Tesis sobre el tema "Sociologia di genere"

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1

Tarroni, Mirko <1975&gt. "Violenza maschile e stereotipi di genere". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14585.

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Resumen
L’elaborato prende spunto da una rilevazione sui minori fuori famiglia nell'anno 2017 riferito all’ASP di Ferrara e in corso di ampliamento su base provinciale deciso all’interno del tavolo tecnico territoriale sulla tutela dei minori e coordinato dall’ufficio per i diritti dei minori del Comune di Ferrara. Partendo dai dati raccolti, si intende approfondire la tematica della violenza maschile, con un focus particolare sulla violenza esercitata in ambito relazionale e domestico, nei confronti delle donne partner o ex partner e dei figli. Trattare il tema della violenza assistita intrafamigliare consentirà una riflessione sul fenomeno della trasmissione intergenerazionale della violenza, ovvero di come essa si ripercuota anche sulle relazioni future dei bambini, venendo perpetuata nell’età adulta. Si cercherà di svelare come tale fenomeno affondi le proprie radici più profonde negli stereotipi e nelle discriminazioni di genere, in luoghi comuni difficili da riconoscere che sostengono e riproducono le disparità tra uomini e donne, definendo un ordine ed un sistema di valori, di norme e di (pre)giudizi diseguali, generanti a loro volta idee, credenze, percezioni e aspettative che intrappolano entro ruoli predefiniti e inautentici e impediscono un rapporto effettivamente paritario. Si presenteranno, tra le principali azioni di prevenzione e contrasto di tale fenomeno, i percorsi di rieducazione, trattamento e reinserimento dei maltrattanti.
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2

Stocco, Laura <1989&gt. "Violenza domestica di genere e risposte sociali". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4316.

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Resumen
La prima parte della tesi illustra la storia della violenza domestica, spiega cos'è la violenza e le sue varie forme. Nella seconda parte invece si parlerà dei centri antiviolenza e del lavoro delle operatrici. Il tutto è arricchito da un'intervista condotta alle operatrici stesse.
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3

Nadalon, Elisa <1978&gt. "La violenza di genere: costruzione di una rete territoriale di contrasto al fenomeno". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3820.

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ARENA, GIULIA. "Il bilancio di genere nelle università italiane. Come il genere viene costruito attraverso le policy di genere". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1095933.

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Resumen
This research stems from the necessity to critically understand a phenomenon "new" as gender budgeting, especially in the Italian university context. Gender budgeting is a tool that is traced back to the framework of gender mainstreaming and consists of a contextual and financial analysis of the different impact that political decisions have on men and women, starting from the assumption that there are no truly neutral decisions. The purpose of the research is to approach gender budgeting from a critical and feminist perspective and not merely a descriptive one, with the aim of investigating the theoretical frameworks used in implementing gender budgets. The main question that has guided the present research is how gender budgeting relates to the gender inequalities already present in academia and how it transforms the idea of gender equality that is promulgated by the university institution. The project's main contribution lies precisely in having applied to the case of university and Italian gender budgets a critical methodology, the so-called Critical Frame Analysis, which until now had only been used to analyze broader phenomena such as gender mainstreaming. The goal was to understand how the "gender budget" tool has taken on its own characteristics in the Italian academic context and what kind of gender narratives can be found in these documents. Four main theoretical frameworks that can serve as the informational basis for gender budgets were traced, thus debunking the idea that this type of tool can be attributed solely to the approach of gender mainstreaming. In conclusion, with the present work, an attempt was made to break down the gender budget into its constituent elements, in order to analyze to what kind of theoretical framework it was possible to relate each element, always taking into consideration how gender budgeting has been and is concretely implemented in the context of Italian universities, finally using the concrete experience of gender budgeting at the University of Genoa as a case study to analyze some of the phenomena that emerged in the course of this research.
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Ravasio, Silvia <1995&gt. "Femminismo e pianificazione urbana. Storia e pratiche di “città di genere”". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17472.

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Resumen
In questa tesi viene approfondita la connessione, ancora sottovalutata, tra il femminismo e la pianificazione urbana. Viene introdotto il femminismo per cogliere il senso profondo del movimento, che non punta all'egemonia della donna sull'uomo ma alla parità di genere. Questo principio viene analizzato all'interno del settore dell’urbanistica. Gli studi delle femministe della fine del Novecento (tra cui Dolores Hayden e Jane Jacobs) circa la pianificazione urbana di quel periodo, aprono ad un’attenta analisi della costruzione delle città. Gli spazi urbani sono pianificati su misura di uomini bianchi adulti e lavoratori, senza considerare le diversità individuali presenti all'interno della città, creando ulteriori disuguaglianze. Nell'elaborato viene studiata la situazione delle donne nella città, tra difficoltà, discriminazioni e disuguaglianze fino a giungere a pratiche positive che riescano a creare una “città di genere”. Con quest’ultimo termine si intende descrivere una trasposizione, nella pratica cittadina, dei principi femministi, andando a creare una città che sia attenta alle donne e attenta a tutti.
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6

Zuccolo, Nadina <1964&gt. "Educazione e pedagogia di genere nell'infanzia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16978.

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Resumen
In questo elaborato si affronta il tema dell’educazione di genere con uno sguardo più approfondito al periodo dell’infanzia. La prima parte traccia il quadro teorico di riferimento con studi e teorie inerenti temi complessi ed interrelati come sesso e genere e il loro rapporto con i concetti di identità e differenza. Gli stessi argomenti sono stati considerati anche in prospettiva interculturale. Un’attenzione specifica è rivolta agli stereotipi e ai pregiudizi, riferiti al genere e non solo, che influenzano la vita degli individui. Molta parte del lavoro è focalizzato sull'infanzia e sul ruolo fondamentale di tutte le agenzie educative nella formazione delle nuove generazioni a una maggiore consapevolezza della propria identità libera da stereotipi e pregiudizi e aperta al riconoscimento e al rispetto di tutte le differenze. Studi e ricerche mostrano la pervasività che questi hanno nel linguaggio, nei libri, nella letteratura per l’infanzia e, in generale, nella quotidianità dei bambini e delle bambine. La cornice teorica e normativa fa da sfondo a una serie di esperienze attuate in vari contesti locali, regionali e nazionali considerando anche la necessità di un’adeguata formazione del personale educativo su questi temi. L’analisi di ricerche e sperimentazioni ha evidenziato che un lungo percorso di rinnovamento è stato tracciato ma che ancora molto resta da fare per diffondere una più ampia consapevolezza delle problematiche legate alle dimensioni del genere.
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Turchetto, Lisa <1995&gt. "POLITICHE SOCIALI E DISUGUAGLIANZE DI GENERE". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17427.

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Resumen
Nella presente ricerca verrà approfondito il tema delle disuguaglianze di genere, in particolare la relazione tra le disparità e i sistemi di welfare di diversi Paesi europei. Nella prima parte dell'elaborato verranno descritte le principali tappe storiche con le diverse traiettorie che hanno portato allo sviluppo dello stato di benessere, a cui seguirà la classificazione in modelli di welfare elaborati dal sociologo Esping-Andersen. Una particolare attenzione viene posta sulla relazione tra le politiche sociali e la famiglia, in base a questa si possono definire infatti sistemi "familizzati" o "de-familizzati". Nella seconda parte invece verranno presi in considerazione alcuni Paesi europei appartenenti a diversi sistemi di welfare (e con diversi gradi di familizzazione e de-familizzazione) per analizzare come e in che misura le politiche sociali incidono sulle disuguaglianze di genere, l’analisi partirà quindi dalla situazione nel mondo del lavoro retribuito, attraverso un confronto dei dati sull’occupazione maschile e femminile, integrata da quelli sul lavoro part-time e sulla composizione familiare. Seguirà l'analisi sulle politiche di conciliazione (con un focus sulle politiche per l'infanzia) e la parità di genere, anche in questo caso per verificare come le politiche emanate in diversi Paesi, e quindi sistemi di welfare, incidono sui rapporti di genere. Tra i dati considerati vi sono quelli relativi al tempo impiegato da uomini e donne per la cura, approfondendo anche quelli relativi al lavoro domestico. Infine, sulla base di quanto descritto, i modelli analizzati e le esperienze degli altri stati, verranno formulate delle possibili proposte per l'Italia al fine di ridurre le ancora persistenti disuguaglianze di genere, soprattutto per quel che riguarda le responsabilità nella cura e domestiche.
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INAUDI, CHIARA MARCELLA. "NULLIPARE: RACCONTI DI DONNE TRA MATERNITÀ E MUTAMENTI DELL'IDENTITÀ DI GENERE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/219169.

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Resumen
Feminine identity has been historically and culturally built around motherhood. However, there are women who in some way choose not to have children. The phenomenon of childlessness is now qualitatively different from the past, seems to be quantitatively increasing and needs to be read in the frame of the ‘culture of choice’. This thesis is a first explorative study on women without children in Italy conducted with a qualitative method. Results of the analysis of 35 life narratives within in-depth interviews with women without children between 35 and 45 years are presented. The thesis analyses all issues and aspects of life related to childlessness, which are held as more relevant by the respondents. This work provides a critical analysis of the concepts of childless, childfree and choice, while offering several ideas for further studies.
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Dalla, Nora Giulia <1987&gt. "Le determinati delle scelte di pensionamento in Italia. Un’analisi di genere". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8250/1/dallanora_giulia_tesi.pdf.

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Resumen
Il rapporto tra genere e pensionamento in Italia è ambiguo. Anche se il tasso di occupazione femminile tra i 50 e i 64 anni è aumentato (tenendo però in considerazione le differenze tra il livello di istruzione e il divario nord/sud) le donne in pensione hanno trascorso meno anni nel mercato del lavoro, guadagnato di meno e cambiato diverse occupazioni rispetto agli uomini della stessa età. Questa tesi presenta una panoramica sul divario tra i generi esistente nel sistema pensionistico italiano, concentrandosi sulle problematiche familiari e lavorative delle donne. Le ricerche precedenti hanno spesso ignorato il gap di genere, mentre studi più recenti hanno esaminato come i ruoli di genere interagiscono con i cambiamenti delle politiche pensionistiche. L'obiettivo di questo lavoro è quello di migliorare la comprensione delle tendenze e dei fattori che influenzano le decisioni di pensionamento delle donne in Italia, considerando come il contesto istituzionale, le caratteristiche individuali e familiari influenzano tali decisioni. I dati provengono dai moduli "Transizione dal lavoro al pensionamento" del 2006 e del 2012 nell'ambito dell'indagine europea della forza lavoro. L'analisi dei dati è volta ad analizzare il legame tra le decisioni di pensionamento e le caratteristiche individuali, e familiari dei soggetti intervistati. La prima parte del documento descrive brevemente gli approcci e i risultati della revisione della letteratura e la seconda parte presenta l’analisi delle determinanti del pensionamento. I risultati, interpretati alla luce del contesto socio-economico italiano, indicano che sussistono delle differenze di genere nella transizione verso la pensione, a discapito delle donne.
The relationship between gender and retirement in Italy is ambiguous. Although the female employment rate between the ages of 50 and 64 increased, (even counting with big differences between education level and with a persistent strong North/South divide), retired women spent a small numbers of years in the labour market, earned less over their lifetimes, and worked in different jobs than men of the same age. This thesis presents an Italian overview of pension gender gap, focusing on family and work-life issues. Previous researches ignored gender bias, while more recent studies have scarcely investigated how gender roles interact with the changes in pension policies. The aim of this paper is to improve the knowledge regarding trends and factors influencing women’s retirement decisions in Italy, considering the institutional context, the individual and family characteristics influencing retirement decisions. Data comes from “transition from work into retirement” module within the 2006 and 2012 European Labour Force Survey. Regression analysis was used to analyse the link between individual as well as family and pension system characteristics and retirement age of women in Italy. Results, which are interpreted in light of the national socio-economic Italian context, point to gender differences in retirement transitions. For women the incidence of involuntary retirement is higher compared to man, reflecting an institutional context where women are subjected to more difficulties.
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Ditta, Annalisa <1993&gt. "VIOLENZA DI GENERE: PARLIAMONE ! Dagli stereotipi alle strategie di contrasto sociale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13007.

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Resumen
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti". Non è casuale la scelta di introdurre il tema della violenza di genere con questa citazione. In questa frase sono introdotti valori e significati estremamente importanti, dalla libertà, all'uguaglianza, dalla dignità ai diritti, valori che sfumano e si perdono ogni qualvolta sentiamo parlare di violenza, qualsiasi essa sia. Negli ultimi anni si crea la necessità di affrontare con maggiore interesse e risorse una problematica quale la violenza di genere; la cronaca stessa ci presenta quotidianamente episodi di violenza, femminicidi, stalking in un fenomeno sempre più crescente. Pensieri culturali, valori, principi, tutti fattori consultabili e incisivi su un tema di tale portata. L'elaborato scende anche nella valutazione di progetti e percorsi possibili, atti a creare forme di risoluzione sempre più concrete ed efficienti.
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Bragato, Sara <1993&gt. "Disuguaglianza di genere e empowerment femminile, riflessioni a partire dall'esperienza di tirocinio in Tanzania". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17325.

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L’eliminazione della disuguaglianza di genere è una questione talmente importante e attuale da essere stata inserita dalle Nazioni Unite al quinto posto tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nell’Agenda 2030. Per comprendere quali sono le possibili strade da percorrere in questo senso è innanzitutto necessario comprendere al meglio come funzionano le disuguaglianze, qual è la loro portata ed estensione così da riuscire ad organizzare dei modi efficaci per sconfiggerle, questo non sarebbe infatti possibile senza comprendere i motivi che portano alla creazione e perpetrazione delle disuguaglianze. Quando si studia la disuguaglianza di genere inoltre, si entra in un mondo ancora più complesso perché riguarda l’identità dei singoli individui. Per lungo tempo si è ritenuto che una differenza biologica determinasse l’identità e i comportamenti degli individui, questo ha creato un sistema sociale improntato sulla disuguaglianza in cui le capacità, le aspirazioni e le possibilità dei singoli vengono basate sull’appartenenza a uno o all’altro genere. Questo tema è attuale in tutte le parti del mondo e assume declinazioni diverse, ma con la stessa concezione alla base. I modi per combattere il sistema di pensiero patriarcale ci sono e vengono intrapresi nei paesi in via di sviluppo come nei paesi sviluppati. In particolare, l’empowerment femminile ha la potenzialità di rivelarsi un buono strumento per ridare alle donne consapevolezza di sé e del proprio ruolo. A dimostrazione di ciò viene proposto l’esempio di un progetto di empowerment attuato in Tanzania dall’ong Cope, in cui attraverso il lavoro sartoriale si aiutano le donne di un piccolo villaggio a recuperare la fiducia nelle proprie capacità e a raggiungere l’indipendenza economica aiutandole così a riprendersi in mano le proprie vite.
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Tresoldi, Mariarosa <1995&gt. "Le disuguaglianze di genere e il loro impatto sulla salute". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19636.

