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Artículos de revistas sobre el tema "Sistemi strutturali complessi"

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Carbonari, L., F. Galli y L. Tazza. "Team dell'accesso vascolare: modelli organizzativi". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 1 (24 de enero de 2018): 2–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1105.

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Resumen
Il nefrologo, che si confronta con tutti i problemi inerenti all'insufficienza renale, è anche da sempre principale gestore della terapia emodialitica. Per tale motivo tocca al nefrologo, in prima istanza, occuparsi dell'accesso vascolare disponendone l'allestimento, la sorveglianza e la manutenzione a garanzia della possibilità di effettuare il trattamento sostitutivo. Rispetto a quanto avviene in altri paesi, in Italia l'attività dell'accesso non è ad oggi standardizzata né strutturata; ciascun centro dialisi si organizza in funzione delle capacità dei nefrologi ivi operanti e delle collaborazioni di altri specialisti presenti nell'ospedale, spesso senza un percorso strutturato e con modalità di intervento per lo più fondate sulla disponibilità personale e sul volontarismo. Partendo dalla storia dell'accesso vascolare in Italia, abbiamo individuato tre tipologie organizzative che correlano, da un lato, con il contesto storico in cui sono sorte e, dall'altro, con il progresso, in termini di dispositivi medici e competenze specialistiche, che ha via via modificato i comportamenti. Il modello organizzativo “primordiale” vede il nefrologo confezionare e correggere personalmente gli accessi disponibili in quell'epoca. Nel modello polispecialistico, che nasce successivamente, il nefrologo inizia a delegare ad alti specialisti, più competenti sul versante tecnico, singole fasi del lavoro; resta colui che inizia il percorso e detta i tempi ma perde, talora, il controllo della gestione complessiva. Nel modello strutturale integrato, ideale ma non ancora integralmente realizzabile, il chirurgo dedicato all'accesso dialitico ed il radiologo interventista interagiscono da vicino con il nefrologo, che funge da regista, coordinatore e amministratore di tutto il processo di gestione dell'accesso vascolare. La formazione culturale specifica e necessaria e la conoscenza del programma terapeutico complessivo sono condivise dal team dell'accesso. In tale modello integrato dovrebbero essere trovate soluzioni perché anche la responsabilità professionale ed il rimborso amministrativo risultino bene “integrate” tra i vari specialisti ed operatori sanitari che partecipano all'attività. Il rimborso a D.R.G. com'è attualmente regolato presenta incongruenze e può produrre effetti contrari alla migliore cura del paziente. Le Aziende ospedaliere attualmente non riservano all'accesso vascolare, parte irrinunciabile della terapia dialitica, l'attenzione necessaria e non comprendono come una corretta gestione del problema, fondata su percorsi organizzati, migliori la qualità di vita del paziente e contenga il costo assistenziale della dialisi. La gestione complessiva dell'accesso vascolare dialitico non può più fondarsi, attualmente, solo sulla “buona volontà” del nefrologo dializzatore, ma richiede regole strutturali. Pertanto andrebbero definite le motivazioni professionali mediante l'attribuzione di precisi compiti, con lo scopo di meglio identificare e minimizzare il “rischio organizzativo”. L'individuazione di meccanismi economico-organizzativi-normativi che privilegino anzitutto l'ottenimento del risultato e, a seguire, che premino il lavoro di tutta la squadra che l'ha generato è la condizione prima per creare il modello integrato. è più che mai tempo che l'accesso vascolare entri a pieno titolo nel sistema qualità della dialisi e per farlo, a nostro avviso, il modello organizzativo integrato è l'unica soluzione possibile.
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Gallo, Eugenio y Gino Targa. "Quality evaluation in psychiatric services: a regional system of quality indicators". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, n.º 2 (agosto de 1998): 110–19. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007247.

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RIASSUNTOScopo — Il presente lavoro propone un sistema di indicatori basato sui sistemi informativi di routine adottati dalla Regione Emilia Romagna. Esso si pone l'obiettivo di cogliere la qualità e la complessità dei percorsi di cura dei pazienti psichiatrici tenendo conto dell'articolazione delle strutture psichiatriche della Regione del Progetto obiettivo Tutela della Salute Mentale 1994-1996 e degli Indicatori di efficienza e qualita del SSN. richiesti dal Ministero della Sanità. Metodo — Formazione di un gruppo di lavoro su iniziativa della Regione, per la costruzione degli indicatori con definizione del significato, della formula, della soglia di attenzione, della finalita, del livello di utilizzazione, della fonte dei dati e della frequenza di rilevazione congruente con i sistemi informativi regionali.Risultati — Vengono presentati 105 indicatori suddivisi in base alia struttura psichiatrica a cui fanno riferimento (centri di salute mentale, reparti per acuti, strutture semiresidenziali, strutture residenziali, strutture ex-manicomiali, dipartimento di salute mentale) ed in base al codice in tre elenchi: 1) d'informazione generale (30), comprendente i 12 indicatori richiesti dal Ministero della Sanità; 2) di approfondimento; 3) di esito. Conclusioni — Il sistema di indicatori, pur nato per un uso locale, si fonda su obiettivi definiti dal Progetto Obiettivo ministeriale, per cui può rivestire un interesse anche per altre realtà regionali italiane. La costruzione modulare permette un'applicazione flessibile e un adattamento a sistemi informativi meno complessi. Una parte del sistema è stata inserita dal 1997 nel flusso informativo di routine tra le ASL e la Regione Emilia Romagna.
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van der Hart, Onno. "Amnesia dissociativa e trauma: una prospettiva secondo la teoria della dissociazione strutturale". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 2 (julio de 2012): 121–35. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002007.

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Resumen
Nel DSM-IV l'amnesia dissociativa č considerata un'entitŕ clinica distinta che puň prendere le seguenti forme: amnesia localizzata, amnesia continua, amnesia sistematizzata, amnesia generalizzata e amnesia selettiva. In ambito clinico, tuttavia, essa č piů comunemente presente come espressione sintomatica di disturbi piů complessi ed estesi, soprattutto i disturbi dissociativi complessi (e spesso in pazienti che hanno subito traumi acuti e cronici). La dissociazione č il risultato di un'integrazione difettosa, che di solito si produce in occasione di esperienze traumatiche, di quei sistemi neuro-bio-psicologici dalla struttura estremamente complessa costituita dalla personalitŕ. Questo difetto comporta una dissociazione della personalitŕ in due o piů parti scisse - sottosistemi dinamici e attivi, ma rigidi e relativamente chiusi. In base a questo approccio concettuale, alcune di queste parti dissociate possono contenere ricordi traumatici che, se riattivati, riscatenano certi vissuti e certe messe in atto; nel contempo, il resto della personalitŕ rimane relativamente intatto, preso dalla vita quotidiana, in un atteggiamento fobico nei confronti delle parti implicate nei ricordi traumatici. Quindi, la dissociazione č mantenuta da una serie di fobie che nel corso del trattamento necessitano di una particolare attenzione. La cura prevista č un trattamento mirato alla fase, preceduto da un'indagine neurologica completa e dall'impiego di procedure diagnostiche standardizzate, nonché dalle scale per i disturbi dissociativi. Il difficile processo di esplorazione dei ricordi traumatici e della loro integrazione con gli altri aspetti della personalitŕ richiede una sufficiente capacitŕ integrativa nel paziente. Quindi, lo scopo iniziale non č la risoluzione rapida (e forzata) dell'amnesia, ma viceversa l'instaurarsi di una senso di sicurezza e di stabilitŕ nella vita quotidiana e nella terapia.
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Di Giorgio, Michele. "Educare il poliziotto. Programmi, metodi e materiali per la formazione delle guardie di Pubblica sicurezza (1961-­1970)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 175 (abril de 2022): 39–83. http://dx.doi.org/10.3280/ss2022-175002.

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Resumen
In questo articolo l'autore analizza la genesi e lo sviluppo del sistema di arruolamento e formazione per le guardie di pubblica sicurezza. La riforma del comparto di formazione fu probabilmente la più importante tra quelle che interessarono la polizia della Repubblica negli anni successivi al boom economico. L'autore dimostra come la Pubblica sicurezza, partendo da un sistema di formazione per il personale di base embrionale e inefficiente, si dotò nel corso degli anni sessanta di un comparto scuole piuttosto articolato ed efficiente, giungendo a strutturare programmi di formazione e materiali di studio complessi e originali. Nonostante questa imponente trasformazione del sistema di addestramento (che in parte interessò anche le modalità di reclutamento), come l'autore dimostra, la polizia non riuscì ad assicurare alle guardie di Pubblica sicurezza una formazione adeguata a rispondere alle sfide di una società in rapido cambiamento. Ciò avvenne, oltre che per una scarsa selezione del personale arruolato, soprattutto per una serie di disfunzioni organizzative e strutturali che comprimevano in maniera eccessiva il tempo di formazione e minavano l'efficienza delle nuove scuole di polizia.
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della Portae, Donatella y Dieter Rucht. "MOVIMENTI SOCIALI E SISTEMA POLITICO: UN CONFRONTO FRA ITALIA E GERMANIA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, n.º 3 (diciembre de 1992): 501–37. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001889x.

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IntroduzioneLa letteratura sulle forme di protesta si è arricchita, di recente, di numerosi contributi che hanno, tra l'altro, affrontato il tema dei rapporti tra sistema politico e movimenti sociali. Ispirati da Eisinger, che aveva dimostrato una relazione curvilinea tra l'incidenza della protesta nelle città americane e l'accesso dei movimenti collettivi nelle arene politiche locali (Eisinger 1973, 28), modelli sempre piò complessi sono stati elaborati per spiegare un numero crescente di variabili. Molte ricerche hanno utilizzato il concetto distruttura delle opportunità politiche, riferendosi ad un complesso e variegato insieme di variabili (Tarrow 1983; Tarrow 1989a; Brand 1985; Kitschelt 1986; Kriesi 1989 e 1991). L'uso di questo concetto in una comparazionecross nationalpresenta, a nostro avviso, tre problemi. In primo luogo, il limitato numero di casi analizzati non permette generalizzazioni accurate. In secondo luogo, il controllo logico delle relazioni ipotizzate raramente è stato facilitato attraverso l'indicazione di variabili intervenienti tra variabili indipendenti e variabili dipendenti molto «distanti» fra loro. In terzo luogo, le analisi proposte sono state, prevalentemente, analisi statiche: riferendo le caratteristiche di un movimento a condizioni strutturali piò o meno inerti, queste analisi non sono state, cioè, in grado di spiegare i mutamenti congiunturali. In questa introduzione, proporremo alcune soluzioni a questi tre problemi, illustrando il modello esplicativo utilizzato nella nostra ricerca.
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Giusto, Rosa Maria. "Gli ospedali degli incurabili a Roma e Napoli." Revista Eviterna, n.º 10 (28 de septiembre de 2021): 67–84. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi10.13119.

