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Artículos de revistas sobre el tema "Spettroscopia di risonanza magnetica"

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Mortilla, M., A. Federico y N. De Stefano. "Uso della risonanza magnetica spettroscopica del protone nello studio delle malattie della sostanza bianca cerebrale". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 71–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300113.

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Resumen
La risonanza magnetica spettroscopica (MRS) è una tecnica non invasiva per la misura della concentrazione relativa di alcuni composti cerebrali. L'uso di questa tecnica nello studio delle malattie della materia bianca cerebrale ha apportato miglioramenti nella classificazione diagnostica e nelle misure relative all'andamento delle malattie. Un uso più estensivo delle tecniche di risonanza multimodale, comprendenti tomografia RM, spettroscopia ed altre modalità non convenzionali, dovrebbe quindi essere incoraggiato. Ciò permetterà una miglior comprensione della complessa dinamica dei cambiamenti patologici nelle malattie della sostanza bianca ed una più accurata valutazione della progressione e della risposta alla terapia della malattia stessa.
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Mortilla, M., M. Ermini, M. Nistri, G. Dal Pozzo y F. Falcini. "Imaging e spettroscopia RM dell'idrogeno dell'encefalo in soggetti con LES ad esordio pediatrico". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 252. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2115.

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Resumen
Nel 30–60% dei soggetti con LES ad esordio pediatrico è stato descritto un coinvolgimento del SNC. In studi precedenti sono state riscontrate alterazioni metaboliche tramite indagine con SPECT cerebrale. Sono stati studiati con Risonanza Magnetica (Imaging e Spettroscopia 23 soggetti (18 F e 5 M; età media 15, 4 anni; range 8–27) con LES, 20 controlli di età e sesso adeguati, 5 soggetti con forma giovanile di dermatomiosite (5 F), 2 con sclerosi sistemica (1 F e 1 M) e 1 con malattia di Behçet (1 F). Altre 2 ragazze con LES erano state sottoposte all'esame RM, ma sono state escluse dallo studio per il rilievo di grossi artefatti dovuti alla presenza di apparecchio metallico ortodontico fisso. Gli esami sono stati effettuati con apparecchio Philips ACS-NT (Best, Olanda) 1,5T. Sono state eseguite scansioni assiali spin eco T2 e FLAIR, scansioni sagittali turbo T2 (5mm di spessore) e spettroscopia dell'idrogeno di un singolo volume 70times50times20mm (TE 272ms, TR 2000ms) posizionato sulla sostanza bianca sopraventricolare. 16 pazienti affetti da LES presentavano dati anamnestici e clinici di coinvolgimento del SNC: tra questi soltanto 9 hanno mostrato alterazioni all'esame di Imaging preliminare (atrofia e/o piccole lesioni focali della sostanza bianca). Anche in 2 dei pazienti senza sintomi neuropsichiatrici il quadro neuroradiologico è risultato alterato. L'indagine spettroscopica ha evidenziato una correlazione tra l'attività della malattia e la diminuzione dell'N-acetilaspartato espresso come rapporto NAA/Cr. 11 pazienti sono stati esaminati durante la presenza di sintomi neuropsichiatrici: tra questi 5 pazienti sottoposti a un prolungato periodo di trattamento con corticosteroidi per un coinvolgimento sistemico della malattia più marcato hanno mostrato il più basso valore del rapporto NAA/Cr. 2 tra essi hanno mostrato il quadro neuroradiologico nella norma. Dunque la Risonanza Magnetica per immagini e la Spettroscopia possono essere indagini non invasive da utilizzare in soggetti con LES pediatrico sia per rilevare un coinvolgimento precoce dell'encefalo sia per monitorizzare la gravità della malattia.
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Popolizio, T., G. Calabrese, T. Scarabino, M. Germano, R. Mingarelli, P. L. Ciritella y U. Salvolini. "Spettroscopia protonica RM a volume singolo con programma automatico “Probe”". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 1 (febrero de 1997): 29–39. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000103.

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Resumen
La Spettroscopia Protonica a Risonanza Magnetica (MRS) è una tecnica non invasiva che permette di misurare in vivo i livelli di sostanze chimiche differenti fornendo informazioni chimico-metaboliche sulla struttura tissutale. La recente diffusione di tale tecnica e la disponibilità ed il perfezionamento di programmi computerizzati di facile impiego ne rendono possibile l'applicazione su ampia scala permettendo l'attuazione di sofisticati studi di ricerca. L'impiego nella pratica clinica è tuttavia ancora piuttosto scarso sia per limiti tecnici legati alla difficoltà di ottenere risoluzione spaziale e rapporto segnale-rumore ottimali, sia per i lunghi tempi di esame che la maggior parte dei programmi in uso impongono al paziente. Nel nostro studio abbiamo utilizzato il programma PROBE (Single-voxel Proton Brain Exam), con cui è possibile acquisire spettri da singoli volumi di interesse in modo automatico, cosicché il tempo complessivo dell'esame di MRS è di circa 9 minuti, con massima tollerabilità anche da parte di piccoli pazienti sottoposti a studio in narcosi.
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Origgi, D., L. T. Mainardi, A. Falini, G. Calabrese, G. Scotti, S. Cerutti y G. Tosi. "Quantificazione automatica di spettri 1H ed estrazione di mappe metaboliche da acquisizioni CSI mediante Wavelet Packets". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 31–36. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300106.

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La quantificazione dei picchi spettrali del segnale di spettroscopia 1H in risonanza magnetica, utile per un'analisi metabolica dei tessuti in-vivo, richiede un tempo di elaborazione elevato, soprattutto quando si tratta di acquisizioni CSI dove ad essere elaborata è un'intera matrice di dati. Inoltre, la sovrapposizione dei picchi, maggiormente marcata negli spettri con tempo di eco breve (20 ms), rende spesso difficoltosa la separazione dei singoli contributi metabolici. Si propone pertanto un metodo automatico per la quantificazione dei metaboliti, che utilizza l'algoritmo delle Wavelet Packets per scomporre il segnale nel dominio del tempo (FID) in sottobande. La stima dei parametri di ampiezza, fase, frequenza e smorzamento viene quindi eseguita nelle sottobande, dove cadono i picchi di interesse, mediante metodi di predizione lineare basati sulla scomposizione a valori singolari (LPSDV). L'ampiezza stimata dei picchi viene infine utilizzata sia per il calcolo dei rapporti metabolici sia per l'estrazione di mappe metaboliche. Il metodo di quantificazione proposto è stato messo a punto su fantocci e poi applicato alle acquisizioni di volontari sani e infine su alcuni pazienti. L'elaborazione automatica dei dati spettroscopici con il metodo proposto offre la possibilità di studiare in modo efficace ed affidabile i metaboliti cerebrali nonché di rappresentare la loro distribuzione spaziale mediante mappe metaboliche.
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Mezzapesa, D. M., V. Lucivero, I. L. Simone, G. Laddomada, M. Petruzzellis, G. Tortorella y F. Federico. "Valore prognostico della risonanza magnetica spettroscopica protonica nell'ictus ischemico". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 65–69. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300112.

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Resumen
La risonanza magnetica spettroscopica protonica (1H-MRS) è stata applicata allo studio di pazienti con ictus ischemico in fase acuta-subacuta per valutare l'eventuale correlazione tra concentrazione dei metaboliti ed esito funzionale. L'esame è stato condotto su 26 pazienti entro la prima settimana dall'ictus. Il VOI è stato posto sull'area ischemica e su un'area cerebrale apparentemente sana controlaterale simmetrica. A sei mesi dall'ictus è stato valutato l'esito funzionale del paziente applicando la Scandivanian Stroke Scale (SSS) ed il Barthel Index (BI). I segnali provenienti da N-acetilaspartato (NAA), colina (Cho) e creatina-fosfocreatina (Cr) erano significativamente ridotti in confronto con le aree sane controlaterali (p<0,001; p<0,001 e p<0,003 rispettivamente al test di Wilcoxon). In 19 pazienti era presente acido lattico (Lac). Il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman ha mostrato una significativa correlazione positiva tra punteggio SSS a sei mesi e NAA (p = 0,01). I pazienti in cui il Lac era presente avevano un punteggio SSS significativamente più basso (p = 0,049 al test U di Mann-Whitney). L'1H-MRS eseguita in fase acuta-subacuta dell'ictus ischemico fornisce utili informazioni prognostiche.
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Romano, R., R. Lamanna, M. T. Santini y P. L. Indovina. "Confronto di spettri protonici cellulari mediante l'algoritmo di normalizzazione MaSNAl". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 37–43. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300107.

