Literatura académica sobre el tema "Risultati della formazione"

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Artículos de revistas sobre el tema "Risultati della formazione"

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Vučetić, Zorica. "Contributo allo studio della suffissazione verbale nell'italiano contemporaneo: raffronto contrastivo". Linguistica 36, n.º 1 (1 de diciembre de 1996): 83–96. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.36.1.83-96.

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La formazione delle parole comprende tre parti fondamentali: la formazione delle parole mediante suffissi (la suffissazione), la composizione delle parole nonché la for­ mazione delle parole mediante prefissi (la prefissazione). I risultati di questi tre pro­ cedimenti formativi sono rispettivamente il derivato o il suffissato, il composto o la pa­ rola composta e il prefissato (che può essere derivato o composto). La suffissazione comprende le formazioni tratte dalle diverse basi (nominali, aggettivali e verbali); la tri­ partizione è fatta prendendo in considerazione il punto di partenza del procedimento di formazione della parola, vuol dire considerando la base della nuova formazione: si hanno i suffissati denominali, deaggettivali e deverbali. Se si prende in considerazione il punto di arrivo del procedimento formativo si hanno ancora tre tipi di nuove forma­ zioni; per quanto riguarda la categoria di arrivo si hanno i suffissati nominali, aggettivali e verbali.
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Mari, Massimo, Luca Di Maio, Paola Gremigni, Marinella Sommaruga y Walter Grassi. "Comunicare con i pazienti: un Gruppo Operativo in Reumatologia". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 1 (mayo de 2011): 135–47. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-001010.

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Un'efficace comunicazione č un importante indicatore della qualitŕ dei servizi ospedalieri. Questo contributo presenta i risultati di una ricerca-intervento sulle abilitŕ comunicative dei membri di un'équipe reumatologica ospedaliera dopo un corso di formazione sulla comunicazione. L'esperienza ha coinvolto ventitré operatori sanitari (78.3% femmine, etŕ media 38.3 ± 9.7 anni) della Clinica Reumatologica dell'Universitŕ Politecnica delle Marche (52.2% infermieri, 30.4% medici, 13% OSS, 4% biologi) in un corso di aggiornamento basato sulla tecnica del Gruppo Operativo di E. Pichon Rivičre. Gli operatori hanno valutato le proprie capacitŕ comunicative, prima e dopo il corso, con il Health Care Communication Questionnaire (HCCQ). Il HCCQ č stato inoltre compilato da trentatré pazienti della Clinica all'inizio del corso e da trentaquattro alla fine, per riportare l'esperienza comunicativa con gli operatori. I risultati mostrano una tendenza al miglioramento nella maggior parte delle dimensioni del HCCQ-P auto-valutate dagli operatori e un miglioramento significativo (p < 0.05) nella valutazione dei pazienti con il HCCQ. Tale risultato incoraggia la formazione degli operatori delle équipe ospedaliere nell'ambito della comunicazione con il paziente.
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Donati, Cristiana. "L'adozione delle ICT e l'ipotesi di complementaritŕ nelle imprese italiane". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 3 (octubre de 2012): 25–45. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-003002.

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L'adozione delle ICT e l'ipotesi di complementaritŕ nelle imprese italiane Il lavoro s'inserisce nel filone di studi che analizza le precondizioni che garantiscono agli investimenti in ICT di avere un impatto positivo sulla performance economica delle imprese valutando se gli input considerati, ossia ICT, cambiamenti organizzativi e formazione della forza lavoro siano legati da un rapporto di complementaritŕ. L'analisi empirica č condotta su un panel chiuso di imprese manifatturiere italiane considerate nel periodo 2001-2006. I risultati ottenuti tramite due diversi metodi di stima evidenziano che l'interazione tra ICT, mutamento organizzativo e formazione della forza lavoro esercita un effetto positivo sulla produttivitŕ del lavoro; tale risultato č confermato in entrambe le stime, solo per il sottocampione di imprese che ha coinvolto parte dei propri occupati in corsi di formazione.
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Trinchero, Elisabetta, Lorenza Micacchi y Ilda Di Claudio. "Distocia di spalla. La simulazione come strumento di prevenzione del rischio". MECOSAN, n.º 118 (agosto de 2021): 137–52. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-118007.

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Il presente contributo intende offrire una prima mappatura delle pratiche in uso in materia di formazione con riferimento alla gestione dell'emergenza legata alla distocia di spalla. Attraverso la triangolazione di fonti informative differenti e, in particolare, mediante i risultati di un questionario somministrato alle aziende sanitarie della Regione Lombardia, si evidenzia l'importanza delle attivita di formazione e in particolare dell'uso dei simulatori nella prevenzione dei rischi - clinici ed emotivi - che caratterizzano il fenomeno. I risultati evidenziano come, laddove previsto, l'uso del simulatore sia positivamente associato alla percezione di utilita dello strumento da parte del personale mentre, con riferimento alla dimensione organizzativa, tali iniziative di formazione vengono gestite internamente dalle aziende e finanziate con risorse proprie, a testimonianza del rilievo attribuito alla prevenzione dei rischi relativi alla distocia di spalla tra le organizzazioni sanitarie incluse nell'analisi.
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Rossi, Rossana Adele. "La formazione superiore dei professionisti dell'educazione e della formazione: dal modello disciplinarista al focus sui contenuti core". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 1 (junio de 2020): 382–97. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9519.

