Tesis sobre el tema "Semplificazioni"
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DI, GIAMBATTISTA LORELLA. "La liberalizzazione dell'accesso e dell'esercizio delle attività di servizi". Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2013. http://hdl.handle.net/11385/201019.
Texto completoD'Ambrosi, Francesco. "Semplificazione strutturale e razionalizzazione della regolazione". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2016. http://hdl.handle.net/10556/2357.
Texto completoThis research wants to focalize its attention on the finance world, especially on the financial markets supervision in order to obtain their simplification and rationalisation. After the computer revolution, the world began a “global village” and most part of the economy has suffered a financialisation process; the decrese and the speed up of the economic exchanges in the space and time found its best expression in the speeding up of the financial exchanges. The current interexchanges have made the financial world more complex and in few years it took over politics. Particularly the categories, by which one used to study politics and States life, have no value anymore: the triad territory – state – nation has to be substituted by a sort of local, national, overnational and international interconnected networks. The crisis of the State moved the balance from the executive to the administrative and the legal certanty with the State monopoly has left the place to an interexchangeable sets of rules network. From here the independent authorities are born and they were succesful even thanks tothe process of liberalization-privatization of the economy. Above all in Italy these Authorities were born in a chaotic and no organic way, with a series of overlaps of competences that don’t let understand “who does what”: so it needs simplification and rationalisation. In the financial world, especially all after the crisis in 2007/2008, we understood that the world, as de Larosière report says, was in front of two ways: or to do chacun pour soi or to take again the destiny in its hands, i.e. to try to take back finance under the direction of politics. the UE chose the second hypothesis leaving Lamfalussy care (soft law) and moving to de Larosière care (hard law), as a doctor does towards ills people: he tries to prevent instead of caring. The European regulations in 2010 and the international institutions like G20, FSB, Basel Committee, IOSCO, IFAC, IASB and IAIS, by their standards, tried to put order again in the financial world and to prevent the socalled “systemic risks” (macroprudential supervision), including the microprudential supervision in the most important sectors of finance (banking, insurance, securities) too. So it is necessary to study and know better the international supervision sistems (coordinated inter se) especially the EU Authorities (EBA, ESMA, EIOPA). The UE needed to rationalise the sistem and imposed it by regulations on every member State; in other words the Bank of Italy, CONSOB, IVASS and COVIP (financial indipendent Authorities) began the longa manus of the European Authorities by introducing into the italian system some rules coming directly from Europe, without “passing” through government or parliament way. Considering that the other member States have more less adeguated their “organogram” of Authorities following the UE model, Italy is still late, no because it didn’t adopte the European binding rules, but because it persevered to retain a “set” of inadeguated Authorities for the financial markets challenge. There are a lot of overlaps – interferences of competences between CONSOB and the Bank of Italy, the Bank of Italy and AGCM, whithout considering the “financialisation” of the insurance sector; Germany faced questions like Bankassurance and Allfinanz by BaFin reform, Italy instead persists in a “mixed” model of supervision in which coexists the “pourpose” model (fixed by TUF) and the “sectorial” model (there are specific supervision Authorities in every sector). In the italian system, as Kant says, it is necessery a new criterion of truth that combines empiricism of the American approach (SEC and CFTC) with the organic system and the predictability of the European model. So it is strongly necessary a simplification – reduction of Authorities to two: one in the field of micropudential supervision (Bank of Italy – CONSOB) and one Authority for macroprudential supervision (like UE model); in this way we’ll have a regulation, with overnational legal standards, based on prefixed, general, abstract defined criterions that are possibly “waterproof” for private interests of strong big groups. [edited by Author]
XIV n.s.
Tutino, Valentina <1983>. "Comune di Siracusa: dematerializzazione e semplificazione amministrativa". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7448.
Texto completoGreco, Antonio. "Competitività e semplificazione normativa nel federalizing process". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426601.