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Resumen
La spettroscopia con risonanza magnetica nucleare è utilizzata, in modo sempre crescente, per studi sia in vivo che in sistemi biologici in vitro, per esaminare variazioni indotte dall'azione di agenti chimici, fisici e biologici. In questo tipo di studi si effettua, in genere, un confronto tra le intensità dei segnali di campioni controllo con campioni trattati per poter ricavare delle informazioni sull'azione dell'agente. I metodi di confronto finora adottati consistono nel quantificare, mediante l'utilizzo di una sostanza di riferimento interna od esterna ai campioni, i segnali nei singoli spettri e nel confrontarne i valori. In questo lavoro, viene presentato un nuovo metodo di confronto, che consiste nel normalizzare gli spettri mediante un nuovo algoritmo. Esso fa riferimento ai segnali nella loro totalità e non richiede, per ottenere informazioni quantitative sulle variazioni relative, di alcuna sostanza di riferimento ( standard). In particolare, l'algoritmo è fondato sulla massimizzazione, mediante una opportuna misura a segno variabile, delle regioni di sovrapposizione degli spettri. L'algoritmo è stato verificato con simulazioni Monte Carlo e con esperimenti di laboratorio, che ne dimostrano l'affidabilità, la precisione e la sensibilità. Infine, è stato applicato a spettri relativi a campioni cellulari per dimostrarne l'applicabilità a campioni biologici reali.
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Simone, I. L., C. Tortorella, F. Federico, V. Lucivero, D. Carrara, P. Giannini, A. Bellacosa y C. F. Andreula. "Contributo della risonanza magnetica spettroscopica del protone (1H-RMS) nella infezione da HIV". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 51–56. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300109.

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Resumen
È stato condotto uno studio combinato di RMI e 1H-RMS (Magnetom Siemens 1,5 Tesla) in 60 pazienti sieropositivi per HIV (n. 25 encefalopatie-HIV correlate, n. 20 toxoplasmosi, n. 8 PML, n. 7 linfomi) e 22 controlli neurologici sieronegativi per HIV. Gli spettri sono stati acquisiti su volumi singoli localizzati su lesioni focali in toxoplasmosi, PML, linfomi o su lesioni diffuse nelle encefalopatie da HIV (sequenza Spin Echo, TE 135 ms). In tutti i sottogruppi HIV si è evidenziato un significativo decremento del rapporto NAA/Cr rispetto ai controlli neurologici, suggerendo un danno neuronale e/o assonale indipendentemente dall'eziologia. Tuttavia il rapporto NAA/Cr era più basso nelle PML e nei linfomi. Un significativo incremento del rapporto Cho/Cr era rilevato nelle encefalopatie da HIV, nelle PML e in particolare nei linfomi ove tale incremento era associato alla presenza del segnale dei lipidi, marker entrambi di un aumentato turnover e sintesi di membrane cellulari. Nelle PML si rilevava infine con elevata frequenza il segnale del lattato. I dati confermano una elevata sensibilità della 1H-RMS nel rilevare una compromissione metabolica cerebrale in corso di infezione da HIV. Nonostante una globale scarsa specificità nel discriminare lesioni di differente eziologia, determinati pattern metabolici possono risultare di supporto alla RMI per la diagnosi eziologica di alcune lesioni, per esempio di PML.
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Rango, M., M. Farabola, M. Canesi, A. Castelli, A. Righini, G. Scarlato, A. Antonini, M. Egidp y G. Pezzoli. "Morbo di Parkinson, esposizione a sostanze tossiche e nuclei della base Uno studio mediante spettroscopia protonica a risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 14, n.º 3_suppl (diciembre de 2001): 47–48. http://dx.doi.org/10.1177/19714009010140s309.

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Ricci, R., G. Barbarella, M. Pastrore Trossello, S. Dal Buono y C. Trevisan. "La spettroscopia di risonanza magnetica del protone nella valutazione degli effetti della chemioterapia intrarteriosa nel trattamento dei tumori cerebrali". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 1_suppl (mayo de 1994): 231–34. http://dx.doi.org/10.1177/19714009940070s142.

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Tedeschi, G., N. Lundbom, R. Raman, S. Bonavita, J. H. Duyn, J. R. Alger y G. Di Chiro. "L'aumento del segnale di colina coincide con la trasformazione maligna dei gliomi cerebrali: Studio longitidinale con imaging di spettroscopia protonica in risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 18–19. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s205.

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Resumen
We tested the hypothesis that proton magnetic resonance spectroscopic imaging (1H-MRSI) can be used as a supportive diagnostic tool to differentiate clinically stable brain tumors from those progressing as a result of either low-to-high grade malignant transformation or of post-therapeutic recurrence. Twenty-seven patients with histologically verified cerebral gliomas were studied repeatedly with 1H-MRSI over a period of 3.5 years. At the time of each 1H-MRSI study, clinical examination, MRI, positron emission tomography (PET) with 18F-fluorodeoxyglucose (FDG), and biopsy findings (when available) were used to categorize each patient as being either «stable» or «progressive». Measures of the between-studies percent changes in the choline 1H-MRSI signal intensity, obtained without knowledge of the clinical categorization, segregated the groups with a high degree of statistical significance. All progressive cases showed a between-studies choline signal increase of more than 45%, while all stable cases showed an elevation of less than 35%, no change, or even a decreased signal. We conclude that increased choline coincides with malignant degeneration of cerebral gliomas, and therefore, may possibly be used as a supportive indicator of malignant degeneration of these neoplasms.
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Carella, A., P. D'Aprile y N. Medicamento. "Angiografia a risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 2 (mayo de 1992): 207–22. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500210.

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Una nuova applicazione della risonanza magnetica, l'angio-RM, si sta rapidamente affermando come metodica capace di fornire immagini di tipo morfologico ed informazioni di tipo funzionale dell'albero circolatorio, in modo non invasivo. Il miglioramento della risoluzione spaziale e di altri intrinseci alla metodica lasciano prevedere, in un futuro non troppo lontano, la possibilità di rivoluzionare l'approccio diagnostico ai pazienti con patologia vascolare sospetta od accertata. L'angio-RM potrebbe quindi acquisire un ruolo prioritario od alternativo all'angiografia tradizionale.
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Andreula, C. F., P. Ladisa, A. Nella, R. De Blasi y A. Carella. "La risonanza magnetica nella Neurosarcoidosi". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 6 (diciembre de 1994): 899–907. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700609.

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La sarcoidosi è una malattia infiammatoria granulomatosa poco comune, ad eziologia sconosciuta, caratterizzata da abnorme incremento dell'immunità cellulo mediata nei siti di lesione, sotto forma di noduli sarcoidei. Il sesso più colpito è quello femminile con età di insorgenza compresa fra i 20 e i 40 anni. Sono state formulate diverse ipotesi eziopatogenetiche nel tentativo di identificare l'agente capace di coinvolgere i meccanismi responsabili dell'accumulo di linfociti e di macrofagi nella sede di lesione. Oltre alla teoria similtumorale alcuni autori propongono che alla base del processo vi sia un'anomala risposta immunitaria ereditaria e/o acquisita ad uno stimolo virale. Il maggior numero degli studiosi propende per una terza ipotesi che prevederebbe un antigene specifico, la cui eliminazione risulterebbe difficoltosa, innescando una cronica reazione di risposta immunitaria. La diagnosi di sarcoidosi si basa attualmente sulla positività scintigrafica di Gallio 67 con accumulo in sedi polmonari e delle ghiandole salivari accoppiata alla ricerca del SACE (enzima sierico di conversione dell'angiotensina). Il coinvolgimento del Sistema Nervoso Centrale in corso di Sarcoidosi avviene in una percentuale variabile dal 10 al 20% dei casi, talvolta di solo riscontro autoptico. Una sintomatologia d'esordio di tipo neurologico avviene nel 2,5% dei casi. La neurosarcoidosi isolata è rara e costituisce il 5% dei casi. La diagnosi di neurosarcoidosi isolata è spesso difficile per l'impossibilità di giungere ad una diagnosi di certezza non ricorrendo al dato bioptico. Nel SNC le sedi di localizzazione possono essere molteplici, interessando strutture in rapporto alla presenza del sistema reticolo istiocitario, quali il peduncolo vascolare ipofisario, l'ependima, i plessi corioidei, le leptomeningi. Il nostro studio si basa sull'esperienza personale di 7 casi, esaminati mediante RM prima e dopo somministrazione di Gadolinio DTPA. In 5 casi su 7 è stata rilevata la localizzazione del processo a livello dell'asse ipotalamo ipofisario e di tali pazienti 3 presentavano sintomi riferibili alla sede di lesione (diabete insipido, amenorrea, riduzione della libido, obesità). In 3 pazienti sono state rinvenute lesioni meningee a livello del seno cavernoso e della meninge corticale. In 1 paziente infine erano presenti localizzazioni multiple rilevate in successione temporale: peduncolo ipofisario, meninge corticale, epifisi, VII° e VIII° nervo cranico di sinistra e quindi del II° e VIIP° di destra. I rilievi neuroradiologici non sono patognomonici ma mimano lesioni di diversa eziologia nelle sedi succitate. Nella localizzazione al SNC di malattia sarcoidosica sistemica la RM conferma il dubbio clinico di lesioni in sedi tipiche. D'altro canto in assenza di altre localizzazioni la RM ha infatti solo il ruolo di diagnosi di esistenza di lesione. Solo nei casi di scomparsa o riduzione di lesioni meningee e dell'asse ipotalamo ipofisario dopo terapia steroidea mediante un accurato studio longitudinale di immagini, la RM puo' supportare l'ipotesi diagnostica di neurosarcoidosi isolata.
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Cirillo, S., L. Simonetti, F. Di Salle, L. Stella, R. Elefante y F. Smaltino. "La risonanza magnetica nell'emorragia subaracnoidea". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 3 (octubre de 1989): 219–25. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200304.