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Il contributo ricostruisce la storia fondativa di due complessi ospedalieri destinati agli Incurabili, ripercorrendone le relazioni. Di fondamentale importanza per l’evoluzione dei sistemi sanitari e lo sviluppo urbano e territoriale delle rispettive città, l’Arciospedale di san Giacomo in Augusta a Roma e il complesso di santa Maria del Popolo degli Incurabili a Napoli furono caratterizzati in Età Moderna da una comune organizzazione e struttura dovute al ruolo esercitato dal notaio genovese Ettore Vernazza, fondatore della compagnia del Divino Amore, che ne coadiuvò e promosse le iniziative e da personalità del calibro di Gaetano da Thiene e Filippo Neri. Attualmente dismessi e in condizioni fatiscenti, tali edifici testimoniano, per la qualità delle loro architetture e il ruolo assunto nei secoli, l’importanza e la centralità che i temi dell’accoglienza e della cura rivestirono sin dall’Età Moderna sollecitati dall’azione aggregante e solidale svolta dalle confraternite quali istituzioni caritatevoli in grado di contribuire attivamente al miglioramento della società e alla qualità e ai servizi degli spazi di vita quotidiani.
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Salvatori, Sara y Teresa Terrón Caro. "L’approccio intersezionale e quello transnazioanle nello studio dei flussi migratori: elementi per una proposta analitica". Collectivus, Revista de Ciencias Sociales 6, n.º 1 (12 de marzo de 2019): 35–46. http://dx.doi.org/10.15648/coll.1.2019.3.

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In una società in cui i flussi migratori stanno acquisendo sempre maggiore complessità, consideriamo l’approccio intersezionale e l’analisi transnazionale i modelli teorici maggiormente adatti a svolgere uno studio approfondito di tali fenomeni. Malgrado ciò, la loro struttura richiede una revisione critica affinché, da una parte, si realizzi la piena applicabilità di questi sistemi alla ampia varietà dei contesti culturali dei quali sono portatori i migranti, e dall’altra si crei un sistema analitico integrato per articolare lo studio dei sistemi gerarchici che regolano l’accesso dei migranti nelle società d’arrivo, allo spazio transnazionale nel quale si muovono.
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Spinozzi Monai, Liliana. "Ipotesi di un calco paradigmatico slavo-romanzo: (l'imperativo-congiuntivo, uno studio fondato sul Glossario del dialetto del Torre di Jan Baudouin de Courtenay)". Linguistica 49, n.º 1 (29 de diciembre de 2009): 295–308. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.295-308.

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Muovendo dal presupposto, teorizzato da Baudouin de Courtenay, secondo il quale il mutamento linguistico è costitutivo del linguaggio umano e pertanto la nozione di monolinguismo andrebbe superata, i dialetti sloveni di area friulana, esposti alla millenaria azione del romanzo, rappresentano un terreno ideale per gli studi sull'interferenza, in quanto rendono perspicui fenomeni da contatto altrimenti difficili da individuare. Il primo ad aver colto una tale opportunità fu lo stesso Baudouin, che visitò ripetutamente le vallate snodantisi lungo (l'attuale) confine italo-sloveno, raccogliendovi materiali dialettologici solo in parte pubblicati. Uno dei complessi più notevoli rimasti inediti per oltre un secolo è costituito dal Glossario del dialetto del Torre, le cui schede risalgono agli anni 1873 e 1901. Esso registra un gran numero di prestiti e calchi romanzi, alcuni dei quali risultano del massimo interesse, perché documentano da un lato la forza incisiva di un sistema sull'altro in presenza di condizioni di natura strutturale e storico-culturale particolarmente favorevoli; dall'altro, la capacità di elaborazione originale del modello forestiero ad opera del sistema ricevente. Il contributo si concentra su un fenomeno di calco assai complesso compiuto sul friulano, che investe il sistema dell'imperativo, estraendone in maniera originale un paradigma di congiuntivo, ignoto alla grammatica slovena. Il mutamento viene seguito nelle sue varie fasi, a iniziare dalle motivazioni di ordine generale che ne stanno a monte, per passare a quelle specifiche di natura morfosintattica, connesse con l'interlingua sloveno-friulana.
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D'Alimonte, Roberto y Alessandro Chiaramonte. "IL NUOVO SISTEMA ELETTORALE ITALIANO: QUALI OPPORTUNITÀ?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, n.º 3 (diciembre de 1993): 513–47. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022474.

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IntroduzioneIl sistema elettorale è un complesso di regole che governano la traduzione delle preferenze in voti e dei voti in seggi (Rae 1971, 14) e, in quanto tale, costituisce al contempo un vincolo ed una risorsa per tutti coloro - elettori, partiti, candidati - i quali, a vario titolo, concorrono a determinare la rappresentanza politica. In altre parole, esso contribuisce a modellare la struttura delle opportunità di quegli attori, il tipo di competizione che prevale a livello del sistema partitico e, in certi casi, l'espressione stessa delle preferenze elettorali.
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Betti, Marco. "Struttura produttiva e performance economiche del Sistema locale del lavoro di Thiene". RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, n.º 1 (marzo de 2011): 82–105. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-001003.

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Il paper analizza la relazione tra mutamento socio-politico locale e sviluppo economico in seguito alle trasformazioni politiche che hanno investito il Veneto. La nostra attenzione č concentrata sulle trasformazioni di medio e breve periodo nel distretto industriale di Thiene. Per rispondere al quesito sono state effettuate due analisi. La prima, di medio periodo, mette al centro la trasformazione della struttura produttiva nel decennio compreso tra il censimento del 1991 e quello del 2001. La seconda, invece, analizza le trasformazioni di breve periodo nel quinquennio 2001-2006: il fenomeno della terziarizzazione del distretto, con una particolare attenzione all'occupazione nei "servizi alle imprese". In un'ottica di medio periodo, l'immagine del Sistema locale del lavoro che emerge analizzando i dati del Censimento del 2001 non č molto diversa da quella del 1991. Cresce l'occupazione complessiva e rimangono stabili le specializzazioni produttive. Nel breve periodo, invece, prosegue sia l'erosione della base occupazionale nelle specializzazioni tipiche sia la crescita della terziarizzazione. Il Sistema locale del lavoro mostra una sostanziale tenuta dell'occupazione complessiva, con un incremento modesto di occupati. La riduzione dell'occupazione manifatturiera viene compensata dalla crescita degli occupati nei servizi, in particolare nel settore dei "servizi alle imprese". In un contesto di forte dinamismo a livello regionale, il distretto industriale di Thiene segue un trend di crescita di occupati che accomuna quasi tutti i sistemi locali regionali. Diminuisce l'occupazione manifatturiera, compensata dalla crescita degli addetti nei "servizi alle imprese", evidenziano un processo di "terziarizzazione complementare". In questo ambiente le imprese leader giocano un ruolo strategico creando un rete di subfornitura radicata nel territorio.
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Lanzalaco, Luca. "LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n.º 1 (abril de 1989): 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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De Benedittis, Giuseppe. "La Fisica Quantistica incontra l'ipnosi. Dai fondamenti teorici alla pratica clinica Parte prima". IPNOSI, n.º 2 (diciembre de 2020): 5–23. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2020-002001.

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Il modello dualistico mente-corpo risulta da tempo inadeguato sul piano sia epistemologico che clinico. Per superare la dicotomia tra mente e corpo, viene proposto un nuovo paradigma basato sulla teoria dei sistemi complessi caotici e sulla meccanica quantistica. In questa prospettiva, l'interfaccia mente-corpo rappresenta un sistema caotico, governato dal principio di probabilità, come evidenziato nella fisica subatomica e nella meccanica quantistica, piuttosto che dal principio de-terministico di causalità. Patterns di comportamento caotico possono essere riscontrati nell'attività neuronale e l'applicazione di modelli caotici sembra essere rilevante per la ricerca mente-corpo e il processo di trance. È stata proposta una teoria della coscienza quantistica, in gran parte controversa, poiché la Fisica Quan-tistica si applica al mondo subatomico e non alle macrostrutture, come il cervello. La cognizione quantica è una disciplina emergente che applica il formalismo matematico della teoria quantistica per esplorare e modellare fenomeni cognitivi, come l'elaborazione delle informazioni da parte del cervello umano, supera i limiti e le carenze del dualismo cartesiano e la teoria generale quantistica. Poiché l'ipnosi è uno stato speciale di coscienza, la cognizione quantica si applica al funzionamento cognitivo ipnotico piuttosto che alla struttura ipnotica.
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De Benedittis, Giuseppe. "La Fisica Quantistica incontra l'Ipnosi. Dai fondamenti teorici alla pratica clinica Parte seconda". IPNOSI, n.º 1 (julio de 2021): 5–26. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2021-001001.

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Il modello dualistico mente-corpo risulta da tempo inadeguato sul piano sia epistemologico che clinico. Per superare la dicotomia tra mente e corpo, viene pro-posto un nuovo paradigma basato sulla teoria dei sistemi complessi caotici e sulla meccanica quantistica. In questa prospettiva, l'interfàcie Mente/Corpo rappresen-ta un sistema caotico, governato dal principio di probabilità, come evidenziato nel-la fisica subatomica e nella meccanica quantistica, piuttosto che dal principio de-terministico di causalità. Patterns di comportamento caotico possono essere ri-scontrati nell'attività neuronale e l'applicazione di modelli caotici sembra essere rilevante per la ricerca mente-corpo e il processo di trance. È stata proposta una teoria della Coscienza Quantistica, in gran parte controversa, poiché la Fisica Quantistica si applica al mondo subatomico e non alle macrostrutture, come il cervello. La cognizione quantica è una disciplina emergente che applica il formali-smo matematico della teoria quantistica per esplorare e modellare fenomeni co-gnitivi, come l'elaborazione delle informazioni da parte del cervello umano, supera i limiti e le carenze del dualismo cartesiano e la teoria generale quantistica. Poiché l'ipnosi è uno stato speciale di coscienza, la cognizione quantica si applica al fun-zionamento cognitivo ipnotico piuttosto che alla struttura ipnotica.
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Eibenstein, Rebecca y Adele Fabrizi. "Abuso sessuale e PTSD complesso: gli effetti dello stress traumatico cronico sul sistema immunitario. Strategie d'intervento". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 1 (junio de 2021): 23–43. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2021-001002.

