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Emiliani, Elisa, Giulia Casu y Paola Gremigni. "Validazione italiana della Cynical Distrust Scale per misurare la sfiducia cinica". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 2 (julio de 2011): 69–83. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002005.

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Resumen
L'ostilitŕ č uno dei fattori psicosociali che influiscono sulla salute ed č predittore dello sviluppo di malattie, comportamenti e abitudini poco salutari. Il presente lavoro ha come obiettivo la presentazione della validazione italiana della(CynDis; Julkunen, 1994) per la misurazione della sfiducia cinica, componente cognitiva dell'ostilitŕ. Nonostante l'ampia letteratura dedicata allo studio di tale costrutto, in Italia non sono ancora disponibili strumenti validi e attendibili in grado di misurare in maniera veloce e precisa la sfiducia cinica. La CynDis č stata somministrata, insieme alle PANAS, alla MCSD-8 e a due domande sulla percezione del proprio stato di salute, a 311 partecipanti (169 femmine e 142 maschi, etŕ media 39.07 anni, DS = 14.98). Le caratteristiche psicometriche della scala, analizzate tramite analisi fattoriale esplorativa, studio della consistenza interna e della stabilitŕ nel tempo, e correlazioni con criteri esterni, appaiono soddisfacenti. La scala appare pertanto adatta come strumento di screening valido e attendibile, da utilizzare nei contesti di prevenzione e promozione della salute.
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Pregno, Cristiana y Barbara Rosina. "Tra sfiducia e insicurezza: strategie e strumenti del servizio sociale". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 4 (enero de 2013): 49–66. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004003.

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L'assistente sociale č un professionista che puň ridurre la distanza tra il cittadino e l'istituzione attraverso la promozione di contatti tra sistemi diversi. Ha competenze e risorse per affrontare problemi specifici, esercita la sua expertise nel rapporto diretto con la persona e nella partecipazione e nella costruzione, a diversi livelli, di obiettivi e pratiche comuni fra servizi per la produzione di benessere e nella dimensione della valutazione di efficacia, di appropriatezza, di risultato, di qualitŕ, di soddisfazione dei cittadini. Le autrici, a partire da una riflessione sulla collocazione lavorativa degli assistenti sociali, sulle sfide poste dall'insicurezza e dalla sfiducia nell'agire professionale quotidiano, individuano nell'integrazione socio-sanitaria un luogo di co-costruzione della fiducia e nella formazione professionale continua la possibilitŕ di partecipazione attiva ai processi di integrazione fra politiche ed interventi nel rispetto dei riferimenti valoriali della professione.
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Zucchini, Francesco. "VETO PLAYERS E INTERAZIONE FRA ESECUTIVO E LEGISLATIVO: IL CASO ITALIANO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n.º 1 (abril de 2001): 109–37. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029567.

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Introduzione La maggior parte degli studi sul parlamento italiano durante la prima repubblica, rende conto delle caratteristiche permanenti della produzione legislativa (Di Palma 1978; 1987). Gli studiosi che hanno prestato attenzione al mutamento hanno finito per considerarlo come la manifestazione matura di quei fattori. Sia le spiegazioni delle caratteristiche generali del processo legislativo nel parlamento italiano, sia le spiegazioni della sua evoluzione nel tempo appaiono problematiche. Se per esempio la polarizzazione e la sfiducia reciproca fra le principali forze politiche servono a spiegare l'assenza (o la presunta assenza) di grandi riforme e sostanziali mutamenti di politica (Di Palma 1978; Sartori 1974), perché è proprio quando la polarizzazione, e verosimilmente anche il grado di sfiducia, si attenuano che il governo fatica maggiormente a ottenere per vie ordinarie l'approvazione dei propri disegni di legge, normalmente dal contenuto più ambizioso e indirizzati ad una platea più ampia di quelli di origine parlamentare? Se l'elevato grado di consenso nell'approvazione delle leggi è una conseguenza della peculiare attitudine culturale della nostra classe politica all'accordo, se non addirittura alla collusione (Pizzorno 1993), perché lo stesso fenomeno è presente in altri sistemi politici, come per esempio negli Stati Uniti, della cui somiglianza culturale al caso italiano è lecito dubitare?
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Gangi, Mattia S. "La costruzione mediatica della sfiducia e l'eterno ritorno della Seconda Repubblica". DEMOCRAZIA E DIRITTO, n.º 1 (marzo de 2014): 438–56. http://dx.doi.org/10.3280/ded2013-001020.

