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  1. Tesis

Literatura académica sobre el tema "Storia culturale italiana"

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Tesis sobre el tema "Storia culturale italiana"

1

Galster, S. "Ethnic business italiano. Studio sull'imprenditorialità degli emigrati italiani a Francoforte." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/49956.

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Codolo, Sara. "Il potere e la cultura : dotti e politica culturale della Repubblica e del Regno d’Italia (1802 -1814)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2011. http://hdl.handle.net/11384/86033.

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MUSCOLINO, MARCO. "LA "RIVISTA DEL CINEMATOGRAFO": UNA STORIA CULTURALE, 1928-2008." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/630.

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Resumen
La «Rivista del Cinematografo» è un periodico longevo, il più longevo della storia del cinema italiano. Pubblicato a partire dal 1928, festeggia nel 2008 l’ottantesimo l’anniversario di vita. A dispetto di questa durevole presenza nel panorama editoriale italiano, la «Rivista del Cinematografo» rappresenta però una storia che è rimasta, e lo rimane ancora oggi, esclusa dai discorsi sociali. Il pre-giudizio storico da cui prende le mosse la presente ricerca individua invece – differentemente dalla vulgata “ufficiale” – la «Rivista del Cinematografo» non come “una storia a sé”, ma al contrario come una storia culturale in grado di illuminare in maniera significativa i processi storici del cinema italiano, con particolare – ma nient’affatto esclusivo – riferimento alle sue interrelazioni con la cultura cattolica. Si potrebbe dire, con una formula sintetica, che quella della «Rivista del Cinematografo» è una microstoria di lunga durata. Quest’ultima definizione può apparire contraddittoria perché accosta due categorie legate a due differenti tradizioni storiografiche: da una parte la microstoria, legata a una tradizione fattografica; dall’altra la lunga durata, legata a una tradizione teorico-esplicativa. Ma è proprio nell’ambito di una nuova concezione della storia – la cosiddetta storia culturale – che questa ricerca intende muoversi, nel tentativo di fare tesoro di un dibattito disciplinare che ha conosciuto un enorme sviluppo in questi ultimi anni, e che verrà discusso nella sezione introduttiva, analizzando le ricadute che esso ha sulla pratica storiografica in ambito cinematografico.<br>The «Rivista del Cinematografo» is the most ancient magazine in the Italian history of cinema. Published before 1928, in 2008 it celebrated its 80th anniversary. In spite of this long-lived presence in Italian publishing, the «Rivista del Cinematografo» represents a history left out in social discourses. This research considers instead the «Rivista del Cinematografo» as a cultural history that can illuminate the historical processes of the Italian cinema with particular – but not exclusive – reference to their relationships with the catholic culture. It could be said that the history of the «Rivista del Cinematografo» is a long duration microhistory. This definition can appear conflicting because it puts two categories that come from two different historical traditions near to each other: the microhistory and the long duration. But this research intends to explore a new historical perspective – the ‘so called’ cultural history – with the aim of learning from a debate which has developed enormously in recent years and analysing the consequences that this debate also has on the historical practice in the field of cinema.
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MUSCOLINO, MARCO. "LA "RIVISTA DEL CINEMATOGRAFO": UNA STORIA CULTURALE, 1928-2008." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/630.

