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1

Amerio, Piero. "Poteri sfuggenti e disagi di comunità". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 2 (enero de 2015): 23–45. http://dx.doi.org/10.3280/psc2014-002003.

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Nesti, Arnaldo. "La storia di un’epidemia: dall’immaginario sfuggente, all’incertezza del domani". Comparative Cultural Studies - European and Latin American Perspectives 6, n.º 13 (13 de abril de 2021): 11–19. http://dx.doi.org/10.36253/ccselap-12757.

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A distant pain that suddenly involves us. Covid 19 seemed to be a matter that concerned only China, instead we soon found ourselves counting our dead and dealing with “suspended mourning”, that is, facing death without being able to access the usual system of rituals and symbols that accompany the event. A pandemic, as La Spagnola had been in other periods, puts us in a position of uncertainty, but perhaps it stimulates us to find meekness and be more hospitable. The possibility of being able to become better is the message of hope, as are the flowers that continue to bloom demonstrating the victory of beauty in a time of despair.
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3

Mellinato, Giulio. "La stabilizzazione sfuggente: le Assicurazioni Generali tra le due guerre". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 291 (enero de 2020): 123–59. http://dx.doi.org/10.3280/ic2019-291007.

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4

Pagnoncelli, Nando. "Gli immigrati nelle indagini socio-demoscopiche: un fenomeno sociale ancora largamente sfuggente". LIBERTÀCIVILI, n.º 3 (mayo de 2010): 31–38. http://dx.doi.org/10.3280/lic2010-003006.

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Licciardello, Orazio. "Diversità e integrazione: tra pregiudizi e Identita’". International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, n.º 1 (2 de julio de 2016): 377. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2016.n1.v1.243.

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Resumen
La convivenza tra persone e gruppi sociali appartenenti a culture molto diverse costituisce uno dei problemi di maggior complessità delle società del nostro tempo. Tale complessità è diventata ancora più evidente in relazione al crescente flusso di immigrati che vedono nell'Europa la possibilità di sfuggire alla guerra ed anche alla fame che attanaglia i loro paesi d'origine. Si tratta di realizzare condizioni di civile convivenza e di reciprocità coniugando culture e Identità sociali, mediante processi di integrazione, talora difficili ma tuttavia indispensabili, sfuggendo alle facili e stereotipiche semplificazioni ideologiche e utilizzando, invece, gli strumenti d'analisi ed intervento che le scienze psicologiche e sociali possono fornire.
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Gallo, Cinzia. "Lo spasimo di Palermo fra crisi e memoria". Studia Polensia 9, n.º 1 (24 de noviembre de 2020): 7–23. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2020.09.01.01.

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Resumen
Lo Spasimo di Palermo è esempio di una crisi che ha ripercussioni nella forma espressiva: da una parte, emerge la consapevolezza che «sul ciglio dell’abisso la parola si raggela, si fa […] simbolo sfuggente», dall’altra il romanzo appare un «genere scaduto, corrotto, impraticabile». Il conflitto generazionale fra Chino e Mauro rientra pure in quest’ambito. Da qui derivano varie soluzioni che portano al «poema narrativo» di Consolo e testimoniano il disorientamento prevalente: accumuli paratattici, metafore, figure retoriche, figure del discorso. Le suggestioni pittoriche trovano il loro centro nello Spasimo di Sicilia di Raffaello, simbolo di una sofferenza che da Palermo arriva alla Sicilia e a tutto il mondo, mentre gli spazi hanno una grande importanza e mostrano la perdita della memoria storica, responsabile della crisi.
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Celaschi, Flaviano y Elena Formia. "Progettare la ‘casa del consumo’: dall’avvento della grande distribuzione al nuovo umanesimo commerciale". i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 1 (8 de marzo de 2009): 80–88. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2009.v1i.12739.

