Manca, Rosarosa. "Non-invasive, scientific analysis of 19th-century gold jewellery and maiolica. A contribution to technical art history and authenticity studies". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1238319.
Resumen
La presente tesi di dottorato riguarda l’analisi composizionale non invasiva di gioielli in oro e maiolica ottocenteschi in stile revival. I manufatti ottocenteschi sono raramente studiati e i dati pubblicati sui materiali usati per la loro produzione sono molto più scarsi che nel caso dei manufatti antichi. L’obiettivo del presente studio è quello di acquisire dati di riferimento, per aumentare le attuali conoscenze riguardo ai materiali utilizzati nel corso dell’Ottocento, secolo segnato dalla transizione dalla produzione artigianale tradizionale a quella industriale, e che potranno rivelarsi utili per l’identificazione di falsi fatti nel medesimo periodo.
In particolare, questa ricerca è incentrata sui gioielli conservati presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e realizzati dai Castellani, una famosa famiglia romana di orafi, collezionisti e mercanti d’arte, e sulla maiolica artistica, parte della collezione del Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra, fatta in stile Neo-Rinascimentale dalle Manifatture Ginori e Cantagalli, principali promotrici del Risorgimento della maiolica artistica italiana, e dal ceramista Torquato Castellani, membro della famiglia di orafi appena menzionata. Dal momento che l’oggetto della ricerca è costituito da manufatti integri in collezioni museali, è stato necessario eseguire esclusivamente analisi non invasive e in situ. La tecnica utilizzata è la spettroscopia XRF, usata, con diversi set up, per analizzare le leghe d’oro e le zone di saldatura dei gioielli Castellani e gli smalti della maiolica revival.
L’analisi dei gioielli in oro è stata effettuata con lo spettrometro micro-XRF portatile sviluppato al Centro Nacional de Aceleradores di Siviglia: un sistema di lenti policapillari permette di ridurre il punto di analisi fino a 30 μm e ha consentito così di caratterizzare separatamente la composizione delle lamine, dei fili, dei granuli e delle zone di saldatura dei 43 gioielli analizzati (realizzati fra gli anni Quaranta e Ottanta dell’Ottocento). L’analisi ha mostrato che i Castellani hanno utilizzato un oro di elevata purezza con l’argento come principale alligante, e che elementi diversi di un gioiello, inclusi i granuli, erano saldati con delle leghe brasanti ricche in argento. Secondo i Castellani, questo tipo di leghe era quello usato dagli Antichi. Un filtro di zinco è stato aggiunti di fronte al rivelatore di raggi X dello spettrometro. Questa modifica tecnica ha permesso di determinare che il cadmio, elemento aggiunto alle leghe brasanti a partire dalla seconda metà del XIX secolo, non è presente nelle saldature dei Castellani. Inoltre, l’analisi XRF, e in particolare lo studio dell’intensità relativa delle linee X dell’oro, ha consentito di acquisire informazioni sulla presenza di trattamenti superficiali sui gioielli Castellani.
Lo spettrometro XRF commerciale disponibile presso il V&A è stato usato per l’analisi della maiolica (ceramica decorata con smalto stannifero). È stata caratterizzata la composizione elementale degli smalti bianchi e colorati e delle decorazioni a lustro di 21 maioliche Neo-Rinascimentali prodotte fra il 1855 e il 1900. Le composizioni dei manufatti di Ginori, Castellani e Cantagalli sono nel complesso paragonabili: sono caratterizzate dalla presenza di ossido di piombo e alcali usati come fondenti, calce come stabilizzante, ossido di stagno come opacizzante e pigmenti e coloranti tradizionali. Nella maggior parte dei manufatti ottocenteschi analizzati è stato identificato anche lo zinco, che è particolarmente abbondante in quelli più tardi, realizzati circa nel 1900. L’ossido di zinco migliora le proprietà degli smalti stanniferi ed è stato usato sporadicamente anche in epoca pre-industriale, ma è diventato comunemente disponibile soltanto nell’Ottocento. La presenza diffusa di zinco è quindi il principale elemento che consente di distinguere gli smalti ottocenteschi analizzati da quelli rinascimentali, che altrimenti presentano una composizione notevolmente simile. Il confronto con la maiolica rinascimentale è stato basato sia sui dati disponibili in bibliografia che sull’analisi di tre manufatti del V&A: due pezzi originali che sono stati i modelli ispiratori rispettivamente di una copia di Cantagalli e di una di Castellani, e un piatto cinquecentesco con dei restauri ottocenteschi. Oltre allo zinco, sono stati identificati solo un numero limitato di elementi moderni, disponibili grazie all’industria chimica che si era recentemente sviluppata: coloranti contenenti cromo sono stati rivelati in pochi casi nelle maioliche di Castellani e Cantagalli; decorazioni a lustro contenenti oro, bismuto e uranio sono stati identificate in un piatto di Castellani al posto dell’argento e del rame delle ricette tradizionali. I risultati ottenuti hanno mostrato che le formulazioni tradizionali degli smalti erano ancora in uso per la produzione della maiolica nell’Ottocento, ma che anche materiali di recente sviluppo venivano introdotti nella manifattura.