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De Luca, Roberto. "La partecipazione elettorale nel Mezzogiorno: dalla clientela politica alla sfiducia sistemica". Quaderni di Sociologia, n.º 15 (1 de noviembre de 1997): 97–116. http://dx.doi.org/10.4000/qds.1549.

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Correale, Antonello. "Borderline e gruppo degli operatori: un incontro traumatico?" RICERCA PSICOANALITICA, n.º 2 (mayo de 2012): 45–58. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-002004.

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Alla base della condizione borderline c'č un trauma originario che ha prodotto un'esperienza di impotenza totale. Ne č derivata una mancanza di familiaritŕ con il mondo e la sfiducia verso la dimensione accomodante, gentile, affettuosa e normale della vita. Da ciň il ricorso a strumenti difensivi che sono quasi sempre tentativi di riappropriazione violenta. A loro volta, questi comportamenti determinano difficoltŕ e scissioni nell'equipe dei curanti. Per questo č necessario un pensiero condiviso ed inoltre č necessario che qualcuno, all'interno dell'equipe, si assuma un ruolo predominante nel rapporto terapeutico con il borderline.
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De Salvo, Dario. "“Non è senza timore che inizio la mia opera di insegnante”. Leonardo Sciascia maestro elementare (1949-1957)". Quaderns d’Italià 27 (22 de diciembre de 2022): 83–92. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.551.

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Il 12 ottobre del 1949 Leonardo Sciascia comincia la sua carriera di maestro elementare. Avverte, fin da subito, un forte senso di disagio che espliciterà chiaramente nel 1956 con Le Parrocchie di Regalpetra. Un’opera che, sebbene venga ambientata in un luogo fantastico, descrive mirabilmente la sfiducia degli insegnanti, il contesto in cui sono costretti a vivere gli alunni e l’inadeguatezza dei programmi scolastici. Ma il disagio avvertito fu senza dubbio il punteruolo, come testimoniano i suoi registri di classe, per descrivere con una straordinaria sensibilità letteraria il clima pedagogico siciliano degli anni Cinquanta del Novecento.
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Leone, Daniela. "Le forme della globalizzazione: un'opzione politica". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 3 (febrero de 2012): 96–99. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003007.

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Le forme in cui puň evolvere la globalizzazione non sono giŕ predeterminate secondo un paradigma indiscutibile. Il positivo avviamento allo sviluppo di tanta parte della popolazione mondiale comporta anche un costante deflusso di risorse dai paesi giŕ industrializzati e ne comprime progressivamente gli standard di benessere e di tutela. Questa tendenza non č immune da rischi. Il peggioramento percepito delle condizioni di vita oltre un carico di rottura puň sfociare in una convulsa reazione difficile da governare a posteriori. I sindacati, in tale contesto internazionale di crisi economica e di sfiducia generalizzata, sono chiamati a giocare un ruolo decisivo, prima nella cognizione delle complesse dinamiche socio-economiche e successivamente nella definizione di soluzioni praticabili.
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Ventrone, Angelo. "LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA". Il Politico 251, n.º 2 (3 de marzo de 2020): 105–20. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.238.

