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1

Sala, R. "Bioetica e nursing. Il senso morale del prendersi cura. Riflessioni di etica infermieristica". Medicina e Morale 49, n.º 3 (30 de junio de 2000): 525–51. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.784.

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Resumen
L’indagine sulla cura, e sulla relazione che si instaura tra i soggetti del rapporto di cura, mette a fuoco alcuni elementi fondamentali dell’assistenza infermieristica come pratica di cura. La cura è infatti la modalità della relazione tra infermiere e malato, in cui prevale il bisogno di “prendersi cura” della persona nella ricerca delle risposte “giuste” ai suoi bisogni individuali; la cura avviene all’interno di un preciso contesto, di una situazione particolare, determinata dall’irripetibilità delle esperienze di chiunque necessiti di cure. L’attenzione alla relazione e al contesto entro il quale si svolge, che assume particolare importanza nella prospettiva dell’etica della cura, permette di riprendere il dibattito attorno all’etica dell’infermieristica e alla sua originalità rispetto alla bioetica e, in particolare, alla bioetica dei principi, accusati di astrattezza e di inefficacia normativa. Riprendendo alcuni suggerimenti provenienti dalla riflessione femminista, l’etica infermieristica restituisce un ruolo centrale alla virtù del soggetto agente, alla valenza pratica del suo agire, alla dimensione relazionale.
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Rondanini, Daniele. "Il rapporto analitico con il paziente rabbioso". PSICOBIETTIVO, n.º 1 (marzo de 2021): 34–46. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-001004.

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Resumen
L'introiezione dell'immagine distorta di sé derivata dall'identificazione con il genitore abusante genera l'insediamento nel proprio sistema psichico di un sé alieno che può avere le caratteristiche di un sé sabotante, capace di attaccare e minare le realizzazioni e le relazioni sane, proprie e altrui, con pensieri, comportamenti e atteggiamenti distruttivi e autodistruttivi di natura narcisistica, grandiosa e rabbiosa. La stessa cura analitica è indotta ad affrontare l'ostilità del paziente nel setting. Per essere efficace, l'analista, oltre a intendere il non analizzato del paziente grazie al proprio controtransfert, persegue un costante impegno di autoanalisi per riconoscere ed elaborare i propri "resti non analizzati", che la relazione terapeutica lascia emergere, così da favorire lo sviluppo della cura e della relazione stessa.
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Lala, Roberto y Luca Nave. "Caregiving: etica e relazione di cura". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 1 (abril de 2020): 84–97. http://dx.doi.org/10.3280/pri2019-001008.

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Tronto, Joan. "Cura e politica democratica. Alcune premesse fondamentali". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 38 (septiembre de 2010): 34–43. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038004.

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Resumen
A partire dalla definizione di cura elaborata insieme a Berenice Fischer, si argomenta come la cura sia un importante strumento concettuale per qualunque genere di teoria politica. Ciň che diviene essenziale č un'analisi delle dimensioni della cura, delle dinamiche di potere insite in ogni relazione di cura, nonché del piů ampio contesto che modella tali preoccupazioni. L'articolo tratteggia, nello specifico, i caratteri essenziali del rapporto fra cura e politica democratica, che postula la ricerca di una riduzione delle asimmetrie nelle relazioni di cura. Affinché i cittadini democratici svolgano bene i compiti di cura e in un modo compatibile con la vita democratica, essi devono immaginarsi allo stesso tempo sia come soggetti che forniscono cura sia come soggetti che la ricevono. Il grande passo da compiere č dunque avvedersi che l'espressione to care significa sempre sia dare sia ricevere cura e solo quando ciň sarÀ stato pienamente compreso si sarÀ in grado di elaborare una teoria democratica davvero inclusiva che riconosca alla cura il suo giusto posto.
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Lingiardi, Vittorio y Giuseppe Di Cicilia. "La relazione terapeutica: quando una relazione diventa veicolo di cambiamento?" QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, n.º 45 (enero de 2020): 101–18. http://dx.doi.org/10.3280/qpc45-2019oa8990.

