Literatura académica sobre el tema "Seicento romano"

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Artículos de revistas sobre el tema "Seicento romano"

1

Becker, Rainald. "Eine Division des Papstes?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, n.º 1 (1 de marzo de 2019): 45–71. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0006.

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Resumen
Riassunto Dopo la Riforma, Baviera divenne il primo interlocutore tedesco della Curia romana a livello religioso, politico e culturale. Le relazioni con la Santa Sede erano ispirate dalla cattolicità programmatica dei Wittelsbach. La special relationship si manifestava, inoltre, in una lunga tradizione diplomatica inaugurata all’inizio del Seicento su spinta del papato. Durante la Guerra dei Trent’anni gli intensi contatti si estesero anche al campo militare. La Curia romana vide nel duca Massimiliano l’incontestata guida dell’armata cattolica, definendola la „colonna della religione cattolica“ nel Sacro Impero Romano. Promuovere gli interessi del principe tedesco (sussidi per il finanziamento dell’esercito e l’acquisizione dell’elettorato in perpetuo per la Baviera), era tra i primi obiettivi della concezione strategica del papato. Il carteggio della Nunziatura di Vienna, di cui la quarta serie per gli anni tra 1628 e 1635 è consultabile tuttora, mette in luce queste tendenze in favore della Baviera. Nelle corrispondenze curiali si delinea, essenzialmente, il tentativo di attribuire a quel territorio la qualità di Stato, termine in cui si esprime l’idea centrale del discorso politico, ma anche giuridico dell’epoca. Dalla parte della Curia romana, la strategia di state-building si ricollegò all’ambizione di assegnare un posto primario alla Baviera nel sistema geopolitico europeo („unione delle corone cattoliche“ sotto il patrocinio del papa come „padre comune“).
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2

Lyon, Elizabeth L. "‘Magis corde quam organo’: Agazzari, Amadino, and the hidden meanings of Eumelio". Early Music 48, n.º 2 (mayo de 2020): 157–76. http://dx.doi.org/10.1093/em/caaa025.

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Resumen
Abstract Some time after Christmas 1605, Agostino Agazzari (1578–1640) was asked to provide music for a pastoral drama, Eumelio; it was performed a month later during Carnival at the Jesuit-run Seminario Romano. In the preface to the subsequently published score (Venice: Amadino, 1606), Agazzari tells his readers that he agreed to the commission ‘because of the beautiful and useful allegory that I saw in [the libretto]’. What this beautiful and useful allegory was, however, has not been apparent to modern scholars. Margaret Johnson goes so far as to write that ‘It is perhaps unfortunate that Agazzari even mentioned the presence of a moral; it might otherwise have been overlooked, since its presence is obtrusive only in the composer’s preface’. This article offers an interpretation of the allegory of Eumelio by reading the opera as a commentary on the musical and spiritual teachings of Council of Trent, to which the printer’s mark of Agazzari’s publisher, Ricciardo Amadino, paratextually alludes. Although Amadino was the printer of some of the most famous prints of the Seicento (including Monteverdi’s Orfeo and Fifth Book of Madrigals), his printer’s mark and motto, ‘more with the heart than with the organ’, has not been commented upon in modern scholarship. The motto’s possible sources and its contemporary resonances and meanings point to an understanding of Eumelio as an allegory of Christian soteriology and the Christian musician. The opera externalizes and dramatizes the kinds of inner examination that many believed were incumbent on musicians in a post-Trent musico-religious culture. As a performed and printed work, then, Eumelio gave musicians pause to reflect on their inner lives, the purpose of their musical activities, and the kinds of motivations they acted upon in performance.
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Rescia, Laura. "Giorgetto Giorgi, Romanzo e poetiche del romanzo nel Seicento francese". Studi Francesi, n.º 153 (LI | III) (1 de diciembre de 2007): 650–51. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.9516.

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Morando, Simona. "Dinamiche degli affetti nel romanzo italiano del Seicento". Studia Romanica Posnaniensia 45, n.º 1 (5 de julio de 2018): 99–108. http://dx.doi.org/10.14746/strop.2018.451.008.

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5

Merlo, Grado Giovanni. "Breve nota su "libri di lettere"". SOCIETÀ E STORIA, n.º 136 (julio de 2012): 387–90. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-136006.

