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Gobbato, Ilaria. "Elementi storico costituzionali in tema di espropriazione per pubblica utilità". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422930.

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Resumen
The aim of this thesis shall be the use of the interpretation of law in accordance with the Constitutional principles in order to analyse how, in the real life of the jurisprudence on the expropriation for public utility, the State authority and the private autonomy intersects, keeping constant the cardinal role of the Judge in the uneasy balancing of the concerned interests. The reason for focusing on this topic has its roots on the consideration that “relations between the State and the private property rights constitutes – as it is the case for the right of individuals freedom – the cardinal issue related with citizen’s life in a social environment; and the expropriation for public utility constitutes the most dramatic point of contact between the State authority and the private autonomy” (cfr. U. NICOLINI, Espropriazione per pubblica utilità, in Enc. Dir., XV, 1966, 802). Nevertheless, the regulatory scheme of expropriation for public utility, as framed in artt. 42, 43 and 44 of the Italian Constitution, consisting in the possibility of auferre rem privati, represents the most relevant burden on the property right, than could be extinguished and perish for the person that is expropriated, in favor of a community of beneficiaries for reasons of public utility. The formula adopted by the Constituent Assembly, on the other hand, leaves – inevitably - many questions of interpretation and practical enforcement opened: those questions concern the evaluation of the concept of general interest as assumption for the expropriation, the adherence or distance from the aims of the Constitution interpretation of applicative rules, that might be not sharpe enough to avoid that the Public Authority operates such a “sensitive power” in a way that might seems discretional; and, last but not least for the high importance that it could have on the citizen – that is the final aim of the law – the issue of the quantification of the compensation due in case of expropriation. This seems to be more evident if it is taken into consideration that, notwithstanding the limits defined by the Constitutional Chart, the administrative practice has opted – for many years – for the so called indirect expropriation, by with the withdrawal of the property right was achieved as an effect of irreversible transformation of a private good in order to satisfy a public interest, without an adherent compliance with the applicable rules, and without the direct enforcement of an expropriation act. Moving from the described assumptions, this thesis aims to analyze and investigate the origins of the expropriation for public utility, that shall be found, even before the age of commons, in the roman law: the existence in the roman law of a regulatory scheme with juridical and social functions similar to the ones of the modern expropriation for public utility seems to be one of the most controversial issues discussed by those who are studying roman law. So far, the starting point of this thesis will be the study of the sources, to underline if and with which extent there could be room for such a regulatory scheme in the roman law: an excursus that shall be of help in understanding the issues that, even nowadays, concern the expropriation, with a particular consideration to the very recent rules introduced by the d.l. n. 128 of August 13, 2011, as emended by the implementation law n. 148 of September 14, 2011
L’obiettivo di questa tesi vorrebbe essere quello di utilizzare il prisma dell’interpretazione conforme a Costituzione per analizzare come, nella realtà giurisprudenziale in tema di espropriazione per pubblica utilità, si intersecano autorità statale e autonomia privata, fermo restando il ruolo cardine spettante al Giudice in questo difficile bilanciamento di interessi. La scelta di focalizzare l’attenzione su tale istituto nasce dalla semplice considerazione che “i rapporti tra lo Stato e la proprietà privata costituiscono, insieme con quello della libertà dell’individuo, il problema cardine della vita organizzata socialmente; e l’espropriazione per pubblica utilità costituisce il punto di incontro più drammatico tra l’autorità dello Stato e l’autonomia privata” (cfr. U. NICOLINI, Espropriazione per pubblica utilità, in Enc. Dir., XV, 1966, 802). Ed invero, l’istituto dell’espropriazione per pubblica utilità, come tratteggiato dagli artt. 42, 43 e 44 della Costituzione, consistendo nella possibilità di auferre rem privati, da cui il termine ablazione, rappresenta la limitazione più incisiva del diritto di proprietà che viene ad estinguersi in capo al soggetto espropriato a favore di un collettività beneficiaria per motivi di pubblico interesse. La formula adottata dai costituenti, però, lascia inevitabilmente aperti numerosi problemi interpretativi e pratici che riguardano la valutazione del concetto di interesse generale quale presupposto per l’espropriazione; la conformità o meno a Costituzione di leggi applicative che, non essendo sufficientemente dettagliate, possano rendere discrezionale il “delicato potere” di cui la Pubblica Amministrazione è titolare; nonchè, infine – ma di notevole importanza per il cittadino che rappresenta il fine ultimo delle previsioni legislative – la quantificazione dell’indennizzo. E ciò a maggior ragione se solo si considera che, nonostante i limiti dettati dalla Carta costituzionale, la prassi amministrativa si è avvalsa per moltissimo tempo della cd. espropriazione indiretta, nella quale l’ablazione del diritto di proprietà avveniva non in conseguenza dell’adozione di un provvedimento di esproprio da parte dell’Autorità competente, bensì per effetto della trasformazione irreversibile di un bene privato per il soddisfacimento di un interesse pubblico, senza che tale soddisfacimento fosse portato avanti nel rispetto della normativa di settore. Muovendo da tali presupposti, il presente elaborato ha ad oggetto l’analisi delle origini del fenomeno espropriativo, da rinvenirsi, ancor prima che nell’epoca comunale, nel diritto romano: ed invero l’esistenza nel diritto romano di un istituto con finalità e funzioni giuridico-sociali corrispondenti, almeno in parte, a quelle dell’odierna espropriazione per pubblica utilità, è tra i problemi più controversi nelle discipline romanistiche. Punto di partenza, quindi, del presente lavoro sarà lo studio delle fonti, per evidenziare se e in quale misura vi potesse essere spazio per tale istituto nel mondo romano: un excursus che meglio permetterà di comprendere le problematiche che ancor oggi interessano la vicenda espropriativa, anche alla luce delle novità recentissimamente introdotte dal d.l. 13 agosto 2011, n. 128, così come modificato dalla legge di conversione 14 settembre 2011, n. 148
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Pasqualetto, Anna <1989&gt. "Storia e pensiero nel romanzo storico di fine millennio. Un percorso attraverso i romanzi storici di Elsa Morante, Umberto Eco e Luther Blissett". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3789.

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Resumen
Il percorso di analisi si articola attraverso lo studio di tre grandi romanzi storici italiani ossia La Storia, Il nome della rosa e Q. Lo studio si occupa di analizzare la componente storica, il pensiero e la valenza allegorica che assumono le tre opere.
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Rinaudo, Angelica <1991&gt. "Pueri e Puellae nell'esemplarità di Valerio Massimo: profili storici". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10432.

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La tesi verte sull'analisi delle figure dei fanciulli e delle fanciulle all'interno dell'opera di Valerio Massimo intitolata "Detti e fatti memorabili in nove libri". La ricerca fa emergere il ruolo, sia passivo o attivo, ricoperto dai fanciulli in ambito politico, religioso e pubblico-sociale. L'argomento tratta sia esemplari positivi di pueri e puellae sia negativi, procedendo con il confronto e la costante ricerca delle fonti storiche alle quali l'autore ha attinto, al fine di constestualizzare l'exemplum e di capire perché l'autore ha scelto determinati fanciulli o fanciulle e non altri.
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Harper, Katherine. "Cato, Roman Stoicism, and the American ‘Revolution’". Thesis, The University of Sydney, 2013. http://hdl.handle.net/2123/10444.

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Resumen
This thesis is an examination of the influence of Cato the Younger on the American colonists during the Revolutionary period. It assesses the vast array of references to Cato that appear in the literature, which is a phenomenon not previously given an independent examination. Chapter One assesses the classical education that the American colonists received. It refutes the belief that the colonists’ classical learning was superficial, and establishes that they were steeped in the classics through the colonial grammar school and college curricula, as well as through their own private reading. Chapter Two determines how the Cato narrative was disseminated amongst the colonists. It looks primarily at Joseph Addison’s Cato: A Tragedy (1713) and establishes that the play came to resonate with the colonists as they descended into war with Britain. Chapter Three gives an overview of the American colonies’ relationship with Britain from 1760 until the early years of the war. It shows that the colonists perceived the world through the lens of Roman history, and that as their relationship with Britain deteriorated they established and retreated into a Catonian identity. Chapter Four consists of four case studies of prominent colonists who adopted a Catonian identity in order to express certain political grievances and their viewpoint. The frequency and general acceptance of these Catonian episodes reveals how entrenched in the colonial mindset the Cato narrative was. Chapter Five looks at how women engaged with the Cato narrative through adopting as role models Roman matrons who offered similar principles and characteristics to Cato. The Epilogue traces the decline of Cato’s popularity and the colonists’ transference of favour to Cincinnatus as their new classical role model.
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Tricomi, A. R. "L'archeologia tessile nella Venetia romana. Testimonianze materiali per una sintesi storica". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423682.

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This research take origin from a previous Project carried out by University of Padua (M.S. Busana), focused on wool archaeology in Roman Venetia. The main theme of the study is to define the archaeological documentation by a systematic census of archaeological textile implements, published and unpublished, found in the province of Rovigo, Venezia, Treviso and Belluno. 1630 records have been recorded: they include shears, bobbins, spindles, hooks, spindle whorls and loom weights from 2nd c. B.C. to 5th c. A.D. For this purpose we used a database linked to a GIS, that allows us to manage data more efficiently and to perform statistical and spatial analyses. Firstly a general overview about textile archaeology is provided, then attention is focused on artifacts, particularly on their functional and morphometric parameters. A new methodology from experimental archaeology developed in Northern Europe is applied. These approaches shed new light on textiles made in the area, revealing a level of standardization of tools and consequently a good organization of the manufacture. Implements from cities and countryside are different, testifying fabrics of different quality and the presence of different markets, as well as a different dynamics. Also symbolic aspects have been investigated: spinning tools, often found in women burials are not only activity marker, but also a sign of feminine virtues and moral qualities. In a more general perspective this work stands as a possible model for the study of these kind of archaeological records, potentially useful to other spatial and chronological contexts.
La ricerca di dottorato nasce sulla scorta di un precedente Progetto di Ateneo dal titolo “Archeologia della lana: allevamento, produzione e commercio nella Cisalpina romana” conclusosi nel 2011 condotto dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova (M.S. Busana). Il lavoro ha preso avvio con il censimento sistematico dei reperti mobili, indicatori di attività tessile presenti nei Musei e nei depositi archeologici delle province di Rovigo, Venezia, Treviso e Belluno. Nella fattispecie, sono stati censiti 1630 manufatti appartenenti alle classi di cesoie, fusarole, fusi, rocche, uncini da fuso, pesi da telaio e rocchetti, datati tra il II sec. a.C. e il V sec. d.C. La schedatura si è avvalsa di un database relazionale collegato ad una piattaforma GIS, che ha consentito una migliore gestione dei dati, lo sviluppo di analisi statistiche e territoriali. Dopo i primi capitoli di inquadramento sull’archeologia tessile, si procede all’analisi dettagliata dei manufatti, con particolare attenzione ai parametri quantitativi e qualitativi di ciascun esemplare, applicando anche metodologie derivate dalla ricerca sperimentale, elaborata recentemente in ambito europeo. L’analisi dei reperti ha permesso di avanzare alcune ipotesi circa la tipologia dei filati e dei tessuti realizzati nella Venetia e ha evidenziato un grado di standardizzazione dei manufatti che denuncia un certo livello di organizzazione nella produzione tessile. L’indagine sui contesti ha messo in luce una diversificazione sia a livello di strumenti che di qualità di prodotti tra l’ambito cittadino e quello rurale, testimoniando la presenza di committenze e mercati differenti, oltre che una diversa dinamica produttiva. Ulteriore aspetto indagato corrisponde all’orizzonte simbolico sotteso agli strumenti per filatura, spesso presenti nei corredi funerari femminili, non solo indicatore di attività, ma anche emblema di virtù e doti morali muliebri. In un ottica più generale il lavoro si pone come possibile modello per lo studio di questi materiali da estendere potenzialmente ad altri contesti territoriali e cronologici.
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HAN, FEI. "Lo sviluppo storico dell'universalità patrimoniale: diritto romano, diritto italiano e diritto cinese". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2014. http://hdl.handle.net/2108/201706.

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DI, MAURO Simone. "La colonia romana di Allifae (Alife, CE). Aspetti storico-topografici e archeologici". Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2019. http://hdl.handle.net/11695/91401.

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La ricerca che di seguito si presenta, nasce nell’ambito di un più ampio programma di indagini in corso nel Sannio sud-orientale, condotto dall’Università del Molise e mirato alla conoscenza delle forme di occupazione dell’area in età antica e alla comprensione del rapporto tra questa e la parte centrale del Sannio. La scelta dell’argomento risponde alla necessità di approfondimento di alcuni aspetti della storia economica e sociale di Alife, in quanto la città è uno dei più importanti crocevia di collegamento tra Campania antica e Sannio pentro. Nel primo capitolo sono esposti i dati storici relativi alla città ed è fornito un inquadramento topografico del suo territorio e delle sue forme di occupazione, attraverso la lettura analitica dei dati di archivio e bibliografici. Nel secondo si affrontano le problematiche relative alla deduzione della colonia di veterani e alla divisione agraria del suo ager. La questione è stata affrontata sia dal punto di vista topografico, con una proposta ricostruttiva differente rispetto a quelle note dalla letteratura specialistica; la tematica è stata affrontata anche dal punto di vista storico, cercando di comprendere quando sono avvenute le confische nel comprensorio alifano che hanno portato alla costituzione dell’ager publicus, quando è stato materialmente centuriato il territorio e quando ci sono state le assegnazioni. Nel terzo capitolo viene analizzato un contesto ceramico, proveniente da un sito urbano nei pressi della porta meridionale della città, in proprietà Amodeo, databile nella prima metà del I sec. d.C.; questo offre un quadro chiaro di alcuni aspetti della cultura materiale della colonia nelle sue prime fasi di vita. Nell’ultimo capitolo sono presentate le conclusioni della tesi, in cui si offrono le ipotesi di datazione dell’impianto centuriale e della deduzione della colonia, oltre che l’analisi statistica dei materiali precedentemente illustrati e l’individuazione delle forme ceramiche e delle merci prodotte localmente.
The research presented below is the result of a wider program of study conducted by the University of Molise in the south-eastern Samnium, aimed to understanding the forms of occupation of this area in ancient times and the relationship with the central part of the Samnium. The choice of the topic responds to the need to deepen some problems of the economic and social history of Allifae, one of the most important crossroads in the trades between ancient Campania and Samnium. In the first chapter the historical data related to the city are exposed and a topographical description of its territory and its forms of occupation in ancient times is provided, through an analytical reading of the archive and bibliographic sources. The second one deals with the problems related to the deduction of the colony of veterans and the agrarian division of the ager. The issue has been studied both from the topographical point of view, suggesting a different hypothesis compared with those known from the specialist literature; the problem was also analysed from the historical point of view, trying to understand when the confiscations that led to the establishment of the public ager took place in the area, when the territory was materially divided in centuriae and when the assignments were made. The third chapter examines a ceramic context, coming from an urban site near the southern gate of the city, datable in the first half of the first century. A.D.; this offers a clear picture of the material culture of the colony in its early stages of life. The last chapter contains the conclusions of the thesis, in which the hypotheses of dating of the limitatio and of the colony's deduction are offered, as well as the statistical analysis of the previously illustrated materials and the identification of the ceramic forms.
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Maran, Ji Ra. "Paul’s Discourse on Slavery and Freedomin the Light of Stoic Philosophy". Thesis, Enskilda Högskolan Stockholm, Teologiska högskolan Stockholm, 2019. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:ths:diva-229.

