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Tesis sobre el tema "Scuole dell'infanzia"

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Tarroni, Nadia <1978&gt. "I nidi e le scuole dell'infanzia come servizi relazionali: uno studio sociologico di caso". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/236/1/Tesi_dottorato.Tarroni.pdf.

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Tarroni, Nadia <1978&gt. "I nidi e le scuole dell'infanzia come servizi relazionali: uno studio sociologico di caso". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/236/.

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Badran, Adeeb Said Ibrahim <1969&gt. "Migliorare le aspettative delle scuole dell'infanzia in Palestina attraverso lo sviluppo professionale del curricolo degli educatori e il coinvolgimento dei genitori". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10262.

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Resumen
Questa ricerca intende ad indagare sul ruolo dei educatori nelle scuole dell'infanzia, e il coinvolgimento dei educatori dentro le scuole le scuole dell’infanzia. I dati dei questionari, interviste e osservazione sono stati raccolti e analizzati per esplorare gli aspetti della professionalità nel campo della educazione della prima infanzia. I dati sono stati analizzati utilizzando alcune teorie culturale e sociale come un quadro analitico per comprendere la preparazione professionale degli educatori. Entrambi gli approcci qualitativi e quantitativi sono stati impiegati per raggiungere gli obiettive della ricerca. I dati quantitative e qualitative sono stati analizzati utilizzando SPSS, per riassumere i risultati delle domande chiuse dell'questionario. Tutti le intervisti e l’osservazione sono stati trascritte e registrati in lingua araba e poi tradotti in lingua italiana. I risultati della ricerca hanno scoperto che le competenze, conoscenze e la capacità dei educatori erano ad un livello bassissimo, e il curriculum era in adeguato per preparare i bambini alla scuola primaria. Il coinvolgimento dei genitori nelle scuole dell’infanzia era assente per la mancanza delle politiche educative e il degrado del ruolo della scuola dell’infanzia. Le implicazioni della ricerca mettono in evidenza l'importanza di fornire gli educatori e i genitori una formazione adeguata e curriculum efficace, e programmi di intervento da parte dal ministero della pubblica istruzione per promuovere il dialogo tra scuola, educatori e famiglia.
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4

Garaffo, Teresa. "Teoria della mente e comunicazione. Il bambino come interlocutore esperto nella scuola dell'infanzia". Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/200.

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Resumen
Nel periodo dai tre ai sei anni i bambini accrescono significativamente le competenze linguistiche. Nello stesso periodo, all'incirca intorno ai quattro anni, essi conquistano la capacita' di interpretare e comprendere i comportamenti alla luce di ragioni non immediatamente visibili. Le ricerche sulla teoria della mente hanno messo in relazione il rapporto tra acquisizione del linguaggio e sviluppo di abilita' mentalistiche. Nel presente lavoro si analizza l'ipotesi che la maturazione di queste abilita' cognitive e linguistiche abbia a sua volta un ruolo di rilievo nello sviluppo di abilita' cognitive complesse, in particolare nel rendere possibile l'impiego di strategie cognitive ricorsive (metacognizione) e la ricombinazione in forme nuove delle rappresentazioni mentali gia' in proprio possesso. Obiettivo della ricerca e' quello di capire quali strategie educative sia possibile mettere in atto nella scuola dell'infanzia per sostenere i bambini nel processo di acquisizione del linguaggio e del pensiero, anche attraverso la promozione di processi di socializzazione tra pari e con gli adulti.
Children sensibly increase their linguistic abilities in the period from three to six years of age. In the same period, at about four years, they acquire the ability to interpret and understand behavior in the light of covert reasons and motivations. Recent research on theory of mind has enlightened the relationship between language acquisition and development of mentalizing abilities. In the present work I analyze the hypothesis that the maturation of these linguistic and cognitive abilities is in turn crucial for the development of other cognitive abilities, with particular regard to the exploitation of recursive cognitive strategies (metacognition) and the recombination of old mental representations in unexpected ways. A main purpose of this research is to analyze educative strategies through which preschool can support children in the acquisition of language and linguistic thought, also thanks to socialization processes with adults and between peers.
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5

Pagliarusco, Matteo. "Produzioni multimediali e cinematografiche per i bambini della scuola dell'infanzia “Realizziamo insieme un cartone animato!”". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Resumen
L'obiettivo principale dell'attività descritta in questa tesi magistrale è stato di trasformare i bambini della scuola dell'infanzia da consumatori passivi ad attivi creatori di contenuti multimediali tramite la creazione di un cartone animato. La creazione del cortometraggio animato ha abbracciato tutte le fasi produttive di un progetto cinematografico, rendendo i bambini i veri protagonisti e artefici dell'opera. Pre-produzione, produzione, post-produzione e distribuzione: ogni sequenza di lavoro è stata organizzata, presentata e svolta seguendo specifiche procedute e attività didattiche ideate per essere alla loro portata. A livello grafico i bambini hanno realizzato le ambientazioni e i fondali del cortometraggio d'animazione, gli oggetti di scena e i personaggi. Hanno inoltre doppiato i personaggi, cantato la sigla originale e appreso le tecniche per animare le figure; arrivando a confezionare un prodotto di altissima qualità che si è aggiudicato la partecipazione alla 78esima mostra internazionale del cinema di Venezia. Questo lavoro ha sviluppato in loro grandi conoscenze delle nuove tecnologie multimediali e interattive, importanti insegnamenti sul lavoro di squadra e fondamentali stimoli creativi adatti ad accrescere la loro conoscenza di sé; tutte qualità indispensabili per crescere e svilupparsi pienamente in una società sempre più indirizzata ad uno stile di vita che non permette la possibilità di avere lacune tecnologiche.
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6

CESARINI, VALENTINA. "Prevenzione precoce dell'obesità infantile: validazione trans-culturale dell'intervento europeo ToyBox nel setting della scuola dell'infanzia". Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2021. http://hdl.handle.net/11697/169131.

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Resumen
ABSTRACT The World Health Organization (WHO) declared obesity a major public health problem in the world and the neologism globesity evokes its alarming spread, contributing to a global obesity epidemic, in particular during developmental age. Children with an excessive ponderal index are more likely to stay obese into adulthood with increased risk of several serious health conditions associated with obesity, which also has a significant social and economic impact. Thus, the development of evidence-based prevention interventions for early childhood (3-5 years of age), deemed a crucial period, is fundamental because the behaviours related to energy balance, the psychological characteristics and the physiological development during this age. Therefore, preschool represents an ideal setting to implement obesity prevention programmes because, on the one hand, a change in behaviour patterns can be encouraged and, on the other hand, a larger population, including children and their families, can be reached. This research project aims at achieving a cross-cultural validation, in Italy, of the ToyBox intervention designed to prevent early obesity within the preschool settings. An effectiveness trial has already been conducted and the projects has been implemented across Europe thanks to a multi-centre international research funded by the European Commission. In 2017, following the formal agreement with the steering committee of the ToyBox-Study, for the acquisition of the materials in their English standard version, the trial began and developed over a 3-year period, through different phases: organization and validation of the materials (teachers’ guides and assessment tools, in particular the questionnaires targeted to the children's parents and to the teachers); cross-sectional epidemiological analysis of the baseline data related in particular to the dietary pattern; assessment of the feasibility of the intervention. Because of the COVID-19 pandemic, the programme had to be adapted to the health emergency by experimenting a ‘distance’ implementation of the ToyBox. Overall, the project involved 10 schools, in 6 provinces in the North, Centre and South of Italy, enrolling a total of 704 children and their parents, and 92 teachers. Notwithstanding some limitations of the methods and the contents, and the distance implementation, the study has highlighted the relevance, reproducibility and the approval of the intervention and, as an operative result, it has made available an effective prevention tool to the Italian cultural context.
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Tiozzo, Federica <1990&gt. "Insegnare le lingue straniere nella Scuola dell'infanzia. Indagine nel territorio di Chioggia e Proposta progettuale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7806.

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Resumen
La tesi vuole essere un’indagine sull’Educazione Bilingue in età precoce, quel tipo di insegnamento educativo che coinvolge i bambini dai tre ai sei anni di età circa(periodo relativo alla Scuola dell’Infanzia)e li rende protagonisti di un contesto in cui vengono utilizzate due o più lingue per comunicare. La tesi è suddivisa in due parti, una parte teorica ed una parte pratica. All’interno della parte teorica, il tema si ramifica in differenti argomenti, fondamentali per l’Educazione Bilingue:gli aspetti dell’apprendimento nei bambini, gli aspetti dell’apprendimento linguistico nei bambini, gli aspetti neuropsicologici dell’apprendimento linguistico nei bambini, cioè le componenti neurofisiologiche cerebrali, la motivazione, gli aspetti emotivi, mnestici e attentivi nel processo educativo linguistico, ed, infine, il Bilinguismo e la relativa formazione dell’insegnante di lingue straniere. La parte pratica ha l’obiettivo di stilare un quadro, il più chiaro possibile, della situazione del Comune di Chioggia, in termini di presenza di stranieri; si svolge un’indagine all’interno delle Scuole dell’Infanzia attraverso un questionario somministrato agli insegnanti, e se ne esplicano i risultati. Si articola una proposta progettuale di un’attività pratica, il cui obiettivo è di ricreare un setting educativo bilingue, integrando l’apprendimento della lingua inglese attraverso le tecniche dell’apprendimento cooperativo, del gioco simbolico e della partecipazione attiva del bambino.
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STEFANELLO, LAURA. "Dire è fare. Una ricerca sulle interazioni verbali tra insegnanti e bambini nella Scuola dell'Infanzia". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/50224.

