Literatura académica sobre el tema "Responsabilità pubblica amministrazione"

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Artículos de revistas sobre el tema "Responsabilità pubblica amministrazione"

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Pagana, Fabio. "L'albergatore come agente contabile ed incaricato di pubblico servizio". RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, n.º 31 (diciembre de 2020): 67–84. http://dx.doi.org/10.3280/dt2020-031004.

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Resumen
L'attività di accertamento e riscossione dell'imposta comunale ha natura di servizio pubblico, e l'obbligazione del concessionario di versare all'ente locale le somme a tale titolo incassate ha natura pubblicistica, essendo regolata da norme che deviano dal regime comune delle obbligazioni civili in ragione della tutela dell'interesse della pubblica amministrazione creditrice alla pronta e sicura esazione delle entrate. Ne consegue che il rapporto tra società ed ente si configura come rapporto di servizio, e, pertanto ove delle somme ricevute il privato disponga in modo diverso da quello preventivato e per il quale le ha ricevute ne deriva responsabilità per danno erariale.
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Bellavista, Alessandro. "La figura del datore di lavoro pubblico". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 125 (mayo de 2010): 87–158. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2010-125002.

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Resumen
Il saggio esamina le caratteristiche peculiari del datore di lavoro pubblico, tenendo conto delle concrete dinamiche delle pubbliche amministrazioni. Oggetto di studio sono i rapporti tra politica e amministrazione, la disciplina della dirigenza amministrativa e della contrattazione collettiva. La tesi centrale č quella che ancora oggi il datore di lavoro pubblico č sensibile a ragioni di tipo politico-elettorale e di pace sociale e trascura le esigenze dell'efficienza e dell'efficacia dell'amministrazione che governa nonché dell'effettiva soddisfazione degli utenti. La soluzione andrebbe trovata rafforzando le responsabilitŕ dei vertici politici e le forme di controllo dei cittadini.
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Menezes, Vitor Hugo Mota de. "LA VULNERABILITÀ NELL’ESTERNALIZZAZIONE DINANZI AL SERVIZIO PUBBLICO". REVISTA INTERNACIONAL CONSINTER DE DIREITO 9, n.º 9 (18 de diciembre de 2019): 775–99. http://dx.doi.org/10.19135/revista.consinter.00009.41.

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Resumen
L’esternalizzazione è un sistema di gestione coperto dal genere dei rapporti trilaterali, nel caso in ricerca, maneggiato dalla Pubblica Amministrazione, per ridurre costi e migliorare la qualità dei servizi offerti alla popolazione, adoperato, dapprima, solo per le attività accessorie, ma con la normalizzazione del sistema, si è cominciato a implementarlo nei bisogni principali. Tuttavia, l’uso senza controllo e sfrenato di questo meccanismo ha creato intensi dibattiti giuridici e dottrinari che indicano i vantaggi e gli svantaggi di tali tipi di contratto, sia per quanto riguarda la vulnerabilità dell’operaio esternalizzato, sia rispetto la responsabilità del ricevitore del servizio dinanzi al disonore dei loro oneri lavorativi, e come l’utilizzo dell’esternalizzazione potrebbe essere adoperato in modo sicuro ed efficace dai contraenti. È appunto per questo che, inizialmente, la presente ricerca avrà un approccio generale sull’esternalizzazione, dalla comparsa del meccanismo nella storia, con enfasi sulla sua applicazione nel settore pubblico, investigando le possibili minacce ai regimi giuridici di contrattazione del personale utilizzati da enti statali. In questa prospettiva, saranno indicate le definizioni più impiegate dai dottrinatori, così come anche la natura giuridica e i presupposti che permeano l’istituto. Di seguito, saranno trattati il capitalismo, la globalizzazione, il neoliberalismo, indicati i fattori che influenzano l’esistenza e l’espansione dell’esternalizzazione e le critiche esistenti in materia. Alla ricerca di una soluzione più fattibile ed effettiva alla problematica, verranno confrontati ritagli esemplificativi del meccanismo in altri sistemi giuridici, soprattutto in quello italiano, riportando riferimenti legali e giurisprudenze sulla materia. La metodologia impiegata è sostanzialmente bibliografica e indiretta, servendosi da libri, articoli scientifici e orientamenti giurisprudenziali dei tribunali superiore e regionali del lavoro, servendosi, ancora, del metodo deduttivo per la giusta interpretazione dell’argomento. In questo senso, la presente ricerca dimostrerà la soluzione della problematica ritenuta dal ricercatore la più fattibile ed effettiva.
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Curami, Andrea. "Le forniture militari". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 261 (febrero de 2011): 609–22. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261003.

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Resumen
Fin dall'Unitŕ d'Italia le forniture militari destarono sospetti di corruzioni e portarono alla costituzione di commissioni d'inchiesta che misero in luce episodi di pessima amministrazione, senza peraltro dar luogo all'individuazione e alla punizione dei responsabili. Una delle ragioni di tale situazione puň essere indicata nell'ampia discrezionalitŕ che le amministrazioni militari si riservarono nella distribuzione delle commesse. Col nuovo secolo aumentň da parte dei ministeri militari la domanda di armamenti, preludio alla grande crescita della produzione registrata col primo conflitto mondiale, sviluppatasi in un contesto di riduzione complessiva dei controlli pubblici e di corruzione diffusa. Col fascismo i legami tra politica e grande industria divennero ancora piů stretti, e i produttori riuscirono a imporre sempre piů le proprie scelte anche attraverso accordi di cartello, mentre si ridusse considerevolmente il ruolo dei militari nella distribuzione delle commesse. L'autore affronta il tema della corruzione nei diversi con- testi storici, fornendo esempi sul funzionamento di questo settore particolarmente delicato della pubblica amministrazione e sui suoi rapporti con i privati e in particolare con l'industria bellica.
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Finardi, Linda. "Valutare la Comunicazione Pubblica. La valutazione di un evento a partire da un caso studio". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 46 (abril de 2011): 85–104. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-046007.