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Resumen
This thesis focuses on Paul’s view on freedom for believers in the context ofslavery. Paul’s understanding comes through in his metaphorical usage of slavelanguage in 1 Cor 7:20-24. In this thesis, a comparison between the teaching ofPaul and that of the Stoics Seneca, Musonius, and Epictetus will support myinterpretation of Paul’s opinion regarding slavery and freedom. I first explore howPaul and the three Stoics advocate for their understanding of freedom for slaves,and then I compare Paul’s theological interpretation with the moral values of thethree Stoics. There is no doubt that Paul, Seneca, Musonius and Epictetus wereaware of the cruel physical judgments and hardships, which slaves suffered in thecontext of slavery. Though neither Paul nor the three Stoics expressed an intentionto terminate the existing hierarchical social structure and slavery system, they alsodid not ignore the physical judgments and hardships placed upon slaves. Theteachings of Paul, Seneca, Musonius and Epictetus testify that they had a commonwill to end, or at least reduce, the exploitation and dehumanization of slaves. Theircommon interest is to promote the possibility of freedom, equal fairness and kindlytreatments for slaves. Both groups preferred freedom and dignity for human beingsby ignoring the social standards and social identification of the Roman society.However, they emphasized inner freedom rather than the social freedom of the slaves.Aim of thesis: To compare Paul’s attitude to slavery and his metaphoricallanguage of slavery and freedom with that of the Stoic philosophers, Seneca,Epictetus, and Musonius.
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Ihring, Peter. "Die beweinte Nation : Melodramatik und Patriotismus im "romanzo storico risorgimentale /". Tübingen : M. Niemeyer, 1999. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb41139857r.

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Macht, Alexandra Georgiana. "Between stoicism and intimacy : the social construction of paternal love". Thesis, University of Edinburgh, 2017. http://hdl.handle.net/1842/22990.

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Resumen
In the current sociological literature, there is very little research on the subject of the love shared between parents and children, and contemporary intimate father’s role in connection to Scottish and Romanian masculinities. Drawing from the aesthetic theory of emotions postulated by Ian Burkitt (2014) and from Esther Dermott’s (2008) reframing of modern fatherhood according to intimacy theory, the present research has looked at a specific group of men’s experiences of love. As such, it sees involved fathers as embedded in an intimate network of relationships: to their children, their partner and their own parents. Presenting results from 47 qualitative semi-structured interviews with a sample of middle-class and working-class, resident and non-resident, Romanian and Scottish fathers, the study explored fathers’ embeddedness in a particular class, culture and family configuration in relation to what guides them to adopt certain forms of emotionality. Results show that involved fathers understand love primarily as an activity (it is something they do), in which both love and power are intermingled, as power in the context of fathering is deeply relational, and socially-constructed as much as love is. In order to maintain loving relationships to their children, involved fathers also do emotion work in discursive and embodied ways. Providing is influenced by the intimate father’s discourse, which has permeated both cultures due to globalization and is increasingly commodified, but fathers can also resist this discourse. The cultural perspective of their fathering has more similarities in common than differences, while class differences appear more prominently, further emphasizing structural inequalities in how love can then be practised. Therefore, the ways in which fathers express their emotions are balanced between the masculine emotional demands of stoicism and the novel discursive prerogative for intimate self-disclosure (or between love and detachment). To help us understand how these tensions are created and then resolved, I have developed the concept of ‘emotional bordering’ from Barrie Thorne’s concept of gender borders (1993). Ultimately, it is argued that investigating love in relation to culturally-diverse masculinities as they interact with the intimate father’s role can offer sociologists a fresh perspective on intimate inequalities by further enhancing the vulnerability of the concept of ‘hegemonic masculinity’. It can also give a different understanding to the role of ideals in the nexus of family practices, into which practices of love and of fathering are embedded.
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Castiello, Antonietta <1990&gt. "Romolo, Augusto e il 'pomerium': la costruzione storica di un mito e di un'identità". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15032.

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Nel mondo antico i confini avevano il ruolo di includere ed escludere individui, gruppi e popoli all'interno o all'esterno di spazi determinati, favorendo la creazione della loro identità culturale. La pratica del tracciare il confine sacro di una città era estremamente importante non solo per la fondazione fisica del centro urbano, ma anche per la formazione dello spirito identitario del popolo che vi abitava. In questa tesi si analizza il mito della fondazione di Roma da parte di Romolo e la sua evoluzione durante i secoli. Lo scopo è provare a comprendere come il suo atto di tracciare il pomerium - il confine sacro cittadino - e di difenderlo dall’angheria del fratello Remo sia stato intenzionalmente modificato nel corso della storia romana. Il cambiamento più significativo della leggenda è attribuibile ad autori di età augustea. Fu in questo periodo che il personaggio di Romolo subì una sorta di sublimazione: tra la fine della Repubblica e la presa di potere da parte di Ottaviano, egli mutò da tiranno privo di compassione capace di uccidere il proprio fratello, a salvatore e protettore dei Romani. Remo diventò invece l’hostis che volontariamente aveva scavalcato le mura cittadine, minacciando l’integrità sacra del pomerium e autoescludendosi dalla comunità romana. Attraverso l’uso di questa figura narrativa Augusto emerse come il nuovo fondatore di Roma, un nuovo Romolo, il solo capace di tenere i Romani uniti all’indomani delle guerre civili. Così, grazie a una modificazione intenzionale della memoria collettiva riguardante la fondazione di Roma, fu creato un modo per superare la crisi identitaria romana.
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SIMONI, MICHELE. "Vulnerabilità sismica, danneggiamento e proposte di intervento di edifici storici in muratura in Emilia Romagna". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2016. http://hdl.handle.net/11392/2403406.

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Le strutture in muratura caratterizzano il costruito emiliano e in muratura sono i suoi più significativi edifici storici. Il terremoto che ha colpito l’Emilia il 20 e 29 Maggio ne ha messo in evidenza le vulnerabilità. Lo scopo della presente tesi è l’analisi sismica di alcuni edifici storici in muratura danneggiati dal terremoto. La vulnerabilità delle strutture in muratura viene studiata in dettaglio grazie all’osservazione dei danni e alle analisi svolte con modelli ad elementi finiti. I casi studio esaminati sono: - La Torre Fornasini, localizzata a Poggio Renatico [1]; - Una struttura in muratura monumentale chiamata Prospettiva [2] [3] [4] [5]; - La volta a crociera presente nella torre maestra della rocca di San Felice sul Panaro [6]; - Palazzo Naselli Crispi, uno dei più importanti palazzi rinascimentali nella città di Ferrara. La simulazione e interpretazione del comportamento simico di queste strutture è svolta con analisi non lineari e diversi tipi di modellazione ed ha preso in considerazione lo stato di fatto dei manufatti, il loro stato di danno e gli interventi di progetto. Particolare attenzione è stata rivolta alle strutture voltate a crociera, per esse numerose simulazioni sono state svolte variando le condizioni al contorno, le proprietà dei materiali, il riempimento e la presenza di rinforzi in FRP [7]. [1] Cattari S., Lagomarsino S., Milani G., Rossi M., Simoni M., Tralli A.: Non linear modelling of fornasini tower after the 2012 emilia earthquake (italy). - Mexico City : SACH 2014 - 9th international Conference on Structural Analysis of Historical Construction, 2014. [2] Chiozzi A., Malagù M., Tralli A., Cazzani A.: ArchNURBS: NURBS-Based Tool for the Structural Safety Assessment of Masonry Arches in MATLAB. - [s.l.] : J. Comput. Civ. Eng. 10.1061/(ASCE)CP.1943-5487.0000481 , 04015010., 2015. - Vol. 30. [3] Chiozzi A., Simoni M. and Tralli A. Base isolation of heavy non-structural monolithic object at the top of masonry monumental construction. - [s.l.] : Materials and Structures, 2015. [4] Chiozzi A., Simoni M. and Tralli A. Rocking and overturing prevention for non-structural monolithic objects under seismic excitations through base isolation: a case study in Ferrara (Italy). - Florence : 5th European Conference of civil Engineering, 2014. [5] Chiozzi A., Simoni M. and Tralli A. Safety assessment and base isolation of heavy non-structural monolithic object. - Guwahaiti-India : 12th International conference on vibration problems, 2015. [6] Cattari S. [et al.] Vulnerabilità delle Rocche e dei Castelli Emiliani Danneggiati dal Sisma del Maggio 2012: Abaco dei principali meccanismi di danno.. - [s.l.] : Castellum n°55, 2014. [7] Milani G., Simoni M. and Tralli A. Advanced numerical models for the analysis of masonry cross vaults: a case study in italy. - [s.l.] : Engineering Structures, 2014. - Vols. 76, pp. 339-358.
The masonry structures are a very common and distinctive type among the Emilian historical construction and the earthquake of May 20th and 29th, 2012 highlighted their high vulnerability. Aim of the present thesis is the analysis of a series of existing masonry construction damaged by earthquake. Thus the seismic vulnerability of the masonry constructions is studied and deepened, based on an accurate damage assessment and analyses on finite element models of typical configurations, in terms of geometrical and constructive features. The cases study presented are: - Fornasini tower, located in Poggio Renatico [1]; - A masonry monumental construction named Prospettiva [2] [3] [4] [5]; - The cross vault in the main tower of Fortress located in San Felice sul Panaro [6], - Naselli Crispi, one of the most important Renaissance masonry buildings in the city of Ferrara. To simulate and interpret its seismic response, non linear numerical simulations are performed by using in an integrated way various modelling approaches. The seismic response of those are described in reference to their historical notes, the damage and their post seismic structural interventions. Particularly, great attention has been devoted to cross masonry vault for which several numerical simulation are performed varying constraint conditions, material properties, infill modeling and presence of FRP strips as reinforcement devices [7]. [1] Cattari S., Lagomarsino S., Milani G., Rossi M., Simoni M., Tralli A.: Non linear modelling of fornasini tower after the 2012 emilia earthquake (italy). - Mexico City : SACH 2014 - 9th international Conference on Structural Analysis of Historical Construction, 2014. [2] Chiozzi A., Malagù M., Tralli A., Cazzani A.: ArchNURBS: NURBS-Based Tool for the Structural Safety Assessment of Masonry Arches in MATLAB. - [s.l.] : J. Comput. Civ. Eng. 10.1061/(ASCE)CP.1943-5487.0000481 , 04015010., 2015. - Vol. 30. [3] Chiozzi A., Simoni M. and Tralli A. Base isolation of heavy non-structural monolithic object at the top of masonry monumental construction. - [s.l.] : Materials and Structures, 2015. [4] Chiozzi A., Simoni M. and Tralli A. Rocking and overturing prevention for non-structural monolithic objects under seismic excitations through base isolation: a case study in Ferrara (Italy). - Florence : 5th European Conference of civil Engineering, 2014. [5] Chiozzi A., Simoni M. and Tralli A. Safety assessment and base isolation of heavy non-structural monolithic object. - Guwahaiti-India : 12th International conference on vibration problems, 2015. [6] Cattari S. [et al.] Vulnerabilità delle Rocche e dei Castelli Emiliani Danneggiati dal Sisma del Maggio 2012: Abaco dei principali meccanismi di danno.. - [s.l.] : Castellum n°55, 2014. [7] Milani G., Simoni M. and Tralli A. Advanced numerical models for the analysis of masonry cross vaults: a case study in italy. - [s.l.] : Engineering Structures, 2014. - Vols. 76, pp. 339-358.
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Guida, Neto José. "Ulpiano e o estoicismo no direito romano do principado". Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, 2012. https://tede2.pucsp.br/handle/handle/5996.