Texto completoNelle pagine che seguono ci si propone di ricostruire le politiche di semplificazione normativa ed amministrativa, in considerazione dei significati delle riforme di recente attuate o promosse. L’attualità del tema è infatti riferibile all’incessante produzione normativa in materia, come al vivo dibattito sulla forma federale disegnata dal riformato Titolo V. L’allarme destato da autorevoli ricerche di settore (nel 2006 la Banca mondiale ha posizionato l’Italia penultima tra i Paesi OCSE per complicazione normativa e amministrativa) e le pressioni di Confindustria e Unioncamere per la definizione di procedure adeguate alle istanze dell’economia, evidenziano un empasse di cui occorre individuare le cause. Punto di partenza è a tal fine la riconsiderazione dei pregressi tentativi di semplificazione, anzitutto a livello statale. L’apripista l.n. 537/93 prevedeva la semplificazione di 123 procedimenti tramite l’emanazione di appositi regolamenti. In ciò stava però il limite del modello, che finiva per attuarsi in un’alluvione di regolamenti e dunque in una complicazione. Stessa sorte per le ll. nn. 127/99, 191/98, 50/99, 340/00: la volontà di attribuire maggiori spazi ad interventi governativi di semplificazione portava a successive riformulazioni dei principi di delega, con confusione nelle direttive legislative e con la sostituzione dell’ipertrofia legislativa di primo grado con quella di secondo. Le innovazioni arrivavano con la l. 246/05 che, col meccanismo ghigliottina o taglia–norme, prevedeva un’ampia delega al Governo per l’abrogazione della normativa anteriore al 1.01.70 non ritenuta indispensabile. I dubbi di legittimità costituzionale sono però evidenti e quanto mai attuali visto il disegno di legge Bassanini del 31.03.08, che all’art 2 co. 3 e 4 ripropone la ghigliottina per tutte le disposizioni ormai prive di contenuto normativo o obsolete. Se si aggiunge che in tale proposta si ritrova lo spettro della proliferazione dei regolamenti giusta l’assunzione a modello della l. 537/93, si ha conferma della validità metodologica dello studio dei “corsi ed i ricorsi storici” nella nostra legislazione. Rileva altresì la normativa regionale, anzitutto per verificare la legittimità di una delegificazione statale in materie di competenza regionale, quale si avrebbe secondo il disegno Bassanini, basato su un’interpretazione estensiva del potere sostitutivo (art. 120 Cost.) quantomeno controvertibile. La ricerca considera pertanto i precedenti sui “livelli minimi essenziali”(sent.181/06, sull’interpretazione stretta dell’art. 117 Cost.) e l’attualità della collaborazione tra livelli di governo ex l. 246/05 (intese Stato–Regioni). Più nel dettaglio, provvede a comparare i modelli di semplificazione regionali (talvolta precorritori di quelli statali: v. ll. 15/02 e 1/05 Lombardia) per enucleare i più virtuosi. A chiudere la disamina della semplificazione normativa, è la riflessione sui più recenti interventi positivi in materia, primo fra i quali emerge il d.l. n. 118/2008. Nella seconda parte considera inoltre la semplificazione amministrativa. Rilevano l’autocertificazione e la d.i.a. di cui alla l. 80/05, per il carattere innovativo ma anche per i fattori di complicazione ancora impliciti. L’art. 19 co. 2 L. n. 241/1990 contemplava infatti un regime particolarmente accelerato per l’inizio dell’attività imprenditoriale, sia pure soltanto per taluni casi da individuare con regolamento, in relazione ai quali prevedeva si potesse dare inizio all’attività nel momento immediatamente successivo alla denuncia. Il combinato disposto con il co. 1 (modificato dall’art. 2 co. 10 L.n. 537/1993), inoltre, assegnava all’Amministrazione un termine di sessanta giorni dalla denuncia di inizio attività per la verifica d’ufficio dei requisiti di legge necessari, e per disporre l’eventuale divieto di prosecuzione dell’attività e la rimozione dei suoi effetti. E’ una chance che, sia pure in soltanto con riguardo ai quei casi tassativamente elencati, vigente il nuovo art. 19 il privato non si vede più riconosciuta, essendo ora tenuto, in un momento che precede l’inizio dell’attività, a presentare una dichiarazione “corredata, anche per mezzo di autocertificazioni, delle certificazioni e delle attestazioni normative richieste” (art. 3 co. 1 d.l. n. 35/2005). Pertanto, decorsi i trenta giorni di cui l’amministrazione dispone per l’istruttoria e la comunicazione all’interessato, l’istante non può ancora dar corso allo svolgimento dell’attività, dovendo inoltrare una ulteriore comunicazione (non prevista nel regime ante riformam) all’amministrazione alla quale è stata presentata la denuncia. Il nuovo procedimento disegnato dall’art. 3 d.l. n. 35/2005, da questo sia pur limitato punto di vista, ha dunque aggravato gli adempimenti dell’interessato, sdoppiando la denuncia di inizio attività in una pre – denuncia (o dichiarazione della volontà di dare inizio ad una attività) ed in una comunicazione di “avvertimento dell’effettivo inizio dell’attività”. In una prospettiva de iure condendo la ricerca chiarisce inoltre il rapporto tra la dichiarazione di inizio attività e i “decreti – Bersani” del 2006, intervenuti nella piena vigenza ed applicazione della novellata dichiarazione di inizio attività, ma la cui disciplina attende tutt’ora di trovare compiuta applicazione e, come da più parti annunciato, adeguata correzione. Come si è avuto modo di considerare, uno dei pregi del d.l. n. 35/2005 consiste nel carattere generale della sua portata, attesa anche la sua collocazione sistematica nell’alveo della legge fondamentale sul procedimento amministrativo, tale da eliminare alla radice la necessità di interventi settoriali successivi. I c.d. “decreti Bersani”, invece, pur introducendo importanti novità in ordine allo start – up delle attività economiche, rappresentano per diversi aspetti il tendenziale