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Resumen
Il breve intervento mette in rilievo come le precise e fini ricerche di Lodovica Braida abbiano individuato nella epistolografia cinquecentesca, con i suoi prolungamenti nel primo seicento, i percorsi di un'editoria che univa la passione per le "humanae litterae" con le inquietudini religiose proprie di un'etÀ di rinnovamento, prima, e di ripiegamento, dopo. Alla fine di vicende contrastate e non lineari, a seguito dell'affermarsi della restaurazione cattolico-romana, i "libri di lettere" subiscono una metamorfosi editoriale, ridotti a contenitori in cui traspare qua e lÀ il ricordo di una oramai lontana stagione di speranze e di travagli.
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Schutte, Anne Jacobson, Adelisa Malena y Adriano Prosperi. "L'Eresia dei perfetti: Inquisizione romana ed esperienze mistiche nel Seicento italiano". Sixteenth Century Journal 36, n.º 2 (1 de julio de 2005): 559. http://dx.doi.org/10.2307/20477425.

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Watt, Jeffrey R. (Jeffrey Rodgers). "L'eresia dei perfetti: Inquisizione romana ed esperienze mistiche nel Seicento italiano (review)". Catholic Historical Review 91, n.º 1 (2005): 171–72. http://dx.doi.org/10.1353/cat.2005.0136.

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Curcuruto, Claudia. "„… la buona corrispondenza de gl’animi è quella che facilità tutti i negozii“". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, n.º 1 (1 de marzo de 2019): 303–25. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0014.

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Resumen
Riassunto Sullo sfondo della complessa trama politica europea del Seicento, il presente contributo si propone di analizzare la Nunziatura Apostolica come risorsa amministrativa e politica nei processi di produzione e circolazione del sapere nel complesso rapporto tra la Curia romana e, in particolare, la Sacra Congregatio Concilii, e le chiese locali. Allargando la prospettiva e consultando fonti che finora non state prese in considerazione, si possono rilevare alcuni elementi costitutivi. L’attenzione è focalizzata soprattutto sulla Nunziatura di Vienna nella seconda metà del XVII secolo, e lo studio si concentrerà in particolare su uno dei grandi diplomatici pontifici di questo periodo, Francesco Buonvisi (1626–1700) che, tra 1675–1689, ricoprì la carica di nunzio apostolico presso la corte dell’imperatore Leopoldo I. In questo contesto è possibile esplorare le rappresentazioni del papa come strumento indispensabile per ottenere e gestire le informazioni. Trattare il nunzio apostolico come attore offre la possibilità di comprendere meglio i diversi processi della „diplomazia“, i suoi doveri e le sue attività nella nunziatura apostolica dell’età moderna. Il ruolo del nunzio papale presso la corte imperiale si presenta come „connettore“ tra due realtà (divergenti), come partner indispensabile per la Congregazione del Concilio, la Curia romana e il papa nell’amministrare la giustizia, nonché come importante mediatore per la promozione e l’esecuzione dei decreti di riforma del Concilio di Trento a livello locale. I nunzi apostolici non sono solo „oggetti“ di comunicazione della Curia romana o del papa, ma partecipano attivamente e con grande efficacia al governo della Chiesa e alla comunicazione tra Roma, le rispettive corti, e le diocesi dell’orbis catholicus.
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De Franceschi, Sylvio Hermann. "Paolo BROGGIO, La teologia e la politica. Controversie dottrinali, Curia romana e Monarchia spagnola tra Cinque e Seicento". Revue de l'histoire des religions, n.º 228 (1 de septiembre de 2011): 458–59. http://dx.doi.org/10.4000/rhr.7808.

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Suchecki, Zbigniew. "Wolnomularstwo w dokumentach Stolicy Apostolskiej i Kodeksie Prawa Kanonicznego, ze szczególnym uwzględnieniem dekretów Kongregacji Doktryny Wiary (1949-1983)". Prawo Kanoniczne 41, n.º 3-4 (20 de diciembre de 1998): 133–86. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1998.41.3-4.06.

