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Tesis sobre el tema "Secolo XX"

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1

Del, Savio Alessandro <1990&gt. "Rivoluzione sessuale nella società capitalistica del XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14713.

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Resumen
La tesi ripercorre lo sviluppo storico, sociale e ideologico della Rivoluzione sessuale. Un periodo che nell’immaginario collettivo si concentra troppo superficialmente nell’iconico Sessantotto, in cui la sessualità è stata sdoganata da una morale sociale sentita troppo restrittiva e coercitiva. Tuttavia non è possibile pensare a una Rivoluzione sessuale senza fare riferimento al lavoro di Wilhelm Reich, iniziato tra gli anni Venti e Trenta, il quale attribuiva gran parte dei disturbi psichici alla repressione sessuale che è stata imposta dalla società borghese del tempo. Tema, quello della repressione delle pulsioni, che sarà ripreso da Marcuse sotto il concetto di principio di realtà al quale l’individuo si è dovuto adeguare così da permettere lo sviluppo della civiltà. Si concluderà con l’analisi del sociologo Zygmunt Bauman, secondo il quale l’uomo moderno, soggiogato dalla società dei consumi, ha perso la propria libertà diviso “tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”.
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Telese, Raffaella. "Il restauro dell'architettura del XX secolo : il caso francese". Versailles-St Quentin en Yvelines, 2004. http://www.theses.fr/2004VERS029S.

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Resumen
La première partie de ce travail de recherche est centrée sur l'analyse de la politique de protection et de sauvegarde du patrimoine du XXe siècle en France. Elle s'appuie sur le fond documentaire des archives de la médiathèque du patrimoine à Paris et sur l'examen de la très riche documentation relative aux activités des différents ministres de la culture et des nombreuses commissions d'étude constituées avec l'objectif précis de définir les lignes d'une programmation en adéquation avec l'état de conservation et les caractéristiques d'un patrimoine moderne en constante évolution, dont les limites chronologiques sont élargies. Les mesures prises dans ce domaine par la direction de l'architecture et du patrimoine, les rapports rédigés par les différentes commissions, associés à l'étude de dossiers de protection, ont permis de dépeindre un tableau clair des motivations culturelles et administratives. L'étude relate les phases d'un processus de maturation jusqu'au dispositif actuel de protection patrimoniale. La deuxième partie de la recherche procède à l'examen de onze cas choisis parmi les récents chantiers de restauration conduits sur des ouvrages français du XXe siècle. Ceux-ci constituent une base importante d'évaluation et de vérification du mode opératoire et des résultats concrets de la gestion du patrimoine moderne en France
Sebbene indagato da ricercatori e tecnici da almeno un ventennio, il tema del restauro dell'architettura moderna e contemporanea conserva a tutt'oggi immutata la sua attualità in ambito internazionale. Molto eterogene et sono infatti le posizioni teoriche ed ideologiche rispetto al patrimonio ed all'architettura moderna in ambito internazionale. Spesso contraddette da una pratica operativa troppo frettolosamente orientata verso soluzioni di ripristino dello stato originario, esse oscillano fra la linea dell' unita di metodo, per l'intervento tanto sia sul patrimonio antico che sul moderno, e quella della diversificazione specialistica, giustificata da una serie di caratteristiche e di fattori peculiari di volta attribuiti all'architettura del Novecento. In questo variegato panorama internazionale particolarmente interessante ci è sembrata la posizione francese, caratterizzata da un lungo processo di maturazione attraverso il quale è stata infine predisposta una precisa strategia di tutela e di valorizzazione dell'architettura del XX secolo. L'analisi della pratica del restauro dell'architettura del XX secolo in Francia, nel suo aspetto tecnico e metodologico, constituisce infatti il contributo centrale e originale di questo lavoro, concepito come una dettagliata indagine sul terreno attraverso l'esperienza concreta e attuale di undici cantieri di restauro condotti, fra la line degli anni Novanta e l'anno corrente. L'obiettivo di questo contributo è di fornire il supporto di conoscenze e di elementi indispensabili alla formulazione di considerazioni critiche sulla pratica francese del restauro del patrimonio recente
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Pasquale, Gianluigi. "La teologia della storia della salvezza nel secolo XX /". Bologna : EDB, 2002. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb39917245k.

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4

Cavallaro, Alessia <1988&gt. "La persistenza dell'icona nell'arte russa del XX e XXI secolo". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10354.

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Resumen
Il progetto si propone di indagare la presenza e la persistenza del modello culturale dell’icona nell’arte russa del XX e XXI secolo. Si cercherà di dimostrare come l'icona ortodossa sia sopravvissuta ai cambiamenti storici, politici e culturali che nei secoli hanno investito la Russia, costituendo un costante modello di riferimento stilistico e iconografico di artisti moderni e contemporanei. La ricerca partirà dall’analisi di una specifica raccolta di icone russe, quella conservata nel Palazzo Leone Montanari di Vicenza.
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Bedon, Elettra. "Il filo di Arianna : letteratura in lingua veneta nel XX secolo". Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 1997. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk2/ftp03/NQ29888.pdf.

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Dimitrio, Laura <1974&gt. "L'influenza del Giappone sulla moda italiana dal XVI al XX secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7308/1/dimitrio_laura_tesi.pdf.

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Resumen
Questa ricerca ha per oggetto lo studio dell’influenza del Giappone sulla moda italiana, dalla metà del XVI alla fine del XX secolo. Le prime notizie sugli abiti giapponesi giunsero in Italia intorno al 1550, dopo che il Giappone era stato ‘scoperto’ nel 1543 da alcuni mercanti portoghesi naufragati sulle sue coste. Tuttavia i primi timidi influssi giapponesi nella moda italiana si manifestarono solo dopo la seconda metà del XVII secolo, quando i nobiluomini italiani cominciarono a indossare kimono giapponesi come vesti da camera. Inoltre in alcuni tessuti di produzione italiana furono introdotti schemi decorativi desunti dalle contemporanee stoffe nipponiche. Ma fu solo alla fine dell’Ottocento che scoppiò in Europa e in Italia una diffusa passione per il Giappone e per la sua cultura, che è stata definita giapponismo. Dal momento che la moda è lo specchio dei tempi, anche la moda italiana, tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, venne percorsa da insistiti riferimenti all’abbigliamento giapponese, in particolar modo al kimono. Dopo il giapponismo tardo ottocentesco, il secondo periodo in cui sono riscontrabili evidenti influssi giapponesi sulla moda italiana si colloca tra gli anni Settanta e gli anni Novanta del Novecento. Durante questa fase di neo-giapponismo, alcuni stilisti italiani come Mila Schön e Ken Scott hanno continuato a trarre ispirazione dai costumi giapponesi tradizionali. Altri, invece, come Romeo Gigli ed Ennio Capasa, sono stati influenzati dai fashion designers giapponesi contemporanei Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, che proponevano abiti oversize, spesso informi e asimmetrici.
The aim of this paper is to investigate the influence of Japan on Italian fashion from the half of the XVIth century to the end of the XXth century. The first information on Japanese clothes reached Italy around 1550, after Japan was ‘discovered’ by some Portuguese sailors who arrived on Japanese coasts after a shipwreck in 1543. However, the first mild influences of Japan on Italian fashion can be seen only after the second half of the XVIIth century when Italian noblemen started wearing kimonos as night-gowns. In addition, at that time, Japanese-style patterns derived from Japanese fabrics were introduced in some Italian fabrics. But it was just at the end of the XIXth century that a sort of Japanese culture mania called Japonisme spread out in Europe and in Italy. Since fashion is a reliable mirror of its times, also Italian fashion between 1880 and 1920 experienced more than once the influence of Japanese clothing, especially of the kimono. After late XIXth century Japonisme, the second time when Italian fashion was profoundly influenced by Japan was between the Seventies and the Nineties of the XXth century. During that phase of neo-Japonisme, some Italian fashion designers such as Mila Schön and Ken Scott repeatedly drew inspiration from old Japanese clothes. Others, such as Romeo Gigli and Ennio Capasa were influenced by contemporary Japanese fashion designers such as Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto and Rei Kawakubo who designed over-size clothes, often shapeless and asymmetrical.
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Dimitrio, Laura <1974&gt. "L'influenza del Giappone sulla moda italiana dal XVI al XX secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7308/.

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Resumen
Questa ricerca ha per oggetto lo studio dell’influenza del Giappone sulla moda italiana, dalla metà del XVI alla fine del XX secolo. Le prime notizie sugli abiti giapponesi giunsero in Italia intorno al 1550, dopo che il Giappone era stato ‘scoperto’ nel 1543 da alcuni mercanti portoghesi naufragati sulle sue coste. Tuttavia i primi timidi influssi giapponesi nella moda italiana si manifestarono solo dopo la seconda metà del XVII secolo, quando i nobiluomini italiani cominciarono a indossare kimono giapponesi come vesti da camera. Inoltre in alcuni tessuti di produzione italiana furono introdotti schemi decorativi desunti dalle contemporanee stoffe nipponiche. Ma fu solo alla fine dell’Ottocento che scoppiò in Europa e in Italia una diffusa passione per il Giappone e per la sua cultura, che è stata definita giapponismo. Dal momento che la moda è lo specchio dei tempi, anche la moda italiana, tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, venne percorsa da insistiti riferimenti all’abbigliamento giapponese, in particolar modo al kimono. Dopo il giapponismo tardo ottocentesco, il secondo periodo in cui sono riscontrabili evidenti influssi giapponesi sulla moda italiana si colloca tra gli anni Settanta e gli anni Novanta del Novecento. Durante questa fase di neo-giapponismo, alcuni stilisti italiani come Mila Schön e Ken Scott hanno continuato a trarre ispirazione dai costumi giapponesi tradizionali. Altri, invece, come Romeo Gigli ed Ennio Capasa, sono stati influenzati dai fashion designers giapponesi contemporanei Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, che proponevano abiti oversize, spesso informi e asimmetrici.
The aim of this paper is to investigate the influence of Japan on Italian fashion from the half of the XVIth century to the end of the XXth century. The first information on Japanese clothes reached Italy around 1550, after Japan was ‘discovered’ by some Portuguese sailors who arrived on Japanese coasts after a shipwreck in 1543. However, the first mild influences of Japan on Italian fashion can be seen only after the second half of the XVIIth century when Italian noblemen started wearing kimonos as night-gowns. In addition, at that time, Japanese-style patterns derived from Japanese fabrics were introduced in some Italian fabrics. But it was just at the end of the XIXth century that a sort of Japanese culture mania called Japonisme spread out in Europe and in Italy. Since fashion is a reliable mirror of its times, also Italian fashion between 1880 and 1920 experienced more than once the influence of Japanese clothing, especially of the kimono. After late XIXth century Japonisme, the second time when Italian fashion was profoundly influenced by Japan was between the Seventies and the Nineties of the XXth century. During that phase of neo-Japonisme, some Italian fashion designers such as Mila Schön and Ken Scott repeatedly drew inspiration from old Japanese clothes. Others, such as Romeo Gigli and Ennio Capasa were influenced by contemporary Japanese fashion designers such as Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto and Rei Kawakubo who designed over-size clothes, often shapeless and asymmetrical.
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Baldin, Inessa <1989&gt. "Azulejos portoghesi tra arte e decorazione nel XIX e XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4929.