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Divenuto il non-luogo consumato, il centro commerciale è stato spesso oggetto di studi da parte di autori che cercano di definire l'impatto di una cultura di massa sempre più sfuggente. Attraverso una lettura storica di casi emblematici italiani, l'articolo cerca di definire come, in un clima di affermazione della cultura dell'outlet mall e di appropriazione del tema del retail da parte dello star-system architettonico, stia emergendo un progressivo cambiamento. Questo cambiamento apre nuove prospettive progettuali che sfidano l'interpretazione che è stata formulata dalla cultura postmoderna. Partendo dalla ricerca sopra citata, insieme al lavoro sul campo svolto per Cean SpA (Torino) e per il gruppo italiano Carrefour, l'articolo si conclude tracciando le linee guida che possono orientare il progettista nello sviluppo di un nuovo format di outlet all'interno della grande distribuzione.
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Festa, Daniela. "L' impronta coloniale dello spazio pubblico. Conversazione con Françoise". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 3 (septiembre de 2022): 103–20. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa3-2022oa14593.

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Dopo una sintetica panoramica sulla c.d. prospettiva decoloniale emergente da un ricco insieme di studi multidisciplinari sviluppatisi negli ultimi decenni tra teorie e prassi critiche, questa conversazione si interroga sul valore delle opere d'arte e dei monumenti nello spazio pubblico, sul loro potere evocativo e sul carattere politico delle rappresentazioni che incarnano. Partendo dal triangolo di monumenti che formano la Porte Dorée a Parigi e ritracciando un'indagine spaziale collettiva condotta in questo luogo, Françoise Vergès riannoda i fili della memoria dell'epoca coloniale francese e globale. L'intervista mira a delineare percorsi critici e plurali per affrontare la questione della risignificazione decoloniale dello spazio pubblico, sfuggendo alla polarizzazione del dibattito che ha accompagnato, nel 2020, il movimento globale di contestazione dei monumenti simbolo dell'era coloniale.
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Guidarini, Stefano. "Il tradimento delle immagini: il piano Milano Verde del 1938". TERRITORIO, n.º 57 (junio de 2011): 112–24. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057015.

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Il piano Milano Verde rappresenta un singolare caso di scollamento tra immagine e realtŕ. Questo piano č stato assunto dalla storiografi a architettonica come un vero e proprio modello di riferimento di un razionalismo di maniera ma, ad un'attenta analisi, rivela invece una natura ben diversa. Dietro la sua immagine, nasconde infatti meccanismi attuativi e insediativi molto piů legati alla logica di costruzione della cittŕ ottocentesca e al mercato immobiliare che non alle ricerche sulla casa e i quartieri popolari. La vera natura, sfuggente e contraddittoria, di questo progetto contribuisce a mettere in crisi, con la sua ambiguitŕ tra idealismo e realismo, quel quadro semplicistico dell'architettura moderna fatto di fragili catalogazioni e di rassicuranti luoghi comuni. In questa esperienza ritroviamo inoltre la conferma dell'importanza dello studio delle opere e dei documenti per ricostruire la realtŕ dei fatti e la storia delle idee.
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Pignotti, Marco. "Populismo: una categoria storiografica controversa". Italianistica Debreceniensis 25 (29 de marzo de 2020): 80–94. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5514.

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La nota nasce dalla necessità di realizzare un sondaggio sulla recente letteratura internazionale dedicata al populismo, partendo soprattutto dalle considerazioni contenute in The Populist Temptation di Eichengreen, e in Dal fascismo al populismo nella storia di Finchelstein, nonché dai risultati dell'Oxford Handbook of Populism di Oxford, a cura di Rovira Kaltwasser, Taggart, Ochoa Espejo e Ostiguy. Le riflessioni contrastanti registrate attorno a un fenomeno così dibattuto consentono di delineare gli elementi che giustificano l'introduzione di una categoria storiografica a sé stante e di proiettare alcune definizioni sull'intera storia del sistema politico italiano. L'intenzione di questa visione d'insieme è quella di costruire un catalogo delle varie interpretazioni del populismo emerse negli ultimi anni. È interessante notare che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, le pubblicazioni sul populismo sono state prodotte in modo discontinuo, rendendo l'argomento ancora più sfuggente e non classificabile.
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Brambilla, Rossana. "Jacques Le Goff : denaro, quell'oggetto sfuggente che trasforma la societŕ. Una lettura-studio de "Lo sterco del diavolo"". COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, n.º 21 (abril de 2011): 81–89. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021005.