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Resumen
La libera muratoria (comunemente chiamata massoneria) viene trattata e presentata in molte pubblicazioni sotto diversi aspetti e svariati punti di vista. Dal punto di vista del diritto canonico non esistono pubblicazioni riguardanti la libera muratoria, manca­no anche approfonditi studi critici in materia condotti in un'ottica comparata con la filosofia, la teologia e il diritto dai studiosi cattolici. Nella nostra ricerca, passando attraverso un confronto delle disposizioni della Chie­sa previste per la libera muratoria, facciamo un riferimento diretto alla legislazione della Chiesa contenuta nel Codice di Diritto Canonico del 1917 e a numerosi docu­menti emanati dai Papi e dalle Congregazioni, per arrivare alle disposizioni del Codice di Diritto Canonico del 1983. Negli ultimi secoli la massoneria, fosse essa regolare, legittima, irregolare o «devia­ta», senza distinzioni, è stata condannata da diversi Papi ìn circa seicento documenti. La questione comunque è quanto mai attuale perché molti cattolici appartengono alla libera muratoria. La divisione fondamentale, a mio avviso, comprende la fase pre­istituzionale e la fase istituzionale. Nella fase preistituzionale emergeva la massoneria operativa propensa alla costruzione delle cattedrali, delle basiliche e delle chiese; nella fase istituzionale si sviluppa la massoneria moderna detta speculativa. I liberi muratori londinesi, il 24 giugno 1717, nella festa di S. Giovanni Battista costituivano la Gran Loggia d'Inghilterra, la Gran Loggia Madre del Mondo. Fin dall'inizio, in un testo diretto a tutti i fedeli, emerge la preoccupazione per la difficile definibilità, a livello concettuale e terminologico, della libera muratoria con i suoi effetti negativi a livello della Chiesa e della societa civile. Leone XIII, nell'enciclica programmatica Quod sectam massonum: Humanum Ge­nus, del 20 aprile 1884, in modo significativo sottolinea gli effetti negativi delle socie­ta clandestine. L'enciclica costituisce un documento fondamentale di quel periodo. Nel CIC del 1917 il legislatore menziona esplicitamente la setta massonica e le altre associazioni dello stesso genere le quali incorrono ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla S. Sede: «Chi si ascrive alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che macchinano contro la Chiesa o le legittime autorita civili, incorrono ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla S. Sede» (c. 2335). Un graduale approfondimento della natura e dei fini della massoneria svolto da par­te della Chiesa, prima dell'emanazione della Dichiarazione sulla massoneria del 26 novembre 1983, Quaesitum Est, permise alla Congregazione di accertare le posizioni dottrinali, filosofiche e morali dell'istituzione. Mariano Cordovani in un articolo pubblicato in prima pagina dall'Osservatore Romano sostiene che «fra le cose che risorgono e riprendono vigore, e non solo in Italia, c'è la massoneria con la sua ostilita sempre rinnovata contro la Religione Catto­lica». Egli rileva un fatto che appare nuovo: «la voce che si sparge, nei diversi ceti sociali, che la massoneria di un certo rito non sia piu in contrasto con la Chiesa, che anzi sia avvenuto un accordo tra la massoneria e la Chiesa, in forza del quale anche i cattolici possono tranquillamente iscriversi alla setta senza pericolo di scomuniche e dì riprovazione». Dopo 57 anni dall'entrata in vigore del «Codex» del 1917 «molti vescovi hanno posto il quesito a questa S. Congregazione (per la Dottrina della Fede) circa il valore el'interpretazione del can. 2335 del C.I.C. che sotto pena di scomunica vieta ai cattolici d'iscriversi alle associazioni massoniche o ad altre dello stesso tipo. Il dialogo cattolico-massonico inizia con degli incontri informali tra esponenti della Chiesa Cattolica e della massoneria. Tali incontri ebbero iniziato in Austria, Italia e Germania. Per approfondire alcuni aspetti di questo tema, si possono consultare, an­che se in modo molto critico, diverse pubblicazioni. Negli anni 1974-1980 la Conferenza Episcopale Tedesca costituisce una Commis­sione ufficialmente incaricata di esaminare la compatibilità dell'appartenenza contem­poranea alla Chiesa cattolica e alla libera muratoria. La Commissione sostenne che «Indipendentemente da tutte le concezioni soggettive, l'essenza oggettiva si manifesta nei Rituali ufficiali della libera muratoria. Percio questi documenti vennero sottoposti ad un attento e lungo esame (negli anni 1974-1980); si tratta dei Rituali dei primi tre gradi, dei quali i massoni permisero di studiare i testi, anche se i colloqui non si riferi­rono solo ai Rituali». Il fatto che la libera muratoria metta in discussione la Chiesa in modo fondamentale non è mutato. La libera muratoria non e mutata nella sua essenza. L'appartenenza ad essa mette in questione i fondamenti dell'esistenza cristiana. L'esame approfondito dei Rituali della libera muratoria e del modo di essere massonico, come pure la odierna immutata autocomprensione di sé, mettono in chiaro che l'appartenenza contempora­nea alla Chiesa cattolica e alla Libera Muratoria è esclusa. Da diverse parti del mondo arrivavano domande alla S.C. per la Dottrina della Fede sul giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria. La normativa penale del Co­dice non prevede nessuna sanzione per i fedeli che si iscrivono alla massoneria, perché la medesima non viene espressamente nominata dal legislatore; quindi prima dell'ema­nazione della Dichiarazione l'iscrizione non costituiva un delitto punibile con sanzioni a meno che la massoneria non entrasse nella categoria delle associazioni «che com­plottano contro la Chiesa» (can. 1374) e questo si doveva provare. La Dichiarazione invece afferma che gli «appartenenti alle associazioni massoniche sono in peccato gra­ve» e proibisce ai fedeli appartenenti alle associazioni massoniche l'esercizio del dirit­to soggettivo fondamentale dei fedeli di accedere alla S. Comunione. «Solo Gesù Cri­sto e, infatti, il Maestro della Verità e solo in Lui i cristiani possono trovare la luce e la forza per vivere secondo il disegno di Dio, lavorando al vero bene dei loro fratelli».
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Tesis sobre el tema "Seicento romano"