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Qual è il significato della strage di Piazza Fontana nella recente storia italiana? Innanzitutto, un insieme di cesure che segnano profondamente il rapporto tra i cittadini e lo Stato. In particolare, l'emergere di una violenza politica radicale, insieme al coinvolgimento degli apparati statali nella sua attuazione, e la diffusione di un forte sentimento di sfiducia nei confronti della classe politica dominante (sempre più implicata nella cosiddetta trame nere) e delle istituzioni. In quel momento inizia un processo di delegittimazione, che ha colpito in primo luogo la classe politica dominante, ma che nella seconda metà degli anni Settanta si ripercuoterà sempre più anche sui partiti dell'opposizione, considerati ugualmente incapaci di fermare il degrado del Paese. Una parte significativa dell'opinione pubblica comincerà allora a guardare ai settori più attivi e anticonformisti della magistratura nella speranza di far luce su ciò che è oscuro sullo sfondo della Repubblica. Un auspicio che rappresenta un'esplicita richiesta alla magistratura di svolgere un ruolo di sostituzione e di controllo su un mondo politico ormai considerato chiuso in sé, non di rado corrotto e privilegiato, e comunque lontano dal "Paese reale".
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Vannotti, Marco, Michèle Gennart y Liliana Redaelli. "Controversie etiche e cliniche di fronte al Covid-19". TERAPIA FAMILIARE, n.º 129 (octubre de 2022): 111–28. http://dx.doi.org/10.3280/tf2022-129007.

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Gli psicoterapeuti, fin dall'inizio della pandemia di Covid-19 e ancora oggi, sono alle prese non solo con una morte onnipresente e con un lutto in sospeso, ma anche con le questioni etiche poste agli individui, alle famiglie, alla società intera, come quelle della giustizia, della libertà, della frattura sociale, della solidarietà tra le generazioni. Devono curare, a livello esistenziale, le persone più colpite dalla pandemia il cui impatto è stato multiforme, grave e ha fatto perdere la fiducia nel futuro soprattutto tra i più giovani, perdita che ha avuto come corollario l'aumento dei comportamenti suicidari. Nell'ultimo anno i terapeuti hanno dovuto anche confrontarsi con il rifiuto della vaccinazione e l'esacerbarsi di posizioni che amplificano il senso di sfiducia e d'ingiustizia. Spetta ai terapeuti testimoniare pubblicamente - e non solo compatire privatamente - le sofferenze e i bisogni dei loro pazienti, per contribuire allo sviluppo di una dimensione sociale che sostenga sì la sopravvivenza, ma anche il desiderio di vivere una vita che trovi ai loro occhi un senso sufficientemente degno e giusto.
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Moslemani, Fadil. "Tra Speranza e Vecchia Sfiducia: Un tentativo di Analisi e Mise en contexte del poemetto Le ceneri di Gramsci". Romance Notes 57, n.º 1 (2017): 83–95. http://dx.doi.org/10.1353/rmc.2017.0007.

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Goebl, Hans. "Una classificazione gerarchica di dati geolinguistici tratti dall'AIS. Saggio di dialettometria dendrografica : collaborazione informatica: Erasmus Langer (Università Politecnica di Vienna)". Linguistica 31, n.º 1 (1 de diciembre de 1991): 341–52. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.341-352.

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Lo strumento euristico classico della classificazione gerarchica è l'albero (chiamato anche in modo più specialistico: grafo arborescente). La struttura ramificata dell'albero con una molteplicità di foglie, ramoscelli erami rispetto alla radice unica - poli tra i quali si inserisce uno spazio di dipendenze gerarchiche ben articolate - costituisce una rappresentazione metaforicamente molto valida per la descrizione dei risultati di qualsiasi processo evolutivo. Ora si sa che ogni evoluzione procede mediante ramificazioni, biforcazioni o frammentazioni consecutive e che nascono cosi vari raggruppamenti in classi (gruppi, unità ecc.), tra i quali esistono sempre determinate dipendenze o relazioni. La lista delle scienze che si sono avvalse dell'albero in quanto mezzo euristico è lunga: oltre la zoologia, lapaleontologia, la genetica e tante altre discipline biologiche figurano anche discipline antropiche e sociali, tra cui anche la linguistica. Enoto che l'albero genealogico viene adoperato in sede linguistica sin dai tempi di August SCHLEICHER (1863). L'uso dell'albero per scopi linguistici è sempre rimasto tuttavia alquanto problematico. In effetti, lo strumento euristico "albero" offre particolari condizioni di applicazione, che fino ad oggi non sono state sufficentemente discusse. E' così rimasta, tra la stragrande maggioranza dei linguisti, una più o meno diffusa sfiducia rispetto all'albero. Cf. a questo proposito la buona documentazione storica di STEWART 1976.
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Aloisio, Miriam. "Architettura e scrittura in Fantasmi romani di Luigi Malerba". Quaderni d'italianistica 36, n.º 2 (27 de julio de 2016): 127–54. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26902.