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Resumen
L'articolo presenta l'elaborazione di un modello valutativo per i comunicatori pubblici di front-line, responsabili dell'organizzazione e della comunicazione degli eventi delle pubbliche amministrazioni. L'articolo si sviluppa analizzando dapprima un caso studio, sottolineando gli elementi innovativi, quelli di continuitŕ e gli aspetti critici di questo particolare processo comunicativo e dell'organizzazione che lo attiva. In secondo luogo, vengono esposti i motivi e i criteri alla base della costruzione del modello proposto, presentato alla fine dell'articolo insieme allo schema cognitivo sottostante.
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Natale, Andrea. "Dopo la Thyssen". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 2 (junio de 2012): 147–66. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002004.

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Resumen
La sentenza sul caso Thyssen costituisce una svolta? O una presa di posizione ideologica della magistratura? O piuttosto una difficile sentenza su una altrettanto difficile questione di fatto? Il giudizio sulla responsabilitŕ penale degli imputati (e a che titolo) potrŕ eventualmente essere rivisto nei successivi gradi di giudizio. Ciň non toglie che la lettura della sentenza consente giŕ ora di prendere in considerazione dei fatti e trarre da essi dei giudizi. La tragedia della Thyssen di Torino rappresenta infatti un esempio paradigmatico delle mille questioni che si intrecciano nel mondo del lavoro: la crisi; le logiche di impresa che privilegiano il risparmio mettendo tragicamente a rischio la salute dei lavoratori; l'inefficacia dei controlli della pubblica amministrazione; la debolezza dei sindacati. E, sul versante della giurisdizione: la gestione di un processo difficile, con un'imputazione terribile; le reazioni dell'opinione pubblica; i modelli organizzativi delle procure; la specializzazione del magistrato
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Comite, Ubaldo. "Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana". E-Theologos. Theological revue of Greek Catholic Theological Faculty 1, n.º 1 (1 de abril de 2010): 21–36. http://dx.doi.org/10.2478/v10154-010-0003-9.

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Resumen
Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana Negli ultimi anni si è andato affermando in maniera crescente il concetto di responsabilità in ambito pubblico e privato. In tal senso, sia le imprese che le amministrazioni pubbliche hanno avviato in diversi contesti programmi di responsabilità sociale. Il punto di riferimento di imprenditori e manager non sono più, semplicemente, gli azionisti e gli investitori ma, accanto a questi stanno progressivamente subentrando altre categorie di soggetti ai quali, nel terzo millennio, l'impresa deve rendere conto, ovvero: lavoratori, fornitori, risparmiatori, cittadini, istituzioni sociali. L'attenzione sta dunque passando dagli shareholder agli stakeholder e da qui la necessità di munirsi di adeguati strumenti. La definizione di responsabilità sociale più diffusa è stata esplicitata dall'Unione Europea che l'ha definita come "Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate", integrazione da intendersi come risposta alle esigenze di innovazione delle pratiche di governo dell'impresa e del territorio. Attraverso la Responsabilità Sociale di Impresa si intende fare riferimento ad un modello di governance allargata, in base al quale chi governa l'impresa ha responsabilità che si estendono dall'osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi della proprietà ad analoghi doveri fiduciari nei riguardi, in generale, di tutti gli stakeholder. Si tratta, dunque, di un concetto che si sta diffondendo rapidamente come approccio innovativo alla gestione aziendale, la cui valutazione globale non si limita più ad analizzare aspetti di carattere economico, ma tiene conto di valori quali la tutela ambientale, la salvaguardia della salute, il rispetto dei diritti umani, in altri termini dell'apporto sociale dell'attività posta in essere. Ancora, nella gestione d'impresa occorre coniugare due valori fondamentali: la creazione del profitto e il primato della persona umana, con particolare attenzione al suo sviluppo. Nell'impresa che viene gestita "eticamente" il perseguimento del profitto tende a collocarsi in un quadro più ampio di "creazione di valore" per tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, sono associati all'azienda. Guidare l'impresa con responsabilità significa farla crescere e conseguentemente far progredire la società nel suo insieme. In tal senso, il contributo intende proporre una riflessione sul concetto di Responsabilità Sociale di Impresa complessivamente inteso, in rapporto all'etica degli affari.
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Guido, Alpa. "Responsabilitŕ sociale dell'impresa, enti non profit, etica degli affari". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 2 (enero de 2012): 199–227. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002001.

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Resumen
Č variegato lo scenario nel quale sta evolvendo la "responsabilitŕ sociale dell' impresa", un'idea, poi trasformatasi in corrente intellettuale e in iniziative di natura culturale ed istituzionale, che vede protagonisti le imprese, le categorie professionali, le Amministrazioni pubbliche, larghi strati della societŕ civile nonché Governi e Parlamenti. La responsabilitŕ sociale impegna gli operatori economici a valutare - nell'ambito di uno "sviluppo sostenibile" - gli effetti dell'attivitŕ economica sui suoi destinatari e sull'ambiente, e a contribuire alla formazione di un'etica sociale: l'ente organizzato in forma collettiva - corporate, come suona la formula importata dal mondo anglo- americano - č chiamato a prender consapevolezza della dimensione sociale dello sviluppo in cui si confrontano e si contemperano esigenze economiche ed esigenze della collettivitŕ e a recare il proprio contributo alla tutela di diritti e interessi individuali e collettivi sui quali si ripercuotono le scelte, i comportamenti, le strategie dell'agire economico. Č una delle risposte - tra le molte che si potrebbero dare - al progressivo sgretolamento dello Stato sociale, alle aggressioni all'ambiente, alla creazione dei bisogni consumistici, alla precarietŕ del lavoro, alla opacitŕ dei rapporti negoziali, alla ingovernabilitŕ della globalizzazione dei mercati. Questa risposta riposa sul contributo volontario degli operatori e si colloca dunque in uno spazio che va al di lŕ di ciň che ad essi č richiesto dagli obblighi imposti dalla legge.
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Tesis sobre el tema "Responsabilità pubblica amministrazione"

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BIANCHINI, Stefano. "La responsabilità precontrattuale della pubblica amministrazione". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389341.