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Il lavoro presenta le principali caratteristiche del PTSD complesso nel contesto dell'abuso sessuale e l'impatto che questo disturbo e la condizione di stress cronico ad esso associata può avere sulla persona traumatizzata, in particolar modo sul sistema immunitario. Una caratteristica importante del sistema immunitario è la sua capacità di reagire in modo differente in base allo stimolo specifico, ma anche la capacità di apprendimento e di memoria, mostrando come questo sistema si strutturi fondamentalmente in rapporto con l'ambiente. È sempre più evidente che le diverse modalità di risposta del sistema immunitario non dipendono solo dal ti-po di stimolo (ad esempio, virus, batteri), ma anche dal microambiente e dalle condizioni generali dell'organismo, dunque anche dallo stress psicologico. È chiaro, pertanto, come il sistema immunitario sia in grado di interagire con il sistema ner-voso e quindi con i fenomeni mentali e relazionali. Lo stress psichico di tipo croni-co che si osserva in coloro che hanno subito un trauma cumulativo interpersonale può quindi costituire un importante fattore di disfunzione del sistema immunitario, con un'alterata risposta che è alla base di molte patologie in cui il sistema immunitario svolge un ruolo cruciale. Oltre a ciò, nelle persone vittime di abuso è stato rilevato uno sfasamento del sistema nervoso autonomo, per cui risultano essere iperattiva-te da un sistema viscerale che invia loro un continuo segnale di pericolo. Questa condizione ha importanti ripercussioni anche sulla capacità interattiva e sociale, con un grave impatto sul benessere psicofisico della persona. Per questo motivo, è necessario sviluppare interventi basati su un approccio multidisciplinare e biopsi-cosociale che aiutino le persone traumatizzate a risintonizzare la regolazione au-tonomica per favorire la fiducia e un coinvolgimento sociale spontaneo, e ad ela-borare le componenti emotive e somatiche dell'esperienza traumatica.
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Vallario, Luca. "La Diagnosi Tridimensionale della Famiglia: verso un modello diagnostico in chiave sistemico-relazionale". TERAPIA FAMILIARE, n.º 125 (junio de 2021): 73–93. http://dx.doi.org/10.3280/tf2021-125004.

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L'articolo propone un modello, la Diagnosi Tridimensionale della Famiglia (DTF), definito per sistematizzare uno strumento sistemico diagnostico. La DTF, pensata per fornire un riferimento utile per parlare della e sulla famiglia, inserisce in una mappatura unitaria, precisa e semplificata coordinate già consolidate in letteratura, utili alla descrizione della complessità del territorio familiare. Il modello, fondato sull'assemblaggio di concetti classici, delimitato con precisione ma aperto anche a interpretazioni soggettive, fornisce uno schema forte di una propria e originale rappresentazione. La DTF concentra la sua analisi sulle direttrici della struttura, del processo e della simbolicità, scomposte in quindici componenti.
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Simone, Cristina y Domenico Di Prisco. "Una blockchain europea per la gestione dei fondi strutturali europei: dallo scenario attuale ad una proposta implementativa". CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & DEVELOPMENT STUDIES, n.º 1 (noviembre de 2020): 85–114. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds1-2020oa10027.

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Il presente lavoro si colloca in un filone di studi destinato ad acquisire sempre più importanza non solo nel dibattito accademico, ma anche in seno alle istituzioni politiche e più in generale nella società civile: il rapporto tra tecnologia e performance del settore pubblico.In particolare, il lavoro discute la proposta della creazione di una blockchain europea per la gestione dei Fondi Strutturali e presenta quindi un set di best practice a supporto della sua ideazione ed implementazione. Due sono i temi alla base del lavoro: 1. i preoccupanti rischi (quali quello di considerevoli  frodi) e le ben note e documentate inefficienze (quali ad esempio le scarse capacità d'impegno e  spesa dei fondi di alcune regioni europee) riscontrati sino ad oggi negli attuali sistemi di finanziamento pubblico, sia nazionale sia europeo, nel gestire e monitorare adeguatamente realtà molto complesse; e 2. le significative potenzialità offerte dalle emergenti tecnologie basate su algoritmi decisionali (di cui le blockchain sono espressione) nel poter risolvere efficacemente e sostenibilmente le suddette fragilità ed inefficienze.Dopo aver individuato e descritto le principali criticità degli attuali sistemi nazionale ed europeo di finanziamento pubblico, il lavoro definisce le principali caratteristiche di una blockchain atta a superare le attuali fallacie e ne discute i potenziali vantaggi applicativi soprattutto in termini di efficienza e trasparenza dei processi decisionali.  Sulla base di un'accurata analisi della letteratura esistente e di eloquenti case study relativi all'applicazione della blockchain nel settore pubblico, il lavoro propone quindi un utile set di best practice per l'implementazione di una blockchain europea, non trascurando tuttavia di segnalarne le potenziali criticità non solo e tanto legate alla fattibilità tecnologica quanto sul piano concettuale e dei giudizi di valore.
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Frison, Vera. "Knowledge; know-how; skills to be able to live with chronicity, care for it, and cure it. An AMD project to help clinicians overcome therapeutic inertia. Results of the web survey among AMD members". Journal of AMD 25, n.º 1 (mayo de 2022): 55. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.10.

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Scopo della survey è stato quello di esaminare il comportamento ed il vissuto del diabetologo nei confronti dell’inerzia terapeutica, anche alla luce degli ostacoli posti dai modelli assistenziali (ad es.: piani terapeutici, scarso tempo disponibile per dedicare attenzione ai pazienti) ponendo l’attenzione anche sugli aspetti emotivi e culturali che emergono nel corso dell’attività professionale. È stato inviato ai diabetologi dell’Associazione Medici Diabetologi un link per un questionario, a cui rispondere via web, composto da 19 domande. La prima parte del questionario era finalizzata a descrivere il campione dei diabetologi coinvolti (età, sesso, contesto lavorativo, ecc.). La seconda parte ha analizzato invece l’atteggiamento nei confronti di situazioni di “inerzia terapeutica”. All’indagine hanno partecipato 94 medici, 66% donne e 34 % uomini, di età compresa tra i 30 ed i 70 anni, distribuiti in maniera omogenea sul territorio nazionale, 37% al Sud, 36% al Nord e 27% al Centro Italia, con buona esperienza nel settore (l’81 % opera da più di 10 anni), che prestano la loro attività per il 51% presso una struttura ospedaliera, per il 37% presso una struttura ambulatoriale mentre il restante 10% svolge esclusivamente attività libero professionale. Le risposte alle domande hanno evidenziato che l’inerzia terapeutica è un elemento presente, causato da molteplici fattori, che si è acuito a causa della pandemia da COVID-19, ed è connaturato alla complessità della patologia da un lato, e dall’altro ad una articolazione dei trattamenti terapeutici complessa da gestire. Sempre di più, il clinico, oltre alle competenze legate alla gestione della patologia, necessita di un supporto che lo aiuti sia a perfezionare il momento decisionale che a migliorare l’approccio con il paziente per essere capace di coglierne i bisogni e proporre il percorso di cura più adatto, efficace e sicuro, realizzando una vera personalizzazione della terapia. Approcciare la terapia rimane forse la sfida più importante. A questo si aggiunge la problematica dell’accesso ancora limitato alle cure a causa della situazione che le strutture sanitarie stanno affrontando per contrastare la pandemia Covid- 19 e la necessità per il medico di ricollocare la propria persona e la propria professione all’interno di un sistema completamente rinnovato. PAROLE CHIAVE diabete mellito; nuovi ipoglicemizzanti; inerzia terapeutica.
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Attanasio, Alessandra y Alberto Oliverio. "Empatia e cognizione sociale. Una lettura darwiniana del mirror neuron system". PARADIGMI, n.º 3 (diciembre de 2012): 93–138. http://dx.doi.org/10.3280/para2012-003007.

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Per comprendere la complessitŕ dei fenomeni della mente, dell'empatia e della cognizione sociale č basilare oggi integrare neuroscienze e filosofia. Nonostante la lettura dei risultati neuroscientifici abbia prevalentemente seguito un'ottica darwiniana, la scoperta del mirror neuron system, dopo un primo approccio di tipo analitico, č stata interpretata fin qui in chiave fenomenologica. Il saggio mostra l'incompatibilitŕ tra la "social-embodied cognition" del sistema specchio e la fenomenologia, che si caratterizza fin dall'inizio per la sua critica a ogni scienza empirica e a ogni forma di naturalismo. La struttura intellettualistica della fenomenologia rende l'io trascendentale un surrogato della vecchia anima-sostanza e l'intersoggettivitŕ una meta-in- tersoggettivitŕ. Il saggio propone una lettura darwiniana del sistema specchio, incentrata su una "social-embodied-emotional mind", radicata nella ragione-istinto di Hume e nella rivoluzione emozionale di James.
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Rizzo, Mario. "Fra terra e mare. qualche riflessione circa le frontiere della Toscana moderna e il ruolo di quest'ultima nello spazio mediterraneo". SOCIETÀ E STORIA, n.º 135 (julio de 2012): 183–88. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-135010.

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Il volume analizza le molteplici frontiere della Toscana moderna (terrestri e marittime, interne ed esterne, laiche ed ecclesiastiche, economiche e culturali), illustrandone le complesse interazioni e ponendole in stretta correlazione con piů ampi contesti storici e geografici, quali il variegato scacchiere mediterraneo e il sistema imperiale degli Asburgo di Spagna. La costruzione e il controllo dei confini, lungi dall'essere l'esito esclusivo dell'attivitÀ statale, erano profondamente influenzati anche dall'azione di altri attori periferici: emerge in tal modo una struttura del potere piuttosto diffusa nella societÀ e sul territorio, il che peraltro non implica affatto la sottovalutazione del ruolo dello stato. La frontiera appare come una realtÀ ‘vivente', concepita non tanto come una linea continua, ben definita e stabile nel tempo, quanto come uno spazio granulare e discontinuo, sovente frutto di un processo storico lungo e intricato.
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Malpica Cuello, Antonio. "Arqueología de los paisajes medievales granadinos: medio físico y territorio en la costa de Granada". Arqueología y Territorio Medieval 2 (27 de noviembre de 1995): 25–62. http://dx.doi.org/10.17561/aytm.v2i0.1605.

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En una reciente publicación de un curso sobre Arqueología del Paisaje, que se celebró en la Università degli Studi di Siena, el prologuista de la obra pone de manifiesto algunos de los problemas principales existentes eneste campo y que merece la pena destacar como primer hilo conductor del presente trabajo. Advierte lo siguiente: “Sul piano operativo, questo genere di indagini, con la applicazione sistematica del survey, ha determinato uno straordinario incremento di conoscenza... In ambito teorico non si può nascondere che la Site Catchment Analysis risente di una eccesiva ridigità nella concezione del territorio; il suo quadro di riferimento, utile per società molto semplici, si revela inadeguato appena ci si trovi di fronte a situazioni socio-economiche un po’più complesse”(D'AGOSTINO 1992: p.19). Y más adelante añade: “Il bacino di sussistenza di una comunità umana può strutturarsi secondo sistemi di complementarità difficilmente riconducibili a situazioni geografiche semplici e prevedibili”(D'AGOSTINO 1992: p.19).
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Francesca, Petrei. "Problemi metodologici e applicativi connessi con la misurazione della produttivitŕ". RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, n.º 3 (diciembre de 2011): 5–38. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-003002.

