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Sivini, Silvia. "Consumo critico e reti alimentari". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 87 (junio de 2009): 153–70. http://dx.doi.org/10.3280/sur2008-087009.

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Resumen
- This paper explores the development of alternative practices of production and consumption of food in Italy, pointing out the attention on the potentiality of the short food chains aiming to improve the conditions of small producers as well as on the emerging of critical consumption practices that have encouraged the constitutions of the solidarity purchasing groups (GAS). In particular, this paper presents the results of a national survey about the direct selling practices involving small rural producers as well as the GAS. The networks developed by these actors present specific aspects that are not considered by the analytical approaches just focusing on spatiality, but can be interpreted as "networks of resistance". Key words: critical consumption; agro-food networks; biological production; solidarity purchasing groups; short food chains; direct sale.
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Sivini, Silvia. "Reti alimentari alternative: un'esperienza siciliana promossa da produttori critici". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 102 (diciembre de 2013): 66–80. http://dx.doi.org/10.3280/sur2013-102005.

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Cavazzani, Ada. "Innovazione sociale e strategie di connessione delle reti alimentari alternative". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 87 (junio de 2009): 115–34. http://dx.doi.org/10.3280/sur2008-087007.

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Resumen
- This paper is discussing the social innovation represented by the alternative food networks in Italy. With reference to the scientific debate, the analysis is foSummaries cussed on three main issues: the diversity of the networks, their common principles and the strategies of inter-connection among the different networks. These networks are based on the development of direct relationships between producers and consumers and on processes of food re-localisation. They counteract the dominant agro-food system by promoting quality products distributed through short chains. The emerging inter-connection between the various collective practices linked to the question of food production is interpreted as an alternative globalization. Initiatives promoted by peasant organizations of Latin American, African and Asian countries tend to be reinforced by the connection with the alternative practices of food producers and reflexive consumers of Western countries.Key words: social innovation; alternative food networks; peasant agriculture; short chains; critical consumers; inter-connection.
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Solomone, Mario. "Il cibo come fattore di sostenibilitŕ". CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', n.º 6 (junio de 2010): 19–35. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006002.

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Resumen
L'articolo rimanda a fenomeni rilevanti e significativi della complessa relazione tra alimentazione e sostenibilitŕ e mette in rilievo la mutua influenza tra produzione e consumo alimentare, proponendo uno schema di fondo per descrivere le questioni in esame. L'articolo, infatti, declina la questione della "sostenibilitŕ" rispetto al variegato universo della produzione e del consumo alimentare. L'autore procede attraverso una ricognizione di differenti aspetti che coinvolgono la relazione tra sostenibilitŕ e contesto alimentare. In particolare il testo affronta: a) le trasformazioni dei consumi nel dopoguerra; b) il rapporto tra consumo e rischi alimentari; c) il ruolo del consumo critico e le trasformazioni del sistema alimentare in conseguenza dell'emergere delle forme di consumo "alternativo"; d) i contorni del "new rural development paradigm" e di un nuovo "approccio alimentare sostenibile". L'articolo insiste sul ruolo del cibo come connettore (tra esseri umani e natura, tra cittŕ e campagna), da un lato, e come aggregatore sociale (di relazioni, reti, movimenti), dall'altro.
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Spadaro, Chiara y Giacomo Pettenati. "Le politiche urbane del cibo come possibile arena per la governance climatica urbana". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 2 (mayo de 2022): 92–109. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2022oa13803.

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Resumen
Nel dibattito sulla sostenibilità urbana hanno assunto un ruolo crescente, da circa vent'anni a questa parte, le cosiddette politiche urbane del cibo (PUC), che mirano a ridurre gli impatti ambientali e aumentare la giustizia socio-spaziale dei sistemi alimentari, agendo alla scala urbana. Tali politiche costituiscono secondo alcuni un ambito di grande potenzialità per la governance climatica urbana, grazie alla possibilità di agire sul consumo alimentare delle popolazioni urbane, che costituisce uno dei principali fattori di impatto ambientale su scala globale. Non mancano tuttavia le riflessioni critiche, relative alla realecapacità di azioni e politiche localizzate di modificare strutturalmente sistemi del cibo complessi. Questo contributo si interroga sul possibile ruolo delle PUC nel quadro della governance climatica urbana, a partire dall'analisi delle realtà presenti all'interno della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo e con un approfondimento sui casi di Roma e Milano.
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Clark, Gillian, Lorenzo Costantini, Angelo Finetti, John Giorgi, Andrew Jones, David Reese, Sheila Sutherland y David Whitehouse. "The food refuse of an affluent urban household in the late fourteenth century: faunal and botanical remains from the Palazzo Vitelleschi, Tarquinia (Viterbo)". Papers of the British School at Rome 57 (noviembre de 1989): 200–321. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009144.

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Resumen
RIFIUTI ALIMENTARI DI UNA RICCA FAMIGLIA CITTADINA NEL TARDO SECOLO QUATTORDICESIMO: RESTI FAUNISTICI E BOTANICI DAL PALAZZO VITELLESCHI, TARQUINIA (VITERBO)Gli scavi condotti dalla British School at Rome nel Palazzo Vitelleschi in Tarquinia hanno fornito una quantità considerevole di dati faunistici e botanici, molti dei quali relativi al “proto-palazzo” del tardo sec. XIV. Le analisi del materiale qui presentate permettono di ricostruire in maniera abbastanza dettagliata il regime alimentare di una ricca e privilegiata famiglia urbana: tale esempio non può dunque essere assunto come rappresentativo in generale del tenore di vita diffuso nell'Italia centrale in età medievale. Alcuni elementi testimoniano come gli abitanti del proto-palazzo siano stati colpiti da una malattia, forse peste. E' stato possibile estendere il quadro ottenuto da questo particolare contesto e mettere in relazione l'economia di questa famiglia con l'organizzazione della produzione agricola nella compagna circostante. Le conoscenze offerte dai dati faunistici e botanici sul tipo di vita condotta nel medioevo sono paragonati e messi a confronto con le testimonianze documentarie relative alia dieta ed alla agricoltura medievale in Italia, anch'esse relative in gran parte alle classi più alte della società.
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Broussolle, Claude. "Stratégies d'alliances dans l'industrie agro-alimentaire". Revue d’économie industrielle 49, n.º 1 (1989): 19–33. http://dx.doi.org/10.3406/rei.1989.2254.