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La risonanza magnetica per immagine dell'emorragia subaracnoidea ha un ruolo ben definito nelle fasi subacute: l'efficacia della TC si riduce velocemente, mentre l'accuratezza diagnostica della RM aumenta per l'evidente accorciamento del T1 legato alla metemoglobina ed alla lisi cellulare. La velocity di produzione di metemoglobina e di lisi eritrocitaria sono in relazione con la riduzione della concentrazione locale di glucosio. Nel sistema subaracnoideo una molecola soluta può seguire i gradienti di concentrazione: la concentrazione di glucosio non può, perciò, abbassarsi velocemente, come nelle raccolte parenchimali. Comunque, anche se l'iperintensita in T1 è chiaramente dipendente dalla concentrazione, è possibile riconoscere un'emorragia subaracnoidea anche a basse concentrazioni sangue/liquor, come abbiamo riscontrato in 2 pazienti. Nelle fasi iperacute ed acute la sensibilità della RM è basata principalmente sulla riduzione del T2 causata dalla formazione di deossiemoglobina, mentre il segnale in T1 non subisce importanti modificazioni: la bassa velocity di riduzione della pressione parziale di ossigeno negli spazi subaracnoidei rende difficile distinguere miscele sangue-liquor dal liquor puro. Perciò la diagnosi RM di ESA può essere difficile, come abbiamo riscontrato in due pazienti, ma i coaguli possono offrire un utile ausilio semeiologico. Nelle fasi precoci il segnale dell'ESA è completamente modificato dai processi coagulativi, a causa di un chiaro accorgimento del T1, che diviene evidente durante la retrazione del coagulo. Questo carattere può essere considerato un utile marker in vivo di ESA acuta: è stato cosi possibile valutare una lieve iperintensità silviana in un'ESA acuta altrimenti negativa. D'altra parte bisogna considerare che la coagulazione di miscele sangue/liquor a influenzata da vari fattori biochimici, fisici e topografici, e quindi può presentare aspetti molto differenti e necessita di un esame accurato per essere dimostrata.
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Resta, M., P. Spagnolo, F. Di Cuonzo, M. Palma, C. Florio, P. Greco, V. D'Addario et al. "La risonanza magnetica del feto". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 4 (agosto de 1994): 557–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700402.

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Resumen
Vengono riportati i quadri patologici osservati in 27 RM fetali prenatali e catalogati in sezioni. Nella sezione riguardante l'anencefalia e la microcefalia sono discussi rispettivamente un caso di anencefalia classica, una microcefalia vera di Evrard, una microcefalia semplice associata a malformazioni in altri apparati ed una rara osservazione di iniencefalia. Nella sezione delle oloprosencefalie sono riportate due oloprosencefalie alobari e due oloprosencefalie semilobari. Nella sezione della agenesia del corpo calloso, sono illustrati 5 casi di agenesia totale, 2 casi isolati, e 3 associati ad altre anomalie del sistema nervoso. Una cisti in tensione del setto pellucido è stata arbitrariamente inserita in quest'ultima sezione. Fra i complessi di Dandy-Walker sono enumerate una malformazione classica di Dandy-Walker, 2 Dandy-Walker variant ed una megacisterna magna. Le anomalie di Chiari riscontrate sono state 2 e si riferiscono entrambe ad una condizione a tipo Chiari I, associata ad idrocefalo in un caso, ad agenesia del corpo calloso nell'altro. In un ultima sezione vengono presentati 2 casi di moderata idrocefalia e due casi di cospicua idrocefalia. Vengono infine presentate alcune brevi considerazioni conclusive sulla validità della metodica.
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Cirillo, S., F. Di Salle, L. Simonetti, R. Spaziante, R. Elefante y F. Smaltino. "La risonanza magnetica nell'emorragia subaracnoidea". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 3 (octubre de 1989): 211–17. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200303.

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Resumen
È stato condotto uno studio in vivo ed in vitro per definire il ruolo della risonanza magnetica nell'emorragia subaracnoidea (ESA). Questa metodica consente di ottenere informazioni di elevato valore diagnostico nello stadio subacuto della patologia, grazie all'evidente riduzione del T1 determinata dalla presenza di metaemoglobina. Nello stadio iperacuto ed acuto, miscele sangue-liquor non sono facilmente differenziabili dal liquor puro nelle immagini T1 dipendenti. La formazione del coagulo determina, però, un'evidente riduzione del T1 che può essere utilizzata come marker «in vivo» di ESA in fase acuta. Infatti l'aspetto RMI della ESA acuta è, pertanto, completamente modificato dall'iperintensita legata alla coagulazione: questo segno può essere ritenuto un utile marker di ESA acuta. Il ruolo della RM nella ESA sembra comunque limitato, in relazione con la phù sensibile TC. Non bisogna inoltre dimenticare che la coagulazione del sistema sangue/liquor è influenzata da numerosi fattori biochimici, fisici e topografici. La conoscenza delle variazioni di segnale determinate dalla coagulazione nell'ESA acuta, può fornire all'esaminatore una informazione di valore cruciale nella diagnosi RM.
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Resta, M., P. Spagnolo, F. Dicuonzo, M. Palma, C. Florio, P. Greco, V. D'Addario et al. "La risonanza magnetica del feto". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 1 (febrero de 1994): 53–65. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700107.

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Resumen
La RM fetale si candida come metodica di approfondimento nella diagnostica per immagini prenatale, dopo il classico approccio ecografico entrato ormai nel depistage di massa delle anomalie fetali. Il ricorso alla RM fetale ha una storia breve ma l'interesse dei vari autori a questa metodica è risultato crescente nell'ultimo decennio. In questo lavoro viene presentata una breve revisione critica dei dati della letteratura con alcune annotazioni sulle diverse soluzioni tecniche proposte. Viene soprattutto discusso il problema legato ai movimenti fetali che tendono a degradare l'immagine RM dando particolare risalto alle manovre eco-guidate di curarizzazione fetale. Vengono quindi riportati i risultati su una casistica di 27 pazienti gravide in epoca gestazionale compresa tra il secondo ed il terzo trimestre, 22 delle quali sottoposte a curarizzazione fetale. In particolare sono presentati i diversi risultati RM in relazione al diverso dosaggio e al diverso agente curaro-simile impiegato e alcuni dettagli tecnici sull'esecuzione della RM fetale. In questa prima parte del nostro lavoro viene infine discussa l'anatomia normale del cervello fetale all'RM.
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Caramia, F., P. Pantano y L. Bozzao. "Risonanza magnetica di diffusione e perfusione". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 2 (abril de 2000): 207–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300208.

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Negli ultimi anni, grazie allo sviluppo nel campo della tecnologia ultraveloce e ad una migliore comprensione dei principi fisici che regolano l'azione dei mezzi di contrasto per RM, è stata introdotta una modalità di imaging funzionale completamente nuova, la RM funzionale. Le tecniche funzionali permettono l'acquisizione di mappe dei principali parametri emodinamici (RM di perfusione o PWI), la valutazione della mobilità delle molecole d'acqua (RM di diffusione o DWI) e lo studio delle attivazioni neuronali (fMRI). La combinazione delle diverse tecniche funzionali permette di valutare nello stesso esame aspetti diversi e complementari della fisiopatologia cerebrale e di combinarli con le informazioni fornite dall'acquisizione di immagini convenzionali. Per questo motivo per la disponibilità commerciale delle tecniche ultraveloci, le tecniche di RM funzionale, in un primo momento applicate prevalentemente a scopo di ricerca, sono state gradualmente introdotte nella pratica clinica. In questo lavoro illustreremo brevemente i principi fisici alla base delle tecniche di diffusione e perfusione e le loro principali applicazioni cliniche. In recent years, advances in ultrafast technology and a better understanding of the physical principles underlying the effect of MR contrast media have given rise to a new functional imaging technique, functional magnetic resonance. Functional techniques allow the acquisition of maps of the main haemodynamic parameters (perfusion MR or PWI), evaluation of the mobility of water molecules (diffusion MR or DWI) and the study of neuronal activation (fMRI). The combination of different functional techniques allows assessment of different complementary aspects of brain pathophysiology during the same examination so that they can be combined with information provided by conventional scans. Following the advent of ultrafast techniques, functional MR imaging initially confined to research has gradually been introduced into clinical practice. This paper briefly described the physical principles underlying the diffusion and perfusion techniques and their main clinical applications.
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Smaltino, F., S. Cirillo, F. Di Salle y L. Simonetti. "Mezzi di contrasto in risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 2 (agosto de 1988): 201–5. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100213.