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Made available in DSpace on 2016-04-26T20:21:18Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Jose Guida Neto.pdf: 751785 bytes, checksum: c503791b85704d402e158e36682dbcbf (MD5) Previous issue date: 2012-10-19
This thesis seeks to demonstrate how, in the Principate (High Roman Empire - the classic period from 27 BC to 284 AD), Stoic philosophy, absorbed by the sovereign of Rome, influenced the Roman law. As a guiding principle, we use the work of the jurist Ulpian in particular its Liber Singularis Regularum and the Title I of Book I from the Digesta of the Justinian I the Great, emperor of Easten Roman Empire. The history of the Principate is presented, preceded by the reasons that led to the end of the Republic, and gave rise this kind of Roman monarchy. After the presention of the history of the period, there is an explanation of Stoic thought, with emphasis on the last phase of this ancient school of philosophy, precisely the one that coincides with the Principate, and represents the pinnacle of Latin philosophical thought. Once the history of the period is presented together with the history of philosophy, then it is shown how classical Roman law absorbed these ideas that were found in legal texts of the jurist Ulpian. Completing the thesis, there is an explanation on how Ulpian s philosophy of justice was transmitted by means of the consolidation of Emperor Justinian "Corpus Juris Civilis" , thereby contributing to the formation of the Western civilization and, consequently, becoming the basis of Brazilian law
A presente tese busca demonstrar de que modo, durante o Principado (Alto- Império Romano - período clássico de 27 a.C. até 284 d.C), a filosofia estóica, absorvida pelos soberanos de Roma, influenciou o Direito Romano. Como fio condutor do trabalho usa-se a obra do jurisconsulto Ulpiano, em particular o título I do livro I do Digesto (do Imperador Justiniano I o Grande, Imperador Romano do Oriente) e seu livro de Regras . Faz-se um relato da história do Principado, antecedido dos motivos que culminaram com o fim da República e ensejaram esse gênero de monarquia romana. À história do período segue-se uma explanação do pensamento estóico com ênfase na última fase antiga de tal escola filosófica, justamente aquela que coincide com o Principado e representa o auge do pensamento filosófico latino. Posta a história do período, e, sobreposta a história da filosofia de então, procura-se demonstrar como o direito romano clássico absorveu tais ideais que são encontrados nos textos legais do jurisconsulto Ulpiano. Por fim, segue uma explanação de como a jus filosofia de Ulpiano foi transmitida graças à consolidação justinianeia do Corpus Juris Civilis e desse modo contribuindo com a formação da civilização ocidental e consequentemente tornando-se a base do Direito brasileiro
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Stucchi, Silvia <1977&gt. "Cassio Emina: uno storico razionalista nella Roma arcaica. Commento ad alcuni frammenti sulle istituzioni e sul culto religioso". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2946.

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Il lavoro si propone di presentare un'ipotesi di saggio di commento ad alcuni frammenti di Cassio Emina, storico annalista della latinità arcaica, caratterizzati dall'interesse per l'eziologia delle istituzioni e le tradizioni cultuali e religiose: ne emerge l'immagine di uno storico razionalista, affine per sensibilità storica alle concezioni espresse da Ennio nell' "Evemero".
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FACCINI, Sara. "LE ALAE DELL’ESERCITO ROMANO IN DACIA. ANALISI STORICA E CATALOGO DELLE FONTI EPIGRAFICHE, ARCHEOLOGICHE E NUMISMATICHE". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389293.

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The subject of the research is “The alae of the Roman Army in Dacia. Historical analysis and catalogue of the epigraphical, archaeological and numismatic sources”. The pourpose is to create a complete catalogue of the sources for the auxiliary cavalry units (alae) of the Roman Army in Dacia, during the period of the roman province (106- 271 A.D.) in order to estimate the role of these troops in the overall defensive strategy and in the control of the the territory. The second aim of the research is to examine the influence of the alae in the social, economical and cultural life of the province, on the basis of the archaeological and epigraphical evidence and to seek the traces of social integration between the soldiers and the indigenous population in the material culture and in the spiritual life.
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Miles, Geoffrey. "Untir'd spirits and formal constancy : Shakespeare's Roman plays and formal constancy". Thesis, University of Oxford, 1987. http://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:c5830cc5-e1a4-4efa-ae40-98dc4d7eb651.

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Critics who have noted the importance of Stoic constancy in Shakespeare 's Roman plays have failed to recognise the full complexity of the idea. It has two forms, both derived from the Stoic principle of homologia (consistency), and centred on the ideal of being always the same: Seneca's constantia sapientis, the rocklike or godlike virtue of the Stoic sage who is unmoved and unchanged by external circumstances; and Cicero's decorum (De officiis I), virtue as the consistent playing of an appropriate part. Seneca is more concerned with heroic self-sufficiency, Cicero with social virtue, but both forms of the ideal contain a tension between concern for inner truth and external appearances. In the late sixteenth century Stoic constancy becomes a subject of fierce debate as it is revived by the Neostoics, who stress the opposition of constancy and "opinion." Shakespeare's view of this debate may derive particularly from Montaigne, who moves from a Neostoic position to a sceptical critique of constancy as unattainable by inconstant man, and as less desirable than self-knowledge and flexibility. Reading North's Plutarch with these themes in mind, Shakespeare sees in the lives of Brutus, Antony, and Coriolanus an Aristotelian pattern of ideal, defective, and excessive constancy - a pattern which he modifies, in the light of his understanding of Seneca, Cicero, and Montaigne, in the three Roman plays. He explores the tension which exists between the Senecan and Ciceronian forms of constancy, and indeed within each of them: a tension between heroic Stoic virtue ("untir'd spirits") and public role-playing ("forrral constancy"). Julius Caesar shows Roman constancy as essentially "formal," resting on pretence and self-deception; in Rome, ironically, constancy depends on "opinion." Coriolanus, by taking constancy to an extreme, demonstrates the self-destructive contradictions within it. Antony and Cleopatra, by contrast, embrace a Montaigne-like ideal of "infinite variety" and inconsistent decorum; Antony fails, but Cleopatra achieves in death a paradoxical fusion of constancy and mutability.
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Grossi, Luca y Giusto Lorenzo Lo. "Progettare sulle rovine; proposta di valorizzazione del paesaggio culturale lungo l'antico percorso romano storico della Salaria Gallica". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8689/.

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Nel dibattito riguardante la valorizzazione delle aree archeologiche il ruolo della museografia quale disciplina capace di conciliare saperi come quello archeologico e quello architettonico,e ancora, tra la cultura conservativa e quella progettuale. All' interno del laboratorio di laurea è stato sviluppato un progetto per il sito archeologico della città romana di Suasa che oltre a tenere conto delle tematiche generali attinenti alle più recenti posizioni della disciplina architettonica e museografica in rapporto all’archeologia, dia delle risposte progettuali calate all’interno di un preciso contesto culturale e territoriale. I nuovi manufatti devono sapersi relazionare ai caratteri del luogo in cui si collocano, aree poste in contesti esterni in una dimensione paesaggistica e culturale complessa e stratificata. Luogo e paesaggio costituiscono quindi i termini generali di un’indagine che assume il valore di una ricerca progressiva finalizzata alla conoscenza decisiva per la progettazione, di realtà fortemente caratterizzate dalla dimensione archeologica paesaggistica.
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nordio, beniamino. "Il deposito: profili dogmatici e sviluppo storico dell'istituto nel diritto romano quale fondamento esegetico di problematiche giuspositivistiche". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427405.

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The aim of this dissertation is to analyze the case in point of deposit tracing back its origin in archaic Roman law, following its development from the point of view of the legal protection granted to such institutiom, between Roman law in the Republican age and in the classic epoch, up until its consolidation in the Digest where the discipline is treated organically. Taking a clear diachronical approach, the study ends with a look at the codification of deposit contract in the Italian juridical system and its application in the Italian courthouses and at the Court of Cassation. In detail, this study begins, for illustrative and framing purposes, with a short etymological and lexical analysis of the word 'deposito' and its originary meaning in relation with the Italian language. The Italian language generally points to a tripartite meaning: deposit as the act whereby a certain good is given to somebody who is committed to keep it and return it; deposit as the contract established at the moment of delivery; deposit as the item which has been deposited. The Accademia della Crusca enumerates as many as twenty-four different meanings for the term ‘deposito’, and they are reported here. Following such preliminary considerations, the study then esamine the institution of deposit at its dawning: deposit was not initially recognized as a real contract, but as an agreement whereby a private party ‘the depositor’ would hand in friendly terms to another one - the depositary - an item to be kept in custody and returned in due time. The bond created by the fides that tied the depositary to the depositor was then divinely sanctioned: if the friendly agreement based on fides was violated, the depositario could, hypothetically be considered a homo sacer for having broken the faith (fides rupta) and the subsequent breaking of the pax deorum, namely the relationship of friendship that in the historical age had to remain between men and gods. On the promise of sacertas, descending automatically on the depositary, it is inferred that he could be killed with impunity because the killing was exclusively dependent on divine will on account of the violation of religious and holy precepts. The arguments that sustain such powerful and unprecedented hermeneutical approach are, in the author's modest opinion, evident and univocal, deriving from the oldest source on the institution of deposit ‘Coll. 10. 7. 11.: ex causa depositi lege duodecim tabularum in duplum actio datur, edicto praetoris in simplum ‘that bears witness the penal origin of such institute. This penal conviction in duplum must have necessarily preceded the Law of the Twelve Table, so it is reasonable to conclude that it was justified by the general violation of fides between Roman citizens; and the violation of fides at the dawning of Roman civilization, made the subject sacer. From archaic law, the study then moves to classical law to analyze the formulas in factum and in ius ex fide bona: the former is definitely older - first half of the I century BC- and still has penal associations, whereas the latter - late I century BC- demonstrates the definitive parting from penal law and offers a full and effective protection to the contractors. Having illustrated the substantial differences between these civil actions, the dissertation examines the discipline of deposit contract outlined and handed down to us by fragments included in the Digest. In this analysis we highlight the essential requisites of the deposit contract, indeed not too different from the current ones, except as far as gratuitousness is concerned, that only in Roman Law was part of the case in point and determined the depositary's responsibility only in case of malice. Deposit in the classical age appears to be an actual contract where a depositor transfers to a depositary the movable good so that he guards it and returns it upon request of the depositor. The requisite of the aforementioned contract are, then, the datio rei, a typical element of all actual contract, gratuitousness, an element that distinguishes Roman deposit from Italian law, and the subjective intention of the parties involved to establish a deposit contract. Once the contract is finalized, the sources indicate in the custody and restitution of the item upon request of the depositor the obligations entailed by the contract and binding the depositary alone. From this point of view the deposit contract is a unilateral contract: obligations arise only for the depositary, whereas the depositor is protected by the depositi directa, through which the depositor can reclaim the deposited item at a trial. Lastly, as far as classical deposit is concerned, this study has only taken into account the responsibility of the depositary in case of malice, evidencing a very mitigated representation of malice itself. This dissertation has synthetically considered the special figures of deposit (already existing in Roman law): necessary deposit, irregular deposit and confiscation seizure. Finally, in a diachronical approach, this study has considered the deposit contract as in the article n. 1766 of the Italian Civil Code and its application in Italian jurisprudence.
Il presente elaborato si propone di analizzare la fattispecie del deposito partendo dalle sue origini, risalenti al diritto romano arcaico, seguendone l'evoluzione sotto il profilo della tutela processuale offerta all'istituto, tra il diritto romano dell' età della Repubblica ed il diritto romano della successiva epoca classica, fino al consolidarsi della disciplina raccolta in modo organico ed esaustivo nel Digesto. Con modalità spiccatamente diacronica lo studio si conclude volgendo uno sguardo alla fattispecie codicistica del contratto di deposito nell'ordinamento giuridico italiano e all'applicazione del suddetto presso le aule dei Tribunali e avanti la Corte di cassazione. Nello specifico lo studio inizia, a scopo illustrativo e di inquadramento generale, con una sintetica analisi, sotto il profilo etimologico e lessicale, della parola deposito e del suo significato originario in rapporto alla lingua italiana. La lingua italiana indica in via generale una tripartizione di significato: l'atto con cui si consegna un bene ad altri, che assume l'impegno a custodirlo ed eventualmente restituirlo; il relativo contratto che si conclude al momento della consegna; il medesimo oggetto depositato. E ben ventiquattro sono i significati attribuiti al lemma deposito dall'Accademia della Crusca, di cui si è dato conto. Svolte le suddette considerazioni preliminari, lo studio passa alla disamina dell'istituto del deposito ai suoi albori: la fattispecie del deposito in origine non era riconosciuta siccome un contratto reale, bensì come una forma di accordo in forza del quale una parte privata ‘il deponente’ a titolo di amicizia consegnava all'altra ‘il depositario’ una cosa allo scopo di custodia e di successiva riconsegna. Il vincolo creatosi in forza della fides che legava il depositario al deponente riceveva in questo modo tutela direttamente dalle divinità : a seguito della violazione dell'accordo amicale (fondato sulla fides) instauratosi tra le parti, il depositario, in ipotesi, poteva finanche essere ritenuto homo sacer stante la violazione della suddetta fides ‘fides rupta’ e la seguente rottura della pax deorum, ossia di quel rapporto di amicizia che, in epoca storica, doveva permanere tra uomini e divinità. Sulla premessa della sacertà , discendente in modo automatico, del depositario se ne ricava che il medesimo poteva essere impunemente ucciso da chiunque: tale uccisione sarebbe dipesa esclusivamente dalla volontà delle divinità quale conseguenza della violazione dei precetti di natura religioso-sacrali. Gli argomenti sui quali si fonda simile approdo ermeneutico, certamente forte e mai in precedenza riscontrato, sono ‘a modesto parere di chi scrive’ evidenti ed univoci e si ricavano dalla più antica fonte sull'istituto del deposito ‘Coll. 10. 7. 11.: ex causa depositi lege duodecim tabularum in duplum actio datur, edicto praetoris in simplum’ che testimonia l' origine penale dell'istituto in parola. La suddetta condanna penale nel doppio doveva, necessariamente, preesistere alla stessa Legge delle Dodici Tavole e, pertanto, è ragionevole ritenere trovasse giustificazione nella generale violazione della fides tra i cittadini romani: e la violazione della fides agli albori della civitas romana comportava, come testè detto, la sacertà del soggetto. Dal diritto arcaico, lo studio volge lo sguardo verso il diritto classico e analizza le formule in factum ed in ius ex fide bona: la prima è certamente più risalente ‘prima metà del primo secolo a. C. ‘ e presenta ancora addentellati penalistici, laddove la seconda, successiva ‘seconda metà del primo secolo a. C.’ evidenzia il definitivo distacco dal diritto penale ed offre una piena ed efficace tutela alle parti contrattuali. Messe in luce le differenze sostanziali tra le predette azioni civili, lo studio è passato ad analizzare la disciplina del contratto di deposito venutasi a delineare e tramandataci dai frammenti contenuti nel Digesto. Nell'analisi della disciplina si sono messi in evidenza i requisiti essenziali del contratto di deposito, per vero non dissimili da quelli della fattispecie odierna, ad eccezione della gratuità che solo nel diritto romano era elemento della fattispecie e cosa determinava la responsabilità del depositario per il solo dolo. Il deposito in epoca classica figura, infatti, essere un contratto reale per cui taluno (depositante) trasferisce ad altri (depositario) le detenzione di una cosa mobile, affinchè la custodisca e poi la restituisca a semplice richiesta del deponente. I requisiti del suddetto sono, allora, la datio rei, elemento tipico di tutti i contratti reali, la gratuità, elemento che caratterizza il deposito romano distinguendolo da quello previsto dall'ordinamento giuridico italiano, e l'intenzione subiettiva delle parti di concludere un contratto di deposito. Concluso il contratto di deposito, le fonti indicano nella custodia e nella restituzione della cosa a richiesta del deponente, le obbligazioni nascenti dal contratto di deposito e poste a capo del solo depositario. In questo senso il contratto di deposito è un contratto unilaterale: le obbligazioni nascono in capo ad una sola parte contrattuale, il depositario, laddove l'altra parte contrattuale, il deponente, è tutelata per il mezzo dell' ‘actio depositi directa’, con la quale quest' ultimo potrà in sede processuale recuperare la cosa data in deposito. Infine per quanto riguarda il deposito classico lo studio ha analizzato la responsabilità limitata al solo dolo del depositario, evidenziando una rappresentazione del dolo stesso dai toni abbastanza attenuati. Lo studio ha quindi preso in considerazione sinteticamente le figure speciali di deposito (già presenti nel diritto romano): il deposito necessario, il deposito irregolare ed il sequestro. Infine, in modo diacronico, lo studio ha volto uno sguardo al contratto di deposito di cui all' art. 1766 c.c. e all'applicazione del suddetto offerta dalla Giurisprudenza italiana.
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Dumais, Charles. "Machiavelli and a Sixteenth Century Republican Theory of Liberty". Thèse, Université d'Ottawa / University of Ottawa, 2012. http://hdl.handle.net/10393/23304.