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Paché, Gilles. "« La télématique, outil de gestion dans l'agro-alimentaire »". Revue d’économie industrielle 39, n.º 1 (1987): 120–27. http://dx.doi.org/10.3406/rei.1987.1242.

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Demori, Ilaria. "Microbiota e immunità". PNEI REVIEW, n.º 2 (noviembre de 2021): 49–62. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-002005.

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Resumen
Il nostro intestino alberga una grande quantità di microrganismi, nonché la maggioranza delle nostre cellule immunitarie. A livello intestinale, il microbiota e il sistema immunitario dialogano per tutta la vita, costruendo una rete di comunicazione complessa, da cui emerge lo stato di salute o di malattia. Il sistema immunitario, che ha tra le sue funzioni principali quella di proteggerci dai microbi, è però controllato dai microbi stessi, configurandosi quindi come un sistema di regolazione inserito nella rete Pnei. Le prime fasi della vita e la dieta sono essenziali per lo sviluppo armonico delle interazioni tra microbiota e immunità. Nella finestra di opportunità che si apre prima della nascita e accoglie gli stimoli ambientali, le segnalazioni innescate dai metaboliti microbici giocano un ruolo essenziale nella regolazione epigenetica dello sviluppo immunitario. La fibra alimentare, i probiotici e la nuova frontiera dei postbiotici costituiscono strumenti utili per l'equilibrio immunitario, da utilizzare nelle strategie di prevenzione e nella cura integrata delle patologie.
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Poli, Daniela y Elisa Butelli. "Una nuova ruralità periurbana nel cuore della città metropolitana: un parco agricolo multifunzionale in Riva sinistra d'Arno". CRIOS, n.º 22 (marzo de 2022): 30–43. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022004.

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La globalizzazione e l'industrializzazione dell'agricoltura, accompagnate dall'urbanizzazione imponente delle aree metropolitane, hanno reso i contesti di vita sempre più fragili. La pandemia attuale non è che l'esito potente di un modello urbano insostenibile. Uno dei nessi più critici è quello del metabolismo del cibo, retto da reti lunghe legate alla grande distribuzione. Le forme di pianificazione resiliente del XXI secolo dovranno prevedere modalità capaci di reintrodurre il tema della produzione alimentare sana e di prossimità nelle proprie strategie e azioni. L'articolo illustra il progetto "Coltivare con l'Arno. Parco agricolo perifluviale" nei Comuni di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa. Tramite un intenso processo partecipativo il progetto ha delineato i contorni di un parco agricolo multifunzionale, per dare risposta al bisogno di prossimità di una nuova ruralità periurbana, contribuendo a tempo stesso a individuare modalità di risoluzione delle criticità di un contesto fortemente urbanizzato. Parole chiave: bioregione urbana, ruralizzazione, parco agricolo, periurbano, prossimità, partecipazione.
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Domiano, Pietro, Rossella Sironi, Anna Maria Gibin, Maristella Milglioli y Luisa Brunori. "Psicoterapia di gruppo per i DCA: studio sull'efficacia". GRUPPI, n.º 2 (abril de 2011): 69–83. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-002006.

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La ricerca si č posta come obiettivo la valutazione dell'efficacia della terapia gruppoanalitica a tempo limitato su un campione di soggetti con DCA afferenti al Programma di trattamento dell'AUSL di Parma. L'indagine, di tipo quantitativo, ha misurato il cambiamento nel tempo di diverse variabili sia individuali (valutazione del funzionamento globale, sintomatologia clinica, autoefficacia percepita, qualitŕ della vita, autostima) a livello relazionale (Carta di rete) e a livello gruppale (questionari clima di gruppo e di gradimento dell'esperienza). Inoltre, si č voluto verificare se una terapia gruppoanalitica a tempo limitato di 6+6 mesi possa produrre dei sostanziali cambiamenti nelle aree sopraelencate per i diversi sottotipi di DCA. I risultati sottolineano come le modificazioni siano piů evidenti per la Bulimia confermando le ipotesi che alla base di questa sindrome vi siano strutture di personalitŕ piů flessibili rispetto all'Anoressia e ai BED. I gruppi a tempo limitato di 6+6 mesi sono parsi uno strumento terapeutico adeguato per una casistica di pazienti con disturbi alimentari cronici solo rispetto alla sintomatologia di facciata ma č troppo breve perché si possa verificare un cambiamento profondo e permanente della personalitŕ e delle modalitŕ relazionali in pazienti con disturbi alimentari cronici.
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Moati, Philippe. "La poussée des marques de distributeurs sur le marché alimentaire : interprétations et perspectives". Revue d'économie industrielle, n.º 131 (15 de septiembre de 2010): 133–54. http://dx.doi.org/10.4000/rei.4188.

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Jeanneaux, Philippe y Philippe Perrier-Cornet. "Stratégie d’élévation des coûts des concurrents pour préserver un système productif agro-alimentaire". Revue d'économie industrielle, n.º 135 (15 de septiembre de 2011): 115–32. http://dx.doi.org/10.4000/rei.5139.

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Chevassus-Lozza, Emmanuelle, Jacques Gallezot y Danielle Galliano. "Les déterminants des échanges internationaux intra-firme : le cas de l'agro-alimentaire français". Revue d’économie industrielle 87, n.º 1 (1999): 31–44. http://dx.doi.org/10.3406/rei.1999.1737.

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Ruffieux, Bernard y Egizio Valceschini. "Biens d'origine et compétence des consommateurs : les enjeux de la normalisation dans l'agro-alimentaire". Revue d’économie industrielle 75, n.º 1 (1996): 133–46. http://dx.doi.org/10.3406/rei.1996.1611.

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Degli Esposti, Fabio. "Sulla pelle dei soldati. Razioni di guerra, approvvigionamenti alimentari e speculazioni industriali (1914-1922)". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 293 (agosto de 2020): 9–46. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-293001.

