Tesis sobre el tema "Sermoni medievali"
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Robert, de Gretham Blumreich Kathleen Marie. "The Middle English "Mirror" an edition based on Bodleian Library, MS Holkham misc. 40 /". Tempe, Ariz. : Arizona Center for Medieval and Renaissance Studies in collaboration with BREPOLS, 2002. http://books.google.com/books?id=x0FbAAAAMAAJ.
Texto completoA collection of 60 homilies from the anonymous Middle English translation of Robert de Gretham's Anglo-Norman Miroir, or Les évangiles des domnées. Includes bibliographical references (p. [555]-558) and index. Also issued in print.
Depold, Jennifer Rene. "The martial Christ in the sermons of late medieval England". Thesis, University of Oxford, 2015. http://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:b7820bbc-d971-4252-95a5-351166102514.
Texto completoCobari, Eliana. "Vernacular theology : Dominican sermons and audience in late medieval Italy". Thesis, University of Bristol, 2008. http://hdl.handle.net/1983/7dfc3f63-3fc6-42af-b418-7b6f048d02dd.
Texto completoO'Mara, V. M. "A study of unedited late Middle English sermons that occur singly or in small groups, with an edition of selected sermons". Thesis, University of Leeds, 1987. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.380304.
Texto completoVolk-Birke, Sabine. "Chaucer and medieval preaching : rhetoric for listeners in sermons and poetry /". Tübingen : G. Narr, 1991. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb35515896d.
Texto completoBennett, A. K. "Narratives of decline in late medieval English sermons and in Piers Plowman". Thesis, University of Cambridge, 2009. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.596567.
Texto completoHorie, Ruth. "Ecclesia Deo Dedicata : church and soul in the late medieval dedication sermons". Thesis, University College London (University of London), 1998. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.287898.
Texto completoKovalcik, Timothy Mitchell. "England and medieval antisemitism 1150-1350 : clerical sermons and the transmission of stereotypes". Thesis, University of Bristol, 2005. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.414125.
Texto completoLaw, Marita. ""Piers Plowman": The influence and the effects of sermon structure and rhetoric in the B Text". Diss., The University of Arizona, 1990. http://hdl.handle.net/10150/185030.
Texto completoSpilsbury, Stephen Ronald Paul. "The concordance of scripture : the homiletic and exegetical methods of St Antony of Padua". Thesis, University of Bristol, 1999. http://hdl.handle.net/1983/7848f495-739f-4548-a67b-d2d5ccf2160c.
Texto completoLehman, Jennifer Shootman. "Haimo's book : rhetorical pedagogy in a medieval clerical miscellany (Munich, Bayerische Staatsbibliothek CLM 14062, ff. 56r-119v) /". Access restricted to users with UT Austin EID Full text (PDF) from UMI/Dissertation Abstracts International, 2001. http://wwwlib.umi.com/cr/utexas/fullcit?p3037517.
Texto completoLombardo, Eleonora. "Ecclesia huius temporis. La Chiesa militante nelle prime raccolte dei sermoni dei frati minori (1225ca - 1260)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3427078.