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Il contributo analizza le radici dell'approccio disciplinarista nell'alta formazione per passare alla considerazione dell'impatto dell'approccio funzionalista proprio delle politiche europee sulle trasformazioni in atto. Sono quindi richiamati i risultati di alcune delle più significative ricerche svolte in materia di obiettivi di apprendimento propri della formazione dei professionisti dell'educazione e della formazione. Il tentativo è di individuare i capisaldi di un approccio che consenta, a partire dal presente, di superare i limiti del disciplinarismo, garantendo l'acquisizione dei fondamenti della professione. La soluzione viene ricercata negli studi che tendono a definire i contenuti core della professionalità degli educatori e dei formatori e che spostano l'attenzione dall'insegnamento della disciplina ai learning outcomes conseguiti dagli studenti.
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Vinci, Viviana. "Peer review, feedback e nuovi modelli di valutazione partecipata nell'higher education: una sperimentazione presso l'Università Mediterranea di Reggio C". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (diciembre de 2021): 250–64. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12477.

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Resumen
Fra le strategie utilizzate per promuovere forme di valutazione partecipata e learner-centred capaci di promuovere la literacy valutativa degli studenti annoveriamo il feedback e la valutazione fra pari. Alla luce di questo framework, sono state sperimentate strategie di peer review in un insegnamento del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria. I risultati mostrano l'efficacia delle attività di revisione dei compiti autentici fra pari nello sviluppo delle competenze progettuali e valutative degli studenti, con un miglioramento delle loro performance e dei loro prodotti. I risultati hanno mostrato, inoltre, il supporto del processo di peer review nell'esplicitazione del sapere implicito degli studenti. La ricerca ha mostrato anche l'importanza dell'adattamento dei corsi universitari in modalità remota attraverso una pianificazione dell'ambiente di apprendimento e l'utilizzo di tecnologie/risorse online e il ruolo della documentazione nella formazione delle competenze progettuali, valutative e riflessive degli studenti universitari.
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Curtarelli, Maurizio, Maija Lyly-Yrjanainen y Greet Vermeylen. "Qualitŕ e sostenibilitŕ del lavoro in Europa. Evidenze dall'Indagine europea sulle Condizioni di lavoro". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 127 (septiembre de 2012): 92–115. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127007.

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L'articolo presenta alcuni risultati della 5a Indagine europea sulle condizioni di lavoro, condotta nel 2010 dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) con sede a Dublino. I risultati illustrati fanno riferimento a quattro specifici ambiti della qualitŕ del lavoro: salute e fattori di rischio connessi; motivazione, ricompense intrinseche e soddisfazione; skills, formazione e apprendimento sul lavoro; infine, conciliabilitŕ tra lavoro e vita privata. Tali ambiti concorrono alla definizione di "sostenibilitŕ" del lavoro, concetto strettamente connesso con quello di qualitŕ e che riflette la possibilitŕ di tenere il piů a lungo possibile i lavoratori nell'occupazione, in una logica di invecchiamento attivo. I risultati riflettono un'estrema varietŕ di situazioni, frutto sia di aspetti oggettivi delle specifiche realtŕ lavorative e sia della percezione che l'individuo ha del proprio lavoro e delle condizioni in qui opera.
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Gianecchini, Martina, Nicoletta Masiero y Enrico Miatto. "Formazione professionale ed esiti occupazionali: un modello di valutazione e un'applicazione al Veneto". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2011): 111–33. http://dx.doi.org/10.3280/es2011-002011.

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L'articolo affronta il tema dell'inserimento occupazionale dei giovani in possesso di una qualifica professionale. Viene proposto un modello di valutazione della formazione professionale che considera tre prospettive: quella del mercato del lavoro (focalizzata sulla "qualitÀ" dell'inserimento occupazionale post-qualifica), quella del sistema formativo (centrata sull'efficacia e l'efficienza dell'ingresso) e quella dell'individuo (relativa alla percezione di utilitÀ delle competenze apprese e al livello di soddisfazione rispetto all'esperienza formativa nel suo complesso). Il modello č stato elaborato all'interno del progetto di ricerca nazionale biennale "Valutazione degli esiti e dell'impatto delle Politiche formative nell'ambito della formazione professionale" finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e coordinato da Ires, del quale vengono presentati una sintesi dei risultati con riferimento al Veneto.
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Sergi, B. y G. Paludetti. "L’analisi della curva di apprendimento della chirurgia dell’otosclerosi può aiutare a predirre i risultati funzionali?" Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, n.º 2 (abril de 2016): 135–38. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-599.

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Il numero di interventi per otosclerosi è progressivamente diminuito nel corso degli ultimi 20 anni. Questa riduzione crea difficoltà sia al chirurgo esperto ma soprattutto a quello giovane che inizia il suo percorso di formazione. Abbiamo analizzato in maniera retrospettiva i risultati funzionali ottenuti dopo stapedotomia effettuati da un giovane chirurgo presso la Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico “A. Gemelli” di Roma. La tecnica impiegata è quella della stapedotomia con laser COe utilizziamo una protesi in teflon e titanio. I risultati funzionali sono stati valutati come riduzione della ipoacusia trasmissiva sulle frequenze comprese tra 250 e 4000 Hz all’ultimo esame eseguito durante il follow-up. L’analisi dei dati non ha evidenziato un momento in cui la curva di apprendimento possa essere considerata conclusa poiché ottimi risultati con una riduzione pressoché completa della ipoacusia trasmissiva si sono alternati con altri i cui risultati funzionali non sono stati altrettanto ottimi. In nessun caso si è comunque registrata una coclearizzazione dell’ipoacusia. Questa analisi supporta l’esistenza di una curva di apprendimento della chirurgia dell’otosclerosi senza però individuare un punto dopo il quale si possa prevedere che i risultati funzionali saranno tutti ottimi. La chirurgia dell’otosclerosi non dovrebbe essere effettuata all’inizio della pratica della chirurgia otologica, data l’aspettativa funzionale che il paziente ripone nell’intervento e la mancanza delle capacità chirurgiche necessarie.
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Mignani, Stefania, Marilena Pillati y Irene Martelli. "Un indicatore statistico del background familiare nello studio del successo scolastico degli studenti della provincia di Bologna". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 120 (febrero de 2011): 194–214. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120010.