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Nello scenario della guerra totale 1914-1918 la questione degli approvvigionamenti alimentari divenne un fattore essenziale. Il saggio prende in considerazione le politiche attuate dal governo italiano in un settore fondamentale, quello del consumo di carne. La strategia seguita fu in primo luogo quella di scoraggiare i consumi civili, che tuttavia, già piuttosto bassi, non poterono essere contratti in misura sufficiente. Le preoccupazioni sul progressivo depauperamento del patrimonio zootecnico nazionale per effetto delle massicce requisizioni militari indussero i vertici delle forze armate, dietro consiglio degli igienisti militari, a ridurre a fine 1916 anche la razione delle truppe mobilitate. Un provvedimento che, nei mesi successivi a Caporetto, suscitò accese polemiche nella classe medica, in quanto il peggioramento dell'alimentazione dei soldati fu individuata da alcuni come una delle concause del cedimento dell'autunno 1917. Una delle possibili soluzioni, l'incremento dell'importazione di carni congelate, era resa difficile da ostacoli di ordine tecnico come la pochezza della flotta frigorifera, la mancanza di grandi impianti frigoriferi e le deficienze nella rete di distribuzione che, dai porti tirrenici, doveva far arrivare il prodotto al fronte. Pur con gravi ritardi e sprechi, la guerra portò a una notevole espansione dell'industria del freddo italiana. Fra le novità del conflitto ci fu anche un fortissimo incremento nel consumo dei prodotti in conserva da parte dell'esercito. Il settore, gestito inizialmente da stabilimenti statali, vide nel corso della seconda parte del conflitto l'ingresso di un buon numero di industrie private. Queste tuttavia, secondo le indagini condotte nel dopoguerra dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle spese di guerra, si resero protagoniste di vere e proprie truffe nei confronti dell'amministrazione militare, rimaste in gran parte impunite.
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Coelho, Diego, João Paulo Aché de Freitas Filho, Ana Lúcia De Mattia, Maria Helena Barbosa y Adelaide De Mattia Rocha. "Avaliação nutricional da população assistida pelo Sistema de Informação de Vigilância Alimentar e Nutricional (SISVAN) de São João Del Rei-MG, Brasil". O Mundo da Saúde 33, n.º 3 (5 de septiembre de 2009): 273–78. http://dx.doi.org/10.15343/0104-7809.200933.3.1.

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Valceschini, Egizio, A. Maze y André Torre. "Études empiriques - Le géant, l'aveugle et l'expert. Le rôle des rapports dans la définition de standards de référence pour le secteur agro-alimentaire". Revue d’économie industrielle 73, n.º 1 (1995): 97–110. http://dx.doi.org/10.3406/rei.1995.1589.

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Taylor, Rabun. "A citeriore ripa aquae: aqueduct river crossings in the ancient city of Rome". Papers of the British School at Rome 63 (noviembre de 1995): 75–103. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010205.

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A CITERIORE RIPA AQUA: ATTRAVERSAMENTI FLUVIALI DELL'ACQUEDOTTO NELLA ROMA ANTICAUn attento esame delle fonti letterarie suggerisce che l'introduzione di quattro acquedotti nella zona transtiberina, l'Aqua Appia, l'Anio Vetus, l'Aqua Marcia e l'Aqua Virgo, sia dovuta ad Agrippa. Si ritiene che il Pons Cestius sia stato costruito per lo meno in parte per realizzare questo progetto. Il Pons Agrippae, che certamente trasportava l'Aqua Virgo e forse l'Anio Vetus o anche l'Aqua Marcia, fu più tardi smantellato e ristrutturato a breve distanza più a valle, da Probo, con il nome di Pons Aurelius. I vecchi ponti dell'acquedotto vennero deviati verso questo nuovo ponte per mantenere il rifornimento di acqua nella trans-tiberina. L'Aqua Traiana attraversava il Tevere da ovest con un proprio ponte e procedeva verso est subito a sud del Colle Aventino, per congiungersi probabilmente alla rete di distribuzione sul Celio prima di diramarsi per alimentare le Terme Traiane e le altre regioni della città che giacevano ad est del fiume.
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Mussari, Bruno. ""Una barriera allo incremento e alla salubritŕ del paese": le mura di Crotone tra dismissioni e sviluppo urbano". STORIA URBANA, n.º 136 (marzo de 2013): 165–95. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136006.

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Le fortificazioni di Crotone hanno rappresentato per secoli un nodo cruciale nella rete difensiva del tratto della costa ionica tra Taranto e Reggio Calabria. Ad esse č legata la storia del centro calabrese, identificato da sempre dalla cinta muraria cinquecentesca e dal castello. La dismissione delle cinte murarie, fenomeno che interessň molte cittŕ a partire dalla seconda metŕ del XIX secolo, investě anche Crotone, dopo l'abolizione delle servitů militari del 1865, cui la cittŕ era sottoposta. Alle mura non fu riconosciuto alcun valore di testimonianza storica architettonica; la loro demolizione fu giustificata da prioritarie motivazioni di salubritŕ e igiene pubblica - avallate da un effettivo sovraffollamento del centro urbano - dietro le quali si celavano interessi privati alimentati dal miraggio di una speculazione fondiaria remunerativa. Tuttavia le filantropiche intenzioni iniziali furono accantonate. Gli interessi della classe dirigente, espressione della ricca proprietŕ terriera, prevalsero. In una quasi totale assenza di dibattito, l'amministrazione comunale decise di cedere gran parte delle mura a privati, che le avevano in parte occupate da tempo, consentendo, nonostante le alterazioni subite, una loro parziale conservazione. Una porzione della cinta muraria fu effettivamente demolita, oltre alla porta della cittŕ, anche per realizzare una strada di circonvallazione, che avrebbe marcato ulteriormente il confine tra la cittŕ antica e quella contemporanea.
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Brabo, Marcos Ferreira, Almerindo De Lima Ramos J�nior, Jhonatan Willians Pimentel Costa, Thayson Da Silva Reis, Daniel Abreu Vasconcelos Campelo y Galileu Crovatto Veras. "A PISCICULTURA NA �REA DE INFLU�NCIA DE UM GRANDE PROJETO DE MINERA��O NA AMAZ�NIA BRASILEIRA". Revista Brasileira de Engenharia de Pesca 10, n.º 1 (12 de junio de 2017): 69. http://dx.doi.org/10.18817/repesca.v10i1.1314.