Texto completoLa tesi presentata si costituisce di due sezioni: una relativa all’identificazione e descrizione delle fonti e degli autori trattati e l’altra concernente i risvolti ecclesiologici contenuti in queste opere. Il lavoro muove dalla necessità di sottolineare la diversità dell’elaborazione, omiletica e teologica, dei diversi frati, mettendone in evidenza l’ambiente di formazione, la cultura e il contesto interno all’Ordine in cui essi si inserirono al fine di comprenderne l’elaborazione teologica, e più in particolare ecclesiologica anche e soprattutto attraverso il loro diverso modo di rapportarsi alla Sacra Scrittura e alla natura formale del testo da loro proposto. La prima sezione dunque, separa in due capitoli distinti i frati italiani, a cui viene assimilati Antonio da Lisbona, da quelli d’Oltralpe, francesi e tedeschi. Nel primo capitolo ho svolto una breve trattazione delle questioni inerenti l’Ordine francescano in genere, e particolarmente nel suo sviluppo peninsulare, al fine di ricostruire i movimenti di idee e problematiche che diedero vita alle quattro raccolte di sermoni studiate. Dopo una breve prosopografia ho regolarmente proceduto all’individuazione degli scritti dei singoli autori e all’analisi strutturale delle loro opere. Ho dedicato molto spazio a tale compito in quanto ritengo che i sermoni, in quanto frutto di uno sforzo esegetico, riflettano il clima culturale e dottrinale in cui inserirli già al momento della loro scelta formale. Sono stata confortata in quest’impressione dalla varietà di combinazioni che ho potuto individuare nei sermoni italiani, certamente più indipendenti tra loro dei paralleli testi francesi. Antonio di Padova, per esempio, sceglie di comporre un vero e proprio trattato teologico e in quanto tale utilizza una struttura più simile a quella elaborata dai vittorini alla fine del XII secolo. Tale operazione, visibile soprattutto nei sermoni festivi, fa sì che anche l’immagine di Chiesa emergente dai testi antoniani rifletta uno stadio arcaico dell’elaborazione minoritica, in cui le dipendenze dall’ambiente canonicale e monastico sono spesso più evidenti delle innovazioni. Uno sguardo più approfondito al sermone per la ventiduesima domenica dopo Pentecoste, dedicato alla doppia trattazione del giorno del giudizio e delle mancanze dei membri della chiesa dei propri tempi, ha offerto l’occasione di illustrare i problemi, per lo più liturgici, ma non solo, contenuti nel testo del frate lusitano, come non avrebbe potuto essere fatto all’interno della seconda sezione della tesi, in cui le argomentazioni complessive appiattiscono necessariamente i sermoni a seconda delle domande a cui si intende farli rispondere. Grazie a questo lavoro, dunque, ho potuto notare il peso assunto nei sermoni antoniani dai prologhi concordanti, in cui, lungi dal limitarsi alla sola esortazione morale, spesso l’autore apre dei brevi trattati sui compiti del predicatore, e la differenza di struttura e di argomenti proposti dai sermoni festivi, più simili nel loro svolgiemnto ai testi che si stavano contemporaneamente scrivendo nei circoli culturali parigini guidati dal Cantore. Ho inoltre cercato di evidenziare come l’argomentazione ecclesiologica di Antonio, non possa essere in alcun modo trattata svincolandola dal suo contesto biblico, in quanto facente parte di una quadriga fondata su autorità tra loro concordate in modo da creare un continuum esegetico per tutta la durata della raccolta. Il secondo autore trattato nel capitolo è Luca da Bitonto, frate minore pugliese, morot probabilmente intorno al 1242. Egli ha lasciato una raccolta di sermoni festivi commissionatagli direttamente da un ministro generale dell’Ordine, che ho potuto ritenere essere Aimone da Faversham. La raccolta, dalla ricca intessitura escatologica, ha rivelato gli interessi “gioachimiti” del frate minore, e la sua attenzione per categorie sociali quali gli ebrei e i greci. A questo proposito ho preso le distanze dalla scarna bibliografia sull’autore, la quale ritiene tali preoccupazioni per la Chiesa orientale e per l’unità della Chiesa, un retaggio di un soggiorno dell’Apulus, negli anni ’30, in Grecia, credendo invece più probabile ed