza privata, della critica e degli allestimenti, l’articolo si propone di ripercorrere gli anni dalla fondazione del Piccolo Teatro, nel 1947, fino al 1972, anno in cui Paolo Grassi passerà alla direzione del Teatro alla Scala. A partire dal primo allestimento di Giorgio Strehler, L’albergo dei poveri di Gor’kij, le scelte drammaturgiche e stilistiche del primo teatro stabile pubblico italiano si rivelano emblematiche della continua tensione ideale tra arte e politica, tra attenzione rivolta all’uomo e riflessione sulla collettività.
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Migliorelli, Giorgia y Maria Adelaide Ranchino. "La Biblioteca Centrale “G. Marconi” del CNR nel Polo delle scienze SBN". DigItalia 15, n.º 1 (junio de 2020): 87–98. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00006.

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La Biblioteca Centrale del CNR nel corso degli anni ha raccolto un cospicuo patrimonio documentario che è stimato oggi complessivamente intorno ai 600.000 volumi, di cui circa 150.000 di antiquariato scientifico con un eccezionale valore storico-culturale. Le opere possedute abbracciano diversi ambiti e in particolare si focalizzano sulla ricerca scientifica, il progresso tecnico, la storia del pensiero scientifico e le pubblicazioni edite dal CNR o finanziate con il suo contributo, con particolare riguardo alla documentazione dei primati scientifici e tecnici italiani. Per dare massima visibilità alla grande varietà tematica di cui sono costituite le sue collezioni, la Biblioteca Centrale ha intrapreso l’iter per entrare a far parte della rete SBN. Nel corso del 2016 ha aderito al Polo EVE dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, rinominato successivamente “Polo delle scienze”, con l’idea di realizzare una rete bibliotecaria del CNR e rendere fruibile il vasto patrimonio bibliografico e documentale dell’Ente ad oggi rintracciabile solo su cataloghi locali disponibili online e di aprirsi ad altri enti di ricerca creando un unico punto di accesso al vastissimo patrimonio documentale scientifico italiano.
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Issa, Fawzi. "Il protagonista simbolo della classe borghese ne La coscienza di Zeno di Italo Svevo". (Faculty of Arts Journal) مجلة كلية الآداب - جامعة مصراتة, n.º 09 (1 de junio de 2017): 57–84. http://dx.doi.org/10.36602/faj.2017.n09.11.

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Questo studio mira a prendere in esame la figura del protagonista dell'opera di Italo Svelo, La coscienza di Zeno, in quanto simbolo della classe borghese, oramai alla soglia del tramonto e del disfacimento. Prendremo anche in analisi il contesto storico e socio-culturale in cui venne scritta l'opera, soprattutto in un momento così importante della storia dei tempi moderni. Si tratta di un momento carico di avvenimenti storici e culturali di primo piano in ambiti italiano e europeo che hanno influenzato tutti gli aspetti della vita, inclusa la produzione letteraria. Grazie agli studi pubblicati da Sigmond Freud nasce la cosiddetta psicanalisi che rappresenta una dimensione principale dell'opera presa in esame in questo studio e sarà approfondita in questa sede. Studieremo anche il ruolo del destino nella vita del protagonista e cercheremo di chiarire fino a che punto quest'ultimo riuscirà a contrastarlo.
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Di Nepi, Serena. "L'apostasia degli ebrei convertiti all'islam. Dalle carte del sant'uffizio romano (secoli XVI-XVIII)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 138 (noviembre de 2012): 769–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138005.

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La costituzione apostolica Antiqua Iudaeorum Improbitas (1581 e 1593) costituě un importante tassello nella storia delle relazioni tra gli ebrei italiani (o ebrei che in Italia abitavano) e l'Inquisizione romana. Grazie a questa disposizione, infatti, la Congregazione del Sant'Uffizio fu investita formalmente di pieni poteri di controllo sugli ebrei, allo scopo di conservare e proteggere quei principi di fede quae sunt communia tra ebraismo e cristianesimo. Tale assunto fu immediatamente usato per sorvegliare ogni aspetto della vita ebraica, dalle questioni di natura strettamente religiosa fino alla trattazione delle materie di ambito genericamente culturale o, addirittura, economico. Nella vasta gamma di casi affrontati su questa base, spiccano i viaggi degli ebrei nei territori turchi ed ogni conversione all'Islam; anche l'apostasia dall'ebraismo, infatti, venne considerata un tradimento di quei principi. Leggendo le confessione spontanee rese dagli ebrei, i dubbi e le risposte a questi stilati dai consultori sulla base della letteratura giuridica e della trattazione di casi precedenti, č possibile riflettere da una nuova prospettiva sia sulla storia degli ebrei italiani nell'etÀ del ghetto, sia sull'evoluzione della stessa Inquisizione romana.
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Intini, Ugo. "Avanti!, il quotidiano socialista che alfabetizza e forma". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (29 de marzo de 2020): 140–65. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820909285.