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La formazione di base, l'accesso al sapere e il successo formativo sono questioni di grande interesse in tema di politica del lavoro. Č noto come giŕ a partire dai primi anni di scuola lo status socio-economico e culturale delle famiglie eserciti un ruolo fondamentale come variabile esplicativa dei risultati conseguiti dagli studenti. Disporre di informazioni accurate non solo sugli esiti formativi, ma anche sulle caratteristiche dei contesti familiari, diventa quindi di particolare rilevanza nella definizione delle politiche scolastiche territoriali. In questo lavoro viene presentata una proposta metodologica per la costruzione di indicatore statistico dello status socio-culturale delle famiglie con riferimento ai dati di un'indagine dell'della Provincia di Bologna sugli esiti scolastici di un campione di studenti della scuola secondaria di II grado. Dalle analisi condotte emerge l'esistenza di un legame tra retroterra familiare e risultato scolastico. Nemmeno in una realtŕ ad alta scolaritŕ, quale quella bolognese la scuola sembra essere in grado di neutralizzare l'effetto di ambienti familiari sfavorevoli sul rendimento scolastico dei ragazzi.
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Tesis sobre el tema "Risultati della formazione"

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EMILIOZZI, PAOLO. "Tecnologie al servizio della formazione a distanza, applicazioni e risultati". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1306.

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Un argomento che negli ultimi anni si va configurando come una area tematica di notevole interesse per studiosi e ricercatori, è quello del ruolo delle tecnologie didattiche basate sulle ICT nel miglioramento della qualità dell’apprendimento nei corsi di studio universitari. L’analisi della letteratura ha consentito di rilevare le iniziative di istruzione a distanza e di evidenziare le cause che ne rallentano l’affermazione. Gli obiettivi perseguiti dagli atenei attraverso il ricorso a forme di didattica on-line, sono risultati principalmente la flessibilità e la qualità, testimonianza di un approccio che considera solo in via residuale la possibilità di configurarsi come formazione totalmente a distanza. Questi rilievi e considerazioni hanno orientato la sperimentazione verso scelte di tipo blended: supporti tecnologici a distanza integranti l’insegnamento tradizionale d’aula. Il lavoro è stato sviluppato con la finalità di tracciare una via sostenibile per l’affermazione dell’utilizzo delle ICT a fini didattici: si sono quindi intraprese iniziative che potessero contribuire a superare gli ostacoli riscontrati nella letteratura. La valenza globale in termini di diffusione di sistemi di video sharing come Youtube e di social networking come Facebook, ha portato a considerare anche quelli come possibili canali formativi e a valutare l’efficacia di un loro utilizzo nell’insegnamento. Le conclusioni tratte suggeriscono un approccio alla tematica di tipo bottom-up, nel quale il punto di partenza sia il coinvolgimento del corpo docente in decine di microesperienze che aiutino a diffondere la cultura dell’utilizzo del web nell’insegnamento. Solo allora, con questo patrimonio condiviso di esperienze di integrazione, si potranno ripensare piattaforme complesse il cui utilizzo avrà migliori possibilità di successo rispetto a quelle attuali. L’ultima sezione è stata dedicata alla telemedicina, tematica affrontata con un taglio generale e multidisciplinare, a sottolineare la necessità di un approccio integrato nell’impostazione di lavori riguardanti argomenti così vasti e complessi.
The evolution of the web has made available information-sharing tools that have gradually become easily accessible and increasingly affordable for teachers and professors: personal websites, video sharing applications, forums, social networks, etc. The activities I carried out mainly regarded the investigation and use of the above-mentioned tools, and an assessment of how they can be integrated with traditional teaching methods. Starting from an analysis of the existing scenario – mainly with reference to the Chairs of Electronics of several Italian universities and to some foreign examples of excellence (MIT, Yale, Stanford) -, I decided to experiment how the web could support traditional lecture-based teaching. The results thereby achieved were assessed both in quantitative terms and with regard to exam performances, and were compared to the above-mentioned foreign experiences. This allowed me to draw conclusions on the actual use and effectiveness of such teaching supporting tools and to propose ways of approaching them for teachers and professors that have never used them before.
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Fedeli, Monica. "Nuove prospettive per la fromazione degli adulti: generare valore in una società complessa. I risultati di un'indagine fra testimoni privilegiati". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425218.