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Resumen
A piscicultura continental � uma atividade agropecu�ria emergente no cen�rio amaz�nico, visto que h� algum tempo a produ��o da pesca � insuficiente para atender ao elevado consumo per capita de pescado na regi�o. Neste contexto, algumas iniciativas de cria��o de peixes t�m sido fomentadas como forma de compensa��o aos impactos ambientais promovidos por grandes empreendimentos, inclusive os voltados ao extrativismo mineral. O objetivo deste estudo foi caracterizar a piscicultura na �rea de influ�ncia de um grande projeto de minera��o na Amaz�nia brasileira. Foram aplicados 30 question�rios � piscicultores e efetuadas 10 entrevistas com extensionistas rurais do munic�pio de Juruti/PA, no per�odo de novembro de 2015 a fevereiro de 2016. Abordaram-se quest�es de cunho tecnol�gico, socioecon�mico e ambiental, como: modalidade de produ��o, finalidade, esp�cies e manejo alimentar em rela��o aos empreendimentos; instru��o formal, fontes de renda, renda familiar e organiza��o social no que se refere aos piscicultores; e disponibilidade de insumos, beneficiamento da produ��o, formas de distribui��o e canais de comercializa��o no tocante � cadeia produtiva. Constatou-se que o principal objetivo dos empreendimentos era subsist�ncia e venda do excedente (70%), com predom�nio de cria��es de tambaqui Colossoma macropomum em gaiolas flutuantes (63,3%) e de matrinx� Brycon amazonicus em canais de igarap� (20%). A maioria dos piscicultores utilizava subprodutos agropecu�rios combinado com as ra��es no manejo alimentar dos peixes (70%) e j� haviam enfrentado problemas com altas taxas de mortalidade (73,3%). O agroextrativismo representava a principal fonte de renda das fam�lias (70%), que possu�am renda mensal de at� dois sal�rios m�nimos (63,4%) e contavam com at� quatro integrantes (80%). Concluiu-se que as iniciativas de piscicultura apresentavam forte depend�ncia a subs�dios e baixa competitividade, fatos propiciados pela estrat�gia de fomento adotada pela mineradora, pela complexa log�stica para compra de insumos, pelo baixo poder aquisitivo dos produtores e por sua organiza��o social pouco atuante.
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Lourenço, Giovani Aud y José Roberto Delalibera Finzer. "Secagem parcial de tomate-cereja em secador de bandejas vibradas com reciclo". Brazilian Journal of Food Technology 16, n.º 4 (diciembre de 2013): 334–45. http://dx.doi.org/10.1590/s1981-67232013005000040.

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Resumen
Foram analisados os dados experimentais da curva e da cinética de secagem para desidratação parcial do tomate-cereja ovalado, Lycopersicum sp. Mill., e foi verificado o desempenho na aplicação de um secador em leito fixo e em leito vibrado na sua secagem. A umidade inicial do tomate-cereja foi de 94,01% (15,7 kg água/kg massa seca) e utilizou-se um secador de bandejas vibradas operando com reciclo até que no tomate restasse 15% da quantidade de água inicial ou umidade em base úmida de 70,15% (2,35 kg de água/kg de massa seca). Para a identificação dos frutos amostrados, estes foram dispostos em cinco cestos feitos de tecido de polietileno, com diâmetros de abertura de cerca de 0,01 m. Os tomates-cereja processados foram seccionados radialmente em duas metades, perpendicularmente ao eixo de maior comprimento de cada fruto. A temperatura, a vazão de ar e a quantidade de tomate alimentada foram ajustadas em 67,6 °C, 6 kg/min e 4,025 kg, respectivamente. O processo de secagem iniciou-se com operação em batelada sem recirculação dos frutos, até que se atingiu o teor de umidade de aproximadamente 85% (5,67 kg água/kg tomate seco); seguiu-se a adição de esferas de porcelana com 0,0235 m de diâmetro, as quais forçaram o escoamento das partículas de tomate e o processo passou a ocorrer com recirculação. Na cinética de secagem obtida dos resultados experimentais, três períodos foram identificados: dois períodos em que os tomates secaram em taxas constantes, intercalados por um período com taxa variável. Para as taxas de secagem constantes, quantificaram-se os valores do coeficiente de correlação superiores a 0,99, ao ajustar uma reta aos pontos experimentais. Comparando-se o processo de secagem de leito fixo com o vibrado, observou-se que, no processo com aplicação de vibração, ocorreu diminuição em 30% do tempo de secagem. A esfericidade do tomate variou do valor unitário (início da secagem) para 0,53 ao final da secagem. A contração do tomate na secagem foi de 80% e o diâmetro médio inicial das partículas, de 2,32 cm, modificou-se para 1,34 cm, no final da secagem. Os resultados indicaram que as influências simultâneas da vibração e das esferas de porcelana intensificam o processo de secagem, resultando em uma cinética de secagem não convencional.
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Silva Monroy, Guillermina y Jessica Selene Altamirano Luna. "Proceso de Enfermería a paciente con cetoacidosis diabética y riesgo de síndrome de desuso". Revista CuidArte 2, n.º 4 (22 de septiembre de 2013): 48. http://dx.doi.org/10.22201/fesi.23958979e.2013.2.4.69072.