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RIcerca sullo sviluppo artistico degli azulejos portoghesi nel XIX e nel XX secolo. Analisi del XIX secolo e il passaggio a produzione industriale e semi-industriale degli azulejos. Analisi dello sviluppo artistico degli azulejos nel XX secolo tra dittatura, innovazione e architettura urbana.
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Martino, Floriano. "Intellettuali del XX secolo : Garin e le Cronache di filosofia italiana". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2017. http://hdl.handle.net/11384/86145.

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STRAZZI, FRANCESCA. "Il veicolo a due ruote nell'immaginario letterario italiano del XX secolo". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/295.

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Resumen
Parlare dell'influenza dei mezzi di trasporto moderni, e in particolare della motocicletta, nella letteratura italiana permette di aprire nuove prospettive di studio, perché oggi ci si confronta giornalmente con veicoli potenti e tecnologicamente sempre più avanzati. In ambito culturale gli intellettuali riconoscono al veicolo a due ruote un ruolo importante per descrivere la società. Attraverso la motocicletta l'individuo avverte in sé una nuova forza che lo porta a sperimentare l'ansia d'infinito. Egli si sente un nuovo centauro che ha assunto in sé le medesime caratteristiche di forza e velocità del suo mezzo meccanico. Nei secoli passati il veicolo più usato era il cavallo, nell'era di navi, treni e aerei il mezzo che più gli si avvicina è la moto, non solo per la postura del cavaliere, ma perché essa lascia il pilota a contatto con il paesaggio esterno, con i vari fenomeni atmosferici (pioggia, sole e vento) e con i profumi della natura. Se in passato il moto del cavallo poteva diventare il pretesto per esprimere determinati processi narrativi, nel Novecento tale compito è affidato alla motocicletta che cha finito per condizionare il modo di vivere e di pensare degli uomini del XX secolo.
Speaking about the influence of modern means of transport (in particular about the motorcycle) in literature, fixes a new way of studying culture, because today we have to cope with more and more powerful and technologically advanced vehicles. Intellectuals acknowledge motorcycles an important role to describing society. Thanks to the motorcycle man exploits a new strength that enables him to overcome his limits. He feels a sort of divinity embodying the same peculiarities as his vehicle. In the past the horse was the most widespread means of transport while today, in an age of airplanes, ships and trains, it has been replaced by the motorcycle, both for the rider's posture and for his contact with the environment and its expressions: rain, sun and wind as well as the perfumes of the Earth. Just like the horse's motion was in the past a way to express narrative processes, the motorcycle has inherited this task today, therefore conditioning the contemporary way of living and thinking.
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STRAZZI, FRANCESCA. "Il veicolo a due ruote nell'immaginario letterario italiano del XX secolo". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/295.

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Parlare dell'influenza dei mezzi di trasporto moderni, e in particolare della motocicletta, nella letteratura italiana permette di aprire nuove prospettive di studio, perché oggi ci si confronta giornalmente con veicoli potenti e tecnologicamente sempre più avanzati. In ambito culturale gli intellettuali riconoscono al veicolo a due ruote un ruolo importante per descrivere la società. Attraverso la motocicletta l'individuo avverte in sé una nuova forza che lo porta a sperimentare l'ansia d'infinito. Egli si sente un nuovo centauro che ha assunto in sé le medesime caratteristiche di forza e velocità del suo mezzo meccanico. Nei secoli passati il veicolo più usato era il cavallo, nell'era di navi, treni e aerei il mezzo che più gli si avvicina è la moto, non solo per la postura del cavaliere, ma perché essa lascia il pilota a contatto con il paesaggio esterno, con i vari fenomeni atmosferici (pioggia, sole e vento) e con i profumi della natura. Se in passato il moto del cavallo poteva diventare il pretesto per esprimere determinati processi narrativi, nel Novecento tale compito è affidato alla motocicletta che cha finito per condizionare il modo di vivere e di pensare degli uomini del XX secolo.
Speaking about the influence of modern means of transport (in particular about the motorcycle) in literature, fixes a new way of studying culture, because today we have to cope with more and more powerful and technologically advanced vehicles. Intellectuals acknowledge motorcycles an important role to describing society. Thanks to the motorcycle man exploits a new strength that enables him to overcome his limits. He feels a sort of divinity embodying the same peculiarities as his vehicle. In the past the horse was the most widespread means of transport while today, in an age of airplanes, ships and trains, it has been replaced by the motorcycle, both for the rider's posture and for his contact with the environment and its expressions: rain, sun and wind as well as the perfumes of the Earth. Just like the horse's motion was in the past a way to express narrative processes, the motorcycle has inherited this task today, therefore conditioning the contemporary way of living and thinking.
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Bottaro, Marica. "Il saxofono nell’orchestra italiana e francese della prima metà del secolo XX". Thesis, Paris 8, 2017. http://www.theses.fr/2017PA080023.

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Resumen
La thèse se propose de vérifier la présence du saxophone dans le répertoire français et italien pour orchestre de la première moitié du XXème siècle, avec le but de confirmer la possibilité d’intégrer le saxophone à l’orchestre de façon permanente.Le choix d’étudier le répertoire pour saxophone dans l’orchestre en France et en Italie des premières décennies du XXème siècle a été fait car cet instrument, créé par Adolphe Sax, facteur d’instrument d’origine belge, a sa première diffusion sur le territoire français pendant la seconde moitié du XIXème siècle, avant de « s’expatrier » dans d’autres pays. C’est à la France donc de vanter les premières compositions pour le saxophone, et c’est au XXème siècle que cette production augmente considérablement. La France, avec son goût pour la couleur du timbre des instruments, influence l’Italie d’une façon particulière, pays où cet instrument est déjà présent au milieu du XIXème siècle, aussi grâce aux appréciations de Gioachino Rossini (qui à l’époque est à Paris), qui poussent le Lycée Musical de Bologna à acheter les produits de la maison Sax. La thèse est subdivisée en trois parties : la première, d’empreinte théorique, dédiée à la présence du saxophone dans les traités d’instrumentation et d’orchestration français et italiens, ainsi que d’autres pays des XIXe et XXe siècle ; la seconde, de caractère illustratif, dans laquelle on analyse les partitions de trois compositeurs français (Ravel, Honegger et Ibert) ; la troisième, toujours de nature illustratif, dédiée à l’étude des compositions de deux auteurs italiens (Marinuzzi et Zandonai)
The thesis’ purpose is to examine the presence of the saxophone in the French and Italian repertoire for orchestra in the first half of the 20th century, and aims at confirming its possible, permanent inclusion in the orchestra. The decision of investigating the repertory of the saxophone in the orchestra in France and Italy in the first decades of the 20th century was made because this instrument, created by the inventor of plenty of other musical instruments, Adolphe Sax (born in Belgium), spreads out for the first time in France during the second half of the 19th century and then ‘expatriates’ to other countries. It is France that can boast the first compositions for this instrument and it is in the 20th century that its production grows excessively. France, with its taste for the color of the instruments’ timbre, influences especially Italy, where the instrument is already present in the first half of the 19th century, thanks to Gioachino Rossini’s appreciations (who was in Paris at that time), pushing the Liceo Musicale in Bologna to buy the maison Sax’s products. My thesis is divided into three parts: the first, with a theoretical purpose, is dedicated to the presence of the saxophone in instrumentation and orchestration treatises published in France, Italy and other countries in the 19th and in the 20th century. In the second part, of explicative kind, the scores of three French composers (Ravel, Honegger and Ibert) are analyzed. Finally, the third section, of explicative kind as well, is dedicated to the study of some compositions by two Italian authors (Marinuzzi and Zandonai)
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Rodella, Francesca <1986&gt. "STIEGLITZ E LA DIVULGAZIONE DELL' ARTE MODERNA IN AMERICA NEL XX SECOLO". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2944.

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Bottaro, Marica <1987&gt. "Il saxofono nell’orchestra italiana e francese della prima metà del secolo XX". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10353.

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Resumen
L’elaborato si propone di sondare la presenza del saxofono all’interno delle partiture orchestrali francesi e italiane della prima metà del secolo XX, con lo scopo di confermare la legittimità della sua inclusione in pianta stabile fra le fila dell’orchestra. La scelta di indagare il repertorio saxofonistico orchestrale delle nazioni Francia e Italia e dei primi decenni del secolo XX è stata fatta poiché lo strumento, nato per mano di Adolphe Sax, costruttore di strumenti musicali di origine belga, ha la sua prima diffusione in terra francese durante la seconda metà dell’Ottocento, per poi “espatriare” anche negli altri paesi. È la Francia, dunque, a vantare il primato compositivo per lo strumento, ed è nel Novecento che questa produzione aumenta a dismisura. La Francia, con il suo gusto per il colore timbrico degli strumenti, contagia in particolar modo l’Italia in cui lo strumento è già presente a metà Ottocento, grazie anche alla sollecitazione di Gioachino Rossini, che da Parigi consiglia al Liceo Musicale di Bologna di adottare quanto prima il nuovo strumento di Sax. La prima parte della tesi, intitolata Teoria. I trattati di strumentazione e di orchestrazione, ha come obiettivo quello di fornire una vera e propria ricognizione mai effettuata prima d’ora della presenza del saxofono all’interno dei trattati di strumentazione e di orchestrazione sia francesi sia italiani, ma anche del Belgio, dell’Inghilterra, della Svizzera e degli Stati Uniti per dimostrare la diffusione dello strumento al di fuori dei due paesi che se ne sono occupati maggiormente. La seconda parte (Composizioni francesi) e la terza (Composizioni italiane) contemplano la presenza di alcune indagini su compositori che hanno incluso il saxofono all’interno delle loro partiture per orchestra. La scelta dei musicisti e delle composizioni da analizzare è stata fatta sulla base della portata e della rilevanza della parte dedicata al saxofono, nonché del peso della singola partitura e del compositore presi in esame, selezionando i titoli prescelti dall’elenco delle partiture che prevedono il saxofono allegato nella tesi.
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Campalto, Alessandra <1993&gt. "Evoluzione dell'immagine biblica di Giuditta tra il XVIII e il XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14710.