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INVERNIZZI, DAVIDE. "L'ARGENIS DI JOHN BARCLAY (1582-1621) E LA SUA INFLUENZA SULROMANZO ITALIANO DEL SEICENTO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/18928.

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Resumen
Il romanzo latino Argenis di John Barclay, pubblicato a Parigi nel 1621, è stato uno dei libri più amati della sua epoca. La ragione del plauso dei lettori sarà da ricercare nella complessa macchina narrativa ideata dall'autore, unione di narrazione, storia, evocata in forma di allegoria, e magistero politico; in questo nuovo modello di scrittura è stato riconosciuto l'atto fondativo del genere cosidetto del "roman à clef" ("romanzo a chiave" in italiano). La ricerca propone un rigoroso studio dell'opera e mira alla definizione del giudizio su di essa espresso dai letterati italiani nel corso del Seicento. La tesi si sofferma in seguito sull'influenza esercitata dall'Argenis sul romanzo italiano. Attenzioni preliminari vengono così dedicate alle alterne fortune godute, nelle scritture di ambientazione fantastica, da alcune caratterizzanti scelte narrative del modello latino. Vengono quindi studiati i "romanzi a chiave" per delineare le declinazioni peculiari del genere in Italia, ponendo particolare attenzione alle forme e finalità di impiego della storia e ai nuovi indirizzi della materia politica. Gli autori di "romanzi a chiave" studiati sono: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino
John Barclay's Argenis, a latin novel published in Paris in 1621, is one of the best sellers of its time. The reason for success is to be found in the complex narrative system conceived by the author, union of narration, history, recalled in the form of an allegory, and political thought; the foundative act of the so-called genre of the "roman à clef" ("novel with a key") is recognized in this new model of writing. The research aims at studying Barclay's novel and try to define its value in the opinion of the italian men of letters. The thesis focuses also on the influence of the Argenis on the seventeenth century italian novel. Preliminary attentions are dedicated to the variable success met by some characterizing narrative choices of the latin model within the fantasy setting novels. The italian "romans à clef" are examinated to determine the features of the genre in Italy, studying the forms and the finality of the use of history and the rethinkings imposed to the political argument. The authors examinated are: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino.
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INVERNIZZI, DAVIDE. "L'ARGENIS DI JOHN BARCLAY (1582-1621) E LA SUA INFLUENZA SULROMANZO ITALIANO DEL SEICENTO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/18928.

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Il romanzo latino Argenis di John Barclay, pubblicato a Parigi nel 1621, è stato uno dei libri più amati della sua epoca. La ragione del plauso dei lettori sarà da ricercare nella complessa macchina narrativa ideata dall'autore, unione di narrazione, storia, evocata in forma di allegoria, e magistero politico; in questo nuovo modello di scrittura è stato riconosciuto l'atto fondativo del genere cosidetto del "roman à clef" ("romanzo a chiave" in italiano). La ricerca propone un rigoroso studio dell'opera e mira alla definizione del giudizio su di essa espresso dai letterati italiani nel corso del Seicento. La tesi si sofferma in seguito sull'influenza esercitata dall'Argenis sul romanzo italiano. Attenzioni preliminari vengono così dedicate alle alterne fortune godute, nelle scritture di ambientazione fantastica, da alcune caratterizzanti scelte narrative del modello latino. Vengono quindi studiati i "romanzi a chiave" per delineare le declinazioni peculiari del genere in Italia, ponendo particolare attenzione alle forme e finalità di impiego della storia e ai nuovi indirizzi della materia politica. Gli autori di "romanzi a chiave" studiati sono: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino
John Barclay's Argenis, a latin novel published in Paris in 1621, is one of the best sellers of its time. The reason for success is to be found in the complex narrative system conceived by the author, union of narration, history, recalled in the form of an allegory, and political thought; the foundative act of the so-called genre of the "roman à clef" ("novel with a key") is recognized in this new model of writing. The research aims at studying Barclay's novel and try to define its value in the opinion of the italian men of letters. The thesis focuses also on the influence of the Argenis on the seventeenth century italian novel. Preliminary attentions are dedicated to the variable success met by some characterizing narrative choices of the latin model within the fantasy setting novels. The italian "romans à clef" are examinated to determine the features of the genre in Italy, studying the forms and the finality of the use of history and the rethinkings imposed to the political argument. The authors examinated are: Francesco Agricoletti, Ciro Anselmi, Francesco Belli, Guidubaldo Benamati, Giovanni Francesco Biondi, Girolamo Brusoni, Niccolò Maria Corbelli, Carlo de' Dottori, Giovanni Francesco Loredano e Ferrante Pallavicino.
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Downey, Erin Elizabeth. "The Bentvueghels: Networking and Agency in the Seicento Roman Art Market". Diss., Temple University Libraries, 2015. http://cdm16002.contentdm.oclc.org/cdm/ref/collection/p245801coll10/id/335436.