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Resumen
I mezzi di contrasto (mdc) consentono un miglioramento delle possibilità diagnostiche della Risonanza Magnetica (RM) mediante una modificazione differenziale dei parametri tissutali di rilassamento. Tra i mdc paramagnetici accanto al Gadolinio-DTPA, che ha dimostrato una buona efficacia ed una tossicità trascurabile, altre molecole si candidano ad un esame clinico più approfondito. Ottime prospettive sono offerte dai mdc superparamagnetici nello studio RM dell'addome. Le moderne biotecnologie possono consentire di produrre mdc dotati di tropismo di organo, tessuto o lesione.
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Mortilla, M., L. Bertinotti, M. L. Conforti, N. Colangelo, M. Matucci Cerinic, A. Moggi Pignone y C. Fonda. "La spettroscopia in risonanza magnetica nella valutazione del coinvolgimento cerebrale nella sclerosi sistemica". Rivista di Neuroradiologia 16, n.º 1_suppl (mayo de 2003): 59. http://dx.doi.org/10.1177/19714009030160s117.

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Elefante, R., S. Cirillo, L. Simonetti, G. La Tessa y F. Smaltino. "La Risonanza Magnetica in età pediatrica". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 1_suppl (abril de 1988): 27–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s104.

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Resumen
La Risonanza Magnetica (RM) ha trovato un campo di applicazione ideale nello studio neuroradiologico della patologia del Sistema Nervoso Centrale in età pediatrica. Essa, infatti, presenta potenzialmente chiari vantaggi rispetto alle altre tecniche disponibili, prima tra tutte la Tomografia Computerizzata. Questi vantaggi sono rappresentati dalla assenza di invasività radiobiologica e farmacologica e dalla alta efficacia diagnostica nella maggior parte dei capitoli della patologia neurologica del bambino. Nella sua applicazione in età pediatrica la RM presenta anche alcuni problemi. Si tratta principalmente dello scadimento della qualità di immagine per la necessità di usare scansioni sottili e campi di vista ridotti, della necessità di procedere, nei bambini più piccoli alla narcosi e della difficile accessibilità dell'esame. Risolti tali problemi, la RM si propone quale metodica di prima scelta in neuroradiologia pediatrica.
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Savoiardo, M., L. Strada, G. Uziel, E. Ciceri, C. Antozzi y M. Zeviani. "La risonanza magnetica nelle encefalomiopatie mitocondriali". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 1_suppl (abril de 1992): 25–32. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s105.

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Resumen
Le encefalopatie mitocondriali sono un gruppo eterogeneo di malattie, in parte ancora in corso di definizione, per cui è sempre necessaria una conferma biochimica. Alcune malattie mitocondriali, come i difetti della β- ossidazione degli acidi grassi, possono causare gravi squilibri metabolici con ipoglicemia e coma che si ripercuotono in modo aspecifico sul sistema nervoso centrale determinando quadri di sofferenza cerebrale diffusa. Altre malattie mitocondriali determinano danni più specifici sul SNC. Nella prima infanzia la malattia più caratteristica è la malattia di Leigh, che determina alterazioni principalmente nel tegmento pontino e mesencefalico e nei nuclei della base. Alcuni casi presentano lesioni caratteristiche nei nuclei subtalamici, altri presentano reperti più aspecifici e diffusi simili a quadri di leucodistrofia. In età più tardiva (seconda infanzia o età adulta) la malattia più interessante dal punto di vista neuroradiologico è il MELAS, che presenta lesioni cortico-sottocorticali nelle regioni posteriori con distribuzione non tipicamente vascolare, sopra e sottotentoriali, che tuttavia possono essere ricondotte ai territori più distali dei vasi. Calcificazioni nei nuclei della base sono presenti in circa la metà dei casi. Un'altra encefalopatia mitocondriale dell'età giovanile o adulta è la sindrome di Kearns-Sayre, in cui la RM può dimostrare alterazioni nel tronco, nei talami, nei nuclei della base e nella sostanza bianca sottocorticale. Alterazioni nel neostriato possono essere osservate nelle sindromi distoniche associate ad atrofia ottica di Leber. Non sono descritte invece lesioni specifiche nel MERRF, in cui atrofia ed alterazioni della sostanza bianca sono state occasionalmente osservate. Esistono infine casi che presentano quadri clinici e neuroradiologici intermedi tra le varie sindromi mitocondriali. L'obiettivo di questa revisione è dimostrare alcuni aspetti tipici delle sindromi più comuni e indicare quali aspetti neuroradiologici, a volte inattesi, devono suggerire l'ipotesi di encefalopatia mitocondriale, permettendo cosi di indirizzare in modo corretto ulteriori indagini diagnostiche.
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Bartolozzi, C., M. Olmastroni y G. Dal Pozzo. "La risonanza magnetica nella patologia discale". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 1_suppl (febrero de 1989): 35–41. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s107.

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La risonanza magnetica (RM) è attualmente il modo non invasivo più efficace nella rappresentazione del disco intervertebrale e nello studio delle sue alterazioni. Infatti ii carattere multiparametrico dell'indagine (dipendente dal T1, T2 e dalla densita protonica) e la visione secondo i vari piani dello spazio, associata all'ampio campo di vista, consentono il riconoscimento delle normali componenti del disco ed i rapporti che questo contrae con le strutture adiacenti quali i corpi vertebrali, il sacco durale, le radici nervose e le strutture ligamentose. Nella patologia degenerativa, accanto alla alterazione del disco, la RM è in grado di cogliere le variazioni di segnale in corrispondenza dei corpi vertebrali interessati dal fenomeno osteocondrosico. Lo studio eseguito secondo piani sagittali e coronali permette un'ottima visualizzazione del disco ed una facile identificazione di eventuali modificazioni del suo spessore. La patologia discale (protrusione, o «bulging», ed ernia nei suoi vari aspetti) comporta naturalmente variazioni morfologiche a carico del disco intersomatico: la RM ha la possibilità di documentare secondo vari piani questo tipo di patologia e le sue ripercussioni a carico degli involucri e delle strutture nervose contenute nel canale vertebrale.
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Muras, I., M. L. Bernini y F. P. Bernini. "Neurodiagnostica dell'atassia-telangectasia di Louis-bar". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 1_suppl (abril de 1992): 93–95. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s118.

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Resumen
L'atassia-telangectasia di Louis-Bar è una sindrome eredofamiliare caratterizzata da una progressiva atassia cerebellare ad inizio nell'età infantile, da progressiva telangectasia oculo-cutanea, da aumentata tendenza all'insorgenza di neoplasie e da una spiccata suscettibilità alle infezioni delle vie respiratorie. Tre pazienti portatori di detta sindrome sono stati studiati, nel corso di diversi anni, rispettivamente con pneumoencefalografia frazionata, tomodensitometria e risonanza magnetica. In tutti erano presenti modificazioni morfologiche parenchimali, principalmente rappresentate da evidente atrofia vermiana. Tale reperto non ha carattere di specificità; la risonanza magnetica sembra, tuttavia, una eccellente metodica di screening nelle fasi iniziali della malattia, essendo in grado di far escludere lesioni di differente natura.
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Bradač, G. B., A. Riva y G. Stura. "Il Gadolinium-DTPA in Risonanza Magnetica". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 1_suppl (abril de 1988): 101–6. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s111.

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Gli autori presentano una casistica di 103 pazienti studiati alla RMN con Gadolinio-DTPA. In 88 casi lo studio era indicato per lesione espansiva endocranica e in 15 spinale. Nel caso dei tumori endocranici il Gadolinio-DTPA ha permesso una migliore definizione della massa neoplastica ed una più chiara dimostrazione dei suoi rapporti con l'edema circostante, il parenchima encefalico ed i vasi cerebrali. Ciò è stato molto utile nei tumori extraassiali e particolarmente nei meningiomi e neurinomi. L'utilità del Gadolinio-DTPA è stata meno evidente nel caso delle lesioni intraassiali. In questi casi comunque, è stato utile nel dimostrare la parte di tumore ove si formava l'accentuazione di contrasto (enhancement) a causa dell'alterazione della barriera emato-encefalica. Dato particolarmente utile per caratterizzare le lesioni ed effettuare biopsie accurate. Nella patologia intraspinale i vantaggi del gadolinio-DTPA sono stati evidenti nei meningiomi e neurinomi. Nei tumori intramidollari l'enhancement ha permesso la distinzione tra parti solide e cistiche delle lesioni ed in qualche caso di contribuire a caratterizzarle.
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Guerrini, R., R. Canapicchi, Ch Raybaud, Ch Dravet, A. Battaglia y M. O. Livet. "Risonanza magnetica nella sindrome opercolare congenita". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 1_suppl (abril de 1992): 79–83. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s115.