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Resumen
The matter regarding the culpa in contrahendo of the public administration and in particular the enforceability of the rules about precontractual liability – contained in the civil code – to contractual activity brought about by the public administration has aroused interest by the science of law and the jurisprudence both administrative and civil. This topic has been widely studied indeed. The different surveys have considered and developed the various problems concerning first the abstract admissibility of the precontractual liability of the public administration, secondly the application peculiarities of the culpa in contrahendo because of the public nature of the administration. Before dealing with these issues, I will make some comments about the civil discipline of the precontractual liability, first considering the notion and the rule principles of the institution in question. The notion of good faith in objective sense, which – as it is common knowledge – is the conceptual and applicatory requirement of the culpa in contrahendo, gets a special importance for this research. More precisely, starting from the importance of the concept of good faith as developed by the civil science of law and jurisprudence I will consider its significance in administrative law while dealing with the well-known issue of the application of the good faith principle to the legal paradigms of public law, which are characterized by the exertion of discretionary power by the administration. Concerning this subject, I will consider some of the most authoritative doctrinal directions that have proposed – also considering the jurisprudential development due to the necessity of protecting the good faith of interested parties within public relations between citizens and the public administration, also when the administration acts in the exertion of its discretionary powers – of alternative dogmatic reconstructions for recognizing the subjection of the administration to loyalty and correctness rules, which are specifications of the general principle of the objective good faith. In particular, I will analyse the theories which state that the effectiveness of the institution de quo in public relations is based on the impartiality principle ex art. 97 Cost. (Allegretti), the tutelage of the confidence aroused within private parties by a previous provision or behavior of the public administration (Merusi), the tutelage of the favourable judicial situations of private parties produced by a previous decision of the administration (Mantero). After a few theoretical and historiographical notes regarding the admissibility of the civil liability of the public administration, in the first part of this research I will relate systematically and refute the arguments that the jurisprudence and part of the science of law have been supporting until the first half of the last century for denying the admissibility of a precontractual liability of the public administration: the public nature of the person, the discretionary nature of the administrative acting during negotiation of the contract, the discipline of controls that would exclude ex sé the admissibility of a precontractual tort. After supposing the abstract admissibility of a precontractual liability of the public administration and recognizing the importance of the objective good faith principle also within administrative law, I will analyse the admissibility of the culpa in contrahendo of the public administration in the public phase of the public evidence, proposing the admissibility of a tort from provision activity (illecito da attività provvedimentale), also considering the reconstructive theories that I will criticize: the theory of the contractual administrative nature of the provisions that compose the so-called public phase of the public evidence, and the theory of the admissibility of the precontractual liability as liability “for non-fulfilment of correctness duties” (responsabilità “per inadempimento degli obblighi di correttezza”) or liability “from qualified administrative contact” (responsabilità “da contatto amministrativo qualificato”).
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Melillo, Flavia. "La responsabilità civile della Pubblica Amministrazione". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1756.

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Resumen
2012 - 2013
La ricerca ha ad oggetto la ricostruzione del rapporto tra autorità e libertà in una prospettiva evolutiva, che tenga conto della complessità del fenomeno, ripudiando una concezione astorica e avalutativa. L’entrata in vigore della Costituzione ha imposto il ripensamento del rapporto tra soggetto pubblico e soggetto privato nel rispetto del principio di legalità costituzionale che, nel rinnovato sistema delle fonti dell’ordinamento, non consente di rinvenire una dicotomia tra pubblico e privato o una supremazia del primo sul secondo. Le conseguenze del rinnovato sistema di valori si sono avute, in modo tangibile, attraverso l’eliminazione di aree di franchigia dei pubblici poteri e, in primo luogo, con l’affermazione della responsabilità della pubblica amministrazione per i danni cagionati, con il suo comportamento, al soggetto privato. Occorre, però, evidenziare che la mera affermazione di massima non implica l’effettiva realizzazione del programma costituzionale, volto alla realizzazione del valore della persona umana, nei suoi diritti fondamentali, ivi incluso il diritto ad una tutela piena ed effettiva, anche nei confronti dei poteri pubblici. Nel presente lavoro, quindi, si evidenzia come, in concreto, taluni aspetti della disciplina sia sostanziale che processuale incidono sulla posizione giuridica soggettiva del privato, andando a limitarne la tutela. La prova è data dal grande dibattito svoltosi con riguardo alla natura giuridica della responsabilità della pubblica amministrazione. Per quanto la giurisprudenza maggioritaria ne individui il paradigma nella responsabilità aquiliana, non mancano diverse opzioni ricostruttive nel senso della natura contrattuale, precontrattuale o speciale. Si evidenzia la necessità di operare una valutazione in concreto della fattispecie, senza eliderne le peculiarità al solo fine di una sua inclusione nell’uno o nell’altro paradigma di responsabilità. Occorre, comunque, rilevare che il dibattito circa talune conseguenze applicative - ritenute più o meno favorevoli all’amministrazione o al privato - la cui soluzione è tradizionalmente dipesa dalla soluzione offerta al quesito circa la natura giuridica della responsabilità della pubblica amministrazione, è stato sopito dall’intervento risolutivo del legislatore, oppure dall’opera ricostruttiva della giurisprudenza. Infatti, con riferimento al problema della prescrizione, occorre rilevare che il legislatore ha previsto, all’art. 30 c.p.a., un termine decadenziale di 120 giorni per esperire l’azione; mentre, in riferimento all’elemento soggettivo, la giurisprudenza amministrativa fa applicazione del meccanismo presuntivo, sì che è onere della pubblica amministrazione dimostrare la scusabilità dell’errore. Al riguardo, poi, è necessario fare i conti con la recente giurisprudenza della Corte di giustizia, interrogandosi sull’ambito applicativo della regola espressa in materia di appalti, per la quale il criterio di imputazione della responsabilità sarebbe oggettivo, sì che un problema di distribuzione dell’onere della prova nemmeno si porrebbe, non facendo, la colpa, parte degli elementi costitutivi della responsabilità. Tuttavia, il più grande limite all’effettiva attuazione del programma costituzionale pare essere costituito dalla limitazione del sindacato della Corte di cassazione sulle decisioni del giudice amministrativo ai soli profili di giurisdizione. Questa barriera, frutto di una retriva concezione del rapporto tra i due plessi, intacca il principio di unicità della funzione giurisdizionale. In primo luogo, manca una sede istituzionale per comporre eventuali contrasti tra giudici ordinari e giudici amministrativi nell’interpretazione delle stesse disposizioni, così svalutandosi il ruolo nomofilattico della Corte di Cassazione. Inoltre, il limite del sindacato ai soli motivi di giurisdizione impedisce una statuizione del giudice ordinario sui diritti soggettivi, quando riservati alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Queste problematiche sono vieppiù avvertite ove si rilevi che la distinzione tra interessi legittimi e diritti soggettivi, alla luce degli interventi legislativi e giurisprudenziali, non è più idonea a fondare il riparto di giurisdizione. Se svincolata dalla valutazione storica e culturale che l’ha prodotta, la dicotomia perde di rilievo e pare solo evidenziare una residuale area di privilegio in favore dei pubblici poteri, una latente ma resistente concezione autoritaria del rapporto tra soggetto pubblico e soggetto privato, in palese contrasto col principio di legalità costituzionale, sì che si auspica una profonda revisione del sistema di tutela delle posizioni giuridiche soggettive che si trovino a confrontarsi con una pubblica amministrazione, revisione che attui il programma costituzionale e si prefissi l’obiettivo della massima tutela del valore della persona umana. [a cura dell'autore]
XII n.s.
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Richiedei, Michela <1974&gt. "La responsabilità della Pubblica Amministrazione per danno ambientale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4955.

