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DAMIAZZI, VINCENZO. "ANALISI PROSODICA DELLE DOMANDE RETORICHE NEL BUNDESTAG". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97590.

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Resumen
Le domande retoriche (DR) sono parte integrante delle sedute plenarie nel Bundestag e vengono qui analizzate dal punto di vista prosodico. Il corpus comprende 40 DR in senso stretto e 60 domande topic-setting (DTS). L’analisi prosodica è stata svolta con il software PRAAT e si concentra principalmente sugli accenti nucleari, sui toni di confine e sui contorni nucleari. A seguito di un’analisi percettiva preliminare, la successiva analisi acustica si è concentrata sulla misurazione e l’osservazione delle variazioni di F0 e intensità in relazione ai contorni nucleari e prenucleari. I risultati mostrano che le DR sono realizzate in modo quasi esclusivo con contorni discendenti e si è osservata anche la presenza di numerosi toni nucleari con downstep. Un altro elemento caratteristico è la presenza di due o più accenti enfatici in posizione prenucleare che rompono la regolarità dello schema intonativo del tedesco. Sono stati inoltre osservati accenti sul pronome interrogativo, picchi di F0 sui deittici e realizzazioni contrastive (o verum focus) e tutti sono stati associati a una funzione di persuasione e mantenimento dell’attenzione. Nelle DTS sono stati osservati in gran parte gli stessi schemi. A differenza delle DR, tuttavia, circa un quarto delle DTS presenta un contorno ascendente o ascendente-progrediente. Tale contorno contribuisce a marcare le domande come espediente narrativo e come parte di un più ampio contesto prosodico.
Rhetorical questions (RQs) are an integral part of the plenary sessions of the Bundestag and are here analysed in their prosodic realisations. The corpus comprises 40 RQs and 60 topic-setting questions (TSQs). The prosodic analysis has been carried out using the software PRAAT and focuses on nuclear accents, boundary tones and nuclear contours. After a preliminary perceptive analysis, the following acoustic analysis was aimed at measuring and observing the variations of F0 and intensity in relation to nuclear and pre-nuclear contours. The results show that RQs are almost exclusively produced with a falling contour and a widespread use of downstepped nuclear tones was also observed. Another key feature was the occurrence of two or more emphatic accents in prenuclear position which break the regular pattern of German intonation. Other prosodic patterns such as accents on the wh-word, F0 peaks on deictics and the use of contrastive realisations – or verum focus – were observed and their function associated to persuasion and maintaining attention. TSQs largely presented the same patterns, but differently from RQs, one-fourth of TSQs presented a rising or rising-progredient contour. This contour contributes to marking the question as a narrative device and as part of a broader prosodic context.
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DAMIAZZI, VINCENZO. "ANALISI PROSODICA DELLE DOMANDE RETORICHE NEL BUNDESTAG". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97590.

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Resumen
Le domande retoriche (DR) sono parte integrante delle sedute plenarie nel Bundestag e vengono qui analizzate dal punto di vista prosodico. Il corpus comprende 40 DR in senso stretto e 60 domande topic-setting (DTS). L’analisi prosodica è stata svolta con il software PRAAT e si concentra principalmente sugli accenti nucleari, sui toni di confine e sui contorni nucleari. A seguito di un’analisi percettiva preliminare, la successiva analisi acustica si è concentrata sulla misurazione e l’osservazione delle variazioni di F0 e intensità in relazione ai contorni nucleari e prenucleari. I risultati mostrano che le DR sono realizzate in modo quasi esclusivo con contorni discendenti e si è osservata anche la presenza di numerosi toni nucleari con downstep. Un altro elemento caratteristico è la presenza di due o più accenti enfatici in posizione prenucleare che rompono la regolarità dello schema intonativo del tedesco. Sono stati inoltre osservati accenti sul pronome interrogativo, picchi di F0 sui deittici e realizzazioni contrastive (o verum focus) e tutti sono stati associati a una funzione di persuasione e mantenimento dell’attenzione. Nelle DTS sono stati osservati in gran parte gli stessi schemi. A differenza delle DR, tuttavia, circa un quarto delle DTS presenta un contorno ascendente o ascendente-progrediente. Tale contorno contribuisce a marcare le domande come espediente narrativo e come parte di un più ampio contesto prosodico.
Rhetorical questions (RQs) are an integral part of the plenary sessions of the Bundestag and are here analysed in their prosodic realisations. The corpus comprises 40 RQs and 60 topic-setting questions (TSQs). The prosodic analysis has been carried out using the software PRAAT and focuses on nuclear accents, boundary tones and nuclear contours. After a preliminary perceptive analysis, the following acoustic analysis was aimed at measuring and observing the variations of F0 and intensity in relation to nuclear and pre-nuclear contours. The results show that RQs are almost exclusively produced with a falling contour and a widespread use of downstepped nuclear tones was also observed. Another key feature was the occurrence of two or more emphatic accents in prenuclear position which break the regular pattern of German intonation. Other prosodic patterns such as accents on the wh-word, F0 peaks on deictics and the use of contrastive realisations – or verum focus – were observed and their function associated to persuasion and maintaining attention. TSQs largely presented the same patterns, but differently from RQs, one-fourth of TSQs presented a rising or rising-progredient contour. This contour contributes to marking the question as a narrative device and as part of a broader prosodic context.
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Santini, Donatella <1989&gt. "Cristoforo Landino: osservazioni filologiche e retoriche sulla "Commedia"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6351.

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Rizzo, Giulia <1995&gt. "(Ri)connessioni danzate. La pizzica – pizzica fra retoriche e appaesamenti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20166.

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Resumen
Da qualche decennio la scena nazionale dei balli popolari è dominata dalla pizzica – pizzica, manifestazione musicale e coreutica pugliese, più in particolare salentina. La presente ricerca si pone due obiettivi principali: presentare il quadro retorico che circola attorno al tema, grazie anche all’ausilio dell’etnografia digitale; riflettere sul concetto di identità legato alla pizzica – pizzica, tentando di “smontarlo” evidenziandone i limiti, ricostruirlo sulla base delle biografie personali delle persone con cui ho dialogato e infine riplasmarlo in termini di “appaesamento” e “riconnessione”. La metodologia usata risulta una “scelta” dettata dall’emergenza sanitaria da COVID – 19 che da un anno a questa parte ha scombussolato la nostra quotidianità: i limiti evidenti, ma anche le possibilità aperte grazie alle ormai note “modalità a distanza”, saranno prese in considerazione ed esposte nella prima parte dell’elaborato, accompagnate dalla procedura di costruzione della traccia dell’intervista da me proposta alle persone (insegnanti di pizzica – pizzica) coinvolte nella ricerca.
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Motterle, Tatiana. "Patrimonializzare il sacro. Turismo religioso e retoriche dell'autenticità nel padovano". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424661.

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Resumen
My research aimed at analyzing through the multiple case study method how different agents participate in the discoursive construction of some sacred places around the province of Padua (Italy). Looking at pilgrimage and tourism (in particolar cultural and religious tourism) as social phenomena which, far from being clearly separated, often blend, and considering the concept and rhethoric of the search for authenticity as a common aspect between them, my research focuses on processes (discourses and practices) of patrimonialization affecting such places. Patrimonialization here is conceived not only as a cultural and economic phenomenon concerning tourism promotional practices, but also as a symbolic practice affecting (and affected by) individual and collective memory. Considering that place is always a social construct, shaped by the strengths structuring social fields, I chose to take into account, for every sacred site, its whole context and to consider all the positions of the different agents involved, namely their aims, interests, connections and conflicts. Along the research I then met two main groups of institutional agents, religious and lay, and some interesting examples of non-instituional agents, single persons or associations, who act autonomously or in cooperation with institutions, contributing to the discoursive construction of places, then to the patrimonialization of sacred sites and their memories. The use of the multiple case study method allowed me to take into consideration a fair number of cases and, at the same time, to focus on the many facets every case has. The data showed here concern nine cases and have been gathered through a two-years fieldwork (29 field observation and 48 informative and qualitative interviews). Apart from commonalities and similarities inside the same groups of agents, some transversal aspects emerged, giving a more complex and nuanced view of the practices and discourses of patrimonialization, which revealed itself being a process producing capitals of faith, identity, political and religious consensus.
Questa ricerca mira ad analizzare, attraverso il metodo qualitativo del multiple case study, come diversi agenti influiscono nella costruzione discorsiva di alcuni luoghi del sacro nella provincia di Padova. Considerando pellegrinaggio e turismo (in particolare turismo culturale e religioso) come fenomeni sociali non chiaramente distinti e osservando il concetto e la retorica della ricerca dell’autenticità come un aspetto che li accomuna, la ricerca si concentra sui processi (pratiche e discorsi) di patrimonializzazione che interessano i luoghi in questione. La patrimonializzazione è qui concepita non solo come un fenomeno culturale ed economico che interessa le pratiche di promozione turistica, ma anche come una pratica simbolica che condiziona (ed è condizionata da) la memoria individuale e collettiva. Considerando che il luogo è sempre una costruzione sociale plasmata dalle forze che strutturano i campi sociali, si è scelto di prendere in considerazione, per ogni luogo sacro, il contesto generale in cui si situa e gli interessi, le relazioni e i conflitti degli agenti coinvolti. Durante la ricerca si sono quindi incontrati due principali gruppi di agenti istituzionali, religiosi e civili, e qualche interessante esempio di agenti non istituzionali, individui o associazioni, che agiscono autonomamente o in collaborazione con le istituzioni, contribuendo alla costruzione discorsiva dei luoghi e quindi alla patrimonializzazione dei siti e delle loro memorie. L’uso del metodo del multiple case study ha permesso di prendere in considerazione un discreto numero di casi e allo stesso tempo di approfondire le sfaccettature di ognuno di essi. I dati presi in considerazione qui riguardano nove casi e sono stati raccolti durante un lavoro di campo di circa due anni, consistente principalmente in osservazioni di campo (29) e interviste informative e quantitative (48). Oltre ai punti comuni e alle somiglianze all’interno degli stessi gruppi di agenti, sono emersi alcuni aspetti trasversali che hanno permesso di dar conto di una rappresentazione più complessa delle pratiche e dei discorsi di patrimonializzazione, la quale si è svelata essere processo produttore di capitali di fede, identità e consenso politico e religioso.
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Selmi, Elisabetta. "Battista Guarini: "Il pastor fido": le polemiche retoriche e la trattatistica minore". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 1994. http://hdl.handle.net/10579/262.