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Il presente lavoro ha due principali obiettivi. Il primo č illustrare i metodi utilizzati per la misurazione della produttivitŕ e le relative criticitŕ. Il secondo obiettivo č analizzare quale apporto possa dare l'utilizzo dell'analisi fattoriale alla specificazione della produttivitŕ totale dei fattori che, in un'ottica neoclassica, č assimilata al residuo di Solow. L'ipotesi di partenza č che il concetto di residuo possa essere descritto tramite un insieme di variabili che si suppone abbiano alla base una struttura che le colleghi tra loro. Per verificare questa ipotesi, si č utilizzato lo strumento dell'analisi fattoriale (AF) che si puň definire come un modello statistico idoneo a ridurre un sistema complesso di correlazioni in uno di minori dimensioni. Le ipotesi fatte inizialmente in sede di costruzione della matrice di dati, vengono in larga parte confermate dall'analisi. Le dimensioni individuate sono esattamente riprodotte dagli assi fattoriali. Nello specifico, l'asse fattoriale del capitale, che č anche quello che riproduce la maggiore percentuale di varianza, risulta essere di particolare importanza visto come fattore latente della produttivitŕ; si racchiudono in esso, infatti, tutti gli elementi che rendono un territorio particolarmente competitivo e, quindi, produttivo. L'integrazione con gli altri due fattori latenti disegna quella struttura semplificata che si cercava per descrivere il residuo di Solow. Un'importante conclusione da rilevare č il possibile uso dell'analisi multivariata per analizzare un concetto che č studiato in larga parte attraverso modelli econometrici. Si puň, dunque, utilizzare questo tipo di analisi a scopi confermativi: nel caso del residuo di Solow, infatti, si puň confermare che effettivamente esso colga impropriamente degli aspetti che non sono ricompresi nelle misure di input e di output e proprio questi aspetti, menzionati dalla letteratura o dalle determinazioni econometriche, si riscontrano nella struttura latente disegnata grazie all'analisi fattoriale quali determinanti della produttivitŕ e, quindi, della crescita di un sistema economico.
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Rota, Francesca, Marco Bagliani, Paolo Feletig y Fiorenzo Ferlaino. "La resilienza delle metroregioni italiane nel periodo della crisi economica mondiale 2008-2016 tra sensitività e capacità occupazionale". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 1 (abril de 2021): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2021oa11649.

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L'articolo si inserisce nel filone della letteratura che misura la resilienza economica regionale a partire dalla dinamica dell'occupazione. Identificando nella crisi economica del 2008 la principale discontinuità nei percorsi di crescita delle contemporanee economie regionali, l'articolo sostiene l'opportunità che le analisi comparative territoriali (o analisi di benchmarking) realizzate dopo tale evento assumano il concetto di resilienza come principale riferimento teorico e metodologico. Significative appaiono a questo riguardoalcune recenti sperimentazioni tassonomiche condotte in ambito europeo, in cui la tenuta occupazionale regionale è messa in relazione sia con la dinamica precedente alla crisi, sia con la dinamica aggregata (sensitività relativa). Muovendo da questi esempi, nell'articolo si propone una modalità di analisi territoriale che, sfruttando la proprietà dell'analisi shiftshare dinamico-cumulativa di scomporre i tassi di crescita dell'occupazione in ragione delle sue componenti costitutive (legate alla nazione di appartenenza, alla struttura dell'economia regionale e alla competitività complessiva del sistema regionale), mette a confronto le dinamiche pre- e post-crisi delle singole regioni, e le legge in ragione della capacità  occupazionale relativa, ossia dell'ammontare complessivo dei posti di lavoro creati o persi dopo il 2008 nella regione rispetto al Paese. Questa metodologia è quindi applicata al caso delle metroregioni italiane e il risultato che ne deriva è una geografia piuttosto ‘inedita' dei divari economici interni al Paese. Una geografia in cui il contributo più importante viene dalla peculiare capacità di risposta alla crisi della regione, indipendentemente dall'influenza esercitata dal contesto nazionale e dalla maggiore o minore tenuta occupazionale dei settori in cui è organizzata l'economia regionale.
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Seferiades, Seraphim. "POLARIZZAZIONE PARTITICA E NON-PROPORZIONALITÀ ELETTORALE IN GRECIA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 16, n.º 3 (diciembre de 1986): 401–37. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016166.

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IntroduzioneQuesto saggio si propone di esaminare l'evoluzione del sistema partitico greco nel dopoguerra. Anche se rappresentano solo un subsistema del sistema politico, i partiti assolvono indubbiamente una cruciale funzione di intermediazione fra società e governo e sono, dunque, estremamente importanti per comprendere il rendimento del sistema nel suo complesso. Cionondimeno, fino ad epoca molto recente essi sono stati quasi del tutto trascurati dalla moderna storiografia greca; e non si rischia di esagerare affermando che a tutt'oggi non esiste alcuna ricerca sul sistema partitico in quanto tale, cioè visto come un insieme integrato di attori le cui interazioni concrete e tipizzate sono in grado di influire su altri ambiti, o altri subsistemi, della polity. Se non proprio ignorati del tutto, i partiti sono stati abitualmente confinati in un ruolo reattivo e in nessun caso considerati capaci di strutturare le tensioni sociali. Da questo punto di vista, la Grecia si può considerare un esempio per antonomasia di ciò che Sartori ha chiamato « riduzionismo sociologico », ed è appunto contro questa tendenza che si rivolge il presente lavoro. D'altro canto, con ciò non intendo naturalmente sostenere che i partiti abbiano il potere di creare dal nulla e introdurre nella società civile conflitti non preesistenti nel suo seno. Ma, certo, la natura della competizione interpartitica come tale è un fattore che influisce sull'andamento di questi conflitti e può contribuire ad acuirli o a smorzarli.
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Longo, Giuseppe. "Tecnologia, reti sociali e intelligenza collettiva". SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, n.º 40 (junio de 2010): 12–34. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040003.

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Oggi l'evoluzione biologica basata su mutazioni genetiche č di gran lunga superata dalla molto piů rapida evoluzione della cultura e della tecnologia. Ciň ha due conseguenze importanti: 1) la nascita dell'homo technologicus, una creatura simbiotica dove la biologia incontra la tecnologia; 2) la costituzione della Creatura Planetaria, che ha origine dall'interconnessione dei singoli simbionti uomo-macchina, ed č annunciata da Internet e dalle attivitŕ di comunicazione che vi operano, in particolare quelle che avvengono nei cosiddetti social networks. La Creatura Planetaria č una struttura singola che pervade tutto il mondo, dove hanno luogo processi comunicativi e cognitivi, che si sviluppano in un'intelligenza connettiva che tende a trascendere e ad assorbire le intelligenze individuali. Questo processo puň arricchire le capacitŕ degli individui, dato che la crescente efficienza e i costi decrescenti della comunicazione offrono grandi opportunitŕ per aumentare conoscenza e creativitŕ e ottenere nuove forme di attivitŕ intellettuale. Potrebbero esservi anche conseguenze negative, come dipendenza da computer e dal mondo virtuale, delega di attivitŕ e di capacitŕ alle macchine, vulnerabilitŕ di sistemi complessi, controllo indebito sui singoli, sfruttamento economico. Il lavoro esamina alcune importanti conseguenze di questi sviluppi.
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Bordone, Dafne. "Procedimenti disciplinari a carico di avvocati: un'indagine presso l'Ordine degli avvocati di Milano". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 1 (julio de 2010): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-001005.

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Deontologia - Professione forense - Sistema disciplinare - Ricerca empirica. Le statistiche relative al numero dei procedimenti a carico degli avvocati e ai tipi di sanzioni inflitte dagli organi forensi sono stati oggetto di aspre critiche negli ultimi anni e molto si č discusso sulle carenze del sistema disciplinare nel suo complesso, al punto che si č indotti a chiedersi quali possano essere le conseguenze per il futuro dell'avvocatura, soprattutto in termini di autonomia degli ordini professionali, di autoregolamentazione dei consigli e di conservazione del monopolio professionale. Il presente scritto, dopo aver illustrato brevemente le fonti normative e la struttura del procedimento disciplinare forense nel nostro paese, esamina l'attivitŕ disciplinare svolta dal Consiglio dell'Ordine di Milano nei confronti di avvocati tra il 1990 e il 2009 ed infine tenta di trarre qualche conclusione sia sull'efficienza del controllo formale sull'operato degli iscritti all'Albo professionale, sia sul contributo delle misure sanzionatorie al mantenimento degli standard professionali richiesti agli avvocati. L'indagine non ha alcuna pretesa di generalitŕ, ma la situazione dell'Ordine milanese puň certo ben rappresentare uno spaccato della realtŕ del controllo disciplinare e dunque fornire elementi per comprendere i problemi patologici che caratterizzerebbero il giudizio disciplinare a carico degli avvocati.
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Bartoletto, Silvana. "Energia e ambiente in Europa (1800-2010)". RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', n.º 2 (septiembre de 2011): 59–78. http://dx.doi.org/10.3280/riss2011-002005.

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Il forte incremento dei consumi di energia e delle emissioni di CO2, la crescente dipendenza da aree molto instabili politicamente, l'aumento del prezzo dei combustibili fossili e il loro progressivo esaurimento sono problemi che mettono in evidenza l'insostenibilitŕ dell'attuale sistema energetico. E' stato nel corso degli ultimi due secoli che si č verificato un massiccio e continuo aumento del consumo di fonti energetiche non rinnovabili. Prima di questa importante trasformazione nel sistema energetico, tutte le forme impiegate di energia erano rinnovabili. Nel presente lavoro, dopo aver ricostruito l'attuale situazione energetica, si cercherŕ di analizzare i tempi e i modi del passaggio da fonti energetiche rinnovabili a fonti energetiche non rinnovabili. Lo scenario privilegiato sarŕ quello europeo, ma si farŕ continuo riferimento anche alla situazione esistente a livello mondiale. Verranno analizzati i consumi di energia in Europa in una prospettiva di lungo periodo, che va dagli inizi del XIX secolo fino ad oggi. Dopo aver analizzato l'evoluzione dei consumi sia in termini complessivi che pro capite, ci si soffermerŕ sulle modifiche nella struttura del bilancio energetico, evidenziando le differenze tra i diversi paesi europei nella transizione da un sistema energetico a un altro e le conseguenze in termini di emissioni di CO2.
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Savarese, Eduardo. "La sentenza come narrazione: Strumenti e risultati dell’empatia". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, n.º 2 (19 de marzo de 2019): 264–80. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819831960.

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Lo studio del diritto in relazione alla letteratura, e viceversa, conduce a un’analisi specifica della sentenza come narrazione sotto una pluralità di aspetti. In sistemi di democrazia costituzionale e pluralista, dove è necessario comporre principi e valori spesso in tensione o addirittura in contrasto, il giudice può adoperare la sentenza come un vero e proprio mezzo narrativo. Questo accade quando la vicenda giudiziaria viene descritta in modo da dimostrare al “lettore” il grado di identificazione e immedesimazione tra il giudice e la vicenda umana decisa, per poi condurre il “lettore” stesso a rivivere la stessa esperienza, riproducendo un ulteriore meccanismo di empatia con i protagonisti del caso giudiziario, le loro aspirazioni, la loro dignità. La sentenza si fa narrazione vicina alla finzione letteraria in quei casi che chiamano in gioco alti e contrastanti valori umani, etici e giuridici della società civile (suicidio assistito, matrimonio omosessuale). Il mezzo adoperato dal giudice, a volte in modo esplicito, a volte implicitamente, è l’empatia. Con essa, si strutturano il tipo di descrizione del fatto e l’andamento dell’argomentazione giuridica. A partire dall’empatia prende avvio quel processo di rafforzamento del grado di accettabilità giuridica e sociale della sentenza, necessario a creare spazio per un bilanciamento complesso e non prevedibile di valori e principi.
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Corrado, Federica. "Le fragilità della montagna. Tra micro (innov)azioni e grandi eventi". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 3 (febrero de 2021): 29–38. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-003002.