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Questo studio è un’analisi testuale di Fantasmi romani (2006) che mira ad illustrare come sia avvenuto un mutamento ideologico nella poetica di Luigi Malerba, che da autore di romanzi divertente e divertito, si presenta ora come un commentatore amareggiato dell’epoca contemporanea. Avvalendomi delle teorie di Remo Cesarani e di Fredric Jameson, secondo cui in conseguenza del tramonto delle “grandi metanarrazioni”, sono apparse nuove forme dello spazio cittadino e nuove tendenze architettoniche, analizzo come i protagonisti di Fantasmi romani vivano in uno stato di disagio e “smarrimento esistenziale” all’interno della metropoli romana. Laddove il personaggio di Clarissa cercherà di orientarsi leggendo i segni magici che la città le offre, l’architetto Giano prima porterà avanti il suo progetto architettonico di distruggere e ricostruire una nuova Roma; poi, attraverso il suo romanzo, cercherà invano di riordinare e dunque, cambiare, la società in cui vive. La consapevolezza del fallimento del progetto utopistico (l’architettura) e della creazione di un romanzo (la scrittura), è il segno di una preoccupazione radicata da parte dell’autore per lo stato attuale delle cose. Se inizialmente la cognizione della crisi ecologica, culturale, relazionale che percorre le pagine degli scritti malerbiani era mitigata da divertissement filologico, gioco linguistico e coinvolgente comicità in romanzi come ad esempio Il serpente, Salto mortale, il Protagonista, essa affiora invece nel testo dell’ultimo romanzo attraverso un sentimento di sfiducia e rassegnazione.
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Murgia, Annalisa y Giulia Selmi. "Inspira e cospira. Forme di auto-organizzazione del precariato in Italia". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 123 (septiembre de 2011): 163–76. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-123010.

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Lo scenario del mercato del lavoro a cui assistiamo oggi in Italia è composto da una progressiva proliferazione di contratti non standard. Ciň comporta in primo luogo un problema di cittadinanza e di welfare, a causa della minore o semi-inesistente possibilitŕ di accesso ai diritti sociali che queste forme di impiego consentono (ai diritti pensionistici, ai congedi retribuiti di malattia, maternitŕ, disoccupazione, ecc.). A fronte di questa situazione di severa precarietŕ ed assenza di accesso alle risorse del welfare, tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni l'Italia ha visto la nascita ed il consolidamento di un articolato movimento sociale di contrasto alla precarietŕ agito in prima persona proprio dalla generazione più duramente colpita dal processo di deregolamentazione del mercato del lavoro: giovani, donne e "cognitari". Questo movimento in prima battuta ha concentrato i propri sforzi nella riscrittura del lessico e dell'immaginario simbolico sul lavoro, nel tentativo di consolidare i precari come soggettivitŕ collettiva oltre le sue tradizionali rappresentazioni. Negli ultimi anni, tuttavia, a questo processo di "autorappresentazione" va affiancandosi un processo di "auto-rappresentanza": una fattiva auto-organizzazione di precari nel gestire le conflittualitŕ sui luoghi di lavoro. In uno scenario di sfiducia nei confronti dei partiti e dei sindacati nell'affrontare la questione della precarietŕ, infatti, questi movimenti dimostrano una scarsa attitudine alla delega del conflitto, promuovendo invece modalitŕ di azione fondate sul modulo organizzativo della rete, sulla condivisione dei saperi e sulla rappresentanza diretta. Obiettivo di questo articolo è esplorare criticamente due esperienze di auto-organizzazione di lavoratori e lavoratrici precari/e, in relazione all'attuale crisi della rappresentanza attraversata dalle tradizionali organizzazioni sindacali, soprattutto per quanto riguarda i giovani lavoratori e i rapporti di lavoro non standard.
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Pelanda, Eugenia. "Adolescenti e genitori sfiduciati. Processo diagnostico e azione terapeutica". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 3 (abril de 2015): 411–10. http://dx.doi.org/10.3280/rip2014-003002.

