Literatura académica sobre el tema "Relazione fra arti"

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Artículos de revistas sobre el tema "Relazione fra arti"

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Simonis, Annette. "Dantes Divina Commedia und Vita Nuova in Graphic Novels des 21. Jahrhunderts". Deutsches Dante-Jahrbuch 94, n.º 1 (23 de septiembre de 2019): 57–88. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2019-0004.

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Resumen
Riassunto Tra le adattazioni popolari delle opere dantesche nel XX e XXI secolo sono soprattutto i fumetti e le Graphic Novels a riscuotere il maggior successo. Il presente contributo si concentra su tre esempi scelti della ricezione produttiva della Vita Nuova e della Commedia nel fumetto, tutti pubblicati dopo il 2000. Si mostrerà come le adattazioni recenti non coltivino soltanto il riferimento intertestuale all’opera dantesca, ma si rifacciano anche a una tradizione plurisecolare di ricezione transmediale della Commedia nelle arti figurative, ricavando da questa ricca fonte impulsi fondamentali per la loro propria adattazione artistica. Un aspetto fondamentale per la presente analisi è infine la relazione intermediale, tipica dei fumetti, fra testo e immagine, che possono interagire in quanto componenti complementari o anche illuminarsi vicendevolmente in maniera ironica.
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Meli, Vivienne y Silvia Romano. "Desertificazione psichica e trasformazione: psicoterapia, arte e immagini con un gruppo di donne rifugiate e vittime di tratta". STUDI JUNGHIANI, n.º 50 (enero de 2020): 54–74. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2019oa8370.

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Il nostro articolo è un ampliamento della relazione che abbiamo tenuto del convegno "Art and Psyche: Conference IV. The illuminated imagination" organizzato dallo IAAP (International Association for Analytical Psychology), e svoltosi a Santa Barbara (California) lo scorso aprile. Vorremmo dare un contributo nell'ambito della riflessione sulla potenza evocativa e terapeutica delle immagini e con questo fine abbiamo provato a far dialogare pratica clinica e riflessione teorica, partendo dai contributi sull'argomento di C.G. Jung, D. Kalsched, V. Kast ed altri. Nell'esposizione si alterneranno momenti descrittivi, riguardanti un'esperienza di gruppo di psicoterapia espressiva (arteterapia) con donne rifugiate e vittime di tratta, e momenti di riflessione sulle possibilità che l'arte offre quale lingua comune, che permette di instaurare relazioni immediate, divenendo così strumento di integrazione. I materiali, il processo creativo e l'accoglienza ristabiliscono gradualmente un senso di controllo sugli eventi, andato perso col trauma: lavorare sulle proprie immagini offre delle possibilità riparative, a fronte degli effetti disintegrativi propri dell'esperienza traumatica. In questo modo si supera l'impasse di fronte al quale talvolta ci si trova quando si propone una terapia esclusivamente verbale a persone provenienti da altre culture e portatrici di gravi sofferenze
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Skinner, Patricia. "Room for tension: urban life in Apulia in the eleventh and twelfth centuries". Papers of the British School at Rome 66 (noviembre de 1998): 159–76. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004268.

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POSSIBILI TENSIONI: VITA URBANA IN PUGLIA NELL'UNDICESIMO E DODICESIMO SECOLOL'espansione economica della Puglia nel secolo undicesimo e succesivi produsse un corrispondente incremento nel numero di documenti che registrano transazioni urbane. Questo studio indaga l'evidenza fornita da tali documenti, concentrandosi in particolare su Bari e sui suoi residenti. Particolarmente utili per lo studio dei gruppi sociali urbani e delle relazioni familiari sono i documenti che registrano dispute e divisoni. È in genere considerato impossible rintracciare dinastie nei documenti pugliesi, tuttavia la famiglia e la sua proprietà rappresentano l'unità dominante dell'organizzazione, occupando spesso diverse case in congiunzione. Divisioni di proprietà erano generate dalla presenza di figli adulti o dalla morte del padre, con il conseguente stralcio della proprietà. Il ruolo delle donne sembra limitato a quello di equipaggiare e gestire la nuova casa e i loro testamenti spesso rivelano lasciti a domestici e schiavi. Tuttavia uno studio focalizzato verso la ricostruzione dell'organizzazione e assegnazione della proprietà delle donne e delle sequenze di nomi, un soggetto atipico nei documenti, può far luce su nuove relazioni tra e all'interno delle famiglie. Il caso della famiglia barese degli Alfaraniti viene utilizzato per mostrare come un cambiamento di prospettiva possa produrre una soluzione al problema della ricostruzione delle relazione familiari.
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Barnish, S. J. B. "Transformation and Survival in the Western Senatorial Aristocracy, c. A.D. 400–700". Papers of the British School at Rome 56 (noviembre de 1988): 120–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009582.

