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Ferrajoli, Luigi. "Sulle riforme istituzionali". DEMOCRAZIA E DIRITTO, n.º 1 (agosto de 2014): 53–58. http://dx.doi.org/10.3280/ded2014-001010.

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Passigli, Stefano. "RIFORME ISTITUZIONALI E GOVERNO: UN COMMENTO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 3 (diciembre de 1991): 419–40. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017846.

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IntroduzioneIl dibattito sulle riforme istituzionali, dopo molti anni di andamento “carsico” con improvvise emersioni ed altrettanto rapide scomparse, sembra avere trovato con le campagne referendarie del Comitato promosso dall'on. Segni la via maestra per giungere ad un qualche sbocco. I promotori del referendum si propongono di modificare i sistemi elettorali in senso maggioritario con il triplice obiettivo di aumentare la governabilità, sottraendo la scelta dei governi al gioco dei partiti e rimettendone la formazione a forme più dirette di investitura popolare; favorire un più diretto rapporto tra eletti ed elettori; e migliorare la qualità della classe politica. Un evidente filo rosso lega questi obiettivi: la convinzione che ilparty governmentabbia fatto il suo tempo e che la nostra società richieda una democrazia meno mediata. Le concrete alternative sollevate nel dibattito e dai quesiti referendari sottendono dunque questioni più ampie, cui non possiamo dedicarci nel breve spazio di questorejoinder, e cui accenniamo solo per sottolineare che esse non potevano non destare l'attenzione di uno studioso che, come Sartori, ha fatto nella democrazia, e dei partiti e sistemi di partito, il focus principale dei suoi interessi. Nell'esaminare il saggio di Sartori va dunque innanzitutto detto che il suo è un contributo non solo estremamente topico, ma anche che discende direttamente da molte sue affermazioni teoriche.
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Panebianco, Angelo. "RIFORME CONTRO I PARTITI? UN COMMENTO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 3 (diciembre de 1991): 409–18. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017834.

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IntroduzioneIl testo di Sartori serve bene, mi sembra, agli scopi che l'autore si è prefìsso. Offre sia agli studiosi che ai “pratici”, coloro che si affannano intorno al problema delle riforme istituzionali in Italia, una guida orientativa solidamente costruita e, inoltre, contrasta efficacemente il fiume di parole in libertà, le tante affermazioni infondate su questi temi, che affiggono tradizionalmente il dibattito italiano. Non potendo toccare, in questo breve commento a margine, tutti gli argomenti trattati da Sartori mi concentrerò su pochi aspetti: affronterò, in primo luogo, il problema degli obiettivi della eventuale riforma (che cosa ci si propone?); tratterò, in secondo luogo, il tema della riforma elettorale che, come dice Sartori, è comunque prioritario rispetto al resto; da ultimo, illustrerò il mio punto di dissenso — unico, in realtà, ma forse piuttosto importante per le conseguenze pratiche che porta con sé — dall'impostazione di Sartori.
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Sartori, Giovanni. "LE RIFORME ISTITUZIONALI TRA BUONE E CATTIVE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 3 (diciembre de 1991): 375–407. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017822.

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Introduzioneè difficile che un sistema politico si autoriformi. Ma oramai quasi tutti si sono impegnati nel “fare qualcosa”. Tutti o quasi tutti ammettono che il sistema Italia non funziona, o che dovrebbe funzionare meglio. Infine, tutti sottoscrivono un obiettivo comune: uscire dalla democrazia paralizzata aumentando la governabilità, il rendimento e l'efficacia del governare. Se non c'è obiettivo comune non c'è speranza. Ma se c'è, si può sperare. Do per scontato, allora, che esista un fine primario, o prioritario, condiviso un po’ da tutti. Le difficoltà restano, e sono di due tipi. Il primo ostacolo è posto dal calcolo dei vantaggi: le parti in causa vogliono riforme che le avvantaggiano (o comunque rifiutano quelle che le penalizzano). Il secondo ostacolo risiede nel calcolo dei mezzi: le parti in causa non sanno calcolare o calcolano male la strumentazione: quali sono i mezzi idonei e sufficienti al fine proposto. Nel primo caso il conflitto è di interessi. Nel secondo caso il problema è di sapere. Discettare di riforme ignorando gli interessi è inutile. Ma è utile mostrare che il calcolo degli interessi, dei vantaggi o svantaggi, può essere sbagliato.
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Bottaro, Giuseppe. "IL MOVIMENTO PROGRESSISTA IN AMERICA TRA RIFORME SOCIALI E MUTAMENTI COSTITUZIONALI". Il Politico 254, n.º 1 (7 de junio de 2021): 47–61. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.560.

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All’inizio del ventesimo secolo, il movimento progressista ebbe il merito di riuscire ad ampliare la base sociale della democrazia americana, consolidando i meccanismi istituzionali di partecipazione e accrescendo il ruolo dell’opinione pubblica nel sostegno alle riforme economiche e sociali.
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Siclari, Domenico. "I servizi sociali alla luce delle recenti riforme istituzionali". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 1 (abril de 2015): 97–114. http://dx.doi.org/10.3280/sa2015-001008.

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Gemelli, Giuliana. "Riforme istituzionali, sviluppo economico e scienze sociali : un confronto Francia-Italia". Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée 115, n.º 2 (2003): 429–41. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2003.10048.

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Gambino, Silvio y Walter Nocito. "Governance europea dell'economia, crisi degli. Stati e diritti fondamentali: notazioni costituzionali". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 2 (noviembre de 2012): 5–33. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2012-002001.

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La crisi economico-finanziaria ha importanti ricadute sul diritto interno e su quello europeo in termini di riforme accompagnate da previsioni di rango costituzionale sul vincolo del pareggio di bilancio, insieme con l'approvazione di nuovi trattati e la creazione di nuove strutture istituzionali in ambito europeo per assicurare il rispetto degli standard macroeconomici da parte degli stati membri dell'eurozona. Gli effetti di queste riforme si ripercuotono in particolare sulla tenuta del modello statale ed europeo di Welfare e sulla effettivitŕ dei diritti, con particolare riguardo a quelli sociali. Il saggio riflette su tali complesse tematiche evolutive (e di trasformazione) degli ordinamenti europei, interrogandosi problematicamente sulla stessa esigibilitŕ dei diritti sociali al livello di ordinamenti interni e di ordinamento dell'Unione, le cui costituzioni si ispirano al riconoscimento e alla garanzia di tali diritti.
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Morlino, Leonardo. "PROBLEMI E SCELTE NELLA COMPARAZIONE. INTRODUZIONE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, n.º 3 (diciembre de 1990): 381–95. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009552.