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Resumen
<div>RES&Uacute;MEN&nbsp;</div><div><br /></div><div>Este trabajo es un PE aplicado al &nbsp;paciente ADPG de la UCI del HGZ 24 utilizando el modelo de los 11 Patrones Funcionales de Marjory Gordon con fecha de valoraci&oacute;n del 2 de abril del 2013, con diagn&oacute;stico m&eacute;dico de cetoacidosis diab&eacute;tica, patolog&iacute;a de base Diabetes Mellitus I, 17 a&ntilde;os de evoluci&oacute;n, actualmente tratada con infusi&oacute;n de insulina glargina. T/A 130/81 mmHg, F.C 99/min., F.R 26/min., SO2 100%. Temp. 37&deg;C, glicemia capilar 40 mg/dl a las 08:00 y de 80 mg/dl a las 10:00. Valores de gasometr&iacute;a pH 7.20, HCO3 19 mol/1, PCO2 35 mmHg, PO2 66 mmHg. ADPG encamado, bajo sedaci&oacute;n con Propofol, Ramsay 4, riesgo alto de ca&iacute;das y &uacute;lceras por presi&oacute;n, inm&oacute;vil, mioclon&iacute;as faciales, ausencia de reflejos oculares, sonda nasog&aacute;strica para alimentaci&oacute;n y drenaje, ventilaci&oacute;n mec&aacute;nica asisto control. Piel seca y palidez, mucosas orales deshidratadas, fisura en labio inferior, lengua con ulceraci&oacute;n en porci&oacute;n distal debido a la c&aacute;nula endotraqueal. Cat&eacute;ter subclavio derecho, monitorizado por electrodos, edema en manos (+), hematoma en yema del dedo &iacute;ndice de MSD. Hipoactividad intestinal, sonda transuretral tipo Foley, &uacute;lcera en regi&oacute;n cox&iacute;gea estad&iacute;o II y en MsPs regi&oacute;n calc&aacute;nea en estadio II, presenta mioclon&iacute;as en extremidades, pie cavo izquierdo. Paciente en abandono por cuidador primario. Se diagnostic&oacute; con Riesgo de s&iacute;ndrome de desuso, identificamos capacidades del paciente se elabor&oacute; un plan con duraci&oacute;n de 4 d&iacute;as, entre las intervenciones ejecutadas estuvieron cuidados a paciente encamado, cuidado de las ulceras por presi&oacute;n principalmente, evaluando que nuestro objetivo se cumpli&oacute; en un 60%.</div><div><br /></div><div><br /></div><div>ABSTRACT</div><div><br /></div><div>This work is a PAE applied to the patient ADPG of the UCI of HGZ 24 using the Marjory Gordon&rsquo;s 11 functional patterns model; assessment dated April 2, 2013 with a medical diagnosis of diabetic ketoacidosis, Diabetes Mellitus underlying pathology I, 17 years of evolution, currently treated with glargine insulin infusion. T / A 130/81 mmHg, HR 99/min., FR 26/min., SO2 100%. Temp. 37 &deg; C, capillary glucose 40 mg / dl at 0800 and 80 mg / dl at 10:00. Blood gas values ​​pH 7.20, HCO3 19 mol / 1, PCO2 35 mmHg, PO2 66 mmHg. ADPG bedridden, under sedation with Propofol, Ramsay 4, and high risk of falls and pressure ulcers, immobile facial myoclonus and absence of eye reflexes, nasogastric feeding and drainage, attend ventilation control. Dry and pale skin, oral mucosa dehydrated, cleft lip, tongue ulceration distal portion due to the endotracheal tube. Right subclavian catheter, monitored by electrodes, edema in hands (+), hematoma index fingertip MSD. Underactive bowel, Foley transurethral catheter type, coccygeal ulcer stage II and stage MSPs calcaneal region II, presents myoclonus in limbs, arched feet left. Patient abandoned by primary caregiver. Was diagnosed with disuse syndrome risk, we identified the patient&rsquo;s capability and elaborated a plan lasting four days, between interventions were executed bedridden patient cares, care of pressure ulcers mainly assessing our objective was met by 60 %.</div>
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Danelon, Marcelle, Nayara Gonçalves Emerenciano, Francyenne Maira Castro Gonçalves, Cristiane de Fátima Gaiardo Vicioni, Laura Imbriani Bento y Robson Frederico Cunha. "Frenectomia em Odontopediatria: relato de caso". ARCHIVES OF HEALTH INVESTIGATION 9, n.º 6 (7 de octubre de 2020): 522–26. http://dx.doi.org/10.21270/archi.v9i6.4968.

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Resumen
O freio lingual é uma estrutura anatômica que desenvolve importante papel no ato da sucção, fala e alimentação. A anquiloglossia constitui uma anomalia congênita sendo caracterizada por alteração no freio da língua que resulta em limitações dos movimentos dessa estrutura, podendo ser identificada em diferentes faixas etárias. O presente trabalho tem como proposição relatar um caso clínico de frenectomia lingual em paciente pediátrico, bem como, a conduta clínica e cirúrgica para o presente caso. Paciente, GMF, do gênero masculino, 6 anos de idade, compareceu a Clínica de Odontopediatria da Faculdade de Odontologia de Araçatuba, FOA/UNESP, Brasil, para avaliação do freio lingual, o qual segundo a mãe o incomodava para falar e se alimentar de forma correta. O paciente foi submetido ao exame clínico, sendo verificada a presença de baixa inserção do freio lingual e dificuldade de pronúncia de palavras. Diante das características clínicas, o diagnóstico foi de anquiloglossia, e o plano de tratamento instituído foi a frenectomia lingual. O procedimento cirúrgico contou com as seguintes etapas: anestesia tópica, associada à anestesia terminal infiltrativa e secção do freio lingual com a utilização de tesoura de ponta reta. Após a realização do procedimento cirúrgico pode-se observar melhor mobilidade da língua do paciente. Conclui-se que a frenectomia mostrou-se eficiente para melhorar a postura e mobilidade da língua, funções orais e da comunicação. Descritores: Odontopediatria; Freio Lingual; Criança. Referências Corrêa M, Alvarez J, Corrêa F, Azevedo de G, Bonini V, Alves F. Anquiloglosia y amamantamiento: Revisión y reporte de caso. Rev estomatol Hered. 2008;18(2):121-27. Kotlow LA. Ankyloglossia (tongue-tie): a diagnostic and treatment quandary. Quintessence Int. 1999;30(4):259-62. Brito SF, Marchesan IQ, Bosco CM, Carrilho ACA, Rehder MI. 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Xavier, Donizete. "Diálogo, uma palavra-chave necessária ao nosso tempo". Revista de Cultura Teológica, n.º 94 (24 de diciembre de 2019): 1–7. http://dx.doi.org/10.23925/rct.i94.46609.