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Resumen
This thesis addresses the issue of language and discourse in educational contexts for children from an empirical research perspective. The goal is to analyze the discursive dimension that characterizes the daily lives of children in the preschool context, explored based on what teachers think and do with language. From a theoretical point of view, the research falls in the field of childhood pedagogy (Mantovani, 2003, 2007) and develops pedagogical reflections on the links between language and educational processes (Vygotsky 1934, Bruner,1996) and research conducted on the verbal interactions in learning and development contexts (Lumbelli,1987; Pontecorvo et al., 1991; Pontecorvo, 2005; Molinari, 2010). From a methodological point of view, the study is an idiographic-qualitative survey interweaving the dimension of discourses on language explored starting from the ideas of adults, with what is observed in the context of discursive practices (Duranti, 1992; Fasulo, Pontecorvo, 1999; Ochs, 2006). The study is based on two preliminary pedagogical considerations. On the one hand, there are systematic studies which from epistemological perspectives (interactionism, socio-constructivism) and different disciplines (anthropology, sociology, ethnomethodology, pedagogy) have highlighted how, in daily verbal interaction with adults, children not only learn to speak, but acquire and use reasoning and thinking skills, learn new skills, co-construct meanings and their experience of the world, their roles as speakers, their conversational rights and duties and interaction and context rules, which are simultaneously produced and learned by the participants (Mead, 1934, Vygotsky, 1934 Leont'ev, 1978, Wertsch, 1985, 2008, Rogoff, 1990 Bruner, 1996 Cole, 1995). Speaking with peers and adults, children learn how to interpret and make sense of the world and how to think, the status of the knowledge produced and the processes that build it. On the other hand the study is based on the awareness of how these processes depend verbal interaction forms and content that trigger development processes and culturally situated learning (Rogoff, 1990, 2003). Research on dialogical educational practices between teachers and children, mostly conducted in the school context and only marginally in pre-schools (es. Lumbelli, 1987; Pontecorvo et al., 1991; Fasulo, Pontecorvo, 1999; Pontecorvo, 2005; Molinari, 2010), reveal that in this process, both content and how verbal interaction is produced, structured and articulated form the basis and the expression of all learning. These modes depend largely on the adult-teacher, who is in an asymmetrical position and is therefore always " structuring " (Foucault, 1970, Orletti, 2000). From this point of view, the interactive, strategic and semantic levels on which the teacher structures daily classroom discourse can perpetuate and amplify the constitutive asymmetry of the teacher-child relationship, or (conversely) it supports the use of discursive modes that facilitate children’s growth and development processes by assigning an active roles, participating in dialogues that amplify the possibility for knowledge, development and learning at an early age. The qualitative, exploratory research presented in this thesis investigated these processes from a pedagogical perspective based on the analysis of verbal interactions between teachers and children in two kindergartens in Milan. Specifically, classroom speech was observed, analyzed and discussed. These "typical" discursive situations for children in kindergarten were used as a possible unit of analysis for the study of language and verbal interaction processes in a situated, participatory research setting. The data obtained shows some "cultural constants" that characterize the communication style of teachers in preschool, which is both the result and the mirror of a pedagogical tradition in early childhood services strongly oriented towards the dimension of well-being and relationships. On the other hand, it focuses on the need to broaden knowledge on this subject by studying descriptive verbal interactions in order to respond in a formative way to the cultural, cross-cultural and multilingual challenges that characterize educational contexts in contemporary societies.
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Agrillo, Filomena. "La declinabilità didattica del group-based early start Denver model (G-ESDM) nella scuola dell'infanzia". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2018. http://hdl.handle.net/10556/3030.

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Resumen
2016 - 2017
The Autism Spectrum Disorder is today the most studied phenomenon in the world, its complexity and the mystery that has always enveloped it have meant that over time all the research domains were interested in its study. Despite the scientific advances and the sophisticated technologies developed for the study of the human genome and of brain functioning, the causes of the ASD remain unknown. However, all the Countries of the world are in agreement that a crucial role for people with autism spectrum disorder are the early educational models and early intervention programs. Where it is not possible to identify and intervene on the causes of the disturbance, the human responsibility bears the responsibility to ensure people, but primarily children, with autism spectrum disorder adequate measures of intervention, support and development in a perspective of permanent guidance and of long-life learning. The need felt within the national context is to identify, through specific research activities, "good educational practices" for students with autism spectrum disorder, in order to be able then to propose to the curriculum teachers and support for the improvement of their operational skills. On the national territory, interesting research has begun to experiment the possible application of interventions born in the international field. In fact, many of the interventions are on a clinical-therapeutic level - ABA, Discrete Trail Training, Verbal Behavior Teaching, Developmental, Individual-differences, Relationship-based model - because the courses that are proposed aim at train therapists able to work in a one-on-one relationship with children with autism. Other interventions, on the other hand, have been deepened and experimented within the educational context - Augmentative and Alternative Communication, Picture Exchange Communication System, Video-modeling - and provide teachers with useful guidelines for working with children with autism spectrum disorder. Among the intervention models developed at international level, and suggested by the Ministry in training courses for teachers, the Early Start Denver Model emerges, a model of global intervention, intensive and early for children with autism spectrum disorder developed by Sally J. Roger and Geraldine Dawson. It is considered evidence-based practice and incorporates evolutionary-relational models with techniques and practices of Applied Behavioral Analysis and Pivotal Responsive Training. Starting from this model in 2017 it has been developed, by Giacomo Vivanti, Ed Duncan, Geraldine Dawson and Sally J. Rogers, the Group-Based Early Start Denver Model, intervention model implemented in kindergarten and aimed at children with autism. It is precisely this model that focuses on the feasibility study presented in this work. The research work is configured as a feasibility study aimed at investigating, through the analysis of the scientific literature of reference, the acceptability, implementation, adaptation and integration of the Group-Based Early Start Denver Model within the school of Italian childhood. A feasibility study conducted starting from the analysis of the presented elements represents, in agreement with the principles of the Index for Inclusion, the first step for the development of a possible future research: even before planning an experimentation in the didactic field it is essential to reflect on the theories underlying the model, on the socio-cultural values that the intervention model contains, on the political and legislative constraints that could hinder experimentation and declinability. [edited by author]
XVI n.s.
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Yuan, Qin <1985&gt. "La cura delle bambine e dei bambini nella scuola dell'infanzia: buone pratiche in Cina e in Italia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7660/1/yuan_qin_tesi.pdf.

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Resumen
Motivazione: La ricerca proposta vuole individuare e indagare i modelli educativi e le buone pratiche di cura dei bambini e delle bambine che si sono sviluppati nelle scuole d’infanzia di alcune zone della Cina e dell’Italia. A tale fine, verranno considerati i fattori connessi all’individuazione: a) del modello educativo; b) del pattern educativo informale; c) delle buone pratiche. Queste diverse fasi delle analisi ci aiutano a capire quali siano le teorie pedagogiche (implicite e/o esplicite) presenti nella scelta delle attività educative e nella loro organizzazione e le concezioni d'infanzia strettamente legate alle tradizioni culturali della cura e dell'educazione dei due paesi. Metodologia: La ricerca ha appoggiato alle diverse metodologie e strumenti di indagine. Si è scelto di utilizzare una metodologia di tipo descrittivo, alternando diversi metodi osservativi in alcune sezioni di diverse scuole d’infanzia sia in Italia sia in Cina. Inoltre si è scelto di utilizzare un altro strumento guida dell'osservazione, applicato solo alle scuole d’infanzia italiane perché si tratta della scala di valutazione della qualità della scuola dell'infanzia (PraDISI) elaborata sulla base delle storie e della culture dell'infanzia diverse da quelle della Cina, che permette di valutare la qualità delle scuole dell'infanzia coinvolte nell’indagine. Oltre a ciò, nelle scuole d’infanzia di Shanghai è stata utilizzata la tecnica della video-registrazione per poter documentare e successivamente analizzare momenti specifici e rilevanti delle giornate. Conclusione: Dalle analisi sui dati raccolti, si risulta che è interessante integrare due modelli: uno della scuola dell'infanzia di Shanghai centrato più sul gruppo e l'altro della scuola dell'infanzia di Bologna e di Reggio Emilia più sul singolo.
Objective: The mail objective of the research is to identify: a. The educational model; b. The informal educational pattern; c. The best practice in some preschools of China and Italy. The research of this project has something with my personal experiences. The Chinese government pays more attention to the child care and more preschools choose the Montessori educational model from others. The negligence of training of teacher created many problems during the importation of the education model, coming from another country. Method: In the part of empirical research, I used different tools for doing observation. In the three preschools of Shanghai, it is applied that named descriptive, that is, collecting the data with the paper and pen (Anna Bondioli); while in the preschool of Bologna and Reggio Emilia, it used the PraDISI (Rossaella D’Ugo, Ira Vannini), an instrument for observation and valuation of the quality of the teaching practice. The third tool which is applied just in one of the three preschools of Shanghai is the video-cued multivocal ethnography, elaborated by the group of researchers of Joseph Tobin. Result: After the analysis of data, it noted that the educational model in of preschool of Shanghai emphasized the collective value, while in Italy it focus more on the individual realization. So it is interesting that the one model can be integrated with another.
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Yuan, Qin <1985&gt. "La cura delle bambine e dei bambini nella scuola dell'infanzia: buone pratiche in Cina e in Italia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7660/.