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Resumen
La «Rivista del Cinematografo» è un periodico longevo, il più longevo della storia del cinema italiano. Pubblicato a partire dal 1928, festeggia nel 2008 l’ottantesimo l’anniversario di vita. A dispetto di questa durevole presenza nel panorama editoriale italiano, la «Rivista del Cinematografo» rappresenta però una storia che è rimasta, e lo rimane ancora oggi, esclusa dai discorsi sociali. Il pre-giudizio storico da cui prende le mosse la presente ricerca individua invece – differentemente dalla vulgata “ufficiale” – la «Rivista del Cinematografo» non come “una storia a sé”, ma al contrario come una storia culturale in grado di illuminare in maniera significativa i processi storici del cinema italiano, con particolare – ma nient’affatto esclusivo – riferimento alle sue interrelazioni con la cultura cattolica. Si potrebbe dire, con una formula sintetica, che quella della «Rivista del Cinematografo» è una microstoria di lunga durata. Quest’ultima definizione può apparire contraddittoria perché accosta due categorie legate a due differenti tradizioni storiografiche: da una parte la microstoria, legata a una tradizione fattografica; dall’altra la lunga durata, legata a una tradizione teorico-esplicativa. Ma è proprio nell’ambito di una nuova concezione della storia – la cosiddetta storia culturale – che questa ricerca intende muoversi, nel tentativo di fare tesoro di un dibattito disciplinare che ha conosciuto un enorme sviluppo in questi ultimi anni, e che verrà discusso nella sezione introduttiva, analizzando le ricadute che esso ha sulla pratica storiografica in ambito cinematografico.<br>The «Rivista del Cinematografo» is the most ancient magazine in the Italian history of cinema. Published before 1928, in 2008 it celebrated its 80th anniversary. In spite of this long-lived presence in Italian publishing, the «Rivista del Cinematografo» represents a history left out in social discourses. This research considers instead the «Rivista del Cinematografo» as a cultural history that can illuminate the historical processes of the Italian cinema with particular – but not exclusive – reference to their relationships with the catholic culture. It could be said that the history of the «Rivista del Cinematografo» is a long duration microhistory. This definition can appear conflicting because it puts two categories that come from two different historical traditions near to each other: the microhistory and the long duration. But this research intends to explore a new historical perspective – the ‘so called’ cultural history – with the aim of learning from a debate which has developed enormously in recent years and analysing the consequences that this debate also has on the historical practice in the field of cinema.
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SEVERINI, SARA. "Poligrafia pittoresca. La scrittura eccentrica di Marie Gamél Holten tra l´Italia e la Danimarca del primo Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009536.