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New prospectives for adult learning: generating values in a complex society. This research represents a study and in-depth contribution for adult learning, focussing upon the learning values addressed to adults immersed in working processes and to the tricky role of the trainer that practices his/her own profession with adults involved in life-long learning. This contribution is part of the literature tradition that recently dealt with the subject of generative learning and the value of learning in order to investigate and listen to the trainers' opinion, but also of privileged witnesses, front line exponents in managerial training concerned with the innovation of the same training. The path we have traced, started right from a learning analysis in its multiple exemplifications, analysing the dimensions of adultity in its finest facets, highlighting the difficulties and strong points in a social context such as the current one. The path was articulated in three main parts, and then subsequently subdivided according to subject. First part The first part of the research was dedicated to the study and development of two central themes; the first being more general, concentrating upon the paradigms of: complexity, learning and training; the second more specific, dealing with the subject of generative learning and values. We began by indicating the contexts and interpretations of the subjects dealt with, firstly carrying out a bibliographic research, and afterwards delving into their current exemplifications in the complex context that has recently been developing in adult learning organization. Second part In the second part, some strategic aspects of learning were tackled delving more into the value related to personal identity, and to the value that learning could generate in adults that are on the verge of facing increasingly complex scenarios, characterized on one hand by a specifically technical and technological request, and on the other by a strong sense of sharing and subjectivity; by subjectivity meaning the heart, feelings and personal experience of those operating in a working and social context. The two aspects just outlined can be traced back to two learning models; the first identifies and justifies itself in the contenutistic model, whereas the second in a process model, where the trainer is no longer the person who decides which knowledge or skill to convey, but becomes a facilitator who prepares a learning situation. The target group of the present research is made up of: 1)trainers employed in life long learning addressed at adults in different learning contexts, that carry out their activity in public and private bodies, 2)learning process experts, 3)university professors and adult training researchers, 4)heads of training centres and higher education institutions. Third part In the third part the research hypothesis that was born from the will of indicating values has been developed and discussed, or rather the values that long life learning could generate in adults integrated in different professional contexts or entering the working world. In particular the contexts and modalities by which adults learn have been investigated, when learning becomes important for the person, favouring the acquisition of a deeper awareness of realizing one's own professional actions, adding value, not only at a professional level, but also from a personal point of view. The search for a scope in life and personal choices. To face the heart of the research problem, research tools have been elaborated that have given the possibility of getting to know the involved trainers, researchers and involved experts' points of view better, concentrating the research into four main areas: 1. In accordance with organization/customer/ purchaser 2. Trainees' desires, 3. Values perceived by the trainers and values generated by training, 4. Learning prospectives. For each of these areas we have analyzed and compared the resulting data using different statistic tools, motivated and supported by the wish of contributing, even though not exhaustive, in the training field and especially in adult training. The above-mentioned fields have been explored from different points of view; starting from the first: in accordance with organization/customer/ purchaser, we wanted to understand how important and what role a good alliance represented for the trainer and for the success of the actual training. We gathered data by means of the ATLAS.ti analysis tool and we subdivided them further, as we also did for the other themes dealt with in the two main different areas: regarding the person and relationships and the organization and professional context. The second theme dealt with the trainees desires, in this case we wanted to find out what these desires were, tacit and expressed by those attending training courses, and which perceptions the trainers had of these desires and also which ones and how many of these fall under the sphere of the values reported by the person and organization. The third theme we dealt with was that of the values that we subdivided into: values perceived by the trainers and values generated by training. Therefore those values the trainers perceive in adults attending training courses. How the desires of the trainees to learn in a complex and integrated way were interpreted, drawing on social and transversal competences that act, not only in the professional sphere but also in that of the person. Which values stood out from the needs analysis that the trainers carry out in order to plan their teaching paths. The last theme was that of analyzing the current training developments in our society. On the basis of the interviews and questionnaires, we asked which would be the prospectives of adult learning if it were inside a continuously changing and complex scenario like the present one. All the themes dealt with were analyzed inserting bibliographic references, topics of comparison with the latest training developments in our country and with the new tendencies of the same. We were also interested in discovering new forms of realizing outdoor paths that are attracting the attention of a great number of trainers and experts because of their innovation and originality. We wanted to investigate how much awareness there was towards these new subjects among trainers and privileged exponents in the educational world we had interviewed, and how much the dimension of individual well-being in the organizations could reflect upon peoples' private lives. We were interested in finding out the new values born in adults from the learning practice and how the individual's cognitive baggage can influence and determine the success of so much personalized training. What are the motivations and incentives that would mainly influence the training choices of adults in defined career paths, or searching for new opportunities and professional realities and how much individual satisfaction could have a spin-off in the sphere of professional relationships and in his/her working context. These and many others were the questions and considerations that spurred us to search for the trainers' answers in their role of prime actors because they are directly involved in this change and innovation. This feedback gave us the answers to the questions that we had asked ourselves at the beginning of our research path, enriching them with new and original inspirations that initially we were not able to outline clearly, but above all, they revealed that in order to make the most of oneself one must play the part of a trainer and activator of learning processes and organizational behaviour.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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SPERANZINI, Katia. "LA VALUTAZIONE NEL SISTEMA FORMATIVO IN AMBITO SANITARIO: APPRENDIMENTO, TRANSFER E CAMBIAMENTO NELLA PRATICA QUALI RISULTATI DELLA FORMAZIONE". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/400536.