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Le montagne si configurano come un mosaico di territori, estremamente complesso e diversi-ficato, oggi protagonisti di percorsi di rigenerazione che partono dalla re-interpretazione delle risorse locali da parte delle comunità montane. Le fragilità delle montagne, pur in parte costi-tuendo elementi strutturanti i territori stessi, hanno determinato forme di marginalità oggi rivi-ste come opportunità. In relazione a questa diversa visione della marginalità, l'articolo propo-ne alcune riflessioni sulla capacità di alcuni territori di invertire il loro cammino approdando verso nuove forme di sviluppo. Si tratta di esempi che mettono in luce il valore delle risorse locali e quello dei processi di ibridazione tra esterno e interno quale chiave di volta del percor-so. Fuori da ogni retorica, l'articolo mette in luce come infatti siano necessarie alcune condi-zioni affinché si possa attivare un tale percorso di rigenerazione. Infine, facendo riferimento alla situazione di contatto di molte aree montane fortemente fragili con aree invece globalizzate dai fenomeni del turismo di massa e dei grandi eventi, nell'articolo si mette in evidenza una ri-lettura di queste situazioni di contatto come occasione in termini di costruzione di un sistema territoriale che integra le varie parti, producendo ri-equilibrio e valore aggiunto territoriale
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Bazić, Jovana. "ANALIZA FRAZEOLOŠKIH JEDINICA U ROMANU „DERVIŠ I SMRT“ I NjIHOVO PREVOĐENjE NA ITALIJANSKI JEZIKA". Узданица XIX, n.º 2 (2022): 69–83. http://dx.doi.org/10.46793/uzdanica19.2.069b.

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Il presente contributo ha lo scopo di analizzare le espressioni idiomatiche nel romanzo Il derviscio e la morte del celebre scrittore Meša Selimović. Il primo obiettivo è quello di esaminare il grado di equivalenza nella traduzione degli esempi estratti dal corpus. Altri obiettivi si rispecchiano nell’analisi delle caratteristiche semantiche e morfologiche. Cercando di illuminare quanto difficile e complesso può essere il processo della traduzione, abbiamo cercato di fare una classificazione delle unità fraseologiche tradotte. Infine, i risul- tati ci hanno mostrato che vi sono tre tipi di equivalenza nella traduzione: totale, parziale e zero. Inoltre, la presente ricerca ha scoperto che esistono anche delle unità fraseologiche che non hanno un equivalente nella lingua d’arrivo. Le espressioni idiomatiche estratte dal romanzo appartengono ai vari campi semantici (astratto, religioso, somatismi, zoonimi, ecc.). Quanto alla struttura morfologica, va detto che la maggior parte delle unità fraseo- logiche sono costruite dai verbi, aggettivi, nomi, avverbi ecc. Quest’analisi ha sottolineato quanto difficile può essere tradurre le espressioni idiomatiche nei testi letterari, ma soprat- tutto nel caso in cui la mancanza di un dizionario fraseologico serbo-italiano è evidente. Infine, va evidenziato che questo lavoro può magari essere una stima per ulteriori ricerche nell’ambito degli studi contrastivi nel sistema fraseologico di due lingue.
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Korzycka-Iwanow, Malgorzata y Pawell Wojciechowski. "Le strutture della sicurezza alimentare in Polonia". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 3 (marzo de 2010): 151–90. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-003007.

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Il presente articolo affronta il tema delle strutture della sicurezza alimentare in Polonia. Nella prima parte viene presentata la disciplina comunitaria quale fattore determinante le predette strutture. La seconda parte tratta questioni più generali, quali le strutture della pubblica amministrazione e il sistema delle fonti di diritto in Polonia, per passare poi ad argomenti più puntuali concernenti le strutture della sicurezza alimentare e la relazione tra la normativa nazionale e la normativa comunitaria in materia. Nella terza ed ultima parte, vengono esaminati in modo dettagliato gli organi costituenti le strutture della sicurezza alimentare in Polonia, iniziando dai ministri per passare poi all'analisi della composizione, dei compiti e delle competenze degli organi centrali dell'amministrazione governativa e degli organi territoriali dell'amministrazione unita e non unita competenti in materia di sicurezza alimentare. In conclusione l'Autrice constata che l'attuale struttura degli organi che hanno compiti relativi alla sicurezza alimentare in Polonia è complessa, poiché si è formata in diversi periodi ed è basata su diversi criteri. Nel processo di adattamento del diritto polacco alle esigenze comunitarie, le nuove competenze e compiti risultanti dalle norme del diritto comunitario sono stati attribuiti, per ragioni di urgenza, agli organi esistenti incaricati già di compiti e competenze in altre materie. Per cui l'Autrice sostiene che è auspicabile effettuare una riforma delle strutture della sicurezza alimentare in Polonia.
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Cocchi, Angelo, Graziella Civenti, Antonio Lora y Roberto Blaco. "«Durata» degli interventi territoriali nei servizi psichiatrici della Regione Lombardia". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, n.º 2 (agosto de 1993): 129–35. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006886.

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RiassuntoScopo - Valutare la «durata» degli interventi territoriali, ovvero il tempo che intercorre tra un intervento territoriale e l'altro, nei servizi psichiatrici della Regione Lombardia nei 1990, e porla in relazione alle diverse figure professionali e ad alcune variabili di risorse e di attività ricavate dal sistema informativo psichiatrico regionale. Disegno - Analisi descrittiva dei dati contenuti nell'archivio computerizzato del sistema informativo psichiatrico regionale. La «durata» è stata calcolata in base al rapporto tra le ore di lavoro erogate nelle strutture territoriali e il numero di interventi effettuati nei 1990 e, dopo essere stata depurata dalle osservazioni anomale, è stata correlata a variabili di struttura, personale e attivita. Setting - Le 52 Unità Operative di Psichiatria della Regione Lombardia nei 1990, il cui bacino di utenza è costituito da 99 USSL per comples"sivi 7.600.000 abitanti. Risultati - È emersa una marcata variabilità della «durata» nelle diverse USSL e nelle diverse figure professionali. La «durata» si riduce con Paumentare del numero di pazienti in carico, di interventi effettuati e dei locali presenti nelle strutture, mentre rispetto ad altre variabili quali le ore di lavoro erogate l'andamento non è lineare. Conclusioni - Sebbene questo indicatore non fornisca informazioni sulla qualita delle prestazioni erogate, esso può rappresentare per i servizi un utile punto di partenza per riflessioni anche a carattere valutativo. La «durata» degli interventi infatti rappresenta un utile indicatore quantitativo dell'efficienza operativa di un servizio, owero della capacita di effettuare gli interventi voluti con un risparmio di risorse o di effettuare il maggior numero di interventi con lo stesso impegno di risorse.
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Conti Puorger, Adriana y Pierpaolo Napolitano. "Caratterizzazione socio-economica della regione Marche per sezioni di censimento". RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, n.º 2 (septiembre de 2011): 30–59. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002002.

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La suddivisione del territorio realizzata dall'ISTAT in occasione dei censimenti della popolazione e delle abitazioni, utilizzata inizialmente per finalitŕ organizzative e di gestione dell'operazione censuaria, ha assunto a partire dal 1981 una specifica valenza informativa, che risulta possibile finalizzare a una conoscenza di dettaglio del territorio. La disponibilitŕ di tale informazione rende possibile l'analisi territoriale al di lŕ della soglia dei confini amministrativi, rispondendo alla convinzione ormai diffusa che si debba entrare nei dettagli della struttura insediativa e residenziale per una proficua analisi del territorio regionale. L'obiettivo č l'identificazione delle morfologie sociali ed economiche descritte nel loro dispiegarsi sul territorio e analizzarle nelle loro reciproche interdipendenze, trasformando la grande mole di dati in una sintesi informativa fruibile. L'accresciuta potenza di elaborazione e di memorizzazione dei dati da parte degli strumenti HW e SW (Vickers e Rees, 2007), rende possibile l'applicazione di avanzati metodi statistici a insiemi di dati anche piů grandi di quelli qui considerati. La classificazione delle sezioni di censimento in tipologie socio-economiche fornisce uno strumento di lettura e interpretazione semplificata dei dati statistici, pur nelle dovute cautele suggerite dalle inevitabili scelte effettuate nel corso dell'analisi e dai possibili ulteriori miglioramenti con l'applicazione di metodologie piů complesse Una volta definite le tipologie, la ricerca sviluppa un'analisi multi-scala, sovrapponendo i risultati ottenuti dall'applicazione statistica con alcune principali partizioni territoriali che insistono sulla regione. Ricomporre le tipologie individuate a livello di sezione, a scala provinciale e comunale, come anche alla dimensione distrettuale e dei sistemi locali del lavoro, puň servire ad arricchire la loro interpretazione, come pure su un piano piů operativo, risultare di possibile ausilio alla stesura dei piani territoriali. In sede di conclusione si collegherŕ quanto analizzato a un contesto piů ampio per valutare la loro rispondenza alla volontŕ di orientare i territori verso uno sviluppo territoriale inteso, secondo le attuali tendenze delle pianificazione europea,.
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Laurenti, Andrea, Luca Orlandi y Mauro Panebianco. "Un nuovo ruolo per funzioni di controllo interno in azienda: il modello della Compliance integrata". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (septiembre de 2011): 593–612. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003010.

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Negli ultimi anni, l'evoluzione della normativa e la crescente complessitŕ dei prodotti di risparmio gestito hanno richiesto agli intermediari finanziari un maggiore sforzo nel presidio del rischio regolamentare e di conformitŕ, spingendoli ad istituire una funzione "permanente, efficace e indipendente" di Compliance, che sia adeguatamente integrata con la struttura di governance e le strutture di controllo tradizionali (Internal Audit e Risk management). La recente fase di crisi del risparmio gestito, dovuta alla perdita di fiducia da parte del risparmiatore ed all'esposizione alla concorrenza dei prodotti bancari ed assicurativi, sta spingendo le societŕ di gestione del risparmio verso una rinnovata attenzione alle esigenze degli stakeholder, che richiedono una maggiore tutela e piů elevati livelli di performance. Questi due elementi, ovvero l'evoluzione del quadro normativo in materia di modelli di controllo ed i rapporti con gli stakeholder intesi come l'universo dei clienti, dei dipendenti e della societŕ piů in generale, disegnano un nuovo scenario, nel quale la funzione di Compliance integrata diventa la guida imprescindibile nella catena del valore aziendale e nella gestione dei cambiamenti verso la riaffermazione del proprio brand, la tutela dei clienti ed il recupero della loro fiducia. Stiamo infatti assistendo ad una continua evoluzione dei sistemi di Governance, Risk e Compliance, che ha ormai reso obsoleto il modello tradizionale a favore di una visione di Compliance integrata ai processi operativi e di business, e quindi orientata alla creazione di valore, all'etica ed alla gestione dei rischi. La funzione di Compliance diventa in questo modo il mezzo piů efficace nella protezione contro il rischio reputazionale. Gli adeguamenti richiesti agli intermediari possono comportare oneri, ma non devono essere considerati solo come un obbligo stringente imposto dal Legislatore: portano infatti benefici tangibili e anche misurabili in termini di creazione di valore, fidelizzazione dei propri dipendenti e affermazione del brand sul mercato.
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Ignazi, Piero. "LA CULTURA POLITICA DEL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n.º 3 (diciembre de 1989): 431–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008650.