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Resumen
La Pubblica Amministrazione, realizzando opere pubbliche e rilasciando autorizzazioni o provvedimenti, pone in essere delle attività che possono essere dannose per l’ambiente. Un danno ambientale può derivare, quindi, non solo dall’attività di un privato ma anche da comportamenti o omissioni posti in essere dallo Stato e dalla Pubblica Amministrazione (P.A.). L’attività pubblica diventa quindi essenziale per la tutela e la valorizzazione ambientale e si configura come vera e propria politica ambientale la cui sfera ha avuto nel corso degli anni un progressivo allargamento. La Pubblica Amministrazione può incorre in responsabilità per danno ambientale sia direttamente, con un'opera pubblica, sia indirettamente mediante la concessione di autorizzazioni, ritardi di intervento, omissioni e silenzi. L’evoluzione della normativa nazionale di tutela dell’ambiente, inoltre, è una conseguenza positiva per il nostro ordinamento derivante dal potere normativo comunitari, pertanto, anche se non si configura come una azione con effetti diretti nell’ambiente, il soggetto pubblico incorre in responsabilità anche quando non adempie agli obblighi comunitari in materia di ambiente.
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Lima, Alessandro. "La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422620.

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Resumen
The thesis concerns «The disciplinary responsibility in the labour relationship with the public administration». Despite the differences with the system of private labour, related to peculiarities of public employment, the legislator is still following the trend of privatization, even after the reform of 2009. The first chapter analyses the legal basis of disciplinary power, its function and sources of law system regulating disciplinary responsibility. After the so-called “Brunetta Reform”, disciplinary power maintains a private nature, grounded on the employment contract. D.Lgs. no. 150/2009 has enlarged the institutions explicitly regulated by legislative provisions and narrowed the role of collective bargaining agreements. Nonetheless it has not caused a return to a public system of regulation. The disciplinary provisions do not directly aim the protection of public interests, but a private one, concerning the contract of employment. Also the direct effect of the “public employees behaviour code”, provided for by L. n. 190/2012, does not demonstrate that the code is aimed to protect public interests, as proved by a comparison with ethical codes of private enterprises. The second chapter concerns disciplinary infringements and sanctions. It starts with considerations about public employees’ contractual obligation, especially about due of loyalty, analysed in relationship with the provisions about incompatibility. The pros and cons of the new regulation on the publication of the disciplinary code on Public administration website are also underlined. The disciplinary infringements introduced by legislative provisions are analyzed in comparison with the ones provided by collective bargaining agreements, trying to give an interpretation with the regulation relevant with the principles of private employment contract. Sanctions provided by the legislator are still to be applied under the proportionality principle. They are aimed to re-establish the regular labour activity. The chapter is concluded by remarks on conservative sanctions and recidivism. The third chapter analyses some aspects of the disciplinary proceeding, with special reference to time limits and active subjects, in relationship with the function of the disciplinary power. On the basis of the new regulation on the time limits of the disciplinary procedure, the legislator has endorsed public managers with the responsibility of granting the effectiveness of the disciplinary system. Moreover, the research analyses the limits of collective bargaining agreements’ competence, and how they have performed these their function. The public administration maintains a discretionary power on sanctions. This is proved by the analysis of the discretionary conciliation on disciplinary sanctions (art. 55, par. 3, D.Lgs. no. 165/2001), facultative conciliation (art. 410 et seq C.P.C.) and arbitration. The last is still provided by legislation but cannot be established and regulated by collective bargaining agreement. Finally the fourth chapter deals with the disciplinary responsibility of the public managers, who have the assignment to wield the power on other public employees with no directive position. Disciplinary action is compulsory by law. However, some exceptions are provided on the basis of certain interpretations of art. 55 sexies, par. 3, D.Lgs. no. 165/2001. According to these ideas, managers are allowed not to apply sanctions under a justified reason, on the basis of their discretional evaluation. Nevertheless, a power whose use is provided as compulsory by law is not necessarily aimed to a public interest. In some cases the compulsory use of powers is provided also in the private sector. In this chapter pros and cons of the new rules on the application of conservative sanctions on public managers are emphasized, and some proposals are formulated in order to improve the effectiveness of the relevant legal regime. The thesis ends with some remarks about the dismissal of public managers, and about the protection in case of unjustified dismissal, considering also the debate about the application to the public employment of the art. 18, L. no. 300/1970, modified by L. no. 92/2012
La ricerca ha ad oggetto «La responsabilità disciplinare nel rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione». L'idea di fondo che sorregge la tesi, con argomenti fondati sul dato legislativo e sull'interpretazione sistematica delle norme pertinenti, è che, malgrado gli elementi distorsivi rispetto all'assetto privatistico, insiti nella specialità del rapporto, la scelta di fondo della privatizzazione permane anche dopo la riforma del 2009. Il primo capitolo analizza il fondamento giuridico del potere disciplinare, la sua funzione e il rapporto tra le fonti. Il potere disciplinare, anche dopo la riforma del 2009, continua ad essere un potere privatistico, fondato sul contratto individuale di lavoro. Il d.lgs. n. 150 del 2009 ha operato una forte ri-legificazione del rapporto, ma non una sua ri-pubblicizzazione. Il potere disciplinare non è direttamente funzionalizzato al perseguimento di finalità pubblicistiche. Anche la diretta efficacia del codice di comportamento, certa dopo l'emanazione della l. n. 190 del 2012, non determina una diretta funzionalizzazione degli obblighi in esso previsti, e per