ritorno ad un approccio atomistico alla semplificazione. L’attenzione va riposta in primo luogo sul d.l. n. 223/2006 (Disposizioni per il rilancio economico e sociale per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all’evasione fiscale), convertito nella l. n. 248/2006, che introduce tre importanti novità in ordine all’iscrizione negli albi e registri di categoria. L’art. 3 co. 1 lett. a) infatti abolisce l’iscrizione in “registri abilitanti” e fa venir meno la necessità di dimostrare requisiti professionali soggettivi - con esclusione dei requisiti riguardanti la tutela della salute e la tutela igienico sanitaria degli alimenti - in ordine ad una serie di attività di distribuzione commerciale “riguardanti il settore alimentare e della somministrazione degli alimenti e delle bevande”. Già l’applicazione di tale della previsione ha incontrato – e per alcuni versi ancora incontra - difficoltà di rilievo. L’abolizione dei registri si riferisce evidentemente al R.E.C., il registro esercenti commercio tenuto presso le Camere di Commercio. Il D.lgs. n. 114/1998, che disciplinava le condizioni di accesso all’iscrizione, prescriveva come necessari il possesso di requisiti morali e la dimostrazione da parte dell’interessato, in via alternativa, di: a) aver frequentato, con esito positivo, un corso professionale avente ad oggetto l’attività di somministrazione di alimenti e bavande istituito o riconosciuto dalle regioni; b) aver frequentato, con esito positivo, corsi di una scuola alberghiera o di altra scuola a specifico indirizzo professionale; c) aver superato un apposito esame di idoneità dinnanzi all’apposita commissione costituita presso la Camera di Commercio al quale si poteva accedere con il possesso di un titolo di studio universitario o di istruzione secondaria superiore, ovvero con la dimostrazione della c.d. pratica commerciale. Orbene, l’abolizione del R.E.C. si risolve in una semplificazione per i soggetti titolari dei requisiti a norma delle lett. a) e b), che possono ora rivolgersi direttamente al Comune per ottenere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività, ma comporta, stando alla lettera, l’impossibilità di esercizio – e, contestualmente, l’impossibilità di accedere al regime della dichiarazione di inizio attività - per tutti quei soggetti che conseguivano i requisiti professionali a norma della lett. c), e quindi con la frequenza ai corsi di cui si investivano le Camere di commercio quali enti funzionali investite della gestione del R.E.C.: con l’abolizione di quest’ultimo, infatti, le Camere di commercio si trovano private infatti anche della relative funzioni. Sul punto, in attesa di un intervento correttivo, il Ministero dello sviluppo economico è ad oggi intervenuto con una sola comunicazione, che si limita peraltro a consentire lo svolgimento degli esami a favore di coloro ne avessero fatto istanza entro il 4 luglio 2006, data di adozione del decreto Bersani. Nell’evidenziare l’incompletezza della disciplina sovraesposta, emerge altresì come l’istruzione della comunicazione sia per lo meno lesiva del principio di legittimo affidamento di quanti avessero già conseguito l’attestato di frequenza del corso tenuto presso le Camere di Commercio. Non va inoltre sottaciuto, con una anticipazione dei propositi della ricerca che si esporranno nel paragrafo successivo, come la soluzione del problema coinvolga anche gli ordinamenti regionali, titolari, a norma dell’art. 117 co. 3 Cost., della competenza legislativa concorrente in materia di professioni. Al riguardo si osserva che la Regione Marche è già intervenuta sul punto con la l.r. n. 287/1991, perpetuando la possibilità di esame presso la Camera di Commercio, ai fini dell’attestazione del possesso del requisito professionale indispensabile – stante la permanenza dei requisiti relativi alla tutela della salute ed alla tutela igienico sanitaria degli alimenti - per l’esercizio dell’attività. Un altro settore commerciale interessato dal decreto Bersani è “la produzione e vendita di prodotti della panificazione”. La materia trovava disciplina nella l. n. 1002/1956, che nel combinato disposto degli artt. 2 e 3 prevedeva un iter piuttosto articolato: i soggetti interessati all’attività in oggetto, infatti, erano tenuti ad esperire ben due procedimenti di licitazione. In primo luogo dovevano conseguire un’autorizzazione rilasciata dalla Camera di commercio, tenuta a valutare, con l’ausilio di una apposita commissione, “l’opportunità del nuovo impianto in relazione alla densità dei panifici esistenti e del volume della produzione nella località ove è stata chiesta”. Ottenuta l’autorizzazione, l’effettivo esercizio dell’attività rimaneva peraltro subordinato al conseguimento di una licenza, rilasciata dalla medesima “Camera di commercio (…) previo accertamento della efficienza degli impianti e della loro rispondenza ai requisiti tecnici ed igienico-sanitari previsti dalla presente legge e dalle leggi e regolamenti vigenti anche in materia di igiene del lavoro (…)”. A ciò si aggiunga, ex art. 7, che le licenze di panificazione necessitavano di un visto annuale della Camera di commercio. Orbene, la novella del 2006 interviene ridisegnando ex novo l’istituto ed eliminando, in particolare, la programmazione e la valutazione discrezionale che si potevano evincere dal combinato disposto sopra ricordato. Ne consegue l’espressa sostituzione del regime complesso con la dichiarazione di inizio attività, secondo l’art. 19 l. n. 241/1990 come novellato che, nella fattispecie considerata, riversa un importante impatto di semplificazione. A completare il quadro degli interventi di semplificazione, è il d.l. n. 7/2007 (Misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese). La principale novità introdotta dal decreto è la “comunicazione unica” per la nascita d’impresa, disciplinata dall’art. 9, che