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Resumen
TRASFORMAZIONE E SOPRAVVIVENZA DELLA ARISTOCRAZIA SENATORIA OCCIDENTALE FRA V E VII SECOLOL'articolo studia le basi, i punti di debolezza e le capacità di sopravvivenza della classe senatoria italiana, e la pone a confronto con la sua omologa in Gallia. Si presta in primo luogo attenzione ai sistemi attraverso i quali avveniva il reclutamento dei senatori, ed alle relazioni complessive fra il Senato e la classe dei “nobiles” nel tardo Occidente Romano. Vengono quindi utilizzate delle statistiche per vedere come la categoria dei civili detentori del rango di “illustris”, fra 433 e 536 d.C., fosse in grado di autorinnovarsi — ed il Senato con essa—, o quanto invece avesse bisogno di reclutamenti esterni. Nell'articolo si esaminano altresi i rapporti di locale clientela fra senatori e aspiranti tali; i rapporti di parentela tra le famiglie senatorie dell'Italia Settentrionale e della Gallia; il ruolo antagonista della Chiesa nelle due aree; la posizione economica dei senatori, in progressivo deterioramento, e gli impegni politici e sociali derivanti dalla loro ricchezza. La situazione economica delle classi dominanti può essere esaminata in relazione a taluni sviluppi nelle modalità di trasferimento della proprietà, attraverso matrimoni ed eredità, nonché con mutamenti nella situazione demografica generale. In questo articolo vengono anche presi in esame gli effetti del Cristianesimo sui valori e sulla morale sessuale delia classe senatoria. Viene infine posto in rilievo che, a dispetto di una crescente debolezza e di un netto declino nel corso del VI secolo, l'aristocrazia italica, al pari di quella galloromana, mostrò una sorprendente capacita di sopravvivenza e di influsso nella società, sino alle soglie dell'era carolingia.
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Baiocco, Ruben. "Attualità di Welwyn Garden City e della città giardino". TERRITORIO, n.º 95 (mayo de 2021): 42–52. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-095005.

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Il contributo propone una rilettura delle teorie di Howard. L'attenzione è posta sulla relazione fra pianificazione regionale o sub-regionale e progetto economico della città giardino, considerati presupposti imprescindibili del modello (anche spaziale). Ciò, mettendo in luce alcune affinità con il più recente dibattito sulla dimensione territoriale del progetto di comunità sostenibili. Successivamente, a partire dal racconto della designazione di Welwyn Garden City come città satellite londinese, il contributo mira a indagare la relazione fra pianificazione e disegno urbano in un progetto green-oriented ante litteram, in cui l'uso delle alberature assume un significato che supera la funzione eco-sistemica.
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Izzet, Vedia E. "The Etruscan sanctuary at Cerveteri, Sant'Antonio: preliminary report of excavations 1995–8". Papers of the British School at Rome 68 (noviembre de 2000): 321–35. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003962.

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IL SANTUARIO ETRUSCO DI CERVETERI, SANT'ANTONIO: UNA RELAZIONE PRELIMINARE DEGLI SCAVI 1995–8Quale parte di un progetto di collaborazione fra il Consiglio Nazionale delle Ricerche e la Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale, un piccolo gruppo britannico è stato coinvolto nello scavo di parte del sito di santuario a Sant'Antonio, Cerveteri (1995–8). Lo scopo principale di questo lavoro era l'analisi paleobotanica. Questa relazione fornisce informazioni preliminari sulla struttura stratigrafica e presenta l'analisi dei resti vegetali da un'area del sito.
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Rambaldi (book author), Susanna Peyronel y Johnny L. Bertolio (review author). "Una gentildonna irrequieta: Giulia Gonzaga fra reti familiari e relazioni eterodosse". Renaissance and Reformation 37, n.º 1 (17 de mayo de 2014): 167–69. http://dx.doi.org/10.33137/rr.v37i1.21297.