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La valutazione nel sistema formativo in ambito sanitario: apprendimento, transfer e cambiamento nella pratica quali risultati della formazione La tesi di Dottorato riporta i risultati di un’indagine condotta presso un’Azienda Ospedaliera del Nord Italia con lo scopo di valutare gli esiti di un evento formativo dedicato alla “Movimentazione manuale dei pazienti: metodi, tecniche e posture per la prevenzione dei rischi” (MMPz), rivolto al personale sanitario (principalmente infermieri operatori di supporto). In particolare, nell’ambito degli esiti formativi possibili, la ricerca si è concentrata sul concetto di transfer e sui fattori che hanno inciso positivamente e negativamente sullo stesso e fattori riferibili all’individuo, al programma formativo e all’organizzazione (secondo il modello Integrate Model of Training Evaluation and Effectiveness di Alvarez, Sala e Garofano). Per transfer si intende “la misura in cui una persona che ha seguito un’attività formativa applica effettivamente le nuove conoscenze, abilità e competenze nel proprio lavoro” (Baldwin e Ford, 1988). La formazione è una realtà ormai consolidata e diffusa, che coinvolge diversi contesti collettivi, attraversa molteplici processi sociali e intende rispondere alle differenti domande di acquisizione di conoscenza e di sviluppo di capacità. In ambito sanitario, essa rappresenta la leva strategica con la quale l’organizzazione sanitaria mira a garantire la qualità delle prestazioni erogate. In Italia, dal 1° gennaio 2002, è stato avviato il sistema di Educazione Continua in Medicina (E.C.M.) che ha coinvolto tutti gli operatori sanitari, dipendenti o liberi professionisti. Ma l’acquisizione di crediti formativi è sinonimo di miglioramento, efficacia ed efficienza? L’indagine ha coinvolto 1095 partecipanti all’evento formativo e 46 coordinatori degli stessi. Data la numerosità campionaria e la suddivisione dello stesso in diverse Unità Operative Complesse, si è scelto di costruire di un questionario strutturato e autosomministrato, sulla base delle informazioni raccolte attraverso la conduzione di 6 focus group con i partecipanti all’evento formativo e 10 interviste con coordinatori (in qualità di testimoni privilegiati delle pratiche svolte quotidianamente). Il questionario contiene al suo interno oltre ad item socio-anagrafici item di valutazione con scala Likert a 4 livelli: decisamente no, più no che sì, più sì che no e decisamente sì. L’analisi dei dati dei questionari raccolti (666 partecipanti, pari al 60% del campione e 41 coordinatori, pari al 89,1% del campione) sono stati elaborati attraverso software che ne hanno determinato gli indici di tendenza centrale (moda, mediana, media), di validità (varianza spiegata e deviazione standard) e di attendibilità (alpha di Cronbach). I risultati delineano una realtà positiva, in quanto il personale dichiara di trasferire nella propria attività lavorativa quanto appreso all’evento formativo, sia in termini di conoscenze teoriche, che pratiche, anche con chi non ha partecipato all’evento formativo. Quando ciò non accade, le cause possono essere individuate in fattori legati all’evento formativo stesso (orario, durata e sede del corso che non soddisfano, anzi a volte ostacolano la partecipazione), all’organizzazione (la formazione non ha un tempo dedicato ma toglie giorni di riposo ai partecipanti che spesso partecipano prima o dopo il proprio turno lavorativo, mancanza di tempo, carenza di personale, eccessivo carico di lavoro), e agli individui (in alcuni casi si è evidenziata resistenza al cambiamento e poca collaborazione tra il personale). Il ruolo del coordinatore si evidenzia attivo e fondamentale sia nella gestione dell’attività formativa, che nella valutazione e nel monitoraggio del transfer. La valutazione discrimina tra i due gruppi dei “partecipanti” e dei “coordinatori” in quanto questi ultimi dichiarano di farla (mediante osservazione diretta e/o colloqui individuali e/o di gruppo). A questo punto ci sentiamo di sostenere che questo tipo di valutazione rappresenti un’opportunità di cambiamento e miglioramento che va attuata a livello periferico (ciascun coordinatore nella propria unità operativa) ed in modo continuativo nel tempo: solo in questo modo la formazione può essere considerata non come una spesa, bensì come un vero e proprio investimento in termini di gestione delle risorse umane.
The evaluation of the training system in hospital setting: learning, transfer and change in the professional practice as a result of the training This Ph.D thesis reports the results of a survey carried out in a Regional Hospital in the North of Italy aiming at assessing the outcomes of a training course about the “Manual handling of patients: methods, techniques and postures for the prevention of risks” (MMPz) and dedicated to the hospital staff (mainly nurses and support operators). As for the possible training outcomes in particular, the survey has been focused on the concept of transfer and the factors that have positively and negatively affected on it. These factors can be referred to the singular person, the training program and the entire organization, according to the Integrate Model of Training Evaluation and Effectiveness by Alvarez, Sala and Garofano. The term transfer refers to “the extent to which a person who has attended a training activity effectively applies new knowledge, abilities and competences at work” (Baldwin e Ford, 1988). Training is a consolidated and widespread reality which can be found in different organizational contexts, deals with several social processes and tends to meet different demands about knowledge acquisition and skill development. In hospital setting, it can be seen as a strategic lever thanks to which the hospital organization aims at ensuring quality in performance. In Italy, since the first of January 2002, a system called Educazione Continua in Medicina (ECM – Long Life Learning in Medicine) has been activated. It has involved all the hospital operators, staff or free lance. Question is: is the acquisition of training credits a synonym of improvement, efficacy and efficiency? The survey has involved 1095 participants to the training course and 46 coordinators. Given the sample size and the presence in the sample of different Complex Operating Units, the methodological choice has been made of constructing a structured questionnaire for the self-administration. It was built on the basis of the information collected by carrying out 6 focus groups with the participants to the training course and 10 interviews to coordinators (as privileged witnesses of the practices daily used at work). The questionnaire includes items asking personal details and item asking to assess training activities, with a four-point rating scale: 1 = definitely no, 2 = no more than yes, 3 = yes more than no, 4 = definitely yes. Data analysis (666 participants, equal to 60% of the sample and 41 coordinators, equal to 89,1% of the sample) has been carried out by using a statistical software that has estimated such central tendency indexes as mode, median, mean, such validity indexes as explained variance and standard deviation and Cronbach’s alpha as a reliability index. Results show a positive reality, as the staff declares to transfer what they have learned during the course in terms of theoretical knowledge and practical skills in their work activities. Besides they seem to share what they have learned with people who did not attend the course. When this does not happen, causes can be found in factors related to the training course (time, duration and place of the course), the organization (training does not have a dedicated time and happen during the rest days), and singular people (in some cases resistance to change and little collaboration emerged). The role of the coordinator is resulted to be active and fundamental both in the management of the training activity and in the evaluation and monitoring of the transfer. The evaluation discriminates between the two groups of “participants” and “coordinators”, as the latest declare the do it (by direct observations and individual or group interviews) but the former seem not to realize it. The evaluation represents an opportunity for change and development that should be activated at a peripheral level (each coordinator in their own operating unit) and continually: in this way training could be considered not only as an expenditure, but also as e real investment for human resources management.
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FORESI, Elisa. "A Multisectoral Analysis for economic policy: an application for healthcare systems and for labour market composition by skills". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251178.