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La sindrome opercolare congenita è ritenuta rara. Lavori classici hanno evidenziato una micropoligiria perisilviana bilaterale come substrato anatomopatologico. Abbiamo studiato mediante RM (0,5T CGR Magniscan o MR MAX CE-CGR) 11 pazienti di età compresa tra 6 e 30 anni (età media 14a9m), affetti da una disprassia oromasticatoria congenita. Sono state utilizzate sequenze SE ottenendo immagini in T1, T2 e DP. La IR è stata eseguita in 4 casi. In tutti i pazienti era presente una anomalia di girazione insulo-opercolare bilaterale, con riduzione dei solchi, ispessimento corticale, riduzione della sostanza bianca soggiacente ed ampliamento degli spazi subaracnoidei sovrastanti. In 2 dei pazienti studiati con IR la corteccia ispessita appariva microgirica, con numerose interdigitazioni tra sostanza grigia e bianca sovrastante da circonvoluzioni piccole ed ammassate. Dieci pazienti avevano ritardo mentale ed epilessia. Tre avevano una artrogriposi multipla congenita. In 8 pazienti la sindrome opercolare era espressa nella forma tipica della diplegia facio-farin-go-glosso-masticatoria (sindrome di Foix-Chavany-Marie). Tre pazienti, con anomalia biopercolare più estesa, avevano anche una tetraparesi spastica, i nostri dati confermano che l'anomalia di girazione biopercolare, associata a ritardo mentale, paralisi pseudobulbare ed epilessia, rappresenta una sindrome anatomo-clinica con estensione lesionale e gravità variabili.
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Colagrande, S., S. Agostini y D. Caramella. "Principi generali di tomografia con risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 3, n.º 3_suppl (diciembre de 1990): 5–15. http://dx.doi.org/10.1177/19714009900030s302.

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D'Aprile, P., F. Macina, C. F. Andreula, G. Tripoli y A. Carella. "Gadolinio-DTPA in angiografia a risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 6 (diciembre de 1994): 909–19. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700610.

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Resumen
Scopo del presente studio è stato quello di valutare l'efficacia diagnostica della somministrazione per via ev di Gadolinio-DTPA alla dose di 0,2- mmol/Kg a completamento di esami Angio-RM «di base» del circolo intracranico, sia in soggetti normali, sia in portatori di alcune specifiche patologie: angiomi venosi, mav, meningiomi. Per lo studio Angio-RM è stato utilizzato un magnete da 1 T con tecnica di acquisizione 3D-TOF, sequenze FISP; la processazione delle immagini di base è stata eseguita con algoritmo MIP. L'impiego del Gadolinio-DTPA ha permesso di ottenere un consistente incremento della intensità del segnale del flusso ematico, soprattutto in quei distretti nei quali il flusso risultasse particolarmente lento (sia per motivi anatomici, sia per alcuni specifici adattamenti fisiopatologici), e dove, quindi, fosse massima l'influenza del fenomeno della «saturazione dei flussi lenti». Quanto sopra ha migliorato la visualizzazione delle diramazioni più distali delle arterie cerebrali medie e posteriori (negli arteriogrammi) e delle strutture venose non identificabili (nei venogrammi di base), ed ha permesso di definire con maggiore accuratezza i quadri di patologia vascolare intrinseca. Nell'intento di mantenere costante la concentrazione intravascolare di gadolinio, per un tempo sufficientemente lungo ai fini della visualizzazione dei reperti di utilità diagnostica, è stata utilizzata la somministrazione in doppia dose. La metodica proposta risente di alcuni limiti, quali la contemporanea (a volte fuorviante) visualizzazione dei vasi arteriosi e venosi; l'impregnazione (relativamente persistente) di determinate strutture anatomiche intracraniche (sia normali che patologiche) che presentino una vascolarizzazione particolarmente ricca (plessi corioidei) o prive di BEE (ipofisi, ecc.); il difficoltoso approccio al rapido decadimento della concentrazione ematica del Gadolinio in rapporto al tempo di acquisizione (solo parzialmente risolto con il raddoppio della dose somministrata).
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Vaghi, M. A., M. G. Bruzzone, A. Costa, M. Grisoli, E. Ciceri y A. Allegranza. "La risonanza magnetica e le malformazioni vascolari". Rivista di Neuroradiologia 4, n.º 3_suppl (diciembre de 1991): 37–44. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s308.

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Resumen
La diagnosi di natura delle malformazioni vascolari influisce sulla scelta del trattamento, sia esso chirurgico, intervenzionale o conservativo. Nel caso di MAV lo studio angiografico è necessario e sufficiente, tuttavia le informazioni che la RM è in grado di fornire sulle strutture anatomiche coinvolte dalla lesione sono così importanti da giustificare un esame con RM anche ‘a posteriori», quando l'angiografia è stata eseguita in una procedura d'urgenza. La RM, in quanto esame non invasivo per eccellenza, è molto utile nei controlli dopo l'atto terapeutico, sia esso chirurgico sia esso di angiografia intervenzionale. Quando la MAV è solo durale, la RM come controllo dei casi trattati ha un valore relativo, può tuttavia dimostrare un'eventuale diminuzione di flusso. La possibilità di riconoscere un angioma venoso alla RM è importante perché frequentemente queste lesioni non sono di interesse chirurgico e, in tal caso, un esame invasivo come l'angiografia può essere risparmiato. Per le ragioni sovraesposte l'angioma cavernoso non può essere diagnosticato con certezza sulla base della sola RM. Tuttavia l'immagine caratteristica anche se non patognomonica composta da segnali di sanguinamenti avvenuti in epoche diverse e accompagnata da angiografia negativa, depone per la diagnosi di angioma cavernoso con un ragionevole margine di affidabilità. Peraltro bisogna sempre tener presente la diagnosi differenziale con un tumore maligno che abbia sanguinato. Anche in questo caso il controllo di RM, meglio con contrasto paramagnetico, rappresenta nella maggior parte dei casi il mezzo più utile e meno invasivo.
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Bernardi, L. "La risonanza magnetica nella patologia maxillo-facciale". Rivista di Neuroradiologia 4, n.º 3_suppl (diciembre de 1991): 141–46. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s325.

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Resumen
La RM ha avuto un forte impatto nella diagnosi, nel trattamento e nel follow-up (post-chirurgico, post-radioterapico) delle neoplasie del massiccio facciale. Infatti mentre l'aspetto delle strutture anatomiche alla TC, anche con mdc, dipende da un solo parametro fisico, la densità, l'intensità di segnale dei tessuti alla RM dipende da almeno quattro caratteristiche fisiche: i tempi di rilassamento T1 e T2, la densità protonica ed il flusso. La superiore risoluzione di contrasto della RM rispetto alla TC deriva dalla sua capacità di individuare ed evidenziare queste varie proprietà fisiche. La capacità multiplanare della RM è particolarmente vantaggiosa nel massiccio facciale. La RM permette inoltre la diretta visualizzazione, senza l'uso di mdc, di strutture vasali ed è quindi in grado di dimostrare l'aumentata vascolarizzazione tumorale. La maggiore deficienza diagnostica della RM nel massiccio facciale è la sua insufficienza nell'evidenziare le calcificazioni e le sottili alterazioni ossee (erosione, iperostosi). Per quanto concerne la tecnica, le sequenze T1 pesate, a causa del loro alto rapporto segnale-rumore, sono le migliori per lo studio dell'anatomia ed evidenziano in modo ottimale l'interfaccia tumore-grasso. Le sequenze T2 pesate invece sono le più adatte per evidenziare l'interfaccia tumore-muscolo. Le sequenze DP rappresentano una combinazione di informazioni T1 e T2 pesate.
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Lanza, P. L., S. Valentini, V. Lentidoro, P. Ventura, A. M. Ciccarelli y G. Santoro. "Encefalopatia di Wernicke in corso di iperemesi gravidica". Rivista di Neuroradiologia 15, n.º 2 (abril de 2002): 223–26. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500206.