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In the following thesis, I argue that to contextualize Machiavelli’s republican thought in his Italian humanist heritage permits us to understand how Machiavelli reaches back not only to an Italian pre-humanist inheritance of liberty as freedom from servitude, but to a Stoic conception of agency which he inherits and shapes in that concept of liberty. While my analysis of Machiavelli and his humanist heritage is in fundamental agreement with that of Quentin Skinner in The Foundations of Modern Political Thought, it develops however the implications of two theses that Paul O. Kristeller outlines in his works on Italian humanism: the eclectic nature of humanist ideas and their rhetorical focus. From this I draw a slightly different picture of the humanist heritage and its polemics with Augustine, and from these an understanding about Stoic agency and how it is inherited and shaped in Machiavelli’s conception of the citizen and civic duties.
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Maruotti, Amaranta. "La diàtriba cinico-stoica : uno strumento concettuale o un mitofilologico? : analisi del dialogismo diatribico e del ruolo dello interlocutore fittizio nella filosofia romana". Thesis, Paris 4, 2016. http://www.theses.fr/2016PA040143.

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Notre thèse a comme point de départ la discussion critique d’un concept donné pour acquis par les spécialistes de la littérature et de la philosophie antiques. Il s’agit de la diatribe cynico-stoïcienne, ainsi nommée parce qu'elle ferait coexister des motifs cyniques et des thèmes stoïciens. Nous commençons par évaluer l'exactitude de la définition largement admise qui met la diatribe en relation avec toute une tradition d’argumentations relevant de la philosophie morale vulgarisatrice. Puis nous justifions notre choix d’accepter, en cherchant à les intégrer, certains acquits scientifiques récents, visant à défendre la diatribe comme un genre relevant de la méthode de direction spirituelle à l’intérieur des écoles philosophiques d’origine socratique, avec un accent particulier sur la situation d’énonciation maître-disciple. De ce genre littéraire controversé, d’origine grecque, nous analysons le passage à la latinité en examinant tout d’abord le problème terminologique, puis celui du cadrage philosophique. Parmi les procédés, définis comme diatribiques, nous nous intéressons à la seule caractéristique qui ne paraisse pas être mise en question et qui pour cette raison précisément pourrait servir de fondement à l’existence du genre même : le dialogisme et la présence d’un interlocuteur fictif. Nous concentrons ensuite notre attention sur l’œuvre de Sénèque, et notamment sur Les Lettres à Lucilius où la situation d’énonciation maître-disciple est intensément visible et dans laquelle la présence de l’interlocuteur fictif est structurellement liée au développement de cette relation. Nous passons ensuite à l’étude des formes diatribiques de la satire romaine afin d’aborder les cas de Lucilius, Horace et Perse. Un bref exposé est finalement consacré à l’analyse des relations entre la diatribe, la Seconde Sophistique et la prédication religieuse
The starting point of our thesis is the critical discussion of a concept taken for granted by literary and ancient philosophy scholars. This is the cynic-stoic diatribe, so named because cynical themes would coexist with Stoic ones. Our first step is assessing the accuracy of the widely accepted definition, which makes the connection between the diatribe and a tradition of topics relating to moral popular philosophy. Then we explain our choice to accept and to try to integrate recent scientific acknowledgments which accept the diatribe as a literary genre relating to the spiritual guidance method of the Socratic philosophical schools, with a particularly attentive focus on the relationship between master and disciple. Starting from this controversial genre of Greek origin, we analyze the transition to the Roman period, by first examining the terminological aspect and then the philosophical framing. Among the methods, defined as diatribic, we focus on the only feature which does not appear to be challenged and that for this exact reason could be the basis of the existence of the genre itself: dialogism and the presence of a fictitious interlocutor.We then focus our attention on Seneca's work, and particularly on Letters to Lucilius, where the attempt to create a master-disciple relationship is intensely visible, and in which the presence of a fictitious interlocutor is structurally related to the development of this relationship. Then we discuss the diatribic forms of Roman satire, to reach Lucilius', Horace's and Persius' cases. A brief presentation is finally devoted to the analysis of relations between the diatribe, the Second Sophistic and the religious preaching
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Lupi, Aurélia. "La villa attribuita a Valerius Messalla Corvinus a Ciampino (Roma), nel suo contesto storico e topografico". Thesis, Sorbonne université, 2018. http://www.theses.fr/2018SORUL078.

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Pendant l’été 2012, des sondages d’archéologie préventive réalisés à Ciampino, au Sud-Ouest de Rome ont mis en lumière les vestiges d’une luxueuse villa romaine attribuables, dans sa première phase, à l’époque augustéenne et des sculptures en marbre représentant le groupe des Niobides retrouvé dans la natatio de la villa. La découverte déjà ancienne, dans le même lieu de notre fouille, d’un tuyau en plomb au nom de Valerius Messala avait fait justement penser que la villa était une des résidences suburbaines de la puissante famille sénatoriale des Valerii. La zone de la recherche, appelée Mur/s des Français, fait partie des derniers contreforts des Colli Albani, un ensemble de reliefs qui descend vers la Campagne Romaine au Sud Ouest de Rome. Du point de vue géomorphologique, il s'agit d'une plaine traversée par de nombreux fossés naturels et par un petit relief qui formait un lien naturel entre les Colli Albani et la vallée du Tibre. Il est donc l’un des secteurs les plus importants pour l’implantation de villas à la fois agricoles et résidentielles de l’aristocratie romaine. Les statues des Niobides appartiennent à une version semblable à celle conservée au Musée des Uffizi de Florence, dont elle diffère légèrement en raison de la présence de quelques types nouveaux et du rendement iconographiques de certains détails. Cet aspect à offert justement des éléments novateurs sur le plan de la connaissance et de l’interprétation, puisqu’il s’agit du seul groupe à être été découvert dans un site archéologique méthodiquement étudié. La recherche a été développée à travers deux moments principaux : la récolte et l'analyse critique des données d'archives et, en ce qui concerne la recherche sur le terrain, l'analyse des stratigraphies des maçonneries et de leurs relevés, en vue d’acquérir des informations sur les structures. L’analyse et l’examen archéométrique de certains matériaux provenant de la fouille nous ont permis de déterminer la chronologie du site
In summer 2012 a luxuriosus roman villa, dated to augustean age, is been discovered during an archeological escavation in Ciampino (Rome). A group of marble statues, showing the Niobids, is finded into the natatio pool. During the XIX century, in the same place, a lead pipe mentioning Valerius Messalla was discovered; this finding suggested that the villa was owned by this powerful senatorial gens. The research area, called Muro/Muri dei Francesi, is located beyond the last slope of Alban Hills in their congiuction point with Campagna Romana plan, in Rome's South-East suburbium. The plan, from the geo-morphological point of view, is crossed by a several natural ditches and a low straight ridge who link the Alban Hills to Tiber river valley: therefore – also tanks to the development of ancient roads network – this area well be one of most populated by roman aristocracy villas. The Ciampino's Niobids are similars to Florence Uffizi Museum Group, but different for the presence of some unknown characters and for iconographic rendering of details. This offer new possibilities for the knowledge and interpetation of the first Niobides group of which we dispose of an archaeological data set. The two research approaches are been: the collection and critical analysis of archives documents dated at XIX century and, as regards fieldwork research, the stratigraphic analysis of the available masonry structures (excavated for less than 40%), with the complementary realisation of detailed relief and graphic documentation. At last, the study and documentation of the archaeological materials coming from the excavation, which allowed, with sufficient tolerance, the chronology of the site to be determined
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Anemodouris, Ilias. "Declamatory ludism and Senecan characterisation". Thesis, University of Manchester, 2014. https://www.research.manchester.ac.uk/portal/en/theses/declamatory-ludism-and-senecan-characterisation(e7ae3290-3916-4e59-9b7c-f35ccec2f9af).html.

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This thesis attempts to identify and analyse the influence of the tradition of declamation on characterisation in the dramatic compositions of the Stoic philosopher Seneca. Two argumentative lines structure this thesis: the first relates to a concept of ludism, which is argued to help re-visit declamatory rhetoric, and re-appreciate its functions in Roman society. The second one is twofold: first, that the concept of ludism - in the ways in which it is argued to be applicable to declamatory rhetoric - can describe effectively the influence of declamation on Senecan characterisation; and second, that it may allow us to re-visit the issue of the place of Senecan characterisation within the whole of Seneca’s philosophical writings, by putting into relief an educative function of Senecan characterisation.
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Dal, Pozzo Angelica. "Il paesaggio rurale storico nella proposta italiana del MIPAAF. Confronti internazionali, discussione teorica, applicazioni metodologiche". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426335.

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The aim of the research is to reflect on the recent project promoted by the Ministry of Agriculture, Food and Forestry policies (MiPAAF), which is aimed at the identification and cataloguing of Italian historical rural landscapes. The research has been developed through a twofold path: (I) the investigation and comparison of the Italian proposal with similar projects at international level; and (II) the application of the Italian methodologies to some study areas in the national territory. In accordance with the dual course of reflection and analysis, the thesis is articulated into two parts to which the conclusions follow. The first part is dedicated to the investigation of the institutional projects on historical rural landscapes, adopted at national and international level, and their comparative study. The second part is specifically focused on the Italian proposal by means of applications and discussion of the ministerial methodologies. The final chapter, as a conclusion of the whole work, gathers possible orientations for the Italian project, as a result of the comparison with the international projects and the application of the Italian methodologies in the selected study areas.
Il lavoro di ricerca si è proposto di studiare il recente progetto di individuazione e di catalogazione dei paesaggi rurali storici italiani, promosso dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF). L’articolazione del lavoro si è sviluppata attraverso un duplice percorso: (I) la ricerca e il confronto con simili progettualità attive a livello internazionale e (II) l’applicazione delle metodologie proposte per il progetto italiano su alcune aree studio del territorio nazionale. In virtù del duplice percorso di riflessione e di analisi, il lavoro di tesi è articolato in due parti alle quali seguono le conclusioni. La prima parte è dedicata alla presentazione dei progetti istituzionali sui paesaggi rurali storici, attivi a livello nazionale e internazionale, e al loro studio comparativo; la seconda parte è specificamente incentrata sull’analisi della proposta italiana, attraverso l’applicazione e la discussione delle metodologie proposte. Chiude la tesi un capitolo conclusivo che raccoglie possibili indirizzi di sviluppo futuri per il progetto italiano, maturati dal confronto con le esperienze internazionali e dall’applicazione dei metodi sui casi di studio scelti.
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Durante, da Sessano Carmelo. "Guglielmo Massaja : O.F.M. Cap., vicario apostolico dei Galla, cardinale di Santa Romana Chiesa : saggio storico-critico secondo documenti inediti : Roma 1946 /". Sessano del Molise : Ed. serena senectus, 1998. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb37069819c.

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BRAMATI, AMEDEA VIRGINIA. "Alle origini della cosiddetta usucapio libertatis: un percorso storico tra usus e prescrizione estintiva dei diritti nell'epoca romana arcaica e classica". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/20133.

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Lo studio delle fonti giuridiche romane relative all'usucapione, come mezzo di acquisizione e di tutela della proprietà e come risposta alle esigenze di certezza dell'ordinamento in merito alla titolarità dei beni, trova nella particolare figura dell'usucapio libertatis, un interessante specchio di impostazioni probabilmente ben più antiche rispetto alla configurazione classica dell'istituto e, più in generale, dei rapporti tra proprietà e diritti reali minori. Partendo da un inquadramento generale dell'usucapio, volto ad individuarne la funzione e a metterne in evidenza gli elementi fondanti - il tempus e la possessio - la ricerca si pone quindi l'obbiettivo di analizzare la particolare figura dell'usucapio libertatis, attraverso lo studio delle fonti ad essa relative e dei suoi rapporti con il non usus, in relazione all'evoluzione storico-giuridica dell'idea di servitù e della determinazione degli assetti proprietari, ripercorrendo così il percorso storico che trova le sue radici nell'usus e che giunse nel corso dei secoli, alla teorizzazione della prescrizione estintiva dei diritti.
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Fenocchio, Marco Antonio. "Il momento genetico e l'evoluzione del concetto di furtum in diritto romano. 'Detrahere alteri aliquid'. Per una ricostruzione storica del delitto di furto: genesi, sviluppi, vicende". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425050.