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Motivazione: La ricerca proposta vuole individuare e indagare i modelli educativi e le buone pratiche di cura dei bambini e delle bambine che si sono sviluppati nelle scuole d’infanzia di alcune zone della Cina e dell’Italia. A tale fine, verranno considerati i fattori connessi all’individuazione: a) del modello educativo; b) del pattern educativo informale; c) delle buone pratiche. Queste diverse fasi delle analisi ci aiutano a capire quali siano le teorie pedagogiche (implicite e/o esplicite) presenti nella scelta delle attività educative e nella loro organizzazione e le concezioni d'infanzia strettamente legate alle tradizioni culturali della cura e dell'educazione dei due paesi. Metodologia: La ricerca ha appoggiato alle diverse metodologie e strumenti di indagine. Si è scelto di utilizzare una metodologia di tipo descrittivo, alternando diversi metodi osservativi in alcune sezioni di diverse scuole d’infanzia sia in Italia sia in Cina. Inoltre si è scelto di utilizzare un altro strumento guida dell'osservazione, applicato solo alle scuole d’infanzia italiane perché si tratta della scala di valutazione della qualità della scuola dell'infanzia (PraDISI) elaborata sulla base delle storie e della culture dell'infanzia diverse da quelle della Cina, che permette di valutare la qualità delle scuole dell'infanzia coinvolte nell’indagine. Oltre a ciò, nelle scuole d’infanzia di Shanghai è stata utilizzata la tecnica della video-registrazione per poter documentare e successivamente analizzare momenti specifici e rilevanti delle giornate. Conclusione: Dalle analisi sui dati raccolti, si risulta che è interessante integrare due modelli: uno della scuola dell'infanzia di Shanghai centrato più sul gruppo e l'altro della scuola dell'infanzia di Bologna e di Reggio Emilia più sul singolo.
Objective: The mail objective of the research is to identify: a. The educational model; b. The informal educational pattern; c. The best practice in some preschools of China and Italy. The research of this project has something with my personal experiences. The Chinese government pays more attention to the child care and more preschools choose the Montessori educational model from others. The negligence of training of teacher created many problems during the importation of the education model, coming from another country. Method: In the part of empirical research, I used different tools for doing observation. In the three preschools of Shanghai, it is applied that named descriptive, that is, collecting the data with the paper and pen (Anna Bondioli); while in the preschool of Bologna and Reggio Emilia, it used the PraDISI (Rossaella D’Ugo, Ira Vannini), an instrument for observation and valuation of the quality of the teaching practice. The third tool which is applied just in one of the three preschools of Shanghai is the video-cued multivocal ethnography, elaborated by the group of researchers of Joseph Tobin. Result: After the analysis of data, it noted that the educational model in of preschool of Shanghai emphasized the collective value, while in Italy it focus more on the individual realization. So it is interesting that the one model can be integrated with another.
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Rampioni, Patrizia <1971&gt. "Il coordinatore pedagogico nella scuola dell'infanzia statale: modelli e prospettive di sviluppo. Presentazione di due casi studio". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9120/5/Tesi%20Coordinamento%20pedagogico%20nella%20scuola%20dell%27infanzia%20statale%20-%20Rampioni%202019.pdf.

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Resumen
L’ambito di ricerca su cui ci si concentra il questo lavoro prende le mosse dall’istituzione del “Sistema Integrato 0-6 anni” previsto dalla legge 107/2015 ed intende focalizzarsi sulla figura del coordinatore pedagogico nella scuola dell’infanzia statale. In tal senso, scopo prioritario della ricerca è quello di analizzare l’esperienza del coordinamento pedagogico e la sua applicabilità nelle scuole dell’infanzia statali. In particolare, la ricerca intende esplorare nuovi possibili modelli di coordinamento pedagogico e la loro evoluzione alla luce della Legge 107/2015 e dei successivi decreti. La ricerca intende quindi rispondere alla seguente domanda: quali modelli organizzativi e funzionali per un coordinamento pedagogico alla luce delle esperienze in atto? Affrontando questi interrogativo, sulla base dei casi studio analizzati, è possibile trarre suggerimenti per l’implementazione del coordinamento pedagogico nelle scuola dell’infanzia statali su tutto il territorio nazionale nell’ottica di diffondere l’alto livello qualitativo dei servizi e delle scuola dell’infanzia per cui la figura del coordinamento pedagogico è stata nel tempo implementata dalle realtà regionali che l’hanno qualificata. La ricerca empirica procede tramite lo studio di caso, analizzando figure di coordinamento e di dirigenza presenti sul territorio della nostra Regione. La ricerca è stata condotta in particolare a Bologna e a Vignola dove sono presenti alcune rilevanti esperienze di coordinamento pedagogico all’interno delle scuole dell’infanzia statali che durano da alcuni anni. Il lavoro empirico, nel caso studio di Vignola consiste di interviste al dirigente scolastico e alla coordinatrice pedagogica individuata presso la Direzione Didattica di Vignola; nel caso di Bologna, in cui si è consolidata un’esperienza sperimentale di coordinamento pedagogico all’interno di tutti gli Istituti Comprensivi della città, il lavoro empirico è consistito di 1 intervista di gruppo alle 5 coordinatrici pedagogiche, 1 intervista alla coordinatrice di 2°livello delle coordinatrici pedagogiche del Comune di Bologna e 2 interviste alle Dirigenti scolastiche di alcuni IC.
The study focalise on the pedagogical coordination in the governamental pre-schools after the new law 107/2015 which reform the ecec system turning it from a split system in an integrated system 0-6. In particular the research intend to explore new possible organisational and functional models of pedagogical coordination at the light of the new law. The empiric research has used the case study methods analysing experiences of coordination in cities of Bologna and Vignola; a group research of coordinators and 2 in depth semi-structured interview to second level coordinator were conducted; also 3 school principal were interviewd. The collected data have been analysed using the spiral-like methodology of grounded theory.
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Mion, Silvia. "La comprensione matematica come costruzione di racconti. Un design experiment per apprendere la sottrazione alla scuola dell'infanzia". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3421796.