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IntroduzionePrimo esempio: negli ultimi quindici anni la democrazia sembra essersi affermata in diverse aree del mondo, dal Sud Europa all'America Latina, all'Est Europa; ma quali democrazie si sono realmente affermate e come spiegare complessivamente questo fenomeno?Secondo esempio: durante il 1989 e gran parte dell'anno successivo vi sono state le trasformazioni dei regimi non democratici in Europa Orientale; quali profondi cambiamenti politici vi sono effettivamente stati in quei paesi, oltretutto a un ritmo così rapido?Terzo esempio: in Italia, durante gli ultimi quaranta anni il partito comunista è stato piò forte di quello socialista; come spiegarlo?Quarto esempio: di fronte ai problemi di rappresentatività e democrazia che l'Italia ha, molti politici e intellettuali propongono certe riforme istituzionali; ma quali riforme sono le piò adatte rispetto a determinati obiettivi, quali accrescere la responsabilità dei governanti e la capacità di punizione dei governati oppure raggiungere maggiore efficacia decisionale o ancora riuscire ad innescare l'alternanza al governo tra partiti o coalizioni partitiche?
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Serafina, Pastore. "Valutazione e formazione alla ricerca: la via della riflessivitŕ". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 48 (enero de 2012): 79–86. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-048006.

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La diffusione di nuove pratiche di valutazione, strettamente correlate alle recenti riforme istituzionali, sembra caratterizzare l'attuale sistema universitario italiano. L'effetto di privatizzazione dell'istruzione e della ricerca, indotto da una distorta interpretazione del principio della libertŕ accademica, ha incentivato la produzione di modelli e di approcci valutativi che non sempre paiono pertinenti. A partire da tale presupposto l'articolo si sofferma sulle forme di valutazione previste per la valutazione del dottorato di ricerca. Dall'analisi emerge come in questo caso la valutazione finisca, e spesso, con l'apparire una mera pratica burocratica; una valutazione apparente, incapace di produrre alcun effetto di apprendimento e di cambiamento.
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Messina, Patrizia. "Riforme istituzionali e governo dell' "area vasta" come strategia di sviluppo del territorio". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (abril de 2017): 21–29. http://dx.doi.org/10.3280/es2017-001003.

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Najemy, John M. y Giorgio Cadoni. "Lotte politiche e riforme istituzionali a Firenze tra il 1494 e il 1502". Sixteenth Century Journal 32, n.º 2 (2001): 531. http://dx.doi.org/10.2307/2671795.

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Cifalinò, Antonella y Irene Eleonora Lisi. "La misurazione delle performance dei servizi domiciliari e residenziali tra riforme istituzionali e applicazioni locali". MECOSAN, n.º 93 (junio de 2015): 9–32. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2015-023002.

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Maifreda, Germano. "I beni dello straniero. Albinaggio, cittadinanza e diritti di proprietÀ nel Ducato di Milano (1535-1796)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 129 (diciembre de 2010): 489–530. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129003.

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L'albinaggio e le altre forme di limitazione dei diritti di proprietÀ a danno di stranieri furono una realtÀ politicamente e giuridicamente rilevante nella costruzione dello Stato moderno. La loro regolamentazione ebbe importanti ricadute sulla costruzione legislativa e culturale della categoria di cittadinanza. Anche nel caso del Ducato di Milano, per tutta l'etÀ moderna, permasero proibizioni, limitazioni e disincentivi fiscali d'ispirazione mercantilista; esse privilegiarono i sudditi milanesi, a discapito dei forestieri, nell'accesso ai circuiti di trasmissione e scambio dei beni mobili e soprattutto immobili. Le riforme teresiane e giuseppine, nel quadro di una ridefinizione dei rapporti tra la corona e i poteri locali, tentarono di attenuare le stretegie istituzionali protezioniste secolarmente attuate dalle élites di governo milanesi. Il riformismo asburgico in quest'ambito, anche in virtů della sostanziale condivisione da parte di Vienna di taluni principi ispiratori delle limitazioni dei diritti di accesso alla proprietÀ da parte degli stranieri, risultň tuttavia parzialmente inefficace.
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Bardi, Luciano. "IL VOTO DI PREFERENZA IN ITALIA E LA LEGGE ELETTORALE EUROPEA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, n.º 2 (agosto de 1985): 293–313. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200003154.

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IntroduzioneIl voto di preferenza è da tempo uno degli elementi più discussi del sistema elettorale italiano. Nel corso del dibattito apertosi in concomitanza con i lavori della commissione bicamerale per le riforme istituzionali, è emerso un quasi unanime orientamento a favore di una soppressione di tale strumento. Si ritiene che il voto di preferenza favorisca i processi disgregativi all'interno dei partiti e che una sua eliminazione, o quanto meno una revisione dei meccanismi che lo regolano, possa avere l'effetto «di moralizzare la vita politica e di evitare una malsana lotta fratricida all'interno dei partiti». Tale opinione riassume, forse un po’ enfaticamente, alcune delle osservazioni di quanti hanno studiato il voto di preferenza nel contesto del sistema e del comportamento elettorale in Italia. Il voto di preferenza sembra infatti essere maggiormente utilizzato in presenza di situazioni clientelari (quali il ‘voto di scambio’) e caratterizzate da un alto grado di frazionismo dei partiti.
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Dean, T. "Shorter notice. Lotte politiche e riforme istituzionali a Firenze tra il 1494 e il 1502. G Cadoni". English Historical Review 115, n.º 462 (junio de 2000): 706–7. http://dx.doi.org/10.1093/enghis/115.462.706.

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Dean, T. "Shorter notice. Lotte politiche e riforme istituzionali a Firenze tra il 1494 e il 1502. G Cadoni". English Historical Review 115, n.º 462 (1 de junio de 2000): 706–7. http://dx.doi.org/10.1093/ehr/115.462.706.

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Di Virgilio, Aldo. "Carlo Fusaro, Guida alle riforme istituzionali. Per capire le proposte di cui si parla, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1991, pp. 281." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 3 (diciembre de 1991): 588–90. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017937.

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Lella, Giuseppe. "Il difficile cammino della riforma dei servizi per il lavoro. Profili costituzionali, riforme istituzionali e attribuzione delle funzioni e dei compiti amministrativi in materia di politiche attive del lavoro". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 149 (abril de 2016): 185–202. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2016-149009.