rivoluziona il modello già vigente incardinato presso lo sportello unico per le imprese. La novella, anch’essa tutt’oggi inattuata, merita di essere confrontata nel combinato disposto con la dichiarazione di inizio attività e con la disciplina delle attribuzioni dello sportello unico per le attività produttive (sul punto, si deve osservare come anche la disciplina del titolo I l. n. 59/1997 sia attualmente oggetto di una serie di disegni di legge). A supportare l’interesse per un quadro normativo tanto asistematico, sempre più oscuro e di difficile interpretazione a causa delle modifiche ed abrogazioni implicite nella lettera delle norme, interviene inoltre il già citato disegno di legge Bassanini del 31 Marzo 2008, secondo il quale i procedimenti amministrativi dovranno concludersi entro trenta giorni. Peraltro lo stesso disegno di legge finisce col delegare il Governo ad emanare una serie di decreti ex art. 17 co. 3 l. n. 400/1988 al fine di ampliare il termine a 60 giorni in ordine a procedimenti vagamente definiti “complessi”, da individuare tassativamente, pari sino al 33,33% del totale dei procedimenti amministrativi. La stessa norma prevede inoltre, per un aggiuntivo 10% dei procedimenti amministrativi, una ulteriore dilatazione dei termini fino a 120 giorni. In sintesi, il 40% dei procedimenti amministrativi avrà un tempo medio di ben tre mesi. Tali previsioni, lungi dal semplificare, rischiano invero di inficiare i risultati ottenuti dalla riforma del decreto competitività del 2005, e di segnare il ritorno ad un approccio particolaristico, e perciò normativamente inflattivo, alla semplificazione dei procedimenti amministrativi. Per quanto attiene in particolare alla competenza regionale,la ricerca si propone anzitutto, sotto un profilo generale, di analizzare l’impatto degli istituti di semplificazione più significativi posti in essere dal legislatore statale, in specie della d.i.a., sulla legislazione regionale. Infatti l’art. 3 d.l. n. 35/2005, nel contenere una norma dalla vocazione generale, in virtù della quale ad essere identificati devono essere i soli casi di inapplicabilità, supera la diffusa tecnica legislativa a livello regionale diretta a determinare con regolamento i singoli casi di applicabilità della d.i.a. L’interesse per tale trattazione discende dalla considerazione che nell’ordinamento costituzionale previgente alla Riforma del Titolo V Cost., la l. n. 241/1990 rappresentava una legge – quadro, recante quindi i principi che le regioni avrebbero dovuto recepire nell’esercizio della potestà legislativa concorrente. Era l’art. 29 a definire i principi contenuti nella medesima l. n. 241/1990 quali principi generali dell’ordinamento giuridico, vincolanti sia per le regioni a statuto ordinario sia per quelle a statuto speciale, che vi si sarebbero dovute uniformare entro un anno dalla entrata in vigore dalla legge. Il procedimento amministrativo dunque, con la l. n. 241/1990, aspirava ad assumere il carattere dell’omogeneità su tutto il territorio nazionale. Tuttavia la l. cost. n. 131/2003 di riforma del Titolo V Cost., ha reso incerto il contesto di relazioni dell’esercizio dei compiti delle Regioni in ordine alla semplificazione dei procedimenti, in specie con riguardo all’ambito materiale delle attività produttive. La riforma del titolo V, infatti, ha determinato una rivoluzione copernicana nell’assetto competenziale Stato – Regioni, attribuendo alla legislazione regionale residuale (trattasi, come noto, di competenza piena, con il limite delle materie trasversali statali) le principali materie riferibili allo sviluppo economico ed alle attività produttive: basti pensare all’agricoltura, all’artigianato, al turismo e all’industria alberghiera, alla pesca (nelle acque interne), già elencate nell’art. 117 Cost. previgente tra le materie a competenza concorrente; ma anche all’industria ed al commercio che, oggi parimenti innominate, sono pure da annoverare nel novero della competenza residuale regionale. Ebbene, l’ampiezza dell’ambito di azione regionale trova un profilo problematico proprio in ordine alla portata dell’art. 19 l. n. 241/1990 in tali materie, in considerazione dell’impossibilità di riferirvi quanto previsto dall’art 1 co. 4 lett. b) della c.d. legge La Loggia, a norma del quale il legislatore statale deve indicare alle Regioni i principi fondamentali in materia di legislazione concorrente, anche con riferimento ai principi fondamentali in materia di autorizzazioni e concessioni: una previsione che, evidentemente, attiene alle materie elencate dal co. 3 dell’art. 117, ma non a quelle ascrivibili alla competenza residuale di cui al co. 4. La vexata quaestio, a ben vedere, discende dall’inclusione, tra le materie di competenza esclusiva statale, del solo “ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato (…)”, e non anche del “procedimento amministrativo”. Essa si presta ad essere sciolta soltanto in via interpretativa: nell’ambito della ricerca sarà pertanto fondamentale orientare costituzionalmente l’analisi sul punto. In questa sede merita infatti di essere osservato come il ricorso alla “connessione naturale esistente fra la disciplina del procedimento e la materia dell’organizzazione”, sancita da C. cost. n. 465/1991 possa rappresentare un solido punto di partenza, che porterebbe a sostenere l’unicità ed omogeneità della disciplina del procedimento amministrativo tanto in ordine alle materie di cui al co. 3, a titolo di principi fondamentali, quanto in ordine alle materie di cui al co. 4, a titolo di competenza esclusiva statale trasversale. Ed infatti, proprio in questo senso, la citata sentenza della Corte costituzionale, sia pure nell’ambito di un obiter dictum, sembra offrire un aiuto alla soluzione dell’interrogativo, sancendo che “il procedimento amministrativo non coincide con uno specifico ambito materiale di competenza, in