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Avanti! non è solamente il quotidiano che accompagna la storia del Partito Socialista Italiano, ma anche il primo agente di alfabetizzazione e acculturamento del mondo del lavoro e dei ceti meno favoriti. L’autore, che è stato direttore del giornale, sottolinea la forte presenza di letterati e uomini di cultura sulle colonne del quotidiano, con riferimenti specifici ad autori come De Amicis, Soldati, Bassani, Bevilacqua, Bianciardi, Cassola, Castellaneta; a pittori e disegnatori come Scalarini, Podrecca, Boccioni, Sironi; critici teatrali letterari e d’arte come Antonio Gramsci, Paolo Grassi, Carlo Fontana, Franco Fortini, Bonito Oliva, Argan, Barilli; protagonisti dello spettacolo come Gasmann, Lattuada, Rosi, Wertmüller; artisti come Cascella, Cantatore, Maccari, Pomodoro, fino a Carlo Rambaldi, collaboratore dalla provincia emiliana di Ferrara che, emigrato negli Stati Uniti, creò E.T. per Spielberg. Vera antologia della cultura italiana tra Ottocento e Novecento, il quotidiano soffrì l’attacco e la distruzione del fascismo, per riprendersi ancora con più vigore nel dopoguerra.
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Candela, Andrea. "Il contributo della riflessione ecologica negli studi di storia della cultura materiale. Considerazioni di sintesi". SOCIETÀ E STORIA, n.º 137 (septiembre de 2012): 627–39. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-137005.

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La storia della cultura materiale ha ormai assunto la funzione di utile strumento di ricerca mediante il quale accrescere l'insieme delle conoscenze riguardanti una specifica area geografica, consentendo la valorizzazione del suo complesso patrimonio di risorse naturali ed antropiche. Gli studi di cultura materiale hanno infatti acquisito, nel contesto delle indagini storiche e paesaggistiche italiane, sulla scia della lezione europea ed internazionale, un ruolo preliminare nelle differenti iniziative di riqualificazione economica e culturale del territorio. Si veda, ad esempio, l'esperienza, ormai diffusa, che ha incoraggiato la nascita di diverse realtÀ ecomuseali. L'articolo cerca dunque di chiarire l'importanza di tale settore di ricerche nello studio interdisciplinare della storia e della conservazione del territorio, ripercorrendone gli andamenti storico-epistemologici e illustrandone alcune linee di sviluppo relativamente recenti, che hanno coinvolto ambiti quali le scienze naturali e biologiche.
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Acciarino, Damiano y Anna Rinaldin. "Lezioni sull’etimologia di Paolo Zolli (1972)". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 3 (24 de febrero de 2020): 747–84. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819890557.

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L'articolo presenta introduzione ed edizione di un inedito, databile al 1972, del linguista veneziano Paolo Zolli. Attraverso una disamina di storia degli studi, Zolli delinea il contesto metodologico e scientifico che prelude alla pubblicazione dei grandi dizionari etimologici italiani nell’ultimo quarto del Ventesimo secolo – su tutti il DELI, di cui Zolli fu autore assieme a Manlio Cortelazzo, e il LEI. Probabilmente volto a scopi didattici, l’inedito zolliano si configura come prezioso documento che aggiunge aspetti nuovi e dettagli significativi alla storia delle discipline etimologiche e storico linguistiche.
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Salvatori, Enrica. "Hardcore history: ovvero la storia in podcast". MEMORIA E RICERCA, n.º 30 (julio de 2009): 171–87. http://dx.doi.org/10.3280/mer2009-030015.

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- This essay wish to analyze several podcasts of historical subject, independent and institutional ones, that have simple popular contents or educational aims or commercial purposes. The analysis is lead on podcast in Italian, English, Spanish and French language that were «on air» until December 2008. The author considers as key factors the topics, the podcaster's professional qualification and the presence of cultural institutions. Moreover the relations between the independent podcasts and the educational one are emphasized.Parole chiave: storia, podcast, divulgazione,istruzione, itunes, media history, podcast, popularization, education, itunes, media
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Pergher, Roberta. "Il fascismo degli italiani. Una storia sociale". Journal of Modern Italian Studies 15, n.º 1 (enero de 2010): 162–64. http://dx.doi.org/10.1080/13545710903465648.