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The work analyzes the original notion of theft in Roman law at the time of twelve tables (450 B.C.) and its subsequent extentions (in a phase of this development several facts were submitted to the punishment provided for theft, such as damage, receiving of stolen goods, fraud, robbery and many others). The author deals also with the principal facets related to juristic elaboration of furtum until the 3rd century.
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Brancato, Rodolfo. "Profilo topografico della Piana di Catania dalla Preistoria all'Età romana". Doctoral thesis, Università di Catania, 2018. http://hdl.handle.net/10761/4149.

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La tesi espone i risultati del progetto di ricerca condotto sui paesaggi rurali della Sicilia orientale, attraverso il caso studio offerto dai margini occidentali della Piana di Catania. Il progetto è scaturito dai risultati delle ricognizioni condotte tra il 1997 e il 2007 nelle valli dei fiumi Simeto, Dittaino e Margi, ai fini della redazione della carta archeologica del territorio delle Tavolette IGM F. 269 II NO Monte Turcisi, F. 269 III SE Ramacca, F. 269 III NE Castel di Iudica e F. 269 III SO La Callura. I nuovi dati sono relativi a numerose aree di frammenti (131) pertinenti a fasi di occupazione che vanno dalla Preistoria al Medioevo: ai fini della piena comprensione delle dinamiche dell insediamento e della viabilità nell area, i dati sono stati messi in relazione alle informazioni note in letteratura e ai risultati delle ricerche di archivio condotte presso le Soprintendenze di Catania e Siracusa, l Ufficio Tecnico Speciale per le trazzere e l Ente per la Bonifica della Piana di Catania. Il paesaggio rurale della Sicilia sud-orientale non è tra i più intensamente studiati nel contesto del Mediterraneo. Tuttavia, la quantità di legacy data disponibili per la Sicilia può contribuire a colmare questa lacuna. Al fine di raggiungere una chiara comprensione dei processi tafonomici che hanno modellato i paesaggi siciliani dell entroterra, si è tentato di dare una nuova lettura dei dati archeologici noti alla luce dei risultati delle ricognizioni intensive condotte ai margini della Piana di Catania e della ricerca storica. Quindi, attraverso l'analisi della cartografia e della fotografia aerea storica, è stato possibile mettere insieme in un quadro organico le tracce dei paesaggi rurali antichi, strettamente correlati alle dinamiche dell'insediamento e della viabilità. Sia la natura geomorfologica dell'area di studio che la posizione a cavallo tra la costa ionica e il versante meridionale dell'isola hanno chiaramente influenzato le traiettorie dello sviluppo economico locale e, quindi, anche le dinamiche insediative. I risultati ottenuti attraverso l elaborazione dei dati nel geo-database Ru.NS forniscono, quindi, un'immagine vivida sulle linee di sviluppo dei sistemi insediativi di questa porzione della Sicilia sud-orientale in antico, tracciando, nella lunga durata, gli elementi di continuità e di discontinuità nella distribuzione degli insediamenti nel territorio dal Paleolitico all Alto Medioevo.
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MONTAGNA, CARLOTTA. "LUCIUS ANNEUS SENECA. UN COMMENTO FILOSOFICO, STORICO E STILISTICO DELL'EPISTULA AD LUCILIUM 94.1-51". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/44650.

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La tesi verte sull’attività politica e filosofica di Seneca. Si dimostra che Seneca fu un politico, che fece uso della proprie conoscenze filosofiche come di un instrumentum regni, prima, quando fu il maestro di Nerone (durante il cosiddetto Quinquennium felix), in seguito, quando compose le Epistulae Morales ad Lucilium. Con questo corpus di lettere Seneca ambiva a fornire un’educazione etica ai futuri leaders politici, che avrebbero dovuto governare conformemente alla filosofia stoica. Inoltre, nella tesi si dimostra che Seneca considerava la poltica come un instrumentum philosophiae, in quanto attraverso l’attività politica la contemplazione filosofica si volge in azione, che guida l’esistenza umana. La seconda parte della tesi fornisce un commento lemmatico, filosofico, storico e stilistico, dell’Epistula 94.1-51. In questo testo Seneca esprime la propria visione progressita della vita individuale e sociale. Suggerisce inoltre di guardare a lui come all’Agrippa di Età neroniana, impegnato a combattere contro la decadenza morale di Roma. Seneca ci consegna anche la chiave di accesso alla comprensione del Principato neroniano, con particolare attenzione posta alla Domus Aurea.
This thesis focuses on Seneca’s political and philosophical work. I show that Seneca was a politician who made use of his philosophical knowledge as an instrumentum regni, before, when he was Nero’s tutor (during the so-called Quinquennium felix), after, when he wrote his Epistulae Morales ad Lucilium. With his body of letters, he aimed to provide ethical education to future political leaders ruling according to Stoic philosophy. Moreover, this thesis shows that Seneca regarded politics as an istrumentum philosophiae, as through politics philosophical contemplation turns into action, directing human life. The second part of this thesis provides a lemmatic philosophical, historical and stylistic commentary of Seneca’s Epistula 94.1-51. In this letter Seneca confers his progressive view of individual and social life. He also suggests to us to regard himself as the Neronian Agrippa, busy fighting against moral decadence in Rome. He also gives us the key to understand the Neronian Age, in greater detail the Domus Aurea.
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MONTAGNA, CARLOTTA. "LUCIUS ANNEUS SENECA. UN COMMENTO FILOSOFICO, STORICO E STILISTICO DELL'EPISTULA AD LUCILIUM 94.1-51". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/44650.

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La tesi verte sull’attività politica e filosofica di Seneca. Si dimostra che Seneca fu un politico, che fece uso della proprie conoscenze filosofiche come di un instrumentum regni, prima, quando fu il maestro di Nerone (durante il cosiddetto Quinquennium felix), in seguito, quando compose le Epistulae Morales ad Lucilium. Con questo corpus di lettere Seneca ambiva a fornire un’educazione etica ai futuri leaders politici, che avrebbero dovuto governare conformemente alla filosofia stoica. Inoltre, nella tesi si dimostra che Seneca considerava la poltica come un instrumentum philosophiae, in quanto attraverso l’attività politica la contemplazione filosofica si volge in azione, che guida l’esistenza umana. La seconda parte della tesi fornisce un commento lemmatico, filosofico, storico e stilistico, dell’Epistula 94.1-51. In questo testo Seneca esprime la propria visione progressita della vita individuale e sociale. Suggerisce inoltre di guardare a lui come all’Agrippa di Età neroniana, impegnato a combattere contro la decadenza morale di Roma. Seneca ci consegna anche la chiave di accesso alla comprensione del Principato neroniano, con particolare attenzione posta alla Domus Aurea.
This thesis focuses on Seneca’s political and philosophical work. I show that Seneca was a politician who made use of his philosophical knowledge as an instrumentum regni, before, when he was Nero’s tutor (during the so-called Quinquennium felix), after, when he wrote his Epistulae Morales ad Lucilium. With his body of letters, he aimed to provide ethical education to future political leaders ruling according to Stoic philosophy. Moreover, this thesis shows that Seneca regarded politics as an istrumentum philosophiae, as through politics philosophical contemplation turns into action, directing human life. The second part of this thesis provides a lemmatic philosophical, historical and stylistic commentary of Seneca’s Epistula 94.1-51. In this letter Seneca confers his progressive view of individual and social life. He also suggests to us to regard himself as the Neronian Agrippa, busy fighting against moral decadence in Rome. He also gives us the key to understand the Neronian Age, in greater detail the Domus Aurea.
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Gallarini, L. "I ROMANZI DEGLI ARTISTI. CONFLITTI GENERAZIONALI E DI 'GENERE' NELL'OPERA DI GIUSEPPE ROVANI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/218730.

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In his novels, the Italian writer Giuseppe Rovani (1818-1874) expressed the hopes and disillusions of the young men born after the Battle of Waterloo, and recounted their generational fight against the “cruel fathers”, who were considered guilty of having betrayed the Revolution of Bonaparte. The rejection of the patriarchal authority was mated by Rovani with the proposal of a new merit-based society, to be built around a middle class of young people dedicated to a free and disinterested artistic activity. Later, this suggestion was met with enthusiasm by the young members of the art movement "Scapigliatura", who raised to fame after the end of the Risorgimental riots and the unification of Italy. However, the loyalty to the old Napoleonic world view prevented Rovani from understanding his own contemporary times, and thus prevented him from going far beyond the historical novel.
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Giordani, Sebastiano <1966&gt. "La base e il vertice. Uno studio sul Pci in Emilia-Romagna negli anni del compromesso storico (1972-1979)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5408/1/giordani_sebastiano_tesi.pdf.

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La ricerca analizza la relazione che intercorre tra la linea politica del Pci e il modo in cui tale linea viene interpretata dalla base del partito in Emilia-Romagna negli anni Settanta.
The research concerns the relationship between the Italian Comunist Party’s policy and the opinions of the party’s rank and file about that policy. The focus of interest is the Emilia-Romagna region in the Seventies.
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Giordani, Sebastiano <1966&gt. "La base e il vertice. Uno studio sul Pci in Emilia-Romagna negli anni del compromesso storico (1972-1979)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5408/.

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La ricerca analizza la relazione che intercorre tra la linea politica del Pci e il modo in cui tale linea viene interpretata dalla base del partito in Emilia-Romagna negli anni Settanta.
The research concerns the relationship between the Italian Comunist Party’s policy and the opinions of the party’s rank and file about that policy. The focus of interest is the Emilia-Romagna region in the Seventies.
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Paulson, Alexander. "Voluntas : force d’âme, libre arbitre et volonté du peuple chez Cicéron". Thesis, Paris 4, 2017. http://www.theses.fr/2017PA040197.

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La volonté : peu de termes reviennent dans des débats aussi nombreux et aussi divers ; peu se prêtent à un aussi large éventail de registres, de l’ordinaire au sacré. Mon travail voudrait introduire à la notion de volonté chez Cicéron, et aux nouveaux champs sémantiques ouverts par lui pour la postérité. Le rôle accordé à lui jusqu’ici dans les généalogies de la volonté a été au mieux mineur. Mais les archives numériques confirment un fait curieux : tout le corpus latin antérieur à Cicéron contient environ 25 occurrences de voluntas ou de ses formes déclinées. Dans le seul corpus cicéronien, le mot apparaît 644 fois. Sa théologie pense l’univers en tant qu’il est déterminé par la mens ac voluntas des dieux, et fait passer le progrès de l’âme par la contemplation de la volonté divine. La voluntas est centrale dans sa réflexion sur l’émotion et la responsabilité en contexte judiciaire. Dans ses traités philosophiques, il adapte l’éthique stoïcienne et fait de la volonté le siège de la progression morale. En outre, c’est Cicéron et non Lucrèce qui a le premier examiné la liberté du vouloir humain : lorsqu’il entreprit, à trente-six ans, l’accusation de Verrès, puis dans le De fato, où sa défense de la libera voluntas mobilise le Portique et l’Académie contre le Jardin. Enfin, Cicéron invente la volonté du peuple telle que nous la connaissons. Le plus grand orateur romain, pionnier de la pensée politique de langue latine, fait de la voluntas populi la force agissante d’une république souveraine. Son idée de la volonté populaire contient d’ailleurs en germe les problèmes de représentativité des élites que nos démocraties électorales cherchent encore à résoudre
The will : few words feature in so many distinct debates, nor range so vastly from the simple to the sacred. This thesis is intended to provide a thorough study of the notion of will in Cicero, and of the new semantic pathways he opens for posterity. The role attributed to him in genealogies of the will has been relatively minor. But digital archives confirm a curious fact: all extant Latin texts prior to his lifetime yield around two dozen occurrences of voluntas and its cognates. In the texts we have, Cicero uses the word 644 times. His theology examines the character of the world determined by the mens ac voluntas of the gods, and the improvement of the soul in the contemplation of divine will. Voluntas propels and inspires Cicero’s study of emotion in criminal liability. In the Tusculan Disputations and De officiis, he adapts Stoic ethics to propose the will as locus of moral progress. Further, it was Cicero, not Lucretius as some have argued, who first considered the “freedom” of human will – as a 36-year-old prosecutor, and then in the De fato, where his argument for libera voluntas marshals the Stoa and Academy to repudiate the Epicureans. Finally, Cicero invents “the will of the people” as we know it. Rome’s greatest orator and the pioneer of political thought in Latin, he makes voluntas populi the catalyzing force of a sovereign republic. So too does he sow problems of elite “trusteeship” into his notion of popular will, problems which electoral democracies still struggle to resolve
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Cacciaguerra, Giuseppe Andrea. "Archeologia del territorio tra Siracusa e Catania in età romana e medievale". Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1610.

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Le ricerche condotte nel corso dell ultimo decennio nell area megarese (Augusta, Melilli e Priolo Gargallo, SR) hanno permesso di delineare chiaramente lo sviluppo e le trasformazioni del paesaggio rurale tra l età romana e il Medioevo. I risultati più interessanti sono stati evidenziati per il Tardoantico e l Altomedioevo grazie alle recenti acquisizioni e seriazioni delle ceramiche. Il quadro che è stato delineato ha permesso di evidenziare una generale continuità di vita tra l età repubblicana e il IV secolo e tra il VII e il IX secolo, con limitati fenomeni di abbandono, mentre è chiara una cesura avvenuta nel V secolo e, successivamente tra il IX e il X secolo, quest ultimo certamente a causa dello scontro bellico tra Bizantini e Arabi, con l abbandono di gran parte degli insediamenti del territorio. Parallelamente, lo sviluppo degli insediamenti rupestri, con la funzione di siti-rifugio, conferma da un lato l incertezza di questa fase, ma parallelamente gli insediamenti costieri indicano una continuità di vita che si protrae senza cesure fino al IX secolo. Proprio su questo punto sono state concentrate le ricerche che hanno sottolineato, come in altri contesti del Mediterraneo, che tra VIII e IX secolo gli scambi sulla lunga distanza proseguirono, certo su scala minore, e non furono interrotti dalle vicende belliche.
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Pignatello, Rosario. "Il patrimonio archeologico tra Avola e Pachino Organizzazione topografica della Cuspide Orientale in periodo romano e tardo antico". Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/4003.