economico ritenere che le argomentazioni a favore delle due minoranze etniche e religiose citate sia dovuta più alle origini regnicole del frate che a sue esperienze estemporanee. L’analisis strutturale dei testi del bitontino ha portato alla luce la cultura canonicale dello stesso e la sua conoscenza del diritto ecclesiastico, fugando invece le voci di un suo possibile coinvolgimento nelle attività della Facoltà teologica parigina, non suffragata neppure a livello argomentativo dalle fonti. Dalla Puglia mi sono poi spostata nel milanese, studiando i sermoni in circulum anni di Sovramonte da Varese, autore da cui aveva preso il via la mia intera ricerca. Avvalendomi degli studi già compiuti sulla biografia del frate, ho potuto verificare l’autenticità della raccolta a lui attribuita. Ho poi proceduto nel rilevare le forme, vicine a quelle antoniane, sebbene molto più semplificate, dei sermoni. La struttura di questi si è poi rivelata utile a supportare l’ipotesi, ormai certezza, del carattere popolare dell’opera del varesino, rintracciandone il pubblico in un insieme di laici e religiosi probabilmente di area lombarda, in cui le presenze ereticali sembrano essere il motivo stesso per cui Sovramonte scrisse i suoi 56 sermoni. L’ultimo autore italiano di cui mi sono occupata è un frate anonimo, la cui opera è custodita presso la biblioteca antoniana di Padova, ms. 470, in cui ho ritenuto di poter individuare un frate minore attivo nell’Italia settentrionale negli anni 1255 -1260, correggendo quindi la precedente datazione del Gamboso. L’analisi della struttura e delle fonti di questa raccolta di sermoni de sanctis mi ha permesso, oltre all’identificazione detta, di mettere in luce la natura liturgica e unitaria del testo e il suo impiego mi è stato utile per un confronto tra italiani e contemporanei maestri parigini. Il secondo capitolo mi ha portata a varcare le Alpi e ad occuparmi dei francescani dal loro arrivo in Francia al loro coinvolgimento attivo nella querelle con i maestri secolari. Ho seguito, grazie ad una ricchissima bibliografia, i loro insediamenti, mettendo per lo più in luce i momenti di contrasto tra i nuovi venuti e le autorità religiose tradizionali al fine di creare un collegamento tra le vicende dell’Ordine e le preoccupazioni della sermonistica proveniente dai suoi studia. Mi sono dunque concentrata su Parigi, città nella quale fu più forte la concentrazione di frati minori e il cui ambiente universitario portò alla stesura di diversi tipi di trattati teologici e di raccolte di sermoni. Per il periodo studiato sono state ritenute tre raccolte: i sermoni de tempore e de sanctis di Giovanni de la Rochelle, i sermoni de tempore di Gilberto de Tournai e quelli di Bonaventura da Bagnoregio. Dei primi, dopo aver ripercorso la vita del loro autore, sono state messe in luce le problematiche compositive e autoritative, rinunciando a fare una panoramica completa dell’opera per la sua mancanza di unitarietà, mettendone invece in risalto la varietà di fonti, strutture e destinatari, legati per lo più al mondo ecclesiastico e accademico attivo intorno alla facoltà di teologia di Parigi. Ho poi proceduto all’analisi del sermone per la Sessagesima (exiit qui seminat) confrontandolo con le direttive date dallo stesso frate ai suoi confratelli per la stesura del sermone e trovandolo, caso abbastanza raro nel genere, in accordo con quel Processus negociandi themata sermonum. Questo, insieme con il reperimento delle fonti utilizzate nei testi, mi ha portato a ritenere l’opera del la Rochelle redatta in stretto contatto con le problematiche nate intorno alla metà degli anni ’30 del XIII secolo nella facoltà teologica parigina relativamente allo status del predicatore, non più considerato nel suo rapporto con l’esortazione per la confessione, come invece compare nei sermoni italiani, ma in quanto tale, attribuendo dunque alla predicazione uno statuto a sé stante in vista della salvezza del credente. Credo che Giovanni de la Rochelle sia uno degli autori in cui più è visibile l’importanza del connubio tra elaborazione dottrinale e sviluppo strutturale del sermone. Il Rupellense fu anche maestro del secondo e del terzo predicatore minorita di