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Pasquino, Gianfranco. "Il Modello Westminster". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, n.º 3 (diciembre de 2002): 553–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030409.

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L'espressione «Modello Westminster» è stata variamente utilizzata negli anni ruggenti delle (non)riforme istituzionali in Italia. La quantità e la qualità delle imprecisioni nelle caratteristiche attribuite ad un modello inevitabilmente quasi ignoto in Italia sono state e rimangono notevoli. Al di là della semplice manipolazione politica, le imprecisioni non possono stupire. Da un lato, infatti, non esiste praticamente nessuno studio recente in italiano dedicato al sistema politico della Gran Bretagna (fa ottima eccezione la ricerca di Massari (1994)), mentre, al contrario, sono moltissime le analisi e le ricerche opera degli studiosi inglesi e americani (nessuna delle quali tradotte in italiano). Dall'altro, il sistema politico inglese viene considerato poco interessante, poco problematico e, fra alti e bassi, poco comparabile con gli altri sistemi politici né, tanto meno, con quello italiano. Ricorrendo ad un'espressione spesso utilizzata in Spagna per spiegare i conflitti, le tensioni e la confusione della politica prima del ritorno alla democrazia: «non siamo inglesi». Qualcuno potrebbe credere che esista un solo sistema politico «eccezionale», per la sua storia, per la sua cultura politica, per la sua società multietnica, per le sue istituzioni, vale a dire gli Stati Uniti d'America. Invece, a ben guardare, se un sistema politico merita la qualifica di eccezionale, cioè che fa eccezione rispetto, ad esempio, alle democrazie parlamentari, che nella sua configurazione specifica non si ritrova da nessun'altra parte che, di conseguenza, è difficilmente comparabile e ancor più difficilmente imitabile, è proprio il sistema politico della Gran Bretagna. Ciascuna delle componenti del sistema politico inglese (legge elettorale, sistema bipartitico, strutturazione del parlamento, governo del Primo ministro) può trovarsi, singolarmente presa e considerata, in qualche altro sistema politico, in particolare, nei sistemi politici che chiamerò della diaspora anglosassone: Australia, Canada, Nuova Zelanda. Nessuno di questi sistemi presenta, però, quel complesso di interazioni che caratterizza il sistema politico inglese e che è, in buona sostanza, unico. D'altronde, a riprova di quanto ho appena sostenuto, nessuno dei volumi in esame, scritti da eminenti specialisti, che pure conoscono molto bene anche altri sistemi politici, si affida ad una comparazione per spiegare né la dinamica delle istituzioni, in particolare, il governo del Primo Ministro, e dell'elettorato inglese, né il ruolo mutevole del Parlamento e dei parlamentari (anche se Russell (2000) va proprio alla ricerca di insegnamenti comparati per capire in quale direzione e con quali modalità debba essere riformata la Camera dei Lords). Cionostante, ciascuno di questi libri è, comunque, di per sé molto interessante e molto istruttivo non soltanto per le analisi specifiche che contiene, ma anche perché consente di riflettere in generale sulla trasformazione della politica, sulla sua situazione attuale in Gran Bretagna e sul suo futuro con riferimento sia al modello Westminster sia, nonostante le reali e profonde differenze, alle altre democrazie parlamentari.
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Repetto, Giorgio. "LA CIVILIZZAZIONE. L’ESPANSIONE DEI DIRITTI NEGLI ANNI ‘60 E ‘70". Il Politico 251, n.º 2 (3 de marzo de 2020): 52–76. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.236.

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Sia nell'attività legislativa che nelle decisioni giudiziarie relative alla valorizzazione dei diritti fondamentali, gli anni 1960-1979 coincidono con una fase di grandi innovazioni. Nonostante le fragili maggioranze parlamentari, in quel periodo vengono emanate una lunga serie di disposizioni legislative di ampio respiro nel campo delle libertà civili e dei diritti sociali: lavoratori, donne, malati mentali e altre minoranze trascurate godono di diritti individuali e beneficiano dell'istituzione di un assetto istituzionale più coerente dei servizi pubblici in molti settori. Il saggio indaga queste evoluzioni muovendo dall'analisi di cinque diversi cluster di diritti (lavoratori, famiglia, procedura penale, diritto alla salute e riforme settoriali) e cerca di evidenziare sia le luci che le ombre di tale processo di riforma.
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Kolodko, Grzegorz W. "Economic Change and Shortageflation Under Centrally Planned Economies". Journal of Public Finance and Public Choice 6, n.º 1 (1 de abril de 1988): 15–32. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344460.

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Abstract Obiettivo di questo scritto è l’esame delle relazioni tra riforme economiche e processi inflazionistici nei paesi socialisti.Lo sviluppo delle forze produttive richiede, anche nell’ambito di sistemi economici di tipo socialista, il rafforzamento dei sistemi tipici dell’economia di mercato, cosa che costituisce una sfida alle teorie ed anche alla pratica del socialismo. Si tratta, infatti, di vedere il ruolo degli elementi caratteristici del mercato, come le relazioni di domanda e di offerta, nell’ambito delle istituzioni economiche pianificate.È in tale contesto, quindi, che vanno considerati i processi inflazionistici attualmente in corso nei paesi socialisti, nelle loro due forme: prezzi e scarsità. È proprio quest’ultimo (shortageflation) che costituisce la caratteristica tipica di questo tipo di economia.Le riforme economiche possono essere considerate, nei paesi socialisti, come un modo per trasformare I’inflazione da scarsità in inflazione da prezzi (che, peraltro, devono comunque essere in qualche modo tenuti sotto controllo). Non vi è dubbio, tuttavia, che ancora per molti anni i processi di shortageflation continueranno a sussistere nelle economie socialiste, ostacolando i tentativi di riforma.
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Romano, Titti y Roberto Serpieri. "La leadership educativa nel sistema scolastico italiano: tra istituzioni e competenze". Swiss Journal of Educational Research 28, S (1 de diciembre de 2006): 77–102. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.28.s.4758.