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L'encefalopatia di Wernicke in corso di iperemesi gravidica è un'entità patologica estremamente rara. Il ruolo della risonanza magnetica, in tale condizione morbosa, è quello di svelare precocemente le caratteristiche alterazioni di segnale a carico del Sistema Nervoso Centrale, in modo da consentire un adeguato intervento terapeutico.
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Bonetti, M., B. S. Cotticelli, F. Albertini, G. Dalla Volta, B. Troianiello y M. Guindani. "Atrofia olivopontocerebellar sporadica: Studio con risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 16, n.º 2 (abril de 2003): 307–14. http://dx.doi.org/10.1177/197140090301600211.

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L'atrofia olivopontocerebellare sporadica (sOPCA o MSA-C) è considerata una delle possibili manifestazioni dell'atrofia multisistemica (MSA). Nel periodo gennaio 2000-settembre 2002 sono giunti alla nostra osservazione 8 pazienti affetti da MSA-C di età variabile (42.8 +/- 18.7) che presentavano sintomatologia clinica compatibile con la diagnosi di atassia spinocerebellare. La RM ha documentato atrofia del tronco encefalico e del cervelletto con alterazione del segnale a livello delle fibre traverse del ponte ed a livello del peduncolo cerebellare medio nelle sequenze a TR lungo. In un solo paziente è stata evidenziata una alterazione dell' intensità di segnale a livello putaminale, facendo ipotizzare pertanto una possibile concomitanza con la degenerazione nigrostriatale (SND o MSA-P) considerata anch'essa una possibile espressione di MSA con pesanti ripercussioni sulle aspettative di vita del paziente. La RM, evidenziando le alterazioni delle strutture anatomiche coinvolte nella MSA-C, si rivela strumento essenziale sia per confermare una diagnosi già formulata sulla base delle manifestazioni cliniche peculiari, sia per indirizzare verso una corretto inquadramento diagnostico quei pazienti non ancora inquadrati correttamente sul piano neurologico. Risulta, inoltre, esame indispensabile per il monitoraggio dell'evoluzione della malattia.
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Sterbinski, M. J., F. Zappoli, C. Tamburlini y J. P. Ognon. "Risonanza neutrinica digitale". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 4 (agosto de 1994): 627–35. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700409.

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Le indagini ormai tradizionali come la Tomografia Computerizzata (TC), la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) e la Risonanza Magnetica (RM), sono attualmente e drammaticamente superate dall'invenzione della Risonanza Neutrinica Digitale (RND), frutto di innovative ricerche nel campo della Cronoscopia e della Fisica Nucleare. La scoperta del neutrino neuropatico (VAINR), minuscola particella sub-atomica che disubbidisce sistematicamente a qualsiasi legge della Fisica tradizionale, ha rivoluzionato le precedenti conoscenze sull'argomento, rendendo in parte possibile uno dei più antichi desideri dell'uomo: «percorrere il tempo nelle due direzioni» anche se solo alla ricerca di patologia del Sistema Nervoso Centrale. Questo lavoro si propone di divulgare i più recenti sviluppi di questa straordinaria metodica ed ipotizza inoltre la nascita di una nuova disciplina neuroradiologica: oltre alla diagnostica, terapeutica e pediatrica anche la Neuroradiologia Cronobiologica.
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Colagrande, S., C. Bartolozzi, G. Pellicanò y M. A. Caone. "Mezzi di contrasto in Tomografia a Risonanza Magnetica". Rivista di Neuroradiologia 3, n.º 3_suppl (diciembre de 1990): 17–25. http://dx.doi.org/10.1177/19714009900030s303.

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Dal Pozzo, G., M. Cellerini, M. Mascalchi, P. Innocenti, N. Villari y M. C. Boschi. "Utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria". Rivista di Neuroradiologia 4, n.º 3_suppl (diciembre de 1991): 121–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s322.

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Viene esaminata l'utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria con particolare riguardo ai vantaggi, alle limitazioni, alle indicazioni e controindicazioni della metodica. Come è noto, la RM consente uno studio multiplanare e non invasivo delle orbite (non fa uso di radiazioni ionizzanti); inoltre, recenti progressi tecnologici hanno introdotto bobine di superficie sempre più efficienti e sequenze d'impulsi più sofisticate a tutto vantaggio della durata dei tempi di scansione, della risoluzione spaziale e di contrasto. Nella patologia del globo oculare, la RM è impiegata soprattutto nella diagnostica differenziale tra melanomi melanocitici della coroide e lesioni simulanti specialmente nei casi dubbi qualora non vi sia una concordanza tra reperti clinici, oftalmoscopici, ecografici oppure non sia conservata la trasparenza dei mezzi diottrici. La presenza di una sostanza paramagnetica come la melanina, conferisce infatti al melanoma un caratteristico comportamento di segnale: elevata intensità nella sequenza T1-dipendente e bassa intensità in quella T2-dipendente. Per quanto riguarda la patologia extrabulbare intraconica, la RM ha assunto un ruolo di primaria importanza nella diagnostica delle lesioni del nervo ottico e delle guaine meningee che lo avvolgono (plac-che di demielinizzazione, glioma, meningioma periottico). Nella patologia del cono muscolare (oftalmopatia di Graves) la RM ha dimostrato un'affidabilità equivalente a quella della TC; tuttavia, poiché la RM non fa uso di radiazioni ionizzanti, è metodica più idonea soprattutto nel caso di controlli seriati nel tempo in considerazione del fatto che il cristallino è un organo critico. Nell'ambito della patologia intra-extraconica, la RM può consentire, sulla base dell'analisi del segnale, una diagnosi differenziale tra pseudotumor infiammatorio (bassa intensità di segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) e linfoma o metastasi orbitarie (elevato segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) anche se è possibile che alcuni tipi di linfoma, il mieloma e certe metastasi (neuroblastoma) presentino un comportamento di segnale uguale a quello dello pseudotumor infiammatorio. Inoltre, grazie alla intrinseca sensibiltà ai fenomeni di flusso, la RM permette di dimostrare, in caso di patologia vascolare, le anomalie di decorso e di calibro dei principali vasi sanguigni orbitari (varici orbitarie, fistole carotido- cavernose ecc.) nonchè l'eventuale presenza di trombosi endoluminali. Infine, nonostante le limitazioni della RM nella valutazione delle alterazioni della compatta ossea, la metodica ha dimostrato una buona affidabilità anche nello studio delle più frequenti patologie che interessano primitivamente o secondariamente le pareti orbitarie (mucocele, tumori dei seni paraorbitari, metastasi, meningioma della grande ala sfenoidale). In questi casi la RM dimostra direttamente non solo la formazione espansiva ed i suoi rapporti con le strutture endoorbitarie, ma anche le alterazioni ossee associate. In conclusione si può affermare che, nonostante il ruolo preciso della RM nello studio della patologia orbitaria non sia ancora pienamente stabilito, questa metodica è oggi in grado di fornire, in certe situazioni patologiche, delle informazioni che non sono altrimenti disponibili.
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Mangia, S., MA Macrì, G. Garreffa y B. Maraviglia. "Prospettive e limiti dei metodi RM nello studio della funzionalità cerebrale". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 1 (febrero de 2000): 85–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300115.

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In questo lavoro vengono affrontati alcuni argomenti che sono al centro della più recente indagine scientifica nel campo delle neuroscienze, in relazione alle metodologie che utilizzano la risonanza magnetica nucleare nello studio della funzionalita cerebrale. Soprattutto grazie alle sue caratteristiche di non invasività, la risonanza magnetica funzionale non soltanto si presenta come un formidabile strumento di ricerca finalizzato alla comprensione delle relazioni che intercorrono tra la struttura cerebrale, la funzionalità cerebrale e le patologie neurologiche, ma si prospetta anche come un'importante tecnica diagnostica di routine clinica. Tuttavia le problematiche legate a tale metodologia sono molteplici, e riguardano da una parte l'interpretazione stessa del segnale rivelato in condizioni di attivazione neuronale, dall'altra la definizione della risoluzione spazio-temporale, della specificità spaziale e della significatività statistica delle mappe di attivazione ottenute.
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Manfre‘, L., G. Nicoletti, M. E. Leonardo, V. Consoli, G. Pero y V. Albanese. "Encefalocele intraorbitario ed amaurosi transitoria in seguito a fratture «pacchetto» dell'orbita". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 3 (agosto de 1992): 385–90. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500313.

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Sono denominate «pacchetto» le fratture a carico dell'orbita che comportano una interruzione del tetto orbitario con dislocazione intraorbitaria di frammenti ossei. Tra le complicanze che possono caratterizzare una «pacchetto» l'encefalocele intraorbitario rappresenta un even to estremamente raro. Viene descritto un caso di «pacchetto» post-traumatico dell'orbita con encefalocele intraorbitario valutato mediante tomografia computerizzata e risonanza magnetica. La RM si è dimostrata, rispetto alia TC, metodica più sensibile nell'analisi delle alterazioni post-traumatiche endoorbitarie, ed ha permesso, nel caso in esame, una più sicura e precisa diagnosi, consentendo una migliore valutazione delle parti molli orbitarie e dimostrando, grazie anche alia somministrazione di mezzo di contrasto parmagnetico, la compromissione del nervo ottico. Da un esame della letteratura effettuato dagli autori, questo rappresenta il primo caso di «pacchetto» valutato mediante risonanza magnetica.
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Di Biasi, C., A. Pingi, G. Trasimeni, E. Polettini, A. Melone, L. Ceroni y G. F. Gualdi. "Ruolo della risonanza magnetica nella encefalopatia da AIDS". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 2 (mayo de 1992): 171–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500204.