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Art History
Ph.D.
This dissertation evaluates the position of Netherlandish migrant artists in the dynamic cultural environment of seventeenth-century Rome through an examination of the role of the Bentvueghels (“birds of a feather”) as a social and economic nexus for the city’s foreign community. One of the most distinctive societies in the history of art, this high-spirited ex-pat “brotherhood” attracted hundreds of traveling artists and was notorious throughout Europe for its raucous initiations and for the raw depictions of Rome by Pieter van Laer and his followers, the Bamboccianti. While earlier scholarship has established important aspects of the group, such as its history and the artistic significance of individual members, the society has been characterized largely as antagonistic and antithetical to organizations and institutions specific to Rome. I offer instead a fresh outlook on the Bentvueghels that examines their day-to-day economics and response to (and even driving of) market forces in Rome, in order to determine how the society of foreigners as a whole operated functionally within a shifting creative environment in one of the most vital artistic centers in Europe. To address these issues, each chapter is arranged thematically and chronologically, focusing on the period between 1620, when the group first organized, through the close of the seventeenth century, when the last known images of Bentvueghel initiations were created. Using a methodology that integrates art historical primary source investigation with migration theory and network analysis, I analyze the various stages of the journey to Rome for these artists, from initial arrival, to the establishment of a workshop, to the achievement of success in local and international markets. The Introduction (Chapter One) sets up the methodological and historiographical framework for the dissertation. In the second chapter, “Arriving in Rome: The Bentvueghels as a Social and Economic Nexus,” the social activities of the Bentvueghels and their networks are discussed. Archival sources including parish censuses, criminal court records, and notarial documents demonstrate how the group enabled migrant artists to adapt to a different—and often hostile—market by fostering surrogate kinship networks. The Bentvueghels offered migrant artists, who were typically young (around 22-25 years of age), male, and single, a place to live, a ready-made network of friends, and critical financial assistance. Chapter Three, “Working in Rome: Bentvueghel Workshops and Working Practices,” establishes the working practices of Dutch and Flemish artists, a relatively uncharted area of research, and locates economic and social network formation within the space of the workshop. Centers of artistic production in the city are scrutinized, from the highly trafficked studios of Netherlandish artists such as Paul Bril to the private drawing academies hosted by prestigious patrons, including the celebrated Genoese aristocrat, Vincenzo Giustiniani. Paintings, drawings, and prints produced by Dutch and Flemish Italianate artists are compared to identify patterns in workshop practices, determine market impact, and measure the degree to which they were influenced by their new surroundings and by their association with the Bentvueghels. In the fourth and final chapter, “Staying in Rome: Cornelis Bloemaert II as a Case Study for Long-term Strategies of Networking,” I explore strategies of integration among members who remained in Rome for extended periods, focusing on the engraver Cornelis Bloemaert II as a case study. Collaborative enterprises such as large-scale book productions, which comprised a significant proportion of Bloemaert’s artistic output in Rome, provided ways for artists to enhance their artistic education and experiment with new techniques and motifs, while also encouraging further expansion and development of an artist’s social and economic networks. This study thus evaluates the full scope of a foreign artist’s experience in Rome, highlighting with greater accuracy the ways in which affiliation with the Bentvueghels influenced acclimation and eventual integration within the social and cultural fabric of the city. It offers, moreover, a much needed contextualization of the artistic relations between northern European and Italian artists in seventeenth-century Rome, and the important position of the Bentvueghels within this cosmopolitan environment.
Temple University--Theses
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REQUILIANI, VALERIA. "Libertà d'avventura e verosimiglianza dei caratteri nel romanzo del Seicento: il caso del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/928.