quanto modo di esercizio delle diverse competenze”. Esaurita siffatta trattazione, la ricerca svolge una disamina sugli ordinamenti regionali, al fine di offrire un quadro sulle forme di semplificazione poste in essere dai legislatori regionali ed esaminare i modelli virtuosi. E’ opportuno infatti rilevare che alcune Regioni hanno già avviato importanti processi di semplificazione e in alcuni casi, come in quello emblematico della abolizione dei libretti sanitari e di altri certificati analoghi (effettuata dalle leggi di alcune regioni come Lombardia e Emilia Romagna), si sono spinte molto in avanti, ottenendo peraltro l’avallo della Corte costituzionale (si veda la sent. n. 162 del 2004). La Regione Lombardia, in particolare, ha approvato nelle ultime due legislature una serie di significativi interventi in materia semplificazione amministrativa, tra i quali è opportuno ricordare la già citata l.r. n. 15/2002 che, oltre ad appianare l’ordinamento normativo, ha introdotto la denuncia di inizio attività in luogo degli atti autoritativi per le attività il cui esercizio non richieda preventive valutazioni discrezionali della P.A., ed il silenzio assenso. Con la l.r. n. 1/2005 (Interventi di semplificazione – Abrogazione di leggi e regolamenti regionali), inoltre, si segnala per le disposizioni relative alla liberalizzazione dell’attività d’impresa: a tal fine, prevede il principio che fa assurgere la d.i.a. a regola, e dispone che l’avvio, lo svolgimento, la trasformazione e la cessazione dell’attività d’impresa non siano soggetti a provvedimenti di autorizzazione, licenza o assenso.
Savio, M. "LA SEMPLIFICAZIONE DEI PROCEDIMENTI DALLA PROSPETTIVA DELL'EFFICIENZA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/465100.
Texto completoThis dissertation aims at exploring the relationship between simplified civil proceedings and the efficiency of justice. Any modern and democratic State shall provide justice to people and this justice must be effective and efficient, therefore the efficiency is an important parameter for the evaluation of a judicial system. At the same time, a judicial system should avoid any type of procedure which fails to assure an effective protection of individual rights. Simplification and efficiency must be carefully connected, because simplification of civil procedure is closely linked to the target of the maximum efficiency reachable. Thus, the work focuses first on the research question « what makes a trial efficient? », setting the alternative between a “duration-based” efficiency and a “quality-based” efficiency. Then, having found in favour of the quality-based one, the simplification of civil proceedings is placed in the environment created by the chosen type of efficiency. This second part of the research casts light on whether simplifying means just – or mainly – excluding certain procedural activities or if a simplified proceeding can be made also by strengthening some aspects of the procedure itself.
AYTANO, CHIARA. "Verso la semplificazione delle forme di tutela giurisdizionale dei diritti". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/202119.
Texto completoThe theme of the thesis is the analyst of the form of safeguarding simplified because changed by of the basic rules of controlling and training in a lawsuit, from the point of view of speeding up and deflationary to the contentious. In particular, the enquires were made into the aspects of the safeguard summary, in its different classifications based on the authorities and the different trial applications, - from the chamber procedure to the new procedure summary – the light is on the main constitution of the correct trial and rights of the defence of the sides, although the annulling of the institution of the company abbreviated procedure, looked into side by side with the similar procedure expected in the administration trial, which represents a model process that one hopes can become newly adopted in the civil procedure. The aim of this brief close examination of this subject is therefore to show and share the idea of the authorities of the civil law trial that maintains and values the elasticity of the form of the trial and surely works properly in civil justice and also is perfectly compatible with the constitutional picture.
DE, FERRARIIS ALESSANDRO. "Semplificazione ed effettività del sistema di controllo esterno nelle s.p.a". Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2015. http://hdl.handle.net/11385/200967.
Texto completoIntelisano, Massimo. "Correzione e Semplificazione di un Grafo Stradale Utilizzando Rilevazioni Satellitari GPS". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2398/.
Texto completoScalas, Alessia. "Semplificazione della geometria per l'analisi modale FEM di un carter motociclistico". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6982/.
Texto completoBOSCIA, COSTANZA. "La semplificazione aministrativa nella legge Madia: Scia e nuove procedure edilizie". Doctoral thesis, Università degli Studi di Foggia, 2019. http://hdl.handle.net/11369/382775.
Texto completoCarapellucci, A. "LA SEMPLIFICAZIONE DEI PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI IN MATERIA AMBIENTALE: PROBLEMI E PROSPETTIVE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/215985.
Texto completoGuerra, Luca. "Un metodo multilivello per la semplificazione di mesh poligonali da scanner 3D". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3763/.
Texto completoBIANCAREDDU, SILVIA. "Il procedimento amministrativo digitale: la semplificazione al servizio dell’amministrazione e del cittadino". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266534.
Texto completoDel, Giudice Caterina. "La semplificazione amministrativa e la deprovvedimentalizzazione alla luce delle recenti riforme amministrative". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/198.
