Literatura académica sobre el tema "Sociologia della merce"

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Artículos de revistas sobre el tema "Sociologia della merce"

1

Borghi, Vando y Federico Chicchi. "I capricci della merce: produzione di merci come produzione di rapporti sociali". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 20–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116003.

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Karl Marx, in un contesto sociale a dire il vero molto diverso da quello presente, ha dimostrato come il processo di produzione delle merci č, allo stesso tempo, anche un processo di (ri)produzione sociale; un processo in cui non solo le merci, ma anche i rapporti sociali, sono continuamente prodotti in una forma adeguata allo stesso sviluppo capitalistico. Il saggio parte dalla considerazione che questa certamente ancora oggi valida assunzione, deve perň essere interpretata alla luce di due principali metamorfosi: da un lato la dicotomia tra produzione e consumo non puň piů essere considerata in modo cosě netto e radicale (come invece in una considerevole parte delle interpretazioni di origine marxista); dall'altro lato il fatto che le nuove catene di produzione globale del valore coinvolgono, sempre piů direttamente, nuove risorse che riguardano le facoltŕ umane fondamentali (lingua, comunicazione, socievolezza, capacitŕ cognitive e simboliche, capacitŕ sociali, ecc.). Alla fine del saggio, ci si propone inoltre di evidenziare alcune contraddizioni che i piů recenti sviluppi della relazione tra merci e rapporti sociali di produzione stanno causando in termini di rischio di auto-distruzione delle basi morali del capitalismo e di persistenza e crescita di rilevanza economica di pratiche di lavoro che cercano di evitare, come modalitŕ intrinseca della loro organizzazione, l'esercizio dello sfruttamento capitalistico.
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2

Supiot, Alain. "Labour is not a Commodity. The Content and Meaning of Work in the Twenty-First Century". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 164 (diciembre de 2022): 7–29. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-164001oa.

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Nella sua conferenza di commiato davanti al Collège de France, Alain Supiot passa in rassegna il suo lavoro sulla trasformazione del lavoro nel XXI secolo, evidenziando il ruolo del diritto e delle istituzioni nell'affrontare le conseguenze della rivoluzione digitale e della crisi ambientale. A suo avviso, il fallimento morale, sociale e ambientale del neoliberismo richiede di riconsiderare la finzione giuridica del lavoro come merce e di ristabilire il vero «regime di lavoro umano» previsto dal preambolo della Costituzione dell'ILO, riconoscendo sia il significato che il contenuto del lavoro. Usa il caso della ricerca scientifica per illustrare la sua argomentazione.
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3

Musarň, Pierluigi. "Smaltimento lento. Per una politica ecologica dei rifiuti". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 174–91. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116015.

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Il saggio analizza come il consumo sia un gigantesco processo di trasformazione delle risorse in rifiuti. Nel porre in evidenza come l'attuale civiltŕ dell'usa-e-getta avvicini sempre piů l'impianto di produzione a quello di smaltimento, senza perň preoccuparsi mai di metterli in contatto, il saggio sottolinea la necessitŕ di una scienza dei rifiuti (garbology) in grado di restituirci una immagine piů realistica del ciclo di vita della merce e, di conseguenza, politiche pubbliche e comportamenti privati volti alla sostenibilitŕ del pianeta.
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4

Codeluppi, Vanni. "La distribuzione: principali caratteristiche contemporanee". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 63–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116007.

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Questo saggio analizza le diverse caratteristiche che i principali luoghi di distribuzione e vendita delle merci hanno assunto nel corso del tempo. L'analisi č incentrata soprattutto sulle forme distributive che si sono sviluppate nel corso del Novecento e in particolare sul centro commerciale, il luogo che č stato in grado di assumere il ruolo piů significativo in tutto il mondo. Il saggio inoltre considera le conseguenze del rapporto che il centro commerciale č andato sempre piů sviluppando con l'evoluzione della cittŕ.
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5

Bartoletti, Roberta. "L'efficacia simbolica delle cose: forma e significato dei rituali di consumo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 132–46. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116012.

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L'autrice ripercorre i significati del rituale, che si sono spostati dal campo della religione e del sacro per approdare al campo della cultura e del significato. Č grazie in particolare a Mary Douglas che il rituale si configura come azione simbolica efficace nel dare forma e ordine all'esperienza. Tra i rituali contemporanei, un ruolo di particolare importanza assumono i rituali di consumo, i cui accessori sono merci. I rituali di consumo svolgono un ruolo importante nella gestione del significato e in particolare del cambiamento che investe la vita individuale e collettiva, in modo analogo a quanto avveniva nelle societŕ primitive con i tradizionali riti di passaggio. Nelle societŕ contemporanee ancora molti di questi cambiamenti e rotture, anche traumatiche, non sono chiaramente gestite a livello culturale e collettivo, con il rischio che questi spazi vengano occupati unicamente dal mercato.
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6

Lunghi, Carla. "Il riuso fra produzione e consumo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 147–59. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116013.

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Resumen
Questo saggio analizza alcune prassi e alcune aspetti della cultura del riuso, che aprono nuovi orizzonti nel circuito produzione-consumo. In primo luogo mettono in crisi il presupposto basilare secondo cui si producono e si comprano solo cose nuove. Inoltre la vendita e/o lo scambio di oggetti usati rivelano un lavoro del consumo sconosciuto agli oggetti nuovi. In sintesi le merci usate sono il risultato di una produzione, che solo in senso lato puň dirsi tale (poiché č mediata fortemente dalle modalitŕ del consumo del nuovo) e di un consumo che a sua volta si manifesta attraverso nuove modalitŕ di produzione per i lavori aggiuntivi che spesso l'usato implica. Il saggio analizza poi un caso particolare di pratiche di riuso: la moda e l'abbigliamento del second hand, in cui si intrecciano motivazioni molto variegate, dalla necessitŕ economica all'attenzione all'ambiente, dalla sobrietŕ alla ricerca stilistica sofisticata.
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Tesis sobre el tema "Sociologia della merce"

1

SETIFFI, Francesca. "Per una sociologia della merce: un'analisi sociologica del consumo e della cultura materiale". Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337402.