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Resumen
Este último número da Revista Cultura Teológica do ano 2019 reúne reflexões que nos faz pensar a relação dialógica entre Deus e homem numa perspectiva antropológica. Embora o “Diálogo” percorra todo o itinerário da história humana, foi no século passado que teve suas principais intuições. Nomes como Martin Buber, Ferdinand Ebner e outros, com suas filosofias das intersubjetividades, contribuíram para que essa palavra se tornasse chave no coração do movimento ecumênico. Expondo as preocupações de Paulo VI e tecendo o vocabulário do Concílio Vaticano II, o diálogo ganhou profunda conotação teológico-pastoral no horizonte do pensamento católico. Para Montini, esse deve configurar-se segundo o modelo do diálogo divino da salvação. Como que em círculos concêntricos e instrumento da mensagem da Igreja ao Mundo, o diálogo deve ser encaminhado aos cristão separados, aos judeus, aos mulçumanos e à humanidade inteira, incluindo os ateus. Como afirma o Concílio Vaticano II, o diálogo tem particular importância no contexto da atividade missionária da Igreja (AG 11). Como afirmara o teólogo Karl Rahner: “o diálogo tem de configurar-se segundo o modelo do eterno diálogo divino, o exemplo da Palavra encarnada na humanidade e os incertos passos dos que entram na busca dialógica com Deus”. É aqui que o diálogo torna-se uma palavra chave necessária ao nosso tempo, principalmente diante do grande apelo ético-ecológico que estamos vivendo. Nesse sentido, a Encíclica do Papa Francisco Laudato si’, bem como o Sínodo para a Amazônia tocam em profundidade o problema da degradação do planeta e a necessidade de colocar em diálogo essa questão com a situação da exclusão e da injustiça social. Para Francisco, a voracidade produtiva e consumista agrava a injustiça ambiental e a injustiça social. Essas duas injustiças clamam pelo diálogo e a responsabilização de todos ao cuidado da casa comum. Nessa perspectiva, com um tom bastante ecológico e ecumênico, este número, antes de ser reservado a poucos que habitam um terreno específico teológico e, consequentemente, ser um trabalho unilateral, é muito mais e principalmente um arcano de interpretações fecundas que se encontram. É jus começarmos nossa leitura pelo texto de Márcia Maria de Oliveira, Desafios e perspectivas do processo de preparação do Sínodo Especial para Amazônia, uma vez que a autora apresenta reflexões que brotam da vivência do processo de preparação do Sínodo para a Amazônia, abordando alguns recortes da participação no V Simpósio Internacional do Programa de Pós-Graduação em Teologia da Pontifícia Universidade Católica da São Paulo – PUC/SP, e pontuando alguns fragmentos da leitura do texto Os patrões do Purus: elites fundiárias, poder e novas dinâmicas territoriais no sul do Amazonas, que apresenta os aspectos históricos dos processos de subjugação e dominação dos diversos povos da Amazônia a partir do processo de colonização. Por fim, apresenta pressupostos teóricos e conceituais para o entendimento do paradigma do Bem Viver enquanto experiência de cuidado da Casa Comum vivenciada pelos diversos povos da Amazônia, com destaque para o protagonismo das mulheres. Nessa linha, inscreve-se o artigo de Germán Roberto Mahecha Clavijo La salida es hacia adentro: trazos para una espiritualidad ecológica. Para o teólogo colombiano, a reflexão sobre o que está acontecendo em nossa casa comum é um tema de interesse para as ciências humanas e sociais, nas quais a riqueza mal distribuída, a exploração do trabalho e o abuso de poder – entre muitas outras situações – são percebidos como a ponta visível de uma profunda crise antropológica. Por essa razão, fazer referência à espiritualidade ecológica se apresenta à teologia como um desafio que obriga a proclamar uma mensagem de esperança, baseada na Palavra e Tradição cristãs, enquanto constitui um sinal dos tempos que o teólogo de hoje deve ser capaz de ler e dialogar. Se a ecologia é um dos temas centrais e emergente para a reflexão teológica da atualidade, essa não se dá à margem do permanente apelo à educação e humanização, interpelado pelos caminhos da América-Latina. Nesse sentido, Francisco das Chagas Albuquerque, em Medellín e Tradição eclesial latino-americana: educação e humanização, propõe uma hermenêutica da recepção do Vaticano II pela II Conferência Geral do Episcopado latino-americano como marco teológico e pastoral constitutivo da Tradição eclesial latino-americana e do Caribe. Para o autor, sob a inspiração evangélica fundamental: a opção pelos pobres, todo o corpo eclesial poderá desempenhar a missão em múltiplas frentes de evangelização, em vista da humanização de homens e mulheres e da própria história. Um dos fundamentos e meio que vem de Medellín para se atualizar e prosseguir o itinerário eclesial é a ação educativa a partir do sinal dos tempos. Essa é uma “emergência educativa”, a qual se apresenta como desafio e oportunidade para que a Igreja siga contribuindo com a humanização. Nessa mesma linha, Fabrício Veliq, em Engajamento e esperança: considerações acerca de Medellín e a Teologia da Esperança de Jürgen Moltmann, procura mostrar a relação entre, de um lado, as considerações feitas pelos bispos de Medellín acerca de uma teologia para os povos da América Latina que lidavam com situações de opressão por parte dos regimes autoritários em diversos lugares do continente e, de outro lado, a teologia da esperança proposta por Jürgen Moltmann. Mesmo falando de contextos e realidades diferentes, acreditamos que há aproximações que merecem ser consideradas entre as realidades analisadas pelos bispos de Medellín e a categoria da esperança, conforme construída teologicamente por Jürgen Moltmann. Consciente de que o diálogo é a forma não violenta do reconhecimento do outro, o artigo de Waldir Souza e Luis Fretto afirma que estamos vivendo numa época em que a humanidade está habituada às notícias cruéis e desumanas, na qual prevalece a produção e o comércio de armas, gerando vários tipos de violências. Para os autores, a violência se torna explícita numa sociedade frágil e totalmente vulnerável, por meio de múltiplas faces ideológicas que prometem soluções rápidas. Contudo, se existe, na sociedade, o lado assustador da violência, também aparece a profunda solidariedade e cooperação que são continuamente destacadas no convívio social. Nesse sentido, numa perspectiva de diálogo, espera-se que a nossa sociedade evidencie, no lugar de uma cultura da violência alimentada pelo egoísmo e a morte, uma cultura da ternura, de amor e de vida proposta à toda a sociedade. Somente assim, no sentido do reencontro com o sentido da ternura, poder-se-á inverter o triunfalismo das ideologias, do iluminismo, pelo sentido da hospitalidade, da valorização, da diferença, do respeito amoroso da natureza e do ambiente. Considerando a importância do diálogo a todos os níveis da vida, há que considerar o seu valor com outras religiões. Nesse horizonte, Ali Reza Jalali e Mohammad Reza Afroogh, em A Philosophical study fof man his natura in the Holy Quran and the acient Upanishsad, afirmam que a natureza humana é um assunto complexo muito difícil de se compreender. Para os autores, sem conhecer e se familiarizar com a antropologia da religião, o conhecimento dessa não será suficente. Sendo assim, propõem discutir a ideia da natureza humana a partir da perspectiva do livro do Sagrado Alcorão e dos antigos Upanishads, obras importantes e sagradas do Islã e do Hinduísmo. O Alcorão Sagrado conhece a natureza humana como pura e incondicional, que sempre busca e ama a retidão e odeia a falsidade e a impureza, e os antigos Upanishads consideram a natureza humana como uma parte da perjapacidade que é pura e inocente e insiste em dizer que Deus e o homem têm um relacionamento direto e Ele criou o homem a partir de Sua natureza. Aproximando-se da história da imigração no