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Resumen
55 pazienti con encefalopatia da AIDS sono stati esaminati con risonanza magnetica, con apparecchiatura ad alto campo (1,5 tesla). 37 pazienti (67%) presentavano lesioni della sostaza bianca, 23 (41%) atrofia, 7 (12%) avevano neurotoxoplasmosi, 2 (3,5%) criptococcosi e 2 (3,5%) erano affetti da linfoma. Dei 37 pazienti con lesioni della sostanza bianca, 20 (54%) mostravano diffusa iperintensità in DP e T2 e 17 (46%) lesioni focali. Nei 23 pazienti con atrofia, 12 (52%) presentavano atrofia cerebrale corticale, 8 (34%) atrofia cerebellare e del tronco e 7 (30%) atrofia diffusa. Dei 7 pazienti con neurotoxoplasmosi, 5 (72%) presentavano lesioni di tipo nodulare e 2 (28%) un quadro di encefalopatia diffusa. I due pazienti con linfoma presentavano un reperto di massa periventricolare. Nei due pazienti con criptococcosi è stato rilevato un aspetto nodulare a diffusione leptomeningea. Scopo di tale lavoro è quello di correlare le alterazioni encefaliche nei pazienti con AIDS al quadro RM. Tale studio è stato condotto su 55 pazienti esaminati tra il Marzo e l'Ottobre 1991, nei reparto di Risonanza Magnetica della I Clinica Medica, dell'Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza».
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Sabatini, U., O. Rascol, C. Colonnese, F. Chollet, G. Brughitta, I. Berry, K. Boulanouar, C. Manelfe y L. Bozzao. "Fisiopatologia dell'acinesia Parkinsoniana: Studio in risonanza magnetica funzionale". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 34. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s211.

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Resumen
Le tecniche ad emissione hanno evidenziato nel paziente affetto dalla malattia di Parkinson di tipo acinetico una alterazione funzionale dell'area supplementare motoria (SMA). Tale alterazione, reversibile dopo terapia dopaminergica, sembra coinvolgere altre aree cerebrali funzionalmente connesse alla SMA sia a livello corticale che sotto-corticale1,2. Confermare mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) i dati precedentemente osservati con le tecniche ad emissione. Estendere lo studio ad altre aree cerebrali funzionalmente connesse alla SMA. Sono stati ammessi allo studio 6 volontari sani e 6 pazienti affetti dalla malattia di Parkinson di tipo acinetico. Lo studio RM è stato effettuato mediante apparecchiatura Magnetom Vision, 1.5 T, Siemens, con gradienti ecoplanari (25 mT/m). L'esame RM comprendeva uno studio anatomico (3D MPRAGE) ed uno funzionale (FID-EPI), quest'ultimo effettuato nel corso di un movimento della mano destra3. I pazienti parkinsoniani hanno effettuato l'esame funzionale in condizione “off”, privi della loro terapia da almeno 12 ore, e dopo somministrazione di terapia dopaminergica a rapido assorbimento. Le immagini RM ottenute sono state successivamente trasferite su computer Sun dove sono state sottoposte a conversione, ridimensionamento ed analisi statistica mediante il programma Analyze. Nel gruppo dei soggetti sani l'esecuzione della prova motoria ha indotto un aumento significativo nel numero dei pixels attivati e dell'intensità del segnale a livello della corteccia sensori-motoria contro-laterale ed a livello della SMA. Nei pazienti parkinsoniani, in condizione “off”, è stato osservato un aumento significativo a livello di entrambe le aree sensori-motorie ed un ridotto numero di pixels attivi a livello della SMA. La somministrazione della terapia dopaminergica aumentava significativamente il numero di pixels attivati a livello della SMA ed induceva una riduzione di attività delle aree sensori-motorie. Lo studio fMRI conferma la presenza di una deafferentazione funzionale e reversibile della SMA nei pazienti parkinsoniani acinetici e supporta l'ipotesi che tale alterazione coinvolge altre aree funzionalmente connesse alla SMA ed aventi azione compensatoria.
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Manfrè, L., A. Banco, A. Affronti, M. Accardi, F. Ponte, C. Sarno y R. Lagalla. "Dacriocistografia con risonanza magnetica con Gadolinio: Prime esperienze". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 168. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s270.

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Esistono diversi sistemi di indagine della pervietà delle vie lacrimali (sondaggio, dacrioscintigrafia, dacriografia, dacrioTC). I sistemi suddetti presentano alcuni svantaggi, quali l'uso di radiazioni ionizzanti e la mancata ottimale valutazione dei tessuti molli circostanti. Valutazioni anatomo-patologiche hanno documentato la tollerabilità del Gd-DTPA da parte delle cellule endoteliali vascolari e dell'epitelio corneale stesso. Scopo del lavoro è quello di valutare la sensibilità della RM nella valutazione del normale ed anormale deflusso lacrimale mediante istillazione per via topica nel sacco congiuntivale di Gd-DTPA. Sono stati esaminati 6 volontari sani e 14 pazienti affetti da patologia ostruttiva delle vie lacrimali (stenosi secondaria a flogosi, mucocele, fibrosi post-chirurgica), preventivamente valutata mediante dacriocistografia o dacriocistoscintigrafia. L'indagine RM è stata effettuata mediante unità operante a 0.5T. Il mezzo di contrasto paramagnetico è stato diluito in concentrazioni dell'1% con lacrima artificiale e sono state istillate 5 gocce per sacco congiuntivale. In 4 pazienti è stata effettuata anche una incannulazione del canalicolo lacrimale inferiore. In nessuno dei volontari sani o dei pazienti esaminati è stato rilevato alcun disturbo obiettivo o soggettivo nei confronti della congiuntiva e cornea, né irritazione oculare. Nei 6 volontari sani le sequenze T1 ponderate hanno dimostrato la visualizzazione del sacco lacrimale e delle vie lacrimali. Nei pazienti con patologia ostruttiva, in 2 casi si è dimostrata una pervietà parziale delle vie lacrimali, con impcrvietà completa nei rimanenti pazienti. La dacriocistografia con RM ed uso del Gd-DTPA semplicemente istillato nel sacco congiuntivale costituisce una metodica innocua. In considerazione della frequente necessità di effettuare nei pazienti con patologia ostruttiva delle vie lacrimali un bilancio RM orbitario e dell'ottimale valutazione dei tessuti molli mediante RM, la dacriocistoscintigrafia per istillazione potrebbe costituire una interessante tecnica da aggiungere all'esame standard dell'orbita. La diluizione del mezzo di contrasto (1cc Gd-DTPA: 100 cc lacrima artificiale) ne minimizza peraltro le spese.
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Carella, A., C. F. Andreula, M. Camicia, E. A. Alloro y L. Garofalo. "La Risonanza Magnetica nella patologia non tumorale del rachide". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 1_suppl (abril de 1988): 47–57. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s106.

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Nello studio della patologia non tumorale del rachide la Risonanza Magnetica svolge un ruolo fondamentale non solo nel rilievo diagnostico ma anche nel seguire la sequenza dei normali processi d'invecchiamento della colonna vertebrale. Nelle malformazioni la R.M. restituirà la visione unitaria di sistema multicompartimentale alle strutture ossee e nervose, svincolandolo da uno studio singolo di struttura con successivo meccanismo di integrazione artificiale. Nei traumi permetterà il rilievo non solo della patologia in atto, ma anche di una ipotesi in prospettiva delle chances di recupero. Nelle malattie flogistiche e infiammatorie la R.M. permetterà uno studio accurato dell'estensione del processo e della progressione con coinvolgimento delle strutture vicine. Nei processi degenerativi infine la R.M. permetterà di ipotizzare il limite tra i normali processi di invecchiamento e la patologia e seguirà le situazioni potenzialmente patogene nel loro aggravamento nella loro fase di suscettibilità chirurgica. Per tutti questi obiettivi l'utilizzo di impianti affidabili, di studio dei tempi di rilassamento dei tessuti in prospettiva di opportune sequenze di impulsi, di applicazioni di tecniche di fast scanning, importanti non solo per il risparmio di tempo ma anche per la capacità diagnostica tutta in costruzione, sono e saranno campi di ricerca. Inoltre l'introduzione dei mezzi di contrasto paramagnetici in RM ha ulteriormente amplificato la sfida nelle ricerche.
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Gasparotti, R., G. F. Gualandi, M. Bonetti, A. Chiesa y G. Galli. "L'angiografia a risonanza magnetica nello studio del circolo cerebrale". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 3 (agosto de 1992): 309–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500304.