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Il contributo verte sul'inquadramento topografico in periodo antico del territorio di Avola. Il comprensorio investigato negli anni senza una programmazione sistematica delle ricerche, attraverso lo studio del materiale edito; la ricerca dagli archivi della Soprintendenza di Siracusa (materiale archeografico); la programmazione di ricognizioni autoptiche offre spunti interessanti per l'organizzazione delle dinamiche insediative di periodo romano e tardo antico.
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Merckel, Cécile. "Seneca theologus : la religion d'un philosophe romain". Phd thesis, Université de Strasbourg, 2012. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00796579.

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Cette étude des différents aspects de la théologie et de la religion de Sénèque, basée sur l'ensemble du corpus sénéquien, offre une perspective sur l'évolution et l'adaptation de la doctrine stoïcienne en contexte romain. Elle considère le phénomène religieux à la fois du point de vue de la religion civile du citoyen et de la piété intérieure de la personne. La diversité d'une œuvre mi-philosophique mi-poétique impose un point de vue plus synchronique que diachronique (même si l'évolution de la pensée de l'auteur est prise en compte), qui privilégie l'exégèse en fonction des genres littéraires et de leurs codes. La 1ère partie analyse les dominantes de la conscience religieuse romaine (l'opposition religio/superstitio), éclairées par l'héritage critique. La 2ème partie démontre que Sénèque cherche toujours à trouver une valeur aux discours de la religion traditionnelle et des poètes sur le dieu. Sa situation de philosophe homme d'état le contraint à faire des concessions, notamment au sujet du culte impérial. La 3ème partie fait un bilan doctrinal sur le monisme stoïcien et sur son appropriation par Sénèque, qui laisse la place à une vraie émotion religieuse à l'égard du deus rationnel. La hiérophanie progressive de la divinité par le progressant en sagesse implique un glissement de la physique vers l'éthique. La 4ème partie s'attache à la question de la recherche d'un langage adéquat pour définir la divinité. La 5ème partie traite du rapport de l'individu à la divinité. L'homme, héroïque dans son dépassement de la contingence, se hisse par un exercice de la pensée au rang du deus, jusqu'à leur communion dans la sagesse pure, notamment grâce à la prière philosophique.
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González, Rendón Diony. "Cicero Platonis Aemulus : une étude sur le De Legibus de Cicéron". Thesis, Paris 4, 2017. http://www.theses.fr/2017PA040009.

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Cette thèse étudie la réception de la philosophie de Platon à Rome au cours du premier siècle av. J.-C., en s´attachant plus particulièrement à la façon dont Marco Tulio Cicéron interprète, étudie, traduit et imite l´œuvre du philosophe grec. Nous y analysons également la réception qu´en font les stoïciens étant donné que le platonisme romain et plus concrètement celui que Cicéron connait, est tributaire des enseignements des maîtres stoïciens de Rome.Cette réception sera le point de départ pour comprendre comment Cicéron imite et émule le style et le contenu des dialogues de Platon et cela afin de rendre compte des différences et des similitudes entre leurs doctrines philosophiques. Cette thèse permettra de révéler l´influence que la philosophie de Platon a eu sur la configuration de la pensée et du langage philosophique à Rome ainsi que sur celle du domaine religieux et de celui de la législation romaine.Le De Legibus de Marco Tulio Cicéron sera l´œuvre-pivot de notre recherche. Ce dialogue n´a pas été exclusivement rédigé en tant qu´une imitation du style et du contenu des Lois de Platon; en effet, son contenu reflète non seulement l´importance qu´a eu le dialogue platonicien en tant que modèle dans l´élaboration des dialogues philosophiques de Cicéron, mais plus exactement celle de sa perspective politique et philosophique telle qu´elle est exposée dans le De Oratore, De Re Publica et le De Legibus.C´est à partir du langage que nous aborderons le processus d´imitation et d´émulation, c´est-à-dire que dans un premier temps, nous analyserons la façon dont Cicéron traduit l´œuvre de Platon. Nous observerons ensuite comment Cicéron adopte la structure rhétorique du dialogue platonicien. Finalement, nous présenterons la notion de loi naturelle comme élément grâce auquel nous montrerons l´empreinte du platonisme contenu dans le De Legibus. Il est pertinent de souligner que ce platonisme cicéronien a été marqué par un dialogue constant entre les différentes traditions stoïciennes, académiciennes et péripatéticiennes tout autant que par les disputes contre les épicuriens et les griefs nourris par une réalité romaine déchirée par une crise politique et spirituelle
The following dissertation examines the reception of Plato’s philosophy in Rome, with special focus on how Marcus Tullius Cicero, between the years I to C. approximately, receives, studies, translates and imitates the work of the Greek philosopher. Furthermore, it analyses the way in which the Stoics received Plato’s philosophy, considering the fact that Roman Platonism, and that of Cicero in particular, was communicated by the Stoic teachers of Rome.This reception will be the starting point in order to comprehend Cicero’s imitation and emulation of the style andcontent in the dialogues of Plato, and to perceive similarities as well as dissimilarities in his philosophic doctrines. This dissertation will highlight the influence that Plato’s philosophy exerted on the development of the thoughts and philosophic language of Rome, as well as its contribution to Roman religion and legislation.The point of reference for this paper is the De Legibus by Marcus Tullius Cicero. The dialogue was not composedexclusively as an imitation of the style and content of Plato’s The Laws; instead, it reflects the importance of the Platonic dialogue as a model for the philosophic dialogues which Cicero formed, specifically the political and philosophical proposition that Cicero presents in De Oratore, De Re Publica and De Legibus.The process of imitation and emulation will be addressed from a linguistic perspective. In other words, an analysis ofhow Cicero translates the work of Plato will be followed by an observation of how Cicero adapts the rhetorical structure of the Platonic dialogue. Finally, the paper will discuss the notion of the natural law as an element through which it is possible to demonstrate the Platonism that encompasses Cicero’s De Legibus. It is also worth mentioning that Cicero’s Platonism was characterized by the continuous interchange with the various Stoic, Academics and Peripatetic traditions, the disputes with Epicureans, and the objections of a Roman society immersed in a political and spiritual crisis
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Sanchini, Elisabetta. "Tecniche geomatiche 3D per un approccio integrato alla conoscenza di un bene storico: la Pieve di San Michele in Acerboli in Santarcangelo di Romagna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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L’accurata documentazione del patrimonio culturale ed artistico, finalizzata alla comunicazione e alla salvaguardia dello stesso, è un’esigenza espressa dall’intera comunità culturale e scientifica. Le moderne tecniche geomatiche offrono validi strumenti di rilievo tridimensionale di dettaglio: i modelli 3D costituiscono la base di partenza per la divulgazione culturale e didattica del patrimonio storico e per lo svolgimento di analisi settoriali e temporali sugli oggetti rilevati. La presente tesi di laurea è finalizzata alla restituzione tridimensionale di un edificio storico, operata integrando dati acquisiti mediante tre diverse tecniche di rilievo geomatico: rilievo topografico con total station, laser a scansione terrestre e rilievo fotogrammetrico per la modellazione tridimensionale image-based. La struttura presa in esame è la Pieve di San Michele in Acerboli in Santarcangelo di Romagna, risalente alla metà del VI secolo e costituente uno dei più significativi e rappresentativi esempi di architettura ecclesiastica alto medievale del territorio romagnolo. La procedura di elaborazione seguita per l’ottenimento del modello tridimensionale del bene storico mette in risalto le potenzialità e le criticità inerenti l’integrazione di dati acquisiti con diverse tecniche geomatiche, ed il modello tridimensionale ottenuto suggerisce ulteriori applicazioni, dalla realtà virtuale ed aumentata ad implementazioni in ambiente HBIM.
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Pià, Comella Jordi. "Philosophie et religion dans le stoïcisme impérial romain. Étude de quelques cas : Cornutus, Perse, Epictète et Marc-Aurèle". Thesis, Paris 4, 2011. http://www.theses.fr/2011PA040255.

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Comment les Stoïciens concilient-ils l’exigence d’une piété intérieure, reposant sur l’obéissance à un dieu rationnel avec la défense des rites traditionnels ? Après avoir étudié les oscillations constantes chez les Stoïciens grecs entre la légitimation et la condamnation des cultes civils, nous montrons que les Stoïciens impériaux, Cornutus, Perse, Épictète et Marc- Aurèle, prolongent le débat sur la relation entre philosophie et religion sous une perspective différente, en l’acclimatant au contexte politico-religieux de la Rome impériale et en l’adaptant à la nature du destinataire et aux stratégies persuasives de chaque œuvre
How can the stoics reconcile the research of rational piety based on moral perfection with the legitimization of the ritualism and traditional representation of pagan gods? After studying the constant oscillation between the legitimization and condemnation of traditional rites in ancient stoicism, we demonstrate that the roman stoics, Cornutus, Persius, Epictectus and Marcus Aurelius, address the same question, but with two essential specifics : adapting it to the political-religious context of Imperial Rome and paying particular attention to their readers as to the pedagogic strategist to grant its moral conversion
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Deniz, Machín Deyvis. "La percepción en el debate filosófico de las escuelas helenísticas. Consideraciones epistemológicas y planteamientos éticos". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2021. http://hdl.handle.net/10803/672859.

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La presente investigación está orientada al estudio de la filosofia helenística, pero, más precisamente, a la reconstrucción del debate filosófico que los miembros de las escuelas y orientaciones helenísticas sostuvieron en tomo a la percepción. La aproximación procede diacrónica y sincrónicamente, recabando, por un lado, los planteamientos fundacionales de cada una, y mostrando, por otro, la recepción y evolución que estos reciben de paite de sus seguidores a la luz de los cuestionamientos de posiciones rivales. De ello emerge un debate filosófico qne, vehiculizado en griego y en latín, ocurre tanto intra como extra muros, cuya duración se prolonga durante varios siglos bajo complejas circunstancias sociopolíticas. Tal procedimiento permite la elaboración de un amplio mosaico mediante el que es posible apreciar en su dimensión histórica la heterogeneidad de temas y tópicos que forman parte integral del debate filosófico que sobre la percepción llevan a cabo las escuelas y orientaciones del período, a saber: físicos, onto-lógicos, epistemológicos, éticos e incluso médico-fisiológicos, en los cuales nuestro estudio repara constantemente en función de su relevancia. Se advierte, a su vez, la contribución tanto de la medicina como de los filósofos presocráticos; si bien los segundos se ocupan por vez primera de abordar y tematizar el problema de la percepción, la primera progresa en el estudio de las partes y funciones del cuerpo. Los términos y voces técnicas cuidadosainente empleados en la búsqueda por delimitar y precisar aspectos del problema, si bien en gran parte son heredados de los planteamientos tanto presocráticos como clásicos, acaban siendo resignificados en función de los encuadres que son propios del período helenístico. En su especificidad se repara constantemente en la esperanza, desde luego, de llamar la atención sobre su relevancia, pero, a su vez, en la de poder elaborar en un futuro un glosario greco-latino que pueda contribuir a la iluminación del problema que es objeto de estudio de la presente investigación: temas y tópicos, por un lado, y términos y voces, por otro, evidencian el grado de refinamiento técnico del proceder de los pensadores helenísticos. Los encuadres anteriormente referidos permiten llevar a cabo una exploración suficientemente pormenorizada de los plai1teamientos y argumentos avanzados por los miembros de las escuelas y orientaciones helenísticas, incluso si las más de las veces solo se tienen noticias de ellos a través de rep01ies indirectos de segunda, tercera o hasta, en ocasiones, de cuarta mano, razón por lo cual ocurre que la iluminación de algún planteamiento puntual depende de los argumentos y posiciones de otros miembros que, a pesar de no ser necesariamente contemporáneos, se posicionan en primera persona. Pese a que la papirología y la epigrafía han contribuido a subsanar lagunas importantes, ya sea proporcionando nuevos testimonios ya sea c01Toborando o desmintiendo otros, este es uno de los factores que obliga a ofrecer conclusiones, si bien fundadas y razonadas, solo tentativas.
The present research, focused on the Hellenistic philosophy, aims at shedding a new light on the philosophical debate that about perception was carried out by the philosophical schools/orientations which flourished throughout the so-called Hellenistic period. The research proceeds both diachronically and synchronically; not only by gathering ‒when possible‒ the first-and-foundational theses initially set forth by each school’s/orientation’s masters, but also by paying a careful attention to their reception, their evolution or their eventual ‒if any‒ reformulations at the hands of their disciples and subsequent members, all of which was motivated mainly by the permanent and the reciprocal criticisms of with each other. As a result, it then emerges an enduring philosophical debate which has been handed down both in Greek and in Latin through direct as well as indirect sources; historically speaking, such a debate took place not only from within but also outside the walls of each school/orientation. As far as chronology is concerned, its length carried on during several centuries ‒even echoing down, roughly speaking, till nowadays‒ under the sociopolitical upheavals derived by, in principle, Alexander’s military enterprise. In virtue of the aforementioned proceeding, the present research aims thus at offering a mosaic of wide spectrum, as detailed as veridical ‒even if tentative‒ as possible, of the philosophical reflection of the period, through which it then is possible to reflect also on the so many multifarious other topics, such as the ontological and the physiological ones, as well as the physical, the epistemological and ‒among many others‒ the ethical ones, upon which the debate on perception ultimately rests. In that regard, special attention is paid both to medicine and «pre-Socratic» philosophy, since both help foreshadowing the Hellenistic debate: if ‒as Theophrastus reports‒ the latter pondered, in fact, for the first time on perception, the former achieved astonishing enhancements through the study of the percipient’s bodily parts, say, their organs and functions. Likewise, an especial emphasis is put on the technical terms chosen and selectively employed by each school/orientation in their seeking to demarcate ‒if not all‒ the most relevant aspects inherent to the problem of perception, hoping so to be then able of elaborating in the near future on a sort of Greco- Latin lexicon by which the Hellenistic debate does end up even better spelt out. Although over the last century textual evidence has considerably increased and, consequently, some textual deficiencies has been emended either by papyri or epigraphy, our conclusions, even if reasoned and justified, should only be tentative.
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Canu, Claudia. "Yasmina Khadra, Andreu Martín et Giorgio Todde : la méditerranée se colore de noir ou le renouvellement du roman policier". Thesis, Paris 4, 2011. http://www.theses.fr/2011PA040002.