Brasil e o papel da ação missionária dos cristãos, Júlio César Tavares Dias, em Traços Nipônicos no rosto do protestantismo brasileiro: ensaio sobre a vida de João Yasoji Ito, ressalta que, a partir do ano de 1908, começam a chegar ao Brasil imigrantes japoneses que se dedicaram à agricultura e estabeleceram colônias principalmente no estado de São Paulo. Para lhes prestar assistência espiritual, decide vir também do Japão o missionário anglicano João Yasoji Ito, cujo empenho evangelizador se mostra eficaz, pois muitos se converteram. Ito desempenhou várias atividades em prol de sua missão e buscou que as comunidades que fundou não fossem reconhecidas como igrejas dos japoneses, mas se incorporassem à sociedade brasileira. Esse representa um importante episódio da história do protestantismo no Brasil, uma vez que essa história é geralmente ligada à vinda de missionários da América do Norte. Célia Maria Ribeiro, em O exercício da Obediência em favor da unidade eclesial, analisa a relação eclesial entre Pe. Pedro Arrupe e o Papa João Paulo II no momento emblemático de transformações mundiais decorrentes da II Guerra Mundial, quando são observados o estabelecimento de regimes totalitários e a disseminação de ideologias combativas à ortodoxia cristã católica. Para a autora, a história sempre tem fatos e pessoas que, cedo ou tarde, dão margem a revisões dos registros produzidos ao longo do tempo, suscitando novos questionamentos pelas nuances pouco exploradas ou envolvidas numa névoa de dúvidas. Somente a partir de uma releitura, faz-se possível o preenchimento de lacunas ou mesmo a inserção de dados literalmente desconsiderados em toda a trajetória passada. Marcelo Lopes, em Protestantismo e intolerância: caminhos para um diálogo interdenominacional, traz a lume o fenômeno da manifesta adesão de alguns líderes e leigos assembleianos à doutrina calvinista ou reformada na Igreja Evangélica Assembleia de Deus no Brasil. O autor reflete uma mudança diametral ou um ponto de inflexão doutrinário na maior denominação pentecostal brasileira. André Anéas e Donizete José Xavier refletem o passado do protestantismo e, a partir de uma reflexão histórica, proporcionam caminhos para superação dos desafios do diálogo interdenominacional no cristianismo contemporâneo, tão marcado pela intolerância religiosa. Para os autores, o Protestantismo da Reta Doutrina (PRD), tipo ideal definido por Rubem Alves e cuja ênfase está na Confissão da Reta Doutrina, ainda se faz ouvir na contemporaneidade. Seu caráter repressivo e características distintas, como a detenção da verdade absoluta, clima bélico e, consequente, intolerância, ainda possuem representantes ativos no cenário religioso brasileiro. O local histórico de constituição da identidade do PRD se localiza nos séculos XVI e XVII, época da Contrarreforma católica e das guerras religiosas na Europa. Somente com uma análise crítica desse passado é possível o estabelecimento de alternativas para a contenção da intolerância religiosa nesse segmento cristão. Mario Lopes, em Na corda Bamba: notas introdutórias sobre a adesão ao calvinismo nas Assembleias de Deus no Brasil, traz a lume o fenômeno da manifesta adesão de alguns líderes e leigos assembleianos à doutrina calvinista ou reformada na Igreja Evangélica Assembleia de Deus no Brasil. Laude Erandi Brandenburg, Fernando Batista de Campos e Pablo Rangel Cardoso da Costa Souza, em As competências gerais da BNCC na área do ensino religioso: princípios normativos de coesão e esperança, analisam as funções das 10 Competências gerais da Base Nacional Comum Curricular homologada em 2017, a BNCC, e sua relação com a formação docente em cursos de Licenciatura em Ciências da Religião – Ensino Religioso. Para os autores, as competências gerais perpassam o conhecimento proposto nas unidades de ensino do Brasil, permitindo que o processo de aprendizagem seja integral. Ceci Maria Costa Baptista Mariani e Valmir Rubia da Silva, em Da cegueira à mística de olhos abertos: uma análise da poesia de Adélia Prado a partir de Benjamin Fonzáles Buelta e Johann Baptist Metz, afirmam que, a partir do conceito de “mística de olhos abertos” de Metz, compreende-se que, na fé cristã, se acha sempre presente uma qualidade, que seria a busca pela justiça. Por outro lado, resgatando a frase de K. Rahner: “O cristão do futuro ou será um místico ou não será cristão”, Buelta compreende a mística como “uma dimensão de toda a vida humana” e, não, como algo reservado a privilegiados, mesmo que, em algumas de suas expressões, atinjam níveis de profundidade maior. Nesse sentido, citando Metz, Buelta esclarece que, em uma “mística de olhos abertos”, a percepção não se restringe a nós, mas se intensifica no contato com o sofrimento do outro. Em ambos os pensadores, Metz e Buelta, a relação entre espiritualidade-mística e secularidade identifica-se, nas expressões poéticas, sinais de transcendência presentes no século que possam caracterizar uma Teopoética na perspectiva Mística. Maria Freire Silva, em O descentrar-se humano em sua dimensão kenótica no comentário aos Cântico dos Cânticos de Gregório de Nissa, apresenta a mística e o descentrar-se humano em sua ascensão para Deus, no comentário ao Cântico dos Cânticos de Gregório de Nissa, que, a partir da adoção do método de interpretação alegórico-tipológico, demonstra o itinerário da alma para Deus, numa dialética de presença e ausência. A autora se propõe a elaborar uma breve apresentação dos termos fundamentais da mística nissena como: Epéktais, Imagem, Ágape e eros. Em seguida, adentra no conteúdo das quinze homilias por meio das quais Nissa comenta o Cdc. Considera o método alegórico-tipológico utilizado por Nissa, bem como a influência alexandrina e, sobretudo, de Orígenes na interpretação nissena. Por fim, analisa como se evidencia o descentrar-se humano numa dimensão kenótica no Cântico dos Cânticos de Gregório de Nissa. Por fim, Boris A Nef Ulloa e Jean Richard Lopes, em Sinodalidade, caminho de comunhão e unidade, segundo Atos dos Apóstolos, apresenta uma reflexão teológico-bíblica, não exegética, sobre a sinodalidade nos Atos dos Apóstolos, prática que nasce da consciência, primeiro, da convocação de Deus – guia da história da salvação – a Israel e, por meio dele, à humanidade inteira. A resposta a essa convocação consiste num caminho feito em conjunto, segundo o desígnio divino. Para os autores, Atos dos Apóstolos descreve o caminho das testemunhas, confirmadas pelo Espírito, no desenvolvimento do esquema geográfico-teológico estabelecido por Jesus Cristo, o Ressuscitado: “Jerusalém, em toda a Judéia e Samaria e até os confins da terra” (At 1,8). As comunidades vivem um longo processo de organização. Diante das várias dificuldades estruturais e de convivência étnico-cultural, a assembleia junto de seus pastores busca soluções segundo uma dinâmica sinodal. Assim, a sinodalidade caracteriza-se pela convicção de que a presença do Ressuscitado é atualizada pelo Espírito Santo, que qualifica a vida de todos os batizados para o testemunho maduro e dinâmico capaz de ser sinal de comunhão e unidade. Por fim, Emerson Sbardelotti, Doutorando em Teologia pela Pontifícia Universidade Católica de São Paulo – PUC/SP, apresenta a resenha do Documento Final da Assembleia Especial do Sínodo dos Bispos para a região Amazônica, intitulado Amazônia: Novos Caminhos para a Igreja e para uma Ecologia Integral. Brasília: Edições CNBB, 2019. Desejo a todos os leitores uma boa leitura.Prof. Dr. Donizete José XavierEditor científico
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Junior, Dagoberto Telles, Viviane Carra Telles, Fabiana Lorenzi, Stanley Loh y Analucia Schiaffino Morales De Franceschi. "Sistema de Raciocínio Baseado em Casos para Recomendação de Programa Alimentar". Revista Eletrônica de Sistemas de Informação 5, n.º 3 (31 de diciembre de 2006). http://dx.doi.org/10.21529/resi.2006.0503010.