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Resumen
La tesi si compone di una prima parte in cui è spiegato che cosa si intende con la parola genere e quanto i movimenti femministi e la società abbiano influito sulla relazione uomo-donna in relazione ad esso. Sarà, quindi, spiegato quanto il genere impatti sulla vita delle donne, con un riferimento particolare anche alle donne immigrate in Italia e inserite nei contesti di cura. Infine, attraverso una ricerca qualitativa e quantitativa, fatta sia a persone singole che ad associazioni che si occupano di famiglie e di genere, sarà possibile quanto effettivamente le disuguaglianze di genere siano ancora presenti e influenti nelle dinamiche familiari.
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GHAFFARI, RASSA. "Gender through Generations: ruoli e rappresentazioni di genere tra due generazioni della classe media di Tehran". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/277249.

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Resumen
L’obiettivo della presente ricerca è di investigare le trasformazioni delle rappresentazioni e narrazioni dei ruoli di genere di due campioni di uomini e donne iraniani/e della classe media di Tehran, appartenenti a due generazioni differenti: il primo gruppo è composto da individui nati tra il 1960 e il 1969, ed appartenenti perciò a quella che la letteratura scientifica internazionale definisce Generazione X. Il secondo gruppo include giovani donne e uomini nate/i tra il 1990 e il 1999, definiti come membri della Generazione Millennial. Avvalendosi di una metodologia di ricerca mista, composta da analisi documentaria, un’analisi secondaria di dati statistici e interviste narrative con uomini e donne di entrambe le generazioni, questo studio ha permesso di analizzare le complessità e contraddizioni insite nei processi di elaborazione e negoziazione delle identità di genere di questi/e attori e attrici sociali. A d una interpretazione spesso semplicistica e sterotipizzata del mutamento sociale come ineluttabile e lineare processo da modelli e comportamenti “tradizionali” ad uno non meglio identificata nozione di “modernità”, la ricerca contrappone una lettura basata sul concetto di “bricolage culturale post-moderno”: un creativo processo di costruzione di significati attraverso la rielaborazione di elementi ed istanze precedenti e nuove, in cui il soggetto può operare scelte innovative e consapevoli in accordo con le proprie condizioni ed attitudini.
The aim of the present research is to investigate the transformations of the representations and narrations of gender roles among two samples of Iranian men and women of Tehran’s middle class, belonging to two different generations: the first group is composed of individuals born between 1960 and 1969, and therefore belonging to what the international scientific literature defines Generation X. The second group includes young women and men born between 1990 and 1999, defined as members of the Millennial Generation. Using a mixed research methodology, consisting of documentary analysis, a secondary analysis of statistical data and narrative interviews with men and women of both generations, this study allowed us to deepen the complexities and contradictions intrinsic of the processes of elaboration and negotiation of gender identity among these social actors. Instead of an often simplistic and sterotyped interpretation of social change as an ineluctable and linear process from "traditional" models and behaviors to an unidentified notion of "modernity", the research contrasts the concept of "post-modern cultural bricolage": a creative process of construction of meanings through the rielaboration of previous and new elements and instances, in which the subject can make innovative and conscious choices in accordance with his/her own conditions and attitudes.
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De, Bon Sara <1985&gt. "La differenza di genere nella disabilità: una doppia discriminazione per le donne disabili". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15600.

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Resumen
Nel senso comune spesso si tende a utilizzare i termini sesso e genere come sinonimi ma in realtà essi indicano due concetti differenti ma connessi tra loro, che comprendono le caratteristiche biologiche degli individui e li identificano come maschio o femmina, e le dimensioni sociale e culturale che, attraverso determinati comportamenti, atteggiamenti ed esperienze condivise, forniscono valore al sesso e determinano le differenze tra uomo e donna. (Priulla, 2013) Alla nascita, il maschio e la femmina si distinguono per il fatto di possedere determinati attributi sessuali differenziati; crescendo, grazie al processo di socializzazione, maschi e femmine acquisiscono regole di comportamento, modi di interagire e comunicare, modelli e ruoli che determinano l’appartenenza sessuale secondo i valori trasmessi in quel momento e in quel determinato contesto dalla cultura e dalla società. Quindi la natura definisce se siamo maschi o femmine, ma è la società con le aspettative sociali e culturali, che attribuisce un significato a questa differenziazione e stabilisce i criteri, gli atteggiamenti per essere uomini o donne. La femminilità e la maschilità non sono esclusivamente stabilite dalle caratteristiche fisiche e biologiche, ma rivestono una fondamentale importanza la cultura e l’educazione. La costruzione dell’identità sessuale si avvia attraverso l’assegnazione ad una precisa categoria sessuale in base all’aspetto dei genitali esterni come maschio o femmina. Tale riconoscimento è la genesi sulla quale andrà ad innestarsi il processo di apprendimento dell’identità di genere.» (Ruspini, 2004, p.88) Nella prima parte di questo elaborato proverò ad illustrare brevemente le differenze tra uomini e donne, i percorsi di formazione dell’identità di genere definiti grazie al processo di socializzazione realizzato dai vari agenti quali la famiglia, la scuola ed i mass media, evidenziando come gli stereotipi di genere siano radicati nella nostra cultura e vengano riproposti, spesso inconsciamente, nella quotidianità. Le differenze di genere condizionano gli individui già nella prima infanzia, influenzando il modo di pensare, di scegliere e agire: bambini e bambine vengono spinti a confrontarsi e ad assimilare il modello più consono al proprio genere. Dalla nascita inizia un percorso prestabilito e separato in due binari differenti in base al genere, non ci sono alternative e non si ammettono situazioni equivoche per non correre il rischio di essere derisi ed esclusi dalla società. Nella seconda parte, invece, focalizzerò l’attenzione sugli aspetti di genere nell’ambito della disabilità. In particolare andrò a delineare brevemente la figura della donna disabile come portatrice di una doppia discriminazione: quella relativa al genere e quella relativa allo stato di salute. Questo comporta spesso l’esclusione delle donne disabili nella vita sociale soprattutto in termini di opportunità alla conquista dell’autonomia e alla vita indipendente. Un’inferiorizzazione della donna disabile che si avvia inconsciamente nel processo di costruzione dell’identità della donna con disabilità, già nei primi anni di vita e prosegue nell’ambito scolastico, lavorativo, nelle relazioni e in tutti gli aspetti della quotidianità. Pregiudizi e stereotipi sono talmente radicati che perfino le donne disabili faticano a percepirsi come qualcosa di diverso, di altro rispetto alla loro disabilità, questo a scapito delle loro potenzialità e della possibilità di raggiungere un livello sufficiente di autonomia. Nell’ultimo capitolo ho proseguito il discorso prendendo in considerazione la questione della violenza di genere contro le donne disabili, delineandone forme, caratteristiche e aggravanti dovute proprio alla disabilità. Come filo conduttore dell’intero elaborato troviamo l’aspetto culturale, le immagini mentali e gli stereotipi diffusi nella società che difficilmente si riescono a modificare.
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CEREDA, AMBROGIA. "Immagini dei corpi. Modificazioni e identità di genere". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/180.

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Resumen
La ricerca tratta il tema delle modificazioni del corpo (piercing, tatuaggio, scarificazione, chirurgia estetica) nelle sue implicazioni con la questione dell'identità di genere. Attraverso uno studio sul campo condotto con metodo etnografico e interviste in profondità, vengono indagate in chiave etnometodologica le procedure attraverso cui i soggetti elaborano ed esprimono il proprio self in relazione alle rappresentazioni sociali condivise relative alla mascolinità e alla femminilità.
This research is about body modification techniques (piercing, tattooing, scarification, aesthetic surgery) in relation to gender identity. By means of a fieldwork carried out with ethnographies and in depth interviews, procedures of elaboration and expression of individual self are investigated, via an etnomethodological approach, and in a relation to social representations of femininity and masculinity.
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CEREDA, AMBROGIA. "Immagini dei corpi. Modificazioni e identità di genere". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/180.

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La ricerca tratta il tema delle modificazioni del corpo (piercing, tatuaggio, scarificazione, chirurgia estetica) nelle sue implicazioni con la questione dell'identità di genere. Attraverso uno studio sul campo condotto con metodo etnografico e interviste in profondità, vengono indagate in chiave etnometodologica le procedure attraverso cui i soggetti elaborano ed esprimono il proprio self in relazione alle rappresentazioni sociali condivise relative alla mascolinità e alla femminilità.
This research is about body modification techniques (piercing, tattooing, scarification, aesthetic surgery) in relation to gender identity. By means of a fieldwork carried out with ethnographies and in depth interviews, procedures of elaboration and expression of individual self are investigated, via an etnomethodological approach, and in a relation to social representations of femininity and masculinity.
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Cattani, Lorenzo <1989&gt. "Spezzare la Doxa? La segregazione di genere nel mercato del lavoro". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10348/1/Lorenzo_Cattani_tesi.pdf.

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Resumen
La segregazione nel mercato del lavoro ha dimostrato di essere un fenomeno molto regolare. Osservando i principali indicatori sintetici, troveremo che circa la metà della forza lavoro femminile dovrebbe cambiare lavoro per potersi distribuire fra le professioni nello stesso modo degli uomini, un dato che negli ultimi decenni non sembra essere cambiato. La ricerca si è concentrata sulla socializzazione e come le strutture influenzano l'agency quando le persone pianificano le loro carriere. Tuttavia, riteniamo sia stato ignorato il ruolo della classe occupazionale d'impiego nel dare forma alla segregazione. Facendo riferimento a Bourdieu, la tesi svolge un'analisi empirica su cinque classi occupazionali: dirigenti, professioni intellettuali, tecnici, colletti blu, e professioni non qualificate e dei servizi, stimando modelli logit per calcolare le probabilità delle donne di accedere alle professioni male-dominated, dove gli uomini sono più dei due terzi della forza lavoro. Di particolare interesse è il ruolo della scelta di perseguire un'istruzione STEM e come il campo di studio moderi la relazione fra genere e probabilità di accedere ad una professione male-dominated. I risultati mostrano differenze rilevanti fra le classi occupazionali, e anche fra diversi tipi di campi di studio STEM, suggerendo che la segregazione sia un fenomeno a geometrie variabili che può essere "spezzata" più facilmente in alcune classi rispetto ad altre.
Segregation in the labor market has proved to be a surprisingly regular phenomenon. When we look at the main synthetic measures of segregation, we will find that half of the female workforce should change jobs to be distributed among occupations the same way men do, which is the same evidence collected more than twenty-five years ago. Research has focused on socialization and how structures affect agency when people plan their careers. However, previous research on segregation has often neglected the occupational class of employment and its role in shaping segregation. Using a "Bourdieusian" framework, this paper carries an empirical investigation on segregation in five occupational groups: managers, professionals, technicians, blue-collar workers, and elementary and service workers, computing a logit model for studying women's probabilities of access to male-dominated occupation, where men are more than two-thirds of the workforce. Of specific interest is choosing to pursue a STEM education and how this choice moderates the relation between gender and the probability of accessing a male-dominated occupation. Results show relevant differences in each class, and different STEM fields as well, suggesting that segregation may be “broken” more easily in certain occupational classes than in other ones.
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PERONI, CATERINA. "VIOLENZA DI GENERE E NEOFEMMINISMI. DISCORSI E PRATICHE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/215748.

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Resumen
In the last five years, gender violence has represented one of the main topics of the Italian public and political debate. Its importance is due to its mobilizing power, often related to the security emergency against strangers by the mass media and the institutional politics. At the same time, it has been exploited to impose a moral and social control on women's sexuality. In October 2007, the murder of Giovanna Reggiani in Rome by a man living in an illegal nomad camp, became the core of a political and media alarm that drifted towards racist instigation against the so-called “gipsy” communities and their camps. Several attacks to nomad camps also degenerated into pogroms. In this violent and moralistic background, a different discourse was elaborated by the Italian feminist movement which organized, a month later, a demonstration called “Not in my name” against gender violence and racism, for the anniversary of the UN global day against women violence. The demonstration denounced the preeminence of gender violence between intimates in Italy, highlighting the importance of a feminist perspective in order to understand and contrast gender violence. Indeed, the historical connection between feminist experience, practice and knowledge and the definition of gender violence as a social problem is definitely intrinsic. This study aims at analyzing the contemporary political feminist discourse about gender violence which involves, at the same time, the redefinition of concepts and cognitive tools such as gender, feminism, queer, sexuality, norm, equality and difference. The analysis of documents and interviews to feminist activists reveals a deep criticism towards the heteronormative speech of gender, seen as the context in which gender violence is produced and naturalized. In conclusion, gender violence can be defined as a social construction that changes with social and cultural transformations depending on the political and social processes of emancipation and self-determination undertaken by women in the last four decades.
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Pozzi, Sonia <1978&gt. "Appartenenze, identità e ruoli di genere negli adolescenti di origine immigrata. Uno studio qualitativo nel territorio di Monza e della Brianza". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2205/1/pozzi_sonia_tesi.pdf.

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Starting from the contexts on which the researches about migrant minors and adolescents have been concentrated so far, school, free time, friends, family, society integration, this work puts attention on gender dimension, supporting the ideas that socialization is a life-long process, that gender and gender roles are a cultural construction and the subject has multiple identities. The research aim to understand if being male or female, related with ethnic and cultural origin, influences the identity construction, the gender belonging and roles, the behaviours, in a different way, in interaction with the different everyday contexts. The research points out how being male or female affects: - daily choices, expectations and behaviours inside peer group, family and school; - future expectations as adult inside family, work and society; - idea about the adolescence and the self-decription as adolescent, female, male and immigrant. The analysis highlights that the gender belonging, as the ethnic and cultural belonging, doesn’t drive behaviours, attitudes, expectations totally to tradition or totally to “western way”, in the different everyday contexts. There is rather a combination of these ways, choosing the one or the other way in the different contexts according to be in a position in which there are more or less contacts with the society they live in. Differently, the self perception as adolescent and as individual is relatively independent from gender and ethniccultural belonging, over which prevail the idea of “ peer normality”. Above all, it is important to put in evidence that they are experiencing a very high level of complexity and change as adolescent and migrant or migrant’ son. Personal, cultural and social transitions can explain a large part of variability and our difficulty to construct high defined classifications.
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Pozzi, Sonia <1978&gt. "Appartenenze, identità e ruoli di genere negli adolescenti di origine immigrata. Uno studio qualitativo nel territorio di Monza e della Brianza". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2205/.