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Cette thèse porte sur l’étude comparée des œuvres de trois romanciers contemporains : Andreu Martín, Yasmina Khadra et Giorgio Todde. Si ces trois écrivains diffèrent par la nationalité, la langue et le style d’écriture, ils ont élu à un moment ou à un autre de leur carrière le roman policier et plus particulièrement le « noir » comme genre d’écriture. L’analyse de leur production policière de 1980 à 2010 tend à montrer les points de convergence et de divergence révélateurs d’une présupposée culture méditerranéenne. Entre Espagne, Algérie et Italie la Méditerranée s’impose comme espace géographique commun, mais également comme lieu de rencontre de différentes cultures. Les objectifs prioritaires ont été d’inscrire dans un cadre théorique les enjeux du roman policier face à la modernité et plus particulièrement les aspects significatifs à la vue des caractéristiques des trois auteurs comme la relation à l’Histoire, l’articulation entre individuel et collectif ou encore le rapport entre Histoire, mythe et vérité. Les particularités de chacun des trois romanciers et l’insertion de leur production dans le cadre géographique spécifique de leur pays d’origine constituent un axe de recherche majeur de la thèse. Pour ne pas restreindre le champ d’investigation il a été opéré une ouverture des perspectives : la Méditerranée comme espace géographique, historique et culturel en partage ; le concept d’insularité comme double condition, à la fois géographique et d’esprit ; ou encore le « noir méditerranéen » ont ainsi bénéficié d’un développement particulier
This doctorial dissertation encompasses a comparative study of three contemporary authors: Andreu Martín, Yasmina Khadra and Giorgio Todde. Although the three writers differ in their nationality, language and writing style, they have all selected the detective novel and more particularly hardboiled fiction as their genre of choice. The body of this study focuses on the works created between 1980 and 2010. Through the analysis of these novels several revealing commonalities and differences have been discovered about a possible “Mediterranean culture”. Whether it be Spain, Algeria or Italy, the Mediterranean emerges then not only as a shared geographical space, but also as a meeting point between these diverse cultures. The principal objectives of this study are to place the specific tools and aspects of the detective novel within the theoretical domain of “modernity”, and an analysis of the significant articulations made by these three authors such as: their use of History, their representation of “the individual” versus “the collective”, and the relationship between History, myth, and truth in their novels. The particularities of all three novelists and the insertion of their literary production within the specific geographical environment of their country of origin constitute the focal point and principal axis of research of this dissertation. However, an open perspective has lead to the analysis of various concepts which particularly develop an understanding of that focal point. Among them the Mediterranean as a geographical, historical and cultural space shared by many; the concept of insularity as a double condition, as in a condition that is at the same time geographical and emotional; and the concept of a “Mediterranean hardboiled” fiction have revealed themselves as the most significant
Questa tesi si basa sull’analisi comparata delle opere di tre scrittori contemporanei: Andreu Martín, Yasmina Khadra eGiorgio Todde. Sebbene questi tre romanzieri differiscano per nazionalità, lingua e stile di scrittura, si accomunanoper aver eletto ad un dato momento della loro carriera il romanzo poliziesco e più precisamente il “noir” come generedi scrittura. L’analisi della loro produzione poliziesca, dal 1980 al 2010, tende a dimostrare i punti di convergenza edivergenza rivelatori di una presupposta cultura mediterranea. Tra la Spagna, l’Algeria e l’Italia il Mediterraneos’impone come spazio geografico comune, così come luogo d’incontro di diverse culture. Gli obiettivi prioritari sonostati quelli di iscrivere in un quadro teorico i meccanismi del romanzo poliziesco, il suo rapportarsi alla modernità epiù precisamente gli elementi significativi che emergono dallo studio delle caratteristiche dei tre autori. Tra questi sievidenziano la relazione alla Storia, il rapporto tra l’individuale e il collettivo o ancora l’articolarsi tra Storia, mito everità. Le caratteristiche di ognuno dei tre autori e l’inserimento delle loro produzioni letterarie nello specifico quadrogeografico dei rispettivi paesi d’origine costituiscono un asse di ricerca della tesi. Per non limitare il campod’investigazione si è proceduto ad un ampliamento delle piste di ricerca: il Mediterraneo come spazio geografico,storico e culturale in comune; il concetto d’insularità come doppia condizione, geografica e d’animo e infine il “noirmediterraneo”
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BOZZA, SARA. "ARCHITETTURA IONICA A HIERAPOLIS DI FRIGIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10487.

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La ricerca di dottorato si inserisce nel quadro delle attività della MAIER – Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia (Pamukkale, Turchia) e nel filone degli studi di architettura antica relativi ai complessi edilizi dei centri microasiatici. Vengono analizzati, in particolare, alcuni edifici e materiali architettonici di ordine ionico emersi dalle recenti indagini di scavo, allo scopo di fornire una ricostruzione dei monumenti nella planimetria e negli alzati, ma anche delle loro funzioni e le destinazioni d’uso; parallelamente si è sviluppata l’analisi del linguaggio formale delle architetture, allo scopo sia di definire le cronologie degli edifici sia di inserirli nel più ampio fenomeno della decorazione architettonica microasiatica, rintracciandone gli eventuali modelli, anche in rapporto al complesso problema dell’attività delle maestranze, per fornire un quadro aggiornato delle modalità di impiego dell’ordine ionico a Hierapolis di Frigia nel corso dell’età imperiale. La ricerca ha affrontato i due complessi santuariali del centro cittadino: nel Santuario di Apollo vengono analizzati il Tempio C, una serie di eccezionali capitelli ionici con collarino decorato e un consistente gruppo di elementi architettonici riferibili ad un portico di temenos (di ordine corinzio); nel Ploutonion si sono indagati alcuni materiali riferibil invece ad un portico ionico, posto a coronamento del theatron rituale.
This doctoral research is part of the activities of MAIER – Italian Archaeological Mission in Hierapolis of Phrygia (Pamukkale, Turkey) and of the investigation field on the ancient architecture in Asia Minor. Some buildings and architectural blocks of Ionic order, recently discovered, are analyzed in order to achieve a reconstruction of the monuments, not only of the plan and elevation, but also of the ancient functions and use of the buildings. The stylistic analysis is also very important, to determine the chronology of the monuments and to relate the Ionic architecture of Hierapolis with the other urban centres in Asia Minor and their architectural tradition during the Imperial period. The dissertation is focused on both the sanctuaries of Hierapolis: in the Sanctuary of Apollo, the research analyzes the Temple C, a series of Ionic capitals with decorated hypotrachelion, and a group of architectural blocks from a (Corinthian) temenos portico; in the Ploutonion, the focus is on a series of blocks from an Ionic Stoa, related to the cultic theatre.
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BOZZA, SARA. "ARCHITETTURA IONICA A HIERAPOLIS DI FRIGIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10487.

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La ricerca di dottorato si inserisce nel quadro delle attività della MAIER – Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia (Pamukkale, Turchia) e nel filone degli studi di architettura antica relativi ai complessi edilizi dei centri microasiatici. Vengono analizzati, in particolare, alcuni edifici e materiali architettonici di ordine ionico emersi dalle recenti indagini di scavo, allo scopo di fornire una ricostruzione dei monumenti nella planimetria e negli alzati, ma anche delle loro funzioni e le destinazioni d’uso; parallelamente si è sviluppata l’analisi del linguaggio formale delle architetture, allo scopo sia di definire le cronologie degli edifici sia di inserirli nel più ampio fenomeno della decorazione architettonica microasiatica, rintracciandone gli eventuali modelli, anche in rapporto al complesso problema dell’attività delle maestranze, per fornire un quadro aggiornato delle modalità di impiego dell’ordine ionico a Hierapolis di Frigia nel corso dell’età imperiale. La ricerca ha affrontato i due complessi santuariali del centro cittadino: nel Santuario di Apollo vengono analizzati il Tempio C, una serie di eccezionali capitelli ionici con collarino decorato e un consistente gruppo di elementi architettonici riferibili ad un portico di temenos (di ordine corinzio); nel Ploutonion si sono indagati alcuni materiali riferibil invece ad un portico ionico, posto a coronamento del theatron rituale.
This doctoral research is part of the activities of MAIER – Italian Archaeological Mission in Hierapolis of Phrygia (Pamukkale, Turkey) and of the investigation field on the ancient architecture in Asia Minor. Some buildings and architectural blocks of Ionic order, recently discovered, are analyzed in order to achieve a reconstruction of the monuments, not only of the plan and elevation, but also of the ancient functions and use of the buildings. The stylistic analysis is also very important, to determine the chronology of the monuments and to relate the Ionic architecture of Hierapolis with the other urban centres in Asia Minor and their architectural tradition during the Imperial period. The dissertation is focused on both the sanctuaries of Hierapolis: in the Sanctuary of Apollo, the research analyzes the Temple C, a series of Ionic capitals with decorated hypotrachelion, and a group of architectural blocks from a (Corinthian) temenos portico; in the Ploutonion, the focus is on a series of blocks from an Ionic Stoa, related to the cultic theatre.
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Lucciano, Mélanie. "Paene Socratico genere : figures de Socrate dans la littérature et la philosophie à Rome de Plaute à Sénèque". Thesis, Paris 4, 2013. http://www.theses.fr/2013PA040071.

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Lorsque, au IVe siècle, les Romains rendirent hommage à la sagesse, ils érigèrent une statue de Pythagore. Pline l’Ancien s’en étonne : pourquoi n’a-t-on pas plutôt choisi Socrate ? Cette interrogation reflète l’intégration progressive de la figure du philosophe athénien à Rome, depuis le IIe siècle av. J.C. jusqu’à l’œuvre de Sénèque qui intériorise le modèle socratique d’enseignement.Est d’abord réuni le corpus exhaustif des occurrences de Socrate dans une perspective diachronique. Les passages sont contextualisés dans l’économie de l’œuvre, son genre et les objectifs de chaque auteur. La source grecque est, si possible, identifiée : la présence de Socrate sert alors de marqueur de la lecture des textes de Platon, de Xénophon, mais aussi d’autres Socratiques comme Eschine.Dans un second temps, les textes sont étudiés selon des regroupements chronologiques et thématiques : est alors définie une double réception de Socrate, entre valorisation et mépris, qui s’articule autour de sa grandeur, son rôle fondateur pour les écoles de pensée hellénistiques, sa mort courageuse et, à rebours, sa dénonciation de la rhétorique ou le caractère inutile des propos des Socratiques pour lutter contre les passions. Au mode de vie philosophique qu’incarne Socrate s’oppose parfois celui défini par le mos maiorum, ou encore par le poète élégiaque. Se dévoilent différentes interprétations de Socrate, ancêtre du cynisme et du stoïcisme, probabiliste ou transcendantaliste, ouvrant ainsi la voie à un transfert culturel des œuvres, mais aussi de leurs exégèses. Que ce soit dans une perspective historiographique, philosophique ou littéraire, Socrate devient peu à peu un exemplum, un modèle de vie
When, in 343 B.C., the Romans paid tribute to wisdom, they built a statue of Pythagoras. Why was not Socrates chosen instead ? Pliny the Elder wonders. This interrogation reflects the progressive integration of the figure of the Athenian philosopher in Rome, from the second century B.C. until the work of Seneca which internalises the Socratic teaching model.At first, the exhaustive corpus of the occurrences of Socrates is gathered in a diachronic perspective. The passages are contextualized in the entire work, its genre and the purposes of every author. The Greek sources are, when possible, identified : the presence of Socrates serves then as a marker for the reading of the texts of Plato, Xenophon, but also other Socratics like Aeschines.Secondly, the texts are studied according to chronological and thematic groupings : a double reception of Socrates is then defined, between praise and contempt, which articulates around his greatness, his founding role for the Hellenistic philosophic schools, his courageous death and, on the contrary, his denunciation of rhetoric or the fact that Socratics’ theories are useless to fight against passions. The philosophic lifestyle embodied by Socrates sometimes contrasts with the one defined by the mos maiorum, or by the elegiac poets. Various interpretations of Socrates come to light, as an ancestor of Cynicism and Stoicism, as a sceptic or a transcendentalist, paving the way for a cultural transfer of the Greek philosophical works but also of their exegeses. Whether it be in an historiographic, philosophic or literary perspective, Socrates gradually becomes an exemplum, a model of life
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Terenzi, Raoul. "Transizione agroecologica di fari viticoli". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Negli ultimi anni la gestione del suolo in viticoltura si è evoluta fino a divenire uno strumento chiave per incrementare la sostenibilità dell’ecosistema vigneto e dei comprensori viticoli. Il lavoro di tesi ha investigato diverse strategie di gestione del suolo, incentrate sulla semina autunnale, con modalità ed epoche differenti, di trifoglio brachicalicino nel sottofila, e di sulla, orzo, segale, nell’interfilare. Gli esperimenti sono stati condotti in condizioni ambientali e colturali diverse, in tre vigneti della Romagna, allo scopo di ridurre l’impiego sensibilmente l’impiego di pesticidi e fertilizzanti, incrementare la biodiversità, migliorare la salute, in un contesto di transizione agroecologica. La tesi ha previsto attività formative finalizzate all’acquisizione di conoscenze e competenze sul pascolo ovino con l’obiettivo di introdurre tale pratica nei vigneti che hanno ospitato la sperimentazione. Sono stati condotti rilievi sulla composizione floristica, rilievi vegetativi sulle viti, osservazioni al microscopio ottico su sezioni di tralci, osservazioni sugli animali. I primi dati sperimentali evidenziano le potenzialità delle strategie agroecologiche adottate e la rilevanza della conoscenza per superare la dipendenza da pesticidi e fertilizzanti nella prospettiva di progettare, gestire e disseminare sistemi agrari complessi e arricchire la formazione universitaria attraverso il pensiero sistemico.
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Colborn, Robert Maurice. "Manilius on the nature of the Universe : a study of the natural-philosophical teaching of the Astronomica". Thesis, University of Oxford, 2015. http://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:481db8c5-4a3b-42ff-b301-eafc3e2f9ad8.