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Nel suo libro piů recente, Jacques Le Goff dipinge e racconta scenari medievali che consentono di costruire una storia del denaro. Pur permettendo al lettore di notare alcune continuitŕ con la nostra epoca, il testo sostiene e argomenta una sostanziale differenza tra la nostra societŕ e quella medievale. Tale differenza emerge soprattutto guardando i diversi modi di intendere e gestire la dimensione economica. Lo studio storico, tra le righe, offre inoltre interessanti spunti di riflessione di tipo epistemologico, pedagogico e linguistico.
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Feltrin-Morris, Marella. "Pereira traduttore e l’etica della visibilità". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 2 (28 de noviembre de 2019): 621–35. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819889578.

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La maggior parte della critica che si è finora occupata del romanzo di Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira, si è concentrata sullo sviluppo del protagonista da una posizione iniziale di non-impegno ad una di consapevolezza del proprio ruolo di intellettuale. Ciò che la critica non ha ancora esplorato pienamente, tuttavia, è un aspetto cruciale per comprendere più in profondità la presa di coscienza di Pereira: la sua attività di traduttore. Quando viene menzionata, tale attività è semmai associata alla sua sfuggente personalità iniziale. Eppure, il potenziale di Pereira come coraggioso fautore di cambiamento emerge già dagli autori e dai brani da tradurre che seleziona per il giornale al quale lavora, e dall'evoluzione del suo atteggiamento verso l’arte della traduzione. Prendendo spunto dai concetti di libertà e responsabilità propri dell’esistenzialismo, da testi teorici sull’etica della traduzione, da un’analisi testuale di Sostiene Pereira e dalle dichiarazioni di Tabucchi stesso sulla traduzione e sul ruolo dell’intellettuale, questo saggio intende mostrare non solo come le scelte di Pereira traduttore testimonino la sua crescita come intellettuale responsabile e persino come eroe, ma anche come la traduzione stessa costituisca il perno su cui s’incentra l’intero romanzo.
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Zambrano, Virginia. "Un’indagine nella retorica: dalla vulnerabilità sociale di Zola alla deumanizzazione di Kafka". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, n.º 2 (28 de febrero de 2016): 247. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.12.247-265.

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Per i giuristi, mettere in relazione diritto e letteratura è importante. La congiunzione dei due elementi permette di corrodere la dogmatica giuridica, desacralizzare e restituire il diritto alla propria misura e alla misura dell’etica. Ciò che, infatti, la letteratura insegna, rispetto all’assetto astrattamente codificato del diritto, è l’inesistenza di leggi generali nell’esperienza vissuta. Ne consegue che le condanne, come le assoluzioni, sono inevitabilmente imperfette: siamo tutti in qualche modo colpevoli, ma anche, secondo diverso angolo di lettura, tutti innocenti. E se i decreti di colpevolezza assoluta appaiono inadeguati nelle opere di Proust, Musil e Hofmannsthal, non diversa è la situazione che si respira nell’universo di Kafka e di Zola. A questa prima decostruzione del diritto se ne aggiunge una seconda, ancor più radicale, relativa non più ai suoi limiti, ma alla stessa essenza del diritto. Non solo il sistema normativo non riesce ad incasellare nelle proprie griglie una realtà umana sfuggente ad un ordine prefissato, ma, tutt’altro che situarsi al polo opposto della violenza criminale, confina ambiguamente con essa. In questo senso, l’intersezione fra diritto e letteratura insegna che le situazioni individuali vanno sempre calate in quel caleidoscopio sociale, culturale, storico, economico, che condiziona i nostri atti non meno della nostra volontà.
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Zambrano, Virginia. "Un’indagine nella retorica: dalla vulnerabilità sociale di Zola alla deumanizzazione di Kafka". ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, n.º 2 (28 de febrero de 2016): 247. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.12.247-265/original_language.