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Cosa fa di una "relazione" una relazione che cura? La ricerca sul funzionamento e l'efficacia della psicoterapia, in termini sia clinici (effectiveness) sia statistici (efficacy), continua a rappresentare uno dei temi principali della letteratura scientifica. Inizialmente studiata solo in ambito psicoanalitico, negli ultimi anni la relazione terapeutica è stata approfondita anche da altre prospettive teoriche. Alleanza terapeutica, azione terapeutica, relazione reale, transfert, risposte emotive del terapeuta, caratteristiche del paziente, caratteristiche del terapeuta, attaccamento, sistemi motivazionali interpersonali: sono questi alcuni degli ingredienti attivi della situazione clinica. Oggi tutti concordano nell'affermare che la relazione terapeutica è il prodotto dell'incontro tra due soggettività, quella del paziente e quella del terapeuta. La diade terapeutica si ritrova costantemente a co-costruire lo spazio della cura in un'ottica bi-personale. In questo contributo verranno presentati e discussi gli aspetti principali che caratterizzano la relazione terapeutica in una prospettiva d'integrazione tra ricerca empirica e pratica clinica.
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6

Valentini, Vincenzo, Elisa Marconi, Loredana Dinapoli y Calogero Casà. "Come cambia la percezione della professione medica di fronte alla richiesta di morte". Medicina e Morale 71, n.º 4 (22 de diciembre de 2022): 413–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1218.

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Nel contesto di una società in continua e rapida evoluzione, la morte si ripresenta come una ineludibile tematica di peculiare urgenza esistenziale. Sebbene, infatti, il progresso tecnologico e delle scienze mediche abbia facilitato una risposta tecnica alla domanda di salute che sempre di più incontra metodiche multimodali e multidisciplinari di terapia, la tecnologia di cura relega spesso il paziente ad una solitudine esistenziale dove, pur in presenza di una terapia per la sua malattia, non trova spazio una relazione di cura per la sua sofferenza. Questa dicotomia della cura, che si suddivide da una parte nel “trattare” dall’altra nell’“essere presente”, porta, soprattutto nel contesto del fine vita, al rischio di attestare la cura al solo livello tecnico, rendendo ‘giustificata’ la richiesta del paziente al medico di ‘somministrare il fine vita’, sopprimendo l’eco relazionale di ritorno del medico di fronte al bisogno umano del paziente. Lo scopo di questo articolo è di recuperare le riflessioni legate all’esperienza clinica ed umana propedeutiche ad accompagnare il paziente in un percorso relazionale offrendogli, nelle varie fasi della cura, una “eco di ritorno”, utili a non comprimere la percezione del medico a livello di somministratore automatico.
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Ricci Bitti, Pio Enrico. "La comunicazione interpersonale: espressione delle emozioni e comportamento non verbale nell'interazione sociale e nella relazione di cura". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 2 (octubre de 2021): 145–55. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12603.

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Il contributo, a partire dall'interesse di Canestrari per il colloquio clinico e la relazione di cura nella pratica medica, descrive alcuni filoni di ricerca sviluppatisi dal 1970 in poi nell'Istituto di Psicologia dell'ateneo bolognese su alcuni aspetti e processi della comunicazione interpersonale: il repertorio comunicativo non verbale e le sue funzioni nell'interazione sociale; l'espressione e la regolazione delle emozioni nelle relazioni interpersonali. Sulla base dei risultati delle indagini svolte viene affrontato, sul piano applicativo, il delicato problema della formazione e dell'addestramento dei professionisti della salute alla relazione interpersonale in generale ed al colloquio clinico in particolare; vengono descritte esperienze di addestramento alla relazione col paziente mediante la tecnica del role-playing con l'uso della videoregistrazione e di addestramento al primo colloquio clinico mediante la tecnica del video feedback in piccolo gruppo.
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8

Pulcini, Elena. "Per una filosofia della cura". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 38 (septiembre de 2010): 9–20. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038002.