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Bevilacqua, Matteo <1993&gt. "Retoriche identitarie nel mancato incontro con l’Altro: prospettive etnografiche sull’internazionalizzazione dell’Università del Tōhoku, Giappone". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17399.

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Resumen
Questo studio è il frutto di una ricerca sul campo effettuata negli spazi dell’Università del Tōhoku, uno dei più prestigiosi atenei giapponesi. La ricerca si occupa, tramite lo studio del mancato incontro tra gli studenti internazionali e la comunità locale, di contestualizzare le situazioni di marginalizzazione vissute dagli studenti in mobilità nel più ampio fenomeno di internazionalizzazione dell’istruzione superiore. Questo processo, che solo negli ultimi vent’anni ha iniziato ad assumere rilevanza globale nell’ambito degli studi antropologici e del settore turistico, ha portato gran parte degli atenei mondiali a riconsiderare il proprio ruolo strategico nell’economia e nella riproduzione degli immaginari turistici dei Paesi ospitanti. Utilizzando le prospettive offerte dai recenti studi sull’educational tourism, la ricerca offre un’ulteriore conferma delle problematiche già conosciute in quest’area di studi. Inserendosi nel dibattito attualmente aperto sugli strumenti teorici da adottare nello studio del fenomeno, tuttavia, lo scopo ultimo di questa ricerca è quello di mettere in luce un aspetto ancora in larga misura trascurato: l’influenza delle specificità della destinazione sulla rielaborazione dell’identità di “straniero” nelle esperienze di mobilità.
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Zanette, Riccardo <1995&gt. "Retoriche e pratiche della violenza in Italia tra età giolittiana e fascismo delle origini". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18656.

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Resumen
All’indomani della Grande guerra, dalla quale era pur uscita vittoriosa, l’Italia si trovò ad attraversare una stagione drammatica di conflittualità sociale, tensioni politiche e crescente instabilità istituzionale, al termine della quale salì al potere Mussolini. Nella crisi che sfibrò il sistema liberale fino all’instaurazione della dittatura, un ruolo di primo piano spettò all’affermazione della violenza come strumento di lotta politica. Questa ricerca prende in considerazione non soltanto le forme dello squadrismo dilagante fra il 1921 e il 1922, già dettagliatamente ricostruite da studi di carattere generale e locale, ma anche e soprattutto le dinamiche mediante le quali, negli anni precedenti, la violenza si era ricavata un proprio spazio sulla scena pubblica. Intersecando il piano degli eventi con quello delle retoriche che li accompagnarono, muoverò da alcuni significativi fermenti individuabili nell’anteguerra, passerò per le trasformazioni che in certi ambienti la mobilitazione bellica produsse nella disposizione verso la politica, metterò in luce i sentimenti di rivalsa e gli odi incrociati che segnarono i mesi e poi gli anni successivi all’armistizio: all’interno di queste coordinate, emergeranno i percorsi della violenza politica come tendenza di lungo corso, i caratteri e i significati che essa via via assunse, la capacità che essa rivelò di esprimere valori e creare consenso in determinati settori dell’opinione pubblica.
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Sbai, Youssef. "Il pulpito del Profeta : Pratiche, repertori, retoriche e strategie comunicativi dei ḫuṭabâ’ in Italia". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3426835.

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Resumen
L’islam plurale approdato in Italia si è stabilito su tutto il territorio nazionale, in modo disomogeneo tra Nord e Sud Italia, ed è andato differenziandosi non solo per la sua natura plurima, ma anche attraverso l’impatto con realtà locali distinte per storia e per profilo costituzionale. In questo quadro si collocano la figura dell’imam ḫaṭîb (predicatore, plur. ḫuṭabâ’), il suo status e il suo ruolo all’interno e all’esterno delle comunità dei musulmani. La sua attività principale è la ḫuṭbah (sermone, plur. ḫuṭab), considerata lo strumento comunicativo per eccellenza con le grandi masse dei fedeli. Perciò ci troviamo di fronte a una pratica di grande interesse mediatico-politico, accademico e sociale. Questa ricerca dunque mette sotto i riflettori i modi nei quali la cornice rituale di ḫuṭbat al-ǧumu‘ah (sermone del venerdì) viene prodotta, il contesto dove si produce, chi sono i suoi produttori, che “conoscenza” viene trasmessa attraverso il discorso khatabitico; ciò permette inoltre di verificare come il discorso omiletico fa i conti con la sua plausibilità nel contesto ospitante e tenta di ricostruire una struttura di plausibilità nella società ospitante. La metodologia adottata si basa sull’osservazione partecipante, i racconti di vita degli attori religiosi e l’analisi del discorso. Durante la ricerca empirica abbiamo raccolto novantotto sermoni del venerdì enunciati in diciassette luoghi di culto islamico arabofoni sparsi su tutto il territorio nazionale e ubicati in metropoli, centri urbani e città di provincia. Abbiamo assistito in molte riprese ai culti rituali in tutti questi luoghi e abbiamo raccolto i racconti di vita di tutti i ḫuṭabâ’ e dei dirigenti. La trascrizione dei sermoni, dei racconti di vita e delle osservazioni annotate durante la partecipazione è di cinquecento pagine. L’analisi orizzontale e trasversale dei dati raccolti, in parte eseguita con Atlas.ti, ci ha permesso di conoscere in profondità l’interazione simbolica generata dal discorso omiletico, i suoi produttori e il contesto della sua produzione. Ciò ha portato a conoscere le categorie tematiche delle ḫuṭab, i tipi di ḫaṭîb, come l’islam plurale si adegua alle società di accoglienza e come de facto si stanno costruendo dei nuovi modelli di ḫuṭbat al-ǧumu‘ah: questi modelli sono delle conseguenze del livello di adattamento che compiono le comunità dei musulmani nel tentativo di ricostruire una struttura di plausibilità dell’islam in Italia attraverso ḫuṭbat al-ǧumu‘ah.
The Prophet’s pulpit: Practices, repertoires, rhetorics and communication strategies of ḫuṭabâ’ in Italy. Plural Islam which has come to Italy has established on the whole national territory, unevenly distributed between North and South Italy, and has become more and more differentiated not only because of its pluralistic character, but also because of the contact with the local situations, different in their history and constitutional status. It is in this context that the imam and ḫaṭîb (preacher, plural ḫuṭabâ’), his status, and his role in and out of the community of the Muslims can be analyzed. His main activity consists in the ḫuṭbah (sermon, plural ḫuṭab), considered the primary means of communication with the masses of believers. Therefore, this practice is of great interest to the media and politics as well as of academic and social interest. This research, thus, focuses on how the ritual frame of ḫuṭbat al-ǧumu‘ah (the Friday sermon) is produced, the context in which it is produced, who its producers are, and the “knowledge” which is transmitted through the ḫuṭbah discourse; furthermore, this allows to verify how homiletic discourse deals with its plausibility in the context in which the Muslims live and tries to rebuild a plausibility structure in the society in which they find themselves. The methodology which has been employed is based on participant observation of the religious actors and discourse analysis. During empirical research I have gathered 98 Friday sermons delivered in 17 Islamic places of worship all over the country, placed in big cities, medium-sized towns and smaller ones. I have attended ritual worship in all these places and gathered life stories of all the ḫuṭabâ’ and the people who manage the places of worship. The transcription of the sermons, the life stories, and the notes taken during the worship is 500 pages long. Horizontal and transversal analysis of the data, partly performed with Atlas.ti, has allowed me to gain a deep knowledge of the symbolic interaction generated by homiletic discourse, its producers and the context of its production. This leads to knowledge of the thematic categories of the ḫuṭab, the kinds of ḫuṭabâ’, how plural Islam adapts to receiving societies, and how new models of ḫuṭbat al-ǧumu‘ah are de facto being built: these models are a result of the kinds of adaptation made by the communities of Muslims in their attempt to rebuild a plausibility structure of Islam in Italy by means of ḫuṭbat al-ǧumu‘ah.
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Giovine, Sara. "Così vien poetando l'Ariosto. Strutture sintattiche e strategie retoriche nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3425856.

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Resumen
The essay intends to propose a systematic survey of the most important syntactical structures and rhetorical phenomena of Ludovico Ariosto's Orlando Furioso. The study, conducted on a sample of sixteen canti, corresponding to about one third of the poem, analyses in its first part Ariosto's use of the phrasal components (such as article, pronoun, adjective, adverb, preposition, conjunction and verb) and investigates some grammatical aspects of the syntax of the period, such as the alternative use of indicative and conjunctive in subordinate clauses and the construction of the if clause. In the second part it illustrates the different ways of construction of complex sentence, in relation with the ottava's structure and rhythm, as well as with the different narrative situations, analyzing its development along the horizontal line and its articulation on the vertical one. The last part is finally occupied by the study of some rhetorical phenomena more closely associated with the syntactical and rhythmical structure of the ottava, especially the words' order, the various forms of symmetry, parallelism and lexical accumulation, and the use of enjambements, classified according to the syntactical nature of the elements involved and the position into the ottava.
Il contributo intende proporre un'indagine sistematica delle principali strutture sintattiche e di alcuni fenomeni retorici dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Lo studio, condotto su un campione esemplificativo di sedici canti, corrispondente a circa un terzo del poema, nella sua prima parte approfondisce l'utilizzo ariostesco dei costituenti della frase semplice (quali articolo, pronome, aggettivo, avverbio, preposizione, congiunzione e verbo), e indaga alcuni aspetti della sintassi del periodo di natura più propriamente grammaticale, quali l'utilizzo alternativo di indicativo e congiuntivo nelle dipendenti e la costruzione del periodo ipotetico; mentre nella seconda illustra le principali modalità di costruzione del periodo complesso, messe in relazione con la struttura e il ritmo dell'ottava, oltre che con le differenti situazioni narrative dell'opera, analizzandone lo sviluppo lungo la linea orizzontale e l'articolazione sull'asse verticale. L'ultima parte è infine riservata allo studio dei fenomeni retorici più strettamente connessi alla costruzione sintattico-ritmica dell'ottava, riguardanti in particolare l'ordine delle parole, le varie forme di simmetria, parallelismo e accumulazione lessicale, e l'impiego dell'inarcatura, classificati in base alla natura sintattica dei sintagmi coinvolti e alla collocazione all'interno dell'organismo metrico
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Tardani, Simona. ""La lontananza aperta alla misura". Strategie retoriche e soggetto lirico tra "L'Allegria" e "Sentimento del Tempo"". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424439.