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Rezzonico, Raffaele, Ivano De Simone, Wauder Garramboneº, Viola Ghidelli, Monica Luraschi, Annalisa Radice y Germana Mosconi. "Riflettere nella tempesta: la relazione tra arte, benessere e innovazione in un'esperienza di teatro sociale nell'ambito della salute mentale". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 2 (febrero de 2022): 89–103. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-002007.

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L'articolo presenta una ricerca che esplora il nesso tra arte, benessere e innovazione a partire da un'esperienza di teatro sociale nell'ambito della salute mentale, prendendo a riferimento il progetto Apprendisti Teatrali/INGIOCO, sviluppatosi dalla collaborazione tra il Centro Diurno di Riabilitazione Psichiatrica/Centro Psicosociale di Garbagnate Milanese - ASST Rhodense e l'Associazione culturale Mirmica. La ricerca mira a far emergere e articolare i fattori che nella storia decennale del progetto, e in particolare modo nella fase pandemica, hanno favorito oppure ostacolato la realizzazione di una agentività distribuita e di dinamiche co-evolutive che hanno a loro volta supportato processi di innovazione e adattamento personale, istituzionale e comunitario. Le possibilità di cambiamento e resilienza offerte dall'arte performativa in ambito psicosociale sembrano potersi attuare con più forza entro un progetto condiviso che si orienti al benessere territoriale e sappia mantenere viva la capacità di riformulare, a tutti i livelli, le prassi riguardanti i flussi di conoscenza, la presa di decisione e l'attribuzione di significati.
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Iacobone, Damiano y Ruben Baiocco. "Green and Sustainable Communities of Yester-day". TERRITORIO, n.º 95 (mayo de 2021): 17–18. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-095002.

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In occasione del centenario dalla fondazione di Welwyn Garden City (1920-2020), questo servizio è dedicato alla citta` giardino, da considerare forse la più radicale e rilevante eredita` del ‘town planning and design' britannico e della tradizione utopistica. I saggi che costituiscono la sezione partono tutti da una riconsiderazione dei principi iniziali di Ebenezer Howard, mettendone in luce aspetti differenti, per analizzare la diffusione coeva del modello in ambito europeo e statunitense, o aspetti non scontati come la relazione tra pianificazione urbana e questione alimentare. L'obiettivo e` una valutazione sul lascito delle citta` giardino, come una vicenda, fra teoria e prassi, della pianificazione e del disegno della citta` all'origine di molte questioni della citta` contemporanea.
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Cancila, Rossella. "La corte vicereale di Sicilia tra pubblico e privato: dinamiche cortigiane, ruoli, poteri". Librosdelacorte.es, n.º 23 (23 de diciembre de 2021): 164–97. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2021.13.23.007.

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Il saggio delinea alcuni caratteri della corte del viceré in Sicilia in età asburgica: la sua famiglia, la cerchia dei confidenti, composizione e articolazione dei ruoli istituzionali, costi, forme del coinvolgimento. Ne emerge un contesto articolato, uno scenario in cui si confrontavano poteri di diversa intensità e in competizione sul territorio, si determinavano scontri giurisdizionali, dispute patrimoniali e accordi matrimoniali, liti e vendette private: elementi che evidenziano la complessità del rapporto fra nobiltà periferica e potere centrale, relazioni interpersonali e reti di livello internazionale, pratiche negoziali diffuse, che confermano la rappresentazione di un regno niente affatto passivo alla volontà di Madrid.
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Tesis sobre el tema "Relazione fra arti"

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Pittalis, Enrico <1994&gt. "L'evoluzione della relazione uroborica fra videogioco e musica: il singolare caso di transculturalità dell'industria videoludica giapponese". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16926.