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L’Agenda Digitale Europea stabilisce il ruolo chiave delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) grazie a un mercato digitale unico basato su internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, al fine di ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili COM(2010)245. Le TIC producono un'innovazione di prodotto e cambiamenti strutturali all'interno di tutto il sistema economico e possiamo affermare che dal punto di vista multisettoriale hanno un ruolo moltiplicativo sulla crescita economica, poiché l’aumento della domanda di TIC stimola a sua volta tutte le altre produzioni. Inoltre come riscontrato in letteratura economica, nelle istituzioni internazionali, nonché confermate dai dati periodici rilasciati dagli uffici statistici nazionali, una maggiore incidenza della popolazione attiva formalmente istruita in associazione con l'adozione delle TIC è altamente correlata ad una crescita robusta, sostenibile ed equa. In questo quadro è importante valutare il ruolo delle TIC nel sistema economico, in particolare verrà analizzato il ruolo delle TIC sia rispetto ad un particolare settore quello della sanità, che dal lato dei soggetti che dovrebbero essere parte attiva nella gestione delle TIC ovvero la situazione delle abilità digitali dei lavoratori dipendenti. Il primo articolo si focalizza sul ruolo delle TIC nella determinazione dell’output del settore sanitario, utilizzando il database WIOD (World Input Output Database), di 24 paesi nell’arco temporale 2000-2014, tenendo conto anche dei differenti sistemi sanitari nazionali. La produzione del settore “Sanità e Servizi Sociali” assume, almeno in alcuni paesi specifici, il ruolo di stimolo all’innovazione che compensa ampiamente quello di peso sul bilancio pubblico. Nel secondo articolo analizziamo come l’uso delle TIC stia progressivamente aumentando nel sistema sanitario italiano e in particolare come l'introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), strumento di condivisione dei dati sanitari del singolo cittadino, potrebbe determinare cambiamenti nella produzione sui servizi sanitari. Verranno analizzati gli eventuali cambiamenti strutturali dei processi produttivi e della produzione totale applicando l'Analisi Strutturale di Decomposizione (SDA). La base dati di riferimento sarà la tavola di Input-Output riferita a due diversi periodi al fine di individuare i risultati sia degli effetti tecnologici sia della domanda finale a livello settoriale. Infine l’ultimo articolo ha l’obiettivo di valutare le conseguenze dei cambiamenti nella composizione dell'occupazione per competenza digitale all’interno del flusso di produzione e distribuzione del reddito. Verrà costruita una Matrice di Contabilità Sociale (SAM) che consente di rappresentare le relazioni tra i cambiamenti di produzione delle attività e i cambiamenti di compensazione dei dipendenti per competenze, grado di digitalizzazione e genere. LA SAM sviluppata nel documento è relativa all'Italia nel 2013; il lavoro è disaggregato in competenze formali / non formali / informali e, inoltre, competenze digitali / non digitali. Le abilità digitali del lavoro seguono la definizione di “competenza formale” della Commissione Europea (2000): i) competenza formale a seconda del livello di istruzione e formazione; ii) competenza non formale acquisita sul posto di lavoro e attraverso le attività delle organizzazioni e dei gruppi della società civile; iii) competenza informale non acquisita intenzionalmente durante la vita. In questo quadro è stata introdotta un'ulteriore classificazione di input di lavoro basata sull'uso / non utilizzo di computer collegati a Internet. Sulla base della SAM, è stato implementato un modello multisettoriale esteso. Infine, verrà individuata una struttura adeguata di domanda finale che consente di ottenere i migliori risultati in termini di valore aggiunto distribuiti a lavoratori più qualificati con una elevata competenza digitale.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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GORLA, Sandra. "Metamorfosi e magia nel Roman de Renart. Traduzione e commento delle branches XXII e XXIII". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251268.