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Da sempre svalutato e marginalizzato dalla riflessione filosofica, il tema della cura č tornato a imporsi all'attenzione, particolarmente all'interno del pensiero femminista. A partire dal testo di Carol Gilligan In a different voice, si č sviluppato un dibattito che coinvolge molti approcci disciplinari. Ciň che tuttavia resta ancora inesplorato č il problema delle motivazioni che stanno a fondamento della relazione di cura. Qui la filosofia puň offrire il suo fondamentale contributo: riabilitare la cura significa ripensare il soggetto, per opporre al paradigma moderno di un soggetto sovrano quello di un soggetto in relazione. La de-rimozione e la valorizzazione della costitutiva vulnerabilitÀ del soggetto consente di fondare l'universalitÀ della cura e di uscire dalla falsa alternativa tra individualismo e altruismo: vale a dire di pensare un soggetto capace di cura in quanto si riconosce a sua volta bisognoso di cura.
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Marinelli, Massimiliano. "La Medicina Narrativa, pratica comunicativa che orienta la cura verso la persona". Medicina e Morale 70, n.º 1 (12 de abril de 2021): 55–71. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.929.

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È urgente dirigere la relazione medico paziente verso la persona, per evitare che essa scada in senso riduzionistico e tecnicistico e che si concentri sugli aspetti biomedici della malattia, mettendo a repentaglio la dignità stessa del paziente. Tale direzione, tuttavia, non può essere avviata senza strumenti in grado di rispondere alle esigenze di questo rinnovato rapporto. Questo saggio ritiene che la Medicina Narrativa disponga di tali strumenti in quanto pratica comunicativa che orienta la cura verso la persona. Secondo tale definizione la Medicina Narrativa si pone ontologicamente in ogni relazione di cura, in quanto la cura si dà attraverso atti comunicativi in una determinata atmosfera etica. Il riconoscimento della narrazione come elemento essenziale in ogni relazione di cura è un’operazione densa di implicazioni epistemologiche. Attraverso l’ermeneutica e la fenomenologia, il saggio analizza le implicazioni legate al significato del narrativo per la persona, al carattere riflessivo del sé e all’identità personale. L’analisi effettuata fa emergere uno statuto epistemologico di una pratica comunicativa che riconosce il primato della persona e il fine della cura, da realizzare attraverso il dialogo interpersonale, alla ricerca di una concordanza. La Medicina Narrativa, inoltre, presenta un punto di vista particolare sull’altro, che non è mai un estraneo, sia perché è necessario conoscerne la prospettiva, sia perché la sua presenza entra costitutivamente nella identità stessa del medico. Infine, la dimensione narrativa induce a considerare la relazione come un valore da perseguire e da difendere e, di conseguenza, fa approdare la Medicina Narrativa verso un’etica della cura.
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Piccinini, Gaia y Federica Gardini. "Dal sintomo al significato. La relazione terapeutica nella fenomenologia clinica". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 38 (septiembre de 2010): 93–104. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038008.

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Resumen
Il significato e il valore del termine cura vengono qui indagati dal punto di vista di un'importante scuola di pensiero contemporanea, quella della fenomenologia antropologica applicata alla relazione clinica. Questo orientamento, che ha avuto inizio con il medico e filosofo Viktor von Weizsäcker (1886-1957), ha dato vita a nuovi modi di intendere e praticare la cura in ambito medico, tra cui quello del Medical Humanismus. L'approccio fenomenologico alla relazione clinica fa della categoria della comprensione piů di quella della spiegazione; della nozione di significato piů di quelle di segno o sintomo, gli strumenti interpretativi privilegiati per vivere e condurre la relazione tra medico e paziente. Il percorso di cura davvero efficace e mirato č dunque inteso come quello di un medico la cui ars sia dedita a restaurare e ricomporre l'integritÀ emotiva e assiologica della persona malata, aiutandola a reinterpretare il proprio universo esistenziale, drammaticamente sovvertito per prioritÀ, caratteristiche e potenzialitÀ dall'avvento del patico.
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Cigoli, Vittorio, Marialuisa Gennari, Caterina Gozzoli y Davide Margola. "Curare la relazione di coppia. L'incontro tra pratica clinica e ricerca empirica". RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, n.º 55 (julio de 2022): 7–38. http://dx.doi.org/10.3280/pr2022-055002.