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Resumen
The PhD research investigates how children elaborate solution strategies to numerical problematic situations, involving the concept of subtraction. The study is conducted as a design experiment (Yackel & Cobb, 1996) integrating the constructivist and the socio-cultural perspectives. The concept of subtraction is defined first as taking apart and taking from and then within differently structured situations (Nesher, Greeno & Riley, 1982; Hayloch & Cockburn, 2008), that can be connected with the same symbol of "minus". The teaching intervention begins with careful analysis and observation of the teaching practices in the daily school context of two groups of 5-years-old-children. The researcher joints the classes as a teacher-expert. Each teaching session is made up of three stages. In a first phase the teacher-researcher introduces a problematic situation through a story (Zazkis & Liljedahl. 2005) and with the implementation of auxiliary materials (Skoumpourdi, 2012). Secondly, the researcher and the children participate in a mathematical discussion (Bartolini Bussi & Boni, 1995) in order to find the numerical solution of the problem. Finally, the children are invited to imagine and express individually their conceptualization drawing by (Van Oers, 1997; Burton, 2002) and verbalizing their own mathematical version of the story. Mathematical reasoning develops as a recursive processes through different levels of understanding (Pirie & Kieren, 1989) where each level of sophistication is contained in the following one. Children can draw back to a previous level, in order to incorporate partially understood aspects and then move again to the outer level. It has been chosen a qualitative research methodology, based on video-recordings. The study is intended to offer an enlarged contextualization of the factors influencing the learning process and to a methodological-didactic perspective, supporting teachers in the design of innovative teaching contexts and acting in the zone of proximal development (Vygotsky, 1962), for the development of numerical competencies in pre-schools.
La ricerca di dottorato indaga come i bambini elaborino strategie risolutive di fronte a situazioni numericamente problematiche, coinvolgenti il concetto di sottrazione, attraverso l’attivazione di modalità di apprendimento innovative secondo il modello del Design Experiment (Cobb & Yackel, 1996). Il quadro teorico integra prospettiva costruttivista e socio-culturale e definisce il concetto di sottrazione, dapprima come differenza e resto e poi all’interno di modelli di situazioni sottrattive (Nesher, Greeno & Riley, 1982; Hayloch & Cockburn, 2008) che sottendono diversi approcci al calcolo e alla strutturazione del processo risolutivo dell’operazione. La proposta didattica parte da un’attenta analisi ed osservazione del contesto delle pratiche didattiche delle insegnanti e vede la ricercatrice coinvolta in prima persona come insegnante-esperta. Il breve intervento didattico coinvolge due gruppi di bambini di 5 anni. In ogni incontro è possibile individuare tre momenti. In una prima fase l’insegnante-ricercatore fa emergere una situazione problematica attraverso un racconto (Zazkis & Liljedahl. 2005) e con l’implementazione di materiali ausiliari (Skoumpourdi, 2012). Ricercatore e bambini sono poi coinvolti in una discussione matematica (Bartolini Bussi & Boni, 1995) volta a trovare la soluzione numerica a quanto rilevato. Da ultimo ogni bambino è invitato a fornire la propria concettualizzazione tramite la rappresentazione grafica (Van Oers, 1997; Burton, 2002) e la successiva descrizione a parole del disegno all’esperto. L’analisi evidenzia come l’articolarsi della discussione matematica si sviluppi come un vero e proprio processo di comprensione matematica, in cui le ipotesi avanzate dai bambini, sia in termini di valori numerici che di strategie di calcolo, non si susseguono in maniera lineare, ma siano piuttosto inquadrabili all’interno di una teoria di apprendimento ricorsiva multiplanare (Pierie & Kieren, 1989) caratterizzata da frequenti momenti di ritorno a quanto già emerso in un’ottica di integrazione dei vari aspetti parzialmente compresi. La ricerca si basa su una metodologia prevalentemente qualitativa, che si avvale di videoriprese e si presenta come un’indagine esplorativa che si apre ad una contestualizzazione allargata dei fattori che intervengono sull'apprendimento e quindi ad un’interpretazione di tipo metodologico-didattico, che sostenga le insegnanti nella progettazione di contesti di insegnamento innovativi e che agiscono nella zona di sviluppo prossimo (Vygotskij, 1962), per lo sviluppo delle competenze numeriche fin dalle prime fasi della scolarizzazione.
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Ziliotto, S. "Analisi geo-didattica sui temi dell'Educazione allo Sviluppo Sostenibile nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria in Veneto e in Baviera. Confronto tra Padova e Würzburg". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421707.

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Bildung zu nachhaltiger Entwicklung setzt einen systematischen Ansatz voraus, der sozioökonomische Umweltaspekte in enge Beziehung zueinander setzt. Bildung zu nachhaltiger Entwicklung bedeutet also, die Komplexität von Phänomenen und deren Beziehung zueinander zu begreifen lernen und Schlüsselkompetenzen zu entwickeln, um aktiv, bewusst, verantwortungsvoll und kritisch an der Gestaltung der Gegenwart und somit der Zukunft teilzuhaben. Gegenstand vorliegender Forschungsarbeit ist die Bildung für nachhaltige Entwicklung (BNE) aus Sicht der Geographie und im internationalen Vergleich zwischen der italienischen Stadt Padua in der Region Venetien und Würzburg in Bayern. Im Mittelpunkt stehen Aktivitäten und Projekte, die im formalen Bereich, d.h. in Kindergärten/scuola dell'infanzia und Grundschulen/scuola primaria, und im non-formalen Bereich, wie Vereine, Einrichtungen, lokale Körperschaften, durchgeführt wurden. Damit war die Voraussetzung geschaffen, das gesamte Spektrum an Angeboten zu BNE in den für die Fallstudie gewählten Städten zu erfassen, also einschließlich der Angebote von und der Angebote an die Schulen. Dem Forschungsverfahren liegt ein Fragebogen über die Glaubenssysteme von Erziehern und Lehrern in Bezug auf geographische Bildung zugrunde. Dabei stellt sich unter anderem heraus, dass der Zusammenhang zwischen BNE und geographischer Bildung kaum wahrgenommen wird. Diese Feststellung bestätigt sich im weiteren Verlauf des Untersuchungsverfahrens, das sich auf die Auswertung von dreizehn, aus der Fachliteratur und aus internationalen Dokumenten ausgewählten und behandelten BNE-Themen konzentriert. Das Monitoring legt offen, dass die Durchführung der Projekte ohne jeglichen Bezug zu geographischer Bildung erfolgt. Nichtsdestotrotz zeigen die Ergebnisse auch, dass es in beiden Städten und in beiden Bereichen, im formalen wie im non-formalen, „Best-Practice-BNE“ gibt und dass Themen mit Bezug zu Bildung für Nachhaltigkeit gegenüber Themen mit Bezug zu entwicklungsbezogener Bildung der Vorzug gegeben wird. Weiter geht daraus hervor, dass in erster Linie Umweltaspekte behandelt werden, gefolgt von sozialen, während ökonomische Aspekte das Schlusslicht bilden. In Bezug auf das, was nachhaltige Entwicklung und BNE bedeuten, herrscht bei den Interviewpartnern ziemliche Unklarheit und ein geringes Bewusstsein. Im non-formalen Bereich Tätige wissen über die Grundlagen nachhaltiger Entwicklung Bescheid, bevorzugen jedoch die Bezeichnung „Umwelterziehung“, weil dieser Begriff für die Allgemeinheit angeblich besser verständlich ist. Die Mehrheit der Erzieher und Lehrer hingegen erkennt keinen Unterschied zwischen BNE und Umwelterziehung. Auch die staatlichen Lehrpläne und Richtlinien geben kaum Aufschluss darüber, was BNE ist. Manchmal wird BNE mit Umwelterziehung gleichgesetzt, dann ist sie wieder Teil davon, andere Male wird sie als Orientierungshilfe für Umwelterziehung empfohlen. Jedenfalls wird darin nichts anderes als Umwelterziehung damit in Verbindung gebracht. Die befragten Personen sind wesentlich mehr auf die „Praxis“ als auf die „Theorie“ bedacht. Sie führen interessante Projekte und Aktivitäten durch, sind sich aber des Paradigmas, das BNE zugrunde liegt und das mit dem der Geographie in gar einigen Punkten konvergent ist, nicht wirklich bewusst. In diesem Sinne erschließt vorliegende Forschungsarbeit das Potential an Synergien von BNE und geographischer Bildung. Denn einerseits könnte die Geographie aufschlussreiche theoretische Überlegungen und Impulse liefern, andererseits könnte BNE den Anstoß zur Erneuerung geographischer Bildung geben und sie damit aus der gesellschaftlichen Isolation führen.
Educare allo sviluppo sostenibile significa adottare un approccio di tipo sistemico nel quale processi ambientali, sociali ed economici sono strettamente collegati fra loro. Significa, quindi, educare alla complessità dei fenomeni e delle relazioni e sviluppare le competenze chiave per prendere parte in modo attivo, consapevole, responsabile e critico alla creazione del presente, quindi del futuro. L'oggetto di ricerca di questo lavoro è l'Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESS) in ottica geografica attraverso un confronto internazionale tra la città italiana di Padova, in Veneto, e la città tedesca di Würzburg, in Baviera. In particolare, l'attenzione si focalizza su attività e progetti realizzati sia nell'ambito formale, ossia all'interno di scuole dell'infanzia/Kindergarten e di scuole primarie/Grundschule, sia nell'ambito non formale, vale a dire all'interno di associazioni, istituzioni ed enti del territorio. In tal modo è preso in esame l'intero spettro di proposte sull'ESS offerte dalle scuole ed alle scuole nelle due città scelte come casi di studio. Il punto di partenza del processo di ricerca è la somministrazione di un questionario sulle credenze di insegnanti ed educatori rispetto all'educazione geografica che, tra i vari esiti, ha messo in luce come il collegamento tra ESS ed educazione geografica sia percepito come molto debole. Ciò ha trovato conferma nel proseguimento dell'indagine che si è concentrata sulle proposte realizzate in merito a tredici temi di ESS, scelti tra quelli individuati nella letteratura e nei documenti internazionali. Infatti, i progetti monitorati sono stati affrontati senza intessere alcun legame con l'educazione geografica. Tuttavia, gli esiti emersi evidenziano l'esistenza di "buone pratiche" di ESS realizzate sia nell'ambito formale sia in quello non formale di entrambi i casi di studio ed indirizzate ad affrontare maggiormente i temi connessi all'Educazione alla Sostenibilità che quelli connessi all'Educazione allo Sviluppo. Emerge, inoltre, che dei temi affrontati vengono presi in considerazione primariamente gli aspetti ambientali, a seguire quelli sociali ed infine quelli economici. Gli intervistati risultano essere piuttosto confusi e scarsamente consapevoli rispetto al significato di sviluppo sostenibile e di ESS. In particolare, mentre gli operatori dell'ambito non formale risultano essere informati rispetto ai principi base dello sviluppo sostenibile ma preferiscono utilizzare l'espressione "educazione ambientale" poiché sostengono di essere compresi meglio dalla comunità, la maggior parte degli insegnanti e degli educatori, invece, non vede differenza tra ESS ed educazione ambientale. Anche all'interno dei documenti ministeriali per la scuola si è rilevata una grande confusione su cosa sia l'ESS, infatti alle volte viene fatta coincidere con l'educazione ambientale, altre volte ne è una parte, altre volte ancora rappresenta un orientamento per l'educazione ambientale. In nessun caso essa viene presentata come una prospettiva diversa dall'educazione ambientale. Nel complesso, gli intervistati sono risultati essere maggiormente concentrati sulla "pratica" che sulla "teoria", infatti realizzano progetti e attività interessanti ma non sono del tutto a conoscenza del paradigma che sta alla base dell'ESS, che risulta avere molti punti di convergenza con quello della geografia. In tal senso la ricerca valorizza le potenzialità della sinergia tra ESS ed educazione geografica poiché se da un lato la geografia potrebbe fornire riflessioni teoriche chiare e signicative, dall'altro l'ESS potrebbe offrire l'opportunita all'educazione geografica di rinnovarsi e di superare il suo isolamento rispetto alla società.
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IZZO, EMANUELA. "SEQUENZE CONVERSAZIONALI TRA INSEGNANTI E BAMBINI IN UN CONTESTO MULTILINGUE DI SCUOLA DELL’INFANZIA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/170823.