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IntroduzioneIl mondo politico-culturale della destra italiana del dopoguerra è stato trascurato, per lungo tempo, dalla comunità scientifica. A parte il pionieristico lavoro di Giorgio Galli, risalente alla metà degli anni settanta, è soltanto con l'inizio di questo decennio che si sviluppa una seria linea di ricerca su alcune componenti della destra italiana. In particolare, per motivi diversi, vengono privilegiati due versanti: la Nuova Destra e l'area radicale e terrorista. L'attenzione dedicata a questi due fenomeni non è casuale ma trova spiegazione nel fatto che essi costituiscono una sorta di “novità” rispetto al filone centrale del neofascismo: da un lato, la Nuova Destra, emersa alla fine degli anni settanta sulla scia dellaNouvelle Droitefrancese, rappresenta il contributo intellettualmente piò originale e articolato di riflessione e rielaborazione delle coordinate ideologiche e politiche della destra; dall'altro, l'area radicale e terrorista costituisce per la sua intrinseca drammaticità un forte stimolo all'approfondimento delle motivazioni, del costrutto ideologico e delle articolazioni organizzative. Gli studi condotti negli anni ottanta su queste due aree forniscono importanti tasselli alla ricostruzione o alla comprensione dellaWeltanschauungdi destra. Tuttavia è rimasto escluso da questo risveglio di interesse l'espressione piò solida e corposa della destra italiana, vale a dire il Movimento Sociale Italiano.Va subito precisato, infatti, che il MSI, i movimenti di destra radicale (DR) e la Nuova Destra (ND) pur essendo contigui, si differenziano percomplessità organizzativa, strategia politicaereferenti culturali.Per quanto riguarda la complessità organizzativa, essa è:— elevata nel MSI: il partito si struttura secondo il classico modello duvergeriano del «partito di massa» e, tra l'altro, inquadra centinaia di migliaia di iscritti;— ridotta nelle formazioni della DR: i vari gruppi si strutturano o come piccole sette (i movimenti golpisti e terroristi) o come «comitati» (i movimenti di contromobilitazione moderata e reazionaria degli anni settanta);— molto bassa nella ND: essa mantiene uno stadio fluido di movimento culturale legato ad iniziative editoriali.In merito alla strategia politica, essa si articola in tre posizioni distinte:— alternativa al regime ma accettazione (e pratica) delle regole democratiche per il MSI;— abbattimento immediato e violento del sistema e rifiuto dei meccanismi democratici per la DR;— estraneità rispetto al sistema e superamento degli istituti liberaldemocratici attraverso un processo «metapolitico» di egemonizzazione culturale e di ridefinizione delle coordinate ideologiche («al di là della destra e della sinistra») per la ND.Per quanto attiene, infine, ai referenti culturali si può affermare che, nonostante tutte le componenti attingano ad un medesimo serbatoio, esse si differenziano:a)per la diversa considerazione del contributo evoliano — superficiale-strumentale nel MSI («doveroso» omaggio ad uno dei pochissimi pensatori forti della destra ma sostanziale ininfluenza dei suoi contributi), esegetico-esistenziale nella DR («il mondo delle rovine», «rapolitia», «l'uomo differenziato», «lo spirito legionario», ecc.), marginale nella ND dove viene ridimensionato per la sua impostazione anti-moderna («il mito incapacitante»);b)per l'assenza nella DR e nella ND di alcuni cardini della cultura politica missina come il pensiero giuridico (Rocco e Costamagna) e filosofico (Gentile e Spirito) fascista.Anche se la delimitazione dei confini di queste tre componenti, è stata, in certi periodi e per certi gruppi, alquanto incerta, soprattutto perché il MSI ha rappresentato sempre ilprimum mobiledi tutta Tarea di destra (di qui i frequenti passaggi di confine tra partito e organizzazioni esterne di variroutiersdella destra), esse vanno tenute adeguatamente distinte.Ciò premesso, in questo lavoro intendiamo occuparci esclusivamente del soggetto rimasto finora più in ombra, il Movimento Sociale Italiano. Più in particolare, ci soffermeremo sui tratti salienti della «cultura politica» di questo partito quale emerge, in primo luogo, dalla pubblicistica interna e dai documenti ufficiali (e quindi l'immagine che il partito proietta — e/o intende proiettare — all'esterno) e, in secondo luogo, dalle risposte ad una serie di domande di atteggiamento fornite da un campione significativo di quadri intermedi del MSI.
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Kucharczyk, W. "MRI of the Hypothalamic-Pituitary Region". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 1 (febrero de 1994): 11–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700101.

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La risonanza magnetica ha consentito un nuovo approccio diagnostico e una piu-approfondita conoscenza dei disordini di sviluppo, funzione e morfologia della regione ipotalamo-ipofisaria. L'intensità di segnale in RM è primariamente dipendente dal rapporto reciproco tra concentrazione di H2O e tessuti «solidi», rappresentati questi ultimi da macromolecole proteiche e lipidiche, fosfolipidi di membrana e glicolipidi. Sia la concentrazione che la struttura macromolecolare dei complessi ormonali presenti nell'ipotalamo e nell'ipofisi, come pure l'assenza o la presenza di sostanze paramagnetiche e ferromagnetiche ne influenzano il segnale in RM consentendo una discriminazione tra stati normali e patologici. L'ipotalamo è un regolatore cruciale di funzioni endocrine e vegetative. Esso contiene nuclei responsabili della sintesi dei «releasing hormones» diretti all'adenoipofisi attraverso il sistema portale, e i nuclei sopraottico e paraventricolare che sintetizzano ossitocina e vasopressina, trasportate lungo i processi assonali dei nuclei alia neuroipofisi. I complessi nucleari ipotalamici non so no chiaramente identificabili con la RM, mentre 1' Anatomia macroscopica dell'ipotalamo, del peduncolo ipofisario e della ghiandola ipofisi, distinta in lobo anteriore e posteriore, è riconoscibile in dettaglio. La chiarezza di dimostrazione di queste strutture è la ragione principale dell'utilità della RM nella diagnosi di patologie di questa regione. L'aspetto unico e peculiare dell'ipofisi alla RM è la drastica differenza di segnale, sulle immagini «pesate» in T1, tra lobo anteriore e posteriore nonostante la loro analoga concentrazione di acqua e macromolecole. In particolare è 1' alta intensità di segnale del lobo posteriore ad essere unica. Benché ancora non si sia giunti ad una accettabile spiegazione per l'alto segnale della neuroipofisi, va sottolineato come esso sia un marker diagnostico importante: esso è assente nel diabete insipido centrale, aiuta nel distinguere il diabete insipido dalla polidipsia primaria e può servire come indicatore di alterazioni disembriogenetiche. Il significato diagnostico dell'assenza dell'alto segnale della neuroipofisi si è modificato dalla prima osservazione di tale reperto nel diabete insipido centrale, reperto che inizialmente si pensava costante e indice sicuro di tale situazione patologica. Successivamente tale assenza e stata riscontrata in alcuni soggetti normali e in altri con diabete insipido nefrogenico. Per contro la sua identificazione in alcuni soggetti con diabete insipido centrale ha portato a concludere che la dimostrazione dell'iperintensita della neuroipofisi non indica necessariamente integrita funzionale dell'asse ipotalamo-ipofisario. Pertanto la RM è, al meglio, un'indagine qualitativa ma non in grado di esplorare la funzionalità ipotalamo-ipofisaria in modo quantitativo. La RM ha contribuito in modo sostanziale alia comprensione delle anomalie morfologiche ipofisarie riscontrabili nel nanismo ipotalamo-ipofisario. Adenoipofisi ipoplasica, peduncolo ipofisario sottile o assente e posizione ectopica della iperintensità della neuroipofisi sono l'insieme di anomalie riscontrabili in soggetti con deficit multiplo di ormoni ipofisari e nel 50% di soggetti con deficit isolato di ormone della crescita. Il rimanente 50% di questi ultimi presenta solo un'adenoipofisi ipoplasica. Molto probabilmente le forme più severe di nanismo ipotalamo-ipofisario sono legate ad un difetto di sviluppo embrionale dell'asse ipotalamo-ipofisario. La posizione ectopica della neuroipofisi sarebbe un indicatore di un errore nell'organogenesi che porta ad una mancata discesa dell'abbozzo neuroipofisario nell'interno della cavità sellare. Da ultimo, un basso segnale dell'adenoipofisi specie sulle immagini «pesate» in T2, dovuto a deposito di ferro, si rileva in pazienti talassemici post-trasfusi che sono spesso affetti da ritardo puberale correlabile all'ipopituitarismo. L'RM, in tal caso, si è dimostrata un utile test qualitativo della funzionalità gonadotropinica in quanto un maggior grado di ipointensità dell'adenoipofisi alla RM sembra correlabile con una scarsa risposta dell'LH al test di stimolazione con GnRH.
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Roccia, Manuela. "LE PROVE INVALSI E LA RIFLESSIONE SULLA LINGUA NELLA SCUOLA PRIMARIA: UN’INDAGINE SULLA PERCEZIONE DEGLI INSEGNANTI". Italiano LinguaDue 13, n.º 2 (26 de enero de 2022): 182–226. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17135.