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Oggi l’industria videoludica è un gigante multimiliardario che ha superato le vendite di quella musicale e cinematografica. Gli studi sono divisi: una parte sostiene che il videogioco debba essere riconosciuto come una forma artistica: dai primi anni del XXI secolo i videogiochi sono stati protagonisti di mostre di alcuni grandi musei, soprattutto negli Stati Uniti come Il MoMA. Ancora nel 2006 Miyamoto Shigeru, papà di Super Mario, è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettre della Repubblica Francese. Molti prendono le distanze: il creatore di videogiochi Kojima Hideo sostiene che i videogiochi contengano lavori d’arte ma abbiano una natura intrinsecamente di massa che renderebbe la creazione di videogiochi un servizio, contrapposto ad interessi “di nicchia” dell’arte. Questi dibattiti trovano solitamente un terreno comune nel riconoscere quali siano le componenti recanti significati artistici nel medium videoludico, cioè la narrativa, la musica e l’arte grafica. Obiettivo di questa ricerca non è discutere la natura artistica del videogioco; verrà analizzata la musica dei videogiochi, con riferimento alle altre due componenti artistiche cercando di spiegare come queste abbiano trovato il loro spazio all’interno del videogioco. L’analisi verterà sull’industria giapponese. Le motivazioni dietro questa scelta comunque sono svariate; in questo paese che il medium assunse molte delle sue attuali caratteristiche. Negli ultimi decenni del XX secolo il Giappone si impose sul mercato come uno dei Paesi più tecnologicamente avanzati e sviluppò rapidamente la più grande industria videoludica esistente. In particolare, i videogiochi realizzati in Giappone sono stati inoltre tra i primi a portare degli elementi di natura culturale all’interno della storia dei giochi stessi, a contribuire al successo di alcuni generi e – principale interesse di questa tesi – ad arricchire l’estetica e l’elemento musicale all’interno dei giochi. Alcune aziende condizionarono questo sviluppo del settore, esportando i propri videogiochi in tutto il pianeta e influenzando altre società su precise scelte estetiche, economiche, di marketing e gestione. In Giappone sono nate delle serie di grande successo con diverse decine di titoli, diventate dei franchise transmediali. L’aspetto di osservazione, cioè il sonoro dei videogiochi ha vissuto dei cambiamenti molto importanti che hanno permesso un’evoluzione velocissima passando in pochi decenni dall’utilizzo di pochi suoni campionati fino alla registrazione di intere orchestre, coerentemente con l’evoluzione del videogioco stesso che in pochi anni ha conosciuto dei grandi cambiamenti. Mentre avveniva questa rapida evoluzione è interessante notare che nell’industria giapponese vi siano stati svariati casi di compositori, squadre di sound designer e tecnici che hanno lavorato per la stessa compagnia per tre decenni e più vivendo in pieno questi cambiamenti portando elementi innovativi, adattandosi all’evoluzione del settore e condizionandola con il proprio lavoro. La ricerca analizzerà le implicazioni di questi processi.
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Aurilio, Daniele. "Leonardo Savioli: il contributo figurativo all'opera architettonica". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1246394.