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È sempre più diffusa la richiesta di cura avanzata da coppie, siano esse coniugali, di fatto o ricostituite. Ciò è dovuto anche alla trasformazione dello scenario culturale relativamente al rapporto tra relazione di coppia e relazione familiare. La clinica di coppia è così diventata un vero e proprio genere terapeutico con sue specificità, in cui il cliente è la relazione tra i partner e il destino di tale relazione. Il contributo focalizza poi l'attenzione sulle differenti concezioni epistemologiche ed etiche che guidano il lavoro clinico con la coppia. La prima concezione, quella supportata empiricamente (Empirically Supported Treatments), propone un'etica basata sull'efficacia-utilità della cura; la seconda, quella supportata qualitativamente, si fonda su un'etica relazionalmente orientata e tende verso la ricerca di senso sia in merito alla relazione di coppia sia alla relazione coppia-terapeuta. Affronta poi, entro tale cornice, la questione della differenza, cruciale nel fare ricerca sulla psicoterapia, tra teoria e modello per un verso e tra metodo e tecniche per l'altro. Evidenzia infine come sia possibile un reale ed efficace incontro tra pratica clinica e ricerca empirica a proposito della relazione di coppia aldilà delle differenze tra modelli terapeutici. A tale proposito vengono offerte indicazioni metodologiche in grado di tener conto sia della variabile personale (i partner, ma anche il terapeuta), sia del legame in quanto tale (la relazione di coppia, ma anche la relazione terapeutica).
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Delle Fave, Antonella. "La relazione di cura e il benessere condiviso". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 1 (enero de 2011): 57–67. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-001006.

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La relazione di cura puň essere un'importante opportunitŕ di costruzione e condivisione di benessere, sia per il paziente che per l'operatore sanitario. Numerose ricerche negli ultimi due decenni hanno studiato questi aspetti, mettendone in evidenza le potenzialitŕ e le ricadute positive per la qualitŕ di vita dei lavoratori, dei loro assistiti, e della collettivitŕ in cui vivono.
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Basti, Gianfranco. "Relazione di cura e filosofia duale della mente". Philosophie und Psychotherapie, hg. von Nicola Gianinazzi und Peter Schulthess 10, n.º 1 (abril de 2020): 44–49. http://dx.doi.org/10.30820/1664-9583-2020-1-44.

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Muraccini, Renzo. "Come il sale, le azioni "fuori dall'ordinario" sono ingredienti indispensabili nel trattamento dei pazienti borderline". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2011): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001008.