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Il presente lavoro è incentrato su due branches del Roman de Renart, delle quali propone la prima traduzione completa del testo in italiano e un’analisi al contempo interpretativa, letteraria e filologico-testuale. Il lavoro risulta diviso in due grandi nuclei contraddistinti. La prima parte, comprensiva di due capitoli, affronta l'analisi della tradizione manoscritta e la traduzione del testo delle due branches in italiano (considerando anche le interpolazioni del ms. M). La seconda parte, nuovamente suddivisa in due capitoli, costituisce il necessario accompagnamento critico-letterario al lavoro di traduzione. Tradizione e traduzione. Prima ancora di affrontare la traduzione del testo e la sua interpretazione, è stato necessario porsi il problema di quale testo tradurre. Il primo capitolo, pertanto, affronta la tradizione – e dunque l’edizione – del Roman de Renart, tenendo in considerazione che per quest’opera medievale è praticamente impossibile stabilire uno stemma codicum che sia utile ad una ricostruzione del testo in senso lachmanniano, e dunque scegliere tra una delle edizioni disponibili significa nei fatti scegliere uno dei codici relatori. Viene altresì discussa la questione riguardante l'ordine in cui restituire le due branches. E' risultato impossibile stabilire quale fosse l’ordine migliore e più fedele alla tradizione. Per questo ci si è arresi all’evidenza che anche la disposizione stessa del testo non possa essere assolutamente neutrale, ma includa elementi interpretativi. Il lavoro di traduzione – che occupa il secondo capitolo – costituisce una parte fondamentale della tesi, sia per la voluminosità del testo originale sia per i numerosi problemi 'tecnici' che necessariamente si susseguono sul cammino di chi affronti l'opera di traduzione-interpretazione di un testo medievale. La traduzione è accompagnata da un apparato di note che rendono conto delle scelte operate nei passaggi più complessi e che forniscono indicazioni utili alla comprensione del testo, soprattutto nel caso di riferimenti sottesi a un’enciclopedia presumibilmente condivisa dall’autore e il suo pubblico ma difficilmente discernibili dal lettore moderno. Il terzo capitolo è interamente dedicato alla branche XXII nella versione ‘indipendente’ (BCL); vengono messe in luce le peculiarità e le caratteristiche che la avvicinano al genere dei fabliaux e vengono avanzate delle ipotesi interpretative che evidenziano quelli che si ritengono essere aspetti unici e significativi dell’episodio all’interno dell'intero ciclo. Viene messo in rilievo come il ricorso a temi relativi alla sfera sessuale e corporea e l’uso di un lessico esplicito e a tratti osceno, sebbene ovviamente non esclusivi di questa branche del Roman de Renart, venga qui presentato in un contesto narrativo unico. L'ultimo capitolo della tesi si concentra invece sui testi tramandati da M delle branches XXII e XXIII. Si è cercato innanzitutto di ricostruire i numerosi legami intertestuali che la branche XXIII intesse innanzitutto con le altre branches del RdR (in particolare I, Va, VI, X) e di analizzare le specifiche tecniche narrative dialogiche e polifoniche impiegate all'interno del testo. Per la prima parte del commento, che riguarda poco più di metà della branche ed è dedicata alla lunga narrazione di uno dei processi giudiziari di cui è protagonista Renart, si è scelto di seguire l’ordine diegetico dell’episodio; la complessità dell'ambiente legale impone infatti di seguire con la massima attenzione il serrato alternarsi di accuse, contro-accuse e testimonianze. Data la concentrazione di diversi nuclei narrativi che caratterizza questa seconda parte, l'analisi del testo si discosta a questo punto dall'impostazione cronologica e procede invece per tematiche. Vengono dunque analizzati la figura e l'inedito ruolo di consigliera di Hermeline. Il commento procede poi con un'analisi delle ulteriori peculiarità presenti nella branche XXIII, nel momento in cui il protaginista si reca a Toledo per apprendere le arti magiche: questo viaggio è l’unico vero viaggio che la volpe compie al di fuori del regno nell’intero Roman. Spiccano, qui, la dimensione quasi epica, arturiana, del viaggio, che si traduce in un percorso di formazione per il personaggio; le nuove qualità acquisite da Renart magicien – un intermediario fra due mondi – e l’importanza delle parole nel veicolare il potere dell’art d’enchantement. L'originalità della branche XXIII ha così una vera e propria evoluzione di Renart, che si presenta come un Renart demiurgo. Il commento prosegue a questo punto tornando nuovamente alla branche XXII, questa volta nella versione del ms. M. Benché il testo di M riporti un’importante lacuna (per la caduta del bifolio centrale di un fascicolo) che impedisce di valutare complessivamente l’operazione di riscrittura, sono state esaminate, per quanto possibile, le modalità con cui il testo è stato interpolato dal codice e avanzato delle ipotesi su come e perché possa essere stata compiuta questa operazione, tenendo presente anche i rapporti che intercorrono tra M e il ms. C della sua stessa famiglia, che operano entrambi importanti scelte di riorganizzazione della materia narrativa e dell’ordine di disposizione delle branches rispetto agli altri codici relatori del Roman de Renart.
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Libros sobre el tema "Risultati della formazione"

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Guelfi, Maria Renza, Marco Masoni, Jonida Shtylla y Andreas Robert Formiconi, eds. Peer assessment nell’insegnamento di Informatica del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-890-7.

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Nel volume si affrontano i temi dell’e-learning nella formazione universitaria e della progettazione ed erogazione in modalità blended learning dell’insegnamento di Informatica del I anno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze. In tale insegnamento è stata sperimentata la metodologia didattica di revisione tra pari, utile in classi ad elevata numerosità; l’opera raccoglie inoltre una selezione dei migliori elaborati prodotti dagli studenti. I risultati ottenuti dimostrano l’utilità di esportare ad altri insegnamenti universitari la metodologia didattica della revisione tra pari e gli elaborati degli studenti inerenti l’e-health permette ai medici in attività di aggiungere conoscenze per utilizzare con perizia e consapevolezza le ICT nell’esercizio della professione.
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Leonardi, Laura, ed. Il distretto delle donne. Florence: Firenze University Press, 2007. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-614-3.

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Il titolo di questo volume richiama quello del libro di Alain Touraine Le monde des femmes, e ne condivide le tesi principali. Si sostiene, infatti, che per cogliere i processi innovativi e di mutamento significativi per la società contemporanea, dobbiamo prestare una rinnovata attenzione alle donne come soggetti sociali, che agiscono in funzione di una "ricomposizione del mondo". Questa tesi viene messa alla prova sul terreno empirico, con i risultati di alcune ricerche condotte nel "distretto" pratese, una società in rapida trasformazione in cui le donne emergono come soggetto centrale del cambiamento – in ambito lavorativo così come in quello culturale e politico – proponendosi come agenti della trasformazione sociale ed economica. Il terreno di ricerca si concentra sul lavoro autonomo e imprenditoriale, sulle libere professioni e, in relazione a queste, prende in considerazione la famiglia, i processi di formazione del capitale sociale, il ricambio generazionale, includendo nell'analisi anche il fenomeno migratorio. La pubblicazione di questo lavoro è stata incoraggiata e sostenuta dall'Associazione Soroptimist International Club di Prato, e in particolare dalla Presidente Anna Edy Pacini Sanesi.
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Moretti, Anna y Francesco Zirpoli. Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2021. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2021. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-564-3.