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Vilanova Becker, Patricia. "<p>LA <em>CITTÀ DELLE DAME </em>DI CHRISTINE DE PIZAN COME COSTRUZIONE DELLA MEMORIA COLLETTIVA DELLE DONNE</p>". RAUDEM. Revista de Estudios de las Mujeres 10 (20 de diciembre de 2022): 126–45. http://dx.doi.org/10.25115/raudem.v10i1.8589.

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Questo saggio discute l’importanza di Christine de Pizan nella costruzione della memoria collettiva delle donne lungo la storia. La scrittrice italo-francese ha scritto La città delle Dame (Le Livre de la Cité des Dames) nel 1405, anticipando in maniera straordinaria argomenti che sarebbero stati trattati da Mary Wollstonecraft circa trecento anni dopo. Attraverso un’analisi discorsiva della Città delle Dame, tradotta in italiano da Patrizia Caraffi, la presente dissertazione cerca di collocare Christine de Pizan come autrice fondamentale per la comprensione della storia del pensiero femminista secondo un approccio politico e filosofico. In tal senso, proponiamo una riflessione su come Christine de Pizan ha reso possibile la fondazione della Città delle Dame come luogo di memoria culturale femminile, dove le donne guadagnano la gloria eterna e sono liberate dai suoi assalitori. Creando, fondamentalmente, un luogo simbolico che ha reso possibile lo sviluppo di una tradizione occidentale femminista.
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Romano, Franco. "Aspetti socioculturali nella prassi glottodidattica". Studia Polensia 9, n.º 1 (24 de noviembre de 2020): 89–101. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2020.09.01.05.

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L’insegnamento della lingua italiana non può essere separato mai del tutto dagli aspetti culturali della nostra storia e civiltà, in quanto esiste tra i due una profonda e intima interconnessione. Diversi esiti linguistici e altrettanti enunciati o idiomatismi si spiegano proprio con l’ausilio di ragioni storiche, sociali e antropologiche, in una parola “culturali”, proprie del Paese. Una delle possibili chiavi di volta per trasmettere ai discenti stranieri elementi della nostra civiltà è quella di partire dalle loro osservazioni critiche e coinvolgerli in qualità di giudici dei nostri stili di vita, delle nostre abitudini e della nostra mentalità per porli al centro del processo di apprendimento in una veste più attiva, partecipe e interlocutoria.
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Fioretti, Fabrizio. "Il termine "mafia"". Tabula : periodicus Facultatis philosophicae Polensis; rivista della Facoltà di lettere e filosofia; Journal od the Faculty of Humanities No. 9 (2011): 64–77. http://dx.doi.org/10.32728/tab.09.2011.4.

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Data la confusione venutasi a creare nel corso della storia passata e recente, si propone uno studio incentrato sulla questione relativa al termine "mafia". Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, "mafia" oggi è un termine polisemico che non significa solo criminalità organizzata o stragi ma anche lealtà, giustizia, coraggio, potere, intrigo. Compito di questo breve saggio è di capire quali sono gli eventi che hanno contribuito a fare di "mafia" un termine polisemico. In questo senso, dopo una prima parte introduttiva volta a chiarire l’introduzione di questo termine nel vocabolario italiano, sono stati individuati tre principali punti di svolta. Il primo riguarda la delicata situazione politica italiana di fine Ottocento quando il termine, trovatosi in mezzo alle dispute politiche e culturali tra meridione e settentrione, si fece carico di numerosi significati e interpretazioni, che ne alterarono irrimediabilmente sia l’uso sia la funzione. Il secondo riguarda l’introduzione del concetto di "Cosa Nostra", che trasformò il termine in una sorta di sinonimo universale di criminalità organizzata senza nessun tipo di differenziazione concettuale o regionale. Il terzo riguarda l’utilizzo del termine nel ramo cinematografico, televisivo e di conseguenza in quello pubblicitario e virtuale che sta portando il termine verso significati sempre più lontani da quello originario.
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Bernard, Enrico. "L’italiano ha mille anni: Spunti drammatici sull’origine della lingua e della letteratura italiane in occasione della svolta millenaria del nostro idioma". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, n.º 3 (10 de septiembre de 2014): 551–61. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542583.