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Resumen
La tesi si occupa di studiare i processi di consumo e comunicazione sociale legati alla forma merce. Interpretando il consumo diamo lettura dell’universo di significato costruito dai soggetti, leggiamo le singole dimensioni individuali per fonderle all’interno di un’unica realtà: la società dei consumi. Scoprire, descrivere e analizzare la ricostruzione dei significati sociali della cultura materiale è alla base della ricerca sul campo. La riduzione del ciclo di vita dei prodotti è una prassi aziendale, in special modo nelle società occidentali e, in questo studio, è considerato un assioma. La prospettiva socio‐economica ha rilevato l’esistenza del concetto di Nuovo: una forma di consumo che trascende la materialità della merce. Tale concetto non emerge come alter ego del processo di innovazione aziendale ma si presenta, al pari di un feticcio, dotato di vita propria.
The key concept of the thesis is to analyze the meaning and the evolution of material culture studies. Many theories have been formulated in the following fields: anti‐consumerism, historical, anthropological, socio‐anthropological, communicational and aesthetic. In each of theese traditions there is a concept which has helped to stimulate material culture studies. The thesis would demonstrate how different fields of study show the relevance of material culture nowadays and in the past. The discussion of the goods‐people relationship brings each approach to focus its analysis on a distinct abstract idea; for example, anti‐consumerism theory is sustained by fetishism construct. Another further general aim of the thesis is to describe the evolution of Sociology of Consumption in Italy, an academic field of study which saw the light in 1964 thanks to Alberoni's book: Consumption and Society. Then, as a reverse process, I'd like to stress the role of the culture ‐theoretical construct‐to create the Sociology of Consumption and to find out how the construct of material culture have founded the Sociology of fashion and Semiology. In the field research the intention is to observe the relatioship between a new goods and the suject who uses it. The purpose of the thesis is to analyse the relationshp between goods and people to find out if there is something deeper within a new goods which cannot be included in the Sociology of fashion.
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Libros sobre el tema "Sociologia della merce"

1

Gjergji, Iside. Sociologia della tortura. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-391-5.

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Resumen
This work addresses torture with the ambition to strengthen a properly sociological approach to it by bringing to the fore the social history of the tortured, also through the fundamental contribution of the political economy. This category is not utilised in an abstract way, it is brought into the picture through the social history of the bodies of those tortured. These bodies are not considered mere biological bodies subjugated by ‘power’, but rather bodies with a voice, bodies capable of revealing their social standing. Placing the bodies’ class at the centre of the analysis allows us to fully grasp the sociological substance of torture, to understand the underlying reasons for its historical persistence and constant diffusion. The book explores torture in a threefold way: firstly by analysing the image of torture as an effective hermeneutic tool of late modernity; secondly by adopting a historical perspective to identify structural elements and metamorphoses; thirdly by examining the concrete practices of torture to enable the establishment of a mutual relationship between history and biography.
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Actas de conferencias sobre el tema "Sociologia della merce"

1

Buda, Chiara. "Cittadinanze sospese e diritto alla cittá: suspended citizenship and the right to the city". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7905.

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La città globale ha generato una forte ipermobilità delle merci e degli uomini. Cambiano cioè gli attori e i gruppi sociali della scena urbana. Rilevante è la presenza degli immigrati che forniscono manodopera in numerosi ambiti. Le società ospitanti riconoscono, infatti, il ruolo determinante degli stranieri in quanto lavoratori, ma pongono forti resistenze nel riconoscerli in quanto cittadini. In altre parole, restano cittadini sospesi tra il paese d’origine e quello d’arrivo, perché godono di una cittadinanza con revoca. Gli immigrati possono al massimo godere di una cittadinanza sostanziale, nel senso che esiste un insieme di pratiche di cittadinanza, che fanno percepire lo straniero come se fosse a casa propria pur non essendolo. Si tratta delle c.d. pratiche di home making, cioè di addomesticamento dello spazio circostante. Tale riappropriazione del contesto urbano, esprime in realtà la rivendicazione dello straniero al diritto alla centralità e il desiderio di non essere periferizzati. Si tratta del diritto alla città elaborato da Henri Lefebvre nel 1978, inteso come diritto alla vita urbana. Non tutti però godono allo stesso modo di tale diritto: i soggetti più deboli e vulnerabili non hanno voce nei processi decisionali. Ma la vera essenza della cittadinanza contemporanea consiste nel prender parte ad una vita pienamente urbana, per tale motivo i migranti, in quanto attori urbani e portatori di una particolare domanda di città, dovrebbero essere ascoltati dagli amministratori locali. The central topic of this paper is the complex relationship between migrants and the global city, which has created a strong hypermobility of goods and people. There are new actors in the urbane scene: immigrants provide labor in many areas, but they are particularly invisible at the main decision-making levels, especially in those concerning the city design. They are subjected to discrimination: first of all as city users and also as proponents of urban and architectural projects. Our cities are not able to answer the "supply of city" of those who live in, that means they do not fully answer to the people needs and desires. Consequently, the weakest and most vulnerable citizens don’t fully enjoy their right to the city. This right has been presented by Henri Lefebvre around the 70s. According to the French sociologist everyone should enjoy the "right to urban life", that is the possibility to satisfy their aspirations in terms of political, social and environmental impacts in the city.
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