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Starting from the contexts on which the researches about migrant minors and adolescents have been concentrated so far, school, free time, friends, family, society integration, this work puts attention on gender dimension, supporting the ideas that socialization is a life-long process, that gender and gender roles are a cultural construction and the subject has multiple identities. The research aim to understand if being male or female, related with ethnic and cultural origin, influences the identity construction, the gender belonging and roles, the behaviours, in a different way, in interaction with the different everyday contexts. The research points out how being male or female affects: - daily choices, expectations and behaviours inside peer group, family and school; - future expectations as adult inside family, work and society; - idea about the adolescence and the self-decription as adolescent, female, male and immigrant. The analysis highlights that the gender belonging, as the ethnic and cultural belonging, doesn’t drive behaviours, attitudes, expectations totally to tradition or totally to “western way”, in the different everyday contexts. There is rather a combination of these ways, choosing the one or the other way in the different contexts according to be in a position in which there are more or less contacts with the society they live in. Differently, the self perception as adolescent and as individual is relatively independent from gender and ethniccultural belonging, over which prevail the idea of “ peer normality”. Above all, it is important to put in evidence that they are experiencing a very high level of complexity and change as adolescent and migrant or migrant’ son. Personal, cultural and social transitions can explain a large part of variability and our difficulty to construct high defined classifications.
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Soldà, Monica. "Uomini e no: un'analisi narrativa della costruzione dell'identità di genere nella organizzazione sindacale". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2012. https://hdl.handle.net/11572/369157.

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La mia tesi affronta il tema della costruzione dell'identità di genere all'interno di un contesto organizzativo a tradizionale dominanza maschile quale il sindacato. Il frame teorico di riferimento è quello degli studi organizzativi, in particolare i contributi che hanno guardato al genere come pratica materiale, sociale e discorsiva, così come al costrutto di maschilità egemone. La ricerca si basa sull'analisi narrativa dei materiali documentali e dei testi d'intervista a uomini e donne membri di una particolare organizzazione sindacale. Dall'analisi emerge il cambiamento in corso nella pratica sindacale , dalla centralità della fabbrica alle nuove identità lavorative, con le relative implicazioni di genere. L'analisi si concentra sul dibattito interno all'organizzazione sui temi delle quote e dell'equilibrio tra dimensione pubblica e privata, mettendo in evidenza le possibilità di mantenere o sfidare il modello di maschilità egemone nell'organizzazione.
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MARCU, OANA. "Giovani rom e dinamiche di genere: tecniche e strumenti per la ricerca azione". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/986.

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La ricerca approfondisce il processo di costruzione di identità di genere ed etniche in migrazione, attraverso l’intreccio di più assi di rappresentazione delle proprie appartenenze: l’asse dell’etnia, del genere e della classe. L’approccio metodologico parte dalla ricerca-azione per proporre un modo di condurre ricerca impegnato, relazionale, emozionale, il cui scopo è promuovere individui e gruppi in logiche di empowerment sociali. Il metodo privilegiato è l’etnografia, svolta in contesto transnazionale, basata sulla costruzione di relazioni di fiducia e combinando metodi visuali, interviste biografie e ricerca tra pari per ricomporre il quadro multifaccettato dell’esperienza dei giovani migranti e raggiungere un’ampia gamma di attori impegnati, con ruoli diversi, nella realtà studiata. L’esperienza migratoria dei giovani rom connette il Sud Ovest della Romania a Milano, attraverso dei circuiti e legami di parentela transnazionali. I giovani partecipanti nella ricerca sono coinvolti nello spazio delle economie della strada, praticano quotidianamente l’elemosina, la musica di strada o il borseggio. Alcune pratiche, nell’incontro tra gruppi in migrazione, si polarizzano in posizioni antitetiche, arrivano a simboleggiare la tradizione e a mediare la differenza tra i rom e i non-rom oppure tra gruppi diversi di rom. Tale lo statuto delle pratiche di genere associate alla verginità, ai matrimoni e al controllo dei corpi e della sessualità delle giovani ragazze. Attraverso il mantenimento della forte distinzione tra le traiettorie di genere, gruppi portatori di stigma rivendicano attributi identitari valorizzati: una sistemazione famigliare essenzialmente diversa, utilizzata discorsivamente per riproporre la differenza, in termini etnici e di statuto, nei confronti del gruppo “maggioritario”, e degli altri gruppi rom. Giovani uomini e donne contestualizzano gli scenari, le stilistiche dell’esistenza, associate alla tradizione come all’“occidentalizzazione”, e separano le loro performance di genere tra i diversi spazi della loro vita in migrazione. Definiscono nuove appartenenze in grado di costruire identità valorizzate e ricompongono permanentemente il sistema di pratiche, in un continuo dialogo tra “noi” (i gruppi di appartenenza) e “io” (l’identità individuale).
The research is focused on the process of gender and ethnic identity construction in migration, on multiple axes that represent migrant’s belongings: ethnicity, gender, and class. The methodological approach is based on the action research perspective and proposes an engaged, emotional and relational way of doing research, in order to promote individuals and groups in social empowerment processes. The privileged method is ethnography, in a transnational context, based on building relationships of trust with participants and combining visual methods, biographical interviews, and peer research in order to narrate the complex picture of migrant youth experiences and to reach all the actors involved. Young Roma’s migratory experience connects the South West of Romania to Milan, in transnational circuits and kinship networks. The participants are involved street economies: they beg, play music, or pickpocket on a daily basis. Some of the practices, in the encounters between groups in migration, come to symbolize tradition and mediate difference between Roma and non-Roma, or between different groups of Roma. Such are the practices related to the virginity of young girls, matrimonies and the control over the bodies and sexuality of young girls. By maintaining strong distinctions between gendered life paths, stigma afflicted groups reclaim valued identity attributes related to an essentially different family order, discursively used in order to re-state ethnic and status differences between “us”, the “majority” group, and other Roma groups. Young men and women contextualize these scenarios, the traditional as well as occidental “stylistics of existence”, and separate their gendered performances in the various spaces of their migrant life. They define new belongings able to construct valued identities and permanently challenge the systems of practice, in a continuous dialogue between “us” (in-group) and “I” (individual identities).
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MARCU, OANA. "Giovani rom e dinamiche di genere: tecniche e strumenti per la ricerca azione". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/986.

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La ricerca approfondisce il processo di costruzione di identità di genere ed etniche in migrazione, attraverso l’intreccio di più assi di rappresentazione delle proprie appartenenze: l’asse dell’etnia, del genere e della classe. L’approccio metodologico parte dalla ricerca-azione per proporre un modo di condurre ricerca impegnato, relazionale, emozionale, il cui scopo è promuovere individui e gruppi in logiche di empowerment sociali. Il metodo privilegiato è l’etnografia, svolta in contesto transnazionale, basata sulla costruzione di relazioni di fiducia e combinando metodi visuali, interviste biografie e ricerca tra pari per ricomporre il quadro multifaccettato dell’esperienza dei giovani migranti e raggiungere un’ampia gamma di attori impegnati, con ruoli diversi, nella realtà studiata. L’esperienza migratoria dei giovani rom connette il Sud Ovest della Romania a Milano, attraverso dei circuiti e legami di parentela transnazionali. I giovani partecipanti nella ricerca sono coinvolti nello spazio delle economie della strada, praticano quotidianamente l’elemosina, la musica di strada o il borseggio. Alcune pratiche, nell’incontro tra gruppi in migrazione, si polarizzano in posizioni antitetiche, arrivano a simboleggiare la tradizione e a mediare la differenza tra i rom e i non-rom oppure tra gruppi diversi di rom. Tale lo statuto delle pratiche di genere associate alla verginità, ai matrimoni e al controllo dei corpi e della sessualità delle giovani ragazze. Attraverso il mantenimento della forte distinzione tra le traiettorie di genere, gruppi portatori di stigma rivendicano attributi identitari valorizzati: una sistemazione famigliare essenzialmente diversa, utilizzata discorsivamente per riproporre la differenza, in termini etnici e di statuto, nei confronti del gruppo “maggioritario”, e degli altri gruppi rom. Giovani uomini e donne contestualizzano gli scenari, le stilistiche dell’esistenza, associate alla tradizione come all’“occidentalizzazione”, e separano le loro performance di genere tra i diversi spazi della loro vita in migrazione. Definiscono nuove appartenenze in grado di costruire identità valorizzate e ricompongono permanentemente il sistema di pratiche, in un continuo dialogo tra “noi” (i gruppi di appartenenza) e “io” (l’identità individuale).
The research is focused on the process of gender and ethnic identity construction in migration, on multiple axes that represent migrant’s belongings: ethnicity, gender, and class. The methodological approach is based on the action research perspective and proposes an engaged, emotional and relational way of doing research, in order to promote individuals and groups in social empowerment processes. The privileged method is ethnography, in a transnational context, based on building relationships of trust with participants and combining visual methods, biographical interviews, and peer research in order to narrate the complex picture of migrant youth experiences and to reach all the actors involved. Young Roma’s migratory experience connects the South West of Romania to Milan, in transnational circuits and kinship networks. The participants are involved street economies: they beg, play music, or pickpocket on a daily basis. Some of the practices, in the encounters between groups in migration, come to symbolize tradition and mediate difference between Roma and non-Roma, or between different groups of Roma. Such are the practices related to the virginity of young girls, matrimonies and the control over the bodies and sexuality of young girls. By maintaining strong distinctions between gendered life paths, stigma afflicted groups reclaim valued identity attributes related to an essentially different family order, discursively used in order to re-state ethnic and status differences between “us”, the “majority” group, and other Roma groups. Young men and women contextualize these scenarios, the traditional as well as occidental “stylistics of existence”, and separate their gendered performances in the various spaces of their migrant life. They define new belongings able to construct valued identities and permanently challenge the systems of practice, in a continuous dialogue between “us” (in-group) and “I” (individual identities).
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Soldà, Monica. "Uomini e no: un'analisi narrativa della costruzione dell'identità di genere nella organizzazione sindacale". Doctoral thesis, University of Trento, 2012. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/722/1/Tesi_di_Dottorato_Sold%C3%A0.pdf.

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La mia tesi affronta il tema della costruzione dell'identità di genere all'interno di un contesto organizzativo a tradizionale dominanza maschile quale il sindacato. Il frame teorico di riferimento è quello degli studi organizzativi, in particolare i contributi che hanno guardato al genere come pratica materiale, sociale e discorsiva, così come al costrutto di maschilità egemone. La ricerca si basa sull'analisi narrativa dei materiali documentali e dei testi d'intervista a uomini e donne membri di una particolare organizzazione sindacale. Dall'analisi emerge il cambiamento in corso nella pratica sindacale , dalla centralità della fabbrica alle nuove identità lavorative, con le relative implicazioni di genere. L'analisi si concentra sul dibattito interno all'organizzazione sui temi delle quote e dell'equilibrio tra dimensione pubblica e privata, mettendo in evidenza le possibilità di mantenere o sfidare il modello di maschilità egemone nell'organizzazione.
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Mazzotta, Ilaria <1990&gt. "Migrazione e questioni di genere. La condizione delle donne migranti ai giorni nostri". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16308.

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Questa tesi ha come principale obiettivo quello di analizzare la questione della migrazione sotto la luce del genere e di tutte le sue implicazioni. Il primo capitolo di questo lavoro inizia con il problema storico della discriminazione giuridica intesa in senso ampio, successivamente si occupa dell'argomento centrale riguardante la migrazione e il genere, sotto la luce della dicotomia del potere in cui le donne migranti appartengono a una categoria subalterna. Il secondo capitolo tratta la specifica condizione coercitiva che colpisce le donne migranti, vale a dire la gender-based violence, intesa come «violence directed against a person because of that person's gender or violence that affects persons of a particular gender disproportionately» (stando alla definizione fornita dalla Commissione Europea). Il problema della gender-based violence è trattato anche grazie all'ausilio delle numerose Risoluzioni e Raccomandazioni emesse dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il terzo capitolo cerca di fornire una soluzione, ove possibile, orientando l'attenzione sulla cultural awareness, considerata come uno strumento di grande importanza per consentire una più facile integrazione e una maggiore tutela di queste donne nel nostro territorio.
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Cricchio, Carlotta <1994&gt. "L'immagine come mezzo della violenza di genere: un fenomeno onlife. Da un'indagine quantitativa, alcune proposte progettuali e strumenti di sensibilizzazione". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19278.

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In seguito allo sviluppo di Internet e all’ampio uso dei social media, ci sono stati dei cambiamenti nelle relazioni interpersonali e, sempre di più, sono aumentati i casi di abusi di genere online. La violenza virtuale è un problema globale che riguarda le ragazze giovani e adulte. La violenza di genere virtuale più diffusa è conosciuta come “revenge porn”, espressione impropriamente utilizzata per descrivere la distribuzione, da parte del partner, o ex-partner, di foto o video intimi senza il consenso della persona ripresa. È stato riscontrato che tale pratica avviene o al termine di una relazione o come minaccia nei confronti del partner che vogliono porre fine a un rapporto. Altri studi affermano che la diffusione di tali contenuti multimediali non avviene necessariamente per vendetta. Considerato che è un fenomeno che sempre più interessa i giovani, oltre al bisogno di strategie politiche più adeguate, è necessario sensibilizzare, fin da piccoli, attraverso programmi educativi di prevenzione. L’argomento sarà affrontato, nel primo capitolo, attraverso l’analisi del fenomeno della violenza di genere, delle cause che si celano dietro ad esso, delle diverse forme di violenza e delle normative internazionali, europee e nazionali. Il secondo capitolo sarà dedicato alla nascita di nuove forme di violenza di genere appartenenti al mondo digitale e alle relative forme di tutela. Il terzo capitolo verterà a comprendere il livello di conoscenza e di consapevolezza sul fenomeno della violenza di genere online, attraverso l’analisi dei dati ricavati dalla somministrazione di un questionario. Infine, nel quarto capitolo verranno proposti alcuni progetti educativi, volti alla sensibilizzazione dei giovani e degli adulti.
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Bogani, Lara <1992&gt. "Violenza maschile nel panorama socio-culturale occidentale. Percorsi e pratiche di vita verso la decostruzione dei modelli socializzati e il cambiamento di percezione di genere". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13325.