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Resumen
La tesi mira a esaminare la genesi del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini nel contesto del ricco e dinamico contesto sociale e culturale della Genova della prima metà del XVII secolo. Le pagine prefattorie premesse alle varie edizioni dell’opera rappresentano un contributo importante per la definizione di un genere la cui diffusione non fu accompagnata, in Italia, da uno studio teorico e sistemico. Dopo una ricognizione delle fonti sulla biografia e la produzione letteraria dell’autore, nel primo capitolo viene proposta una sintesi dettagliata della trama del romanzo che illumina gli elementi fondamentali del testo e del genere. Nel secondo, si prosegue con l’analisi della struttura narrativa dell’opera, soffermando l’attenzione sulle tecniche di costruzione dell’intreccio. Quindi, si procede all’individuazione nel romanzo greco d’epoca ellenistica e nella tradizione comica i modelli letterari che influenzarono in modo più significativo la fantasia del Marini nella composizione del Calloandro. Nel quarto capitolo è affrontato il sistema dei personaggi, in cui, tra le molte figure generiche e inconsistenti, si distinguono alcuni personaggi complessi e imprevedibili: questi fanno del Calloandro un esperimento maturo del genere in cui il realismo psicologico di matrice ligure si combina con il gusto per l’avventura proprio dei romanzi di produzione veneta.
This thesis examines the origin of Giovan Ambrogio Marini’s Calloandro in Genoa’s rich and dynamic social and cultural context of the first half of the XVII century. Introductory pages to the novel’s various editions represent an important contribution about the novel’s developement in Italy, where the success of the genre wasn’t followed by a theoric and systemic study. After a research on the sources concerning the author’s biography and literary production, the first chapter presents a detailed synthesis of the novel’s plot which fixes some fundamental elements of this kind of work. The second chapter is about the novel’s narrative structure focusing on the techniques of the plot’s building. Then the third chapter describes literary models which influenced Marini’s work, in particular the Greek novels of Hellenism and the comic tradition. The fourth chapter analyses the characters' system: there are some subtle and unforeseeable characters, among many generic and insubstantial figures, that make Calloandro a unpredictable novel in which the psychological realism, typical of Ligurian novels, is combined with the taste of adventure, typical of the Venetian novels.
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REQUILIANI, VALERIA. "Libertà d'avventura e verosimiglianza dei caratteri nel romanzo del Seicento: il caso del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/928.

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La tesi mira a esaminare la genesi del Calloandro di Giovan Ambrogio Marini nel contesto del ricco e dinamico contesto sociale e culturale della Genova della prima metà del XVII secolo. Le pagine prefattorie premesse alle varie edizioni dell’opera rappresentano un contributo importante per la definizione di un genere la cui diffusione non fu accompagnata, in Italia, da uno studio teorico e sistemico. Dopo una ricognizione delle fonti sulla biografia e la produzione letteraria dell’autore, nel primo capitolo viene proposta una sintesi dettagliata della trama del romanzo che illumina gli elementi fondamentali del testo e del genere. Nel secondo, si prosegue con l’analisi della struttura narrativa dell’opera, soffermando l’attenzione sulle tecniche di costruzione dell’intreccio. Quindi, si procede all’individuazione nel romanzo greco d’epoca ellenistica e nella tradizione comica i modelli letterari che influenzarono in modo più significativo la fantasia del Marini nella composizione del Calloandro. Nel quarto capitolo è affrontato il sistema dei personaggi, in cui, tra le molte figure generiche e inconsistenti, si distinguono alcuni personaggi complessi e imprevedibili: questi fanno del Calloandro un esperimento maturo del genere in cui il realismo psicologico di matrice ligure si combina con il gusto per l’avventura proprio dei romanzi di produzione veneta.
This thesis examines the origin of Giovan Ambrogio Marini’s Calloandro in Genoa’s rich and dynamic social and cultural context of the first half of the XVII century. Introductory pages to the novel’s various editions represent an important contribution about the novel’s developement in Italy, where the success of the genre wasn’t followed by a theoric and systemic study. After a research on the sources concerning the author’s biography and literary production, the first chapter presents a detailed synthesis of the novel’s plot which fixes some fundamental elements of this kind of work. The second chapter is about the novel’s narrative structure focusing on the techniques of the plot’s building. Then the third chapter describes literary models which influenced Marini’s work, in particular the Greek novels of Hellenism and the comic tradition. The fourth chapter analyses the characters' system: there are some subtle and unforeseeable characters, among many generic and insubstantial figures, that make Calloandro a unpredictable novel in which the psychological realism, typical of Ligurian novels, is combined with the taste of adventure, typical of the Venetian novels.
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DE, MARCO EMILIA. "Giovanni Battista Passeri (1610 ca. -1679): pittore e teorico del Seicento romano". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/937096.