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Resumen
La tesi dottorale "Poligrafia pittoresca. La scrittura eccentrica di Marie Gamél Holten tra l´Italia e la Danimarca del primo Novecento", rappresenta una ricognizione archivistico-documentaria e storico-letteraria su una figura minore del panorama letterario danese, la poligrafa e italianista Marie Gamél Holten (1855-1943). Autrice di collaborazioni giornalistiche a tematica italiana comparse su quotidiani e riviste danesi a partire dagli anni ’10 del Novecento, Marie Gamél Holten è traduttrice danese di Grazia Deledda, dell’opera di Giovanni Pascoli, come anche delle "Noterelle" di Giuseppe Cesare Abba; nel 1913, ella pubblica a Copenaghen un libro di viaggio in Sardegna, "L’Isola Sconosciuta", frutto di due viaggi storici compiuti nell’Isola. Assidua viaggiatrice in Italia e frequentatrice, anche se marginalmente, delle principali istituzioni culturali dell’epoca tempo, quali la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux di Firenze, la Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma (futura Biblioteca Nazionale Centrale di Roma), il Circolo Scandinavo a Roma, Marie Gamél Holten si muove dal centro alla periferia italiana e viceversa, gravitando intorno ai principali networks senza divenirne parte integrante, e affiancando nella pratica di viaggio come anche nella scrittura le grandi città ai luoghi minori della geografia e della storia italiana, le cui 'storie' ella restituisce in patria in vari modi e forme. A Copenaghen, ella promuove attivamente la cultura italiana partecipando e organizzando in qualità di bibliotecaria la biblioteca del Comitato Copenaghense della Società Dante Alighieri, cui resta legata fino almeno al 1938. La sua produzione creativa, in particolare quella giornalistica, comprende una molteplicità di forme letterarie brevi, dall’articolo di cronaca allo scritto creativo, dal saggio storico-letterario alla lettera di viaggio: essa, unitamente alle traduzioni che costituiscono il punto di partenza per l’attività letteraria propriamente detta e al libro di viaggio, si configura quale "poligrafia pittoresca", sia nel senso dell’erudizione settecentesca che nella sua capacità di restituire al lettore danese piccole storie sull’Italia minore, frammenti cioè di un viaggio in Italia “parcellizzato” che, sotto la spinta del turismo moderno, diviene innovativo rispetto alle pratiche di viaggio e di scrittura del Grand Tour. La presente Dissertazione consiste in TRE CAPITOLI, ciascuno indirizzato a un suo obiettivo preciso. Dopo una Prefazione, di natura più personale, e un’’Introduzione metodologica, il Capitolo I presenta la ricostruzione della figura storica dell’autrice, semisconosciuta ai primordi della ricerca, frutto di un lavoro di indagine archivistica in senso puro e di recupero, ove possibile, di tracce materiali. Questa operazione di “archeologia letteraria” ha consentito una prima interpretazione nonché una sistematizzazione dei suddetti materiali. Il Capitolo II mira a inquadrare la produzione creativa holteniana all’interno della più ampia rete dei rapporti culturali tra Danimarca e Italia nel primo Novecento, un settore di studio in cui attualmente mancano studi sistematici. L’italianista danese, dunque, diviene ‘occasione’ per uno studio più approfondito di questa complessa rete culturale, la quale ai primordi della Prima Guerra Mondiale si configura quale autentica “civiltà della cortesia”. Accanto a lei, emerge in questa sezione la figura centrale di Johannes Jørgensen, unitamente a numerose silhouettes di editori e personaggi che, se pure di tono minore, giocano un ruolo decisivo nella trasmissione della cultura italiana in Danimarca, sia durante l’età giolittiana che in epoca fascista. Il Capitolo III, attraverso un’analisi filologica della produzione holteniana, mira a restituire alla produzione creativa holteniana nonché alla sua autrice una sua dignità poetica, riconoscendo nella sua poligrafia pittoresca un contributo originale alla storia della cultura tra Danimarca e Italia nei primi anni del Novecento, come anche un originale contributo alla letteratura di viaggio danese sull’Italia: il libro "L’Isola Sconosciuta" è indagato sia dal punto di vista stilistico che nei suoi rapporti con la storia culturale e delle idee, nonché della nascente pratica del turismo, che muta la natura stessa della scrittura odeporica. Dopo alcune brevi Conclusioni, la tesi si conclude con Bibliografia, Indice dei Nomi, Indice dei Luoghi, e due appendici, rispettivamente ASE (Appendice Scritti Esemplari) e AMO (Appendici Materiali Originali): la prima presenta, nella traduzione italiana della Candidata, da intendersi quale postilla traduttiva di valore culturale, non già in quanto traduzione letteraria, alcuni scritti ritenuti esemplari rispetto alla tradizione letteraria danese coeva; la seconda presenta, oltre ai documenti archivistici (realia) reperiti nel corso della prima fase della ricerca, l’intera produzione creativa holteniana nelle scansioni originali, presentati ancora in postille traduttive a firma della Candidata, da intendersi non già quali tradizioni letterarie quanto come modalità per garantire al lettore non danofono l'accesso alla poligrafia pittoresca di Marie Gamél Holten.<br>The doctoral thesis "Picturesque polygraphy. The eccentric writing of Marie Gamél Holten between Italy and Denmark in the early twentieth century" represents an archival-documentary and historical-literary survey of a minor figure in the Danish literary panorama, the polygrapher and Italianist Marie Gamél Holten (1855-1943). Italian-themed journalistic collaborations author, appearing in Danish newspapers and magazines since the 1910s, Marie Gamél Holten is the Danish translator of Grazia Deledda, of Giovanni Pascoli's work, as well as of Giuseppe Cesare Abba's "Noterelle!; in 1913 in Copenhagen, she published a travel book of Sardinia, "The Unknown Island, as the result of two historical journeys made on the Island. A regular traveler in Italy and a frequent visitor, albeit marginally, to the main cultural institutions of the time, such as the National Central Library of Florence, the GP Vieusseux Scientific Literary Cabinet in Florence, the Vittorio Emanuele Library in Rome (future Central National Library in Rome ), the Scandinavian Circle in Rome, Marie Gamél Holten moves from the center to the Italian suburbs and vice versa, gravitating around the main networks without becoming an integral part of them, and placing the city alongside smaller places of Italian geography and history, whose stories she returns in many ways and forms; as a librarian, in Copenhagen, she actively promotes the Italian culture by participating and organizing the library of the Copenhagen Committee of the Dante Alighieri Society, to which she remains linked until at least 1938. Her creative production, in particular the journalistic one, includes a variety of concise literary forms, from news article to creative writing, from historical-literary essay to travel letters: together with the translations that serve as training for a proper literary activity, and for the travel book, it is configured as a "picturesque polygraphy", both in the sense of the eighteenth-century erudition and in its ability to give back to the Danish reader small stories about minor Italy, fragments of a "parceled" trip to Italy, that becomes innovative with respect to the practices of the Grand Tour, under the pressure of modern tourism. This dissertation consists of three chapters, each addressed to a specific goal. After a more personal preface, and a methodological introduction, chapter I presents the reconstruction of the historical figure of the author, semi-unknown at the beginning of the research, the result of a detailed work of archival investigation and the recovery of material traces, where possible. This "literary archeology" operation allowed a first interpretation as well as a systematization of the aforementioned materials. Chapter II aims to frame Holten's creative production within the wider network between Denmark and Italy’s cultural relationships in the early twentieth century, a field in which systematic studies are currently lacking. Therefore, the Danish Italianist, becomes an 'opportunity' for a more in-depth study of this complex cultural network, which was configured as an authentic "civilization of courtesy” at the beginning of the First World War. Alongside her, in this section emerges the central figure of Johannes Jørgensen, next to a myriad of silhouettes of publishers and minor characters who nevertheless play a crucial role in the transmission of Italian culture in Denmark, both during the Giolittian age and in the fascist era. Chapter III, through a philological analysis of the Holtenian production, aims to restore to Holten's creative production a poetic dignity, as well as to its author, recognizing in the pictorial polygraphy an original contribution to the history of culture between Denmark and Italy in the early twentieth century, and also to the Danish travel literature on Italy: "The Unknown Island" is investigated both from a stylistic point of view and in its relations with cultural history and ideas, as well as the rising practice of tourism, which changes the very nature of odeporic writing . After a few brief conclusions, the thesis ends with Bibliography, Index of Names, Index of Places, and two appendices, respectively ASE (Exemplary Writings Appendix) and AMO (Original Materials Appendix): the first one presents, in the Italian translation of the candidate, some writings considered exemplary with respect to the contemporary Danish literary tradition; the second one shows, in addition to the archival documents (realia) found during the early stages of the research, the entire Holtenian creative production in the original scans and in the Italian translation of the candidate: this is not a literary but cultural translation, and translation should be intended to guarantee to the no-danish speaker a general understanding of the Holtenian polygraphy.
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6