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L’obiettivo di questo articolo è fornire una lettura della leadership educativa attra- verso una prospettiva che permetta di vedere la leadership come una «competenza emergente» (duratura, autonoma ed indipendente), esito della complessa relazione tra individuo e contesto (Archer). Il leader educativo non è nient’altro che un soggetto competente capace di monitorare riflessivamente (conversazioni interne) sé stesso (desideri, passioni, progetti) e i vincoli e le risorse istituzionali. La chiave di lettura proposta sarà applicata per l’analisi di uno studio di caso: da un lato, un contesto istituzionale (il sistema scolastico italiano) travolto da un processo di riforma che sol- lecita i leader all’assunzione di nuove competenze (dirigenza scolastica), dall’altro, un leader educativo con una lunga carriera professionale alle spalle. Le competenze di leadership emergeranno da questa complessa relazione tra elementi che si condi- zionano senza né fondersi (ontologia della prassi) né determinarsi (riduzionismo), in quanto irriducibili (secondo il realismo critico archeriano).
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Fabbrini, Sergio. "PARTITI E CAMBIAMENTO POLITICO NEGLI USA (1968-1988): UN CASO DI RIFORMA ISTITUZIONALE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, n.º 3 (diciembre de 1988): 357–401. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012594.

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IntroduzioneLo scopo di questo saggio è quello di analizzare la riforma del sistema di selezione del candidato presidenziale attuata negli Stati Uniti tra il 1968 e il 1988. Data la rilevanza che ha avuto ed ha, per i partiti politici statunitensi, la scelta del candidato presidenziale, l'analisi della riforma del sistema di selezione può consentire di individuare i cambiamenti realizzatisi sia nell'organizzazione di quei partiti che nel ruolo da essi esercitato nel sistema politico.
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Arcidiacono, Davide, Maurizio Avola y Tiziana Briulotta. "La riforma incompiuta dei servizi per l'impiego in un comprensorio siciliano". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 247–60. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122018.

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L'articolo sintetizza i risultati di una ricerca-intervento volta a sfruttare le sinergie tra la riforma dei servizi per l'impiego e la nascita di un Osservatorio sul mercato del lavoro in un comprensorio siciliano per sperimentare un nuovo modello di interazione tra innovazioni istituzionali e governo locale del mercato del lavoro. I risultati ottenuti dimostrano la complessitŕ e l'ambivalenza della relazione tra innovazione normativa e mutamento sociale, soprattutto laddove il processo riformatore è lento e frammentato e si scontra con un complesso sistema di vincoli istituzionali, da quelli di contesto, a quelli organizzativi e ai modelli di azione e interazione tra attori individuali e collettivi. Inoltre, evidenziano le potenzialitŕ della regolazione concertata locale come stimolo al cambiamento e all'implementazione di buone prassi, ma anche la sua fragilitŕ: il mutamento degli equilibri del partenariato, infatti, possono comprometterne l'azione e condurre a esiti fallimentari.
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Montabes Pereira, Juan y Maria Angustias Parejo Fernandez. "Istituzioni politiche e processi elettorali in Marocco". Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 44, n.º 1 (30 de septiembre de 2001): 99–145. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12795.

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Una monarchia costituzionale solo di facciata. Il ruolo delle elezioni nel sistema politico marocchino. I partiti. I processi elettorali fino al 1996. Il sistema elettorale dopo la riforma costituzionale. I risultati elettorali dal 1963 al 1997.
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Accornero, Cristina. "La scuola economica di Torino e il mondo riformatore di Milano". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 2 (diciembre de 2010): 47–61. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002002.

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L'articolo evidenzia come di fronte alle emergenze sociali d'i inizo secolo, la disoccupazione e il conflitto tra capitale e lavoro, uomini e istituzioni di diversa ispirazione ideologica abbiano potuto lavorare insieme e dialetticamente costruire un consenso generale nell'ambito delle riforme sociali. Note biografiche: Ph. D, borsista presso il Dipartimento di storia, Universitŕ di Torino. E-mail: cristina.accornero@fastwebnet.it
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Manganaro, Francesco. "Nuovi assetti degli enti territoriali nella complessiva riforma istituzionale". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 1 (abril de 2015): 75–81. http://dx.doi.org/10.3280/sa2015-001006.

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Adornato, Francesco. "Intervento pubblico, distretti Ogm free e accordi negoziali". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 19–32. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001002.

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La globalizzazione dei mercati ha dato luogo a rilevanti effetti istituzionali a partire dalla perdita di sovranitĂ da parte degli Stati nazionali per via dell'asimmetria tra la forma degli Stati tradizionali e la dimensione internazionale dei mercati. Al contempo, per quanto riguarda la specifica situazione italiana, sono intervenute, quasi contemporaneamente, a livello comunitario, la riforma della Pac ed, a livello interno, la riforma del Titolo V, parte II, della Costituzione, che assegna la competenza in materia agricola alle Regioni. Di qui la necessitĂ di rimodulare l'intervento pubblico in agricoltura attraverso l'impiego di modelli negoziali, i quali consentano di superare le difficoltĂ applicative di norme non diffusamente condivise e di plurima competenza, come quelle sugli Ogm.
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Albisinni, Ferdinando y Alessandro Sorrentino. "Il primato delle istituzioni nella riforma della Pac". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (abril de 2009): 9–31. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-001002.

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- Recent years have seen dramatic and continuous reforms of the European discipline of agriculture, both in the first and in the second pillar, in significant connection with the enlargement of the EC to new member States. The process, still far from being completed, concerns many disciplinary areas, including: economics, governance and distribution of powers, as well as relations among individuals. The result is a new model of "plural" regulation, a "flexible droit" as defined with a suggestive imagine by a French author (Carbonnier). This contributions aims to analyse: the influence of reformed Cap on the institutional framework and the governance model of an enlarged Europe in a world market. A prominent character of the reform has been the marked "renationalisation" in domestic implementation of Cap, with the introduction of several policy options having significant distributional implications. Member States have wide margins of manoeuvre to link financial support to subjective and objective prerequisites and to direct benefits towards selected beneficiaries. This flexibility determines a mise en ouvre not uniform in the Member States, with relevant differences with respect to the recent past. Subsidiarity, Complementarity, Partnership, Non-Discrimination, Fair Cooperation have an impact both on the substance of the choices as well on the distribution of competences and powers among public and private actors at national, regional, and local levels. The outcome brings forward an European discipline of agriculture, which is common for Member States but not necessarily uniform. National choices, even in a strongly decoupled frame, might affect the "equal treatment between farmers" as well as "market and competition". But what is the real economic and political meaning for "equal treatment between farmers" as well as for "market and competition"? and how such concerns are related to the specific CAP concerns within a whole objective function? Tentative answers to these questions may come from the comparative analysis, both economic and juridical, of the Institutions of European agriculture, at common, national and local level. Parole chiave: istituzioni, autonomia, diritto comune europeo, leale collaborazione, sistema di governo. Key words: institutions, autonomy, common European law, fair cooperation, governance.
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Pappalardo, Adriano. "DAL PLURALISMO POLARIZZATO AL PLURALISMO MODERATO. IL MODELLO DI SARTORI E LA TRANSIZIONE ITALIANA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 1 (abril de 1996): 103–45. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024059.