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Resumen
This work deals with figurative language and analogy as a thinking frame within the poetic enunciation, in regards to the construction of the lyrical subject. Through a stylistic and rhetorical approach, this research considers the main critical-theoretical issues regarding Giuseppe Ungaretti's work including L'Allegria and Il Sentimento del Tempo Starting from a new definition of 'style' that considers the peculiarities of 'Ungaretti's case' and the importance of the connections and interactions created by variations. that the variations create, some style forms and some speech figure strategies are described and commented according to their importance in the construction of Ungaretti's poetic imagery and rhetorical strategy. Then the texts are grouped according to their figurative affinity, and discussed with special attention to metaphors, which could be read as negotiation place between the lyrical subject and reality. The aim of my research is to propose a reading of the texts based on the view of metaphoric language as a space of tension between a proposal of similarity and a resistant reality, where the desire to be like is defined in relation both to the desire to be identified, and to the aspiration of the 'whole' or 'first' image. As a result, this work proposes a specific but flexible 'theory of metaphor', describing the tensions of the figures of speech and the stylistic perspective that emerge from the analysis of manuscripts and variants.
Lo studio s'interroga sul concetto di figura di stile e sull'analogia come forma di pensiero nell'enunciazione poetica, in relazione alla costruzione del soggetto lirico. Attraverso un approccio retorico e stilistico sono riconsiderate alcune delle principali questioni critico-teoriche riguardanti l'opera di Giuseppe Ungaretti nell'arco cronologico che comprende L'Allegria e il Sentimento del Tempo. Partendo da una ridefinizione del concetto di stile che consideri la peculiarità  del caso ungarettiano, alla luce dell'importanza che ha la diacronia interna alle raccolte per le connessioni e interazioni anche macrotestuali che le varianti permettono di seguire, sono descritti e commentati alcuni fenomeni di stile, scelti in relazione alla loro importanza nella costruzione della figuralità, e le strategie figurali a questi riconducibili. Successivamente si definisce una 'topica' della metafora: i testi, raggruppati secondo percorsi circoscritti dalle regioni figurali, sono commentati con particolare attenzione alle forme di correlazione dove le figure si mostrano come luogo di negoziazione del rapporto tra il soggetto lirico e il reale, esperito come banco di prova di una soggettività  in costruzione Nella parte conclusiva della ricerca, si propone una lettura dei testi nell'ottica di una teoria della metafora come spazio di tensione tra una proposta di somiglianza e una realtà  che 'resiste', dove il desiderio di essere come è definito sia in relazione al desiderio di riconoscimento, sia come desiderio dell'immagine 'intera' e 'prima'. Si propone dunque una specifica ma flessibile 'teoria della metafora' che dia conto delle tensioni emerse nel percorso, sia dal punto di vita retorico e stilistico, sia nell'ottica dello studio portato avanti sui manoscritti e sulle varianti.
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PATTI, Germana. "Gli exempla filosofici e storici nei Dialogorum libri di Seneca. Forme e funzioni retoriche e ideologiche". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90869.

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Resumen
Analisi degli exempla presenti nei Dialogorum libri di Seneca e loro confronto con la tradizione retorica, letteraria e diatribica antica.
Analysis of exempla found in Seneca's Dialogorum libri and their comparison with the rhetorical tradition, literature and ancient diatribe.
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FERRARI, FEDERICO. "In nome della gente: dalla città per tutti alla città per pochi : retoriche del populismo nel campo dell'urbanistica". Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/11578/278621.

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BERARDI, MARINA. "DE-COSTRUIRE LO SPOPOLAMENTO Antropologia tra retoriche, rappresentazioni, forme di memoria e immaginario vernacolare in un’area del Materano". Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2022. http://hdl.handle.net/11563/158568.

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Resumen
La ricerca antropologica, che si colloca nell'ambito del percorso di dottorato iniziato alla fine del 2018, presso l’Università degli studi della Basilicata, è una riflessione critica e visuale intorno alle poetiche, politiche e retoriche dello spopolamento (Alliegro, 2019; Clemente, 2010; 2012; 2016; Tiragallo 2008; Teti, 2004; 2017; Pedìo 1995) in alcuni piccoli comuni della collina e montagna materana della Basilicata: Accettura, Grassano e Grottole. Tali aree, definite formalmente come aree interne (Barca, 2018; Lucatelli, Tantillo, 2018), mettono in evidenza un uso di categorie spaziali connotate culturalmente che necessitano di uno sguardo trasversale e critico il quale implica, a sua volta, la necessità di interpretare, decostruire i processi e l’ampiezza dei fenomeni demografici e abitativi in quanto dispositivi sociali, economici, politici e culturali che includono l'ecologia dello spazio e della cultura (Bateson, 1976), venendo a configurare scenari che ci offrono spaccati inediti, fluidi, mutevoli e interstiziali.
The anthropological research, which is part of the PhD program started at the end of 2018, at the University of Basilicata, is a critical and visual reflection on the poetics, politics and rhetoric of depopulation (Alliegro, 2019; Clemente , 2010; 2012; 2016; Tiragallo 2008; Teti, 2004; 2017; Pedìo 1995) in some small towns of the Matera hills and mountains (Basilicata, Italy): Accettura, Grassano and Grottole. These areas, formally defined as internal areas (Barca, 2018; Lucatelli, Tantillo, 2018), highlight a use of culturally connoted spatial categories that require a transversal and critical look which implies, in turn, the need to interpret , deconstruct the processes and the breadth of demographic and housing phenomena as social, economic, political and cultural devices that include the ecology of space and culture (Bateson, 1976), coming to configure scenarios that offer us unprecedented, fluid insights , changeable and interstitial.
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Erriu, Eleonora Maria Dolores <1992&gt. "Retoriche dell’Identità e Stereotipie dell’Alterità. L’invenzione etnocentrica del primitivo & la costruzione dell’immaginario sardo nell’opera di viaggiatori, fotografi e pittori (1720-1921)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13514.

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Resumen
Lo stereotipo della Sardegna barbarica, selvaggia e primitiva risale all’epoca illuministica, si consolida nell’Ottocento con il fenomeno del banditismo e attraversa il Novecento, trasformandosi nella ricerca di un’Alterità pittoresca che ancora oggi è il fondamento del marketing turistico. Il presente lavoro di tesi intende documentare in che modo gli esploratori, animati dal desiderio di conoscenza dell’uomo naturale (primitivo) che si attardava in un mondo ormai investito dalla Modernità, hanno contribuito a costruire questo immaginario e a nutrire le teorie della nascente antropologia. Il focus della ricerca è dedicato alla Sardegna, analizzata attraverso lo sguardo esterno dei viaggiatori e fotografi, che da secoli la percorrono rozzamente alla ricerca della conferma di quei cliché fortunati; e lo sguardo interno che, da parte sua, ancora intrappolato in una mentalità servilistica, si fa, più o meno inconsciamente, promotore dell’autenticità del racconto esterno, attraverso una produzione velatamente deturpatrice dello stesso nativo. L’arco temporale esaminato attraverso fonti scritte e iconografiche (1720-1921) mostra una linea di pensiero univoca seppur malata e disconfermata da numerose evidenze iconiche e teoriche, ma che tuttavia riverbera i suoi echi velenosi fino ai nostri giorni. Questi stereotipi secolari sono ancora il pane del marketing turistico che continua a vendere la Sardegna come prodotto esotistico.
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Gualtieri, Gaetano Antonio <1960&gt. "Retorica e mito in Giambattista Vico". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4065/1/Gualtieri_Gaetano__Antonio_tesi.pdf.

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Resumen
The purpose of this thesis is to show that Vico had the constant aim, remained unaltered in time, to support the usefulness of Rhetoric. The awareness of the strength acquired by the “anti-rhetorical” movements, particularly by the Cartesians and the Logicians from Port-Royal, obliged Vico to elaborate some strategies and counter-moves that, little by little, became more and more complex and refined, till they inspired his main work, The New Science. By taking into consideration the most significant aspects of Vico’s speculation (topic, tropes, the formation of language, the development of human thought, the new conception of philology ), this work shows that they are part of a strategy worked out by the Neapolitan philosopher, in order to demonstrate the validity, the usefulness and the modernity of Rhetoric. Every aspect of Vico’s thought reaches its peak when Vico formulates his theory about myths, which he interprets as an expression of the primitive man’s necessities and demands. The point of view expressed by this doctorate thesis emphasizes that, despite the inevitable modifications that have taken place through the centuries, Vico’s thought keeps its substantial unity. So those subjects that critical literature tends to separate are, in reality, linked and unified.
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17

Gualtieri, Gaetano Antonio <1960&gt. "Retorica e mito in Giambattista Vico". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4065/.