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Diversi studi condotti tra insegnanti di scuola dell’infanzia e bambini in piccolo gruppo, hanno mostrato l’utilità della conversazione per incentivare lo sviluppo del linguaggio e una miglior crescita cognitiva. Questo studio si è occupato di investigare gli interventi a cui gli insegnanti di scuola dell’infanzia ricorrono per gestire momenti di conversazione con un piccolo gruppo di bambini, in un contesto scolastico multilingue. Inoltre si è considerata la relazione tra gli effetti degli interventi degli insegnanti e l’emergere di ragionamenti condivisi tra i bambini all’interno di sequenze. Da ultimo, questo studio ha esaminato la 7 partecipazione dei bambini bilingue all’interno delle sequenze di co-costruzione del discorso. Dieci insegnanti sono state videoregistrate mentre conversavano con bambini italiani e bilingue, con un’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Tutte le conversazioni sono state trascritte ricorrendo ai criteri usati da Pontecorvo e Fasulo (1999). Con l’obiettivo di comprendere più a fondo alcune dinamiche, sono stati utilizzati altri strumenti per la raccolta dei dati: questionari, note di campo, interviste. Una prima analisi quantitativa è stata condotta sugli interventi delle insegnanti all’interno delle conversazioni, sull’emergere di sequenze di co-costruzione del ragionamento da parte dei bambini e sulla partecipazione dei bambini italiani e bilingue all’interno di queste sequenze. In seguito, a partire dai risultati dell’analisi quantitativa, è stata condotta un’analisi qualitativa sulle conversazioni. L’analisi quantitativa ha mostrato una relazione tra gli interventi degli insegnanti e l’emergere di sequenze di co-costruzione del discorso tra insegnante e bambini. Inoltre la partecipazione dei bambini bilingue all’interno di queste sequenze è risultata inferior a quella degli italiani. L’analisi qualitativa ha fatto emergere che gli insegnanti promuovono la partecipazione dei bambini mostrando un interesse autentico per le loro parole. Questo aspetto è collegato a un’attenta e consapevole valutazione delle domande da rivolgere ai bambini e con la scelta di ricorrere a interventi a specchio. Infine è risultato importante supportare i ragionamenti dei bambini creando dei collegamenti tra i loro interventi e usando i loro contributi per guidare la conversazione.
Different studies suggested that conversations between preschool teachers and small groups of children improve language development and cognitive growth. The current study investigated the interventions of preschool teachers to manage conversations with a small group of children in a multilingual context. Moreover, it also investigated the relationship between teachers' interventions and children's co-construction of reasoning, within sequences. Finally, it focused on bilingual children participations during the co-constructional sequences. Ten teachers were video recorded while conducting conversations with Italian and bilingual children aged 3 to 5 years old. All conversations were transcribed using Pontecorvo Fasulo’s (1999) criteria. In order to understand better some dynamics, other collecting data instruments were used: questionnaire, field notes, and interviews. A first quantitative analysis was conducted on teacher’s interventions in conversations, children's co-construction of reasoning within sequences, and Italian and bilingual children's participation during these sequences. Afterwards, starting from quantitative results, a qualitative analysis on conversations was computed . The quantitative analysis indicated a relationship between teacher’s interventions and the emergence of children-teacher co-constructional sequences . Furthermore, bilingual children were found to participate within these sequences less frequently than Italian children. Qualitative analyses suggested that teachers promoted children’s participation by showing an authentic interest in their speech. This was related with a conscious choice of what and how to ask questions, and with teachers' responsiveness by doings things like mirror talk and revoicing. At last, it emerged the importance of supporting children's discourse by connecting their interventions and using their contributions to guide conversations.
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Gallicchio, Adriana <1970&gt. "Le rappresentazioni sociali della musica degli insegnanti di scuola dell'infanzia. Documenti orientativi e indagini empiriche a confronto tra Italia e Venezuela". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5514/1/gallicchio_adriana_tesi.pdf.

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Questo lavoro si occupa di studiare l’effetto delle rappresentazioni sociali della musica degli studenti universitari che diventeranno insegnanti di scuola dell’infanzia e in particolare i cambiamenti che intervengono durante il periodo di formazione universitaria sia italiana sia venezuelana. Obiettivo fondamentale è quindi realizzare un’analisi comparativa sulle seguenti tematiche: bambino musicale, competenze dell’insegnante e finalità dell’educazione musicale. Questo lavoro si è inserito all’interno del progetto “Il sapere musicale come rappresentazione sociale” (Addessi-Carugati 2010). L’ipotesi guida è che le concezioni implicite della musica funzionino come rappresentazioni sociali che influenzano le pratiche dell’insegnamento e dell’educazione musicale. Il primo capitolo, affronta i temi dei bambini, degli insegnanti e dell’educazione musicale nella scuola dell’infanzia in Italia e Venezuela. Nel secondo vengono presentati gli studi sui saperi musicali; la teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici 1981) e il progetto pilota realizzato presso l’Università di Bologna “Il sapere musicale come Rappresentazione Sociale”. Il capitolo successivo presenta l'analisi e l'interpretazione dell’indagine empirica effettuata su un gruppo di studenti dei corsi di formazione per insegnanti dell’Università di Mérida (Venezuela). Nel quarto capitolo si sviluppano riflessioni e discussioni riguardo i risultati dello studio comparativo; i piani e programmi di studio universitari e il profilo professionale musicale dell’insegnante. Le conclusioni finali illustrano come l’ipotesi iniziale sia effettivamente confermata: dall’analisi e interpretazione dei dati sembra che le concezioni implicite sui saperi musicali possedute dagli studenti influiscano sulla loro pratica professionale in qualità di futuri insegnanti. Si è anche osservato che le differenze incontrate sembrano essere dovute ai diversi tipi di variabili del contesto dove si trova l’insegnante di educazione musicale; e soprattutto ai significati espressi dai programmi di studi, dai contenuti didattici diversi, dai contesti sociali e culturali e dal curriculum universitario.
This work is to study the effect of social representations of music college students who will become teachers of kindergarten and in particular the changes that occur during the university education period in Italy and Venezuela. The main objective was to make a comparison on the following issues: musical child, skills of the teacher and the purpose of music education. This work is embedded within the project "The musical knowledge as a social representation" (Addessi-Carugati 2010). The leading hypothesis is that the implicit conceptions of music work as social representations that influence the practices of teaching and music education. The first chapter deals with the themes of children, teachers and music education in kindergarten in Italy and Venezuela. The second shows studies on musical knowledge, the theory of social representations (Moscovici 1981) and the pilot project at the University of Bologna "The musical knowledge as Social Representation". The third chapter presents the analysis and interpretation of the empirical investigation carried out on a group of students of teacher training at the University of Mérida (Venezuela). In the fourth chapter we reflect and discuss on the results of the comparative study, the plans and programs of graduate study and the professional music teacher profile. The conclusions illustrate how the initial hypothesis has actually been confirmed: by the analysis and interpretation of the findings seems that the concepts implicit knowledge about music owned by the students affect their practice as future teachers. It was also noted that the differences encountered seem to be caused by different types of variables in the environment of the music education teacher, and especially by the meanings expressed by the different teaching contents, the social and cultural contexts and university curriculum.
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Gallicchio, Adriana <1970&gt. "Le rappresentazioni sociali della musica degli insegnanti di scuola dell'infanzia. Documenti orientativi e indagini empiriche a confronto tra Italia e Venezuela". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5514/.