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IntroduzioneNegli anni novanta, l'Italia è entrata in un processo di transizione che è ormai divenuto oggetto di un'abbondante letteratura nazionale e straniera. Piuttosto ovviamente, la natura di tale transizione è ben diversa da quelle dei paesi postcomunisti e, come ha opportunamente sottolineato Pasquino (1994; 1995), poco comparabile con altri precedenti storici. Anche la Francia, che questo autore considera il miglior termine di confronto, lo è in realtà assai relativamente sotto una varietà di punti di vista. Mentre infatti la Quarta e, per lungo tempo, anche la Quinta Repubblica sono rimasti classici casi di pluralismo polarizzato (Sartori 1982, 256–262), l'Italia degli anni novanta non può più essere definita tale, e proprio per questo (o, almeno, anche per questo) si è avviata alla presente transizione. Come è noto, inoltre, le riforme golliste investirono essenzialmente le principali istituzioni politiche della repubblica, ma lasciarono inalterati il subsistema burocratico e la struttura (centralizzata) dello Stato, che sono, invece, componenti tutt'altro che secondarie per comprendere il decorso e gli eventuali sbocchi della crisi italiana. Ma, infine, tale crisi si intreccia anche al declino dello Stato sociale e interventista, coinvolgendo la ridefinizione dei confini fra politica ed economia e il ruolo delle grandi organizzazioni degli interessi, sindacati in testa. Come dire che, oltre al sistema politico-istituzionale ed alla pubblica amministrazione, le relazioni industriali e i loro attori pubblici e privati rappresentano una terza dimensione di cambiamento, che altrove è stata poco importante (Francia), ovvero incomparabilmente diversa (regimi postcomunisti).
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Toso, Mario. "DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA: GUERRA DI INVASIONE DELLA RUSSIA IN UCRAINA". Społeczeństwo 160, n.º 4 (17 de enero de 2023): 79–102. http://dx.doi.org/10.58324/s.299.

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prolusione con cui l’Autore ripercorre l’insegnamento magisteriale ed evangelico sui temi della violenza, della dottrina della cosiddetta “guerra giusta”, sulla legittima difesa in caso di attacco militare, di diritto all’uso delle armi. Nella conclusione, l’Autore propone alcune riforme dei sistemi di governo nazionali e internazionali al fine di poter creare una società più giusta e di ristrutturare istituzioni antiche, fondandoli sui principi della pace e del bene comune
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Bordogna, Lorenzo y Stefano Neri. "La regolazione del lavoro pubblico in Italia e in Francia: convergenze e divergenze". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 127 (octubre de 2010): 455–97. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2010-127003.

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L'articolo analizza le trasformazioni nella regolazione del lavoro pubblico in Italia e in Francia negli ultimi decenni, nel quadro della piů generale riforma della pubblica amministrazione e alla luce dell'approccio del New Public Management. Esso mostra che, nonostante l'appartenenza ad una comune tradizione amministrativa, le traiettorie di riforma nei due paesi hanno cominciato a divergere dai primi anni ottanta, e in misura ancora maggiore dagli anni novanta. L'Italia si č avvicinata maggiormente, pur con qualche incoerenza, ai canoni del NPM, e probabilmente anche alla debolezza teorica di questi canoni deve alcune delle presenti difficoltŕ di regolazione del lavoro pubblico. La Francia si č invece mostrata assai piů cauta nell'abbracciare il NPM, conservando diversi tratti tipici della propria tradizione amministrativa, a cominciare dallo status pubblicistico del rapporto di lavoro degli oltre 5 milioni di dipendenti pubblici; un modello talvolta definito come neo-weberiano. In prospettiva comparata, si conferma l'opportunitŕ di analizzare differenti traiettorie nazionali di riforma, radicate nelle tradizioni legali e istituzionali di ciascun paese, piuttosto che ipotizzare universali convergenze verso l'unico modello regolativo del NPM.
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Galluccio, Raffaele. "Il Servizio Psichiatrico Territoriale: mutamento istituzionale e nuova operativitŕ". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2011): 123–43. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001009.

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L'Autore esamina le caratteristiche di due tipologie di servizi psichiatrici - servizio clinico e servizio etico - in Italia. Queste due tipologie scaturiscono dai servizi eclettici nati dopo la riforma. Esse hanno in comune specialisti, funzioni e strutture, ma differiscono nella definizione dell'oggetto di lavoro, nelle pratiche di cura, nelle relazioni in équipe e con i pazienti, nei rapporti con il territorio, nonché negli esiti operativi. L'autore descrive le due tipologie sul piano teorico per evidenziare poi la loro mescolanza nelle diverse pratiche dei servizi odierni. Egli conclude l'articolo presentando alcune pratiche di inclusione che agevolano la trasformazione di un servizio prevalentemente clinico in un servizio prevalentemente etico.
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Oliva, Federico. "L’urbanistica italiana tra riforma e contrariforma". Ciudades, n.º 18 (8 de noviembre de 2017): 127. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.18.2015.127-142.

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In Italia la riforma urbanistica è attesa dal 1963, quando fu presentata una legge di riforma della legge urbanistica del 1942 che avrebbe cambiato la qualità delle successive trasformazioni territoriali, ma che il Parlamento non approvò perché riduceva radicalmente il peso della rendita fondiaria nell’economia. Da allora sono stati approvati vari provvedimenti, anche positivi, ma non una nuova legge organica, anche per la contrapposizione che si è creata nel mondo dell’urbanistica tra riformisti, sostenitori di un nuovo modello di piano strutturale-strategico, capace di adattarsi alle nuove realtà territoriali in divenire e conservatori, contrai a superare il modello regolativo della legge del 1942. Mentre dal 2003 è cambiato completamente il quadro istituzionale, con il passaggio alle Regioni delle competenze legislative in materia urbanistica e la formazione di una sorta di “federalismo urbanistico”, con molti elementi di confusione. Oggi è in discussione una nuova legge nazionale nell’ambito della revisione costituzionale delle competenze Stato-Regioni, che riprende alcuni dei principi fondamentali della riforma urbanistica e molte soluzioni già sperimentate dalle leggi delle varie Regioni. Essendo d’iniziativa governativa questa legge ha qualche probabilità di essere approvata, concludendo così il lungo percorso della riforma urbanistica italiana.
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Mingo, Roberta. "Ridisegno delle circoscrizioni istituzionali e governance territoriale: la riforma politico-amministrativa estone fra ridefinizione dell' identità nazionale e ingresso nell'Unione Europea". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 3 (septiembre de 2022): 50–77. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa3-2022oa14590.