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Per i giuristi, mettere in relazione diritto e letteratura è importante. La congiunzione dei due elementi permette di corrodere la dogmatica giuridica, desacralizzare e restituire il diritto alla propria misura e alla misura dell’etica. Ciò che, infatti, la letteratura insegna, rispetto all’assetto astrattamente codificato del diritto, è l’inesistenza di leggi generali nell’esperienza vissuta. Ne consegue che le condanne, come le assoluzioni, sono inevitabilmente imperfette: siamo tutti in qualche modo colpevoli, ma anche, secondo diverso angolo di lettura, tutti innocenti. E se i decreti di colpevolezza assoluta appaiono inadeguati nelle opere di Proust, Musil e Hofmannsthal, non diversa è la situazione che si respira nell’universo di Kafka e di Zola. A questa prima decostruzione del diritto se ne aggiunge una seconda, ancor più radicale, relativa non più ai suoi limiti, ma alla stessa essenza del diritto. Non solo il sistema normativo non riesce ad incasellare nelle proprie griglie una realtà umana sfuggente ad un ordine prefissato, ma, tutt’altro che situarsi al polo opposto della violenza criminale, confina ambiguamente con essa. In questo senso, l’intersezione fra diritto e letteratura insegna che le situazioni individuali vanno sempre calate in quel caleidoscopio sociale, culturale, storico, economico, che condiziona i nostri atti non meno della nostra volontà.
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Vicoli, Daniele. "La mediazione in fase esecutiva nel sistema italiano: il quadro normativo e le dinamiche applicative". Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, n.º 3 (31 de octubre de 2021): 2285. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i3.623.

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Nel sistema italiano, la vittima, sebbene abbia assunto un ruolo di crescente importanza, resta ai margini della fase di esecuzione della pena. All’indifferenza legislativa se ne aggiunge un’altra: il tema della mediazione – al centro di diffuse analisi sul piano delle possibili alternative al rito ordinario – risulta esaminato in modo superficiale nel quadro delle dinamiche esecutive. L’articolo intende offrire un contributo utile a colmare questa lacuna. Nelle linee di fondo, il tratto distintivo della mediazione in executivis è rappresentato dall’intervenuta irrevocabilità della sentenza: un fattore che si palesa ambivalente, nella misura in cui può agevolare percorsi a valenza conciliativa ma anche renderli più ostici. In simile scenario, diventa centrale il nesso tra la giustizia riparativa e gli scopi di risocializzazione sottesi alla pena, tali da esplicarsi nell’impegno dell’autore a rivisitare in chiave critica l’illecito commesso e ricostruire il rapporto con la persona offesa. Stabilita questa premessa, l’accento va posto sulla logica del dialogo: le parti sono chiamate a sviluppare, con l’aiuto del mediatore, una trama relazionale che permetta di sanare la frattura originata dal reato. Tali canoni – già sfuggenti nella dimensione normativa dell’affidamento in prova (art. 47 comma 7 ord. penit.) e del lavoro all’esterno (art. 21 comma 4-ter ord. penit.) – sono del tutto obliterati sul versante applicativo. Appare, quindi, indispensabile un deciso cambio di rotta al fine di introdurre, nella fase esecutiva, forme di mediazione a carattere individualizzato e comunicativo.
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Marinetto, Paola. "INDIVIDUARE LA POLIFONIA NEI TESTI ESPOSITIVI-ARGOMENTATIVI: QUANDO IL CAPOVERSO AIUTA". Italiano LinguaDue 14, n.º 1 (28 de julio de 2022): 660–80. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18320.