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L'autore focalizza l'attenzione sulla particolare modalitŕ di presa in carico di pazienti con disturbo borderline di personalitŕ in un Centro di Salute Mentale. A partire da tre diverse storie cliniche viene sottolineata l'importanza di alcune "azioni" che spesso possono apparire come una "fuoriuscita dal setting istituzionale" ma che si rendono necessarie per la presa in carico di questi pazienti: portatori di storie "traumatiche" nelle loro relazioni primarie, instancabili, faticosi, in una parola "stabili nella loro instabilitŕ". Queste azioni costituiscono il sale - inteso come ingrediente necessario nella relazione terapeutica - e rispondono alla necessitŕ, insita nell'organizzazione borderline, di sperimentare sia in modo ambivalente e contradditorio la "presenza concreta e agita" del terapeuta e la "prova" della fiducia nei suoi confronti. Questa particolare modalitŕ di relazione richiama il concetto di "now moment" che Stern individua come "elementi" indispensabili di "svolta" nella relazione terapeutica, co-creati e co-vissuti e che aprono ad un nuovo orizzonte terapeutico perché contengono implicitamente l'esperienza della "fiducia" e della "comprensione empatica" da parte del terapeuta. Questa modalitŕ di presa in carico che pone al centro la "ricerca attiva di questo tipo di esperienza" si realizza non solo attraverso una relazione individuale ma richiede un Gruppo multidisciplinare che operi pur nelle diversi funzioni in modo analogo e condivida una idea comune del paziente e del modo di prenderlo in cura: il "sale" viene contenuto in ogni tipo di relazione e pone l'operatore e i servizi davanti al problema sia delle caratteristiche della sua persona che dell'organizzazione dei Servizi come elementi indispensabili per poter realizzare una siffatta presa in carico.
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Castiglioni, Micaela. "Cercasi nonni? Per quale relazione di cura ed educativa?" MINORIGIUSTIZIA, n.º 3 (septiembre de 2012): 186–94. http://dx.doi.org/10.3280/mg2012-003024.

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Baldini, Valeria. "Infermieristica e antropologia: possibili percorsi". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 1 (19 de marzo de 2013): 53–58. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1004.

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Dopo avere fondato l'infermieristica come disciplina ci occupiamo della relazione tra antropologia ed infermieristica. L'antropologia non solo ci avvicina alle esperienze “altre” ma ci consente di pensare ad una possibile etnografia del gesto di cura, proiettando così il gesto di cura in una dimensione socioculturale per conoscere il quale occorre conoscere le specifiche culture.
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Baldini, Valeria. "Saga filosofico antropologica del nursing: 3a parte.: Infermieristica, antropologia e storia: la memoria del gruppo professionale come atto fondativo". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 2 (14 de junio de 2013): 126–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1022.

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Dopo avere fondato l'infermieristica come disciplina e avere delineato la relazione tra antropologia e infermieristica, percorriamo una possibile etnografia del gesto di cura. Pro-iettando il lavoro di cura in una dimensione socioculturale, si è costruita una mappa concettuale dalla quale parte il percorso che incontra la medicina e il nursing narrativo.
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Bordese, Goffredo y Franco Merlini. "Internet: nuove domande di cura?" RUOLO TERAPEUTICO (IL), n.º 117 (junio de 2011): 46–58. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-117005.

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L'articolo nasce da un momento di supervisione di gruppo, in seguito alla discussione su un paziente arrivato in cura tramite un contatto via internet. Questo caso ha generato in tutti i partecipanti alcune riflessioni circa le caratteristiche dei pazienti che contattano uno psicologo con strumenti telematici, il ruolo degli psicologi nella relazione terapeutica, la deontologia nel processo terapeutico, i rischi da contemplare. La riflessione proposta dall'articolo pone principalmente due temi centrali: uno legato al mondo dei giovani psicologi, alla loro necessitŕ di farsi conoscere e trovare pazienti mantenendo un equilibrio nel proporsi, un ruolo chiaro, nitido, senza rischiare di svalutare la propria immagine e quella della categoria, conservando un approccio etico e deontologicamente corretto; l'altro, al mondo del paziente e alla formulazione di una domanda d'aiuto fatta con uno strumento "atipico" secondo l'ortodossia del mondo psicologico.
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Ricci, Elena. "Le virtù comunicative nella relazione medico-paziente". Medicina e Morale 69, n.º 4 (29 de diciembre de 2020): 503–21. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.855.