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Este artigo apresenta um sistema para recomendação de dietas alimentares que utiliza a técnica de Raciocínio Baseado em Casos (RBC). O sistema é aplicado ao domínio da especialidade médica de nutrição, sendo que os casos são representados por pacientes. Ao longo do trabalho, são apresentadas as estratégias para a definição dos casos e do método de recuperação usando avaliações de similaridade. O benefício principal do sistema é apoiar a tomada de decisão do profissional de nutrição, fornecendo informações precisas sobre casos semelhantes registrados no histórico. O sistema foi validado com casos reais. O artigo ainda discute questões técnicas relativas à aplicação de RBC, suas dificuldades, vantagens e cuidados, embasados num caso prático.
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Gomes, Daisy Moreira, Eliza Maria Rezende Dazio, Camila Maria Silva Paraizo, Mariana Viotti Nogueira Brito, Jamila Souza Gon�alves y Silvana Maria Coelho Leite Fava. "Ressignifica��o do cuidado de uma pessoa com diabetes e p� diab�tico: relato de experi�ncia". Revista de Enfermagem do Centro-Oeste Mineiro 8 (20 de marzo de 2018). http://dx.doi.org/10.19175/recom.v8i0.1509.

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Objetivo: relatar a experi�ncia de integrantes de um projeto de extens�o no acompanhamento longitudinal � pessoa com Diabetes Mellitus. M�todo: trata-se de um relato de experi�ncia dos integrantes de um projeto de extens�o realizado com um homem de 63 anos, com p� diab�tico, les�o cr�nica h� 15 anos, infectada e necr�tica na regi�o medial plantar esquerda e direita, com amputa��o de dois podod�ctilos em cada um dos membros inferiores e dificuldades na conviv�ncia com o adoecimento. As a��es pautadas no princ�pio da Cl�nica ampliada e compartilhada apresentavam por objetivo o incentivo ao tratamento, o processo cicatricial de les�es e o autogerenciamento dos cuidados em Diabetes. Utilizou-se instrumento para conhecer o contexto social e cultural e para a consulta de enfermagem. Resultados: constatou-se melhor controle dos n�veis glic�micos, mudan�as em rela��o aos h�bitos alimentares com perda ponderal significativa, processo cicatricial das les�es, dom�nio e habilidade na aplica��o de insulina e mais cooperativo. Conclus�o: A rela��o dial�gica, a intera��o prolongada e o v�nculo, princ�pios que fundamentaram as a��es, foram capazes de produzir mudan�as nos integrantes do projeto e na sensibiliza��o do participante, contribuindo para a ressignifica��o do cuidado e para a melhoria da condi��o de sa�de.
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Baena González, Marta. "Abordaje de la disfagia en enfermos de alzhéimer". Nutrición Hospitalaria 33, n.º 3 (30 de junio de 2016). http://dx.doi.org/10.20960/nh.286.

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Resumen
Introducción: la disfagia es un síntoma que se refi ere a la difi cultad para mover el bolo alimentario desde la boca al estómago. A pesar de surelevancia y de la gravedad de sus posibles complicaciones, es poco conocida y estudiada. La prevalencia de la disfagia orofaríngea en enfermosde alzhéimer es de un 84% y puede originar complicaciones de gran trascendencia clínica como consecuencia de las alteraciones en la efi caciade la deglución, y en la seguridad de la misma.Objetivo: conocer el estado actual del conocimiento en relación al abordaje de la disfagia en enfermos de alzhéimer, localizando aquellosfactores que permitan un diagnóstico precoz que facilite la prevención de complicaciones y la elección de la pauta de actuación más adecuada.Metodología: revisión sistemática. Estudios publicados entre 2005 y 2014 en inglés y castellano. Bases de datos: PubMed, Cochrane, Scopus,Elsevier, Scielo y Dialnet. Términos MeSH empleados: disfagia, dysphagia, alzheimer, modifi ed y texture food.Resultados: el diagnóstico en los pacientes de alzhéimer se realiza mediante métodos clínicos y exploraciones complementarias como lavideofl uoroscopia, considerada como el estándar para el estudio de la disfagia orofaríngea, ya que permite identifi car entre 1/3 y 1/4 delos pacientes que presentan aspiraciones silentes no diagnosticables clínicamente. Existen estrategias terapéuticas que incluyen cambiosen el volumen y viscosidad del bolo, cambios posturales, maniobras deglutorias, procedimientos de rehabilitación y técnicas de incrementosensorial que han demostrado su efi cacia, pero se trata de una labor compleja que exige un abordaje multidisciplinar para un correctodiagnóstico y tratamiento.Conclusiones: existe una escasa evidencia científi ca en el abordaje de la disfagia y un gran desconocimiento en cuanto a la alimentaciónde los enfermos de alzhéimer. Esta patología necesita una intervención multidisciplinar en la cual las medidas dietéticas desempeñan unpapel primordial.
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