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Resumen
In questo lavoro si è voluto analizzare l’evoluzione che ha subito il personaggio biblico di Giuditta tra i secoli XVIII e XX. Personalità ambigua che da sempre ha ispirato la creatività degli artisti europei ma le cui caratteristiche, nei secoli, hanno subito notevoli cambiamenti. La sua storia viene narrata nel Libro di Giuditta contenuto all’interno della Bibbia cristiana cattolica. Osservando le opere pittoriche eseguite in questo lasso di tempo e il contesto culturale in cui sono state prodotte è emerso che, nonostante tre secoli siano un breve arco temporale, il soggetto esaminato ha subito diverse mutazioni. Per quanto sia stata constatata una diminuzione della produzione di opere pittoriche raffiguranti suddetto soggetto non è stato possibile catalogarle tutte ma si è reso necessario scegliere un gruppo di esse che permettesse di comprendere com’è cambiato il modo di rappresentare Giuditta. L’analisi ha rivelato che nel XVIII secolo risulta ancora centrale il rapporto con Dio in quanto senza il sostegno divino Giuditta non sarebbe stata in grado di portare a termine la sua missione patriottica: decapitare il condottiero nemico Oloferne per liberare Betulia dall’assedio dell’esercito assiro. Nel secolo seguente si assiste a una progressiva scomparsa degli elementi iconografici che, tradizionalmente, identificano la giovane vedova ebrea. I pittori tendono a focalizzarsi maggiormente sul personaggio di Giuditta facendone emergere il lato seduttivo che le ha permesso d’ingannare Oloferne. Nel XX secolo, infine, si assiste a un’ulteriore e fondamentale trasformazione di Giuditta che nelle opere di Gustav Klimt e Franz von Stuck diviene una spietata assassina vendicatrice. Questa sorprendente mutazione avviene a seguito della pubblicazione della tragedia di Friedrich Hebbel, Giuditta. Tragedia in cinque atti, e del successivo saggio di Sigmund Freud Il tabù della verginità che trae ispirazione da come viene presentata la personalità di Giuditta nella tragedia dello scrittore tedesco.
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Brachi, Vittoria <1995&gt. "Educare all'immagine. Proposte artistiche per un vocabolario visivo del XX-XXI secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19646.

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Resumen
Il presente elaborato vuole definire il rapporto tra parola e immagine a partire dalla seconda metà del XX secolo; si vuole capire quale sia l’impatto della comunicazione iconica sullo spettatore come individuo sociale e come osservatore, valutando la possibilità dello sviluppo di una alfabetizzazione visiva. Partendo dalla definizione di svolta iconica, si esaminerà l’evoluzione di media quali fotografia e cinema in campo artistico e sociale, prestando attenzione agli spazi in cui avvengono gli incontri uomo-immagine. Ciò tenterà di definire la capacità del singolo di memorizzare le informazioni ivi contenute e la nuova concezione di memoria che ad essa si collega. Si tratterà in particolare l’opera di Martha Rosler, Jenny Holzer e Barbara Kruger, collocata tra gli anni 60 e 80 del secolo scorso. La loro generazione artistica si è rivelata cruciale nel dimostrare la grande importanza che il medium figurativo investe nella società, problematizzando la sua recezione da parte dello spettatore. Successivamente, si tratterà questa trasformazione di ruoli tra immagine e parola tramite gli artisti Steve McQueen e Arthur Jafa. Il focus si sposterà all’analisi dell’immagine in movimento, mantenendo il legame con la Storia, la Memoria, l’identità. Infine, si definirà se l’immagine sia capace di una comunicazione più genuina rispetto alla parola scritta per i suoi caratteri di concisione e raccoglimento e come ciò possa influire sulla nostra percezione. Il ruolo dell’artista dovrebbe rivelarsi fondamentale nel definire un vero e proprio vocabolario visivo.
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Zanzottera, Ferdinando <1969&gt. "L’edilizia residenziale popolare pubblica di Milano nei primi tre decenni del XX secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3896/1/zanzottera_ferdinando_tesi.pdf.

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Resumen
Lo stabilirsi di nuovi criteri abitativi nella Lombardia di fine Ottocento e dei primi decenni del XX secolo, ha fatto emergere, nel vasto tema dell’abitazione popolare, componenti meritevoli di essere analizzate nelle loro differenti declinazioni. Nella ricerca sono quindi stati analizzati: gli studi tipologici di quel periodo, l’impiego di differenti materiali edili, il linguaggio compositivo, le interrelazioni dei manufatti architettonici con il contesto urbano, l’apporto delle cooperative alla realizzazione degli interventi, lo sviluppo e l’impiego della prefabbricazione e la tutela, valorizzazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente. Presupposto di quest’analisi è stata l’ampia ricostruzione storiografica delle fasi germinali e del dibattito ottocentesco sulla casa operaia e popolare, che hanno condotto (all’inizio del novecento) alla creazione dell’Istituto Autonomo Case Popolari od Economiche di Milano. Sono state enucleate anche le principali caratteristiche formali e tecnologiche dell’edilizia residenziale popolare milanese di quel periodo. La ricerca inoltre è stata finalizzata alla definizione di strategie gestionali del patrimonio storiografico esistente (documentario, iconografico e bibliografico) rivolto a una migliore fruizione dei beni architettonici considerati e a supporto di conoscenza per la sua valorizzazione, tutela, trasformazione e recupero. Per questa ragione l’analisi delle fonti documentarie e archivistiche, si è basata sull’indagine di alcuni progetti originari (quasi mai in possesso dell’Aler e parzialmente dispersi in archivi comunali e privati). La ricostruzione del patrimonio storico-visuale dell’edilizia residenziale d’inizio secolo, ha dedicato attenzione anche agli aspetti architettonici e di vita degli spazi comuni, dello stato di conservazione e delle trasformazioni delle strutture originarie. Accanto a questi filoni di indagine è stata sviluppata un’attenta analisi della letteratura esistente, studiando sia la pubblicistica sia la letteratura scientifica coeva alle costruzione e gli studi, anche di grande portata, compiuti nei decenni successivi. L’indagine propone anche una periodizzazione delle fasi realizzative dell’edilizia popolare, relazionandole a contesti architettonici e storiografici di più ampio respiro. Si sono indagate, ad esempio, le ragioni del costituirsi di una forte interdipendenza delle varie realtà sociali urbane e si sono posti a confronto gli elementi prettamente architettonici con il quadro tematico connesso al concetto di modernità. La ricerca non ha neppure trascurato gli studi chiarificatori delle istanze sociali, che hanno trovato particolari riferimenti nelle analisi scientifiche (pubblicate su riviste specialistiche, in qualche caso di difficile reperibilità) o nelle ricerche commissionate dal Comune di Milano nel primo decennio del XX secolo. Grande importanza è stata riposta anche nell’analisi delle delibere comunali (verificate e documentate in modo organico e complessivo) che, a partire dal 1861, trattano il tema dell’impegno pubblico nella realizzazione di edilizia operaia a basso costo.
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Zanzottera, Ferdinando <1969&gt. "L’edilizia residenziale popolare pubblica di Milano nei primi tre decenni del XX secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3896/.

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Lo stabilirsi di nuovi criteri abitativi nella Lombardia di fine Ottocento e dei primi decenni del XX secolo, ha fatto emergere, nel vasto tema dell’abitazione popolare, componenti meritevoli di essere analizzate nelle loro differenti declinazioni. Nella ricerca sono quindi stati analizzati: gli studi tipologici di quel periodo, l’impiego di differenti materiali edili, il linguaggio compositivo, le interrelazioni dei manufatti architettonici con il contesto urbano, l’apporto delle cooperative alla realizzazione degli interventi, lo sviluppo e l’impiego della prefabbricazione e la tutela, valorizzazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente. Presupposto di quest’analisi è stata l’ampia ricostruzione storiografica delle fasi germinali e del dibattito ottocentesco sulla casa operaia e popolare, che hanno condotto (all’inizio del novecento) alla creazione dell’Istituto Autonomo Case Popolari od Economiche di Milano. Sono state enucleate anche le principali caratteristiche formali e tecnologiche dell’edilizia residenziale popolare milanese di quel periodo. La ricerca inoltre è stata finalizzata alla definizione di strategie gestionali del patrimonio storiografico esistente (documentario, iconografico e bibliografico) rivolto a una migliore fruizione dei beni architettonici considerati e a supporto di conoscenza per la sua valorizzazione, tutela, trasformazione e recupero. Per questa ragione l’analisi delle fonti documentarie e archivistiche, si è basata sull’indagine di alcuni progetti originari (quasi mai in possesso dell’Aler e parzialmente dispersi in archivi comunali e privati). La ricostruzione del patrimonio storico-visuale dell’edilizia residenziale d’inizio secolo, ha dedicato attenzione anche agli aspetti architettonici e di vita degli spazi comuni, dello stato di conservazione e delle trasformazioni delle strutture originarie. Accanto a questi filoni di indagine è stata sviluppata un’attenta analisi della letteratura esistente, studiando sia la pubblicistica sia la letteratura scientifica coeva alle costruzione e gli studi, anche di grande portata, compiuti nei decenni successivi. L’indagine propone anche una periodizzazione delle fasi realizzative dell’edilizia popolare, relazionandole a contesti architettonici e storiografici di più ampio respiro. Si sono indagate, ad esempio, le ragioni del costituirsi di una forte interdipendenza delle varie realtà sociali urbane e si sono posti a confronto gli elementi prettamente architettonici con il quadro tematico connesso al concetto di modernità. La ricerca non ha neppure trascurato gli studi chiarificatori delle istanze sociali, che hanno trovato particolari riferimenti nelle analisi scientifiche (pubblicate su riviste specialistiche, in qualche caso di difficile reperibilità) o nelle ricerche commissionate dal Comune di Milano nel primo decennio del XX secolo. Grande importanza è stata riposta anche nell’analisi delle delibere comunali (verificate e documentate in modo organico e complessivo) che, a partire dal 1861, trattano il tema dell’impegno pubblico nella realizzazione di edilizia operaia a basso costo.
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Salaris, Stefania <1987&gt. "Il New York Times racconta: lo sviluppo economico del Giappone nel XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5768.

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L'obiettivo di questa tesi è quello di delineare le tappe principali dello sviluppo economico del Giappone durante il XX secolo. Si è scelto di utilizzare però una prospettiva particolare, quella del New York Times, che ci fornisce l'idea di come una parte dell'opinione pubblica USA abbia interpretato lo sviluppo economico di un paese di industrializzazione non europea.
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Civettini, Giulia <1986&gt. "L'edilizia scolastica nel Nord Italia. Sviluppi e progetti tra XIX e XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6577.

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La tesi intende analizzare la nascita e lo sviluppo della tipologia edilizia appositamente progettata per l’uso scolastico, in particolare per l’insegnamento primario, durante l’Ottocento sino al secondo decennio del Novecento. Lo studio trae i suoi presupposti dall’analisi delle condizioni dell’istruzione e della legislazione scolastica vigente negli Stati preunitari dell’Italia settentrionale dalla metà del XVIII secolo all’Unità nazionale, per poi concentrarsi sulla disamina delle normative emanate dallo Stato italiano per regolamentare il settore dell’edilizia scolastica. Lo scritto si occupa di esaminare gli edifici maggiormente significativi eretti in alcune città della Lombardia, del Piemonte e del Veneto, focalizzandosi sugli aspetti propriamente edilizi ed architettonici.
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Civai, Sara <1988&gt. "Immagini letterarie del Ghetto di Venezia tra il XX e il XXI secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9599.