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La lingua italiana è nata circa un millennio fa dalla trasformazione della liturgia drammatica in dramma liturgico. Attori di questo processo sono stati i “comici” che hanno sviluppato il dramma per la comprensione liturgica e per intrattenere il pubblico su temi religiosi conosciuti. Si è innescato così un processo abbastanza rapido di delatinizzazione e “involgarimento” delle sacre rappresentazioni che, spostandosi dall’altare alle piazze, hanno preso la forma meno solenne di laudi e misteri buffi. Questo processo è stato però messo in ombra dal tentativo – che ha origini lontane, addirittura in Dante – di nobilitare e idealizzare la genesi dell’italiano distinguendo il volgare dal “dolce stil novo”. La dicotomia ha scatenato discussioni secolari sul dialetto, in particolare sul fiorentino, che per Dante rappresenta quell’idioma “illustre, regale, curiale, cardinale” che si differenzia dal volgare come lingua d’ élite, letteraria e burocratica. Questa interpretazione, contrastata da Petrarca e Machiavelli, finì per eclissare l’origine drammatica, teatrale, dell’italiano. Ciò ha comportato un’interpretazione puramente letteraria e “fiorentinocentrica” della nostra storia linguistica e la “miseria” del teatro italiano sempre considerato, secondo una linea che va da Dante a Croce, come uno strumento troppo “volgare” e rozzo per sublimarsi in letteratura.
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Noto, Paolo. "La scuola italiana del cinema. Il Centro Sperimentale di Cinematografia dalla storia alla cronaca (1930-2017), Alfredo Baldi (2018)". Journal of Italian Cinema & Media Studies 9, n.º 2 (1 de marzo de 2021): 330–34. http://dx.doi.org/10.1386/jicms_00078_5.

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Review of: La scuola italiana del cinema. Il Centro Sperimentale di Cinematografia dalla storia alla cronaca (1930-2017), Alfredo Baldi (2018) Rome and Soveria Mannelli: Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia and Rubbettino, 224 pp., ISBN 978-8-84985-412-1, p/bk, €18.00 70 anni della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia 1949-2019, Alfredo Baldi (ed.) (2019) Rome and Soveria Mannelli: Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia and Rubbettino, 240 pp., ISBN 978-8-84986-124-2, p/bk, €18.00
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Polese, Francesca. "Moda italiana. Storia di un'industria dall'Ottocento a oggi by Elisabetta Merlo". Fashion Theory 9, n.º 3 (septiembre de 2005): 369–71. http://dx.doi.org/10.2752/136270405778051248.

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Dorn, Georgette M. y Eugenia Scarzanella. "Italiani d'Argentina: Storie di contadini, industriali e missionari italiani in Argentina, 1850-1912." Hispanic American Historical Review 65, n.º 3 (agosto de 1985): 594. http://dx.doi.org/10.2307/2514867.

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Dorn, Georgette M. "Italiani d’Argentina: Storie di contadini, industriali e missionari italiani in Argentina, 1850–1912". Hispanic American Historical Review 65, n.º 3 (1 de agosto de 1985): 594–95. http://dx.doi.org/10.1215/00182168-65.3.594.

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Lanslots, Inge. "Gli ingranaggi della memoria del G8 2001 in Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, n.º 1 (17 de febrero de 2017): 112–32. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816682489.

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Il presente contributo propone l’analisi di Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova di Francesco Barilli e Manuel De Carli (2011), che a dieci anni di distanza rielabora la memoria degli eventi del G8 2001 tramite quella della figura di Carlo Giuliani. Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova, edito da BeccoGiallo, vuole essere una contronarrazione alla versione ufficiale dei fatti inscrivendosi nel sottogenere del docunovel, nel senso che si presenta come una narrazione grafica che si serve delle modalità di rappresentazione tipiche del documentario e della finzione. L’analisi del docunovel partirà dalla rappresentazione della figura di Carlo Giuliani la cui morte viene descritta come un evento tragico e traumatico tipico dell’ingiustizia che caratterizza la storia italiana contemporanea, ma che poi viene collegata ad altri eventi storici altrettanto traumatici. Si metteranno in rilievo le specificità contenutistiche e le strategie narratologiche del docunovel, ma anche l’importanza del fitto apparato paratestuale che iscrive la morte di Giuliani in un contesto storico prettamente italiano. La contestualizzazione porterà anche al confronto di Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova con altre narrazioni fumettistiche nella misura in cui tutte sembrano rifarsi alla stessa iconografia. L’analisi del docunovel farà emergere le peculiarità del discorso commemorativo evocato dalla scomparsa di Carlo Giuliani e gli eventuali effetti performativi sul lettore.
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