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The purpose of this thesis is to show that Vico had the constant aim, remained unaltered in time, to support the usefulness of Rhetoric. The awareness of the strength acquired by the “anti-rhetorical” movements, particularly by the Cartesians and the Logicians from Port-Royal, obliged Vico to elaborate some strategies and counter-moves that, little by little, became more and more complex and refined, till they inspired his main work, The New Science. By taking into consideration the most significant aspects of Vico’s speculation (topic, tropes, the formation of language, the development of human thought, the new conception of philology ), this work shows that they are part of a strategy worked out by the Neapolitan philosopher, in order to demonstrate the validity, the usefulness and the modernity of Rhetoric. Every aspect of Vico’s thought reaches its peak when Vico formulates his theory about myths, which he interprets as an expression of the primitive man’s necessities and demands. The point of view expressed by this doctorate thesis emphasizes that, despite the inevitable modifications that have taken place through the centuries, Vico’s thought keeps its substantial unity. So those subjects that critical literature tends to separate are, in reality, linked and unified.
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Sini, S. "Retorica e topica della "Scienza nuova"". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2001. http://hdl.handle.net/2434/46572.

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19

Cunha, Alexandre Sanches. "Socrates entre a justiça e a retorica". [s.n.], 2004. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/281606.

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Orientador: Alcides Hector Rodriguez Benoit
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciencias Humanas
Made available in DSpace on 2018-08-03T20:08:11Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Cunha_AlexandreSanches_M.pdf: 8200165 bytes, checksum: acc2bf03f00a100351977fed4ae05c38 (MD5) Previous issue date: 2004
Resumo: Não informado
Abstract: Not informed.
Mestrado
Mestre em Filosofia
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20

Guardiani, Francesco. "La meravigliosa retorica dell'Adone di G.B. Marino". Firenze : L.S. Olschki, 1989. http://books.google.com/books?id=wV1dAAAAMAAJ.

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21

GALLO, ANTONELLA. "Architettura e retorica : la costruzione del testo". Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 1996. http://hdl.handle.net/11578/278278.

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22

Cenni, Claudia <1979&gt. "Ovidio e Marziale tra poesia e retorica". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2003/1/Cenni_Claudia_Tesi.pdf.

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Resumen
This 
study
 participates 
of
 the 
vivacious
 and
 recent 
interest
 for
 the 
Martial’s
 work, 
that
 has
 brought
 to
 discover
 a
 wealth
 and 
a 
complexity,
 remained 
for 
a
long
 time
 hidden, 
of 
the 
epigrammatic
 kind.
 Of
 this
 complexity
 is
 an
 important
 part
 the
 refined
 allusive
 game
 with
 the
 preceding
 tradition,
 as
 that
 with 
Ovid.
 My 
work
 is
 divided
 in
 two
 sections: 
the 
first
 one
 is dedicated
 to 
the 
passages 
in 
which
 Martial
 quotes
 Ovid
 and
 to
 the
 surest
 and
 more
 important
 recalls.
 The
 single
 chapters
 are
 dedicated
 to
 a
 detail
 theme
 (the
 apostrophe
 to
 the
 book;
 the
 mythology;
 the
 love;
 the
 exile).
 The
 second
 section, 
instead, 
is
 dedicated 
to 
the 
rhetoric,
 with
 an 
analysis 
of
 the
 structure 
of 
the 
poetic
 discourse
 in
 the
 elegy
 and
 in
 the
 epigram,
 and
 to
 the study
 of
 some
 rhetorical
 figures,
 in
 primis
 the
 sententia,
 key‐element
 in
 the
 Martial’s
 work,
 but
 also
 decisive
 in
 the
 innovative
 poetic process
 begun by
 Ovid.
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Cenni, Claudia <1979&gt. "Ovidio e Marziale tra poesia e retorica". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2003/.

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This 
study
 participates 
of
 the 
vivacious
 and
 recent 
interest
 for
 the 
Martial’s
 work, 
that
 has
 brought
 to
 discover
 a
 wealth
 and 
a 
complexity,
 remained 
for 
a
long
 time
 hidden, 
of 
the 
epigrammatic
 kind.
 Of
 this
 complexity
 is
 an
 important
 part
 the
 refined
 allusive
 game
 with
 the
 preceding
 tradition,
 as
 that
 with 
Ovid.
 My 
work
 is
 divided
 in
 two
 sections: 
the 
first
 one
 is dedicated
 to 
the 
passages 
in 
which
 Martial
 quotes
 Ovid
 and
 to
 the
 surest
 and
 more
 important
 recalls.
 The
 single
 chapters
 are
 dedicated
 to
 a
 detail
 theme
 (the
 apostrophe
 to
 the
 book;
 the
 mythology;
 the
 love;
 the
 exile).
 The
 second
 section, 
instead, 
is
 dedicated 
to 
the 
rhetoric,
 with
 an 
analysis 
of
 the
 structure 
of 
the 
poetic
 discourse
 in
 the
 elegy
 and
 in
 the
 epigram,
 and
 to
 the study
 of
 some
 rhetorical
 figures,
 in
 primis
 the
 sententia,
 key‐element
 in
 the
 Martial’s
 work,
 but
 also
 decisive
 in
 the
 innovative
 poetic process
 begun by
 Ovid.
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Gradi, Filippo <1990&gt. "La retorica della trasgressione. Epistemologie sessuali mikkyō". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10696.

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La tesi affronta temi quali sessualità, corpo, trasgressione, nel buddhismo esoterico tantrico medievale giapponese, analizzando, attraverso una prospettiva storica e antropologica, concetti paradigmatici come purezza/impurità, simbolismo/pratica, ortodossia/eterodossia, norma/trasgressione.
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25

Colombo, R. "LEO STRAUSS E LA RETORICA DEL RITORNO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171073.

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«A journey from Jerusalem to Athens». In this way Rémi Brague describes the intellectual path of Leo Strauss (1899-1973), one of the most influent and controversial philosopher of the XX century. Following this journey from his early formation to the late years, this work tries to reconstruct the historical and philosophical background that led Strauss to pursuit a return to classical political philosophy as a response to the crisis of the modern world. Deeply affected by the failure of the liberal Weimar Republic, which he considered as the sorry spectacle of a «justice without sword» incapable to stop the emergence of the Nazi forces, Strauss spent his life trying to restore a form of premodern rationalism based on the balance between philosophy and religion. If the XVII century rationalism opened the season of the conquest of nature and of the trust in the rational organization of society, Strauss seeks for a renewal of the quarrel between ancients and moderns that brings to a new definition of the theological-political problem, which is to say to a reprise of the bound between divine and political power. Just a re-enactment of the natural right as emanation of a divine order can ensure, for Strauss, social peace and cohesion, against the fragmentation of the modern liberal system. While philosophers can live without illusions, facing a hopeless or deadly truth about human condition, non-philosophers need to be protected from this truth with a theological-political order that gives meaning and direction to individual and collective life. That’s why Jerusalem and Athens have to be restored as the two, irreconcilable, poles of the Western tradition, because in their tension is hidden, for the philosopher Strauss, the secret of its vitality, the secret of the balance between philosophy as “quest for wisdom” that cannot ensure a stable political order, and religion as the source of that order. But, what’s the purpose of a philosophical search that despairs of making political, ethical, and collective life more rational and capable of increase, as Spinoza teaches, individual’s possibilities?
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26

Belluzzi, Chiara. "Academic and non-academic conference presentations - are they the same genre? Five case studies". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9884/.

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Resumen
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di determinare se il genere del discorso di conferenza non accademica coincida con il genere del discorso di conferenza accademica, nello specifico per quanto riguarda le loro introduzioni. La prima parte della tesi si concentra sulle basi teoriche. In primo luogo è stata sviluppata una panoramica della letteratura esistente riguardo ai discorsi di conferenza accademica, dalla quale si è poi ristretto il campo sugli studi che hanno preso in esame solo la loro introduzione. Alla luce dell’assenza di pubblicazioni sulle conferenze non accademiche, e di conseguenza anche sui loro discorsi, si è cercato di definire il genere del discorso di conferenza non accademica, applicando il concetto di ‘comunità discorsiva’ sia ai discorsi di conferenza accademica sia a quelli di conferenza non accademica. Una volta stabilito che il contesto non accademico differisce da quello accademico, si è passati a definire l’introduzione dei discorsi di conferenza non accademica in quanto genere. Nella seconda parte dell’elaborato è stata svolta l’analisi di cinque case study, ovvero della trascrizione delle introduzioni di cinque discorsi di conferenza non accademica. A queste è stato applicato il modello di mosse retoriche delle introduzioni dei discorsi di conferenza accademica elaborato da Rowley-Jolivet e Carter-Thomas, per determinare se fosse valido anche per le introduzioni dei discorsi di conferenza non accademica. Una volta scoperto che non lo è, e che quindi le introduzioni dei discorsi di conferenza non accademica e quelle dei discorsi di conferenza accademica sono due 'sotto-generi' diversi, è stato proposto un nuovo modello di mosse retoriche. Infine sono stati avanzati dei suggerimenti riguardo all’applicabilità del suddetto modello, non solo in altri studi nel campo dell’analisi di genere, ma anche nel settore dell’interpretazione simultanea, con particolare riferimento alla preparazione dell’interprete e alla strategia di anticipazione.
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Zagarella, Roberta. "Il fattore personale dell'argomentazione: una prospettiva retorico-antropologica". Doctoral thesis, Universite Libre de Bruxelles, 2014. http://hdl.handle.net/2013/ULB-DIPOT:oai:dipot.ulb.ac.be:2013/209332.

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Dans le cadre d’une approche philosophique et épistémologique, qui privilège le point de vue rhétorique sur l’argumentation et la ligne de pensée Aristote-Vico-Perelman, la thèse essaye d’analyser la construction de la subjectivité dans le discours argumentatif. Je cherche à montrer qu’il est possible de tracer une théorie de l’argumentation dans laquelle subjective n’est pas synonyme de fallacieuse.

En général, la thèse analyse le rôle de celui qui parle et de celui qui écoute dans l’argumentation et dans tous les discours. Je vais soutenir est que la dimension personnelle n’est pas un élément qu’il faut supprimer mais, au contraire, un élément essentiel du discours argumentatif.