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La tesi si pone come obiettivo quello di indagare le visioni letterarie del Ghetto di Venezia e della sua comunità immaginata, provando a far dialogare i tanti sguardi di scrittori e giornalisti che nel corso del Novecento e degli anni Duemila hanno attraversato e variamente interpretato questo spazio dalla forte vocazione storica e identitaria, luogo di coscienza che racchiude al suo interno un cortocircuito di memorie. Dal Ghetto vagheggiato di Zangwill e Cecil Roth, al Ghetto trasfigurato in Oriente di Comisso e Parise, fino al Ghetto metafora della precarietà dell'esistenza nel romanzo di Fruttero e Lucentini e della ricerca delle radici in un'autrice come Anita Desai. Ma anche spazio scenico e teatro, emblema dei destini di una città intera nella scrittura di Paolo Barbaro e forse mise en abyme della sua fine annunciata. Refugium. Un luogo circoscritto ma in relazione profonda col mondo intero, come ha suggerito uno dei suoi più recenti visitatori, il fotografo Ferdinando Scianna. La tesi, oltre a cercare di interpretare le diverse prospettive attraverso cui questo spazio è stato rappresentato in età contemporanea da autori "canonici", si occuperà di analizzare alcuni racconti inediti prodotti dagli scrittori coinvolti nel progetto del Dipartimento di Studi Linguistici, «Reimmaginare il Ghetto per il XXI secolo», che ha l'ambizione di ritrasformare il Ghetto «da luogo della memoria locale a luogo di riflessione globale sui temi della tolleranza e della convivenza».
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Diplotti, Monica <1975&gt. "LA LODE DI ALEPPO NEI COMPONIMENTI DAL III/IX AL XIV/XX SECOLO". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18510.

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Il madīḥ è un genere letterario che ha avuto grande diffusione e fortuna nella letteratura araba: consiste nell’elogio di una persona, di un gruppo, di un luogo… Il presente lavoro si concentra su quest’ultimo tipo e propone un’antologia di componimenti dedicati ad Aleppo – città siriana dalla storia plurimillenaria – inquadrandoli nel contesto storico e culturale dell’epoca a cui appartengono. Dalle opere dei numerosi autori presi in esame emerge il ritratto di una città che è cambiata nel tempo, pur mantenendo inalterati alcuni tratti caratteristici oggetto delle lodi ad essa rivolte: il clima favorevole, l’ospitalità offerta allo straniero, la capacità di risollevare l’animo di chi vi arrivava col cuore afflitto, il coraggio di sfidare il tempo... Nel corso dei secoli, da al-Mutanabbī – celeberrimo poeta della corte del principe hamdanide Sayf al-Dawla – a Nizār Qabbānī – forse il più famoso poeta arabo contemporaneo –, Aleppo ha esercitato il suo fascino sia su autori che lì sono nati sia su molti provenienti da diverse parti del mondo arabo. Negli ultimi anni il suo nome è stato associato spesso alla guerra che ha devastato la Siria. Questa ricerca – pur nella sua incompletezza – vuole renderle omaggio ripercorrendone la storia, una storia caratterizzata da epoche di grande splendore e momenti di declino, nella speranza che “il sole della fortuna” – riprendendo l’immagine di una poetessa di epoca ottomana – torni presto a splendere sulla sua Cittadella.
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Mannino, Francesco. "Genesi di periferie storiche tra retaggi e paesaggi nella Catania del XIX-XX secolo". Thesis, Universita' degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/307.

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La ricerca condotta sul tema "Genesi di periferie storiche tra retaggi e paesaggi nella Catania del XIX-XX secolo" ha puntato a soddisfare alcuni quesiti relativi alle dinamiche territoriali che portarono, tra Otto e Novecento, allo sviluppo di quel territorio oggi convenzionalmente descritto da quartieri quali Angeli Custodi, San Cristoforo e parte del Fortino. Il caso di studio di Catania sud e dei quartieri rappresenta un utile esempio di applicazione della categoria di Paesaggio Urbano Storico in un contesto di citta' mediterranea contemporanea. Gli elementi di urbanizzazione connessi allo sviluppo industriale, la condizione di periferia con netta valenza storica, la caratteristica di spazio capace di attirare popolazioni provenienti da aree rurali di retroterra ed entroterra, sommate alla percezione che la citta' tutta sviluppo' nei suoi confronti, permette di leggere l'area dei tre quartieri sia dal punto di vista degli outsiders che da quello degli insiders, nel contesto del dibattito sulla storia dei quartieri, sul paesaggio e sulla pianificazione urbana.
The research titled "Genesi di periferie storiche tra retaggi e paesaggi nella Catania del XIX-XX secolo" intended to answer some questions about territorial behaviors and history, that played a role "in nineteenth and twentieth century " in the development of the urban space corresponding to the districts Angeli Custodi, San Cristoforo and a part of Fortino. The case study of south of Catania and its districts is a useful example to apply the category of Historic Urban Landscape to a contemporary Mediterranean city. The urban development related to industrial growth; the condition of a historical suburb; the capacity to attract the people from rural areas; peopleâ s perception have of this area: all these help us to understand the south area considering the insiders and outsidersâ point of view, in the international discussion about districts history, urban landscape and planning.
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Speziale, Salvatore. "Oltre la peste : sanità, popolazione e società in Tunisia e nel Maghreb (XVIII-XX secolo) /". Cosenza : L. Pellegrini, 1997. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb39068234n.

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Ventoruzzo, Diana <1986&gt. "Le parole del diritto tra tradizione e innovazione in Cina alla soglia del XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4755.

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A cavallo tra XIX e XX secolo, agli occhi degli osservatori occidentali, il Celeste Impero diventò l’emblema di una cultura immobile e arretrata, chiusa nella strenua difesa del suo conservatorismo. Smembrata sotto il controllo delle potenze coloniali, e tuttavia forte della sua tradizione culturale, la Cina Qing cercò di riaffermare la propria autorità dotandosi di leggi di matrice occidentale, e iniziando così un processo di studio e di traduzione di testi giuridici stranieri. Questa tesi prende in esame alcuni termini per ricostruire il ruolo e la funzione che la Cina assegnò al diritto e per analizzare come la lingua cinese, solo apparentemente impenetrabile e chiusa ai prestiti stranieri, abbia in realtà elaborato molti neologismi, assimilando nuovi concetti giuridici, pur mediati da una tradizione millenaria che, benché assegnasse al diritto un ruolo secondario nel mantenimento dell’ordine sociale, stabiliva delle norme per moltissimi aspetti di vita quotidiana.
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Pelosato, Camilla <1993&gt. "L’IMMAGINE DELL’ARMENIA NELLA CULTURA E LETTERATURA RUSSA DEL XIX E DEI PRIMI DECENNI DEL XX SECOLO". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12190.

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La tesi cercherà di delineare l'immagine dell'Armenia, in particolare della popolazione armena cosiddetta orientale, all'interno della cultura e letteratura russa del XIX e dei primi decenni del XX secolo. Dopo aver tracciato le basi del rapporto storico-politico costituitosi tra Russia e Armenia, vedremo che considerazione, che ruolo e che importanza aveva la popolazione armena all'interno della cultura russa e di come tutto ciò si sia riflettuto nelle opere di grandi autori russi. In particolare verranno analizzate alcune produzioni di Puškin, Griboedov, Lermontov e Tol'stoj, per poi concentrarsi sul particolare interesse sviluppato per la popolazione armena, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, da parte di alcuni studiosi, come Veselovskij, e di alcuni poeti russi, come Brjusov e Gorodeckij. L'analisi verrà effettuata mettendo inoltre a confronto le tesi di studiosi anglosassoni e di studiosi russi che si sono spesso trovati in contrasto sulla natura e sul significato della questione dell'orientalismo all'interno dei rapporti culturali russo-armeni.
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NOCETO, FILIPPO. "Impostazione della causa nell’esperienza codificatoria spagnola e italiana fra XIX e XX secolo – Premesse storico-ricostruttive". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1082400.

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Abstract Il presente lavoro intende realizzare una ricostruzione critica dell’evoluzione storico-normativa concernente la disciplina dell’introduzione e trattazione della controversia negli ordinamenti italiano e spagnolo fra XIX e XX secolo. In questa prospettiva si dedica particolare attenzione alla genesi dei rispettivi modelli di codificazione ‘moderna’ e al successivo dibattito sulle riforme e tentativi di riforma precedenti l’emanazione dei codici attualmente in vigore. Il tutto nell’ottica di evidenziare significative affinità fra esperienze evolutive tradizionalmente considerate a sé stanti.
Abstract This work intends to provide a critical reconstruction of historical development concerning the legal framework of civil pre-trial procedure in Italian and Spanish legal systems between the 19th and 20th century. In this perspective special attention is focused on respective models of ‘modern’ codification as well as on subsequent reforms until the enactment of current civil procedure codes. All with a view to highlighting relevant similarities between historical evolutions traditionally considered in their own right.
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Rainoldi, Valeria. "Il ghetto di Verona e la sua sinagoga: trasformazioni architettonico-urbane fra XIX e XX secolo". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2018. https://hdl.handle.net/11572/368205.

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La tesi è dedicata alla Sinagoga di Verona e alle vicende architettonico-urbane che hanno interessato il Ghetto ebraico fra XIX e XX secolo; è organizzata in sette capitoli che, tranne per il primo capitolo, seguono un ordine cronologico. Al fine di poter meglio comprendere le vicende e l’architettura dell’ex Ghetto veronese e delle sue sinagoghe, sono dapprima chiariti i concetti chiave del patrimonio architettonico ebraico anche attraverso confronti stilistici fra gli arredi cultuali appartenenti alle varie regioni nord-italiane, con alcuni rinvii alle testimonianze europee. Nel corso dei capitoli successivi vengono approfondite le vicende di istituzione del Ghetto veronese e delle sue prime sinagoghe, la costruzione del Nuovo Tempio Israelitico, i primi tentativi compiuti alle soglie del Novecento di demolizione del Ghetto, a favore dapprima della realizzazione di un politeama, moderno teatro polifunzionale, e poi a favore della costruzione di una nuova sede per la locale Cassa di Risparmio. Il quinto capitolo tratta il piano definitivo di demolizione del Ghetto, articolato in tre fasi fra il 1924 e il 1928, soffermandosi sui progetti dell’architetto Aldo Goldschmiedt per l’alzamento del porticato di via Portici e sui tentativi di tutela della casa Pincherli compiuti dal Soprintendente Giuseppe Gerola. Gli ultimi due capitoli analizzano l’intervento dell’architetto Ettore Fagiuoli nel Tempio Israelitico, completato a settembre 1929, con un rapido excursus sulla figura del progettista, e sulla ricostruzione avvenuta fra il 1927 e il 1938 dell’area dell’ex Ghetto ebraico, in cui furono coinvolti sia Ettore Fagiuoli che Francesco Banterle. Del Supercinema, del Superpalazzo, dell’Albergo Touring e della Banca Nazionale del Lavoro sono indagati progetti e realizzazioni. In Appendice è riportato il regesto dei contratti di demolizione del Ghetto, conservati in 146 buste nell’Archivio del Comune di Verona e analizzati per la stesura del quinto capitolo, mentre una seconda Appendice riguarda i cimiteri ebraici veronesi, le cui vicende si intrecciano cronologicamente con le fasi di sistemazione del Ghetto e sono per questo significative.
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Lanteri, Minet Tomaso <1985&gt. "Mario Labò. La produzione architettonica e il ruolo di promotore culturale nella prima meta del XX secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7961/1/TOMASO%20LANTERI%20MINET%20-%20MARIO%20LABO%20-%20TESI.pdf.