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Questo lavoro si occupa di studiare l’effetto delle rappresentazioni sociali della musica degli studenti universitari che diventeranno insegnanti di scuola dell’infanzia e in particolare i cambiamenti che intervengono durante il periodo di formazione universitaria sia italiana sia venezuelana. Obiettivo fondamentale è quindi realizzare un’analisi comparativa sulle seguenti tematiche: bambino musicale, competenze dell’insegnante e finalità dell’educazione musicale. Questo lavoro si è inserito all’interno del progetto “Il sapere musicale come rappresentazione sociale” (Addessi-Carugati 2010). L’ipotesi guida è che le concezioni implicite della musica funzionino come rappresentazioni sociali che influenzano le pratiche dell’insegnamento e dell’educazione musicale. Il primo capitolo, affronta i temi dei bambini, degli insegnanti e dell’educazione musicale nella scuola dell’infanzia in Italia e Venezuela. Nel secondo vengono presentati gli studi sui saperi musicali; la teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici 1981) e il progetto pilota realizzato presso l’Università di Bologna “Il sapere musicale come Rappresentazione Sociale”. Il capitolo successivo presenta l'analisi e l'interpretazione dell’indagine empirica effettuata su un gruppo di studenti dei corsi di formazione per insegnanti dell’Università di Mérida (Venezuela). Nel quarto capitolo si sviluppano riflessioni e discussioni riguardo i risultati dello studio comparativo; i piani e programmi di studio universitari e il profilo professionale musicale dell’insegnante. Le conclusioni finali illustrano come l’ipotesi iniziale sia effettivamente confermata: dall’analisi e interpretazione dei dati sembra che le concezioni implicite sui saperi musicali possedute dagli studenti influiscano sulla loro pratica professionale in qualità di futuri insegnanti. Si è anche osservato che le differenze incontrate sembrano essere dovute ai diversi tipi di variabili del contesto dove si trova l’insegnante di educazione musicale; e soprattutto ai significati espressi dai programmi di studi, dai contenuti didattici diversi, dai contesti sociali e culturali e dal curriculum universitario.
This work is to study the effect of social representations of music college students who will become teachers of kindergarten and in particular the changes that occur during the university education period in Italy and Venezuela. The main objective was to make a comparison on the following issues: musical child, skills of the teacher and the purpose of music education. This work is embedded within the project "The musical knowledge as a social representation" (Addessi-Carugati 2010). The leading hypothesis is that the implicit conceptions of music work as social representations that influence the practices of teaching and music education. The first chapter deals with the themes of children, teachers and music education in kindergarten in Italy and Venezuela. The second shows studies on musical knowledge, the theory of social representations (Moscovici 1981) and the pilot project at the University of Bologna "The musical knowledge as Social Representation". The third chapter presents the analysis and interpretation of the empirical investigation carried out on a group of students of teacher training at the University of Mérida (Venezuela). In the fourth chapter we reflect and discuss on the results of the comparative study, the plans and programs of graduate study and the professional music teacher profile. The conclusions illustrate how the initial hypothesis has actually been confirmed: by the analysis and interpretation of the findings seems that the concepts implicit knowledge about music owned by the students affect their practice as future teachers. It was also noted that the differences encountered seem to be caused by different types of variables in the environment of the music education teacher, and especially by the meanings expressed by the different teaching contents, the social and cultural contexts and university curriculum.
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DE, VITA ANASTASIA. "Frammenti di complessità dell'esistenza. Questioni di significato nell'infanzia". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/23679.

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This study focuses on existential questions that children pose during their preschool years in early education settings. It aims to identify areas of interest within ECECs, so as to analyze their significance; to document the interaction modes adopted by the subjects involved regarding those themes which adults consider to be difficult topics for dialogue with children; to test a few survey tools for studying the conversations between children and between children and adults. The empirical part consists in an exploratory study involving children, parents and educators within two ECEC services in the province of Milan. The research method has been chosen to encourage dialogue between descriptions and interpretation. Descriptive data (the daily practices utilized in the school context) and the interpretations and experiences of the subjects have been considered. The voices of the different protagonists have been gathered through interviews and group conversations, triggered by verbal and visual stimuli, and especially using illustrated books and stories as one of the main sources familiar and available to children which they turn to in an effort to find meaning in their experiences. Observations regarding typical conversations between the teachers and the children have also been collected and discussed. Dialogue has been the tool to address the complexity of the subject. The constant intertwining of voices and stimuli have allowed it to become an important part of the study, both in terms of epistemological reflection (tied to the type of awareness emerging from the survey) and methodological reflection (linked to the search for appropriate strategies for encouraging the participation by the different subjects). The discussion of results emphasizes the lack of specific studies on these themes within ECEC during the period when children spend most of their time in contexts characterized by a plurality of values, deeply involved in and linked to their process of awareness. This study evidences the importance of including these themes in ECEC pedagogy, research and professional development.
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Ciccia, Emilia, Giuseppe Spadafora y Antonella Valenti. "Scrittura e rappresentazione del pensiero. Risultati di un'indagine preliminare in alunni della scuola dell'infanzia e proposta di un curriculo trasversale". Thesis, 2013. http://hdl.handle.net/10955/139.

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BELTRAME, Rossella. "Acquisizione della lingua italiana e integrazione sociale in bambini d'età prescolare figli di immigrati: Fattori di promozione vs. ostacolo". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11562/350733.