dimostrarlo si opera un accostamento con i codici etici presenti nel settore del lavoro privato. Il secondo capitolo riguarda le infrazioni e le sanzioni disciplinari dei dipendenti pubblici. Si premettono alcune considerazioni sugli obblighi contrattuali dei dipendenti pubblici, in particolare sull'obbligo di fedeltà, esaminato in connessione con le regole sulle incompatibilità. Vengono evidenziati pregi e difetti della nuova regola in tema di pubblicità del codice disciplinare. L'analisi delle infrazioni tipizzate dal legislatore è svolta in costante confronto con quelle previste dai contratti collettivi, dandone un'interpretazione coerente con la disciplina privatistica. La conferma del principio di proporzionalità esclude qualsiasi automatismo nell'applicazione delle sanzioni previste in astratto dal legislatore. La funzione delle singole sanzioni è sempre riconducibile al ristabilimento della regolare attività lavorativa. Si riflette infine sulle sanzioni conservative ai dipendenti pubblici e sulla recidiva. Il terzo capitolo analizza alcuni aspetti del procedimento disciplinare, con riferimento ai termini e ai soggetti attivi, in stretto rapporto con la funzione del potere stesso. L'interpretazione della nuova disciplina dei termini del procedimento, induce a ritenere che il legislatore abbia addossato il rigore sanzionatorio in capo ai soggetti chiamati ad esercitare il potere disciplinare. Vengono inoltre esaminate le competenze rimaste al contratto collettivo, e il modo con cui i contratti le hanno esercitate. Permane una disponibilità della sanzione, come si evince dall'analisi della conciliazione non obbligatoria relativa alle sanzioni disciplinari (art. 55, co. 3, d.lgs. n. 165 del 2001), di quella pre-contenziosa ex art. 410 ss. c.p.c., e dell'arbitrato, che in materia disciplinare non è vietato, anche se non può essere previsto e disciplinato dai contratti collettivi. Il quarto capitolo infine ha ad oggetto la responsabilità disciplinare dei dirigenti, che sono anche titolari del potere disciplinare. Di regola, l'esercizio del potere è obbligatorio. Si ammettono però eccezioni, attraverso un'interpretazione dell'art. 55 sexies, co. 3, d.lgs. n. 165 del 2001, tale da non escludere che ci si possa astenere dall'irrogare la sanzione, anche per motivi di opportunità, in presenza di un giustificato motivo. L'obbligatorietà del potere non implica comunque una sua finalizzazione a fini pubblicistici: anche nel settore privato, ove tali finalità non vi sono, l'esercizio del potere è a volte considerato doveroso. Si evidenziano pregi e difetti della previsione di sanzioni conservative a carico dei dirigenti pubblici, formulando proposte in prospettiva de jure condendo. La tesi si conclude con alcune considerazioni sul licenziamento dei dirigenti pubblici, e sulla tutela in caso di recesso illegittimo, anche alla luce del problema dell'applicazione dell'art. 18 Stat. Lav. riformato dalla l. n. 92 del 2012 al pubblico impiego
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Ippoliti, Martini Carlotta <1987&gt. "Responsabilità della pubblica amministrazione e prevenzione tra tutela della salute ed esigenze di mercato". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8113/1/ippolitimartini_carlotta_tesi.pdf.

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Resumen
Nell’ambito di un processo di espansione della responsabilità civile della Pubblica Amministrazione emerge con intensità crescente il problema più specifico dell’applicabilità dei rimedi risarcitori a fronte dei danni derivanti dall’omessa o inadeguata attuazione di provvedimenti funzionali ad assicurare un ragionevole bilanciamento tra le istanze di tutela del fondamentale diritto alla salute e quelle di garantire l’iniziativa economica privata. L’analisi delle molteplici fattispecie nelle quali si pone il problema appena indicato fa emergere una preponderante prevalenza di discipline di derivazione comunitaria ispirate al principio di precauzione ed impone all’interprete anzitutto il compito di ricostruire gli orientamenti che ne delineano la fisionomia osservando un contesto più ampio di quello nazionale nel quale la lettura della giurisprudenza interna si integra con quella della Corte di giustizia; quindi ad interrogarsi circa la portata generale di un principio che, pur avendo fatto ingresso nell’ordinamento italiano attraverso Regolamenti e Direttive dell’Unione Europea, appare ormai fondamentale in tutte le materie nelle quali emergono problemi di tutela della salute della persona. Adottando questa prospettiva di indagine la ricerca si focalizza su fattispecie rappresentative quali, ad esempio, quelle in cui la Pubblica Amministrazione è chiamata a garantire la conservazione di un ambiente salubre, la sicurezza delle acque destinate ad uso umano, dei farmaci e degli alimenti al fine di individuare regole la cui valenza generale consenta di risolvere le delicate questioni indicate anche in ipotesi diverse da quelle considerate e nelle quali non sia presente una specifica legislazione di settore che imponga alla Pubblica Amministrazione dettagliati obblighi di protezione.
The increasing expansion of the liability of the Public Administration imposes to consider the more specific question of the applicability of liability rules in order to compensate injuries caused by inadequate implementation of safety measures aimed to reach a reasonable balance between the protection of the human health and the market efficiency. The analysis of cases in which the just indicated problem arises reveals a predominant prevalence of European Union’s Directive and Regulations inspired by the precautionary principle. In this prospective it is firstly necessary to investigate the interplay between the domestic case law and the Court of Justice’s case law in order to define the boundary in which the precautionary principle play a fundamental role in the Italian tort law system and in particular where human health protection is involved. Adopting this method the research focuses on representative cases (such as, for example, those in which the Public Administration has the duty to ensure the preservation of an healthy environment, the safety of the water intended for human consumption, the safety of drugs and foods) in order to identify general rules useful to solve the indicated issues even in cases other than those considered and in which there is no a specific legislation which imposes to the Public Administration detailed protection duties.
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Stanzione, Maria Gabriella. "Principio di precauzione e diritto alla salute tra responsabilità del privato e della Pubblica Amministrazione". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/168.