Bonisiol, Federica <1992&gt. "Immigrazione italiana nel Sud Ovest francese. Storia, famiglie, cultura." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10100.

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Resumen
In seguito all'esposizione in termini storici del fenomeno dell'immigrazione italiana che a partire dagli anni '20 del Novecento si è indirizzata verso le campagne del Sud Ovest francese, concentrerò l'attenzione sul caso di una famiglia trevigiana spostatasi in Francia nel 1924. Ripercorrerò le principali vicende della storia familiare degli Stigliani cercando di indagare le modalità con cui i discendenti si relazionano con i concetti di identità, appartenenza culturale, ecc. Infine, la terza parte del mio lavoro sarà dedicata ad una ricerca sulle iniziative culturali ed associative che nella zona del Tolosano si propongono come promotrici e mediatrici della cultura italiana.
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Berisso, Marco. "La raccolta dei poeti perugini del Vat. Barberiniano Lat. 4036 storia della tradizione e cultura poetica di una scuola trecentesca /." Firenze : L.S. Olschki, 2000. http://catalog.hathitrust.org/api/volumes/oclc/44135461.html.

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Carrera, A. "PIETRO TAMBURINI «GIURISTA». PER UNA STORIA DELLA CULTURA GIURIDICA GIANSENISTA ITALIANA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/253821.