cui mi sono occupata: Gilberto da Tournai e Bonaventura da Bagnoregio. La produzione sermonistica di questi due autori è stata analizzata solo parzialmente, in quanto non tutta la loro opera rientra nei limiti cronologici della tesi, riflettendo anche temi nati all’interno dell’Ordine a seguito del Capitolo di Narbona e della restrutturazione normativa del dottore Serafico. Ho quindi analizzato in dettaglio i sermoni de festiis e de sanctis di Gilberto da Tournai, alla ricerca in essi di dipendenze dottrinali e strutturali dal suo maestro e dal suo più famoso confratello, trovandole e dedicandovi un discreto spazio nel capitolo. Vicino a queste però ho potuto mettere in luce, grazie alle edizioni di singoli sermoni approntati da altri illustri studiosi, le dipendenze testuali e argomentative del frate minore da Iacopo da Vitr, i cui sermoni ad status e communes conobbero una straordinaria diffusione nella prima metà del XIII secolo. Questa serie di dipendenze, e spesso di copiature, è stata trattata per mettere in guardia il lettore della raccolta del turnacense dall’assumere come minorita molte delle sue parole, soprattutto quando si miri a fare qualche excursus nei sermones ad varios status (1280 circa), di cui si sono studiati, a titolo comparativo, solamente i due testi de ecclesia. Infine ho concluso la mia panoramica sui minori francesi inserendo tra di essi Bonaventura da Bagnoregio, italiano di nascita, ma francese di cultura. Di questo notissimo autore ho studiato principalmente i sermoni domenicali, gli unici raccolti e rielaborati dal Serafico in persona, mettendone in evidenza la strutturazione tripartita costante. Questo elemento è stato messo in collegamento sia con la diffusione, proprio da parte della normativa bonaventuriana, del sermo di tipo parigino all’interno degli studia minoritici, identificando dunque nella raccolta dei domenicali un modello volutamente perfetto da cui i frati dovevano attingere anche formalmente per i propri sermoni, sia come rispondente alle nuove esigenze di elaborazione ecclesiologica createsi a seguito degli attacchi di Guglielmo di Sant’Amore. Il secondo capitolo si chiude trattando la raccolta, isolata per la propria area, di Bertoldo da Ratisbona. Ho messo in luce le caratteristiche compositive dei Rusticani de Tempore di questo frate, al fine di rilevarne l’estraneità alle contemporanee elaborazioni francesi e la contemporanea vicinanza con i sermoni di Luca da Bitonto, dovuta probabilmente alle maggiori preoccupazioni escatologiche derivanti ai due autori dalla frequentazione dei testi di Gioacchino da Fiore. La seconda sezione della tesi si sviluppa su ulteriori due capitoli: uno relativo alle immagini e funzioni assegnate all’ecclesia militante nelle raccolte dei sermoni minoritici precedentemente presentati e uno sulla presentazione della teoria del primato papale all’interno dei sermoni per la festa di San Pietro in cathedra e di pochi altri testi in cui il discorso non si limitasse a brevi e fugaci accenni. Il primo capitolo di questa sezione prende le mosse dall’isolamento delle similitudini sull’Ecclesia militans presenti nelle raccolte dei frati minori, principalmente gli astri, il campo, la vigna e il buon pastore, rilevando la differente incidenza di queste immagini nelle raccolte degli anni ’30 e ’40 del secolo rispetto a quelli successivi. I frati Minori, a confronto soprattutto con la tradizione esegetica dei Padri, attraverso queste immagini presentano un’immagine della Chiesa terrena in cui la predicazione assume una posizione sempre più rilevante, e cambia la propria natura, già nel corso deli anni Trenta, da penitenziale, cioè a servizio della confessione, a dottrinale, cioè volta all’insegnamento delle dottrine evangeliche. L’analisi dei singoli membri introdotti, attraverso apposite distinzioni, in ciascuno dei sermoni, festività per festività, fa inoltre emergere una progressiva “clericalizzazione” del concetto di Ecclesia, in cui i laici vengono rapidamente messi ai margini di essa a favore di una categoria di persone organizzata e individuata all’interno di una visuale gerarchica: i penitenti. Negli anni ’50 del XIII secolo, però, si registra un cambiamento dell’utilizzo