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Gli alunni con cittadinanza estera presenti nella scuola sono oltre 600.000 (M.i.u.r., 2009) e, secondo il Ministero, presentano tassi di ripetenza doppi rispetto ai coetanei italiani. Tra i fattori che incidono maggiormente sulle prestazioni scolastiche, le difficoltà nell’acquisizione della lingua italiana e nella socializzazione con i compagni giocano un ruolo importante. Dover apprendere due lingue contemporaneamente può comportare forme di bilinguismo sottrattivo, con una padronanza ridotta in entrambe le lingue e il rischio di sviluppare pesanti deficit linguistici (Bialystok, 2007; Lindsey et al., 2003; Manis et al., 2004; Favaro & Napoli, 2002; Hakuta et al., 2000). Anche l’interazione sociale può essere ostacolata dalle differenze legate agli obiettivi di socializzazione e pratiche di cura della cultura di appartenenza e il comportamento atteso dagli insegnanti e dai pari italiani (Keller, 2007; Miller & Harwood, 2002). Un’importante risorsa per contrastare queste difficoltà è costituita dall’inserimento dei minori immigrati nella scuola dell’infanzia, come mostrano studi condotti con bambini figli di immigrati negli Stati Uniti e in Germania (Magnuson et al., 2006; Spiess et al., 2003). Il presente studio si propone di documentare il livello di acquisizione dell’italiano come seconda lingua in bambini figli di immigrati di età prescolare; documentare il livello di competenza e integrazione sociale dei bambini figli di immigrati nel contesto educativo, in relazione a età, genere e cittadinanza dei bambini e di analizzare la relazione tra alcuni fattori ipotizzati come potenziali promotori (vs. ostacoli) per lo sviluppo linguistico nella lingua italiana. Alla ricerca hanno partecipato 211 bambini figli di immigrati frequentanti le scuole dell’infanzia del Comune di Verona di età compresa fra i 3 e i 6 anni (media = 4.5; ds = 0.96). I bambini sono di nazionalità nigeriana (52), romena (46), marocchina (36), cingalese (23) e “altra” (50). Ognuno di loro è stato visto in più occasioni, durante le quali sono stati somministrati: il test per la valutazione della comprensione del testo orale TOR 3-8, il TVL per la valutazione della comprensione e produzione di parole e frasi e il PPTV-R per valutare il vocabolario ricettivo. La competenza e l’integrazione sociale dei bambini sono state valutate attraverso un approccio multimetodo che ha utilizzato 3 diverse fonti di raccolta dati: l’osservazione diretta del comportamento videoregistrato; la percezione delle insegnanti, che hanno compilato il Questionario per la Valutazione del Comportamento Sociale in bambini d’età prescolare e la nomina dei pari, limitata alla sola dimensione positiva della scelta. Attraverso colloqui con i genitori e le insegnanti sono state raccolte informazioni socio-demografiche sulla famiglia. Il confronto dei risultati ai test linguistici con i dati normativi evidenzia prestazioni linguistiche molto basse, coerentemente con i dati presentati dalle ricerche internazionali. L’ANOVA a 3 fattori (Età: 3 x Cittadinanza: 5 x L2incasa: 2) applicata alle diverse variabili dipendenti linguistiche mostra un effetto significativo non solo dell’Età dei bambini, ma anche dell’uso della lingua italiana in casa. Nessun effetto, invece, della Cittadinanza. L’ANOVA a 3 fattori (Età: 3 x Genere: 2 x GruppoStr-It: 2 o Cittadinanza: 6) e i relativi post-hoc applicati ai diversi dati emersi nel comportamento sociale mostrano un effetto significativo dell’Età del Gruppo e del Genere, con le differenze a favore dei bambini italiani che restano concentrate prevalentemente nella fascia dei 3 anni per le femmine, e in quelle dei 3-4 anni per i maschi, suggerendo che l’esperienza nella scuola dell’infanzia influenza positivamente l’integrazione sociale, in particolar modo delle bambine figlie di immigrati. Relativamente al 3° obiettivo, le regressioni effettuate mostrano come una parte considerevole della varianza linguistica sia spiegata da misure di competenza e integrazione sociale e viceversa, evidenziando una stretta relazione tra abilità sociali e linguistiche.
According to the Ministry of Education (2009), 600.000 students with non-European citizenship were enrolled in Italian schools in 2009. Ministry data also show that they are rejected twice as often as their Italian peers. Factors which more heavily affect their academic performance are difficulties in the acquisition of the Italian language and in socializing with their peers. Learning two languages simultaneously may lead to forms of subtractive bilingualism, with a low proficiency in both languages and the risk of developing heavy language deficit (Bialystok, 2007, Lindsey et al., 2003; Manis et al., 2004; Favaro & Napoli, 2002, Hakuta et al., 2000).. Even social development may be hampered by discrepancies between family and school behavioral expectations, educational goals and caring practices (Keller, 2007; Miller, Harwood, 2002). An important resource to counteract these difficulties is the inclusion of immigrant children in kindergarten, as shown by studies conducted in the United States and Germany (Magnuson et al., 2006, Spiess et al., 2003). The aims of this study are: to document the level of Italian as a second language acquisition in immigrant children of preschool age, to document the level of social competence and social integration in the Italian educational context - in relation to age, gender and citizenship of children - and to analyze the relationship between factors hypothesized as potential promoters (vs. barriers) for Italian language development. 211 immigrant preschool children participated in this study, (mean = 4.5, SD = 0.96). 52 children had a Nigerian passport, 46 had Romanian passports, 36 had a Moroccan passport, 23 had Sri Lankan passport and, finally, 50 children had passports of various foreign nationalities. Researchers visited the children several times for evaluation oral comprehension (TOR 3-8) in Italian language, as knowledge of words and phrases, both in comprehension and production (TVL), and receptive vocabulary (PPTV -R). In order to assess children’s social competence, a multi-method approach was employed, comprising three different sources for data collection: direct observation of videotaped behavior; the perception of teachers who filled out a questionnaire for the assessment of social behavior in preschoolers and, finally, a sociogram, limited to the positive dimension of choice. Socio-demographic information about the children’s families were gathered through interviews with parents and teachers Comparison between the results of the linguistic tests and normative data shows very low levels of language skills, consistent with the data presented by international research. The 3-factor ANOVA (Age: 3 x Nationality: 5 x L2incasa: 2) applied to the different linguistic variables shows a significant effect not only of the Age of children, but also of the use of Italian at home. No effect of the Citizenship variable is shown. The 3-factor ANOVA (Age: 3 x Type: 2 x Group: 2 or Citizenship: 6) and its post-hoc applied to the different social data show a significant effect of Age, Group and Gender, with the differences in favor of Italian children who remain concentrated mainly in the 3 years old range for females, and in those of 3-4 years for males, suggesting that the influence of social integration in school is positive, especially for girls. Regarding the 3rd research goal, the regressions show that a large portion of linguistic variance is explained by competence and social integration measures and vice versa, indicating a close relationship between language and social skills.
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De, Luca Marcella y Giuseppe Spadafora. "Multiculturalità ed integrazione dei bambini stranieri nella scuola dell'infanzia". Thesis, 2013. http://hdl.handle.net/10955/176.

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Fuoco, Maria Grazia, Gaetano Roberto De, Cesare Pitto y Giuseppe Spadafora. "Comparazioni territoriali nella scuola primaria e dell'infanzia in alcune aree del Mezzogiorno e riscontri operativi in realtà del Mediterraneo". Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10955/959.

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VANNINI, LARA. "QUANDO I PICCOLI PENSANO QUESTIONI GRANDI. I PENSIERI E LE PRATICHE DISCORSIVE SOCRATICHE DEL PROGETTO 'MELARETE'". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11562/1017369.

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Resumen
La tesi affronta il tema dell’educazione all’etica all’interno della scuola dell’infanzia adottando una prospettiva critico-riflessiva e presentando esperienze e strumenti validati sul campo attraverso una ricerca empirica di tipo qualitativo. La ricerca di dottorato si colloca all’interno di “MelArete”, un progetto di educazione etica promosso dal CRED (Centro di Ricerca Educativa e Didattica) dell’Università degli Studi di Verona e pensato per i bambini della scuola dell’infanzia e primaria. A partire dal riconoscimento delle ragioni ontologiche (Aristotele, Etica Nicomachea, I, 1094 a 1-3), educative (Mortari, 2015) e sociali (Bauman, 1999/2001) che giustificano la necessità di dedicare tempo e cura all’educazione etica, e dalle ipotesi pedagogiche individuate tramite una precedente ricerca teoretica (Mortari, 2009, 2019), lo studio presenta la ricerca educativa realizzata che si è posta obiettivi educativi ed obiettivi euristici. L’obiettivo educativo è coltivare la passione per la ricerca del bene e portare i bambini a riflettere su alcuni concetti eticamente rilevanti, oltre che sulla loro esperienza di azioni eticamente orientate; l’obiettivo euristico è duplice: investigare come si qualifica il pensiero etico dei bambini e verificare l’efficacia delle attività proposte durante il percorso educativo. Da un punto di vista metodologico la ricerca realizzata si qualifica come ricerca empirica qualitativa che situandosi all’interno dell’approccio naturalistico (Lincoln & Guba, 1985) viene condotta là dove i soggetti cui si rivolge vivono quotidianamente; una ricerca dal carattere pragmatico e trasformativo perché intende migliorare il contesto educativo e fornire concrete ipotesi di intervento (Mortari, 2007); e una ricerca per i bambini (Mortari, 2009) perché nel suo attualizzarsi offre buone esperienze educative per i bambini e su queste fa ricerca. La ricerca sul campo ha coinvolto 116 bambini di 4 e 5 anni provenienti da sei scuole dell’infanzia del Nord e Centro Italia (Trento, Bologna, Roma) lungo 12 incontri proponendo loro una serie di attività di educazione etica: narrazioni, conversazioni socratiche, vignette, giochi concettuali, attività esperienziali, attività riflessive (il diario/fogliario delle virtù). Nell’ambito di tali azioni sono stati raccolti molteplici materiali di studio e ricerca: conversazioni; descrizioni delle produzioni grafiche; interviste finali ai bambini e alle insegnanti coinvolte. I dati raccolti sono stati analizzati seguendo i principi dell’approccio fenomenologico (Mortari, 2007; Tarozzi & Mortari, 2010) al fine di mettere in evidenza l’“essenza” del pensiero etico dei bambini, l’evoluzione delle concettualizzazioni lungo il percorso, e la descrizione delle pratiche discorsive socratiche messe in campo. I dati emersi evidenziano la ricchezza del pensiero etico dei bambini esplorato e codificato nei significati che i bambini attribuiscono alle virtù (in particolare le 4 esplorate nel progetto: coraggio, generosità, rispetto, giustizia) e nell’identificazione delle azioni riconosciute come virtuose nella loro esperienza. Dai dati raccolti è stato inoltre possibile rilevare le evoluzioni concettuali mostrate dal pensiero etico dei bambini lungo il percorso: i bambini si sono avvicinati al concetto di virtù (totalmente ignorato all’avvio del percorso) e si sono rivelati capaci di riconoscere le differenti componenti dell’azione virtuosa (la motivazione, l’emozione, la conseguenza) vista o agita. La loro capacità di riflessione si è sviluppata fino al punto di riconoscere la complessità delle situazioni/azioni e arrivando ad identificare differenti virtù nel singolo gesto. La mappatura delle mosse conversazionali e la descrizione narrativa di stili di conduzione problematizzanti, realizzate secondo una prospettiva d’analisi pedagogica (Mortari 2002, 2009), offre alle insegnanti prospettive e strumenti di riflessione per aumentare la consapevolezza della loro azione verbale, orientare in modo incisivo gli esiti della sua realizzazione, e in tal modo migliorare le opportunità discorsive offerte ai bambini.
The thesis addresses the theme of ethics education within kindergarten from a critical-reflexive perspective, presenting experiences and tools validated through a qualitative empirical research. MelArete is a project for ethical education promoted by CRED (Center of Educational and Didactic Research) of the University of Verona (Italy) and created for children of kindergarten and primary school. The ethics of care and the ethics of virtue are the fundamental theoretical references: in fact the word “MelArete” is created by the union of the greek terms meléte (which means care) and areté (which means virtue). Starting from the ontological assumption that care is prime in life and without it the human being cannot flourish in his/her humanity (Mortari, 2015), the project is based on an interpretation of the pedagogy of care: moreover, according with theoretical and empirical studies (Mortari, 2014) to care is oriented by virtuous attitudes. Starting from these premises, it is legitimate to suggest that an education to ethics in the light of care can be an education to virtues. According to the Socratic thought, that encourages people to reason on virtues, and the Aristotle theory, that focuses on the attention to learn virtues through experience, “MelArete” project promotes children’s reflection on the meaning of ethical concepts and on their own virtuous actions. The research was aimed at exploring children’s ethical thinking, studying the effectiveness of the project, and offer to the teachers data useful to improve the ethics education. The framework of the research is rooted in the naturalistic epistemology, according to which the objects of inquiry should be studied in the context where they appear (Mortari, 2007). The study can be described as an «experiential-transformative» research (Mortari, 2007) and a «research for children»(Mortari, 2009) because it aims to improve educative practice and promote participant’s flourishing. According to that theoretical and epistemological background, in the year 2016-2017, were involved 116 four to five years old children attending six kindergartens. The educative path was structured in twelve meetings where the children were encouraged to reflect on the meaning of good, care and virtue and on four specific virtues: courage, generosity, respect and justice. The research was aimed at exploring children’s ethical thinking and studying the effectiveness of the project. The children were involved in the following activities: Socratic conversations, to analyse ethical concepts and improve reflection, storytelling, to express the many ways we can interpret virtues, vignettes, to debate ethical dilemmas, games, to deepen children’s reflections on virtues, and drawing the “leaves of virtues”, a year diary to reflect on the ways of practicing virtues. The analysis of the data have been realized through a qualitative method based on a phenomenological-ermeneutic theory (Mortari, 2007). The findings highlight the growth of the ethical sensibility and the complexity of children’s thinking from the beginning to the end of the project.
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Caselli, Paola. "“La parola al centro”. La conversazione tra educatori e bambini nei servizi educativi da 0 a 6 anni". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1153415.