Texto completoIl presente lavoro si prefigge di porre in evidenza il ruolo e il contributo dato dalla semplificazione amministrativa allo sviluppo e alla trasformazione del sistema amministrativo italiano. Viene sottolineato come nel corso di questi ultimi anni sia progressivamente cresciuta l’attenzione verso la questione della semplificazione dei procedimenti amministrativi e come sempre più si sia in essa individuato uno degli strumenti per il raggiungimento di obiettivi quali la riduzione dei costi per il funzionamento del sistema amministrativo, lo snellimento e l’accelerazione dell’azione amministrativa, la riduzione degli adempimenti posti a carico dei cittadini e la graduale liberalizzazione delle attività private. Il quadro che è emerso ha evidenziato chiaramente la centralità che l’obiettivo della semplificazione dei procedimenti amministrativi ha ormai definitivamente assunto nel contesto delle scelte politiche afferenti la pubblica amministrazione fino a far ipotizzare la nascita di una sorta di “deprovvedimentalizzazione”, figlia di un diritto sempre più vicino ai cittadini. L’esame delle normative approvate negli ultimi venti anni, dalla l. 241/90 alla 80/2005 arrivando alla recentissima legge n. 122/2010, ha evidenziato con assoluta chiarezza come l’obiettivo della semplificazione e razionalizzazione dei procedimenti attraverso i quali le amministrazioni operano abbia rappresentato uno degli obiettivi principali costantemente perseguiti dal legislatore. L’iter del presente lavoro, pertanto, si snoderà nella prima parte innanzitutto attraverso una disamina del concetto di procedimento amministrativo, così come elaborato dalla dottrina fino ai giorni nostri, successivamente attraverso una breve ricostruzione storica delle iniziative di semplificazione amministrativa realizzate a partire dalla legge 241/1990. Nella seconda parte del lavoro, viene affrontato il problema della definizione degli obiettivi della semplificazione. Vengono analizzate tutte le possibili connotazioni della semplificazione, dal campo specificatamente amministrativo, legislativo, organizzativo fino a quello economico e sociale. Nella terza e quarta parte, infine, verrà svolta un approfondimento del concetto di semplificazione amministrativa in chiave concreta attraverso l’analisi del suo atteggiarsi nel tessuto normativo e amministrativo italiano, in particolar modo analizzando gli istituti del silenzio assenso e della nuova S.C.I.A. La semplificazione amministrativa, infatti, è lo strumento principe per migliorare il rendimento delle strutture pubbliche dal momento che essa costituisce la base di partenza fondamentale ed insostituibile per consentire il raggiungimento del reale buon andamento della P.A così come disciplinato dalla nostra Costituzione. Alla luce di ciò appare pertanto pienamente opportuna la scelta operata attraverso le varie modifiche legislative di eliminare fenomeni di confusione di responsabilità attraverso la separazione tra la sfera politica (programmazione) e la sfera amministrativa (gestione), di trasferire talune funzioni dal centro alla periferia favorendo un più razionale impiego delle risorse umane, individuare standard di produttività e semplificare la disciplina del rapporto di lavoro all’interno delle pubbliche amministrazioni prospettando forme di flessibilità e cercando nel complesso di porre l’amministrazione nella condizione di operare in maniera più libera e meno soggetta a limiti e vincoli che ne ostacolano e rallentano l’attività. In conclusione attraverso il presente lavoro si vuole porre in evidenza, sulla base delle osservazioni, delle indagini e dei dati che verranno forniti nel corso dell’intera analisi, come la semplificazione dei procedimenti amministrativi rappresenti una delle principali vie da seguire nella prospettiva della realizzazione di un nuovo modello d'amministrazione, in grado di rispondere in modo più tempestivo alle istanze dell'utenza diminuendone i lunghi tempi d'attesa ed i disagi ; in grado di decidere con maggiore rapidità in modo da risparmiare tempo e denaro utilizzabili per lo svolgimento d'altre funzioni ; in grado di operare sempre e in ogni caso in modo legittimo, eliminando radicalmente fenomeni di corruzione o concussione che spesso proprio tra i procedimenti lunghi e complessi trovano l’ambiente ideale per manifestarsi; in grado di essere realmente assimilato a quella “casa di vetro“ che alcuni anni fa Filippo Turati auspicava potesse divenire l’amministrazione Italiana, intendendo con tale espressione una struttura trasparente, semplice non ostile ma al servizio del cittadino che ad essa si rivolge per ottenere dei servizi. [a cura dell'autore]
IX n.s.
Sipione, Juan Carlos. "Il processo di semplificazione di Meteor nello sviluppo di applicazioni web. L'esempio di Pachirajs". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8968/.
Texto completoCHIARELLI, SIMONE. "Il processo di semplificazione amministrativa e di liberalizzazione delle attività economiche nella dimensione europea". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/590.
Texto completoBorsato, Elena <1990>. "i DISTURBI DEL LINGUAGGIO E L'ACCESSIBILITà LINGUISTICA. SEMPLIFICAZIONE ED ANALISI DI DIVERSE TIPOLOGIE TESTUALI". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6127.