delle similitudines utilizzate per spiegare gli status perfectionis. Pur non eclissando totalmente le immagini precedenti, infatti, i frati Minori coinvolti nella querelle parigina, iniziata nel 1252 a seguito dell’attacco rivolto da Guglielmo di Saint-Amour e dai maestri secolari della Facoltà di teologia ai Mendicanti, fanno emergere un’ecclesiologia sempre più legata all’utilizzo sistematico di una nuova interpretazione del De Hierarchia caelesti dello pseudo-Dionigi Areopagita e del paragone tra le schiere angeliche e le gerarchie ecclesiastiche. Proprio in questi autori, cioè Bonaventura da Bagnoregio e Gilberto da Tournai, emergono due importanti cambiamenti all’interno dell’Ecclesia: il ruolo del predicatore viene infatti diviso dalla figura del praelatus, di cui era precedentemente un semplice attributo, e assimilato invece al grado dei perfetti, come mediatore tra la contemplazione e la cura animarum. L’ultimo capitolo della tesi si è occupato della figura del pontefice. Essa non viene usualmente inserita all’interno di immagini complessive della Chiesa, oppure è solamente accennato il suo ruolo di guida nella similitudine del corpus ecclesiae, come nel caso dell’Anonimo antoniano 470, e dunque non poteva costituire un semplice paragrafo del capitolo precedente. L’analisi dei sermoni per la cattedra di san Pietro e di pochi altri passaggi concernenti il pontefice e il suo rapporto con la Chiesa, ha dimostrato come in quest’ambito i frati Minori si basino principalmente sulle teorie elaborate dagli autori precedenti, soprattutto Innocenzo III, almeno fino all’inizio della querelle parigina, in cui essi presero l’iniziativa per l’elaborazione di una nuova teologia del primato atta a difendere, attraverso l’esaltazione del potere pontificio, anche la posizione gerarchica degli ordini Mendicanti contro la concezione tradizionale, basata sull’interpretazione episcopalista, di cui erano interpreti i magistri saeculares dell’Universitas parigina. In appendice vengono presentate, in questa versione ancora in modo provvisorio, le trascrizioni si alcuni sermoni ritenuti significativi per la prospettiva ecclesiologica, degli autori la cui opera sia ancora inedita: Luca da Bitonto, Sovramonte da Varese, l’Anonimo antoniano 1470, Giovanni de la Rochelle, Gilberto da Tournai e Bertoldo da Ratisbona.
Havens, Jill C. "Instruction, devotion, meditation, sermon : a critical edition of selected English religious texts in Oxford, University College 97 with a codological examination of some related manuscripts". Thesis, University of Oxford, 1995. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.282111.
Texto completoFredriksson, Anna. "Corona aurea super caput eius : A Vadstena sermon edited with an introduction". Thesis, Uppsala universitet, 1990. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-183993.
Texto completoDepnering, Johannes M. "Sermon manuscript in the late Middle Ages : the Latin and German codices of Berthold von Regensburg". Thesis, University of Oxford, 2014. http://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:f76c3e99-6d2a-417e-9088-58766c17cfb4.
Texto completoRandall, Jennifer M. "Early Medieval Rhetoric: Epideictic Underpinnings in Old English Homilies". Digital Archive @ GSU, 2010. http://digitalarchive.gsu.edu/english_diss/61.
Texto completoTracy, Bauer A. "The Pardoner's Consolation: Reading The Pardoner's Fate Through Chaucer's Boethian Source". Ohio Dominican University / OhioLINK, 2021. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=odu1619274562731637.
Texto completoFisher, Leona C. "Fortune Personified and the Fall (and Rise) of Women in Chaucer's Monk's Tale and the Autobiographical Writings of Christine de Pizan". Diss., CLICK HERE for online access, 2005. http://contentdm.lib.byu.edu/ETD/image/etd848.pdf.
Texto completoRegetz, Timothy. "Lollardy and Eschatology: English Literature c. 1380-1430". Thesis, University of North Texas, 2018. https://digital.library.unt.edu/ark:/67531/metadc1404582/.
Texto completoBarrau, Julie. "Ille sermo vivus et efficax. Usages de la Bible dans les correspondances de l’espace Plantagenêt (1150-1200)". Thesis, Paris 4, 2012. http://www.theses.fr/2012PA040001.