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Il presente contributo nasce da un’indagine esplorativa condotta nel mese di febbraio 2021, con l’intento di cogliere gli atteggiamenti, le conoscenze e le esperienze professionali dei docenti di scuola primaria, del territorio cuneese e della città di Torino, rispetto alle prove Invalsi ed al loro utilizzo nella pratica didattica con un’attenzione specifica nei confronti della sezione dedicata alla Riflessione sulla lingua. La ricerca si concentra sulle caratteristiche degli approcci metodologici adottati, evidenziando le tipologie di attività utilizzate per stimolare la riflessione sulla lingua, e la quantità di spazio dedicato a ciascun contenuto grammaticale previsto dalle Indicazioni Nazionali del curricolo per l’infanzia e la scuola del primo ciclo del 2012 e dal Quadro di Riferimento delle prove Invalsi di italiano del 2018. Il contributo è articolato in tre sezioni: nella prima, si illustrano i legami esistenti tra teoria disciplinare e prospettiva didattica, si prosegue con un’analisi dei nessi presenti tra didattica della grammatica e prove Invalsi, individuando possibili affinità elettive tra i documenti ministeriali del 2012 ed il Quadro di Riferimento del 2018. Nella seconda sezione, si offre una fotografia della realtà emersa dallo studio delle evidenze, rilevate tramite un questionario proposto agli insegnanti, strutturato su cinque differenti macrotemi: l’organizzazione di un istituto scolastico come sistema complesso; la percezione rispetto all’inclusione dei bisogni educativi; l’utilizzo degli esiti delle prove Invalsi nella progettazione didattica d’istituto e curricolare; le finalità e gli obiettivi generali dell’Invalsi e, in particolare, per la riflessione linguistica; infine, le scelte metodologico didattiche utilizzate nell’insegnamento della grammatica ed i contenuti proposti nel percorso didattico. Nella terza parte, l’analisi si concentra sugli ambiti e sui contenuti della riflessione linguistica, con un’attenzione dedicata ai risultati ricavati dall’indagine e ad un loro approfondimento sia disciplinare sia didattico. Invalsi tests and reflection on language in elementary school: a survey of teachers’ perceptions This contribution is the result of an exploratory survey conducted in February 2021, with the aim of understanding the attitudes, knowledge and professional experiences of primary school teachers in the Cuneo area and the city of Turin with respect to the Invalsi tests and their use in teaching practice in a perspective of improvement, with specific attention to the section dedicated to Reflection on language. The research focuses on the characteristics of the methodological approaches adopted, highlighting the types of activities used to stimulate reflection on the language and the amount of space dedicated to each grammatical content provided for by the Indicazioni Nazionali del curricolo per l’infanzia e la scuola del primo ciclo of 2012 and the elements indicated in the Quadro di Riferimento delle prove Invalsi di italiano of 2018. The proposal is divided into three sections: in the first, we illustrate the links between disciplinary theory and didactic perspective, subsequently there is an analysis of the links between grammar teaching and Invalsi tests, identifying possible elective affinities between the ministerial documents of 2012 and the Quadro di Riferimento of 2018. In the second section, we offer a snapshot of the reality that emerged from the evidence, detected through a questionnaire completed by teachers, from which five different macro-themes emerged: the organization of schools as complex systems; perception with respect to the inclusion of educational needs; the use of the Invalsi test outcomes in the school and curricular educational planning; the general aims and objectives of Invalsi and, in particular, for linguistic reflection; finally, the methodological teaching choices used in teaching grammar and the content educational proposed. In the third part, the examination focuses on the areas and contents of linguistic reflection, with attention dedicated to the results obtained and their in-depth study, both from disciplinary and didactic viewpoints.
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Ruppelt, Hans-Jürgen. "Competition Law and its Application in Germany". Journal of Public Finance and Public Choice 8, n.º 2 (1 de octubre de 1990): 117–24. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345054.

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Abstract L’economia tedesca è sempre stata caratterizzata da una struttura molto concentrata, in cui le imprese facevano frequente ricorso ai cartelli. Alia fine dell’ultima guerra, gli alleati (ed in particolare gli Stati Uniti) hanno insistito perché la concentrazione fosse ridotta ed i cartelli fossero eliminati, introducendo cosi la libera concorrenza nell’economia.La legge ha introdotto un generale divieto di cartellizzazione, con alcune esenzioni legali che consentono specifiche intese.L’applicazione della legge attraverso un organismo indipendente, l’Ufficio Federale dei Cartelli, si è basata esclusivamente sugli aspetti concorrenziali, con esclusione quindi degli aspetti di «interesse pubblico». L’unica eccezione è costituita dal potere di autorizzazione di cartelli e concentrazioni da parte del Ministro, che tuttavia vi ha fatto ricorso molto raramente.Nell’ambito di applicazione della legge sono rientrate non soltanto le attività dirette a limitare la concorrenza da parte dei privati, ma anche le distorsioni del mercato prodotte da interventi pubblici, come regolamentazione, sussidi e protezionismo. Negli anni più recenti, in particolare, la politica della concorrenza si è ispirata all’idea di modificare l’equilibrio tra settore privato e settore pubblico, riducendo quest’ultimo mediante deregolamentazione e privatizzazione.La legge tedesca riguarda essenzialmente quattro gruppi di limitazioni della concorrenza: accordi orizzontali, restrizioni verticali, abuso del potere di mercato e concentrazioni.Gli accordi orizzontali sono proibiti e, di conseguenza, nulli. Coloro che vi abbiano preso parte sono passibili di una multa che può giungere fino ad un ammontare pari a tre volte il valore degli utili così conseguiti. Si tratta, peraltro, di un criterio di difficile applicazione, essendo molto ardua la determinazione dell’incremento di utili ottenuto con un accordo.Una lacuna del sistema era costituita dal fatto di escludere alcune forme di collusione che a stretto rigore non rientravano nella categoria degli «accordi». È stato necessario emendare la legge, includendovi esplicitamente le «azioni concertate».Un secondo problema riguarda l’inclusione o meno nel concetto di «restrizione della concorrenza” dell’obbligo per le parti dell’accordo di mettere in atto comportamenti contrari alla concorrenza. Secondo l’interpretazione degli organi giudiziari tale obbligo si deve presumere.Per quanto riguarda le deroghe, l’Ufficio Federale dei Cartelli tende ad essere alquanto rigido.Per gli «accordi verticali», la legge tedesca, in contrasto con l’art. 85 del Trattato CEE e con la legge italiana, introduce specifiche regole. Essi sono, in genere, legali, con la sola eccezione degli accordi per la determinazione del prezzo, che sono proibiti di per sé, a meno che non riguardino il settore dell’editoria.Gli interventi per accordi verticali sono stati poco frequenti e, a quanto sembra, nella maggior parte dei casi tali accordi non dovrebbero essere stati influenzati dalla legislazione sulla concorrenza.Per quanto riguarda l’abuso di potere di mercato, il vecchio adagio statunitense vale anche per la Germania: le dimensioni non danno luogo, di per sé, ad un pericolo. Analogamente, una posizione dominante, come tale, non può essere ritenuta dannosa, anche se è ampiamente diffusa l’opinione secondo cui non debba essere consentito l’abuso di posizione dominante.Sotto il profilo applicativo, peraltro, bisogna identificare due fondamentali presupposti: una «posizione dominante” e un «comportamento abusivo».Il controllo del comportamento abusivo persegue, sia in Germania che in Italia, due obiettivi: impedire alle imprese dominanti di stabilire prezzi troppo elevati, realizzando profitti monopolistici (abuso di prezzi), e proteggere la libertà di competere delle altre imprese (pratiche restrittive).Per quanto riguarda l’abuso di prezzi, l’esperienza tedesca non è stata molto incoraggiante, soprattutto per la ben nota difficoltà nella definizione del «giusto prezzo».Hanno avuto maggiore successo, invece, i procedimenti nei riguardi di pratiche restrittive. Anche in questo caso non e facile applicare la normativa concorrenziale, specie per quanto riguarda i casi «marginali», come i casi di collegamenti tra imprese che non sembrano evidenziare comportamenti anti-competitivi.L’introduzione della regolamentazione delle concentrazioni è avvenuta in Germania soprattutto per le difficoltà nel perseguire gli abusi di posizione dominante. Diversamente dalla legge italiana, il sistema tedesco non prevede un minimo fatturato nazionale, ma fa riferimento al valore del fatturato nel suo complesso, dovunque sia stato conseguito.Notevoli difficoltà potranno derivare dalla definizione del concetto di «controllo». Dal punto di vista pratico sembra conveniente combinare le caratteristiche di flessibilità e certezza giuridica con una definizione generale che specifichi il maggior numero possibile di fattispecie.Le caratteristiche più significative dell’attività di controllo delle concentrazioni svolta in Germania sono l’effetto sospensivo della notificazione che precede la concentrazione e un criterio strettamente concorrenziale. L’esperienza dimostra che è molto difficile far venir meno una concentrazione, una volta che sia stata effettuata. Per questo motivo si richiede che le concentrazioni che eccedono una determinata soglia siano comunicate in anticipo.Sebbene l’Ufficio Federale dei Cartelli abbia a disposizione quattro mesi per completare la sua investigazione, circa i tre quarti delle procedure sono completate entro quattro settimane.Vi è una netta distinzione di compiti tra l’Ufficio Federale dei Cartelli e il Ministro dell’Economia. Il primo si occupa degli aspetti strettamente inerenti alla concorrenza, senza tener conto degli altri benefici che possono derivare dalla concentrazione. Il Ministro, invece, per considerazioni d’interesse pubblico, può autorizzare una concentrazione che l’Ufficio Federale dei Cartelli aveva bloccato. Sino ad ora (dal 1973) soltanto sei autorizzazioni sono state concesse dal Ministro e non sembra che esse abbiano dato luogo ai risultati positivi che erano attesi.
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Fanelli, Michele y Pasquale Palumbo. "Il problema dell'interazione fluido-strutura nella modellazione del comportamento dinamico delle dighe". Ingeniería del agua 5, n.º 2 (30 de junio de 1998). http://dx.doi.org/10.4995/ia.1998.2749.

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II problema in oggetto può essere formulato, come ben noto, a diversi livelli di complessità (e di “completezza” per quanto attiene alia rappresentatività física dei modelli proposti). Ciò è attestato dai numerosissimi contributi in proposito, a partire dal classico approccio “alla Westergaard” (v. concetto di “masse aggiunte”, Westergaard,1993) con fondo del serbatoio rígido (approccio nel quale, al livello più elementare, si assume anche I’ ipotesi di rigidità della struttura e di incomprimibilità del fluido), per arrivare alle formulazioni più recenti in cui si tiene conto, separatamente [8] o congiuntamente, della deformabilità della struttura, della comprimibilità del fluido e della deformabilità del fondo del serbatoio; formulazioni nelle quali in genere il concetto di “masse aggiunte” non è più valido (o va modificato profundamente, ad es. Rendendo tali “masse “ quantità complesse anzichè reali efunzioni della frequenza anzichè costanti). Assai spesso interessa in primo luogo identificare i modi naturali (smorzati o no) di vibrazione della diga, considerata come un sistema elástico lineare, ed in tal caso il problema è direttamente formulato in termini di oscillazioni armoniche (eventualmente con smorzamento: moto “pseudo-armonico”); la risposta ad eccilazioni non periodiche in campo lineare viene allora ricoslruita attraverso la nota tecnica dell’analisi modale.
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Mattos, Tatiana Morita Nobre y Uberto Afonso Albuquerque da Gama. "Basi della cultura indù: le scuole filosofiche e il loro contributo alla spiritualità mondiale". Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 30 de marzo de 2021, 43–72. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/filosofia-it/spiritualita-mondiale.