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Indagare la violenza nelle relazioni, personali e quotidiane, tra uomini e donne necessita il riconoscimento di una pervasività della stessa nell'intero sistema economico globale. L'accettazione, in quanto individuazione, di un tale sistema permette di scendere nella quotidianità dell'elemento violento e analizzarne così l'enorme portata che influisce sul singolo individuo. Dunque, la volontà di questa trattazione sarebbe quella di ricalcare il punto di vista dell'uomo che agisce violenza nelle relazioni intrafamiliari, il maltrattante, in accordo con il lavoro che ogni giorno uomini e donne svolgono nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere. Il presupposto, dunque, del testo stesso è quello di identificare la violenza come fattore strutturale della società odierna ma senza sottovalutare la responsabilità del singolo nelle sue azioni: è necessario ammettere che si può andare verso un cambiamento, una trasformazione essenziale e profonda del pensiero e degli atti quotidiani.
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MAINARDI, ARIANNA RUBI. "Digital girls. Le ragazze e la ridefinizione dei rapporti di genere online e offline". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/95942.

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The research investigates the processes of female subjectivation in relation to digital technologies. The work focuses on the in-depth analysis of the online and offline subjectivities in the post-feminist new media context, investigating the ways in which girls use and develop Internet and digital technologies in the everyday life. The study offers an empirical contribution to the academic debate about the postfeminist emerging scenario which indicates that girls are exposed to a model of femininity that pacifies instances inherited from feminism with neo-liberal values, which push them towards individualism and the reproduction of unequal relationships of power between genders. In this context, Internet represents an existential place in which, and through which, girls build, discuss and express their identities and relationships. The aim of the study is to understand how these communication technologies contribute in shaping certain gender representations and power relations. This research fits within a field of studies that aims at giving voice to the girls and showing their point of view on their subjective experience as young women in the new millennium. The empirical part of the research combines techniques of online observation with in-depth interviews with 32 girls between 15 and 19 years old, attending high schools in the city of Milan. The core of the research is the girls’ engagement with social networking site (SNS): a field of study barely explored in sociological analysis, which is investigated in order to understand whether and how the mediated nature of online space can offer opportunities of agency. The analysis of the relation between girls and digital technologies - in terms of familiarity, access, uses and practices - highlights that girls start to use Internet and computers in their early childhood. Technologies are negotiated in the domestic space with the rest of the family: the desire for privacy and independence that can be reached using digital technologies guides girls’ online behaviour. The research shows how the smartphone represents the main device, able to provide Internet access and to drive girls’ online habits, and it also defines the relational spaces in the offline life, modifying spatial and temporal boundaries. The mediation offered by the smartphone implies a more and more blurred border between public and private space, and marks the definitive collapse of the distinction between online and offline. Eventually, the study shows how family and peer groups are both the main reference points and the domains in which the girls negotiate specific gender performances. The research results show that, in SNS context, the relationship between the agency and its constraints is a continuous and complex process. On the one hand, the persistence of strict gender norms that control gender identities’ expression and regulate girls’ sexuality emerges; on the other one, the mediated nature of SNS can provide new opportunities of expression and resistance to normative gender models.
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ARFINI, Elisa Anna Giuseppina. "SEXING DISABILITY. Prospettive di genere, embodiment sessuale e progetto sul corpo nelle disabilità fisiche". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389321.

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From a sociological perspective and using a narrative methodology applied to interviews with physically disabled subjects, this research presents a discursive and biographical inquiry of disability, pointing out – in particular – gender perspectives and social construction of sexual actions. Thus, not only narratives of actual disabled subjects will be analyzed, but also body projects, identities and sexual embodiments of those able subjects who engage in disability on different levels: identification, sexual desire, body project, sexual embodiment. Sexuality and gender identity are considered crucial to this analysis as they are conceived as social activities in which the body is the main agent and due to their constitutive role in subjectivation processes.
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Voltolina, Sara <1995&gt. "Perché d'amore non si muore. La rappresentazione della violenza di genere nel linguaggio giornalistico e la denuncia dei movimenti femministi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17558.

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La percezione del femminicidio e della violenza di genere viene plasmata dai metodi discorsivi del giornalismo e dal potere dei mass-media. L’obiettivo della presente ricerca è quello di analizzare la rappresentazione del femminicidio nelle narrazioni giornalistiche italiane, al fine di dimostrare che troppo spesso la stampa veicola messaggi profondamenti sessisti e stereotipati a discapito delle donne. L’elaborato è volto all’analisi dell’evoluzione della condizione muliebre nel corso della storia, focalizzando l’attenzione sul ruolo centrale dei movimenti femministi. Inoltre, attraverso uno sguardo costante sulla società contemporanea, vi è la volontà di mettere in luce la responsabilità delle istituzioni e della stampa nell’edificazione di una reale parità tra i sessi, sostenendo che il femminicidio non dev’essere considerato un crimine ordinario, bensì un fenomeno strutturale, sociale e politico. Tale tesi contiene la raccolta e l’analisi di articoli di tre ampiamente diffuse testate giornalistiche nazionali («Corriere della Sera», «la Repubblica» e «Il Giornale») e l’intervallo di tempo preso in considerazione è quello coincidente con la proposta del ddl n. 735 (meglio conosciuto come ddl Pillon) e il conseguente dibattito in merito (2018/2019).
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Gusmeroli, Paolo. "Di padre in figlia, le eredi del vino a Nordest. La riproduzione sociale delle aziende familiari vinicole in un'€™ottica di genere". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423453.

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Family businesses are the prevailing economic organizations in Veneto region, where the research took place. They are especially representative of made in Italy recognized productions as wine. The intergenerational handover is the focus of many studies committed to avoid the "decline of social capital" (Putnam, 1995) of the area, whereas entrepreneurial families (and their ethos, practical knowledge, capital) are considered one of its cornerstones. My study aims to observe this process from a gender perspective, undertaking a Pierre Bourdieu approach. The empirical research is based on the collection and analysis of 32 in-depth interviews with members of family businesses (fathers and daughters) representative of 15 case studies (12 intergenerational handovers and 3 “first generation” female entrepreneurs). We involved also expert qualified witnesses (working in wine business but with a de-centred view on wine family businesses) for further three interviews. The analysis is therefore based on 35 in-depth interviews: they are in between of "life stories" (Bertaux, 1999) and "focused interviews" (Merton, 1987). The cases were chosen with a theoretical sampling (Glaser & Strauss, 1967), referring to the main dimensions of '€œtransmission'€ identified. It has been possible to observe different trajectories of the same "class situation" (Bertaux, 1999) constituted by the transmission from father to daughter. The four main dimensions are: a) business or corporation material legacy; b) embodiment of different types of entrepreneurial practice; c) positioning processes in family and firms; d) work-life balance and gendered work division observed in the process of family reproduction. The territory where the research took place sees a progressive growth of women entrepreneurship in terms of ownership: in Veneto about 24% of farms are registered in women'€™s name (ISTAT Census, 2011), compared to 21,5% of overall entrepreneurship (Angelini, Girardi, Marzella, Olive, Toschi, 2012). This work aims to how daughters incorporate the substantial position of leadership in the family business: a position that has historically been associated with fathers / husbands or other male figures. The theoretical approach adopted considers entrepreneurial motivations, stakes and incorporations of practices and professional positions as expressions of gender habitus (Bourdieu, 1983 & 1998) situated both in family and firm. We are situated in a field of ambivalences. In an historically masculine order we find the representation of equal "gender contracts" (Pateman, 1988) that tend to place women in the structural position of "outsider within" (Collins, 1986). Gender relations are organized by the ambivalence of "domination" and "freedom" (Bimbi, 2013) and family businesses are particularly interesting to analyze: located on the border of public and private spheres they seems to favor a easier work-life balance for some figures of women entrepreneurs (Jones, 2005) even if those organizations have to organize an intensive cycle of production and reproduction (Mingione, 1997) exposed to market forces. In some studies the organizational autonomy related to the ownership of the company is recognized as one of the specific reasons for women to choose to engage in entrepreneurship (De Vita, 2009). Reading the conciliation of work and family across the generational handover, related to the arrangements of the intensive production/reproduction cycle (Mingione, 1997), it'€™s possible to observe the matter of recognition (Fraser, 2008; Pizzorno, 1988) of women-heirs as entrepreneurs and their exposure to habitus tensions. The problem of the daughter'€™s double presence (Balbo, 1978; Bimbi, 1985; Mingione, 2010) is one (not the only one) of the dissonances between the gender of the entrepreneur and the gender of the organization (Bruni, Gherardi and Poggio, 2000). Tensions are often solved pragmatically with compromises and organizational creativity in the practices of everyday life, thanks to the resources social actors can rely on (economic, but also social, as family support). The separation between living spaces and spaces for the production is another structural element to consider with respect to ease of pragmatic arrangements. This work aim is to understand how gender and class intersect to define some typical or socially viable path for women-heirs in search of recognition, considering entitlements (Mayor, 1993) and capabilities (Nussbaum, 2000) recognized on the basis of gender stereotypes and observed in family discourse. We adopt a diachronic perspective, both in the choice of the object of study (the intergenerational handover), and considering gender as embodied habitus, in line with the historical sociology of Bourdieu (Bennett, 2005). The concept of "symbolic violence" (Bourdieu, 1998) is thus a very important analytical tool to understand the processes of reproduction of the “order of things” (Bourdieu, 1979). This approach, in our opinion, makes it possible to hold together different aspects, often separated in gender research on entrepreneurship. They refer to material processes, symbolic and ideological foundations of the family as a "body" with its reproductive tendency, and the family seen as "field", with its conflicts and positions (Bourdieu, 1995). The '€œpublic family'€ of the firm is kept together by property and inheritance (the vertical family, represented by those working in the business). In this way we can observe how the incorporation of gender and, at the same time, professional habitus is arranged in everyday practices in masculine dominated social institutions. The family we speak of, considering the often long times of cohabitation in the business, it is an intersection between different households. To read family and economic life as interrelated fields can enrich the use of the concept of social capital reading the reproduction of gender inequalities. We can observe how the institution of gender structures the possibilities to acquire social goods and recognition in a circular process where positions and competences, or capabilities, go hand by hand (Sennett, 2006). We try to go beyond an abstract idea of equal opportunities. Focusing on the reproduction of the two fields considered (business and family) held together by property and inheritance, transgressions and boundaries of empowered gender identities is observed by situating them in the intertwining of family discourse and the strategies of the social actors involved
Le aziende familiari rappresentano un modello organizzativo molto rilevante in Veneto, dove si situa questa ricerca, soprattutto nei settori rappresentativi del made in Italy come quello del vino. Il tema dei passaggi generazionali è quindi al centro di numerosi studi di tipo applicativo che si propongono di evitare il '€œdeclino del capitale sociale'€ (Putnam, 1995) del territorio che vede nelle famiglie imprenditoriali (ethos, saperi pratici, capitali) uno dei suoi capisaldi. Questa ricerca si propone di osservare i passaggi generazionali d'€™azienda chiedendosi come avvenga la riproduzione delle famiglie imprenditoriali in un'€™ottica di genere, proponendo un percorso che fa proprio l'€™approccio di Bourdieu. Il lavoro si basa sulla raccolta e l'€™analisi di trentadue interviste in profondità  rivolte a membri di aziende familiari (padri e figlie) rappresentative di quindici casi aziendali (12 passaggi generazionali, tre imprenditrici di prima generazione), e con il coinvolgimento di altre figure espressive (lavoratrici del settore con uno sguardo '€œdecentrato'€) per ulteriori tre interviste. L'€™analisi si basa dunque su trentacinque interviste in profondità  nella forma di '€œracconti di vita'€ (Bertaux, 1999) e '€œinterviste focalizzate'€ (Merton, 1987). L'€™insieme degli studi di caso è stato costruito man mano con scelte ragionate (theoretical sampling) (Glaser & Strauss, 1967) rispetto ai quattro macro-temi individuati e connessi sia al processo del passaggio generazionale, sia all'€™imprenditoria di genere. Si sono quindi analizzate diverse traiettorie di una medesima 'categoria di situazione'€ (Bertaux, 1999) costituita dalla trasmissione d'€™impresa di padre in figlia. I quattro macro-temi connessi alla trasmissione d'€™azienda sono: a) eredità  materiale d'€™impresa o di capitali; b) modelli d'€™incorporazione di diversi tipi di pratiche del lavoro; c) strutturazione delle posizioni familiari e aziendali; d) divisione del lavoro di cura e conciliazione tra lavoro e famiglia. Il contesto territoriale in cui si situa la ricerca vede la progressiva crescita dell'€™imprenditoria delle donne in termini di titolarità : in Veneto circa il 24% delle aziende agricole è intestato a donne (Censimento ISTAT, 2011), rispetto al 21,5% dell'€™imprenditoria complessiva (Angelini, Girardi, Marzella, Oliva, Toschi, 2012). La ricerca si propone di indagare i processi e i modi con cui le figlie riescono a incorporare la posizione sostanziale e simbolica di leadership dell'€™azienda, posizione che è stata storicamente associata a padri/mariti o comunque a figure maschili della famiglia. Nell'€™approccio teorico adottato si considerano motivazioni imprenditoriali, poste in gioco e incorporazioni di pratiche e posizioni professionali come espressioni di habitus di genere (Bourdieu, 1983 & 1998) che si strutturano nell'€™intersezione dei due campi, quello familiare e quello della vita economica. L'€™analisi si pone in uno spazio ricco di ambivalenze tra un ordine storicamente androcentrico e '€œcontratti di genere'€ pensati come paritari (Pateman, 1988), dove le donne tendono a parlare dallo standpoint di '€œoutsider within'€ (Collins, 1986). Le relazioni di genere sono quindi strutturate dalle ambivalenze di '€œdominio'€ e '€œlibertà'€ (Bimbi, 2013) e trovano nell'€™azienda familiare un caso esemplare d'€™analisi: l'€™organizzazione, situata tra sfera pubblica e sfera privata, sembra poter favorire pragmaticamente una più facile conciliazione per alcune figure di donne imprenditrici (Jones, 2005) ma deve organizzarsi, esposta alle forze di mercato, per conciliare un ciclo intensivo di produzione e riproduzione (Mingione, 1997). In alcune ricerche l'€™autonomia organizzativa connessa alla proprietà  d'€™impresa è riconosciuta tra le motivazioni specifiche delle donne che scelgono di fare le imprenditrici (De Vita, 2010). Proprio leggendo la conciliazione lavoro-famiglia attraverso il passaggio generazionale che riguarda arrangiamenti consolidati di un ciclo intensivo di produzione e riproduzione è possibile osservare come il riconoscimento (Fraser, 2008; Pizzorno, 1988) delle donne-eredi le esponga a tensioni dell'€™habitus rimandabili al problema della doppia presenza (Balbo, 1987; Bimbi, 1985; Mingione, Pugliese, 2010) e alla dissonanza tra genere dell'€™imprenditrice e genere dell'€™impresa (Bruni, Gherardi, Poggio, 2000). Le tensioni sono spesso risolte pragmaticamente con i compromessi e la creatività  organizzativa nelle pratiche di vita quotidiana, grazie al senso della posizione familiare, rispetto agli entitlements attesi (Major, 1993), o al possesso di diversi tipi di risorse (economiche o di sostegno familiare). L'€™avvenuta, o meno, separazione tra spazi di vita e spazi per la produzione costituisce un altro presupposto da considerare rispetto alla facilità  degli arrangiamenti pragmatici. In questo lavoro ci si propone di indagare come genere e classe s'€™intersechino nel definire alcuni percorsi tipici o socialmente praticabili per le eredi d'€™impresa in cerca di riconoscimento, considerando entitlements e capabilities (Nussbaum, 2000) riconosciuti in base a stereotipi di genere e osservati nel discorso familiare. Si adotta una prospettiva diacronica sia per la scelta dell'€™oggetto di studio (il passaggio generazionale), sia per la concezione del genere come habitus incarnato, vettore attivo di pratiche creative, ma anche incorporazione del discorso dominante, in linea con la sociologia storica di Bourdieu (Bennett, 2005). Il concetto di '€œviolenza simbolica'€ (Bourdieu, 1998) costituisce quindi uno strumento analitico molto rilevante per capire i processi analizzati. Quest'€™approccio, a nostro avviso, permette di tenere insieme diversi aspetti, spesso scorporati nelle ricerche di genere sull’imprenditorialità , che riguardano i processi materiali, simbolici e ideologici della famiglia come '€œcorpo', e il suo conato riproduttivo (Bourdieu, 1974) e della famiglia come '€œcampo'€, con i suoi conflitti e posizioni. La famiglia di cui si parla, dati i tempi lunghi della convivenza in azienda, è spesso un’intersezione tra diversi nuclei familiari, che si solidifica e si rappresenta attorno all'€™azienda e alla proprietà  (la famiglia in verticale, e rappresentata da chi lavora in azienda). Leggendo il campo dei rapporti familiari/aziendali come un'€™economia simbolica complessa cambia anche il significato del costrutto di capitale sociale rispetto all'€™imprenditorialità  del territorio. Si può osservare come l'€™istituzione del genere strutturi le possibilità  di acquisire beni sociali e riconoscimento in un processo continuo di costruzione delle posizioni e delle competenze (Sennett, 2006), andando oltre un approccio astratto delle pari opportunità. Puntando lo sguardo sulla riproduzione dei due campi (azienda e famiglia) tenuti assieme da proprietà  ed eredità, si possono osservare trasgressioni e confini delle identità  di genere situandoli nell'€™intreccio tra discorso familiare e strategie degli attori sociali coinvolti
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Cerchiaro, Francesco. "Fare casa fuori casa. Processi di mixité coniugale nei racconti di vita delle coppie miste in Veneto". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3426638.