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La ricerca si propone di indagare la figura di Mario Labò (1884-1961), architetto-progettista, attento mediatore culturale impegnato negli studi storiografici, nella critica dell’arte, nella politica e protagonista dell’avanguardia razionalista. Si intende definirne il profilo culturale eseguendo una lettura critica e consapevole delle numerose fonti scritte, dell’opera progettuale, studiando i rapporti intrapresi con i contesti nazionali e internazionali delle avanguardie culturali di inizio Novecento. La ricerca vuole raccontare, attraverso l’attenta analisi delle fonti di archivio e lo studio approfondito dell’opera culturale di Mario Labò, le prime sei decadi del XX secolo. Inoltre, l’obbiettivo di questa tesi è quello di fornire un primo contributo sugli elementi compositivi della sua architettura in rapporto agli anni della formazione e agli scritti da lui prodotti.
The research aims at exploring the activity of Mario Labò (1884-1961), architect, designer, cultural mediator, representative of the rationalist avant-garde, committed in historiographical studies, art criticism and politics. The objective is to define his cultural profile through a critical reading of the numerous written sources, to study his architectural works and the relationships established with the cultural national and international avant-garde of the beginning of the 20th century. The current bibliography and the limited number of studied carried on Mario Labò are insufficient to point out the importance of his architectural production and, above all, of Labò himself as “man of culture”, with his relationships and his active role in the dialogue with other representatives of modern architecture. The research wants to describe the first six decades of the 20th century through a detailed analysis of Labò’s archives and cultural works.
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Vianello, Eugenia <1975&gt. "La letteratura come specchio dei cambiamenti della società: tre ritratti di donna nel Giappone del XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2423.

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L’argomento trattato in questa tesi e’ l’evoluzione della figura femminile nella letteratura giapponese moderna e contemporanea, e si basa sull’analisi di tre romanzi prodotti da altrettante famose scrittrici: Inazuma (1936) di Hayashi Fumiko 林芙美子 (1903-1951), Sanbiki no kani (1968) di Ōba Minako 大庭みな子 (1930-2007) e Kasha (1992) di Miyabe Miyuki 宮部みゆき (1960). Sono state scelte tre autrici appartenenti a tre momenti storici diversi del secolo scorso in quanto, attraverso la presentazione dei personaggi da loro ideati, si vuole evidenziare l’evoluzione in letteratura della riflessione sulla condizione della donna nella società giapponese del ventesimo secolo. Nei romanzi trattati, infatti, si riscontrano diversi livelli di approfondimento dell’analisi della condizione femminile in Giappone, legati sia alle contingenze storico-culturali, sia a tre diversi punti di osservazione delle scrittrici dai quali trapela una diversa consapevolezza dell’essere donna e individuo appartenente alla società.
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Cugnata, Cristina <1987&gt. "Elizaveta Ivanovna De-Vitte. Uno sguardo al femminile sulla condizione degli Slavi europei all'inizio del XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2537.

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Rossin, Francesco <1985&gt. "AIDS e letteratura: come è stata raccontata la peste del xx° secolo nei romanzi e nei film". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9415.

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La tesi è una ricerca sugli scrittori e i registi che hanno affrontato il tema dell'Aids. Partendo dall'analisi dei testi di Pier Vittori Tondelli, Cyril Collard, Hervè Guibert, Brett Shapiro, Alessandro Golinelli, Maurizio Gregorini e Nicola Gardini si studia il loro pensiero e il ruolo che hanno avuto come testimoni della “peste del ventesimo secolo”. Viene valutata la loro posizione in relazione ai movimenti letterari preminenti (specialmente il postmodernismo) e la loro contro-reazione a quest'ultimi. Si passa poi al confronto col pensiero dei sociologi Marco Binotto e Susan Sontag sullo stesso argomento. A questo si aggiunge lo studio delle autrici femminili che hanno trattato il tema dell'Aids nei loro romanzi: Simona Ferraresi, Isabelle Muller, Valeria Piassa Polizzi, Charlotte Valandrey e Banana Yoshimoto. Fatto questo si passa al cinema analizzando attraverso i personaggi come è stato proposto il tema dell'Aids al pubblico negli anni ottanta/novanta e ai giorni nostri. Segue il confronto fra la letteratura e il cinema sullo stesso tema.
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Fabris, N'Ai' <1987&gt. ""Le esposizioni d’arte a Udine tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14605.

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L’elaborato prevede lo studio delle attività espositive a Udine a cavallo tra il XIX e il XX secolo e precisamente dal 1853 al 1951, prendendo in considerazione una trentina di mostre d’arte analizzate attraverso i relativi cataloghi e periodici dell’epoca. L’indagine coinvolge gli artisti più importanti di questo periodo di passaggio ed ha lo scopo di tracciare una storia dell’arte contemporanea a Udine. A partire quindi dalla Prima esposizione delle belle arti in Udine svoltasi nel 1853 in cui si nota una forte restrizione ai temi ed agli stili accademici espressi dagli artisti Michelangelo Grigoletti, Filippo Giuseppini e Giuseppe Malignani, si passa gradualmente ad una apertura verso nuove forme artistiche, anche grazie al collegamento della realtà udinese verso i maggiori avvenimenti artistici italiani quali la Biennale d’Arte di Venezia e la Quadriennale Nazionale di Roma. Le nuove tendenze trovano la loro affermazione alla I Mostra della Scuola Friulana d’Avanguardia del 1928, organizzata dal giovane gruppo composto da Dino, Mirko e Afro Basaldella, accompagnati da Angilotto Ermacora Modotto e Alessandro Filipponi. Il percorso attraversa gli anni tra le due guerre con le prolifiche mostre promosse dal Sindacato fascista artisti e professionisti, per concludersi con le mostre organizzate dal Circolo artistico friulano sostenitore del movimento neorealista conosciuto con il nome di Vicolo Florio e capeggiato da Giuseppe Zigaina.
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De, Benetti Sarah <1987&gt. "Le mostre di Paul Klee in Italia. La fortuna espositiva dell'artista svizzero nel corso del XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18497.

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Il presente contributo di ricerca intende ripercorrere le tappe che hanno portato alla nascita, e al successivo sviluppo, della ricerca critica riguardante l’opera di Paul Klee in Italia. Partendo da un breve excursus relativo alla vita dell’artista che, nello specifico, indaga il rapporto personale che ebbe con il nostro paese, l’elaborato sviluppa la sua ricerca dalla prima presentazione in Italia dell’arte di Paul Klee, fatta risalire al 1920, grazie ad un articolo del giovane critico tedesco Leopold Zahn nella rivista d’avanguardia Valori Plastici. Vengono quindi passate in rassegna le occasioni espositive offerte dalle Biennali, sia durante la vita dell’artista (1928 e 1930), sia dopo la morte (1948, 1950 e 1954), unitamente alle mostre e ai rapporti intrecciati con la Galleria de’ Il Milione e all’uscita dell’edizione italiana della monografia di Will Grohmann, che permisero una penetrazione ampia e diramata della sua ricerca nell’arte e nella critica italiane. Attraverso una indagine diretta effettuata presso l’archivio della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, vengono presi in considerazione gli approfondimenti dello studio dell’universo kleeniano nell’ambiente artistico della capitale a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta e le relative mostre realizzate presso tale istituto. La tesi si conclude con un regesto delle opere di Paul Klee attualmente presenti nelle collezioni pubbliche italiane, oltre ad un elenco di disegni e dipinti passati per esposizioni realizzate nel nostro paese dal 1920 al 2018.
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Muzio, Gaia <1998&gt. "Anchoring effect nelle aste di opere d'arte: uno studio empirico sulle aste d'arte italiana del XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21984.

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Nelle aste d’arte sono molteplici le informazioni disponibili circa un’opera d’arte – i prezzi precedenti di aggiudicazione, le stime prevendita, le caratteristiche del lotto. Ognuna di queste variabili ha il potere di condizionare i processi di ragionamento degli attori in asta – esperti d’arte, bidder e seller. Questo studio si pone come obiettivo analizzare il fenomeno dell’anchoring effect dei prezzi di aggiudicazione e delle stime prevendita di opere d’arte, esplorando in quale misura gli attori in asta siano ancorati a tali variabili. A partire da una revisione delle letteratura scientifica, sono stati descritti e confrontati alcuni lavori sull’effetto ancoraggio in diversi settori del mercato, tra cui le aste d’arte, le aste di vino pregiato e le negoziazioni immobiliari. Successivamente, si è sviluppato un modello empirico di regressione per verificare la sussistenza di effetti d’ancoraggio su un database di 62 opere di artisti italiani del XX secolo rivendute almeno due volte da Sotheby’s e Christie’s dal 1993 al 2021.
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Pizzigatti, Cesare. "Degrado e restauro dei materiali dell'architettura del XX secolo: il caso dell'ex discoteca "Woodpecker" di Milano Marittima (RA)". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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La tesi in oggetto riguarda lo studio del degrado dei materiali della cupola dell’ex discoteca Woodpecker di Milano Marittima (RA), realizzata nel 1968 su progetto dall’arch. Filippo Monti; il locale versa in stato di abbandono da circa 40 anni e, a seguito dell’iter ultimamente intrapreso dal Comune di Cervia, sembra destinato a un prossimo recupero che prevede anche la riproposizione della destinazione d’uso originaria. La suddetta cupola, costruita a copertura dell’ambiente che era deputato a ospitare l’orchestra e la pista da ballo, ha una forma semisferica ed è costituita dall’assemblaggio di 23 vele in vetroresina nervate con profili in acciaio, in stato di avanzato degrado; sull’intradosso è presente un graffito dello street artist Blu, realizzato agli inizi degli anni 2000 e attualmente alquanto deteriorato. L’assenza di esaurienti elaborati progettuali originali (accentuata dal fatto che per la realizzazione delle vele ci si affidò a un’azienda che realizzava barche in vetroresina) ha reso necessaria una lunga e accurata fase di analisi per avanzare una verosimile ipotesi in merito alle tecniche di realizzazione; particolare attenzione è stata dedicata anche a una classificazione dei vari tipi di degrado che interessano la cupola. Sono quindi state condotte analisi di laboratorio (microscopio ottico, microscopio elettronico e FTIR) su campioni di tinta, di acciaio e di vetroresina, che hanno permesso la caratterizzazione materica e il confronto con le ipotesi avanzate in fase di anamnesi. Sono state infine proposte delle possibili linee guida per l'intervento di restauro. Il restauro delle architetture del XX secolo implica una serie di problematiche inerenti l’approccio di intervento, sia per la differente percezione di “bene culturale” relativo a tali opere rispetto a quelle dell’antichità, sia per il carattere innovativo, e talvolta sperimentale, dei materiali e delle tecniche costruttive usate, di cui il Woodpecker costituisce un esempio emblematico.
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Piredda, Maria Francesca <1977&gt. "Il cinema in missione. La pratica cinematografica dei missionari italiani lungo il XX secolo tra apostolato e antropologia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1120/1/Tesi_Piredda_Maria_Francesca.pdf.