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La cultura indù è una delle strutture filosofiche più antiche e complete con uno scopo spiritualista formulato nella storia dell’umanità. Riconosciuto per la sua profondità, complessità e ampiezza di ragionamento, che associa virtuosamente la radice scientifica ai soggetti spirituali nelle spiegazioni sulla manifestazione e sulla realtà divina. Questo articolo, il cui obiettivo generale è quello di presentare le basi su cui si basava questo sistema filosofico-culturale e la sua struttura di pensiero, e, per obiettivi specifici, di dimostrare come ha contribuito alla formulazione delle principali religioni e filosofie del mondo, che mirano ad aiutare l’uomo a ritrovare la sua vera natura. Come metodologia, è stata condotta una ricerca bibliografica che ha riguardato sia gli autori occidentali, i ricercatori di cultura e filosofia dell’Oriente, sia gli autori orientali, rinomati per la loro spiegazione sugli studi della tradizione indù. Si è scoperto che le opere che spiegano l’influenza dell’antica struttura del pensiero filosofico e scientifico orientale, in particolare la tradizione indù, presentano la profondità e la dedizione che questo tema richiede e testimoniano la necessità di continuità ed espansione dello studio svolto.
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Iorio, Gennaro y Nicola Iorio. "Il paradosso della nosografia psichiatrica del XXI secolo". MODELLI DELLA MENTE, n.º 1 (julio de 2016). http://dx.doi.org/10.3280/mdm1-2016oa3443.

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Gli Autori sviluppano in questo lavoro alcune riflessioni critiche sull'importanza prioritaria, che è stata data in Psichiatria, negli ultimi anni, agli aspetti diagnosticonosografici. Una psichiatria, principalmente polarizzata sul rilievo esasperato del sintomo, con l'unico scopo di elaborare nuove forme di classificazioni diagnostiche, è una psichiatria che perde di vista l'essere umano nella sua globalità, si disinteressa dello stato di sofferenza vissuta dal paziente, perde di mira la patogenesi del disturbo, commette un grossolano errore, nel momento in cui isola il sintomo dalla struttura di personalità, producendo errori altrettanto gravi a livello terapeutico-assistenziale. Tale prospettiva influenza, inevitabilmente, anche alcune forme di psicoterapie, sollecitando paradigmi e strategie di intervento, mirati prevalentemente alla risoluzione del sintomo e snaturando, così, anche il significato stesso del concetto di psicoterapia. Con la pretesa di definire criteri più oggettivi di selezione e categorizzazione dei pazienti, ai fini della ricerca, non ci si accorge di incrementare la disomogeneità. Un paziente infatti, non può essere confrontato con un altro, trascurando le caratteristiche dell'intera struttura di personalità, l'influenza su di essa esercitata dal sistema sociale e relazionale di riferimento e le sue capacità reattive. Di questo complesso sistema il sintomo, che ne costituisce solo la parte più periferica, non può rappresentare un criterio di omologazione valido. Una psichiatria, prevalentemente orientata alla sistematizzazione nosografica, trascura, inoltre, la relazione terapeutica, il rapporto comunicativo con il paziente, il lavoro di formazione e di analisi introspettiva del terapeuta, lo studio della psicopatologia, minando alla base le radici stesse della psichiatria.
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D'Avino, Presidente: M. "XIX Congresso Regionale FADOI Campania, Napoli, 5-6 marzo 2020". Italian Journal of Medicine, 27 de febrero de 2020, 1–33. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.2020.s1.

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Il XIX Congresso Regionale della FADOI Campania si terrà il 5 e il 6 marzo 2020 presso l’Auditorium dell’Ospedale Fatebenefratelli di Napoli. Il suo titolo è: “... anche in salita il cammino prosegue”, volto a sottolineare la tenacia delle Medicine Interne Ospedaliere nel volere continuare il loro percorso per migliorare la qualità dell’assistenza, anche tra le mille difficoltà sociali, organizzative, economiche, burocratiche e strutturali tra le quali si dibatte il nostro Sistema Sanitario Nazionale, specialmente nella nostra regione. Anche quest’anno il XIX Congresso Regionale della FADOI Campania si concentra su aspetti clinici legati alla complessità, fragilità, cronicità, criticità dei pazienti ricoverati nei reparti di Medicina Interna. La sua struttura ricalca sostanzialmente quella dello scorso anno e che ci ha garantito un elevato profilo scientifico e una buona interattività con la platea. Nei due giorni di lavori congressuali il programma prevede quattro sessioni articolate su workshop, presentazione di casi clinici, circa dieci letture, due delle quali tratteranno “patologie rare”, perché l’Internista è lo specialista delle “diagnosi difficili” e che se esistono centri di riferimento per il trattamento di queste patologie, a tali centri queste patologie possono essere indirizzati solo se la diagnosi viene fatta. Questo è, appunto, il compito dell’Internista e, d’altra parte, se tali diagnosi vengono ipotizzate e poi realizzate forse scopriremo che esse non sono poi “rare” come sembrano. Un’altra lettura sarà dedicata ai prodotti per il fumo a “rischio modificato”, argomento di grande attualità e sul quale è necessario fare conoscenza, per far sì che il fenomeno venga quantomeno gestito dai dottori e non dalla pubblicità delle grandi industrie. Sono previsti sei workshop che affronteranno argomenti di grande attualità, con un coordinatore che guiderà un team di esperti, ai quali verranno posti quesiti d’importante impatto clinico e gestionale, anche dall’uditorio. Vi sarà l’abituale tavola rotonda a quattro voci sulle ultime novità e sui punti di forza degli anticoagulanti orali diretti. In entrambe le giornate il congresso avrà inizio con una sessione di comunicazioni e sarà allestita anche una sessione poster, in uno spazio dedicato in modo da poter dare ampio respiro anche ai poster. In contemporanea con il Congresso FADOI, nella giornata del 5 marzo si svolgerà il Congresso dell’Associazione Infermieristica ANIMO, con interventi dedicati alla gestione di tecniche infermieristiche (VAC Therapy, NIV, Stomie) che sono ormai quotidianamente utilizzate nei reparti di Medicina Interna. Maria D’Avino Presidente FADOI Campania
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Formiggini, Paola Giovanna, Michele Paradiso y Jose Fernando Muñoz Robledo. "Campus Potrerillo: proposta di intervento architettonico a fini sociali". Revista M 18 (13 de diciembre de 2021). http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v18i0.2654.

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L’oggetto della ricerca che supporta questo articolo prende forma da un seminario tematico “Materiali e tecniche costruttive per il dialogo interculturale con i paesi del sud del mondo” del Professore Michele Paradiso. L’argomento principale è rappresentato dalle tecniche locali, come “guadua” e il sistema costruttivo del “bahareque”, utilizzato in Colombia. La ricerca è stata sviluppata in tre fasi: la prima parte presenta un’analisi storico-critica dell’area di intervento e del contesto, la seconda si è incentrata sui materiali mentre che la terza fa riferimento alla progettazione architettonica. Per quanto riguarda il progetto, la proposta consiste nella creazione di un campus socioculturale all’interno di un’area confiscata al narcotraffico colombiano, l’hacienda Potrerillo, situata all’interno della zona di espansione KM41 nel municipio di Manizales. L’area necessita di interventi architettonici, al fine di mettere in sicurezza le abitazioni e dare una nuova identità sociale. L’obiettivo, perciò, è stato quello di realizzare una struttura organica, ma allo stesso tempo resistente e in armonia con l’ambiente. In più, il progetto lascia un’impronta evidente, visto che lo scopo è di sensibilizzare cittadini locali e turisti alla conoscenza dell’area. In estrema sintesi, la proposta progettuale costituisce un complesso moderno e innovativo che, a prima vista, sembra discostarsi dal contesto per il suo aspetto formale, ma in realtà, resta legato al luogo attraverso l’utilizzo di guadua e bahareque nell’ambito costruttivo.
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Carrasco de Paula, Ignacio y Dario Sacchini. "Valori comuni e politica sanitaria per un'Europa unita". Medicina e Morale 54, n.º 4 (30 de agosto de 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.383.

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Resumen
L’articolo affronta il tema dei valori sottesi alla sanità nella prospettiva dell’Uinione Europea, soprattutto dopo l’elaborazione della Costituzione. In particolare, gli autori pongono tre questioni: 1. quali valori vengono messi in gioco in relazione al comparto socio-sanitario? 2. quale congruenza hanno detti valori rispetto alla centralità della persona considerata come fine della nuova Costituzione europea? 3. quali condizioni dovrebbe rispettare una politica sanitaria per pervenire al valore-persona? Riguardo al primo quesito, viene delineato sinteticamente il quadro delle diverse strutturazioni della sanità: assicurazioni, mutualità, sistemi sanitari ad accesso universale e solidaristica. Sulla seconda domanda, viene evidenziato il diverso livello di congruenza fra i diversi modi di strutturare la sanità e la centralità della persona umana. L’articolo si conclude enucleando i capisaldi valoriali sui quali andrebbe costruita una politica sanitaria adeguata alla complessa realtà dell’umano, valori che andrebbero perseguiti in campo sanitario, coerentemente al patrimonio culturale e storico dell’Europa oltre che al trattato costituzionale. Si tratta, in breve, delle seguenti condizioni: 1. ogni scelta, anche quella più tecnica, non può prescindere da una precisa assunzione di priorità, dunque di valori; 2. la scelta a favore di un servizio sanitario a controllo pubblico e ad accesso universale secondo i bisogni di salute della popolazione; 3. la costante ricerca del bene comune nelle scelte macro-allocative; 4. l’indicazione clinica come criterio aureo nelle scelte micro-allocative; 5. l’evitamento di ogni deriva individualistica dei sistemi sanitari; 6. la portata etica delle dinamiche organizzative; 7. il trade-off tra efficienza, efficacia ed equità va ricercato non a spese ma per l’uomo. ---------- The article deals with the issue of the values subtended to the health in the perspective of the European Union, after the elaboration of the Constitution. Particularly, the Authors set three questions: 1. which values are at stake in relationship to the health care field? 2. which congruence do these values have in comparison to the centrality of the human person, considered as the “end” of the new European Constitution? 3. which conditions should an health policy respect to reach to the value-person? Concerning the first question, it is shown the panorama of the different settings of health care: i.e., systems based on insurances, mutuality, and health care services. Regarding the second question, the different level of congruence is underlined between the different ways to structure health and the centrality of the human person. The article concludes enucleating the moral milestones on which a suitable health policy to the complex reality of the human should be built, values that are go pursued in health field, coherently to the cultural and historical patrimony of Europe over that to the constitutional treaty. The conditions are the following: 1. every technical choice can not put aside from a precise assumption of priority, therefore of values; 2. the choice in favour of a public health care service, according to the needs of health of the population; 3. the constant search for the common good at the macro-allocative level; 4. the golden criterion of clinical indication at the micro-allocative level; 5. avoiding every individualistic drift of the health care systems; 6. the ethical relevance of the organizational dynamics; 7. the trade-off between efficiency, effectiveness and equity should pursued “for” the man and not against him.
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