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Resumen
Abstract Nowadays, the concepts of difference, identity and culture structure the discourse on the complexity of contemporary societies. Most of the debates concerns political actions and conflicts seem now to address the issue of protection, claim or recognition of difference (Colombo & Semi, 2007). Mixed couples are, at the same time, both index and agent of change (Gritti, 2004). They are closely related to the increase of migration flows and provide us with a closer perspective to analyse the processes of growing pluralism in our society. This study is focused on the processes of mixité conjugale in the life stories of 15 mixed couples characterized by male migrants from countries with Muslim tradition married to Italian women. These couples embody, indeed, an emblematic case study within the phenomenon of "mixed" couples, since they led to their implicit macro dimension which links to cultural, religious, gender and class differences, represented as "strong differences" in the public debate (Saraceno, 2007). The participant observation and the discursive representations result from more than 50 meetings with 15 families residing in various areas of the Veneto Region. Individual interviews were conducted with both partners, sometimes with their children, but also with witnesses such as relatives or friends of the couple. The core of my fieldwork is represented by the partners’ recits de vie (Bertaux, 1981) through which I focused on how these couples built alliances in their everyday interaction, then in the comparison of cultural, family and parenting models, that are the beating heart and the specificity of each mixité. The PhD thesis follows the coordinates that these life stories trace, thus reconstructing the geography of their mixité. The emphasis is initially located on the osmotic connection between “inside” and “outside”, which represents the symbolic space where the couple is placed. These narratives prove to be valuable indicators to reveal the reactions that the union raises in their respective groups. This interdependence between internal and external highlights the mechanisms of inclusion and exclusion which are triggered by the formation of the couple. Starting from a more general overview on what makes mixité a cultural construction linked to the perception of the “difference” in a given social context, our reflection moves, therefore, into the processes of mixité conjugale. Thus, we enter the everyday life dimension of their narratives, where partners recount their choices, fragmented by that complex of practices which produces a shared couple’s dimension. These narratives show us partners’ experience in living difference, discussing and rewriting cultural boundaries. To analyse how partners build their own "practical knowledge" in the everyday life dimension (Gouldner, 1975; Colombo & Semi, 2007) means to provide polyphony to those cultural processes often reified and reduced to monolithic and unchanging containers. To interpret and to live pluralism in daily practices reveal a continuous synergy between partners and between them and their cultural backgrounds. Looking at the cultural boundaries implies to illuminate the symbolic space occupied by the alter in the couple. Differences become a resource which is at the same time claimed, overcome, denied or modified by the partners. Love on the background is the “communication code” (Luhmann, 1982) which conveys and solves the sense of complexity – as it is managed by the couple - through its capability to live the difference in the daily dimension. Love which challenges the boundaries of what is legitimate and pure (Douglas, 1970), sometimes rewriting them, writing its proper way to “be a couple”, “to make family”, “to make home away from home”.
Abstract Differenza, identità e cultura risultano oggi concetti che costruiscono l’asse su cui si incardina il macro discorso relativo alla complessità delle nostre società contemporanee. Gran parte dei dibattiti, delle preoccupazioni, delle azioni politiche e dei conflitti sembrano ruotare oggi intorno al tema della difesa, della rivendicazione o del riconoscimento della differenza (Colombo&Semi, 2007). Le coppie miste insieme come indice e fattore di cambiamento (Gritti, 2004) strettamente correlato all’aumento dei flussi migratori ci offrono una prospettiva ravvicinata per studiare i processi che sottintendono il crescente pluralismo delle nostre società. La presente ricerca si basa su uno studio etnografico volto ad indagare i processi di mixité coniugale nei racconti di vita di 15 coppie miste caratterizzate da uomini migranti provenienti da Paesi di tradizione musulmana sposati con donne italiane. Queste coppie rappresentano, infatti, un caso di studio emblematico all’interno del fenomeno delle coppie “miste” proprio perché riconducono ad una loro implicita dimensione macro che mette l’una accanto all’altra, nello spazio sociale della famiglia, differenze culturali, religiose, di genere e di classe rappresentate come “differenze forti” nel dibattito pubblico (Saraceno, 2007). L’osservazione partecipante e le rappresentazioni discorsive raccolte nascono da più di 50 incontri con 15 famiglie residenti in varie località del Veneto. Nelle loro case sono state svolte interviste individuali ai partner, talvolta ai figli, ma anche ai testimoni privilegiati quali parenti o conoscenti della coppia. Al centro del mio lavoro sul campo vi sono i racconti di vita (Bertaux, 1981) dei partner, per focalizzarmi sull’analisi di come vengano costruite alleanze proprio nell’interazione quotidiana e ravvicinata con l’alter, quindi nel confronto tra modelli culturali, familiari e genitoriali che costituiscono poi il cuore pulsante e la specificità di ogni mixité coniugale. La tesi segue le coordinate che questi racconti di vita tracciano, ricostruendo così la geografia della loro mixité. L’accento è inizialmente posto sulla connessione osmotica tra interno ed esterno che è lo spazio simbolico entro cui la coppia si rappresenta. Queste narrazioni risultano essere dei preziosi indicatori per portare alla luce quel complesso sistema di reazioni e relazioni che l’unione solleva nei rispettivi gruppi di riferimento. Proprio questa dinamica di interdipendenza tra interno ed esterno mette in evidenza i meccanismi di inclusione ed esclusione che si innescano intorno al formarsi della coppia. Da ciò che fa della mixité una costruzione culturale legata proprio alla percezione della differenza in un dato contesto passiamo, dunque, all’interno dei processi di mixité coniugale. Volgiamo così lo sguardo alla dimensione quotidiana del racconto di vita, dove i partner narrano la scelta frammentata in quell’insieme complesso e sfaccettato di prassi costruito ed elaborato dai partner per creare una dimensione condivisa di coppia. Esso diventa così un racconto che coinvolge i partner: la loro esperienza nel vivere la differenza, nel mischiare le culture tracciandone, negoziandone e riscrivendone i confini. Analizzare come i partner costruiscano il proprio “sapere pratico” nella dimensione quotidiana (Gouldner, 1975; Colombo&Semi, 2007) permette di dare polifonia a quei processi culturali spesso reificati ed essenzializzati come contenitori monolitici ed immutabili. La varietà dei modi di interpretare e vivere il pluralismo nel racconto delle pratiche quotidiane ci parla, così, di come vi sia una continua sinergia tra i partner e tra questi e le reti che li legano al contesto sociale italiano e a quello di origine del partner straniero.
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LOMAZZI, VERA. "IL CAMBIAMENTO DEGLI ATTEGGIAMENTI DEGLI EUROPEI VERSO I RUOLI FEMMINILI NELLA SFERA PUBBLICA. ANALISI MULTILIVELLO E VALUTAZIONE CRITICA DEGLI STRUMENTI DI RILEVAZIONE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6103.

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Resumen
La tesi propone una lettura multilivello e situata delle dinamiche di genere e ha l’obiettivo di studiare, attraverso un approccio comparativo, il cambiamento degli atteggiamenti degli europei nei confronti dei ruoli femminili nella sfera pubblica, intesi come indicatori dei valori di parità. Lo studio utilizza dati di indagini transnazionali come l’European Values Study e l’Eurobarometro. Gli strumenti di rilevazione degli atteggiamenti inclusi in tali indagini sono stati valutati criticamente, testandone l’adeguatezza per l’analisi comparativa. L’analisi multilivello, condotta in 22 paesi europei, evidenzia il diverso apporto esplicativo dei fattori individuali e contestuali. Il cambiamento degli atteggiamenti dal 1988 al 2008, in 7 contesti culturali (tra cui le “Tre Italie”), si è concentrato sull’analisi dei trend, osservando le differenze di genere e generazione, sui meccanismi del cambiamento e i suoi predittori. I risultati confermano la rilevanza del contesto nello sviluppo di valori di parità e, per promuovere una cultura paritaria, invitano a fare leva sull’istruzione e sulla partecipazione al mercato del lavoro delle donne. Per poter ottenere questo, le società necessitano di riorganizzarsi soprattutto in termini di servizi e benefit a favore delle famiglie, in modo che il modello di relazione tra i generi basato sulla reciprocità sia effettivamente possibile.
The thesis studies the gender dynamics as a multilevel and situated concept. It aims to investigate, by a comparative perspective, the change of attitudes toward female roles in the public sphere, here assumed as indicators of egalitarian values. The study uses data from cross-national surveys as the European Values Study and the Eurobarometer. The scales included in these surveys are critically evaluated in order to test their adequacy for comparative analysis. The multilevel analysis, performed in 22 European countries, shows the different contributes of individual and contextual factors. The attitudinal change from 1988 to 2008, in 7 cultural contexts (included the “Three Italies”) focused on the trend analysis, observing gender and generations differences, mechanism of change and its predictors. The results confirm that the context is relevant in the development of egalitarian values and, to promote an egalitarian culture, they invite societies to increase the educational level and the female economic participation. To get this, societies need to re-organize themselves in terms of services and benefits for families, in order to get the model of relationship based on the reciprocity between gender really possible.
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LOMAZZI, VERA. "IL CAMBIAMENTO DEGLI ATTEGGIAMENTI DEGLI EUROPEI VERSO I RUOLI FEMMINILI NELLA SFERA PUBBLICA. ANALISI MULTILIVELLO E VALUTAZIONE CRITICA DEGLI STRUMENTI DI RILEVAZIONE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6103.

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La tesi propone una lettura multilivello e situata delle dinamiche di genere e ha l’obiettivo di studiare, attraverso un approccio comparativo, il cambiamento degli atteggiamenti degli europei nei confronti dei ruoli femminili nella sfera pubblica, intesi come indicatori dei valori di parità. Lo studio utilizza dati di indagini transnazionali come l’European Values Study e l’Eurobarometro. Gli strumenti di rilevazione degli atteggiamenti inclusi in tali indagini sono stati valutati criticamente, testandone l’adeguatezza per l’analisi comparativa. L’analisi multilivello, condotta in 22 paesi europei, evidenzia il diverso apporto esplicativo dei fattori individuali e contestuali. Il cambiamento degli atteggiamenti dal 1988 al 2008, in 7 contesti culturali (tra cui le “Tre Italie”), si è concentrato sull’analisi dei trend, osservando le differenze di genere e generazione, sui meccanismi del cambiamento e i suoi predittori. I risultati confermano la rilevanza del contesto nello sviluppo di valori di parità e, per promuovere una cultura paritaria, invitano a fare leva sull’istruzione e sulla partecipazione al mercato del lavoro delle donne. Per poter ottenere questo, le società necessitano di riorganizzarsi soprattutto in termini di servizi e benefit a favore delle famiglie, in modo che il modello di relazione tra i generi basato sulla reciprocità sia effettivamente possibile.
The thesis studies the gender dynamics as a multilevel and situated concept. It aims to investigate, by a comparative perspective, the change of attitudes toward female roles in the public sphere, here assumed as indicators of egalitarian values. The study uses data from cross-national surveys as the European Values Study and the Eurobarometer. The scales included in these surveys are critically evaluated in order to test their adequacy for comparative analysis. The multilevel analysis, performed in 22 European countries, shows the different contributes of individual and contextual factors. The attitudinal change from 1988 to 2008, in 7 cultural contexts (included the “Three Italies”) focused on the trend analysis, observing gender and generations differences, mechanism of change and its predictors. The results confirm that the context is relevant in the development of egalitarian values and, to promote an egalitarian culture, they invite societies to increase the educational level and the female economic participation. To get this, societies need to re-organize themselves in terms of services and benefits for families, in order to get the model of relationship based on the reciprocity between gender really possible.
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Lisma, Mariangela. "L’immigrazione femminile in Italia tra paese di accoglienza e di origine: welfare, co-sviluppo e questioni sociali a cavallo tra due mondi. Le badanti rumene in Italia". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8616.