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The thesis reconstructs the cinema’s experience of Italian missionaries during the XX century in a historical-pragmatic key. Italian missionaries, who started producing movies around the Twenties, have used cinema as a helpful instrument for religious propaganda. They have considered the rules of the Catholic Church, the political and social context and the audience’s expectations. Each chapter (1-4) analyses the phenomenon inside the context constituted by the Italian colonial experiences, the relationship between Catholic Church and images during the Evangelization, the history of cinema and the history of missions. A specific chapter (chapter 5) is dedicated to the archives of missionary’s cinema and to the value to be assigned to this film production (in terms of social memory and archive’s memory). At the end of the first part, the thesis presents a proposal about the relationship between missionary’s cinema and visual anthropology. The second part of the thesis includes the film cards of the missionary’s movies preserved in Italy: 339 cards of Italian movies and 149 cards of foreign movies placed in different archives and bureaus.
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Piredda, Maria Francesca <1977&gt. "Il cinema in missione. La pratica cinematografica dei missionari italiani lungo il XX secolo tra apostolato e antropologia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1120/.

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The thesis reconstructs the cinema’s experience of Italian missionaries during the XX century in a historical-pragmatic key. Italian missionaries, who started producing movies around the Twenties, have used cinema as a helpful instrument for religious propaganda. They have considered the rules of the Catholic Church, the political and social context and the audience’s expectations. Each chapter (1-4) analyses the phenomenon inside the context constituted by the Italian colonial experiences, the relationship between Catholic Church and images during the Evangelization, the history of cinema and the history of missions. A specific chapter (chapter 5) is dedicated to the archives of missionary’s cinema and to the value to be assigned to this film production (in terms of social memory and archive’s memory). At the end of the first part, the thesis presents a proposal about the relationship between missionary’s cinema and visual anthropology. The second part of the thesis includes the film cards of the missionary’s movies preserved in Italy: 339 cards of Italian movies and 149 cards of foreign movies placed in different archives and bureaus.
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Favaretto, Giulia <1988&gt. "Modernità e Restauro. Materialità e divenire dell'architettura razionalista forlivese nello scenario del restauro del patrimonio del XX secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9062/1/favaretto_giulia_tesi.pdf.

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Documentare la vicenda progettuale, esecutiva e trasformativa di architetture razionaliste forlivesi di grande significato, illustrandone i moventi progettuali, descrivendone gli esiti materiali e ricomponendone la sequenza delle modificazioni, ha l’obiettivo di fornire un contributo utile alla conoscenza finalizzata alla trasmissione al futuro di tale patrimonio. Ripartendo dalle fonti d’archivio e giungendo alla lettura diretta del costruito, lo studio converge l’attenzione sull’arco temporale del Ventennio e, nel farlo, documenta quattro esperienze architettoniche forlivesi, emblematiche nella ridefinizione di un territorio profondamente segnato dalle vicende del fascismo: la Casa del Balilla, l’Asilo Santarelli, l’Istituto Tecnico Industriale e il Collegio Aeronautico. Approfondire il quadro conoscitivo di architetture costruite risulta tuttavia necessario ma non sufficiente per garantire la permanenza in essere di un patrimonio unico e non ripetibile: una solida indagine di conoscenza non ha senso in mancanza di un ordine metodologico. Collocandosi nello scenario del restauro del patrimonio del XX secolo, la ricerca sviluppa l’argomento da un punto di vista ancora poco esplorato: il rapporto tra Modernità e Restauro. Infatti, pur focalizzando l’attenzione sulle questioni ruotanti attorno alla materialità e al divenire di significative architetture della Forlì razionalista, la tesi amplia lo sguardo sull’incontro con la modernità, per domandarsi se il restauro possa esserne espressione. Così facendo, l’indagine giunge a una riflessione sulle questioni critico-metodologiche dell’operazione, per poi effettuare un affondo sugli aspetti tecnico-operativi dell’intervento, diretta conseguenza dell’orientamento di metodo. Ad emergere sono le sollecitazioni che i fermenti della modernità possono offrire al presente, configurando il restauro come sua effettiva espressione. L’intento è quello di delineare un quadro di approfondita conoscenza di rilevanti testimonianze materiali della Forlì razionalista e di sviluppare una trattazione utile, in termini teorici ed operativi, all’individuazione di strategie orientate alla conservazione e all’uso contemporaneo dell’architettura del XX secolo.
The recording of the planning, executive and transformative processes of significant rationalist architectures in Forlì aims at providing a useful contribution for a deep knowledge of this heritage with the purpose of its future transmission. Starting from the archive sources and getting to the direct reading of the buildings, the study focuses on the Fascist period and it provides documentary evidence of four architectures in Forlì: the Casa del Balilla, the Santarelli Kindergarten, the Industrial Technical Institute and the Aeronautical College. Nevertheless, the detailed study of built architectures is necessary but not enough to guarantee the safeguard of a unique and unrepeatable heritage: a solid investigation of knowledge doesn’t make sense without a methodological order. Placing itself in the scenario of the restoration of the 20th century heritage, the research develops the topic from a point of view that has been little explored: the relationship between Modernity and Restoration. Indeed, although the thesis draws attention to the issues concerning the materiality and the transformation of significant rationalist architectures in Forlì, it provides a broader overview of the encounter with modernity in order to wonder whether restoration could be an expression of it. The investigation first gets to a reflection that involves the critical-methodological questions of the operation and then deepens the technical-operational aspects of the intervention that are the direct consequence of the orientation of method. It is the solicitations which the ferments of modernity can offer to the present that emerge configuring restoration as an effective expression of it. The aim is to outline a picture of deep knowledge of relevant material proofs in Forlì and to develop a treatise that might be useful, in theoretical and operative terms, to the identification of strategies oriented to the conservation and contemporary use of the 20th century architecture.
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Sgobbi, Manuela <1980&gt. "Studio dei trattamenti superficiali del XIX-XX secolo su manufatti lapidei a Venezia mediante tecniche chimico-fisiche d'indagine". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/68.

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RIGHI, MARCO. "Il Phiopop nell’arte a cavallo fra XX e XXI secolo: indagine fenomenologica e tentativo d’iscrizione di una tendenza ultracontemporanea". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2015. http://hdl.handle.net/10446/48695.

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Rallaki, Nicoletta. "L'Atene di Petros Markaris. Paesaggio e identità urbana di una città nella narrativa greca fra XX e XXI secolo". Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1613.

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In questo lavoro cercheremo di esaminare da una parte, lo sviluppo urbanistico, storico e sociale di Atene, eletta a capitale della Grecia postunitaria (1834), e, dall altra, l immagine e il ruolo della città nel romanzo poliziesco attraverso le opere dell autore contemporaneo greco Petros Màrkaris. La città di Atene è caratterizzata da un particolare sviluppo urbano, poiché in soli due secoli (XIX-XXI) riesce a trasformarsi da un villaggio di 4.000 abitanti in una città che rappresenta un perfetto esempio di gigantismo urbano, collocandosi fra le poche città al mondo che oltrepassano la soglia dei tre milioni di abitanti. Piani regolatori e pagine di una letteratura cittadina , qual è prevalentemente il giallo, si intersecano tra loro. Se i primi intendono regolare lo spazio urbano, il secondo si pone l obiettivo di interpretarlo. Infatti, il romanzo poliziesco nasce dalla necessità degli autori di raccontare la realtà delle grandi città che costituiscono lo spazio naturale, biologico , dove cresce e si sviluppa la criminalità. Atene, da vera metropoli multi-etnica dalle mille realtà diverse, dotata di un identità culturale e un paesaggio urbano che oscillano tra Oriente e Occidente, offre lo spazio ideale per l ambientazione di un romanzo poliziesco, o meglio, un romanzo sociale con trama poliziesca, come viene spesso definito il noir di Petros Màrkaris, e diventa la sua protagonista insieme con il commissario Kostas Charitos.Oggetto principale del racconto costituiscono le conseguenze del suo mastodontico urbanesimo, quali il traffico metropolitano, e l ambiente inquinato del centro, ma soprattutto le storie racchiuse nei vari quartieri di ogni estrazione sociale.
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Paparelli, Rubina <1989&gt. "Insegnamento e apprendimento della lingua araba. Analisi di alcune grammatiche moderne alla luce delle tendenze glottodidattiche del XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4555.

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Il presente studio si propone di  analizzare da un punto di vista glottodidattico alcune grammatiche di lingua araba letteraria, sia essa classica (Classical Arabic) o moderna (Modern Standard Arabic), scritte in italiano. Una prima parte sarà dedicata all'illustrazione del campo d'indagine della glottodidattica e delle tendenze che hanno contrassegnato il processo di insegnamento/apprendimento delle lingue nel XX secolo. Si procederà quindi a delineare le metodologie che sono alla base dell'impostazione di un manuale rivolto ai discenti di lingua araba e di madrelingua italiana, al fine di illustrare come diversi modi di concepire l'insegnamento e l'apprendimento della lingua diano origine ad impostazioni didattiche e attitudini all'apprendimento differenti.
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Carpisassi, Daniela. "La strategia discorsiva dell'ironia nella narrativa "muliebre" agli inizi del XX secolo : Clelia Pellicano (Jane Grey) e Gabrielle Willy (Collette)". Paris 3, 2008. http://www.theses.fr/2008PA030169.