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L’articolo si propone di individuare gli “strumenti” relativi alla lingua e all’organizzazione del testo che sono segnali della sua polifonia, ossia della compresenza di voci e pensieri diversi, affiancati o sovrapposti a quelli dell’autore. Nei testi vi sono infatti a volte, oltre al Discorso Riportato, elementi più nascosti e sfuggenti, che lasciano intravedere un distanziamento (o, viceversa, un’accettazione) dell’autore rispetto a dei punti di vista diversi dal suo. L’articolo ha intenti didattici e, attraverso l’analisi di due testi di tipo espositivo/argomentativo utilizzati nei corsi di scrittura di sintesi con gli studenti universitari, mette in luce come l’utilizzo dei capoversi (segnali a loro volta dei Movimenti Testuali), e alcune scelte lessicali e sintattiche possano aiutare il lettore nell’individuazione della polifonia. Identifying polyphony in expository-argumentative texts: when the paragraphs help The article aims at identifying the “tools” related to text language and organization that signal polyphony, that is, of the coexistence of different voices and thoughts, side by side or superimposed on those of the author. In the texts there are, in addition to Reported Speech, more hidden and elusive elements, which allow us to glimpse at a distancing (or, vice versa, an acceptance) by the author with respect to points of view different from his/her own. The article has didactic purposes and, through the analysis of two expository/argumentative texts used in writing synthesis courses with university students, it highlights how the use of paragraphs (which are in turn signals of Textual Movement), and some lexical and syntactic choices help the reader identify polyphony.
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Ambrosino, Marco. ""Uno di quella gente condor": prime ipotesi sull’apprendistato poetico di Franco Beltrametti". Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, n.º 66 (8 de noviembre de 2019). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/66.2.7.

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L’opera letteraria di Franco Beltrametti è composta da piccole edizioni a tiratura limitata e da uno svariato numero di pubblicazioni in rivista. Una produzione assai diversificata ha reso la sua poetica sfuggente, difficilmente collocabile all’interno di un unico movimento poetico riconoscibile, producendo di fatto pochi studi al riguardo. L’articolo intende concentrarsi sui materiali d’archivio relativi all’apprendistato poetico di Beltrametti e alla sua opera d’esordio, Uno di quella gente condor (1970), con l’intenzione di indagare quanto le esperienze maturate in Giappone e in California abbiano inciso sulla sua prima pubblicazione. Keywords: Franco Beltrametti, Uno di quella gente condor, Beat Generation, Archivio svizzero di letteratura (ASL), Haiku.
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MOLINARI, Augusta. "LE TRAVERSATE DELLE MIGRAZIONI STORICHE ITALIANE TRA EVENTO E RACCONTO". História (São Paulo) 36 (16 de enero de 2017). http://dx.doi.org/10.1590/1980-436920160000000112.

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RESUMO Il viaggio di emigrazione è un oggetto d'indagine storica sfuggente: è una storia di uomini, di navi, di interessi economici e politici. Per gli emigranti è soprattutto un momento di sospensione tra la vita che si sono lasciati alle spalle e quella nuova che troveranno nei paesi di destinazioni. Per gli intellettuali la traversata a fini di conoscenza (letteraria, scientifica, sociologica) è il luogo per eccellenza da cui osservare i flussi migratori e lasciarne una narrazione. La traversata dei migranti tra Ottocento e Novecento può diventare un osservatorio interessante per verificare l'intreccio, spesso drammatico, tra i progetti migratori dei ceti subalterni e le dinamiche di sfruttamento in atto nei loro confronto sia in Italia sia nelle Americhe. Le infermerie delle navi, soprattutto nei viaggi di ritorno dagli Stati Uniti, sono affollate di emigranti che subiscono provvedimenti di rimpatrio coatto perché malati di tubercolosi o perché considerati malati mentali. Per chi, spesso al momento dello sbarco, veniva "respinto" in Italia perché malato di mente non c'era solo il fallimento del progetto migratorio ma il rischio di concludere in manicomio la propria esistenza.
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