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Resumen
2011/2012
Titolo: “L’immigrazione femminile in Italia tra paese di accoglienza e di origine: welfare, co-sviluppo e questioni sociali a cavallo tra due mondi. Le badanti rumene in Italia” Caso : Caratteristiche e strategie delle badanti rumene in Italia in rapporto allo sviluppo nel paese d’ origine e in quello di arrivo. Tema : Migrazione di genere, lavoro di cura, rimesse, co-welfare, transnazionalismo, welfare transnazionale, reti migratorie. Constatazione : Le migranti rumene mirano al benessere ed ad uno standard di vita più elevato per i familiari da loro dipendenti che rimangono in patria attraverso l’ invio di rimesse e sfruttando il differenziale salariale. Per raggiungere tale obiettivo si spostano in uno spazio circolare transnazionale, sfruttando risorse comunitarie e nuovi dispositivi legati alla migrazione, creando sviluppo nel loro paese di origine e sopperendo a gap strutturali (carenza di welfare istituzionale) in quello di arrivo. Domanda di partenza: con quali modalità e in che misura le donne migranti rumene (lavoratrici di cura) sono portatrici, attraverso l’ attivazione di strategie migratorie, di istanze di sviluppo nei paesi di origine e di arrivo? Direzione : Famiglie transnazionali, specializzazione etnica del lavoro di cura, rimesse, transnazionalismo, welfare familistico. Dominio : Sociologia delle relazioni interetniche, Sociologia delle migrazioni, Welfare state policies, EU social policy, Social psychology of intergroup relations. Il tema della ricerca riguarda le donne rumene immigrate in Italia che lavorano nel settore della cura come badanti. La ricerca è stata svolta in Sicilia, in Provincia di Trapani. Tali donne hanno, generalmente, lasciato la famiglia in patria a cui inviano i guadagnati percepiti e vivono in co-residenza con gli anziani che accudiscono. Per tamponare la mancanza della famiglia creano delle reti informali che fungono come motore di ricerca del lavoro e come gruppo di mutuo aiuto. La metodologia impiegata è quella propria della ricerca sociologica e si è articolata in più fasi. La scelta del target e del contesto di installazione non è casuale: quella delle badanti rumene è una realtà in rapidissima espansione a causa della sempre maggior richiesta di lavoratori di cura a basso costo, alla carenza di strutture pubbliche in grado di accogliere il numero crescente di anziani non auto-sufficienti e ai costi proibitivi delle strutture private e dell’ assistenza domiciliare autoctona (quando disponibile). La diffusione delle badanti si lega da un lato alla centralità che ancora ricopre la famiglia in Italia come luogo di tutela e protezione e come canale di mediazione sociale, e dall’ altro ad un welfare che ha delegato alle donne della famiglia la soddisfazione dei bisogni connessi alla riproduzione quotidiana. Il ricorso massiccio a un mercato della cura straniero flessibile, a prezzi contenuti e apparentemente illimitato, sembra la chiave per conservare il tradizionale welfare familista, tipico dei regimi mediterranei. L’impiego di donne immigrate come collaboratrici familiari e aiutanti domiciliari viene visto allora come una risorsa per puntellare le difficoltà sempre più evidenti delle famiglie (e delle donne sposate italiane) nel reggere carichi domestici e assistenziali crescenti. Il modello italiano di welfare risulta insostenibile alla luce delle proiezioni demografiche, e risolvendosi in assunzione di un’assistente familiare al nero legittima il welfare sommerso e parallelo. Alle badanti si richiede spesso un notevole investimento emotivo nel lavoro con l'anziano senza considerare invece la loro difficoltà a gestire a distanza il rapporto con la loro famiglia e i loro figli. Il carico di lavoro troppo pesante dopo anni può condurle ad uno stato depressivo e di disorientamento. I figli, lasciati nel paese di origine, sono affidati a “figure sostitutive” quali nonne, sorelle, vicini, meno spesso sono i padri che se ne prendono cura. Le madri, pur vivendo in paesi diversi da quelli dei figli, cercano di tenere vivi da lontano i contatti e la partecipazione alle vicende e alle scelte familiari e adottano strategie transnazionali. Nella creazione e nel mantenimento di reti, familiari o estese, le donne sono spesso le principali protagoniste attive e giocano un ruolo centrale nella formazione di reti, benché le reti familiari non siano una semplice trasposizione delle reti esistenti: sotto l'effetto della migrazione, l'unità familiare tende a ricomporsi e reinventarsi costantemente. Le strategie migratorie sono inquadrate principalmente nella cornice della minimizzazione dei rischi e della massimizzazione delle aspettative di riuscita nelle economie globalizzate. La migrazione dalla Romania verso l’ Italia, crea vuoti di di cura (care drain). Esiste una forte interdipendenza tra i nostri sistemi di welfare e quelli dei Paesi di origine delle badanti e quindi una conseguente necessità di pensare a politiche transnazionali che tengano conto di questi squilibri. È a questo proposito che gli studiosi del fenomeno parlano di welfare transnazionale: un welfare che tenga conto di politiche varate per soddisfare il paese di arrivo ma anche quello di provenienza, di soluzioni polifoniche e concertate a livello internazionale con ripercussioni sulla dimensione transnazionale della questione, le famiglie.
XXV Ciclo
1983
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RIVA, EGIDIO. "Il valore della conciliazione. L'equilibrio lavoro-vita tra scelta e necessità". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/177.

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La conciliabilità lavorativa è un nodo complesso del nostro tempo, che fatica ad essere sciolto. Non si tratta di un problema individuale da risolvere a livello personale, quanto piuttosto di una tematica a rilevanza societaria che richiede pertanto un intreccio virtuoso di progettazione politica, intervento legislativo e misure aziendali a supporto. La questione tuttavia, non si gioca solo a livello istituzionale. Come mostrato dal presente lavoro di ricerca, infatti, lavoratori e le lavoratrici si trovano ad essere, in un quadro di generale incertezza, attori protagonisti di un lento e difficoltoso processo di trasformazione sociale e organizzativa che richiede un consenso unanime ed un accordo trasversale, pena la sua incompiutezza e contraddittorietà. Da qui l'importanza di chiarire e mettere in luce le differenti, e a volte contrapposte, valenze che il tema assume tra i diversi protagonisti del mondo del lavoro e mostrare come le relazioni personali e lavorative, familiari e di coppia, intervengano nella definizione e nell'utilizzo delle misure di conciliazione.
Work-life integration is a complicated knot of our society, difficult to be undone. It is not a personal problem to be solved individually; rather it is a social issue and therefore needs a coherent mix of policy, legislation, organizational measures. Anyway the institutional level is not enough. Actually, as this work shows, men and women are the main characters of a slow and tough process of social and organizational change that requires the agreement of all the parties concerned. Thus it is important to make clear the different, and sometimes contrary, meanings of work-life integration among subjects acting in the labour market and to show how family, gender and labour relationships affect the definition and usage of work-life balance benefits.
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RIVA, EGIDIO. "Il valore della conciliazione. L'equilibrio lavoro-vita tra scelta e necessità". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/177.

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La conciliabilità lavorativa è un nodo complesso del nostro tempo, che fatica ad essere sciolto. Non si tratta di un problema individuale da risolvere a livello personale, quanto piuttosto di una tematica a rilevanza societaria che richiede pertanto un intreccio virtuoso di progettazione politica, intervento legislativo e misure aziendali a supporto. La questione tuttavia, non si gioca solo a livello istituzionale. Come mostrato dal presente lavoro di ricerca, infatti, lavoratori e le lavoratrici si trovano ad essere, in un quadro di generale incertezza, attori protagonisti di un lento e difficoltoso processo di trasformazione sociale e organizzativa che richiede un consenso unanime ed un accordo trasversale, pena la sua incompiutezza e contraddittorietà. Da qui l'importanza di chiarire e mettere in luce le differenti, e a volte contrapposte, valenze che il tema assume tra i diversi protagonisti del mondo del lavoro e mostrare come le relazioni personali e lavorative, familiari e di coppia, intervengano nella definizione e nell'utilizzo delle misure di conciliazione.
Work-life integration is a complicated knot of our society, difficult to be undone. It is not a personal problem to be solved individually; rather it is a social issue and therefore needs a coherent mix of policy, legislation, organizational measures. Anyway the institutional level is not enough. Actually, as this work shows, men and women are the main characters of a slow and tough process of social and organizational change that requires the agreement of all the parties concerned. Thus it is important to make clear the different, and sometimes contrary, meanings of work-life integration among subjects acting in the labour market and to show how family, gender and labour relationships affect the definition and usage of work-life balance benefits.
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Toffanin, Angela Maria. "Le condizioni del riconoscimento. Violenza sulle donne, migrazioni, cittadinanza". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423460.

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Resumen
The aim of this research is to investigate gender relationships from the perspective of the migration experience of those women coming from Central and South America countries and currently living in the North-East of Italy. The research takes into considerations two aspects: gender violence against women, as it is recognized by the interviewees, and the struggle for recognition in the everyday life, with the partner, within the family context, at work. Both aspects are linked to the migration experience and the organization of everyday life in Italy. Symbolic violence (Bourdieu, 1998) is adopted as interpretive approach while intersectionality – among gender, class, race, … - (Crenshaw, 1991, Mason, 2002) as analytic perspective. The research analyses the condition through which the women who have been interviewed recognize themselves as “subject”, “subject in the world” and “citizens”, including their “successes” and “failures”. Recognition is here understood as the unveiling of gender violence as well as the exchanging process between self-reflecting and the inter-subjective dynamics concerning the different aspects of life. Such double perspective is highly needed for the reconstruction of the trajectories through which the “identities” are built within the set of social practices (Boschetti, 1988). Symbolic violence is here used as the construct needed to identify the practices and contents of violence. It is framed in a symbolic and cultural organization which is taken for granted. In such organization there are hierarchies and asymmetries between men and women which seem naturalized, invisible and thus legitimate. The research focuses on the “normality” of relations of everyday life. It is based on the analysis of biographic interviews that have been collected mainly as life stories (Bichi, 2004) and through the participating observation (Clifford and Marcus, 1986) of everyday life relations in family contexts and during parties. Seventy-one ethnographic meetings, which actively involved thirty-six women, have been held at the interviewees' homes and in public spaces (bar, associations' centres, Department of Sociology) in different cities and towns in Veneto. None of the interviewees was chosen because of the researcher knew they had experienced specific forms of violence. The research adopts gender as constitutive element of social relationship of power (Scott, 1986) which is essential in analysing male domination. However, gender is here coupled with other social constructions (class, “race”) in order to understand further “what difference does make difference” (Crenshaw, 1991) also taking into consideration those spaces of agency and negotiations situated in the field of gender relations. After their arrival in Italy, interviewees’ positionings in the field of gender relations might change. In some cases, asymmetry between men and women does decrease, while in others gender roles get "re-traditionalized". The analysis highlights the influence of the processes of "racialization" (Balbo, 2006) and “social devaluation” (Sayad, 2002) experienced by women in the destination contexts. In particular, interviewees seem to suffer a process of hyper-sexualization due to their geographic origin, even in absence of culturally well-defined body habitus. This hyper-sexualization does seem to produce a qualitative transformation of violence: namely, the incorporation of hierarchical social constructions of difference based on the facts that the interviewees are women, migrants and “latinas”. In Italy, some women are able to build those conditions needed to overcome violence whereas others become more vulnerable both in the context of couple and professional relationships. The research sheds light on some of the conditions that might influence such women’ social trajectories: differences seem to be influenced by their positive or negative experiences of recognition during previous relationships, by the interviewees' and their groups' patterns of gender relations and femininity, by the expansion or reduction of their social networks in the new place of residence; but also by their legal or illegal administrative status, by their capability to use public or social private services, by the success or failure of professional projects as well as by the dependence or autonomy, even material, from their partners. More specifically the self-reflecting process about their relations seems be decisive. The research has also focused on the patterns of femininity and love which the interviewees refer to and perform in everyday life, through habitus. All these representations have been analysed primarily within the context of couples in order to find out the conditions that allow women to experience a violence-free life. These conditions seem to be based on the construction of a mutual autonomy (material, social symbolic and cultural as well), which set both partners free to redefine or end their relationship. Last but not least, the research also took into consideration the patterns of family reunification in Italy as a set of positive practices of recognition for these women as “women and citizens”.
Questa ricerca indaga i rapporti di genere a partire dall’esperienza migratoria di donne nate e cresciute in Paesi del Centro e Sud America e trasferitesi in Veneto. Le dimensioni considerate riguardano la violenza contro le donne, così come viene riconosciuta dalle intervistate, e le tensioni di riconoscimento legate alle esperienze di vita, di lavoro, familiari e di coppia, collegate sia alla migrazione che all’organizzazione della vita quotidiana in Italia. Usando la violenza simbolica (Bourdieu, 1998) come approccio interpretativo e l’intersezionalità – tra genere, classe, race, etc.- come sguardo analitico (Crenshaw, 1991, Mason, 2002), la ricerca analizza le condizioni attraverso cui le donne intervistate si riconoscono come “soggetti”, “soggetti nel mondo” e “cittadine”, con i “successi” e “fallimenti” relativi. Il riconoscimento è inteso come svelamento a se stesse della violenza di genere, ma anche come processo dialogico tra la dinamica autoriflessiva e quella intersoggettiva rispetto a diversi ambiti di vita (Honneth, 2002). Questa duplice prospettiva viene qui considerata indispensabile per la costruzione delle traiettorie in cui le “identità” sono generate nella pratica sociale (Boschetti, 1988). La violenza simbolica è intesa come un costrutto utile a identificare pratiche e significati delle violenze. Si situa in un orizzonte simbolico e culturale strutturato e dato per scontato, in cui sono costruite gerarchie e asimmetrie tra donne e uomini che appaiono naturalizzate, invisibili, legittimate. Il focus della ricerca, dunque, è sulla “normalità” delle relazioni e dei processi della vita quotidiana. La ricerca si basa sull’analisi di interviste biografiche, raccolte prevalentemente sotto forma di racconti di vita (Bichi 2004) e sull’osservazione partecipante (Clifford e Marcus, 1986) di relazioni della vita quotidiana in famiglia e durante feste. Principalmente in casa, ma anche in luoghi pubblici (bar, sedi di associazioni, il Dipartimento di Sociologia) si sono realizzati 71 incontri etnografici che hanno coinvolto attivamente 36 donne residenti in varie località del Veneto. Nessuna delle intervistate è stata scelta sapendo che era o era stata vittima di violenze specifiche. Il genere quale elemento costitutivo di relazione di potere (Scott, 1986) viene assunto come costrutto decisivo per l’analisi del domino maschile, e viene affiancato ad altri costrutti (p.e. classe e race) per approfondire “quale differenza faccia la differenza” (Crenshaw, 1991) considerando anche gli spazi d’agency e di negoziazione presenti nel campo dei rapporti di genere. Dopo l’arrivo in Italia i posizionamenti delle intervistate nel campo dei rapporti e delle relazioni di genere possono mutare. In alcuni casi l’asimmetria tra donne e uomini si riduce mentre in altri i ruoli di genere sembrano essere “ri-tradizionalizzati”. L’analisi mette in evidenza l’influenza dei processi di razzializzazione (Balbo 2006) e di svalutazione sociale (Sayad, 2002) che le donne subiscono nei contesti d’arrivo. In particolare, il processo di iper-sessualizzazione subito dalle intervistate a partire dalla loro provenienza geografica, anche in assenza di habitus corporei molto definiti, sembra produrre una trasformazione qualitativa della violenza a partire dall’incorporazione di costrutti gerarchici di differenza riconducibili al fatto che siano donne, migranti e “latine”. In Italia alcune donne riescono a costruire le condizioni per superare la violenza, altre invece diventano più vulnerabili sia nell’ambito delle relazioni di coppia sia in quello professionale. I risultati della ricerca individuano alcune condizioni che sembrano incidere sui loro percorsi. Le differenze dipenderebbero dai riconoscimenti positivi o negativi nelle relazioni precedenti, dai modelli di genere cui l’intervistata e la sua rete sociale si riferiscono, dall’allargamento o dalla riduzione delle proprie reti sociali, dalla condizione di regolarità o irregolarità amministrativa, dalla capacità e dalla possibilità di utilizzare i servizi pubblici o del privato sociale, dal successo o meno di un progetto professionale, dalla dipendenza o dall’autonomia, anche materiale, dal partner. Per tutte è rilevante il percorso riflessivo sulle proprie relazioni. L’analisi si è focalizzata anche sui modelli di femminilità e di amore cui le donne si riferiscono e che agiscono, attraverso habitus e disposizioni, nelle relazioni della vita quotidiana. Queste rappresentazioni sono state analizzate a partire da relazioni di coppia per individuare le condizioni in cui sia possibile condurre una vita libera da violenza. Tali condizioni sembrano risiedere nella costruzione di un’autonomia reciproca (materiale, sociale, simbolica e culturale) che rende entrambi i partner liberi di ridefinire o interrompere la relazione. Infine, si sono approfonditi i percorsi di ricongiungimento dei figli in Italia quali pratica positiva di riconoscimento come “donne e cittadine”, capaci di riprendere una biografia sospesa.
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D'Ascenzo, Chiara <1992&gt. "La cinematografia di Ken Loach come strumento di analisi sociologica della realtà sociale britannica". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21466.