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Resumen
2009-2010
Sempre più forte è l’esigenza, nella società attuale, di un punto di equilibrio tra il progresso, momento essenziale nella vita della comunità, e un ambiente vivibile, protetto da alterazioni. Il problema, anche quando sembra riferirsi esclusivamente alla tutela dell’ambiente – cui la riflessione giuridica moderna è particolarmente sensibile – riguarda il fondamentale diritto alla salute e interessa una molteplicità di discipline, scientifiche sociali ed economiche. Il diritto alla salute, infatti, inteso nell’accezione accolta nel Preambolo della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, vale a dire non soltanto come mera assenza di malattie, bensì come stato di benessere fisio-psichico della persona, non può essere disgiunto dal diritto ad un ambiente salubre. Rispondere al quesito se il diritto debba intervenire in ambiti in cui all’elevata utilità per l’uomo si accompagna il sospetto di un rischio per la sua salute, quali il trasporto di energia elettrica, la radiotelefonia, l’immissione sul mercato di organismi geneticamente modificati, farmaci sperimentali, nanotecnologie, e così via, significa rispondere preliminarmente al quesito se – e secondo quali criteri – il diritto debba disciplinare ambiti in cui vi sia l’incertezza scientifica. La medesima Corte Costituzionale ha più volte ribadito che l’incertezza scientifica non è sufficiente per escludere provvedimenti volti alla salvaguardia della salute umana ex art. 32 Cost. Da più parti si invoca la necessità di adottare misure cautelative dinanzi a rischi di danni gravi e irreversibili all’ambiente e alla salute. L’incertezza non può giustificare l’immobilismo giuridico dinanzi ai mutamenti, soprattutto nell’ambito scientifico-tecnologico, dove la scienza contempla una pluralità di previsioni e asserzioni, in alcuni casi opposte. Emerge, così, l’ulteriore interrogativo di come il diritto possa disciplinare situazioni in cui gli effetti, soprattutto se a lungo termine, non siano prevedibili con sufficiente sicurezza. Ad esso si aggiunge il problema delle modalità con cui dare attuazione alla norma. Tali esigenze si traducono nell’elaborazione, nel diritto internazionale, prima, e in quello comunitario, poi, del principio di precauzione, che impone di assumere come esistente la situazione più pericolosa per la salute umana e di adottare misure di cautela anche qualora il rischio che si realizzi un danno grave o irreversibile all’ambiente sia meramente sospettato. [a cura dell'autore]
IX n.s.
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PINTUS, GIACOMO. "Responsabilizzazione della dirigenza pubblica e nuove logiche sanzionatorie nell’amministrazione di risultato". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266719.

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Resumen
Within the new polycentric organization structured on the separation between politics and administration, the real responsibility of the public management constitutes a fundamental passage for the full realization of the ‘result administration’ model. In front of the lack of effectiveness of the principles such as valuation and responsibility, the system has recently registered the emersion of a new approach which ‘penalizes’ the public management, inspired not by logics of correction but, on the contrary, by ones based on sanctions. The objective of the dissertation is to comprehend if the new punitive approach is effectively able to offer a real contribution to the problem of the lack of effectiveness of accountability, to then evaluate if its function within the system has changed. To do this the starting point is the analysis of the evolution of the relationship between politics and administration, in order to understand which is the current role of public management inside the system. On the basis of this premise, the theme of the forms adopted from the accountability of the ‘result administration’ model has been confronted: first through the observation of what should have been its contribution, and then, with the highlight of the critiques emerged on the grounds of the concrete implementation and the responses elaborated by the system. Furthermore, an in-depth study has been carried out on the computerization process of the public administrations: in this area of interest, in fact, an important example of acceptance of the new sanctionbased logic has been registered, used as leverage to force the public management into implementing the law provisions contained in the CAD (the italian ‘Digital Administration Code’). The analysis carried out has, on one side, brought out the tough operational issues in the utilization of the new sanction mechanisms, on the other, has revealed certain intrinsic and extrinsic limits. This has therefore prevented the achievement of the scope of covering the lack of effectiveness of accountability, and has contributed to generate an alteration of its structure that seems to be capable to affect its peculiar function, to them traditionally attributed within the scope of the ‘result administration’ model.
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D'Ambrosio, Mariangela. "Cyberbullismo: patologia sociale off o nichilismo on line? Nuove prospettive integrate della devianza emozionale alla luce della responsabilità e del controllo adottato dalla Pubblica Amministrazione". Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2019. http://hdl.handle.net/11695/91395.