Quello acquisito in questo studio è il gruppo di dati più ampio disponibile sulla composizione di gioielli in oro e maioliche ottocenteschi e ha fornito informazioni preziose riguardo alle pratiche produttive di alcuni fra gli orafi e i ceramisti più popolari e influenti dell’Europa ottocentesca.
This dissertation concerns the non-invasive compositional analysis of 19th-century gold jewellery and maiolica in historicist style. 19th-century artifacts are rarely investigated, and published data on the materials used for their production are much scarcer than in the case of ancient ones. The objective of this study was to acquire reference data, which will increase the existing knowledge on the materials used over the 19th century - a period marked by the transition from traditional to industrial production - and could be useful for the identification of forgeries produced at the time.
Specifically, this research is focussed on: the jewels, today at the Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia in Rome, made by the Castellani, a famous Roman family of goldsmiths, collectors and antiques dealers; and artistic maiolica, part of the collection of the Victoria and Albert Museum (V&A) in London, made in Neo-Renaissance style by the Ginori and the Cantagalli manufactories, the main promoters of the revival of Italian maiolica, and the ceramist Torquato Castellani, member of the above-mentioned family of goldsmiths. In order to investigate intact objects in museum collections, non-invasive, in-situ analyses were performed: XRF spectroscopy with different set-ups was used to analyse the gold alloys and joining areas of Castellani jewels and the glazes of historicist Italian maiolica.
The analysis of gold jewellery was carried out with the portable micro-XRF spectrometer built in house at the Centro Nacional de Aceleradores of Seville: polycapillary lenses focus the spot of analysis to 30 μm and allowed the separate characterization of the gold foils, wires, granules and soldering areas of the 43 jewels analysed (made between the 1840s-1890s). The analysis showed that high-carat gold, with silver as the main alloying metal, was used by the Castellani and that the different elements of a jewel, including granules, were soldered with brazing alloys rich in silver. According to the Castellani this type of alloy was used by the Ancients. A zinc filter was added in front to the X-ray detector of the spectrometer: this technical modification allowed to determine that cadmium, an element added to brazing alloys from the second half of the 19th century, is not present in Castellani solders. Moreover, XRF analysis, and specifically the study of the relative intensities of the X-ray lines of gold, allowed to acquire information on the presence of superficial treatments on Castellani jewels.
A commercial XRF spectrometer available at the V&A was used for the analysis of maiolica (tin-glazed earthenware). The elemental composition of the white ground glazes, the coloured glazes and the lustre decorations of 21 Neo-Renaissance wares made between 1855 and 1900 was characterized. The compositions of the wares by Ginori, Castellani and Cantagalli are overall similar, being characterised by the presence of lead oxide and alkali as fluxes, lime as stabilizer, tin oxide as opacifier and traditional colourants and pigments. Zinc was also detected in most of the 19th-century wares analysed, and was particularly abundant in the later wares made around 1900. Zinc oxide improves the properties of tin glazes and was sporadically used also in pre-industrial times, but it became commonly available only in the 19th century. The broad presence of zinc is the main feature that differentiates the 19th-century glazes analysed from Renaissance maiolica glazes, which otherwise have a remarkably similar composition. The comparison with Renaissance maiolica was based both on the data available in the literature and on the XRF analysis of three V&A wares: two original pieces which inspired a Cantagalli and a Castellani copy, respectively, and a 16th-century plate with 19th-century replacements. Beside zinc, only a few modern elements, available thanks to the recently-established chemical industry, were identified: chromium-containing colourants were occasionally detected in Castellani and Cantagalli creations; lustre decorations containing gold, bismuth and uranium, instead of the traditional metallic copper and silver, were identified in a dish by Castellani. The results obtained showed that traditional glaze formulations were still used in the production of maiolica in the 19th century, but that newly developed materials were being introduced as well.
The most extensive set of compositional data on both 19th-century gold jewels and maiolica was acquired in this study and provided precious information on the production practices of some of the most popular and influential goldsmiths and ceramists of 19th-century Europe.