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Nel 2021 il mondo ha dovuto fare i conti per il secondo anno di fila con la crisi sanitaria ed economica determinata dalla diffusione del virus COVID-19. Per l’industria dell’auto la crisi ha prodotto una serie di effetti sia sull’offerta sia sulla domanda, tra cui la crisi dei semiconduttori, l’incertezza economica legata alla crisi sanitaria, e la decisa accelerazione, a trazione EU, della transizione verso la mobilità elettrica. Per la filiera automotive italiana, ulteriori incognite sono legate alla formazione di Stellantis e il conseguente spostamento del baricentro decisionale fuori dall’Italia. Il quadro che emerge dal rapporto 2021 dell’Osservatorio è quello di una filiera i cui risultati in termini di fatturato, produzione ed export continuano ad essere in contrazione, e che necessita con urgenza dell’avvio di un programma di investimenti pubblici per sostenere l’attrattività di investimenti privati in Italia, e del rilancio dei poli italiani di eccellenza attraverso nuovi investimenti in ricerca e sviluppo, struttura manageriale, risorse finanziarie e una rinnovata capacità di ‘fare rete’.
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Curinga, Luisa y Marco Rapetti, eds. Skrjabin e il Suono-Luce. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-807-5.

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Resumen
Skrjabin, figura eccentrica nel panorama musicale di inizio secolo, ha spesso suscitato tanto i più accesi entusiasmi quanto le critiche più feroci. Importanti ricerche effettuate negli ultimi decenni in Italia e all’estero hanno tuttavia condotto a una visione più equilibrata dell’uomo e della sua opera. I contributi ospitati nel presente volume provengono in buona parte dal convegno Svetozvuk, il ‘Suono-Luce’ (Conservatorio Cherubini di Firenze, 2015), e intendono apportare un tassello significativo agli studi skrjabiniani affrontando tematiche diverse e complementari. Lo sfaccettato caleidoscopio che ne risulta mette in luce il ruolo chiave di Skrjabin nel Novecento, non solo in quanto precursore della multimedialità, ma soprattutto come creatore di un linguaggio originalissimo destinato a influenzare generazioni di musicisti di differente formazione.
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Mattioli, Fabiana. Ricerche sulla formazione della categoria dei cosiddetti quasi delitti. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg247.

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Resumen
La ricerca, che ha per oggetto lo studio dei cosiddetti quasi delitti, si articola in cinque capitoli. I primi quattro sono dedicati all’analisi delle singole figure indicate come fonti del “quasi ex maleficio teneri” (Iudex qui litem suam facit, effusum vel deiectum, positum aut suspensum, actiones damni et furti in factum adversus nautas, caupones et stabularios). Ciascuna figura viene indagata partitamente e, per quanto necessario, in relazione alle altre componenti del genus, con particolare attenzione al relativo regime quale risulta dall’esame diretto delle fonti giuridiche e letterarie a nostra disposizione. Nel quinto la trattazione si sposta, più in generale, sul genus del “quasi ex maleficio teneri” e sulla connessa creazione della categoria dogmatica delle “obligationes quae quasi ex delicto nascuntur”, affrontando la questione complessa e controversa dell’individuazione dell’elemento unificante delle diverse figure di quasi delitti, anche con riferimento alla problematica individuazione del momento in cui possa fissarsi l’emersione della categoria.
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Actas de conferencias sobre el tema "Risultati della formazione"

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Calisi, Daniele, Maria Grazia Cianci y Francesca Geremia. "Strumenti contemporanei a servizio del passato: il quartiere della Suburra a Roma tra storia e attualità". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8008.

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Resumen
Questo scritto illustra il risultato di 3 anni di sperimentazioni e ricerche svolte in un’area urbana di prioritaria importanza nella formazione della città di Roma troppo spesso, in ragione della sua posizione non baricentrica rispetto all’attuale centro storico, trascurato dagli studi di settore. L’area presa in esame è stata una porzione del centro storico: uno stralcio del rione Monti, noto storicamente con il toponimo Suburra; nel dettaglio quella parte del Rione rimasta inclusa fra la via Panisperna, la via Cavour e via dei Fori Imperiali, che ha conservato in modo più autentico le caratteristiche del tessuto storico originario. La ricerca ha quindi attivato un processo di conoscenza della città intesa come approfondimento e analisi delle trasformazioni urbane attraverso l’indagine storico-archivistica, la lettura delle cartografie e dei documenti, lo studio tipologico, il controllo strutturale delle architetture messo in relazione alla conformazione geomorfologica del territorio ed alle trasformazioni subite dal tessuto edilizio. Contestualmente all’applicazione e verifica dei dati raccolti attraverso il rilievo e la sistematizzazione grafica. Per rendere più accessibile ed immediata la lettura di questo processo si è scelto di utilizzare la modellazione 3D per comunicare efficacemente e rendere agevole il confronto tra le successive epoche col fine di accogliere e dare una risposta innovativa alle istanze richieste dall’applicazione delle ICT nella documentazione del Cultural Heritage (Horizon 2020 - ICT for digital content and creativity). La modellazione, resa possibile dall’integrazione dei dati desumibili dalle fonti con il rilievo diretto, è stata estesa all’intera area oggetto di studio e si è soffermata sulla ricomposizione di determinati momenti della time-line. This paper shows the results of 3 years of research developped on a urban area of priority importance in the formation of the city of Rome, too often overlooked by the sector’s studies because of its not barycentric position in comparison to the actual historical center. The area is an excerpt of the Rione Monti, historically known with the toponym Suburra; in detail that Rione portion included among via Panisperna, via Cavour and via dei Fori Imperiali, which has preserved the original historic fabric characteristics. The research has then enabled a process of knowledge of the city meant as analysis of urban transformation through the historical-archival investigation, the maps and documents reading, the typological study, the architecture's structural control, all correlated to the geomorphological conformation of the territory and the urban farbic transformations. With the simultaneous application and the collected data examination through the survey and the graphic systematization. To make the reading of this process more accessible and immediate it has been chosen to use the 3D modeling to communicate and facilitate the comparison between the successive eras in order to receive and give a innovative response to the instances required by the application of ICT in the documentation of Cultural Heritage (Horizon 2020 - ICT for digital content and creativity). Modeling, possible by the integration of the data produced from the sources with the direct relief, was extended to the entire studied area and it’s been focused on the reconstruction of certain moments of the timeline.
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