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La ricerca indaga il contributo delle arti figurative all’opera architettonica di Leonardo Savioli articolandosi in tre momenti di indagine: - La prima fase si occupa della formazione figurativa che vede Savioli dedicarsi fin da subito alla pratica del disegno e della pittura rivelando non solo la conoscenza dei protagonisti dell’arte italiana e toscana ma anche interessanti affinità con l’avanguardia espressionista che trovò terreno fertile già nella Firenze di inizio Novecento. Precoce anche l’interesse per il paesaggio, come rivelano gli scritti giovanili, così come determinanti si rivelano gli “incontri fatali” con alcuni autori del passato, quali il Signorelli, Il Pontormo fino a Rosai e Vedova, l’influenza di alcune città come Ferrara, Orvieto e Venezia più dell’amata Firenze e, infine, l’interpretazione di opere come la Certosa di Ema, la Chiesa di S. Maria del Giglio di Venezia e di Notre Dame de Haut a Ronchamp. Fra i maestri, quelli dichiarati Michelucci e Scarpa, ma soprattutto Le Corbusier. Essenziale l’apporto delle avanguardie e l’interesse verso coloro che considera i due pilastri dello spazio moderno: Cézanne per la rielaborazione dello spazio architettonico e Van Gogh per la definizione dello spazio esistenziale. - La seconda fase è dedicata all’analisi dell’opera artistica e architettonica. L’analisi dell’opera artistica ha permesso di definire nel tempo le caratteristiche inerenti il linguaggio, la struttura compositiva e l’iconografia. Onnipresente la figura umana, tale da suggerire l’approfondimento iconologico. L’analisi dell’opera architettonica nel tempo ha permesso di definire l’evoluzione del linguaggio, dei temi e dei contenuti e di integrare le conoscenze sulla metodologia progettuale, individuando in particolare alcuni strumenti ricorrenti nel processo compositivo: la definizione dell’elemento matrice, la sua iterazione, la variazione di scala, il frammento, l’astrazione. - La terza fase approfondisce le relazioni fra la arti chiarendo il contributo figurativo all’opera architettonica. Se la pratica giovanile dell’astrazione torna nelle ultime opere a confrontarsi con gli aspetti del paesaggio antropico e naturale, appare più significativo il contributo della raffigurazione del corpo umano, sempre presente in quel processo che trasferisce temi, strutture e figure dalle esercitazioni grafiche e pittoriche alle opere di architettura. La relazione fra corpo e architettura avviene in due modalità: alle traduzioni letterali o destrutturate della figura umana che informano rispettivamente gli alzati e le planimetrie di opere più e meno note si sostituisce progressivamente l’interpretazione delle sue strutture interne o dell’articolazione delle sue componenti. Infine, approfondimenti che contestualizzano alcune note opere nel contesto culturale nazionale e internazionale permettono di individuare alcune relazioni sincroniche e diacroniche fra le discipline artistiche e architettoniche nonché quei contributi o suggestioni esterne che Savioli recepisce e assorbe nella propria poetica confermandone la figura, fra le più complesse e stimolanti del secondo Novecento italiano.
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BERDELI, LEMAN. "Fra creatività scenica e ritmo del disegno: Pietro Gonzaga e la sua relazione con l'avanguardia Russa". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1541913.

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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Libros sobre el tema "Relazione fra arti"

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Poli, Daniela, ed. Agricoltura paesaggistica. Florence: Firenze University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-437-0.

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L’agricoltura è la prima delle arti, nasce da un progetto, dalla modificazione cosciente di un contesto, utilizzando conoscenze tramandate e accumulate nel tempo. L’agricoltura contemporanea, figlia della ‘rivoluzione verde’, del fordismo e della sua crisi, ha voltato le spalle a questo sapere che era in grado di produrre non solo alimenti, ma anche tutela ambientale e qualità estetica. I testi raccolti in questo volume intendono alimentare riflessioni e pratiche nei vari settori della pianificazione e progettazione del territorio e del paesaggio – da quello universitario a quello politico, tecnico, professionale e amministrativo – che portino il mondo dell’agricoltura a riconquistare un ruolo centrale nel disegnare nuove relazioni fra abitanti e territorio. In questi scritti, il paesaggio agrario rappresenta un’opportunità per produrre un contesto in cui sia piacevole vivere, con un approccio lontano dalla deriva estetizzante di un malinteso immaginario ‘pittoresco’, ma attento piuttosto ad un’estetica di tipo contestuale, che nasce dentro e dal mondo rurale.
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Caterina, Spetsieri Beschi, Lucarelli Enrica, Greece Presveia (Italy) y Associazione per lo sviluppo delle relazioni fra Italia e Grecia., eds. Risorgimento greco e filellenismo italiano: Lotte, cultura, arte : mostra promossa dall'Ambasciata di Grecia e dall'Associazione per lo sviluppo delle relazioni fra Italia e Grecia, Roma, Palazzo Venezia, 25 marzo/25 aprile 1986. Roma: Edizioni del sole, 1986.

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