Une approche rhétorique au problème du sujet se base sur une intuition fondamentale de la rhétorique d’Aristote .Comme nous le savons, dans le premier livre de la Rhétorique, Aristote affirme que le discours (logos) est composé (synkeimai) de trois éléments :l’orateur, le sujet traité et l’auditoire .Au même temps la rhétorique est composée des trois éléments :Logos, Pathos et Ethos. La pratique linguistique inclut la dimension émotive, l’orateur et l’auditoire, qui sont des éléments discursifs. De même, l’ethos et le pathos ne sont pas des moyens de preuves irrationnelles ou des fallacies. On verra que cette idée implique un système philosophique et épistémologique assez différent du système normativiste des théories contemporaines :cela implique de revenir sur le concept de rationalité et sur le rapport entre la rationalité, la praxis et son incertitude essentielle.

Pour question de temps, la thèse ne parle pas de pathos. Elle s’occupe de l’ethos soit du point de vue de celui qui parle (Partie I) soit du point de vue de l’auditoire (Partie II).

Dans la première partie, on analyse la question de la rationalité rhétorique et des paralogismes et les définitions historiques de la dimension personnelle de l’argumentation (ethos, personne, ad hominem).

Dans la deuxième, on analyse le rapport entre la dimension personnelle, le sens commun, la vérité, la certitude et la fides.

En conclusion, on soutiendra que l’ethos est soit une pistis technique de la rhétorique, soit une des conditions préalables du discours même.


Doctorat en Langues et lettres
info:eu-repo/semantics/nonPublished

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28

Sini, Stefania. "Figure vichiane : retorica e topica della "Scienza Nuova" /". Milano : LED, 2005. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb40034570m.

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29

Neri, Laura. "Vittorio Sereni, Andrea Zanzotto, Giovanni Giudici : un'indagine retorica /". Bergamo : Sestante : Bergamo University Press, 2001. http://bvbr.bib-bvb.de:8991/F?func=service&doc_library=BVB01&doc_number=009422866&line_number=0001&func_code=DB_RECORDS&service_type=MEDIA.

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30

ZOERLE, STEFANO. "Salomon De Caus: tra retorica, prospettiva e allegoria". Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/11578/278709.

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Milani, Filippo <1983&gt. "Retorica come dissimulazione. Il ritmo della prosa manganelliana". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4951/1/milani_filippo_tesi.pdf.

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Resumen
La tesi è incentrata sull'analisi dell'organizzazione retorica della prosa di Giorgio Manganelli, indagando il sistema ritmico attraverso il quale l'autore è in grado di creare un fluire sintattico che sfugge alle classificazioni di genere. Per Manganelli, infatti, il linguaggio è solamente organizzazione di se stesso, e perciò la scrittura ruota attorno a un centro narrativo vuoto, dissimulando l'assenza di necessità. Egli è un retore puntuale dotato di una straordinaria abilità compositiva, che gli consente di mettere in scena l'ambiguità insita nella retorica. Per affrontare questa analisi è stato opportuno avvalersi della critique du rythme ideata da Henri Meschonnic, a partire dalle riflessioni di Emile Benveniste sul concetto eracliteo di ritmo, poiché essa fornisce una prospettiva duttile, dinamica e svincolata da pregiudizi critici. Meschonnic infatti considera il ritmo non come schema metrico ma in quanto organizzazione del senso nel discorso, volto alla signifiance del testo. In quest'ottica si è tentato di costruire un percorso attraverso le opere di Manganelli per descrivere il sistema retorico su cui si fonda la sua scrittura, a partire dai materiali del suo laboratorio (poesie, prose, appunti di diario, scambi epistolari) fino all'ideazione di discorsi pseudo-teologici che si presentano come allegoria stessa della scrittura. Si sono analizzati in particolare la trasposizione letteraria della tecnica musicale della variazione in Nuovo commento (1969), e il ritmo del periodo ipotetico in Rumori o voci (1987), testo emblematico della ricerca di Manganelli sulle potenzialità del linguaggio. Infine la prosa manganelliana è stata messa a confronto con quella di altri importanti autori italiani del Novecento (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), al fine di comparare tra loro diverse organizzazioni ritmiche del linguaggio, e ricollocando così Manganelli al centro del panorama letterario italiano con tutta la sua eversiva marginalità.
This thesis focuses on the analysis of the rhetorical organization of Giorgio Manganelli's prose, investigating the rhythmical system by which the author is able to create a syntactic flow that escapes the genre classifications. According to Manganelli, the language is only organization of itself, and therefore the writing turns around a empty narrative center, in order to disguise the absence of necessity. He is a rhetorician with an extraordinary compositional skill that allows him to stage the ambiguities inherent in the rhetoric. To approach this analysis it seemed appropriate to use the critique du rythme that Henri Meschonnic designed starting from the ideas of Emile Benveniste on the Heraclitean concept of rhythm, as it provides a flexible and dynamic perspective. Meschonnic considers the rhythm not as a metrical scheme but as an organization of meaning in discourse, aimed at the signifiance inside the text. In this perspective, we tried to build a path through Manganelli' works, in order to describe the rhetorical system on which he bases his writing, from the materials of his laboratory (poetry, prose, diary notes, correspondence) until the pseudo-theological discourses, which appear to be an allegory of writing itself. We analyzed in particular the literary transposition of musical technique of variation in Nuovo commento (1969), and the rhythm of the conditional clause in Rumori o voci (1987), the emblematic text of Manganelli's research about the potential of language. Finally Manganelli's prose was compared with other Italians authors of the twentieth century (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), in order to compare different rhythmical organization of language; by this operation, we aim to replace Manganelli, with his subversive marginality, in the center of Italian literary scene.
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Milani, Filippo <1983&gt. "Retorica come dissimulazione. Il ritmo della prosa manganelliana". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4951/.

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Resumen
La tesi è incentrata sull'analisi dell'organizzazione retorica della prosa di Giorgio Manganelli, indagando il sistema ritmico attraverso il quale l'autore è in grado di creare un fluire sintattico che sfugge alle classificazioni di genere. Per Manganelli, infatti, il linguaggio è solamente organizzazione di se stesso, e perciò la scrittura ruota attorno a un centro narrativo vuoto, dissimulando l'assenza di necessità. Egli è un retore puntuale dotato di una straordinaria abilità compositiva, che gli consente di mettere in scena l'ambiguità insita nella retorica. Per affrontare questa analisi è stato opportuno avvalersi della critique du rythme ideata da Henri Meschonnic, a partire dalle riflessioni di Emile Benveniste sul concetto eracliteo di ritmo, poiché essa fornisce una prospettiva duttile, dinamica e svincolata da pregiudizi critici. Meschonnic infatti considera il ritmo non come schema metrico ma in quanto organizzazione del senso nel discorso, volto alla signifiance del testo. In quest'ottica si è tentato di costruire un percorso attraverso le opere di Manganelli per descrivere il sistema retorico su cui si fonda la sua scrittura, a partire dai materiali del suo laboratorio (poesie, prose, appunti di diario, scambi epistolari) fino all'ideazione di discorsi pseudo-teologici che si presentano come allegoria stessa della scrittura. Si sono analizzati in particolare la trasposizione letteraria della tecnica musicale della variazione in Nuovo commento (1969), e il ritmo del periodo ipotetico in Rumori o voci (1987), testo emblematico della ricerca di Manganelli sulle potenzialità del linguaggio. Infine la prosa manganelliana è stata messa a confronto con quella di altri importanti autori italiani del Novecento (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), al fine di comparare tra loro diverse organizzazioni ritmiche del linguaggio, e ricollocando così Manganelli al centro del panorama letterario italiano con tutta la sua eversiva marginalità.
This thesis focuses on the analysis of the rhetorical organization of Giorgio Manganelli's prose, investigating the rhythmical system by which the author is able to create a syntactic flow that escapes the genre classifications. According to Manganelli, the language is only organization of itself, and therefore the writing turns around a empty narrative center, in order to disguise the absence of necessity. He is a rhetorician with an extraordinary compositional skill that allows him to stage the ambiguities inherent in the rhetoric. To approach this analysis it seemed appropriate to use the critique du rythme that Henri Meschonnic designed starting from the ideas of Emile Benveniste on the Heraclitean concept of rhythm, as it provides a flexible and dynamic perspective. Meschonnic considers the rhythm not as a metrical scheme but as an organization of meaning in discourse, aimed at the signifiance inside the text. In this perspective, we tried to build a path through Manganelli' works, in order to describe the rhetorical system on which he bases his writing, from the materials of his laboratory (poetry, prose, diary notes, correspondence) until the pseudo-theological discourses, which appear to be an allegory of writing itself. We analyzed in particular the literary transposition of musical technique of variation in Nuovo commento (1969), and the rhythm of the conditional clause in Rumori o voci (1987), the emblematic text of Manganelli's research about the potential of language. Finally Manganelli's prose was compared with other Italians authors of the twentieth century (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), in order to compare different rhythmical organization of language; by this operation, we aim to replace Manganelli, with his subversive marginality, in the center of Italian literary scene.
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Privitera, Ivanoe. "La presenza di Aristotele nella Retorica di Filodemo". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2007. http://hdl.handle.net/11384/86171.

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ZAGARELLA, Roberta. "Il fattore personale dell'argomentazione. Una prospettiva retorico-antropologica". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91004.

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35

Castellanos, Pfeiffer Cláudia Regina 1970. "Bem dizer e retorica : um lugar para o sujeito". [s.n.], 2000. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/270703.