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In un panorama cinematografico europeo spesso intimista e volto ad esplorare l’individuo borghese, Ken Loach ha la capacità unica di rappresentare il proletariato in una narrazione realista eppure ricca di significati altri. I film di Loach nascono sempre da uno studio approfondito dei fenomeni sociali e tentano di rispecchiare in storie singole i meccanismi politici ed economici e l’influenza che questi esercitano sulla vita dei singoli. Nei suoi film l’autore ha rappresentato ed analizzato i cambiamenti socio-economici avvenuti nell'Europa dalla seconda metà del 20° secolo. Ken loach denuncia sempre l'oppressione del potere sugli ultimi, ma nella sua poetica gli oppressi trovano spesso vie di uscita alla dinamica di oppressione. Loach denuncia le conseguenze che le politiche economiche hanno avuto sui corpi e le menti delle persone e lo fa in modo sempre documentato, senza identificare nemici fantastici o ideologici, ma facendo i nomi dei colpevoli. Il lavoro vuole partire dai fatti (le politiche liberiste e la loro diffusione nel quadro europeo) per verificare in primis quanto la rappresentazione loachiana sia verosimile e credibile e successivamente in che modo l’opera d’arte possa mostrare vie nuove per risolvere le questioni urgenti.
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Foughali, Hana. "L'éclatement du plafond de verre ? Entre maquillage politique et gender patchworking identitaire : visions du monde et vie professionnelle de femmes cadres supérieures et dirigeantes". Electronic Thesis or Diss., Université Paris Cité, 2023. http://www.theses.fr/2023UNIP7075.

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Cette thèse interroge la persistance d'un malaise professionnel, symptôme d'un « plafond de verre symbolique », au-delà du « plafond de verre » (hiérarchique), à travers les visions du monde de femmes cadres supérieures et dirigeantes. Par le biais du découplage potentiel entre les vécus hétéronomes de ces femmes et les pratiques managériales des trois entreprises observées, ce travail analyse également les raisons latentes de cette persistance, ainsi que la manière dont la protestation ou l'adaptation à ces situations de malaise, vécues par ces femmes, peuvent se manifester au sein des institutions. Trois hypothèses guident l'explication : vécu corporel, dimension culturelle et auto-plafonnement (autolimitation). Mobilisant une démarche phénoménologique, parfois avec des traits s'apparentant à une démarche praxéologique, cette recherche combine plusieurs types de matériaux et d'approches théoriques nourris par différentes disciplines. Les résultats montrent que, nonobstant l'enthousiasme égalitaire mis en avant par les entreprises analysées, elles semblent davantage préposées à améliorer leur image publique qu'à apporter des changements substantiels. La structure n'a pas véritablement changé malgré ce « maquillage politique » : ce sont les femmes qui se sont adaptées, en adhérant à la mobilisation de leur subjectivité et en acceptant de se conformer à la « neutralité masculine ». Si elles se sont appropriées hiérarchiquement du pouvoir, elles continuent cependant symboliquement à le subir, à travers notamment un processus d' « empowerment par procuration ». Alimentée par divers facteurs, la persistance d'un malaise professionnel bride les femmes cadres supérieures et dirigeantes dans une double contingence : à la fois capitaliste « cage d'acier » et patriarcale « corset invisible ». Dans cette situation professionnelle, pétrie de contraintes, de « shaming patriarcal » et d'autorisations de comportements sexistes accordées par la structure via un « pass misogyne », ces femmes se retrouvent coincées dans un mode de vie solidement établi, qu'elles ont consciemment créé et qui est conforme à la raison instrumentale qu'elles ont désirée. Elles n'ont pas d'autres possibilités que de s'adapter, en ayant recours à un « gender patchworking identitaire ». Quatre visions du monde découlent de cette adaptation : Caméléon, Ladyboss, Olympe et Cosette
This thesis examines the persistence of a professional malaise, symptomatic of a "symbolic glass ceiling", over and above the (hierarchical) "glass ceiling", through the worldviews of female senior managers and executives. Through the potential decoupling between the heteronomous experiences of these women and the managerial practices of the three companies observed, this work also analyses the latent reasons for this persistence, as well as the way in which protest against or adaptation to these situations of malaise, experienced by these women, may manifest themselves within the institutions. This thesis examins three hypotheses: bodily experience, cultural dimension, and self-ceiling (self-restraint). Using a phenomenological approach, sometimes with features resembling a praxeological approach, this research combines several types of material and theoretical approaches cultivated by different disciplines. Notwithstanding the egalitarian enthusiasm put forward by the companies analysed, the results show that the companies seem to focus more on improving their public image than to bring about substantial change. The structure has not really changed "political make-up". In fact, it is the women who have adapted, by adhering to the mobilisation of their subjectivity and accepting a mould of "masculine neutrality". Hierarchically they have appropriated power, but symbolically they continue to be subjected to these standards, notably through a process of "empowerment by proxy". Fuelled by a variety of factors, the persistence of a professional malaise traps female senior managers and executives in a double contingency; a capitalist "steel cage" and a patriarchal "invisible corset". In this professional situation, full of constraints and 'patriarchal shaming' as well as authorisations for sexist behaviour, granted by a "misogynist pass", these women find themselves trapped in a firmly established lifestyle, which they have consciously created, and which conforms to the instrumental reason they so desired. They have no choice but to conform, by resorting to "gender patchworking identity". Four worldviews emerge from this adaptation: Caméléon, Ladyboss, Olympe and Cosette
Questa tesi di dottorato esamina la persistenza di un malessere professionale, sintomatico di un "soffitto di vetro simbolico", al di là del "soffitto di vetro" (gerarchico), attraverso le visioni del mondo delle donne senior manager e dirigenti. Attraverso il potenziale disaccoppiamento tra le esperienze eteronome di queste donne e le pratiche manageriali delle tre aziende osservate, questo lavoro analizza anche le ragioni latenti di questa persistenza, nonché il modo in cui la protesta o l'adattamento a queste situazioni di malessere, vissute da queste donne, possono manifestarsi all'interno delle aziende. Tre ipotesi guidano la spiegazione: l'esperienza corporea, la dimensione culturale e l'autosoffitto (l'auto-limitazione). I risultati mostrano che, nonostante l'entusiasmo egualitario introdotto dalle aziende analizzate, questo sembra servire più a migliorare la loro immagine pubblica che a produrre un cambiamento sostanziale. La struttura non ha realmente cambiato "trucco politico", sono le donne che si sono adattate aderendo alla mobilitazione della loro e accettando uno stampo di "neutralità maschile". Si sono appropriate del potere gerarchico, ma simbolicamente continuano a subirlo, attraverso un processo di "empowerment per procura". Alimentata da una serie di fattori, la persistenza di un malessere professionale intrappola le donne dirigenti e manager in una doppia contingenza: la "gabbia d'acciaio" capitalista e il "corsetto invisibile" patriarcale in questa situazione professionale, piena di vincoli e di "shaming patriarcale" e di autorizzazioni a comportamenti sessisti, concessi dalla struttura attraverso un "pass misogino", queste donne si trovano intrappolate in uno stile di vita saldamente stabilito, che hanno consapevolmente creato e che si conforma alla ragione strumentale che hanno desiderato, non hanno altra scelta che adattarsi, ricorrendo al "gender patchworking d'identità". Da questo adattamento emergono quattro visioni del mondo: Caméléon, Ladyboss, Olympe e Cosette
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Pignatto, Daniel <1996&gt. "Storie di vita, storie di cura. Il metodo narrativo all'interno di alcune esperienze di affidamento familiare". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21586.

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Il presente elaborato intende analizzare il contributo che il metodo narrativo può offrire nell’ambito del servizio sociale di cura, protezione e tutela dei minori. In particolare, la ricerca si focalizza sull’esperienza dei minori allontanati dalla famiglia di origine e inseriti in un percorso di affidamento familiare. In queste situazioni, segnate da vissuti difficili e da cambiamenti importanti, il bambino necessita di un costante accompagnamento nella conoscenza, nella comprensione e nella rielaborazione della propria storia personale e familiare. Le pratiche narrative sono così individuate come una fondamentale risorsa per l’assistente sociale e per gli altri operatori psicosociali chiamati a rispondere a questi bisogni. L’elaborato si apre presentando il concetto generale di narrazione e delineandone gli elementi strutturali, le proprietà e le funzioni. Avvalendosi di diverse prospettive disciplinari, si sottolinea l’importanza del sapere narrativo nell’interpretazione della realtà sociale e nella formazione delle identità individuali e collettive. Si descrivono quindi gli usi effettivi e potenziali della narrazione nell’ambito del lavoro sociale, tracciando le coordinate dei principali metodi narrativi nel panorama nazionale e internazionale. Proseguendo, si inquadra il contesto entro cui si muove la ricerca: l’affidamento familiare viene analizzato sia in quanto istituto giuridico sia in quanto processo d’aiuto, chiarendo il ruolo svolto dall’assistente sociale e dagli altri attori istituzionali e sociali coinvolti nell’intervento. Con il supporto della ricerca psicologica e pedagogica, si approfondiscono poi criticità e rischi che il bambino può sperimentare nel corso dell’esperienza di affidamento familiare. Si evidenzia in questo modo l’esigenza di predisporre spazi di cura, di riflessione e di ascolto in cui il bambino possa raccontare, raccontarsi ed essere raccontato. La conoscenza e la comprensione dei propri vissuti, infatti, costituiscono qui un imprescindibile fattore protettivo per la crescita del bambino. Giunti a questa parziale conclusione, nella parte finale – quella propriamente sperimentale – si ricostruiscono le storie di vita di alcuni minori assistiti dal Servizio Infanzia e Adolescenza del Comune di Venezia che hanno vissuto l’esperienza dell’affidamento familiare. La presentazione di queste biografie, ricavate perlopiù dallo studio delle cartelle sociali, fa da sfondo all’analisi di alcuni strumenti narrativi impiegati dalle operatrici per accompagnare il bambino verso una maggiore consapevolezza della propria storia e, quindi, della propria identità.
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Cardinale, Sefora <1991&gt. "La soddisfazione del cliente nei servizi sociali. Analisi di un'indagine di customer satisfaction nel servizio di cure familiari del comune di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10450.

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L'attività di ricerca proposta è lo studio di un indagine di customer satisfaction, nel settore dei servizi domiciliari, a cui ho partecipato durante il tirocinio professionalizzante nel Servizio Sociale del Comune di Venezia, per dare maggior significato all'esperienza e per conoscere una realtà così complessa come quella dei servizi alla persona. Grazie alla mia presenza, soprattutto come osservatrice, durante l'intero sviluppo della ricerca e attraverso un'attenta analisi della letteratura in materia di soddisfazione del cliente, ho cercato di descrivere le fasi sequenziali dell'indagine sulla soddisfazione del servizio di cure familiari in un contesto specifico e di approfondirlo attraverso l'analisi della teoria. Spesso anche le Amministrazioni pubbliche si affidano ad indagini di customer satisfaction per venire a conoscenza delle opinioni dei loro utenti in un'ottica di miglioramento continuo del servizio e/o del monitoraggio dello stesso. Questa ricerca potrebbe essere importante per capire come la valutazione della soddisfazione del cliente possa essere incisiva anche all'interno dei servizi sociali e, in particolar modo, in una realtà in cui, di consueto, il cliente non ha potere di decisione sulla fruizione o meno del servizio; l'obiettivo è quello di capire il punto di vista dell'utente sia sul servizio di cure familiari che sulla ricerca di customer satisfaction oggetto della tesi, sul ruolo che essi pensano di aver svolto e il peso che assumono in concreto.
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Mongelli, Alessia <1992&gt. "Oltre il ponte: vite di donne nel bidesh. Storie di ricongiungimenti ed integrazione nella comunità bangladese di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13037.