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Ce travail présente la réflexion sur la comparaison de la stratégie de l'ironie dans les oeuvres des deux auteures du début du XX siècle l'italienne Clelia Romano Pellicano et la française Colette. Nous avons comparé le cycle des Claudine de cette dernière avec les recueils de nouvelles Coppie et Novelle calabresi signées par Pellicano, retraçant aussi une biographie de cette femme écrivain méconnue. Pour cette étude, une notion sexuée d'ironie et d'humour au féminin a été créée, reconstituant le cadre des théories existantes que l'on a mis en relation aux études sur les dimensions interdiscursives et relationnelles propres à l'ironie littéraire. Notre discours a aussi été contextualisé par une reconstruction des aspects dominants de l'esprit de la Belle Époque. Nous avons identifié les termes du débat sur la surabondance et la qualité de la littérature féminine, qui était (dis)qualifiée de « muliebre » ; débat dans lequel Colette figurait comme élément principal de comparaison par rapport aux auteures italiennes. L'ironie de Pellicano et Colette s'est révélée être la stratégie discursive qui amorce un conflit (amoureux) avec l'Autre. Par l'ironie elles ont dénoncé les contradictions de leur temps et évoqué des sujets sensibles ou considérés scabreux (dans la relation entre les deux sexes, par exemple). Elles se sont aussi rapportées au canon littéraire réaliste de façon désacralisée ; aspect que nous avons étudié en analysant la relation de l'ironie au naturalisme-vérisme. Les auteures ont, en outre, instauré une relation de complicité avec leurs lecteurs notamment grâce à l'ironie et à l'auto-ironie dont elles font preuve quant à leur propre statut d'écrivaines
We have compared how irony was used by two women writers at the beginning of the 20th century: the French Colette and the Italian Clelia Romano Pellicano. We have examined the navels of Claudine's series by Colette, and the two collections of short-stories Coppie and Novelle calabresi by Pellicano. The missing biography of the Italian writer has also been reconstructed. For this analysis we have revised the notion of feminine irony (and humor) and of women's comedy, reconstrueting the panorama of the existing theories and reconsidering some studies about the interdiscursive and relational dimensions proper of literary irony. We have historically contextualised our analysis identifying the characteristics of Belle Epoque's esprit and the relationship between caricatures and literary charge. We have picked out the ternis of the debate of this period about the excess and the quality of that female literature disqualified by the adjective « muliebre ». In this debate Colette has appeared as term of comparison for the works of the Italian women witers. Pellicano and Colette's irony emerges as a discursive strategy through which it is possible to inaugurate a "caring" conflict with the Other, in order to uncover the contradictions of their time and to deal with delicated subjets or themes considered awkward (i. E. The authorities' corruption or the relationship between sexes). Both women writers were related to the literary realistic model of their time by an irreverent way. We have studied it also reflecting upon the relationship between irony and Naturalism. Through irony and even self-irony about their status as women writers, they have created a relation with their readers
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Troian, Veronica <1989&gt. "Il riassetto delle città gateway e dei relativi hinterland nella provincia dello Shandong tra il XIX e il XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3908.

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A partire dalla fine del XIX secolo, lo Shandong, al pari di numerose altre aree del paese, conobbe una serie di cambiamenti, dovuti in primis all’arrivo delle potenze imperialiste in Cina. Vi fu nello specifico uno spostamento degli interessi economici della provincia da occidente a oriente, che portò ad un totale riassetto dei gateways e dei rispettivi hinterland: le città situate sul Gran canale, che prima dell’ Ottocento avevano vissuto un periodo di prosperità, a causa del declino del sistema fluviale, divennero aree periferiche, escluse dai principali traffici commerciali, mentre le città portuali della costa orientale e i centri urbani prossimi alle linee ferroviarie furono inseriti nella nuova rete di trasporti e comunicazioni, conoscendo un vero e proprio boom economico.
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Codolo, Valentina <1988&gt. "Libri a Portogruaro nel XX e nel XXI secolo: dalla biblioteca circolante e dal fondo USIS all'idea di Centro Culturale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6268.

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La tesi si concentra sulla storia della biblioteca di Portogruaro e sul suo sviluppo dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Attraverso un dettagliato excursus storico e politico, vengono ripercorse le fasi che hanno portato all'istituzione della biblioteca comunale, fino all'inaugurazione del nuovo centro culturale, prevista per la primavera del 2015. In particolare, la tesi si sofferma sulle origini della biblioteca di Portogruaro, nata da un nucleo di libri arrivati dallo United States Information Service di Trieste nel dopoguerra e conservati all'interno di uno dei due mulini di Portogruaro, che al tempo ospitava una biblioteca circolante. L'esame dei documenti inediti, il catalogo dei libri consegnati e il confronto con altre biblioteche USIS esistenti all'epoca rivela le le pratiche di amministratori locali e di privati cittadini nell'erogazione di servizi culturali.
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Arcuri, Luciana. "Il problema della conservazione dell'architettura moderna in calcestruzzo armato. Casi studio a Salerno". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/166.

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2009 - 2010
Il XX secolo è stato il periodo in cui si è avuta la maggiore produzione edilizia e in cui si è andata a delineare la configurazione attualmente prevalente delle città e dei territori. In esso si riscontra un fiorire di innovazioni sia tecnologiche sia formali che sono testimonianza del passaggio fondamentale dalle tecniche tradizionali, di impronta artigianale, alle moderne tecniche industriali. E’ evidente che sia totalmente improponibile una museificazione dell’intero patrimonio architettonico di tale periodo storico sia per la insostenibilità politica ed economica, sia perché priva di alcun fondamento culturale. Nasce, quindi, la necessità di individuare quali siano i criteri per decidere se un’ opera sia o meno idonea per essere tramandata alle generazioni future e quali siano le metodologie di conservazione più corrette. A differenza del patrimonio edilizio storico, quello moderno presenta alcuni problemi diversi. Il suo degrado è spesso sia costruttivo che prestazionale e i motivi della sua salvaguardia possono essere, contemporaneamente: collegati al proprio valore storico-artistico, si impone, quindi, il rispetto del manufatto in ogni sua forma e significato; e non collegati a tale valenza, si necessita, in tal caso, manterne il valore generale (economico, ecologico, sociale). In altre parole, la conservazione del Moderno impone di tenere in vita sia l’icona che l’ordinario, riconoscendone il valore socio-culturale e, allo stesso tempo, facendo perdurare la sua validità economica. Il lavoro di ricerca si articola in tre fasi. La prima è finalizzata ad indagare lo “stato dell’arte” del recupero del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo. Per fare ciò è necessario analizzare il quadro normativo vigente sia a livello europeo, sia nazionale, sia regionale. Successivamente bisognerà analizzare le attuali posizioni del mondo scientifico-culturale. La seconda fase è quella di analisi dei casi studio. Dopo un primo momento di ricerca storicobibliografica, si è proceduto all’ analisi dello stato di fatto, e, successivamente, all’analisi delle problematiche rilevate. In primo luogo è stata presa in analisi la Chiesa della Sacra Famiglia, sita all’interno del quartiere Fratte di Salerno e progettata da Paolo Portoghesi e Vittorio Gigliotti nel 1968. I progettisti creano lo spazio, inteso come insieme di luoghi, cui è associata una specifica funzione, utilizzando setti curvi in calcestruzzo armato. In realtà tutto il progetto nasce dall’individuazione di sei centri che diventano fulcri di determinate attività. L’interno è caratterizzato dalla presenza di tre centri che generano altrettante volte che poggiano su setti circolari e il tutto è unito da un’unica cupola, in modo da manifestare il concetto di “uno e trino”. Gli altri tre centri individuano la sistemazione esterna. L'analisi di tale opera ha portato ad affrontare in maniera accurata la tematica relativa al degrado del materiale che più di ogni altro ha caratterizzato l'architettura del XX sec.: il calcestruzzo armato. Dopo aver affrontato le varie cause che innescano i fenomeni di degrado e le varie tecniche di ripristino, si è elaborato un lessico atto a individuare i vari fenomeni presenti in una struttura in calcestruzzo. Secondo caso-studio è la fabbrica Landis&Gyr, realizzata negli anni ‘62-’65 nella piana del Piacentino a sud di Salerno, e progettata da Luigi Cosenza. Peculiarità di tutta l’opera di Luigi Cosenza è quella di umanizzare quelli che erano i principi del Razionalismo. La persona che dovrà poi usufruire del bene architettonico diviene soggetto del pensiero progettuale, che nasce dall’analisi delle sue esigenze. E’ per questo motivo che egli cambia in modo radicale il modo di progettare una fabbrica, non pensando solo alle esigenze delle macchine, ma, soprattutto, a quelle degli operai, avendo la convinzione che il rendimento non possa che aumentare quando vi sia un perfetto equilibrio fisico e spirituale. Lo spazio nasce, quindi, dall’analisi della posizione delle macchine e degli addetti, e non viceversa. Visto lo stato in cui versa attualmente questa opera, in questo caso l'attenzione si è focalizzata circa la possibilità di rifunzionalizzare un bene nel rispetto delle sue peculiarità e, allo stesso tempo, creando un aumento del valore economico e sociale. Infine si è presa in esame la fabbrica delle Ceramiche Solimene, realizzata negli anni 1952-54 a Vietri (Sa), e progettata da Paolo Soleri. Essa si sviluppa su un lotto esiguo, delimitato da una parete rocciosa, fortemente scoscesa, e dalla strada d’ingresso a Vietri sul Mare. Lo sviluppo di una rampa interna, che poggia su pilastri simili ad alberi pietrificati, seguendo l’inclinazione della parete esterna, crea un architettura che è contemporaneamente di sosta e di percorso, poiché lungo il suo sviluppo si articolano le varie fasi lavorative e si vengono a definire le postazioni di lavoro dei vari operai. E’ sicuramente questo un’eccezionale esempio di Architettura Organica pienamente integrata nel paesaggio vietrese fatto non solo di flora, ma anche di architettura vernacolare. Questa architettura ha messo in evidenza il problema dell'adeguamento nei riguardi sia della sicurezza, sia del miglioramento energetico, sia dell'innovazione tecnologica. L'ultima fase della ricerca è stata quella relativa alla formulazione di una proposta di metodologia di intervento sul patrimonio architettonico moderno e contemporaneo. [a cura dell'autore]
IX n.s.
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Achilli, Andrea <1989&gt. "Dall’Hindii-Chinii bhai-bhai alla guerra di frontiera: la crisi diplomatica tra Cina e India nello scenario asiatico del XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7484.