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Resumen
La ricerca presenta ed approfondisce il pensiero dell’abate giansenista Pietro Tamburini (Brescia 1737- Pavia 1827), figura fino ad oggi poco analizzata secondo una specifica prospettiva storico- giuridica nonostante il ruolo ricoperto da Tamburini come docente di diritto all’Università di Pavia e l’importanza delle sue opere nel dibattito etico- giuridico a cavaliere tra XVIII e XIX secolo. Attraverso lo studio delle sue numerose opere a stampa ed il vaglio di fonti archivistiche manoscritte -in parte inedite- si propone al lettore una analisi bifocale: da una parte, la riflessione giurisdizionalista e, dall’altra, quella giusnaturalistica. Sotto il primo versante si analizzano i temi della tolleranza ecclesiastica e civile in materia religiosa e della configurazione contrattuale civilistica del matrimonio in diretto parallelismo alla politica anticurialistica posta in essere nella seconda metà del Settecento dall’imperatore asburgico Giuseppe II. Sotto il secondo versante si pone attenzione allo studio del rapporto tra «stato di natura» e «stato sociale» alla base della rilettura dei concetti di «contratto sociale» e di sovranità. Vengono inoltre approfonditi i diritti e doveri naturali dell’uomo, la proprietà personale e reale, il diritto alla eguaglianza sino alla disamina delle obbligazioni di natura convenzionale da cui emerge una profonda influenza del giurista giansenista francese Jean Domat.<br>The research presents and deals with the thought development of the jansenist abbot Pietro Tamburini (Brescia 1737- Pavia 1827), a figure has to date been scarcely studied from a historical- juridical perspective notwithstanding the role played by Tamburini as lecturer of law at the University of Pavia and the importance of his works on the ethical-juridical debate between the XVIII and XIX century. From a study of his numerous printed works and analysis of manuscript sources – partly unpublished – we propose to the reader a bifocal analysis: on the one part jurisdictionalist reflection and on the other from a natural law perspective. On the first part we will study the theme of ecclesiastical and civil tolerance in religion and the civilistic configuration of marriage as a direct parallel to anticurialist politics introduced in the second half of the Eighteenth century by the Hapsburg emperor Joseph II. On the second part attention is given to the study of the relationship between the “natural state” and the “social state” on the basis of reinterpretation of the concepts of “social contract” and sovereignty. In depth study will also be made of natural rights and duties of man, personal and real property, equality rights and conventional obligations, profoundly influenced by the jansenist French jurist Jean Domat.
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BERTOCCO, MATTIA ALBERTO. "DIESEL: JEANS, COMUNICAZIONE E CULTURA. STORIA DI UN¿IMPRESA ITALIANA GLOBALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/845092.