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Il presente articolo intende ricostruire l'origine e l'evoluzione della riforma della maglia politico-amministrativa avvenuta in Estonia nel 2017, con la quale è stato ridefinito l'assetto istituzionale del paese, anche a seguito del ruolo svolto dall'Unione Europea nell'influenzare i cambiamenti dell'impalcatura del mosaico territoriale estone. Si farà riferimento all'approccio dinamico degli studi sull'istituzionalizzazione territoriale di Anssi Paasi, correlandolo alle diverse fasi storiche che hanno condotto il paese a riaffermare la propria identità nazionale successivamente al lungo periodo di occupazione sovietica (1940-1989). La riforma analizzata in questo caso-studio conferma la portata degli interventi sulla maglia amministrativa frutto sia di un processo radicato nel passaggio di poteri sia dell'ingresso dell'Estonia nell'Unione Europea, che da tempo sollecita politiche di rescaling tra gli Stati membri.
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Antonazzo, Luca, Rocco Lancellotti y Gabriella Pappadŕ. "La qualificazione professionale ed il sistema ECVET in Italia. un caso studio nella formazione professionale del settore agroalimentare". QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, n.º 98 (diciembre de 2012): 87–122. http://dx.doi.org/10.3280/qua2012-098008.

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L'Italia sta lavorando da anni per superare la frammentazione e la mancanza di integrazione che caratterizza lo scenario formativo-educativoprofessionale nazionale e per allinearsi alle politiche comunitarie volte a garantire la trasparenza dei percorsi formativi e il riconoscimento delle competenze comunque acquisite dagli individui al fine del conseguimento dei relativi titoli e qualifiche. L'obiettivo generale, in tale contesto, č quello di consentire l'inserimento o il reingresso nel sistema di istruzione e formazione professionale e di agevolare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. In tale scenario sono stati analizzati strumenti, procedure e prassi in via di consolidamento che costituiscono il riferimento per l'identificazione, il riconoscimento e la certificazione delle competenze. Pertanto, il presente lavoro introduce una disamina del lavoro svolto negli ultimi mesi a livello istituzionale per la identificazione degli standard professionali, di certificazione e formativi, finalizzati alla definizione e all'attuazione di un National Qualification Framework secondo le indicazioni dell'UE. In particolare, č stata analizzata la metodologia di sintesi adottata per la descrizione delle qualificazioni professionali e l'armonizzazione di tutte le fonti informative disponibili volte alla definizione di una procedura di certificazione delle competenze, sistematizzata e coordinata a livello nazionale. Inoltre, insieme a un'analisi dell'organizzazione dei sistemi di istruzione e formazione professionale (ridisegnata alla luce delle recenti riforme introdotte nel sistema nazionale), lo studio in oggetto ha analizzato la situazione della sperimentazione in Italia dello strumento ECVET attraverso i vari campi di applicazione e - in particolare - nel settore agroalimentare, attraverso uno dei tanti contributi di tipo bottom up che stanno predispo- nendo possibili soluzioni e pratiche che possono costituire un valido spunto di riflessione da sottoporre all'attenzione delle istituzioni e degli stakeholder.
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Giacanelli, Ferruccio y Pier Francesco Galli. "Tracce". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 4 (diciembre de 2012): 569–84. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-004003.

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Protagonista e testimone della psichiatria italiana in trasformazioneUn ricordoL'Ospedale Psichiatrico di Colorno nella storia della psichiatria di Parma (1996)Alcune pubblicazioni di Ferruccio GiacanelliDopo una Nota redazionale di Pier Francesco Galli che ricorda la figura di Ferruccio Giacanelli (1930-2012), psichiatra, fenomenologo e storico della psichiatria, viene pubblicato uno scritto inedito di Giacanelli del 2004 in cui ricostruisce la storia dell'Ospedale Psichiatrico di Colorno (Parma), che lui stesso diresse dal 1972 al 1978. La storia dell'Ospedale Psichiatrico di Colorno viene suddivisa in quattro "momenti", che hanno i seguenti titoli: "La nascita del manicomio di Parma", "L'Ospedale Psichiatrico Provinciale in Colorno", "La chiusa compattezza istituzionale", "La rottura istituzionale", "La riforma del 1978: e dopo?". (Questo testo č stato letto al Convegno "La chiusura dell'Ospedale psichiatrico di Colorno: proposte per la futura psichiatria di Parma", tenuto a Colorno [PR] il 25 ottobre 1996).
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Morozzo della Roca, Paolo. "Gli effetti collaterali del reato di presenza irregolare". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 4 (noviembre de 2009): 129–42. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-004008.

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1. Una riforma dannosa2. Ospedali e ambulatori: tutto come prima, ma con piů timore3. Gravidanze e atti di stato civile: non cambia nulla (a parte il matrimonio) ma attorno tutto č diverso4. L'utilizzo dei servizi pubblici5. Considerazioni sul trattamento penale del rapporto di lavoro con uno straniero irregolarmente soggiornante6. Un mondo di paure nel quale le istituzioni di "protezione" diventano nemiche
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Pulino, Daniele. "Tra aggiornamento e mutamento: le istituzioni psichiatriche italiane prima della riforma". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 2 (julio de 2018): 13–26. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2018-002002.

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Ballabio, Andrea, Donato Berardi, Francesca Mazzarella, Maria Gerarda Mocella y Nicolò Valle. "Acqua e rifiuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza". ECONOMIA PUBBLICA, n.º 1 (marzo de 2021): 77–103. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-001005.

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Gli autori analizzano la straordinaria possibilità di ripresa post-pandemica, apertasi con il varo del programma europeo Next Generation EU. Un'opportunità che, per essere colta pienamente, deve mettere al centro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano i settori regolati del servizio idrico e della gestione dei rifiuti, in quanto candidati ideali ad accogliere le riforme e gli investimenti richiesti. Come riconosciuto da Utilitalia, il potenziale attivabile è ingente, ma richiede un adeguato supporto. Parimenti consistente, è il decalogo delle linee di intervento, ove è necessario agire, per il rilancio dei settori analizzati, sia sul versante infrastrutturale sia su quello normativo-regolatorio. Affinché la ripresa possa attuarsi compiutamente, occorre affidare la regia ad ARERA, in veste di soggetto istituzionale che possiede un'expertise consolidata nel servizio idrico e nel ciclo dei rifiuti.
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Condorelli, Orazio. "Prima del 1054: centri e periferie, universitalitá e particolaritá nel diritto della chiesa al tempo di San Simeone di Siracusa Treviri (1035)". Revista Española de Derecho Canónico 77, n.º 188 (1 de enero de 2020): 105–51. http://dx.doi.org/10.36576/summa.130955.