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Obiettivo di questa tesi di laurea magistrale è quello di prendere in considerazione come argomento centrale la guerra di frontiera tra Cina e India che scoppiò nel 1962 la cui scintilla, però, può essere fatta risalire alla fine degli anni ‘40 del XX secolo. Seppur l’argomento sia a prima vista di carattere storico, ciò che si cerca di porre in primo piano è la questione della difficile diplomazia come principale vettore di comunicazione, accordi e dissapori tra le due grandi potenze del panorama asiatico di quegli anni. Oltre alle pure vicissitudini storiche che hanno caratterizzato il rapporto di “amore e odio” tra Cina e India, ciò che emerge è la questione delle proposte e delle controproste da ambo le parti in gioco, così come il punto cruciale delle omissioni e dei fraintendimenti contenuti nelle note diplomatiche che il primo ministro indiano Jawaharlal Nehru e il primo ministro cinese Zhou Enlai si sono scambiati a più riprese per l’intera durata di questo periodo storico. Le varie proposte che sono state presentate di volta in volta per la risoluzione della questione dei confini hanno sempre avuto lo scopo di mantenere un certo status quo nelle rispettive zone di influenza o in quelle che si presupponevano essere tali anche se le posizioni assunte dai due Paesi raramente convergevano. Le omissioni e i fraintendimenti, invece, possono essere considerati quasi la chiave di volta per comprendere l’intera questione: fin dall’inizio, infatti, sono stati essi che hanno progressivamente contribuito ad acuire le divergenze tra i due Paesi fino alla conclusione caratterizzata dallo scontro aperto tra le truppe indiane e quelle cinesi, quest’ultime uscite vincitrici, sia sul versante occidentale che su quello orientale dei confini sino-indiani. Ci si chiede, infine, quali siano stati i problemi alla base dell’organizzazione politico-militare che hanno portato alla disfatta delle truppe indiane e quale sia il significato manifesto e latente da attribuire all’inaspettato “cessate il fuoco” che la Cina propose immediatamente dopo gli scontri del 1962.
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Marcenta, Chiara <1990&gt. "LO SGUARDO DIVINO DEL BAZAAR La potenza figurativa delle iconografie divine hindū e la riproducibilità artistica nell’India del XIX-XX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16284.

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Posizionate nei complessi templari e negli ambienti religiosi fin dalle epoche più antiche, le rappresentazioni delle divinità hindū hanno da sempre goduto di un notevole prestigio, giungendo a conquistare – in epoca moderna – gli spazi del mercato popolare e diffondendosi, in forma di stampe litografiche, cromolitografiche e fotografiche, nei maggiori esercizi commerciali indiani, con un posto di riguardo nel bazaar. Un tale inserimento di mercato è stato reso possibile dalle innovazioni tecnologiche che in epoca coloniale hanno animato e suggestionato la produzione artistica in India, conducendola - in ambito figurativo - a soluzioni nuove, originali, di successo, e per certi versi con sviluppi difformi rispetto quanto stava avvenendo in Europa. Difatti, se qui la riproduzione meccanica minava l’unicità dell’opera d’arte, nel contesto indiano, nel periodo oggetto di indagine, i mezzi tecnologici sembrano operare in senso inverso, assicurando la popolarizzazione e al contempo il successo delle opere d’arte. Il presente studio, pertanto, intende analizzare gli sviluppi tecnici che segnarono la scena artistica indiana tra il XIX e il XX secolo, con particolare riferimento all’elaborazione della specifica iconografia delle divinità hindū. Prendendo in esame il ruolo e la potenza figurativa delle rappresentazioni antiche e analizzandone gli sviluppi iconografici - temi ai quali è dedicata una trattazione teorico-concettuale nei capitoli preliminari del lavoro -, ci si propone di esaminare le modalità attraverso le quali le iconografie religiose hanno acquisito popolarità grazie alla riproducibilità meccanica e grazie alla loro diffusione attraverso i mezzi a stampa. Allo scopo di soddisfare tali intenti, la ricerca prende come riferimento principale l’opera di Raja Ravi Varma (1848-1906), uno dei primi pittori accademici indiani del XIX secolo. La popolarità dell’artista si amplifica quando, nel 1894, istituisce la propria stamperia d'arte a Bombay (Mumbai), allo scopo di sfruttare le moderne tecnologie meccaniche per riprodurre e diffondere copie cromolitografiche dei propri lavori, in particolare dei dipinti a soggetto puranico e mitologico. La stamperia di Raja Ravi Varma - tra i pionieri dell’attività di riproduzione a stampa - e le altre che vanno fiorendo negli anni successivi saranno responsabili della nascita di un nuovo genere artistico tuttora molto apprezzato, la cosiddetta calendar art, disseminata nei bazaar delle maggiori città indiane e principalmente animata dalle rappresentazioni delle divinità hindū. Tale successo nel Subcontinente conferma il ruolo delle nuove tecniche di riproduzione nel determinare la fortuna iconografica di peculiari soggetti artistici. È su questa base, dunque, che il principio guida della ricerca si è avvalso della tesi elaborata dall’intellettuale tedesco Walter Benjamin ne L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1935), nel tentativo di operare una distinzione tra le conseguenze che i mezzi meccanici hanno attuato nelle produzioni d’arte di Europa e India. Infatti, se l’argomentazione del critico berlinese – che ravvisa nella riproducibilità la causa della perdita dell’aura dell’opera d’arte - è applicabile all’arte moderna europea del XIX secolo, ciò potrebbe essere messo in discussione nel caso indiano, dove la riproduzione si rivela essere un’occasione di consacrazione per gli artisti, come dimostrato dall’attività di Raja Ravi Varma. Proprio in virtù dell’ampia diffusione odierna di tali stampe iconografiche, che dal primo contesto d’origine, il bazaar, hanno occupato innumerevoli spazi pubblici e privati, il presente lavoro intende gettare le basi per studi e ricerche future che potrebbero guardare alle modalità del consumo popolare di tali rappresentazioni e alla tipologia del pubblico fruitore.
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Lalli, R. "ESPERIMENTI DI ETHER-DRIFT NEL XX SECOLO - CASI STORICI A CONFRONTO: EFFETTO SAGNAC (FRANCIA, 1913) ED ESPERIMENTI DI MILLER (USA, 1921-26)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/155761.

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One of the most studied topics of the history of Modern Physics is the transition between the 19th century newtonian world-view and the 20th century physics based on the development of relativity theories and quantum mechanics. After Kuhn’s definition of “scientific revolution” and “normal science”, several scholars considered the creation, development and reception of special and general relativity theories a scientific revolution. In particular, this thesis refer to Renn’s writings, which defined “relativity revolution” the process that led to ‘the introduction of fundamentally new concepts of space, time, matter and radiation’ in 1905, and was completed with Einstein’s creation of the theory of general relativity in 1915. One of the main features of the relativity revolution was the explicit dismissal of the luminiferous ether as the real support of the light and/or electromagnetic waves. The conceptual changes linked to the relativistic physical theories (including the refusal of the ether) caused several kinds of controversies within the national scientific communities. Some scientists opposed Einstein’s theories on the basis of epistemological analysis and metaphysical conceptions of reality. This field of study is considered to be part of the historiographical context of the “reception of relativity” and the few scholars who concerned themselves with the analysis of this framework underlined the existence of national differences in the reception of the physical meanings and epistemological features of the relativistic theories. The thesis is a part of this (not developed) historiographical context, and it approaches some specific experimental issues whose features has never been analysed in their complexity. At the beginning of the 20th century (in the period of relativity revolution) two ether-drift experiments were performed, which created a debate on their relevance and meaning within the framework of relativity theories: the discovery of the Sagnac effect (Paris, 1913) and Miller’s repetition of the Michelson-Morley experiment (Mount Wilson, CA, 1921-26). Both Sagnac and Miller interpreted their experiments as a confutation of the principles on which special relativity theory was based. They were not alone in the anti-relativistic interpretation of their findings. A minority of scientists are still claiming that these discoveries were fundamental and that they were discarded (or put aside) without acceptable explanations. Even though the controversy about these events is now at the fringe of the development of physics, these two cases could represent interesting examples of the national differences in the reception of relativity and the indissoluble link between theory and experiments in the interpretation of observational results. Moreover, the use of these experiments by dissident authors created a break between the “standard history” and the “unorthodox history” that needs to be analyzed in detail. The aim of the thesis is to address the historiographical lack on these experiments with a comparative analysis of their history from their immediate reception in the national scientific community in which they were performed until their eventual inclusion in the development of normal science. The choice of a comparative analysis using the spatial unity of nation is justified by the historiographical tradition involved in the studies of the reception of relativity. Apart from the ether context in which these experiments were made, their results have very different scientific meanings. The Sagnac Effect is a fringe shift at the first order in an interferometer set in uniform rotation with respect to the fringe position for the stationary one. The result obtained by Sagnac in 1913 was accepted and the Sagnac effect is used nowadays in aero-spatial navigation and in the synchronization of GPS. Thus the historiographical questions about this experiment are related to the interpretations of the effect within the debate between ether theories and relativity theories. According to the historian of Physics J. Stachel the uniform rotation constitute a “missing link” between special relativity theory and general relativity theory. In this passage the German mathematician T. Kaluza derived the formula of the Sagnac effect in the development of relativity programme in 1910, before the discovery of the effect. In this way, the effect was included in the relativity revolution without any ad hoc hypothesis. The situation was very different in France, where the effect was used by anti-relativistic scientists until P. Langevin published a paper in which he derived the Sagnac formula within the general relativistic framework. Miller’s experiments were a repetition of the Michelson-Morley experiment. They showed a positive result, that is a slight fringe shift periodic with respect to the sidereal time. Miller interpreted his data as a demonstration of the earth’s absolute motion through the ether, which has the value of 10 km/s at the top of Mont Wilson. Contrary to the Sagnac effect, Miller’s results were eventually discarded by the scientific community for several reasons. One of the main reasons was that between 1926 and 1930 some researchers repeated the MM experiment, but no one found the same effect. This lack of confirmation and the non-existence of an ether theory that could compete with special relativity theory made Miller’s result an enigmatic one. Thus it became of little interest to the scientific community, until 1954 when Shankland and three colleagues reanalysed the data and found a possible explanation in a temperature effect. The scientific community regarded this explanation as the conclusion of the matter without any debate, but some contemporary anti-relativists contest Shankland’s methodology. The comparative analysis realized in the thesis was based on different questions: How the national scientific communities reacted to the claims of Sagnac and Miller? In which way these results were included in the development of physical theories in the ‘20s? What was the approach of leading theorists to these experiments? When and how did the MM experiment end? When and why was Miller’s result discarded? When and why was the Sagnac effect included in the relativistic research programme? Which role (if any) did sociological elements play in the US and French reactions to these experiments? How was Langevin’s derivation received by French scientific community? Why did Shankland decide to perform the difficult re-analysis of Miller’s data? How did Shankland’s re-analysis find a possible solution? Other questions could also be asked in relation to philosophical and methodological analyses of this history: Which were the common and the conflicting features amongst the different repetitions of the same type of experiment? Which behaviour could be called rational and which could be called irrational in the history related to these experimental results? The comparative analysis was made on the scientific papers as well as on private documents of the principal actors involved in the events. In particular, the use of private documents has permitted to underline some sociological elements that played a relevant role in the history. The analysis of differences and analogies between the two cases in their national context at the beginning of the 20th century highlight the deep break that there was between the followers of relativity and the physicists of the “old school”. Moreover the thesis highlight some epistemic factors that played an important role in the accumulation of consensus on relativity during the 20th century.
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