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Lo studio affronta, in un taglio monografico, la figura poco nota di Giovanni Battista Passeri (1610 ca.-1679) autore delle Vite (ed. 1772) e pittore, restituendone il significativo ruolo da questi avuto all'interno dei circuiti eruditi della Roma del tempo, personalità di rilievo come teorico dell'Accademia di San Luca di Roma non da ultimo artista a cui sono da ascrivere alcuni inediti.
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GAMBUTI, EMANUELE. "Trasformazioni delle aree presbiteriali delle chiese antiche nel Seicento romano. Aspetti liturgici e funzionali". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1240227.

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Analizzando i restauri promossi nel corso del tardo Cinquecento e per tutto il Seicento nelle chiese paleocristiane e medievali di Roma, si sono evidenziate le motivazioni liturgiche che hanno informato le disposizioni degli arredi dei presbiteri. Si sono esaminate i riallestimenti dei santuari dei martiri nelle basiliche romane, seguendo lo sviluppo del tipo architettonico della confessione, e si sono letti gli interventi architettonici studiati alla luce dei due fondamentali modelli di Santa Cecilia in Trastevere e di San Pietro in Vaticano. Si sono inoltre indagati i principi di volta in volta applicati nel rinnovare le strutture antiche, tra conservazione e adeguamento all'uso liturgico, alla luce dei decreti del Concilio di Trento, prendendo in esame dodici casi studio, che testimoniano, nel corso del XVII secolo, il modificarsi del concetto di conservazione dell'antichità cristiana, accanto al differente peso dato alle componenti devozionali e liturgiche.
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Petracca, Elena. "Robert van Audenaerde (1663-1743): artista e incisore marattesco". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1253552.

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Studio monografico sull'incisore e pittore fiammingo Robert van Audenaerde (Gent 1663-1743). La tesi si concentra in particolare sull'attività incisoria dell'artista durante il suo lungo soggiorno italiano, trascorso prima a Roma e successivamente a Verona e conclusosi nel 1720. Nel primo volume della tesi vengono ricostruite le vicende biografiche dell'artista e la sua carriera grazie all'utilizzo di documenti d'archivio, di stampe realizzate da Van Audenaerde e delle fonti antiche, mentre nel secondo volume sono analizzate nel dettaglio le opere incisorie di cui si riportano, ove è stato possibile, disegni preparatori e matrici calcografiche originali, conservate per la maggior parte presso l'Istituto Centrale della Grafica di Roma. Attraverso un attento riesame del rapporto di Robert van Audenaerde con il suo maestro romano, il pittore Carlo Maratti (1625-1713), si è cercato di comprendere quale fosse realmente la posizione del fiammingo non solo nella bottega marattesca, ma anche nell'ambiente editoriale e culturale romano, fino ad arrivare a rivalutare gli anni veronesi dell'artista sotto una nuova luce.
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QUARANTA, GABRIELE. "L'ARTE DEL ROMANZO. TEMI LETTERARI NELLA PITTURA FRANCESE DEL SEICENTO (DAL REGNO DI ENRICO IV ALLA REGGENZA DI ANNA D'AUSTRIA)". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918857.

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Questa tesi propone un’inchiesta sull’apparizione di un certo numero di decorazioni a tema letterario nelle dimore aristocratiche francesi nel corso del periodo che va dal regno di Enrico IV agli inizi della reggenza di Anna d’Austria, concentrandosi in particolare negli anni tra 1620 e 1640. La letteratura critica ha mostrato l’importanza di determinati temi tratti da opere letterarie nell’ambito delle committenze di Enrico IV e Maria de’ Medici: la Franciade, le Etiopiche, la Gerusalemme Liberata, il Pastor Fido. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di soggetti che godranno in seguito di una fortuna particolare presso la nobiltà, sia quella più vicina alla corona che quella più lontana dalla corte. Nel corso degli stessi anni, con opere come L’Astrée o il Don Chisciotte e molte altre, il “romanzo” incominciava a imporsi come genere letterario autonomo, destinato a divenire un vero e proprio spazio di rappresentazione – e insieme anche di formazione e riflessione – della società e della cultura dell’Europa moderna. In effetti, anche gli eroi dell’Epica, che s’imponevano come protagonisti in pittura ma anche sulle scene teatrali, nei Ballets de Cour, nelle tragedie, nelle tragicommedie, venivano riletti e raffigurai in maniera sempre più esplicita in chiave “romanzesca”. Le arti figurative partecipavano dunque, con i propri strumenti, a questa evoluzione, che rappresenta uno dei “nodi” fondamentali della nostra storia culturale. Partendo dal caso specifico delle decorazioni a tema letterario, il fine ultimo di questa ricerca è dunque la ricostruzione delle diverse imprese decorative, delle differenti “letture” che pittori e committenti intesero dare dei testi attraverso la loro messa in immagine, oltre che lo studio dei rapporti tra mecenatismo artistico, mecenatismo letterario e, più in generale, dei legami tra cultura e pittura.
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RAMADORI, MICHELA. "Raccolte bibliografiche e oggetti d'arte nei palazzi romani del Seicento e del Settecento: disposizioni e correlazioni". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11573/917628.