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San Simeone fu un monaco bizantino di origine siciliana che concluse la propria vita a Treviri, dove la sua memoria è venerata dall’anno della sua morte (1035). La storia della sua vita mostra l’intensità dei processi di comunicazione tra la Chiesa latina e la Chiesa bizantina agli inizi del secolo XI, ed è presa come il punto di inizio di uno studio sulla configurazione del sistema giuridico della Chiesa latina tra la fine del primo Millennio e i primi decenni del secondo. La ricerca concentra quindi l’attenzione sull’esperienza istituzionale della «Chiesa imperiale», articolata intorno ai due poli dell’impero e del papato. L’ideale ecclesiologico e politico di collaborazione fra potere civile e potere ecclesiastico trovò esplicazione nelle iniziative di riforma ecclesiastica promosse da imperatori come Enrico II ed Enrico III e sostenute da alcuni fra i migliori Pontefici della prima metà del secolo XI. Alcune collezioni canoniche della prima metà del secolo XI si impegnarono nello sforzo di selezionare e coordinare le fonti del diritto canonico al fine di assecondare i propositi di riforma della vita ecclesiale.
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Moschella, Giovanni. "Crisi della rappresentanza politica e prospettive del parlamentarismo italiano (nel post-referendum e nella crisi pandemica)". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 2 (enero de 2021): 83–104. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2020-002004.

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L'articolo esamina le prospettive di trasformazione della rappresentanza politica e del sistema parlamentare nell'ordinamento italiano, alla luce della recente modifica costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentarie e degli effetti prodotti, anche sul piano istituzionale, dall'emergenza sanitaria provocata dal virus Covid 19. Movendo dalla attuale crisi della rappresentanza politica e dal rapporto tra libero mandato parlamentare e partito politico, il lavoro prende in esame alcune ipotesi di riforma volte, in particolare, a garantire il carattere democratico dei partiti (art. 49 Cost.), a consolidare il sistema delle garanzie costituzionali (a partire dall'art.138 Cost.) e ? last but not least ? a rivedere il carattere paritario del nostro sistema bicamerale.
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Frey, Bruno S. "The Role of Direct Referenda in Institutional Reform*". Journal of Public Finance and Public Choice 10, n.º 2 (1 de octubre de 1992): 103–18. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539464.

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Abstract Questo lavoro esamina criticamente il ruolo che i referendum popolari potrebbero ricoprire in una prospettiva di riforma istituzionale. L’autore si sofferma su quattro questioni fondamentali: la notevole divergenza esistente tra i desideri della classe politica e quelli della popolazione in una democrazia rappresentativa; il referendum visto come unico mezzo per rompere il cartello della classe politica contro i cittadini; la considerazione del referendum stesso come processo decisionale di cui il dibattito che precede e gli aggiustamenti politici che seguono costituiscono una parte fondamentale; il legame esistente tra l’istituzione del referendum ed il federalismo.È su questi punti che l’autore costituisce la rivalutazione di tale istituto.
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Grillo, Andrea. "ACTUOSA PARTICIPATIO: IL VERO FINE DELLA RIFORMA LITURGICA". Revista Pistis Praxis 4, n.º 2 (6 de octubre de 2012): 441. http://dx.doi.org/10.7213/pp.v4i2.8786.

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Il saggio indica alcune idee sbagliate presente nella coscienza ecclesiale in relazionead una delle questioni più delicate e appariscenti della riforma liturgica del VaticanoII. Senza affrontare loro, con l’aiuto del metodo storico è il metodo da teologica, riformaliturgica fissato dal Consiglio rimangono incompleti e persino controproducente.Infatti, la partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia - che è fonte e culmine della vitaecclesiale - non è qualcosa di accidentale o superfluo, ma essenziale, in quanto il “Leazioni liturgiche non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa Qual è il ‘sacramentodi unità’, cioè del popolo santo “e” appartengono all’intero corpo della Chiesa emanifesto e affetto “, anche se raggiungere” i singoli membri in modo diverso, come ladiversità degli ordini ministeri e la loro partecipazione effettiva ”(SC 26). Il tema dellapartecipazione attiva implica quindi una riformulazione di tutta la strada di sentire e diagire nella sfera religiosa, il Consiglio, salvataggio del Nuovo Testamento e paradigma patristico da un lato, e moderna cristiana autocoscienza del soggetto, l’altro assumecome prospettiva. Da qui la necessità di chiamare alla coscienza il complesso rapportotra popolazione attiva e la riforma liturgica, in modo che le sue prestazioni istituzionalie pastorali, non solo calcio, ma i progressi costanti.
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Grillo, Andrea. "ACTUOSA PARTICIPATIO: IL VERO FINE DELLA RIFORMA LITURGICA". Revista Pistis Praxis 4, n.º 2 (6 de octubre de 2012): 441. http://dx.doi.org/10.7213/revistapistispraxis.6108.

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Il saggio indica alcune idee sbagliate presente nella coscienza ecclesiale in relazionead una delle questioni più delicate e appariscenti della riforma liturgica del VaticanoII. Senza affrontare loro, con l’aiuto del metodo storico è il metodo da teologica, riformaliturgica fissato dal Consiglio rimangono incompleti e persino controproducente.Infatti, la partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia - che è fonte e culmine della vitaecclesiale - non è qualcosa di accidentale o superfluo, ma essenziale, in quanto il “Leazioni liturgiche non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa Qual è il ‘sacramentodi unità’, cioè del popolo santo “e” appartengono all’intero corpo della Chiesa emanifesto e affetto “, anche se raggiungere” i singoli membri in modo diverso, come ladiversità degli ordini ministeri e la loro partecipazione effettiva ”(SC 26). Il tema dellapartecipazione attiva implica quindi una riformulazione di tutta la strada di sentire e diagire nella sfera religiosa, il Consiglio, salvataggio del Nuovo Testamento e paradigma patristico da un lato, e moderna cristiana autocoscienza del soggetto, l’altro assumecome prospettiva. Da qui la necessità di chiamare alla coscienza il complesso rapportotra popolazione attiva e la riforma liturgica, in modo che le sue prestazioni istituzionalie pastorali, non solo calcio, ma i progressi costanti.
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Chiaramonte, Alessandro. "L'EFFETTO MANCATO DELLA RIFORMA MAGGIORITARIA: IL VOTO STRATEGICO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 3 (diciembre de 1996): 703–26. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024540.