Texto completoThe Bible is everywhere in medieval texts, but the ways it was precisely involved in the writing of those texts are still very much to be investigated. This dissertation sheds light on its uses in letter-collections composed within the “Angevin empire” in the second half of the 12th century. A few “causes celebres” led clerics, the “masters of the Word”, to fight one another; the conflict between Thomas Becket and Henry II is the most famous of those. Referring to Scripture was a choice, and not a reflex; those who made that choice used their biblical references, and the exegesis that illuminated their meaning, to foster their social position and relationhips and to fight their political battles, sometimes in rather sophisticated ways. The texts that would soon become the utmost authorities for canon law, Gratian’s Decretum and popes’ decretals, had not yet acquired such status, making possible for Becket and his companion to use the Bible, in an unusual and striking way, as their main legal auctoritas
Andersson, Elin. "Responsiones Vadstenenses : Perspectives on the Birgittine Rule in Two Texts from Vadstena and Syon Abbey. A Critical Edition with Translation and Introduction". Doctoral thesis, Stockholms universitet, Institutionen för franska, italienska och klassiska språk, 2011. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:su:diva-47059.
Texto completoPayne, Robin John. "An edition of the 'Conduct of Life' based on the six extant manuscripts with full commentary, complementary critical and codicological analysis, notes and introduction". Thesis, University of Cambridge, 2018. https://www.repository.cam.ac.uk/handle/1810/283562.
Texto completoBerglund, Louise. "Guds stat och maktens villkor : Politiska ideal i Vadstena kloster, ca 1370-1470". Doctoral thesis, Uppsala : Uppsala univ, 2003. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb39283936t.
Texto completoOH, SE JUNG. "Sanzionare il dolore nella cultura cristiana: Giovanni da San Gimignano e i Sermones Funebres". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/806709.
Texto completoŠISLEROVÁ, Tereza. "Mariánské sermony Antonína z Padovy". Master's thesis, 2011. http://www.nusl.cz/ntk/nusl-55716.
Texto completoLehman, Jennifer Shootman 1968. "Haimo's book : rhetorical pedagogy in a medieval clerical miscellany (Munich, Bayerische Staatsbibliothek Clm 14062, ff. 56r-119v)". 2001. http://hdl.handle.net/2152/10675.
Texto completoLemieux, François. "L'application du traité de Troyes, 21 mai 1420 : au-delà de l'échec, dix années de tentatives et d'efforts au royaume de France". Thèse, 2016. http://hdl.handle.net/1866/19101.
Texto completoThe terms of the peace ratified by Charles VI and Henry V in Troyes in May 1420 are pretty clear and seem easy to apply : the dauphin Charles, sole heir of king Charles VI, is disinheritaded; Henry V, by wedding the daughter of the king of France, Catherine, becomes the new legitimate heir of Charles VI and, when the latter is to die, will reign over France and England without, however, unifying the two kingdoms; the treaty of Troyes also seals the alliance between Burgundy, England and the northern half of France in the war against the armagnac party of the dauphin Charles which controls the southern part of France, the kingdom of Bourges. Yet, when the peace ceremony of the cathedral of Saint Peter and Saint Paul of Troyes is over, the theory of the treaty comes up against a completely different reality. While the treaty plans a total adherence to the peace from the northern half of France and the politic death of the armagnac party and of the dauphin Charles, what occurs is quite the opposite : aresistance movements to the treaty itself and to the authority that it gives to Henry V as heir and regent of France arise from everywhere and the dauphin’s party, far from disapearing, holds fast against the « coalition » formed by England, France and Burgundy. Last but not least comes the untimely death of Henry V in August 1422 wich, once Charles VI follows him in death in the following October, leaves the kingdoms of Fance and England in the hands of a less than one year hold baby-king. All those facts seem to imply a quick failure of the peace and the people in charge of applying it know it too well. Nevertheless, the ten years following the ratification of the treaty and despite every difficulties against it are the withnesses to a genuine attempt to properly apply the peace of Troyes or, at least, of some of its clauses and elements that really can be putted into practice.