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Resumen
Un vestito, che sia quello più sofisticato o il più semplice, racchiude al suo interno una serie di elementi che lo mettono in comunicazione e in dialogo con la società, la cultura e il contesto di appartenenza. Ogni vestito è portatore di una storia sia nelle sue evoluzioni sia nelle sue rivoluzioni, divenendo non solo un indumento funzionale per coprire il proprio corpo, ma un atto di comunicazione non verbale a molteplici livelli. Ci sono abiti che hanno segnato momenti della storia del costume, dalla minigonna alla cravatta, e tra questi un ruolo fondamentale hanno avuto i jeans che racchiudono al loro interno molteplici valori interpretativi e rappresentano un capo la cui definizione e i cui confini sono in costante espansione. In Italia, a partire dal secondo dopoguerra, andò a svilupparsi e a maturare una nuova importante industria legata al mondo dell’abbigliamento. Tra queste realtà iniziarono ad affermarsi i primi produttori di jeans italiani che si succedettero nella rincorsa alla crescente domanda del pubblico giovanile. Nel 1978, in un mercato quasi saturo, nacque Diesel che divenne in un breve lasso di tempo una impresa di successo globale. Diesel incarna una storia di successo italiano che ha saputo affermarsi attraverso una personale reinterpretazione del contesto moda e culturale. In particolar modo ha saputo dar voce alla singolarità, alla capacità del singolo contro la massa, alla volontà di contraddistinguersi per essere fedeli a sé stessi riprendendo in questa celebrazione dell’individuo le metodologie e gli approcci dei movimenti giovanili e dell’antimoda. Diesel ha raccontato tutto ciò tramite una ricca comunicazione che ha portato l’azienda a sancire una nuova metodologia comunicativa basata su un ampio storytelling fondato sulla medesima celebrazione dell’individuo. Ripercorrere la storia di Diesel vuol dire, infatti, dare una interpretazione culturale e creare dei collegamenti tra la comunicazione e gli elementi provenienti dalla fotografia, dall’economia e dalla storia d’impresa. Il presente lavoro di ricerca, basato su fonti primarie provenienti per la prima volta dagli archivi dell’azienda, ha la finalità di ripercorrere e ricostruire la storia della società attraverso una interpretazione della comunicazione caratterizzata da un costante aggiornamento delle metodologie e della narrazione. Nel tracciarne l’evoluzione comunicativa si sono presi in esame anche le implicazioni societarie da un lato, economiche dall’altro per comprendere quel fenomeno che è andato a crearsi attorno alla realtà di Diesel. Elementi economici, mutamenti aziendali, trasformazioni imprenditoriali, che insieme alle scelte comunicative, hanno reso Diesel un’azienda di riferimento globale.<br>A piece of clothing, either very sophisticated or simple, has got a series of elements that dialogue with society, culture and the world it belongs to. Any piece of clothing tells a story about its evolutions and revolutions, which means that it is never only a piece of clothing made to cover a body, but a multiple level nonverbal act. Some clothes marked particular moments of the history of costume, from the miniskirt to the tie, and among these jeans played a fundamental role. Jeans, in fact, show many interpretative meanings and represent a piece of clothing which is still being self-defining. In Italy, from the second afterwar, a new important industry related to fashion developed. Among these producers there were the first jeans makers that followed one another trying to meet the rising demand of the young. In 1978 in a market practically full, Diesel was born, destined to become, in a short term, a globally successful company. Diesel represents an Italian success story, it was able to assert itself by revisiting fashion and culture. Particularly it gave space to singularity, to the individual’s capacity which stands out, to the will of being faithful to oneselves, thus following and celebrating methodologies and approaches of the young movements and anti-fashion. Diesel told all this through a rich communication which led the company to start a new communication methodology based on a vast storytelling focused on the individual celebration. Retracing Diesel history means, in fact, giving a cultural interpretation and creating relations between communication and some elements coming from photography, economics and company history. The present research, based on original sources coming for the first time from the company archives, has the aim to retrace and rebuild the society history through an interpretation of the communication characterized by a constant updating of the methodologies and storytelling. As we traced the communication evolution, we took into account on one hand the company implications, and on the other hand the economic ones in order to understand the Diesel case. Economic situations, company changes, business changes, which together with the communication choices, have made Diesel a global company.
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Garofalo, Damiano. "La televisione del «miracolo»: consumi culturali e cultura popolare in Italia (1954-1969)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424081.

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Resumen
The main purpose of this thesis is to trace a «history of italian TV audiences», conceived on readers’ and users’ perspectives, investigating cultural consumption of Italian working classes during the so called «miracolo economico». Historical studies on Italian television have always focused on broadcasting rather than receivers. Analyzing a wide range of statistical, oral and autobiographical sources (letters, diaries, memories), the thesis tries to capture the voice of the Italian working classes and hence to understand the change that collective identities and societies went through during the «miracolo economico». No other cultural product was shaped by, and at the same time and for, popular Italian culture as TV programs did, determining collective and social behavior. Therefore, my thesis aims to display the organizing procedures of the working audiences: to catch the role played by TV in popular classes' everyday life.<br>L'obiettivo di questa tesi è definire una storia del pubblico televisivo italiano incentrata direttamente sui consumatori. La storiografia italiana, infatti, si è generalmente concentrata nel raccontare una storia dell'emittente più che dei riceventi. Per questo, l'oggetto primario di questo studio è il consumo culturale e televisivo delle classi popolari durante il cosiddetto «miracolo economico». Analizzando una serie di fonti statistiche, orali e autobiografiche, la tesi tenterà di descrivere i cambiamenti sociali e identitari di un epoca di grandi mutamenti, utilizzando direttamente la voce delle classi popolari. Se la televisione italiana si è sviluppata proprio a partire dal pubblico, prendendone direttamente la forma e andando a definire, così, una serie di comportamenti e mentalità che potremmo definire «popolari», l'obiettivo è quello di individuare il ruolo assunto dall'ascolto televisivo all'interno del tempo libero.
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