Texto completoD'ALFONSO, Luciano. "Il governo territoriale regionale e il tessuto imprenditoriale: tra esigenze di semplificazione, velocizzazione e innovazione". Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2017. http://hdl.handle.net/11695/74912.
Texto completoThis research work is oriented to the analysis of the many factors that have led to the slowdown in Italy’s growth, especially from a perspective of comparison with the different development processes followed by other European countries. The analysis aims to verify the real effects that similar dilations of procedural timing have produced on the territory’s government, on the production fabric and on the ability to reproduce results in terms of employment and enterprise opportunities. In this regard, a key review of the main legal reforms currently in the field is to be found, such as the simplification measures provided for in Law 125/2014 or those in favor of the South, which have recently been approved by parliament. The real and current perspective change is the fact that all these acquisitions of administrative science need to be rethought also in the light of the new role recognized to Territorial Regional Governments and Local Authorities in the past instead marginalized by the decision-making processes of interest for the development of the country's economic and entrepreneurial fabric.
Kamel, Lorenzo <1980>. "La semplificazione dell’'altro': la trasformazione della Palestina e dei suoi abitanti sotto l’influenza britannica, 1831-1922". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6158/1/Kamel_Lorenzo_Tesi.pdf.
Texto completoThe Ph.D. thesis of Lorenzo Kamel is based on a vast amount of primary sources from seventeen international archives. It has been structured in three sections. The first one outlines the mindset through which British religious and political authorities approached the Palestinian context during the first half of the 1800s. The second one examines how this mindset translated into concrete policies on the ground. This part, dedicated to the process through which the local complexity has been standardized under British influence, offers a comparative outlook on the various approaches adopted by Western Powers. It sheds also light on ‘Biblical Orientalism’, a deformed and preconstructed perception of the area rooted in the Bible instead of local realities. The traditions, customs and expectations of the majority of the men and women who for centuries have lived in Palestine have been relegated to a subsidiary role. Concepts like private property, state, citizenship, border, to name the most significant, have been applied uncritically, taking for granted that the locals would follow that mindsets. This has had repercussions clearly visible up to our days, as showed, for example, by the disputes on land ownership in present day West Bank. The final section focuses on the recent process connected to the construction of the first Palestinian archives. It may be understood as a growing internal need to break the vicious cycle triggered by the process of standardization. Or as an effort to emphasize a local reality that has grown for centuries in the name of an often denied continuity. Or as an attempt to recover a local way of life rooted in what maybe only the German concept of Heimat – referring to a place in which our most profound memories are rooted – is able to express.
Kamel, Lorenzo <1980>. "La semplificazione dell’'altro': la trasformazione della Palestina e dei suoi abitanti sotto l’influenza britannica, 1831-1922". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6158/.
Texto completoThe Ph.D. thesis of Lorenzo Kamel is based on a vast amount of primary sources from seventeen international archives. It has been structured in three sections. The first one outlines the mindset through which British religious and political authorities approached the Palestinian context during the first half of the 1800s. The second one examines how this mindset translated into concrete policies on the ground. This part, dedicated to the process through which the local complexity has been standardized under British influence, offers a comparative outlook on the various approaches adopted by Western Powers. It sheds also light on ‘Biblical Orientalism’, a deformed and preconstructed perception of the area rooted in the Bible instead of local realities. The traditions, customs and expectations of the majority of the men and women who for centuries have lived in Palestine have been relegated to a subsidiary role. Concepts like private property, state, citizenship, border, to name the most significant, have been applied uncritically, taking for granted that the locals would follow that mindsets. This has had repercussions clearly visible up to our days, as showed, for example, by the disputes on land ownership in present day West Bank. The final section focuses on the recent process connected to the construction of the first Palestinian archives. It may be understood as a growing internal need to break the vicious cycle triggered by the process of standardization. Or as an effort to emphasize a local reality that has grown for centuries in the name of an often denied continuity. Or as an attempt to recover a local way of life rooted in what maybe only the German concept of Heimat – referring to a place in which our most profound memories are rooted – is able to express.
RICCIARDI, Giuseppe Carlo. "LA RIALLOCAZIONE DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE FRA ENTI TERRITORIALI ALLA LUCE DELLA SEMPLIFICAZIONE E DELLA SPENDING REVIEW, NEL CONTESTO TRANSNAZIONALE". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2019. http://hdl.handle.net/11392/2488008.