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La comunità bangladese è ormai da anni la più numerosa nel territorio veneziano. Questo lavoro parte da un’analisi di questa comunità e, nello specifico, delle donne che vi appartengono. La maggior parte delle donne in questione è arrivata in Italia tramite ricongiungimento familiare e vive una vita abbastanza distante da quella degli italiani e molto differente rispetto a quella dei connazionali uomini sia per quanto riguarda la condizione sociale e lavorativa, che rispetto al lavoro domestico e familiare. L’intento di questo lavoro è quello di capire, tramite una ricerca qualitativa, se il processo di integrazione che vede coinvolte queste donne presenta degli elementi comuni che ne determinano ostacoli e difficoltà. Il fine ultimo del lavoro è quello di far chiarezza, partendo da un piccolo gruppo campione, su quali sono gli ambiti di vita e i servizi offerti che potrebbero essere migliorati o implementati, a favore di queste ed altre donne.
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Caristi, Margherita <1975&gt. "Gli interventi di sostegno e di reinserimento dei lavoratori in seguito a infortunio o a malattia professionale: l’attuazione in INAIL di una misura di innovazione sociale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18539.

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I contributi e le considerazioni dell’elaborato sono esito di una ricerca di tipo organizzativo avente a oggetto una nuova misura di interventi, introdotta in Inail nel 2011 e mirata al sostegno del reinserimento dei lavoratori vittime di infortunio o di malattia professionale. A partire dalla ricostruzione del contesto normativo, istituzionale e organizzativo che ha favorito l’introduzione di tale misura e facendo riferimento a studi e indagini in ambito sociologico in materia di attuazione di riforme normative e di programmi innovativi, si intende analizzare i fattori e i meccanismi che hanno influenzato la fase di implementazione della suddetta misura. INAIL, ente pubblico che gestisce l'assicurazione sociale contro i danni subiti dal lavoratore per infortunio o malattia professionale ha nel tempo ampliato gli ambiti della tutela erogata, comprendendo anche il reinserimento nella vita sociale e lavorativa (d.lgs n. 38/2000, l.n. 190/2014). In tale contesto normativo si colloca l’introduzione di una nuova misura di carattere nazionale che prevede un insieme di interventi di sostegno per il reinserimento sociale dei lavoratori. In considerazione del fatto che la misura in esame è stata voluta dall’Istituto, inserendola in un Regolamento interno e prevedendo appositi stanziamenti di risorse, si è provveduto a indagare il gap percepito a livello operativo tra le opportunità offerte dal rinnovato mandato istituzionale e le criticità, le incertezze e le limitazioni che di fatto hanno condizionato l’attuazione della nuova misura. Inoltre, sempre facendo riferimento alla letteratura sociologica in materia di attuazione di riforme normative e di programmi di carattere innovativo, sono state ricercate possibili leve che potrebbero svolgere una funzione di sostegno alla realizzazione della misura in esame e, in maniera più ampia della mission dell'Inail. Obiettivi dell’analisi consistono nell’indagare sulle difficoltà che sono state incontrate nella fase di attuazione della misura, sui meccanismi interni che rischiano di fatto di limitare lo sviluppo delle dimensioni più sociali della mission istituzionale, sulle leve da prendere in considerazione per favorire un’impostazione più attenta alle dimensioni e componenti sociali. Gli esiti della ricerca potranno essere rappresentati alla propria organizzazione come contributi per la riflessione e l'approfondimento anche in vista della revisione della misura oggetto dell'elaborato. Strumenti utilizzati per l’indagine conoscitiva: analisi documentale (regolamenti, circolari, note operative, modelli organizzativi); analisi di banche dati e monitoraggi sugli interventi di sostegno; analisi di prodotti documentali (racconti di storie di vita, testimonianze); analisi riflessiva della scrivente sull’attività lavorativa realizzata. L’elaborato si compone di due parti. La prima contiene nel I cap. un’analisi di contesto (normativo, istituzionale, organizzativo) in cui si colloca la misura di sostegno; nel II cap. la descrizione dei bisogni dei lavoratori e dei loro familiari; nel III cap. l’illustrazione dei caratteri generali della misura di sostegno. La seconda parte (IV cap) si sofferma sull’analisi dei caratteri innovativi che contraddistinguono la nuova misura di sostegno e indaga su quei fattori, aspetti e dinamiche dell’organizzazione che sono intervenuti durante la fase attuativa e che rischiano di configurarsi nel tempo come ostacoli al raggiungimento degli scopi della misura stessa. Le conclusioni ripercorrono l’elaborato recuperandone una visione di insieme, allo scopo di pervenire a un’analisi riflessiva che potrà essere condivisa con l'Organizzazione a vantaggio di una più concreta attuazione dei compiti istituzionali dell’INAIL. La letteratura di riferimento per la tesi riguarda l’implementazione delle politiche e ruolo dell’organizzazione; il paradigma dell’innovazione sociale; la pratica riflessiva.
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Carpanoni, Elisa <1993&gt. "Le pratiche professionali di servizio sociale con utenza femminile immigrata : lo studio di caso dei progetti sociali del Centro di Solidarietà di Reggio Emilia Onlus con le donne immigrate residenti nella zona della stazione di Reggio Emilia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14946.

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La tesi tratta il tema delle pratiche professionali di servizio sociale con l’utenza femminile immigrata. Primariamente, viene esaminata la letteratura sul tema, sia rileggendo le pratiche tipiche del servizio sociale alla luce dell’incontro con questo tipo di utenza sia osservando i principali bisogni e risorse delle donne immigrate come utenti dei servizi. Secondariamente, viene esplorato il caso dei progetti sociali con le donne immigrate residenti nella zona della stazione di Reggio Emilia promossi dal Centro di Solidarietà di Reggio Emilia Onlus tramite l’analisi di un’intervista semi-strutturata alle responsabili dei progetti, al fine di confrontare la prassi con le stesse dimensioni considerate nella teoria. Infine, grazie ad alcuni stimoli derivanti dall’intervista alle professioniste e attraverso l’analisi di alcune interviste in profondità sul campo, vengono indagati specificatamente i bisogni e le risorse di alcune donne immigrate coinvolte nei progetti e le ricadute che questi ultimi hanno avuto in termini di risposta ai bisogni e valorizzazione e acquisizione di risorse e competenze.
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Giannini, Serena <1991&gt. "Vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale richiedenti protezione internazionale in Italia. Criticità e pratiche nel sistema di asilo italiano". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12803.

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L’elaborato descrive il fenomeno delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale richiedenti protezione internazionale in Italia, concentrandosi nello specifico sulla tratta delle donne nigeriane e le relative peculiarità. In particolare, vengono approfondite le trasformazioni che riguardano il fenomeno, che negli ultimi anni vede sempre più la presenza di queste vittime di tratta all’interno dei flussi di richiedenti protezione internazionale e di come questo crei criticità e ponga sfide all’interno del sistema di accoglienza italiano. Inoltre, viene presentato un caso di studio sulla cooperativa padovana “La rosa blu”, relativo alla nascita del progetto per l’accoglienza di richiedenti protezione internazionale, che ha visto come primo target quello delle donne che è il gruppo sociale a cui appartengono la maggior parte delle vittime di tratta a scopo sessuale. Dopo un’iniziale illustrazione del fenomeno del traffico di esseri umani a livello mondiale e dei riferimenti giuridici sui cui si basano i principi di protezione delle vittime di questo crimine, ci si focalizza sulla realtà italiana e la relativa legislazione che regola e stabilisce i criteri di assistenza e di supporto. Dopodiché, si analizza come i canali utilizzati dalle vittime di tratta per la regolarizzazione sul territorio siano cambiati negli ultimi anni. In passato la possibilità per questa categoria di persone di regolarizzarsi sul Territorio Nazionale era data dall’art. 18 del Testo Unico sull’Immigrazione che dispone del rilascio di un Permesso di Soggiorno della durata di sei mesi rinnovabili. Ora, la strada maggiormente percorsa è quella di presentare la domanda di protezione internazionale, grazie alla quale è possibile vedersi riconosciuto lo status di rifugiato e ottenere un Permesso di soggiorno più stabile e con maggiori garanzie. A causa di questa trasformazione del fenomeno, i servizi che lavorano in progetti anti-tratta devono fare fronte ai cambiamenti che essa porta con sé, ed imparare a collaborare con i nuovi attori che vengono in contatto con questo fenomeno, in particolar modo con tutti coloro che lavorano dell’accoglienza di richiedenti protezione internazionale. Proprio per questo, al temine dell’elaborato viene presentato un caso di studio che riguarda la modalità ed i principi con i quali la cooperativa padovana “La rosa blu” ha deciso di lavorare nella nascita del progetto di accoglienza di donne richiedenti asilo e le azioni intraprese per fronteggiare le problematiche che l’accoglienza di queste donne presenta, cercando di capire se l’approccio da loro adottato sia in grado di produrre buone pratiche.
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Martino, Fausta <1979&gt. "La valutazione di modelli e sperimentazioni di progettazione partecipata sociale e socio-sanitaria". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7304/1/martino_fausta_tesi.pdf.

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Fino ad oggi i servizi sociali hanno offerto interventi e prestazioni di tipo riparatorio, con la frammentazione della domanda e di conseguenza l’individualizzazione dell’offerta. L’obiettivo è quello di svolgere una ricerca esplorativa di studio di casi, avendo come livello di indagine il micro (l’esperienza di attivazione di processi partecipativi nell’ambito dei servizi sociali e sociosanitari in unità ecologiche e non necessariamente in unità amministrative) con la messa a sistema di buone prassi partecipative attraverso la valutazione delle stesse. Questo lavoro ha visto la collaborazione della scrivente con l’Agenzia sociale e sanitaria della regione Emilia Romagna.
Up until today, social services have offered reparatory interventions and activities, which caused fragmentation of requests and therefore individualisation of the offer. The objective of this research is to explore different cases, with a perspective focused on a micro-level i.e. how participatory processes are started in the field of social and social health services in ecological and not necessarily administrative units, through good participatory practices characterised by their own evaluation. This research has been made in collaboration with “Agenzia sociale e sanitaria della regione Emilia Romagna”.
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Martino, Fausta <1979&gt. "La valutazione di modelli e sperimentazioni di progettazione partecipata sociale e socio-sanitaria". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7304/.

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Fino ad oggi i servizi sociali hanno offerto interventi e prestazioni di tipo riparatorio, con la frammentazione della domanda e di conseguenza l’individualizzazione dell’offerta. L’obiettivo è quello di svolgere una ricerca esplorativa di studio di casi, avendo come livello di indagine il micro (l’esperienza di attivazione di processi partecipativi nell’ambito dei servizi sociali e sociosanitari in unità ecologiche e non necessariamente in unità amministrative) con la messa a sistema di buone prassi partecipative attraverso la valutazione delle stesse. Questo lavoro ha visto la collaborazione della scrivente con l’Agenzia sociale e sanitaria della regione Emilia Romagna.
Up until today, social services have offered reparatory interventions and activities, which caused fragmentation of requests and therefore individualisation of the offer. The objective of this research is to explore different cases, with a perspective focused on a micro-level i.e. how participatory processes are started in the field of social and social health services in ecological and not necessarily administrative units, through good participatory practices characterised by their own evaluation. This research has been made in collaboration with “Agenzia sociale e sanitaria della regione Emilia Romagna”.
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Alaimo, Mara <1989&gt. "Una ricerca sulle relazioni interetniche nelle scuole secondarie di primo grado di Bressanone". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11462.

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Nelle scuole italiane, la presenza di alunni di origine straniera costituisce una parte sempre più ampia della popolazione scolastica. Contestualmente all’aumento continuo della presenza di alunni stranieri è emersa la questione della loro integrazione scolastica e sociale, in quanto oltre alla cruciale funzione educativa la scuola è un luogo di contatto, incontro e confronto con le differenze culturali e coi diversi modi di vita e di pensare. La scuola raffigura uno spazio relazionale molto centrale nella società odierna, fondamentale per osservare sia i processi di integrazione nel micro ovvero nella classe scolastica, sia per afferrare le ampie dinamiche di esclusione sociale e i processi di inclusione sociale in un determinato territorio, nelle reti informali e nel mercato del lavoro. Partendo dal presupposto che le relazioni orizzontali (tra pari) e le relazioni verticali (tra docenti e alunni) rappresentano dei fattori fondamentali per il successo formativo e la riuscita scolastica degli alunni, l’obiettivo generale della tesi consiste nell’analisi dei processi e delle modalità di relazione e comunicazione tra alunni “autoctoni” e alunni di origine straniera nelle classi della scuola secondaria di primo grado italiana e tedesca di Bressanone. Le relazioni interetniche vengono analizzate con l’aiuto di metodi di ricerca qualitativi. Con l’aiuto delle interviste semistrutturate si cerca di raccogliere le rappresentazioni e le esperienze degli insegnanti. Tramite l’osservazione partecipante nelle classi si cerca di riconoscere i processi relazionali e in un secondo momento avviene il coinvolgimento degli alunni tramite la compilazione di un questionario qualitativo.
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Zumin, Diletta <1993&gt. "Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati: uno studio di caso". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13881.

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Il lavoro di tesi vuole esplorare il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), attraverso una ricerca qualitativa, indirizzata all’individuazione dei fattori che favoriscono e che ostacolano l’integrazione della persona migrante nel nuovo contesto socio-culturale. Dopo aver illustrato il sistema di accoglienza e protezione italiano, la ricerca è stata sviluppata grazie allo studio di caso presso uno dei servizi del sistema SPRAR, ospitante famiglie con minori affetti da problemi di salute. Il contesto sociale ed organizzativo, le metodologie utilizzate e gli strumenti del servizio in esame, fanno da sfondo al lavoro di ricerca qualitativa focalizzata sugli aspetti che sostengono e che frenano i percorsi individuali degli accolti. Attraverso le interviste in profondità e l’osservazione partecipante, è stato possibile individuare i fattori agevolanti l’inserimento sociale e le difficoltà che ostacolano la quotidianità degli interventi attivati. I risultati conseguiti sono stati successivamente analizzati, cercando di individuare possibili progressi per lo SPRAR studiato, che possono rappresentare un esempio per eventuali progetti futuri. La ricerca qualitativa sviluppata, ha avuto come obiettivo, l’identificazione di percorsi di implementazione delle politiche in materia di accoglienza e protezione delle persone migranti.
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