Texto completo
Resumen
L’oggetto della tesi è costituito dallo studio dell’interazione linguistica tra educatori/insegnanti e bambini che ha luogo all’interno dei servizi educativi rivolti alla fascia d’età 0-6 anni. La scelta di approfondire questo tema è dovuta a tre ragioni; la prima è relativa alla crescente consapevolezza, in ambito scientifico, sia a livello nazionale che internazionale, del ruolo dell’interazione linguistica all’interno dei servizi ECEC, sia tra pari che tra adulti e bambini, alla luce del fatto che nidi e scuole dell’infanzia sono contesti formativi a elevata socialità, ‘permeati’ di parole. Di qui, la seconda motivazione: la convinzione che indagare gli stili comunicativo-conversazionali degli educatori sia – anche sotto il profilo pedagogico – rilevante. Infine, la terza motivazione che ha spinto ad approfondire il tema della ‘parola’ nell’ECEC, connessa a quello della qualità. Qualità garantita anche dalla presenza di buone prassi e di relazioni adulto-bambino significative, da intendersi anche in senso linguistico-conversazionale. Questo tipo di ricerca si pone uno scopo sia conoscitivo che trasformativo, mirando a sollecitare la capacità autoriflessiva degli educatori circa il proprio agire, nell’ottica di promuovere la consapevolezza sulla funzione della ‘parola’ nella relazione educativa. In quest’ottica, l’indagine condotta si muove in armonia con i recenti piani programmatici dell’Unione Europea, che invita con sempre maggior vigore i Paesi membri a dotarsi di servizi per la prima infanzia accessibili, diffusi e, soprattutto, di qualità; qualità che può essere promossa anche offrendo ai bambini un ventaglio di esperienze significative e di relazioni autentiche e pedagogicamente orientate, all’interno delle quali il tema della ‘parola’ assuma un ruolo centrale. Dal punto di vista strutturale, la tesi si compone di una parte teorica e di una empirica. La prima è dedicata alla ricostruzione della cornice teorica – storico-pedagogica, normativa e relativa allo stato dell’arte della ricerca, in primis nazionale, relativa alle interazioni linguistiche adulto-bambino, dagli anni ’70 a oggi – alla quale si àncora il tema della conversazione tra caregivers e bambini. La seconda parte, di carattere empirico, illustra il percorso e gli esiti di una ricerca sul campo focalizzata sui contenuti e sulle modalità delle conversazioni che intercorrono tra bambini – 74 – e educatori/insegnanti – 22 – di una selezione di nidi e scuole dell’infanzia toscani, realizzata attraverso la metodologia dell’osservazione videoregistrata. Le conversazioni filmate sono state integralmente sbobinate, trascritte secondo il metodo di codifica del linguaggio parlato “Jefferson” e interpretate secondo l’approccio della Conversation Analysis. Nello specifico, le conversazioni sono state analizzate sia sotto il profilo quantitativo – sia manualmente che con l’ausilio del software T-LAB – che qualitativo. Per l’analisi qualitativa ci si è avvalsi di griglie osservative appositamente costruite, attraverso cui sono stati indagati lo stile conversazionale dei caregivers, le modalità di promozione del linguaggio infantile, e la gestione delle componenti emotive-affettive che caratterizzano le interazioni adulto-bambino. Gli estratti delle conversazioni, l’elenco dei simboli del metodo “Jefferson” e alcuni esempi sia delle schede di analisi testuale quantitativa, sia delle griglie osservative, sono riportati in appendice. ENG This thesis focuses on the study of the linguistic interaction between educators/teachers and children taking place within Early Childhood Education and Care services aimed at the age group 0-6. The choice to deepen this topic is due to three reasons; the first is related to the growing awareness, both at a national and international level, of the role of linguistic interaction within ECEC services, both between peers, and between adults and children, in the light of the fact that ECEC services are educational high-sociality contexts, therefore ‘permeated’ with words. Hence, the second motivation: the conviction that investigating the communicative-conversational styles of educators is – also from a pedagogical point of view – relevant. Finally, the third motivation, connected to that of quality. Quality also guaranteed by the presence of good practices and significant adult-child relationships, to be understood also in a linguistic-conversational sense. This type of research has both a cognitive and a transformational purpose, aiming to stimulate the self-reflective ability of educators/teachers about their own actions, in order to promote awareness of the role of their ‘words’ within educational relationships. In this sense, the survey carried out is in harmony with the recent planning plans of the European Union, which vigorously invites its Member States to equip themselves with accessible, widespread and above all quality services for early childhood; this quality can also be promoted by offering children a range of meaningful experiences and authentic, pedagogically oriented relationships, within which the theme of the word assumes a central role. From a structural point of view, this thesis consists of a theoretical and an empirical part. The first one is dedicated to the reconstruction of the theoretical framework – historical-pedagogical, normative, and related to the state of the art of research, primarily in Italy, concerning adult-child linguistic interactions, from the 70s to today – to which the topic of conversations between caregivers and children is anchored. The second part, empirical, illustrates the path and the outcomes of a field research focused on the contents and modalities of conversations between children – 74 – and educators/teachers – 22 – of a selection of Tuscan ECEC services (both for the age group 0-3 and 3-6), carried out through the videotaped observation methodology. The conversations filmed were enterely unwrapped, transcribed according to “Jefferson” method of coding the spoken language, and interpreted according to the Conversation Analysis approach. Specifically, the conversations were analyzed both quantitatively – both manually and using the T-LAB software – and qualitatively. For the qualitative analysis, we used specially constructed observational grids, through which the conversational style of the caregivers, their methods of promoting the children’s language, and the management of the emotional-affective components that characterize the adult-child interactions were investigated. The excerpts of the conversations, the list of symbols of “Jefferson” method, and some examples of both the quantitative text-analysis cards and of observational grids are given in the Appendix.
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