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Resumen
Orientador: Eni de Lourdes Puccinelli Orlandi
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Estudos da Linguagem
O exemplar da Biblioteca do IEL não possui as paginas 17 e 18
Made available in DSpace on 2018-08-02T15:38:53Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Pfeiffer_ClaudiaReginaCastellanos_D.pdf: 28653585 bytes, checksum: 160fe70484a0cba58b9ea3053dd37863 (MD5) Previous issue date: 2000
Résumé: La recherche presentée ci-aprês a eu pour fait discursif d' analyse les sens que met em mouvement la place du bien-dire dans la langue. Autrement dit, cette analyse a porté sur les effets de sens que produit la place légitimée d'un dire bien dit. Des effets de sens envisagés dans le rapport constitutif entre sujet/langue/ idéologie. Pour comprendre les sens mis en jeu dans le bien-dire, on a choisi comme coupure analytique de penser la réthorique,place concernant le bien dit, car celle-ci se présente comme la place par excellence du sujet individualisé, la place de son originalité, de son idiosyncrasie, place qui renvoie directement au sens d'auteur. On a réfléchi sur les sens mis en jeu dans la qualification d'un dire de réthorique ou nonoDes sens pour la réthorique, des sens pour le sujet. La réflexion sur la réthorique s'effectue au moyen d'analyses du récit consensuel qui lui crée une place dans l'histoire, en cherchant dans les pratiques discursives qui la façonnent la place actuelle du sujet réthorique au sein du processus de scolarisation. Le processus de scolarisation est envisagé sous l'aspect du processus d'urbanisation, sa contrepartie, instaurant des sens qui façonnent le sujet urbain scolarisé, fondé sur le regard civilisateur. On a également utilisé, en tant qu'observatoire discursif, quelques récits sur le sujet qui bien dit ou pas, comme par exemple des discursivités du XIXême siêc1e sur l' éducation brêsilienne, le discours des médias comme promoteurs éducationnels, des polémiques sur la façon dont on parle la langue que l'on parle, des dires constituant une place légitime pour un savoir brésilien, un dire brésilien. Dans ces différentes discursivités se produisent des sens qui, en tension, marchent toujours dans la direction, légitimée ou non, de la construction, dans la résistance, d'un pouvoir dire dans le sans-sens qui se fait consenti. C' est sur les sens de celui qui dit dans le sans-sens et dans l'avec-sens que portent ces analyses, tout en cherchant à comprendre davantage ce qui est en jeu dans la position d'auteur du sujet façonné par une organisation sociale dans laquelle la "littératie" produit des sens
Resumo: A pesquisa apresentada teve por fato discursivo de análise os sentidos postos em movimento pelo lugar do bem-dizer na língua. Dito de outro modo, a análise refletiu sobre os efeitos de sentido produzidos pelo lugar legitimado de um dizer bem-dito. Efeitos de sentido pensados na relação contrapartícipe de sujeito/língua/ideologia. Escolheu-se como recorte analítico para a compreensão dos sentidos que estão em jogo no bem-dizer pensar a retórica, lugar concernente ao bem-dito, em função de apresentar-se como o lugar por excelência do sujeito individualizado, lugar de sua originalidade, de sua idiossincrasia. Lugar remetido diretamente aos sentidos de autoria. Reflete-se sobre os sentidos em jogo na qualificação de um dizer como retórico ou não. Sentidos para a retórica, sentidos para o sujeito. A reflexão sobre a retórica se dá através de análises da narratividade consensual que lhe opera um lugar na história, buscando nas práticas dicursivas que lhe conformam o lugar do sujeito retórico hoje no interior do processo de escolarização. Processo de escolarização tomado em sua contrapartida pelo processo de urbanização, instaurando sentidos que dão forma a um sujeito urbano escolarizado fundado no olhar civilizatório. Ainda como observatório discursivo, trabalhou-se com algumas narratividades sobre o sujeito que bem-diz ou não, como discursividades do século XIX sobre a educação brasileira, o discurso da mídia como promotora educacional, polêmicas em torno do modo que se fala a língua que se fala, dizeres que constituem um lugar legítimo para um saber brasileiro, um dizer brasileiro. Nestas várias discursividades produzem-se sentidos que, em tensão, caminham na direção sempre, legitimada ou não, de, na resistência, construir um poder dizer no sem-sentido, fazendo-se consentido. É sobre os sentidos de quem diz no sem-sentido e no com-sentido que as análises versam, procurando compreender um pouco mais sobre o que está em jogo na posição de autoria do sujeito conformado por uma organização social em que o letramento efetiva sentidos
Doutorado
Doutor em Linguística
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Gallelli, Beatrice <1989&gt. "metafora di una metafora: la retorica del "sogno cinese"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5551.

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Nel mutato contesto socio-economico, politico e culturale della Cina post-maoista, il linguaggio del discorso politico cinese subisce rapide e profonde trasformazioni: gli slogan usati dal Partito Comunista Cinese tendono a una graduale depoliticizzazione e, in essi, alla retorica marxista-leninista si affiancano sempre più riferimenti al repertorio della cultura tradizionale cinese. Il “sogno cinese” promosso dall’attuale presidente Xi Jinping è piena espressione di questa tendenza. Il presente studio si propone di indagare il progetto che si cela dietro questa metafora, così come le motivazioni che soggiacciono all’adozione di un linguaggio e di un universale ideologico che si presentano inusuali per il marxismo-leninismo. Al fine di agevolare la comprensione delle analogie e delle differenze del concetto di “sogno cinese” e della sua retorica rispetto a quelli usati in precedenza, il lavoro si apre con un excursus sulle elaborazioni teoriche promosse dalla dirigenza cinese all’indomani della politica di “riforme e apertura”, per ognuna delle quali sono stati selezionati degli estratti di discorsi. A seguire, muovendo degli importanti contributi di Lakoff e Johnson riguardo le metafore, si propongono l’analisi e l’interpretazione di due discorsi in cui il presidente Xi Jinping espone il concetto di “sogno cinese”. Le metafore riflettono e allo stesso tempo determinano la percezione della realtà, per tale ragione il loro esame rappresenta un apporto significativo all’individuazione degli obiettivi da raggiungere e delle strategie persuasive messe in atto nella Cina di oggi.
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Morbiato, Giacomo. "Testualità e retorica nei dialoghi italiani di Giordano Bruno". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423152.

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The present work aims to investigate the textual and rhetorical functioning of Giordano Bruno's six Italian Dialogues, a corpus that includes six philosophical works in dialogical form written and published in London in the two-year period 1584-5: the Cena de le ceneri, the De la causa, principio et uno, the De l'infinito, universo e mondi, the Spaccio della bestia trionfante, the Cabala del cavallo pegaseo, con l’aggiunta dell’asino cillenico, the Eroici furori. The work divide itself into three broad chapters, respectively, dedicated to the procedures of accumulation and repetition; to analogy, investigated moving between forms and themes; to strategies of figural complication of macrotext. The instruments are those of traditional and twentieth-century rhetoric, including the theory of argumentation, but also of Italian linguistics and textual linguistics. The research aims to bring new results in a still underdeveloped sector of Bruno’s criticism, which is in itself very large. The investigation of forms and style allows for new contributions to the understanding of the author's philosophical thinking.
Il presente lavoro si propone di indagare il funzionamento testuale e retorico dei sei Dialoghi italiani di Giordano Bruno, un corpus che comprende sei opere filosofiche in forma dialogica redatte e pubblicate a Londra nel biennio 1584-5: la Cena de le ceneri, il De la causa, principio et uno, il De l’infinito, universo e mondi, lo Spaccio della bestia trionfante, la Cabala del cavallo pegaseo, con l’aggiunta dell’asino cillenico, gli Eroici furori. Esso si articola in tre ampi capitoli, rispettivamente dedicati: alle procedure dell’accumulazione e della ripetizione; all’analogia, investigata muovendosi a cavallo tra forme e temi; alle strategie di complicazione figurale del macrotesto. Gli strumenti sono quelli della retorica tradizionale e novecentesca, compresa la teoria dell’argomentazione, ma anche della linguistica italiana e della linguistica testuale. La ricerca si propone di portare nuovi risultati in un settore ancora poco sviluppato della critica bruniana, di per sé vastissima. L’indagine sulle forme e sullo stile consente inoltre nuovi apporti alla comprensione del pensiero filosofico dell’autore.
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Vannucci, G. "MALATO DI RETORICA: I DISCORSI SACRI DI ELIO ARISTIDE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/488743.

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Malato di retorica: i "Discorsi sacri" di Elio Aristide Aelius Aristides' Sacred Tales are one of the strangest works in ancient literature. Despite the usual sophistication and complexity of Aristides' style, they appear like a spontaneous writing with little formal elaboration. The main purpose of the research is to investigate the work's stylistic dimension in search of motives of its otherness. The religious dimension, within which the story told underlies, is analyzed in order to identify personal contibutions of the Author. There are several texts involved in the main text, so it is not easy to identify precisely the boundaries: textual analysis can provide some hypothesis about Aristides' choices. The confusion of the narrative levels could answer to a specific intentionality. This work aims also to delve in the the anthropological and cultural scenario in which the author lived in order to understand some dynamics as the proud exhibition of the body. Performance is a keyword in the sophistic movement and rhetoricians are increasingly threatened in their prestige because of the rivalry. It was analyzed also the "bias" for self-praise, so massive in Aristides'corpus, as witnessed by Or. 28. Finally, the epic dimension of the narrative, in which the author presents himself several times as a new Ulysses: the identification with the homeric hero conveys many suggestions of which the author seems to be conscious.
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BATTAGLINI, RAFFAELLA. "Prosa, mondo e verità in Alessandro Manzoni: rilievi retorici". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1856.

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Il lavoro nasce come prosecuzione del saggio del Professor Langella "Manzoni poeta teologo". Consta di tre parti: una iniziale rassegna critica fa quasi da pretesto per trovare assetto e convergenza metodologica. Il secondo capitolo ripercorre due grandi questioni biografiche manzoniane (conversione e giansenismo). Il terzo capitolo, eminentemente stilistico, contiene anche una riflessione sul valore della similitudine in Manzoni. Schedate in appendice tutte le similitudini del "Fermo e Lucia" e dei "Promessi Sposi".
Dr. Raffaella’s Battaglini’s work was born as an ideal completion of Professor Langella's essay "Manzoni poeta teologo". The present essay is evidently threefold: the critical review at the beginning functions almost as a way - we might even say a pretext – to find the right methodological approach for the entire work. The biographical overview is focused on the knots of Manzoni’s conversion on one hand, and of his Jansenism on the other. A sort of status quaestionis of Manzoni’s Jansenism is presented in the Second Chapter. The final stylistic analysis – which was initially supposed to appear at the beginning of the essay – has undoubtedly great qualities and reveals Dr. Raffaella Battaglini’s talent. The monographic study of the simile summarizes and revives many of the remarks (Trompeo, Petrocchi, Cerisola, Raimondi can be quoted among others) that the critical corpus about Manzoni has often pointed out but not always fully developped. The approach to the text is easy without being ingenuous, the remarks are always thoughtful, the prose is fluent and lively. The final appendix about simile, patiently composed, happily fulfills a literary whole contemplari et aliis contemplata tradere.
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BATTAGLINI, RAFFAELLA. "Prosa, mondo e verità in Alessandro Manzoni: rilievi retorici". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1856.