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Resumen
Le emozioni sono il frutto della combinazione di un’attivazione fisiologica specifica e generalizzata legata a fattori endogeni e fattori socioculturali (Iagulli,2014) quali la definizione delle situazioni e i contesti culturali (Gordon,1989;1990): “le forze sociali hanno dato forma al biologico, l’hanno convertito in un frammento di esperienza con un nome, una storia, un significato e determinate conseguenze” (Turnaturi,1995:159). La devianza emozionale rappresenta uno fra gli esempi più importanti di tale condizione: essa si verifica quando non vi è congruenza fra ciò che si sente in una certa situazione e quello che, invece, si dovrebbe provare per essere in sintonia con le regole sociali e viceversa (D’Andrea,2005:78-79). Fra gli elementi considerati alla base della devianza emozionale: a)pluralità di ruoli sociali contemporaneamente ricoperti; b)situazioni di marginalità subculturale; c)situazioni di transizioni di ruolo; d)presenza di regole troppo rigide volte a regolare ruoli e rituali (Iagulli,2016) che si legano al bullismo ed, in particolare, al cyberbullismo tema quest’ultimo della mia analisi. Sfondo di tali comportamenti è il cosiddetto spazio di “interrealtà” (Riva,2014:60) comprendente sia il reale che il mondo virtuale in una dimensione di interrelazione fortissima e interdipendente. Parlare di emozioni sociologicamente, infatti, e di possibili disfunzioni sociali alla base degli agiti e di applicazioni devianti, non è cosa facile se si pensa alla natura particolare dell’argomento. La partita delle nuove frontiere della devianza giovanile (in termini di bullismo/cyberbullismo) (Anichini, Chiarugi,2012) si gioca proprio sul versante emozionale. Le relazioni on line, nello specifico, sono molto reali, perchè sono in grado di far provare gioie e dolori autentici nella comprensione generale: risulta difficile, allora, distinguere fra sentimenti in rete ed emozioni vis à vis. I ragazzi, in altre parole, si emozionano nell’on line ma non sperimentano tali sensazioni; piuttosto le provano in maniera alterata attraverso contenuti mediali e messaggi, in essi inseriti, di natura anche fuorviante. Le reazioni emotive, le affordance emozionali (Hochschild, 1979; 1983; 2000) provate on line possono essere caratterizzate da tre elementi: lo shock (repulsione); la sorpresa (attrazione) e la sicurezza (Riva,2014:80). Queste emozioni mediate, sia esse positive che negative, sono però disincarnate: si sentono ma non si appartengono (Ibidem). I social media agiscono sulla consapevolezza emotiva, “onlife”: sebbene in rete si sperimenti tutta la vasta gamma emozionale, è lo schermo a frapporsi fra l’utente e il modo in cui essa viene espressa, come in una finestra che si affaccia verso un mondo affettivo altro, che può sfociare in un “secondo sé” (Salerno, Lena, 2016:12-17). La connessione sembra modificare ciò che le persone pensano di se stesse e degli altri, in uno scambio emotivo spesso disfunzionale e dissonante. Viene a trasformarsi, cioè, la possibilità di scegliere gli amici e di condividere certi contenuti piuttosto che altri, elemento che diventa motivo per potersi prendere gioco della vittima/e prescelta/e, cosi come accade nei casi di cyberbullismo (Turkle,2012). La devianza emozionale,in tal senso, diventa macro settore in cui inserire lo studio del cyberbullismo a partire dal gap fra feeling rules e contesto sociale ed emotivo reale -virtuale legittimamente accettato e viceversa (Thoits,1989;1990; Hochschild,1989; 1990; 2006;2013).
Emotions are the result of a combination made by specific and general physiological activations linked to endogenous and socio-cultural factors (Iagulli, 2014) such as the social definition of situations and the cultural contexts itself (Gordon, 1989, 1990): “Social forces shaped the world and converted it into a fragment of experiences with a name, a story, a meaning and specific consequences” (Turnaturi, 1995:159). Emotional deviance is one of the most important examples of this condition: it occurs when there is no congruence between what individual feels in a social situation and what he/she should experience to be in harmony with social rules and vice versa (D'Andrea, 2005:78-79). At the base of emotional deviance, among the elements considered, there are: a) the social roles’ plurality simultaneously covered by the subject; b) situations of subcultural marginality; c) situations of role transitions; d) too much rigid rules to regulate roles and rituals (Iagulli, 2016) that are connected, in my analysis, to bullying and, in particular, to the cyberbullying phenomenon. The background of these behaviors, is the “interreality” space (Riva, 2014:60) that includes both the real and the virtual world in a very strong and interdependent interrelation dimension. In fact, talking about sociological emotions and their possible social dysfunctions, is not easy for the particular nature of the topic. The new frontiers of youth deviance (in terms of bullying/cyberbullying) (Anichini, Chiarugi, 2012) are based on the emotional behavior. Online relationships, in particular, are very real because they are able to bring true joys and sorrows in the general understanding: it is difficult, therefore, to distinguish between feelings in the network and emotions vis à vis. Children, in other words, get excited online but they do not really feel emotions; on the contrary, they experience these in an altered way, through media contents and messages that can be misunderstood. Emotional affordances (Hochschild, 1979, 1983, 2000) tested on line can be characterized by three specific elements: shock (repulsion); surprise (attraction) and security (Riva, 2014: 80). These emotions can be positive or negative, but they are disembodied: they exist but they aren’t really experienced (Ibidem). Social Media and Media act on the emotional component, “onlife”: there is a symbolic window through which the user looks at himself/herself as a “second self” (Salerno, Lena, 2016: 12-17). The connection seems to change, in an dysfunctional and dissonant emotional type of relation that transforms the ability to choose friends and to share certain contents rather than others, like in cyberbullying cases (Turkle, 2012). The emotional deviance, in this sense, becomes a macro theoretical sector that can be useful to study cyberbullying starting from the gap between feeling rules and the real social and emotional context - legitimately approved and vice versa (Thoits, 1989; Hochschild, 1989; 1990; 2006; 2013).
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9

IACOVELLI, DANILA. "STUDIO SULLA FUNZIONE AMMINISTRATIVA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/563.

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Resumen
"Funzione" è un termine di per sé neutro che si carica di significati diversi a seconda dei sistemi in cui è immerso. Nel diritto è un termine ricco di insidie perchè porta alle matrici stesse dell'ordinamento giuridico. Nel testo si analizza il concetto di funzione da un punto di vista storico-ricostruttivo per giungere alla definizione della funzione in senso obiettivo. Sulla base di tali premesse si spiegano gli istituti del diritto pubblico e le loro trasformazioni con particolare riguardo al mondo dell'amministrazione e alla diversità dei soggetti che oggi lo compongono.
This thesis analyzes the concept of public function with particular regard to administrative world. It starts by an historical point of view and arrives to a definition of function in an objective sense. This concept is used to explain the transformation of contemporary administration.
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IACOVELLI, DANILA. "STUDIO SULLA FUNZIONE AMMINISTRATIVA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/563.