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L'Angiografia a Risonanza Magnetica (ARM) è stata utilizzata per lo studio del circolo cerebrale a completamento della convenzionale indagine RM spin-echo (RM-SE) in 20 pazienti portatori di malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali (17 sovratentoriali e 3 sottotentoriali). Per un'efficace dimostrazione sia delle afferenze arteriose che del drenaggio venoso sono stati contemporaneamente impiegati diversi tipi di sequenze ad «pacchetto» 2D e 3D (Time-of-Flight MR Angiography). Nei 5 casi con emorrragia intraparenchimale spontanea è stata utilizzata l'Angio-RM a contrasto d'ampiezza (Magnitude MR Angiography). I reperti sono stati confrontati con quelli dell'angiografia e della RM spin-echo. L'angio-RM è risultata essenziale ai fini di una diagnosi non invasiva di malformazione artero-venosa cerebrale in 3 pazienti (15%) con MAV di piccole dimensioni (diametro max di 15 mm), non riconoscibili nelle immagini spin-echo, ed in 4 casi dubbi (20%) in cui la RM-SE poneva solo un sospetto sulla base di rilievi indiretti. In tutti i casi di emorragia cerebrale da rottura spontanea di MAV l'Angio-RM ha permesso il riconoscimento del nidus angiomatoso residuo, mascherato dal segnale del sangue nelle immagini spin-echo, trovando successiva conferma nell'angiografia. L'Angio-RM si è inoltre dimostrata superiore alia RM spin-echo nella caratterizzazione anatomica delle MAV, riconoscendo un maggior numero di vasi afferenti e precisando meglio il tipo di drenaggio venoso. Confrontata con l'angiografia, l'Angio-RM in 3 casi è risultata insufficiente per la dimostrazione di vasi afferenti di calibro sottile, quali le arterie corioidee e le arterie cerebellari superiori, mentre in altri 3 casi ha mancato la visualizzazione di scarichi venosi profondi non dilatati. Nonostante l'angiografia rimanga l'unica indagine radiologica in grado di fornire una completa caratterizzazione sia morfologica che emodinamica delle MAV cerebrali, indispensabile ai fini di una terapia chirurgica o di un trattamento endovascolare, in base ai risultati del presente studio l'angio-RM può essere considerata come indagine fondamentale nella fase di inquadramento diagnostico, complementare alia RM tradizionale.
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La Tessa, G., S. Cirillo, F. Briganti, L. Simonetti, V. Giugliano, R. Elefante y F. Smaltino. "La risonanza magnetica nella mielopatia cervicale da compressione cronica". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 2 (junio de 1989): 141–45. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200206.

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Resumen
Nelle immagini spin-echo T2 pesate in 17 pazienti con lesioni compressive cervicali extramidollari è stata osservata una sofferenza midollare sotto forma di una area di segnale iperintenso. Tale segnale patologico è stato diagnosticato in 11 casi di ernia discale, 4 casi di spondilosi, 1 caso di ipertrofia dei legamenti gialli ed 1 caso di dislocazione atlo-assiale. I fattori predisponenti la formazione di una mielopatia sono l'entità e la durata della compressione midollare. La demielinizzazione e la gliosi sembrano le alterazioni anatomo-patologiche secondarie ad un processo compressivo a lungo termine
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Tampieri, Donatella. "Problemi diagnostici". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 2 (junio de 1989): 181–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200213.

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Resumen
Questo paziente è un bambino di 6 anni la cui TC con mezzo di contrasto in posizione coronale ha rivelato una lesione iperdensa in sede soprasellare. Il bambino viene inviato al nostro Istituto per completare le investigazioni con risonanza magnetica nucleare.
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Chiaramonte, I., A. Zingale, L. Basile, P. Mancuso, G. Pero y R. Tropea. "Diagnosi TC di malattia di Moya-Moya simmetrica". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 3 (agosto de 1992): 367–70. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500309.

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L'angiografia cerebrale è ancora considerata la più utile metodica per immagini per la diagnosi di malattia di Moya-Moya malgrado il continuo miglioramento delle tecniche con risonanza magnetica. La tomografia computerizzata con mezzo di contrasto può essere considerata una metodica utile per la diagnosi di Malattia di Moya-Moya simmetrica in tutti quei casi nei quali un attento studio delle cisterne basali può dimostrare l'assenza o l'atrofia dei vasi del poligono di Willis.
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Ambrosetto, P. y A. Bacci. "La Risonanza Magnetica nello studio della Paralisi Sopranucleare Progressiva". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 1 (febrero de 1989): 83–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200109.

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Resumen
Gli autori riportano un caso di paralisi soprunucleare progressiva (PSP) studiato con la risonanza magnetica. Vengono messe in risalto la superiority della RM sulla TC e la sua utility nello studio della PSP.
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D'Incerti, L., E. Fallica, G. Avanzini, M. Casazza, S. Franceschetti, E. Maccagnano, P. Vitali y F. Villani. "Alterazioni transitorie di risonanza magnetica nell'epilessia del lobo temporale". Rivista di Neuroradiologia 16, n.º 1_suppl (mayo de 2003): 239. http://dx.doi.org/10.1177/19714009030160s196.

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Floris, R., G. L. Sergiacomi, E. Squillaci, D. Lupoi, M. Crecco, E. Fanucci, M. Guazzaroni y G. Simonetti. "Il ruolo della risonanza magnetica nella diagnosi delle neurofibromatosi". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 1_suppl (abril de 1992): 101–4. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s120.

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Resumen
Gli autori prendono in considerazione il ruolo diagnostico della risonanza magnetica nella diagnostica delle neurofibromatosi, su una casistica di 13 osservazioni, di cui 9 casi di NF1 e 4 NF2. Lo studio è stato eseguito mediante sistemi RM superconduttivi da 0,5 e 1,5 Tesla, osservando un pattern di aspetti polimorfo comprendente nelle NF1 lesioni multiple insieme in T1 (6 casi), iperintense in T1 (2 casi), sempre iperintense in T2; inoltre si sono riscontrati gliomi delle vie ottiche (3 casi), xantogranulomatosi dei plessi corioidei e neurinomi multipli cervicodorsali. Nelle NF2 si sono invece reperiti schwannomi bilaterali dei nervi acustici (3 casi) e monolaterali (1 caso), meningiomi (4 casi), uno schwannoma del nervo facciale e neurofibromi spinali multipli (2 casi). Secondo la esperienza degli autori, la RM si è rivelata il metodo di scelta nella diagnostica e nel controllo dei pazienti con NF, grazie alla elevata accuratezza e sensibilità della metodica. I risultati ottenuti dimostrano l'elevata accuratezza della metodica e la sua preminenza nella diagnosi e nel controllo di tali forme neoplastiche.
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Blandino, A., E. G. Russi, L. Salvi, S. Pergolizzi, M. Longo y I. Pandolfo. "Su di un raro caso di diffusione transossea a T 12 in un carcinoma basocellulare del dorso". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 4 (noviembre de 1993): 519–22. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600418.

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Resumen
Viene riportato un caso di diffusione transossea a T 12 in un caso di carcinoma basocellulare del dorso. Dopo una breve disamina del comportamento biologico e delle principali modalità di diffusione di tale comune neoplasia della cute, viene sottolineato il ruolo della risonanza magnetica nel documentare il coinvolgimento osteomidollare conseguente all'atipica modalità di diffusione mostrata dalla neoplasia.
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Cianciulli, E., R. Apolito, L. Delehaye, C. Navarro, P. Vassallo, A. Franco y G. De Rosa. "Tumore del glomo giugulare". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 3 (octubre de 1989): 291–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200312.

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Resumen
Viene presentato un caso di tumore del glomo giugulare studiato con metodiche neuroradiologiche tradizionali e con risonanza magnetica. Gli autori analizzano i dati semeiologici ottenuti e concludono con considerazioni sul protocollo diagnostico nella patologia osservata.
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Elefante, R., S. Cirillo, L. Simonetti, G. Dal Pozzo, C. Bartolozzi y M. Olmastroni. "Impiego del Gd-DTPA nella patologia neoplastica spinale". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 2 (agosto de 1988): 213–18. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100215.

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Resumen
La Risonanza Magnetica rappresenta la metodica di scelta in patologia neoplastica vertebro-midollare. L'uso di mezzo di contrasto paramagnetico, gadolinio-DTPA, pur non essendo indispensabile, in molti casi è di ausilio diagnostico in quanto permette una migliore definizione morfo- volumetrica della lesione. Ciòe è particolarmente evidente nella patologia intramidollare ed intradurale.
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