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The thesis has two aims. The first is to show that a more charitable approach to Manilius, such as Lucretian scholarship has exhibited in recent decades, yields a wealth of exciting discoveries that earlier scholarship has not thought to look for. The thesis' contributions to this project centre on three aspects of the poem: (I) the sophistication of its didactic techniques, which draw and build on various predecessors in the tradition of didactic poetry; (II) its cosmological, physical and theological basis, which has no exact parallel elsewhere in either astrology or natural philosophy, and despite clear debts to various traditions, is demonstrably the invention of our poet; (III) the extent to which rationales and physical bases are offered for points of astrological theory – something unparalleled in other astrological texts until Ptolemy. The second, related aim of the thesis is to offer a more satisfying interpretation of the poem as a whole than those that have hitherto been put forward. Again the cue comes from Lucretius: though the DRN is at first sight primarily an exposition of Epicurean physics, it becomes clear that its principal concern is ethical, steering its reader away from superstition, the fear of death and other damaging thought-patterns. Likewise, the Astronomica makes the best sense when its principal message is taken to be not the set of astrological statements that make up its bulk, but the poem’s peculiar world- view, for which those statements serve as an evidential basis. It is, on this reading, just as much a poem ‘on the nature of the universe', which provides the title of my thesis. At the same time, however, it finds new truth in the conventional assumption that Manilius is first and foremost an advocate of astrology: it reveals his efforts to defend astrology at all costs, uncovers strategies for making the reader more amenable to further astrological study and practice, and contends that someone with Manilius' set of beliefs must first have been a devotee of astrology before embracing a natural- philosophical perspective such as his. The thesis is divided into prolegomena and commentaries, which pursue the aims presented above in two different but complementary ways. The prolegomena comprise five chapters, outlined below: Chapter 1 presents a comprehensive survey of the evidence for the cosmology, physics and theology of the Astronomica, and discovers that a coherent and carefully thought-out world-view underlies the poem. It suggests that this Stoicising world- view is drawn exclusively from a few philosophical works of Cicero, but is nonetheless the product of careful synthesis. Chapter 2 explores the relationship between this world-view and earlier Academic criticism of astrology and concludes that the former has been developed as a direct response to these criticisms, specifically as set out in Cicero’s De divinatione. Chapter 3 examines the later impact of Manilius’ astrological world-view, as far as it can be detected, assessing the evidence for the early reception of his poem and its role in the history of philosophical astrology. The overwhelming impression is that the work was received as a serious contribution to debate over the physical and theological underpinnings of astrology; its world-view was absorbed into the mainstream of astrological theory and directly targeted in the next wave of Academic criticism of astrology. Chapter 4 looks at the more subtle strategies of persuasion that are at work in the Astronomica. It observes, first, a number of structural devices and word- patternings that set up the poem as a model of the universe it describes. This first part of the chapter concludes by asking what didactic and/or philosophical purpose such modelling could serve. The second part examines how, by a gradual process of habituation-through-metaphor, the reader is made familiar with the conventional astrological way of thinking about the world, which might otherwise have struck him as a baffling mass of contradictions. The third part looks at the use of certain rhetorical figures, particularly paradox, to re-emphasise important physical claims and assist the process of habituation. Chapter 5 takes on the task of making sense of the Astronomica as a whole, seeking out an underlying rationale behind the choice and ordering of material, accounting as well as is possible for its apparently premature end, and asking why, if it is a serious piece of natural-philosophical teaching, it so often appears to be self- undermining. A short epilogue asks what path can have led Manilius to embark on such a work as the Astronomica. It offers a sketch of the author as an adherent (but not a practitioner) of astrology, who had developed a philosophical system first as scaffolding for an art under threat, but had then come to see more importance in that philosophical underpinning than in the activities of prediction. The lemmatised commentaries that follow cover several passages from the first book of the Astronomica. As crucial as the remaining four books are to his natural-philosophical teaching, it is in this part of the poem that Manilius concentrates the direct expositions of his world-view. Like the chapters, the commentaries' two concerns are the nature and the exposition of the work's world-view. Each of the commentaries has its own focus, but all make full use of the format to tease out the poet's teaching strategies and watch his techniques operate 'in real time' over protracted stretches of text. Finally, an appendix presents the case for the Astronomica as the earliest evidence for the use of plane-image star maps. At two points in his tour of the night sky Manilius describes the positions of constellations in a way that suggests that he is consulting a stereographic projection of each hemisphere, and that he is assuming his reader has one to hand, too. This observation casts valuable new light on the development of celestial cartography.
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Flamigni, Gabriele. "La notion de καθῆκον chez les stoïciens romains". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1277324.

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Questa tesi verte sulla maniera in cui i principali Stoici romani, vale a dire Seneca, Musonio Rufo, Epitteto, Ierocle e Marco Aurelio, concepivano e si servivano della nozione di καθῆκον (officium in latino), ereditata dalla tradizione stoica precedente. L’idea centrale che argomentiamo nel corso della tesi è che gli Stoici romani avevano tutti una concezione forte del καθῆκον, che testimonia una loro tendenza teorica comune, derivata dalla riflessione degli Stoici precedenti su questa nozione; inoltre, la prospettiva degli Stoici romani sul καθῆκον ci permette di conoscerne aspetti trascurati dalle fonti dossografiche apparentemente più informative a questo proposito: pensiamo, per esempio, al rapporto fra καθήκοντα e parenesi, all’importanza delle emozioni nel compimento dei καθήκοντα e all’antagonismo fra καθήκοντα e πάθη. Nella letteratura critica esistente sull’etica stoica e sul pensiero degli Stoici romani la tematica del καθῆκον è spesso considerata tangenzialmente rispetto ad altre, soprattutto perché, a eccezione di Epitteto, gli Stoici romani non tematizzano quasi mai la nozione di καθῆκον. Tuttavia, la nostra ricostruzione della rete concettuale del καθῆκον nella tradizione stoica ci permette di riconoscere la presenza, importante sebbene talora implicita, di questa nozione nella riflessione e nell’insegnamento degli stoici romani. Riusciamo così a delineare, per quanto possibile, la concezione del καθῆκον di questi filosofi. Le sujet de cette thèse est la façon dont les principaux stoïciens romains, tels que Sénèque, Musonius Rufus, Épictète, Hiéroclès et Marc Aurèle, ont conçu et employé la notion de καθῆκον (officium en latin), héritée de la tradition stoïcienne précédente. L’idée que nous y soutenons est que les stoïciens romains avaient tous une conceptualisation forte du καθῆκον, témoignant d’une tendance théorique commune entre eux qu’ils dérivaient de la réflexion des stoïciens précédents sur cette notion ; de plus, leur perspective sur le καθῆκον nous permet d’en connaître des aspects négligés par les sources doxographiques apparemment les plus éclairantes à ce sujet : nous pensons par exemple au lien entre καθήκοντα et parénèse, à l’importance des émotions dans l’accomplissement des καθήκοντα et à l’antagonisme entre καθήκοντα et πάθη. Dans la littérature critique existante concernant l’éthique stoïcienne ou bien la pensée des stoïciens romains, le thème du καθῆκον est souvent considéré marginalement par rapport à d’autres, surtout parce que, sauf pour Épictète, les autres stoïciens romains ne thématisent presque jamais la notion de καθῆκον. Cependant, une fois compris le réseau conceptuel du καθῆκον dans la tradition stoïcienne, nous parvenons à reconnaître la présence, importante bien que parfois implicite, de cette notion dans la réflexion et l’enseignement des stoïciens romains. Par cette méthode nous reconstruisons, dans la mesure du possible, la conceptualisation du καθῆκον par ces philosophes. This thesis deals with how the most important Roman Stoics, i.e. Seneca, Musonius Rufus, Epictetus, Hierocles and Marcus Aurelius, conceived and employed the notion of καθῆκον (officium in Latin), that they inherited from the previous Stoic tradition. Our claim is that all the Roman Stoics shared a strong conception of καθῆκον, in accordance with a general theoretical stance derived from the tradition of the earlier Stoics. Moreover, the perspective of the Roman Stoics on this topic allows us to discover some aspects of the καθῆκον that are neglected by the doxographic sources, apparently the most informative ones on this topic: we are thinking, for example, about the link between καθήκοντα and paraenesis, about the importance of emotions in performing καθήκοντα and about the opposition between καθήκοντα and πάθη. In the scholarship concerning Stoic ethics or the thought of the Roman Stoics, the theorical domain of the καθῆκον is often considered tangentially with regards to others, especially because the Roman Stoics almost never focus on the notion of καθῆκον, Epictetus being a notable exception. However, reconstructing the conceptual network of the καθῆκον in the Stoic tradition allows us to recognize its presence, important though sometimes implicit, in the Roman Stoics’ reflection and teaching. Thus, we manage to re-establish, insofar as possible, these philosophers’ conception of καθῆκον.
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MORELLI, DAVIDE. "Atti diplomatici romani, 338-270 a.C. Cronologia e contesto storico". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1440714.

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Il soggetto della tesi è l'analisi degli atti diplomatici romani stipulati durante la conquista romana dell'Italia. Questi atti sono principalmente foedera, paces, societates e amicitiae, con i loro equivalenti greci. A partire dall'analisi sistematica degli atti diplomatici, ho dimostrato che l'attività diplomatica roman portò alla conquista dell'Italia tanto quanto l'attività militare. L'azione diplomatica dei Romani nel panorama politico italico fu differente da quella di altre potenze; di conseguenza, gli atti diplomatici Romani erano molto elaborati (per quanto ci è dato vedere). Infine, molte fonti che sembrano a prima vista incoerenti acquistano senso se analizzate a partire da un'analisi della situazione diplomatica. Le conclusioni riguardano la strategia geopolitica e diplomatica dei Romani fra IV e III sec. a.C. I Romani usarono la diplomazia come strumento di conquista. Furono sofisticati nel redigere gli atti diplomatici, scegliendo con cura clausole e termini e usandoli per promuovere la presenza romana fra altre popolazioni italiche, ampliando i propri orizzonti diplomatici. Con la diplomazia, i Romani presero contatti con molte presenze politiche fra i popoli italici e italioti; stipularono paci, passarono di guerra in guerra - provocandone alcune più utili per loro stessi - , conclusero alleanze che risultarono nell'ampliamento dell'esercito romano, colonizzarono territori, tennero d'occhio le potenze che non erano ancora sotto il loro dominio.
The main subject is the analysis of Roman diplomatic acts stipulated during the Roman conquest of Italy. These acts are mainly foedera, paces, societates and amicitiae, with their Greek equivalents. Starting from the systematic analysis of diplomatic acts, I have argued that Roman diplomatic action led to the conquest of Italy as much as military action. Moreover, Roman diplomatic action in the Italian political landscape was different from other powers; subsequently, Roman diplomatic acts (as far as we can notice) were much elaborated. Finally, many sources thought to be incoherent acquire sense if they are read within a diplomatic analysis. My conclusions concern Roman geopolitical and diplomatic strategy between the IV and III centuries BC. The Romans used diplomacy as a tool of conquest. They were sophisticated in redacting diplomatic acts, carefully choosing clauses and words, and they used them to promote Roman presence among other Italic peoples, widening their diplomatic horizon. With diplomacy, the Romans took contact with many political presences among Italic and Italiote peoples; they made peace, moving onto other wars; they provoked useful wars for them; they made alliances that provided also military enlargements for the Roman army; they colonized territories; they carefully kept an eye on the powers that were not yet under their dominion.
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ZUCCARO, ANDREA. "Aspetti della vita e del principato di Tiberio nella biografia suetoniana. Analisi storico-epigrafica". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1439303.

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La ricerca verte attorno alla riflessione storica sulla figura di Tiberio e sul suo principato seguendo la biografia di Suetonio, il cui racconto è messo a confronto sia con le pagine di Velleio Patercolo, Tacito e Cassio Dione, sia con i dati forniti dalle iscrizioni latine e greche, dalle monete e dai papiri. Al commento storico della narrazione suetoniana seguono un approfondimento sull'attività normativa in età tiberiana e una prosopografia.
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Preston, Tamás Károly. "Veiled Criticism in Seneca's Epistulae Morales". Thesis, 2021. https://hdl.handle.net/2440/134319.

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This thesis aims to illuminate Seneca’s criticisms of Neronian Rome through a novel exploration of the philosopher’s collection of moral letters – the so-called Epistulae Morales ad Lucilium. Noting the glaring absence of court politics in these letters the thesis identifies themes of dissimulation and veiled criticism, penned by Seneca in a concealed manner to ensure his safety during a time of dire political unrest. The first chapter establishes the cultural context of this collection by examining how they fit in with the practice of elite Roman letter writing. This line of inquiry stems from a longstanding question in the scholarship as to whether the Epistulae Morales are letters in the earnest sense, or merely a literary-philosophical exercise contrived by Seneca. The chapter concludes that the letters can be seen as genuine, exchanged with their addressee. They were, however, also written for the wider senatorial class who are clearly the subject of Seneca’s moral discussions. The second chapter examines the circumstances which preceded the writing of these letters in order to identify points of political tension under Nero’s reign. Drawing on the Neronian books of Tacitus’ Annals and earlier Senecan treatises, this chapter identifies themes of political ideology (clemency, libertas, tyranny, superbia) which shaped the ongoing altercations between senate and emperor during Nero’s rule. With the political tensions identified, the third chapter unearths the underhanded ways in which Seneca criticises Nero’s reign throughout the letters. Additionally, this chapter showcases a range of techniques employed by Seneca to disguise his criticisms in order to maintain deniability and avoid persecution. The fourth and final chapter examines Letters 14 and 18 in detail, illustrating the techniques discussed in the preceding chapter and bringing to light Seneca’s veiled criticisms of Nero’s regime. The pair of case studies demonstrates that Senecan criticisms are present throughout the collection, and are apparent in both letters with overt political themes (eg. Letter 14) and those which are, at first glance, seemingly mundane and commonplace (eg. Letter 18).
Thesis (MPhil) -- University of Adelaide, School of Humanities, 2021
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