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Resumen
Il lavoro nasce come prosecuzione del saggio del Professor Langella "Manzoni poeta teologo". Consta di tre parti: una iniziale rassegna critica fa quasi da pretesto per trovare assetto e convergenza metodologica. Il secondo capitolo ripercorre due grandi questioni biografiche manzoniane (conversione e giansenismo). Il terzo capitolo, eminentemente stilistico, contiene anche una riflessione sul valore della similitudine in Manzoni. Schedate in appendice tutte le similitudini del "Fermo e Lucia" e dei "Promessi Sposi".
Dr. Raffaella’s Battaglini’s work was born as an ideal completion of Professor Langella's essay "Manzoni poeta teologo". The present essay is evidently threefold: the critical review at the beginning functions almost as a way - we might even say a pretext – to find the right methodological approach for the entire work. The biographical overview is focused on the knots of Manzoni’s conversion on one hand, and of his Jansenism on the other. A sort of status quaestionis of Manzoni’s Jansenism is presented in the Second Chapter. The final stylistic analysis – which was initially supposed to appear at the beginning of the essay – has undoubtedly great qualities and reveals Dr. Raffaella Battaglini’s talent. The monographic study of the simile summarizes and revives many of the remarks (Trompeo, Petrocchi, Cerisola, Raimondi can be quoted among others) that the critical corpus about Manzoni has often pointed out but not always fully developped. The approach to the text is easy without being ingenuous, the remarks are always thoughtful, the prose is fluent and lively. The final appendix about simile, patiently composed, happily fulfills a literary whole contemplari et aliis contemplata tradere.
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Bertolami, Veronica. "Immunoterapia: dal freno all’acceleratore della “macchina” immunitaria. Proposta di traduzione in francese di alcuni estratti de "Il cancro ha già perso" di Michele Maio e Giovanni Minoli". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18400/.

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Resumen
La seguente tesi si prefigge di proporre una traduzione in francese di una selezione di estratti del libro "Il cancro ha già perso" di Michele Maio e Giovanni Minoli. Si apre con un’introduzione al tema e prosegue con l’analisi del testo di partenza, in cui l’attenzione è posta sul formato dell’intervista e sul linguaggio figurato. La proposta di traduzione in francese di alcuni estratti occupa la seconda parte dell'elaborato ed è presentata con testo italiano a fronte. Segue infine il commento di alcune scelte traduttive nella terza parte. In conclusione, si ripercorre il lavoro svolto soffermandosi sia sulla strategia traduttiva che ha fatto da guida, sia sul fenomeno linguistico della divulgazione della malattia e della sua cura, in questo caso l’immunoterapia.
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Harris, Johannes Christiaan Frederik. "'n Sosio-retoriese ondersoek na bepaalde begrippe in die boek Hosea". Thesis, Pretoria : [s.n.], 2008. http://hdl.handle.net/2263/25017.

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Luz, Guilherme Amaral. "Carne humana : a retorica do canibalismo na America portuguesa quinhentista". [s.n.], 2003. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/279880.

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Resumen
Orientador: Paulo Miceli
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciencias Humanas
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Resumo: Avaliar as extensões da tópica do canibalismo em suas dimensões teológico-políticas nos discursos concernentes à América portuguesa quinhentista e seus habitantes é a preocupação primeira desta tese. Nesse caminho, centramo-nos preferencialmente nos discursos jesuíticos, pois caracterizam um espaço em que a tópica está articulada a uma hermenêutica particular do Novo Mundo, indissociável dos princípios de colonização e conversão defendidos pelos inacianos na sua experiência evangelizadora. Através da Companhia de Jesus - instituição religiosa de grande prestígio e poder político junto à Coroa portuguesa -, a tópica do canibalismo fornece argumentos capazes de justificar políticas prudentes em relação à nova terra e aos novos súditos da Coroa, ao mesmo passo que fornece parâmetros para a invenção da realidade do Novo Mundo. Em suma, esta tese é sobre a difícil inserção daquilo que se convencionou chamar de canibal da América portuguesa na História cristã e sobre a difícil adequação da História cristã ao mesmo
Abstract: The aim of this thesis is to investigate the extension of the topic of cannibalism in its political and theological dimensions within the discourses on Portuguese America and its inhabitants during the XVIth century. It focuses on the Jesuit discourses. The Jesuits provide a field where the topic is articulated to a particular hermeneutics of the New World, which is inseparable from the principles of colonisation and conversion that they defend The topic of cannibalism simultaneously allow Company of Jesus to gather convincing arguments in defence of its patterns of prudent politics and provide parameters for the invention of the New World reality. In sum, this thesis is on the difficult insertion of the so called cannibals of Portuguese America in Christian History and the adaptation of such History to cope with them
Doutorado
Doutor em História
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Oliveira, Eduardo Chagas. "A "Nova Retorica" : da "Regra de Justiça" ao "Ad Hominem"". [s.n.], 2007. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/280189.

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Resumen
Orientador: Arley Ramos Moreno
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciencias Humanas
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Resumo: As interpretações que sucedem a publicação do Tratado da Argumentação: A Nova Retórica (1958), costumam centrar o foco da teoria de Perelman nos problemas de natureza jurídica. O nosso trabalho, entretanto, procura fundamentar a análise do seu pensamento sob uma perspectiva que privilegia as suas motivações filosóficas e a preocupação com a questão da linguagem. Nossa proposta visa a investigação do percurso intelectual de Chaïm Perelman, desde os seus primeiros escritos (1931) até a publicação do Tratado da Argumentação (1958), com o intuito de desvendar como a sua teoria constrói um processo de reabilitação acadêmica da Retórica. Neste comenos, a afirmação de que ¿toda argumentação é uma argumentação ad hominem¿ precisa ser analisada, porque traz elementos essenciais à compreensão da natureza do empreendimento filosófico erigido por Perelman. A questão perpassa a reestruturação de concepções que envolvem a Lógica dos juízos de valor, a teoria das noções confusas e, sobretudo, a distinção entre os modos de convencer e os modos de persuadir, procurando no pensamento argumentativo a sustentação para uma racionalidade específica que se exerce nas práticas humanas
Abstract: The study shows some reviews that Perelman made in his discursive concept of rationality. The work investigates the intellectual way of Chaïm Perelman since first writings (1931) until the publication of "The New Rhetoric: a treatise on argumentation" (1958) to discover as the theory of the argumentation constructs a Theory of Practical Reasoning behind the idea of Justice and the problem of argument. The New Rhetoric rejects structural validity as the measure of arguments because nonmathematical reasoning offers only probable conclusions. Perelman's theory emphasizes adherence of the audience as both the object and starting point of argumentation. To achieve persuasion the rhetor must utilize values and beliefs shared with the audience. As a result, that audience serves as an inventional tool that aids in the creation of the discourse. If formal logic and its language are not the model of argumentation, then Perelman and other rhetoricians must work within the ambiguities of natural language. Current linguistic theories are applied to persuasive discourse to provide a linguistic description of argumentation. Using script theory, pseudo-invariant and invariant assumptions as well as semantic recursion triggers are identified in texts to support Perelman's argument that 'quasi-logical' arguments gain strength because of their linguistic resemblance to formal logical structures. As Perelman views it, arguments gain strength by using language to achieve 'presence' in the mind of the audience, an act which involves creating an association between concepts which are accepted by the audience and those which are less readily accepted. This notion applies to Perelman's quasi-logical arguments, as well as techniques based on the structure of reality and techniques establishing the structure of reality. Thus, we analyze the affirmation: "all argument is an ad hominem argument" in order to understand the Perelman¿s philosophical proposal
Doutorado
Doutor em Filosofia
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MASSELLI, GRAZIA MARIA. "L’Ibis di Ovidio: modelli letterari e struttura retorica di un’invettiva". Doctoral thesis, Università degli Studi di Bari, 2001. http://hdl.handle.net/1234/116298.

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Bonati, Enrico <1992&gt. "Le origini del discorso retorico della politica cinese sulla corruzione". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10127.

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Resumen
This dissertation aims to identify conceptual metaphor concerning corruption in Xi Jinping’s rhetorical discourse related with the anti-corruption campaign started in 2012. As every culture’s feature, corruption is part of the Chinese genetic code, but became a significant problem due to economic opportunities and low regulations during the late ‘70s. After the 1978-79 opening reforms promoted by Deng Xiaoping, the phenomenon of corruption, reinvigorated by the new economic momentum, reappeared stronger than ever. A chain of superficial anti-corruption campaigns, that occurred periodically every new term of office, only scratched this societal desease, letting it spread allarmingly. Its strengthening process lasted until the 2012 when Xi Jinping launched the anti-corruption campaign aimed to eradicate any seed of moral depravation in the ruling party. After translating in the first part the document that includes several Xi Jinping’s speeches about anti-corruption hold between 2012 and 2014, in the second part I will extract the most significant figures of speech and conduct a comparative analysis between the rhetorical discourse of the president of the People’s Republic of China and the Chinese philosophical and medical inheritance. In reason to explain the origin of conceptual metaphor, the philosophical and medical dissertation helps to achieve a complete understanding of the modern rhetorical discourse about corruption. The guidance of the books written by George Lakoff, Mark Johnson and Perry Link is compulsory to fully explain the cultural relation between subjects that still remarkably connected, despite the fact that are so far apart within Chinese history.
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Congiu, Elena <1992&gt. "La retorica dell’immigrazione oggi: un parallelismo tra Italia e Francia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13388.