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La riforma elettorale tra speranze e scetticismoAl tempo della campagna in favore dell'adozione del principio maggioritario di rappresentanza in Italia, la speranza di molti era che il nuovo sistema elettorale potesse produrre effetti simili a quelli delle democrazie anglosassoni cui intendeva ispirarsi, ossia che strutturasse la competizione partitica in termini bipolari – se non bipartitici – e favorisse quindi l'alternanza dei governi.Sebbene siano trascorsi ormai più di tre anni da allora e, soprattutto, abbiano avuto luogo due elezioni, è ancora presto per dire se le nuove regole abbiano prodotto gli effetti desiderati. La transizione politica italiana è un processo ancora lontano dall'approdo finale e non consente ad oggi valutazioni definitive. Certo è che i sistemi elettorali introdotti nel 1993 sono stati caricati da molti di attese taumaturgiche, nonostante i moniti lanciati dal mondo scientifico sulla necessità di una modifica ben più incisiva dell'architettura istituzionale del sistema politico italiano. Qualunque sistema elettorale, infatti, costituisce di per sésolouna struttura di vincoli e di opportunità, dunque di vincoli più o meno stringenti e di opportunità che possono essere colte o meno. Inoltre, riguardo all'effettiva configurazione della normativa elettorale approvata dal Parlamento nell'agosto del 1993, la cautela sulle prospettive del cambiamento muoveva dalla considerazione che le nuove regole incarnavano entrambi i principi maggioritario (pur prevalente) e proporzionale di rappresentanza, quindi due logiche distinte di competizione e di voto sulla combinazione delle quali era difficile fare previsioni.
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de Salvo, Paola. "Le reti di governance e il turismo. I Sistemi Turistici Locali: il caso dell'Umbria". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 92 (febrero de 2011): 145–66. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092010.

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Il tema centrale del presente contributo č costituito da un'analisi sullo sviluppo dei Sistemi turistici locali, che ha interessato generalmente le regioni italiane, dove, a far data dalle relative leggi attuative della legge di riforma nazionale del turismo n. 135/2001, si sviluppa un'interessante ed innovativa esperienza, tesa a definire un nuovo modello aggregativo per lo sviluppo turistico integrato. Un nuovo modello di governance del sistema turistico locale, basato su una partnership pubblico/privato, dove le istituzioni pubbliche e le organizzazioni private si accordano per la formulazione di progetti di sviluppo locale e per l'integrazione di altre realtŕ produttive al turismo.
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Mario Cucciolla, Riccardo. "La perestrojka vista dall'Italia: le lettere degli italiani al segretario generale del Pcus, tra gorbymania e scetticismo". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (mayo de 2021): 171–90. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002009.

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La perestrojka rappresenta una stagione unica in termini di riforme, dibattiti aperti e mobilitazione dei cittadini dal basso. La stessa figura di Gorbacëv divenne molto popolare in quell'opinione pubblica occidentale che si rivolgeva al leader sovietico per chiedere un cambiamento politico, la pace e la conclusione della Guerra Fredda. In Italia, la "gorbymania" si manifestò in migliaia di lettere che politici, scienziati, artisti, ecclesiastici, accademici, o semplici cittadini inviavano al leader sovietico e alla moglie Raisa. La varietà di contenuti, di toni e di critiche furono caratteristiche delle lettere degli italiani. Incoraggiavano le svolte in politica estera, sostenevano il processo di rinnovamento del regime e ne condannavano apertamente i limiti. Il presente articolo vuole esaminare - attraverso le lettere inviate dall'Italia a Michail e Raisa Gorbacëv nel periodo 1988-1989 - la percezione e la risposta attiva degli italiani a quelle trasformazioni in atto in Urss, e offrire un livello analitico transnazionale delle relazioni italo-russe che andava oltre la dimensione istituzionale e coinvolgeva direttamente i singoli individui.
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Antonini, Erica. "Percorsi di riforma nella Pubblica Amministrazione: un'analisi comparata". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 3 (noviembre de 2010): 73–99. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-003010.

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A partire dagli anni '80 del XX secolo le burocrazie delle democrazie occidentali sono state oggetto di profondi mutamenti, con la sostituzione, in primo luogo, dei principi della gerarchia e dell'accentramento con quelli della delega e del trasferimento di competenze, anche se in misura variabile nei diversi contesti. Tra le innovazioni piů rilevanti figurano: l'istituzione delle agenzie esecutive, come unitŕ funzionalmente autonome e separate rispetto ai Ministeri, che ha permesso di ridisegnare gli organismi ministeriali secondo criteri di tipo reticolare; il considerevole incremento dell'autonomia organizzativa e finanziaria dei dirigenti; l'estensione, in materia di gestione del personale, dei margini di applicazione della contrattazione collettiva e l'introduzione di numerose deroghe al principio della stabilitŕ del posto di lavoro; il potenziamento degli strumenti per il controllo dell'efficacia e dell'economicitŕ della prestazione amministrativa, per la valutazione dei risultati e per il miglioramento della qualitŕ dei servizi erogati. Dall'analisi di queste ed altre innovazioni emerge il tentativo di ridurre le distanze fra settore pubblico e settore privato, sulla base della convinzione secondo cui da quest'ultimo si possano trarre insegnamenti validi per incrementare l'efficienza del primo. In ogni caso, seppur in presenza di obiettivi e finalitŕ convergenti, il processo di modernizzazione č stato declinato nei vari paesi in forme differenziate, che dipendono in larga misura dai contesti politico-istituzionali nazionali e dalle caratteristiche organizzative consolidatesi nel corso del tempo. In queste note verranno messe a confronto le esperienze di riforma di quattro paesi dell'Europa Occidentale (Francia, Spagna, Germania e Regno Unito) e degli Stati Uniti, avviatesi a partire dalla prima metŕ degli anni '80. Per ciascuno dei paesi considerati si analizzeranno modelli di organizzazione, politiche del personale, processi di riforma, avviati e tuttora in corso. Alcune osservazioni conclusive tenteranno di evidenziare linee di continuitŕ e di differenziazione tra le diverse esperienze.
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