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In this PhD work has been studied the display of the rooms that preserve private book collections in Rome in seventeenth and eighteenth centuries and their composition. Were examined collections of collectors belonging to different welfare states. In this work have been identified specific tastes, emulations and interference. The research was conducted using literature and archival sources (inventories partly published, partly consulted at The Getty Provenance Index Databases, partly traced in the archive).
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Libros sobre el tema "Seicento romano"

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Fischer Pace, Ursula Verena, 1944-, ed. Disegni del Seicento romano. Firenze: L.S. Olschki, 1997.

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Italy), Palazzo Barberini (Rome, Italy. Soprintendenza per i beni artistici e storici di Roma y Galleria nazionale d'arte antica (Italy), eds. Il Seicento e Settecento romano: Nella Collezione Lemme. Roma: De Luca, 1998.

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3

Antonio Del Grande: Per un ʺaltroʺ Seicento romano. Firenze: Alinea, 2006.

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4

Lorenzo, Antonella Di. Alla scoperta delle ville dei Papi: Un viaggio esclusivo nel Seicento Romano : guida turistico-culturale. Rome]: Palombi editori, 2018.

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5

Pedrocchi, Anna Maria. Le stanze del tesoriere: La quadreria Patrizi : cultura senese nella storia del collezionismo romano del Seicento. Milano: Alcon, 2000.

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6

Mondadori, ed. La padrona: Diario segreto di una donna romana dei Seicento : romanzo. Milano: Mondadori, 2013.

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7

Giorgi, Giorgetto. Romanzo e poetiche del romanzo nel Seicento francese. Roma: Bulzoni, 2005.

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8

Il romanzo italiano del tardo Seicento, 1670-1700. [Scandicci] (Firenze): La nuova Italia, 2000.

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9

Riposio, Donatella. Il laberinto della verità: Aspetti del romanzo libertino del Seicento. Alessandria: Edizioni dell'Orso, 1995.

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10

Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento. Torino: U. Allemandi, 1994.

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Capítulos de libros sobre el tema "Seicento romano"

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Patronnikova, Yulia S. "Francesco Fulvio Frugoni’s “The Tribunal of Criticism”. The Critical View on the Literature of the 17th Century". En “The History of Literature”: Non-scientific sources of a scientific genre, 350–67. A.M. Gorky Institute of World Literature of the Russian Academy of Sciences, 2022. http://dx.doi.org/10.22455/978-5-9208-0684-0-350-367.

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The article looks at the critical analysis of the 17th-century literature carried out by Francesco Fulvio Frugoni in his life’s main opus, “Il Cane di Diogene” (“The Dog of Diogenes”, 1687–1689) — or, more, precisely, in its most famous, tenth novel “Il Tribunal della Critica” (“The Tribunal of Criticism”). The critical evaluation of the authors and their works has an allegorical form of the tribunal of the Criticism over the books. It takes place in Apollo’s temple on Mount Parnassus, where the opus’s main hero — dog Saetta owned by the Cynic philosopher Diogenes — arrives to after a long period of wandering. The tribunal evaluates typologically different works, for the most part, written in Roman languages in the first half of 17th century — presumably the author shares the knowledge he acquired while studying and travelling. A number of famous figures of Seicento are thus left out of consideration. The key criterion used in the evaluation of a text is the ratio of the pleasant and the useful in it. The pleasant refers to a text’s being written in a flamboyant style and the useful — to its containing a certain message or idea. For all the shortcomings of the baroque authors, Frugoni takes his age to be exemplary. Despite its incompleteness and partiality, Frugoni’s analysis is an important source of information about Seicento literature, as well as Seicento theory of literature. In addition, being an analysis of literary texts, it contributes to the development of the history of literature as a self-standing discipline.
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Baroncelli, Orsetta. "Operare come archivista in un archivio della nobiltà romana nel Seicento". En Spectacles et performances artistiques à Rome (1644-1740), 69–84. Publications de l’École française de Rome, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.efr.16712.

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