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Natale, Paolo. "Una nuova opera di misericordia: consolare gli sfiduciati degli exit-polls". Quaderni di Sociologia, n.º 13 (1 de abril de 1997): 203–6. http://dx.doi.org/10.4000/qds.1691.

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"Per contribuire a superare la crisi di sfiducia. Sintesi dei lavori della sessione 21-22 novembre 2008 a Venezia". RIVISTA ITALIANA DI COMUNICAZIONE PUBBLICA, n.º 37 (abril de 2009): 86–89. http://dx.doi.org/10.3280/ric2008-037007.

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"Disturbo da lutto prolungato. Validazione psicometrica dei criteri proposti per DSM-V e ICD-11". PSICOBIETTIVO, n.º 3 (mayo de 2010): 91–118. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-003005.

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Contesto: Il lutto č un'esperienza universale e la sua associazione con morbilitŕ e mortalitŕ in eccesso č ben definita. Tuttavia, il lutto diventa una seria preoccupazione per la salute in una minoranza di casi. Per tali individui l'intenso cordoglio persiste, č doloroso e invalidante e puň soddisfare i criteri di un disturbo mentale distinto. Al momento, il lutto non č riconosciuta come un disturbo mentale nel DSM-IV o nell'ICD-10. L'obiettivo di questo studio č di determinare la validitŕ psicometrica dei criteri del disturbo da lutto prolungato (Prolonged Grief Disorder, PGD) per migliorare la rilevazione e il trattamento potenziale degli individui in lutto a maggiore rischio di dolore persistente e disfunzioni. Metodi e Risultati: Un totale di 291 soggetti in lutto č stato intervistato per tre volte, raggruppato in gruppi da 0-6, 6-12 e 12-24 mesi post-perdita. Le analisi della Item Response Theory (IRT) hanno fornito i sintomi del PGD maggiormente informativi e obiettivi. Le analisi combinatorie hanno individuato l'algoritmo del PGD piů sensibile e specifico che č stato poi testato per valutarne la validitŕ psicometrica. I criteri richiedono reazioni ad una perdita significativa che includa l'esperienza dello struggimento (ad esempio, la sofferenza fisica o emotiva come un risultato del ricongiungimento voluto, ma incompiuto, con il defunto) e almeno cinque dei seguenti nove sintomi sperimentati almeno quotidianamente o in maniera invalidante: sentirsi emotivamente intorpiditi, storditi, o che la vita č priva di senso; vivere sfiduciati; amarezza per la perdita, difficoltŕ ad accettare la perdita; confusione di identitŕ; evitamento della realtŕ della perdita, o difficoltŕ di proseguire con la vita. I sintomi devono essere presenti a livelli sufficientemente alti da almeno sei mesi dalla morte ed essere associati ad una compromissione funzionale. Conclusioni: I criteri fissati per il PGD sembrano in grado di identificare le persone in lutto con un maggiore rischio di dolore e disfunzione permanente. I risultati confermano la validitŕ psicometrica dei criteri del PGD che proponiamo per l'inclusione nel DSM-V e nell'ICD-11.
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