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Resumen
La domanda da cui prende avvio la riflessione è se sia giustificabile in quanto necessaria alla salvaguardia della sicurezza statale una politica di chiusura dei confini ovverosia la negazione sovranista dell’ospitalità. Nel tentativo di rispondere al quesito si ripercorrono i punti cardine della storia delle migrazioni internazionali, dando particolare rilievo all’esodo, per poi concentrarsi sui movimenti migratori volontari e coatti che hanno interessato l’Europa dagli albori della modernità al secondo dopoguerra. Segue un’analisi del contributo offerto dal dibattito filosofico alla lettura del fenomeno migratorio e all’elaborazione di risposte concrete ad esso. Al termine del primo capitolo introduttivo si torna poi a restringere il campo sulle peculiarità del fenomeno migratorio rispettivamente in Italia e in Francia. Il secondo capitolo dell’elaborato consiste invece in uno studio di alcuni articoli tratti dai siti ufficiali di due quotidiani conservatori, l’uno nostrano, Il Giornale, l’altro d’oltralpe, Le Figaro, equiparabili per target e tiratura. La scelta degli articoli di giornale presi in esame coincide con i risultati di una ricerca eseguita per parole chiave, le quali costituendo un binomio con il comune denominatore immigration rinviano in ordine a tre tipologie di “sicurezza” individuate da Foucault. Infine, il terzo capitolo analizza i discorsi pubblici di due massimi esponenti dell’estremismo di destra in Italia e in Francia: Matteo Salvini e Marine Le Pen, rilevando il ruolo cruciale giocato dal topos dell’emergenza immigrazione e delle contromisure necessarie nelle rispettive campagne elettorali.
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LOCATELLI, FEDERICA. "La perifrasi tra retorica e stilistica: l'esempio di Charles Baudelaire". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1188.

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Resumen
La presente tesi si pone l'obiettivo di analizzare la figura retorica della perifrasi nel tentativo di offrirne una definizione teorica esaustiva, a partire dal valore che le è conferito nella poetica di Charles Baudelaire. Dopo aver tracciato, da un punto di vista storico, la riflessione linguistica elaborata dal fondatore del Simbolismo francese, ci proponiamo di illustrare le ragioni che giustificano la ricorrenza della figura stilistica nella gamma delle esigenze espressive del movimento letterario della fin de siècle. Successivamente, interrogando la struttura linguistica e retorica di alcuni componimenti delle Fleurs du Mal, cercheremo di dimostrare come la perifrasi divenga, nello stile di Charles Baudelaire, lo strumento appropriato all'espressione dell'oggetto della Poesia, una materia invisibile e "inconnue", come la definisce il poeta, che l'artista deve plasmare al fine di conferirle una forma adeguata e intellegibile. Sulla base di tali presupposti, svilupperemo un discorso critico e ermeneutico sull'attività poetica baudelairiana, provando a delinearne la finalità ultima: la volontà di nominare ("perifrasticamente") l'Inconnu o l'Infini. Il linguaggio delle Fleurs du Mal sembrerebbe tradurre la mira artistica di rivelare l'Assoluto che si nasconde nell'apparenza transitoria della realtà e di restituirlo in una forma eterna: il testo poetico. Giungeremo pertanto a dimostrare come le strategie retoriche, le scoperte stilistiche e le scelte linguistiche esibite da Charles Baudelaire inaugurino la via intrapresa dalla poesia moderna, ossia la ricerca di una scrittura ermetica, la forma adeguata al contenuto trascendente dell'arte.
This thesis analyses the periphrastic figure and aims to provide a theoretical definition of the trope based on its usage in the poetics of Charles Baudelaire. Through a historical restitution of the linguistic reflections expounded by the founder of French symbolism, the aim is to identify reasons behind the recurrence of this stylistic figure within the particular symbolic economy of the French fin de siècle literary movement. By exploring the linguistic and rhetorical structure of certain poems within the Fleurs du mal, I will identify ways in which the trope becomes both an appropriate tool for expressing the poetic object, and an invisible and “unknown” element, as Baudelaire puts it, to which the poet must give an appropriate and intelligible form. From there, I aim to outline the objectives of Baudelairian poetry, in other words, to identify (“periphrastically”) the “unknown,” and to reveal how Baudelaire’s language conveys his artistic desire both to reveal the hidden Absolute that lies beneath reality and to render it in an eternal form: the poem. Baudelaire’s rhetorical devices, stylistic innovations, and linguistic choices seem to establish the route taken by modern poetry, that is, the search for a hermetic mode of writing, or even for the appropriate form its transcendental content might take.
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LOCATELLI, FEDERICA. "La perifrasi tra retorica e stilistica: l'esempio di Charles Baudelaire". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1188.

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La presente tesi si pone l'obiettivo di analizzare la figura retorica della perifrasi nel tentativo di offrirne una definizione teorica esaustiva, a partire dal valore che le è conferito nella poetica di Charles Baudelaire. Dopo aver tracciato, da un punto di vista storico, la riflessione linguistica elaborata dal fondatore del Simbolismo francese, ci proponiamo di illustrare le ragioni che giustificano la ricorrenza della figura stilistica nella gamma delle esigenze espressive del movimento letterario della fin de siècle. Successivamente, interrogando la struttura linguistica e retorica di alcuni componimenti delle Fleurs du Mal, cercheremo di dimostrare come la perifrasi divenga, nello stile di Charles Baudelaire, lo strumento appropriato all'espressione dell'oggetto della Poesia, una materia invisibile e "inconnue", come la definisce il poeta, che l'artista deve plasmare al fine di conferirle una forma adeguata e intellegibile. Sulla base di tali presupposti, svilupperemo un discorso critico e ermeneutico sull'attività poetica baudelairiana, provando a delinearne la finalità ultima: la volontà di nominare ("perifrasticamente") l'Inconnu o l'Infini. Il linguaggio delle Fleurs du Mal sembrerebbe tradurre la mira artistica di rivelare l'Assoluto che si nasconde nell'apparenza transitoria della realtà e di restituirlo in una forma eterna: il testo poetico. Giungeremo pertanto a dimostrare come le strategie retoriche, le scoperte stilistiche e le scelte linguistiche esibite da Charles Baudelaire inaugurino la via intrapresa dalla poesia moderna, ossia la ricerca di una scrittura ermetica, la forma adeguata al contenuto trascendente dell'arte.
This thesis analyses the periphrastic figure and aims to provide a theoretical definition of the trope based on its usage in the poetics of Charles Baudelaire. Through a historical restitution of the linguistic reflections expounded by the founder of French symbolism, the aim is to identify reasons behind the recurrence of this stylistic figure within the particular symbolic economy of the French fin de siècle literary movement. By exploring the linguistic and rhetorical structure of certain poems within the Fleurs du mal, I will identify ways in which the trope becomes both an appropriate tool for expressing the poetic object, and an invisible and “unknown” element, as Baudelaire puts it, to which the poet must give an appropriate and intelligible form. From there, I aim to outline the objectives of Baudelairian poetry, in other words, to identify (“periphrastically”) the “unknown,” and to reveal how Baudelaire’s language conveys his artistic desire both to reveal the hidden Absolute that lies beneath reality and to render it in an eternal form: the poem. Baudelaire’s rhetorical devices, stylistic innovations, and linguistic choices seem to establish the route taken by modern poetry, that is, the search for a hermetic mode of writing, or even for the appropriate form its transcendental content might take.
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Ribeiro, Jaçanã. "Os Limites da seriedade nos jogos de verdade". reponame:Repositório Institucional da UFSC, 2012. http://repositorio.ufsc.br/xmlui/handle/123456789/93456.

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Resumen
Tese (doutorado) - Universidade Federal de Santa Catarina, Centro de Comunicação e Expressão, Programa de Pós-Graduação em Linguística, Florianópolis, 2010
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O objetivo da tese é investigar as condições lingüísticas e discursivas nas quais se apresenta o limite entre o verdadeiro e o falso na obra de Michel Foucault. Procurou-se estabelecer quais são as relações que a escrita de Foucault manteve em diferentes momentos com a retórica, desde sempre o limite discursivo da filosofia do esprit sérieux. Nossa hipótese inicial de que em cada momento da obra de Foucault (arqueológico, genealógico e ético), um pilar da retórica clássica era preponderante enquanto foco da crítica (logos, pathos e ethos) foi reformulada com a constatação de que a escrita de Foucault faz uso de cada uma dessas noções reinventando-as, o que justifica uma aproximação de seu estilo mais de uma retórica sofística do que aristotélica. O primeiro capítulo busca contextualizar os principais temas e problemas da retórica em seus diferentes avatares históricos. O segundo capítulo trata de temas retóricos pertinentes para a arqueologia, tais como a noção de logos como esprit sérieux e como discurso assemântico e agonístico. No terceiro capítulo investigamos a reavaliação da retórica sofística na formulação da genealogia, em que o pathos da linguagem indica a relação (o não-lugar) do poder e da invenção da performatividade sofística. No quarto capítulo analisamos um pretenso abandono do estilo no momento ético, em que o ethos e sua relação com a verdade indicam os novos limites da seriedade do discurso foucauldiano: a retórica é novamente condenada, uma vez que a verdade filosófica deve poder ser dita sem o recurso a quaisquer tékhnai. A conclusão aponta para o fato de que apesar de parecer que as condições da seriedade no final da obra são independentes da linguagem - os limites da seriedade são novamente determinados na separação entre filosofia e retórica, sendo a filosofia caracterizada por Foucault como o grau zero de retórica, cremos que o estilo de Foucault continua a não-significar apenas uma coisa: o efeito forte de sua leitura retoricamente abre para a diferença e para o não-ser, para o modo de pensar próprio da retórica: o do possível.
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