Texto completoIn the last ten years the local authorities have experienced a series of reform interventions shaped on the simplification of the local administrative map, the rationalization of competences and the spending review. Many of the tensions of the years of crisis experienced a first result in Law no. 56 of 2014, that it is characterized by some qualifying points: it transformed the Provinces into second-generation organizations, offered realization to metropolitan cities and promoted a reorganization of the administrative functions of territorial bodies, both fundamental and non-fundamental, at all levels of local government, waiting for the next reform of Title V of the Constitution. To this regulation, however, various legislative provisions have been added with orientated provisions towards saving public spending linked to the organic and financial endowments of local authorities that deployed immediate effects on local administrative capacity. After a first phase of implementation of the so called Delrio law by the Regions, the constitutional referendum of 4 December 2016 had a negative outcome, preventing the completion of the reform program and opening a new season of operational uncertainties for local authorities. With these premises, the research aims to understand if the Legislator could make more coherent choices and it identifies on which aspects it is urgent to intervene. In particular, the work starts from the always current principle enunciated by Massimo Severo Giannini, according to which «in principio sono le funzioni [in the beginning are the functions]», to understand if this statement was followed by the Italian Legislator. It is concluded that the legislature has preferred to base its reform laws on linear cuts to public spending that are inconsistent with each other, rather than achieving the expected results in terms of rational reallocation of administrative functions as also underlined by some rulings by the Constitutional Court. The research identifies, therefore, the legal solutions that are not desirable in terms of method and merit and it proposes some concretely applicable corrections to the current discipline, trying to identify basic principles – to complete the adage for which «in principio sono le funzioni [in the beginning are the functions]» – preparatory to the declination of a functional reallocation theory valid for any functional reorganization. The "special" part of the thesis deals with two distinct insights. The first one describes the functional structure of the French territorial authorities, with a comparative law approach. In France the recent reforms seem to be informed to the same objectives as those of Italy, unless they are better planned and bring greater intrinsic coherence among the measures adopted over the years to favor the clarification of competences. The second one deals with the topic of the European dimension of some policies concerning local authorities and tries to reconstruct a link between some transnational policies and some local development policies with the aim of underlining the role of the European discipline with respect to the support (also economic) to the administrative competences of the local authorities. The research closes with some proposals for a possible theory of the reallocation of administrative functions, which highlight: a) the need for forms of interconnection and technical-functional connection between functional subjects acting in wide areas; b) the need for further forms of differentiation as regards the level of municipal government; c) the usefulness of the acceptance of the principle of correlation between resources and functions and, in particular, of the application of the "FOCJ" scheme borrowed from the economic theory of functional federalism to any reorganization of functions, especially fundamental ones.
SEGALA, GLORIA. "Il principio di economia processuale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/52354.
Texto completoVerzani, Carlotta. "Analisi e ottimizzazione dei documenti tecnici: Soluzioni per una migliore interazione con gli strumenti cat". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9819/.
Texto completoVillani, Vincenzo. "Algoritmi per la correzione di distorsioni in immagini". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10398/.
Texto completoCecchinato, Giovanna <1983>. "Il ruolo della semplificazione nella comprensione scritta per studenti con Bisogni Linguistici Specifici. Studio di caso su alunna con disturbo specifico della comprensione del testo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15036.
Texto completoCANFORA, MICHELA. "Strumenti e metodi di design incentrato sull'utente per la semplificazione e l'inclusività. Verifica di strumenti quantitativi e qualitativi di misura di usabilità di siti web dai contenuti testuali complessi". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1046995.
Texto completoSuffritti, Valentina. "Riqualificazione energetica di un edificio residenziale: comparazione fra calcolo statico e dinamico delle prestazioni energetiche e analisi di un modello semplificato". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24165/.
Texto completoMengarelli, Marco. "Towards the implementation of life cycle thinking tools within the product design process: focus on simplification strategies and end of life modelling". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2016. http://hdl.handle.net/11566/242958.
Texto completoThe European Commission has developed Initiatives, Directives, Action Plans and Regulations aiming to reduce the current level of emissions and resources consumption, and increase the involvement of enterprises and consumers toward a more sustainable development. Presently, methodologies and tools, such as Life Cycle Assessment (LCA) and Eco-Design, which have been developed to assist this path, are hardly integrated in most industrial processes of product development, especially at small and medium sized enterprises (SMEs). The challenge undertaken in this work consists in analysing critical aspects of the use of these tools and proposing appropriate solutions. The focus is on two main aspects: simplification strategies and modelling of disposal scenarios. First, scientific literature and case studies published have been analysed in order to understand needs and limits of these tools for supporting Eco-design at SMEs. On this basis a comprehensive framework to introduce a life cycle approach in the product design process has been set up. Second, a review of the models used in LCA for the end of life scenarios (EoL) has been carried out and a new proposal has been made in case of complex disposal scenarios. The concept of material pool has been introduced by developing a new EoL formula, which has been compared with existing models. The approach proposed has been tested in three case studies, two household appliances and a pedal electric cycle. The application of the simplification strategy has demonstrated that the effort for eco-design at SMEs can be significantly reduced. However, its adaptation to the different product categories also implies a preliminary significant effort to collect and share life cycle data. The EoL model presented gave confident results confirming that material pool approaches for assessing impacts at EoL stage could be a valid option since they more realistically represent the number of times a material can be recycled.
Moro, Lucia <1994>. "Accessibilità e semplificazione linguistica nei testi di ambito medico ad uso del paziente: un esempio di buona pratica. Analisi e commento dei testi informativi della Biblioteca per i Pazienti del Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16631.
Texto completoLOMBARDI, GIULIA. "Capire i documenti in L2: dall'analisi della comprensibilità di un corpus di testi istituzionali per stranieri alla sperimentazione di approcci didattici e linguistici". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009653.
Texto completoLO, SICCO SABRINA RITA. "La corruzione amministrativa: misure organizzative e semplificazioni per la prevenzione del fenomeno; profili nazionali, sovranazionali e internazionali". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1007758.
Texto completoCACCIAGUERRA, MARCO. "La semplificazione amministrativa: studio sul concettoe gli istituti nell'ordinamento italiano". Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/567703.
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