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"Funzione" è un termine di per sé neutro che si carica di significati diversi a seconda dei sistemi in cui è immerso. Nel diritto è un termine ricco di insidie perchè porta alle matrici stesse dell'ordinamento giuridico. Nel testo si analizza il concetto di funzione da un punto di vista storico-ricostruttivo per giungere alla definizione della funzione in senso obiettivo. Sulla base di tali premesse si spiegano gli istituti del diritto pubblico e le loro trasformazioni con particolare riguardo al mondo dell'amministrazione e alla diversità dei soggetti che oggi lo compongono.
This thesis analyzes the concept of public function with particular regard to administrative world. It starts by an historical point of view and arrives to a definition of function in an objective sense. This concept is used to explain the transformation of contemporary administration.
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Libros sobre el tema "Responsabilità pubblica amministrazione"

1

Corradino, Michele. La responsabilità della pubblica amministrazione. Torino: G. Giappichelli, 2011.

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2

Bronzetti, Gianfranco. Casi tipici di responsabilità nella pubblica amministrazione. Padova: CEDAM, 1997.

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3

Ballero, Stefano. Funzione di comunicazione e responsabilità della Pubblica Amministrazione. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2010.

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4

Cortese, Wanda. La responsabilità per danno all'immagine della pubblica amministrazione. Padova: CEDAM, 2004.

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5

Il mercato nella pubblica amministrazione: Coordinamento, valutazione, responsabilità. Roma: Carocci, 2006.

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6

Ballero, Stefano. Funzione di comunicazione e responsabilità della Pubblica Amministrazione. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2010.

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7

Violante, Andrea. La responsabilità civile della pubblica amministrazione da atti e comportamenti illegittimi. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2003.

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8

Lionti, Salvatore Pensabene. Analisi di taluni profili della responsabilità della pubblica amministrazione per la lesione degli interessi legittimi. Torino: G. Giappichelli, 2004.

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9

Bronzetti, Gianfranco. La responsabilità nella pubblica amministrazione. Padova: CEDAM, 1991.

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10

Varenna, Italy) Convegno di studi di scienza dell'amministrazione (54th 2008. La responsabilità della pubblica amministrazione per lesioni di interessi legittimi: Atti del LIV Convegno di studi di scienza dell'amministrazione ... : Varenna, Villa Monastero, 18-20 settembre 2008. Milano: A. Giuffrè, 2009.

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Actas de conferencias sobre el tema "Responsabilità pubblica amministrazione"

1

Crupi, Valentina. "Verso una nuova consapevolezza dell'ambiente: l'agire collettivo per la definizione di nuovi spazi pubblici della città". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7957.

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Resumen
La necessità di reagire a situazioni nuove in ambito urbano, come quelle legate gli effetti dei cambiamenti climatici, sta favorendo lo sviluppo, in alcune città europee e americane, di azioni innovative da parte della cittadinanza. Se da un lato, infatti, sono ampiamente sperimentate politiche pubbliche urbane di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, dall'altro iniziano a fiorire esperienze 'dal basso' che si manifestano nello spazio quotidiano attraverso processi di cura e tutela del territorio promossi dagli abitanti. La traduzione fisica di queste pratiche sembra mostrare l'emergere di un nuovo tipo di spazio pubblico, dal forte carattere sociale, in cui si manifestano le volontà ecologiche della comunità. Queste esperienze, nate in America ma che hanno ormai una larga diffusione in altre parti del mondo, consistono in azioni più o meno organizzate, coordinate da amministrazioni e università, ma anche da associazioni studentesche, collettivi artistici e comunità di quartiere, e si attuano grazie alla presenza di una cittadinanza attiva e ricettiva. Il seguente intervento sostiene l'ipotesi che simili fenomeni rappresentino una risorsa importante per la conoscenza dei luoghi e lascino intravedere lo sviluppo di una rinnovata prospettiva di responsabilità condivisa e presa di coscienza sulle questioni ambientali. Si tenterà dunque di illustrare gli elementi che favoriscono un progetto condiviso di convivenza col rischio; delineare e definire quelli che sembrano essere i caratteri di un nuovo tipo di spazio pubblico; comprendere come la tecnologia 2.0 possa divenire dispositivo per lo scambio di risorse e di informazioni. Si tratta di una prima ricognizione che però lascia intravedere la ricchezza degli approcci e di possibili soluzioni.
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Informes sobre el tema "Responsabilità pubblica amministrazione"

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Sarafian, Iliana. Considerazioni chiave: affrontare le discriminazioni strutturali e le barriere al vaccino covid-19 per le comunità rom in italia. SSHAP, mayo de 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.024.

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Questo rapporto evidenzia come le discriminazioni strutturali e l'esclusione sociale influenzino le percezioni e gli atteggiamenti nei confronti del vaccino per il COVID-19 tra le comunità rom in Italia. Uno degli obiettivi è mettere in luce il ruolo che le autorità pubbliche e le comunità possono svolgere nel sostenere l'adozione del vaccino e nel contrasto ai più ampi processi di esclusione sociale.1 Le risposte contraddittorie che lo Stato italiano ha fornito durante la pandemia di Covid-19, insieme alle forme di esclusione già in atto, hanno comportato un aumento della sfiducia delle comunità rom nei confronti delle iniziative statali, impattando anche sull’adesione alla campagna vaccinale.2 Questo documento si propone di supportare e informare le amministrazioni locali e le istituzioni sanitarie pubbliche coinvolte nell’assistenza e nei processi di inclusione delle comunità rom in Italia. Il presente documento si basa su una ricerca condotta di persona e a distanza dal novembre 2021 al gennaio 2022 in Italia con le comunità rom e sinti di Milano, Roma e Catania. Sebbene queste comunità si caratterizzino per diversità storica e per differenti forme di identità linguistica, geografica, religiosa, sono state individuate delle somiglianze nel modo in cui hanno vissuto la pandemia di COVID-19 e nelle decisioni a proposito del vaccino. Questo documento è stato sviluppato per SSHAP da Iliana Sarafian (LSE) con i contributi e le revisioni di Elizabeth Storer (LSE), Tabitha Hrynick (IDS), Marco Solimene (University of Iceland), Dijana Pavlovic (Upre Roma) e Olivia Tulloch (Anthrologica). La ricerca è stata finanziata dalla British Academy COVID-19 Recovery: G7 Fund (COVG7210058) e si è svolta presso il Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La sintesi è di responsabilità di SSHAP.
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