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Per lungo tempo, la comunicazione è stata considerata un elemento secondario nella pratica medica e questo aspetto ha spesso inciso negativamente sulla relazione medico-paziente. A dimostrare ciò, vi sono molti studi i quali, volendo analizzare le mancanze che i pazienti lamentano maggiormente delle pratiche sanitarie, rilevano tra le principali proprio la poca cura da parte dei medici nel momento della comunicazione. Per sopperire a questa debolezza, una sempre più fiorente letteratura si è occupata di gettare luce su questo aspetto, mostrando ad esempio come una cattiva comunicazione possa ledere la fiducia e conseguentemente l’alleanza terapeutica, elemento essenziale della relazione medico-paziente. Una non meno fiorente produzione ha cercato inoltre di illuminare quali siano quei particolari tratti del carattere che, debitamente coltivati, favoriscono il buon agire dell’operatore sanitario. Tuttavia, curiosamente, questi due ambiti non sono stati fino ad ora messi in correlazione, se non indirettamente. Intento del presente lavoro è quello di illustrare il nesso che li lega, mostrando l’imprescindibilità dell’aspetto comunicativo nella pratica medica ed evidenziando quanto il risultato di una buona relazione medico-paziente dipenda dal modo in cui il professionista si pone entro la relazione di cura. Per questa ragione, utilizzando come paradigma la Virtue Ethics, nell’ultimo paragrafo di questo lavoro si propone una lista di virtù che, maturando nel professionista, possono rendere la pratica comunicativa una buona pratica.
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Testa, Ferdinando. "Quando Perseo incontra Medusa: psicosi e relazione". STUDI JUNGHIANI, n.º 51 (julio de 2020): 113–20. http://dx.doi.org/10.3280/jun51-2020oa10106.

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Resumen
L'autore evidenzia il rapporto tra il modello analitico junghiano e la cura delle psicosi, utilizzando la dimensione del mito e dell'inconscio collettivo. Lo scritto parte dall'esperienza effettuata all'interno di un contesto istituzionale, una struttura residenziale intermedia per la cura dei pazienti psichiatrici con gravi patologie, in cui il lavoro analitico si è confrontato sia con la dinamica relazionale paziente- terapeuta, ma anche con il sistema gruppo-istituzione. Il lavoro analitico, in tal senso, si è avvalso del patrimoniomitologico per acquisire immagini, simboli ed emozioni che hanno permesso una migliore comprensione del vissuto e del linguaggio della dimensione psicotica.
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Testa, Ferdinando. "Quando Perseo incontra Medusa: psicosi e relazione". STUDI JUNGHIANI, n.º 51 (julio de 2020): 113–20. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2020oa10106.

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L'autore evidenzia il rapporto tra il modello analitico junghiano e la cura delle psicosi, utilizzando la dimensione del mito e dell'inconscio collettivo. Lo scritto parte dall'esperienza effettuata all'interno di un contesto istituzionale, una struttura residenziale intermedia per la cura dei pazienti psichiatrici con gravi patologie, in cui il lavoro analitico si è confrontato sia con la dinamica relazionale paziente- terapeuta, ma anche con il sistema gruppo-istituzione. Il lavoro analitico, in tal senso, si è avvalso del patrimoniomitologico per acquisire immagini, simboli ed emozioni che hanno permesso una migliore comprensione del vissuto e del linguaggio della dimensione psicotica.
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Fassino, Secondo. "Aspetti specifici del supporto psicologico nella relazione medico-paziente terminale". Medicina e Morale 46, n.º 5 (31 de octubre de 1997): 923–37. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.868.

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Le comunicazioni medico – paziente, anche non verbali, attivano trasformazioni emotive e poi biologiche, che agiscono sui sistemi di reazione dell’organismo specie nelle fasi terminali della malattia. La reazione psicologica del malato è il risultato di difese regressive e anche progressive fruibili per processi più avanzati di adattamento e di “senso”. Le reazioni psicologiche del medico sono condizionate da difese dall’angoscia e motivazioni inconsce alla professione, tra sentimenti di impotenza e di onnipotenza. La condanna alla sconfitta induce una riformulazione costante del progetto di cura: la morte come oggetto di cura, non solo fine della cura. È richiesto un supporto psicologico specifico al paziente terminale. La strategia è quella dell’accompagnamento del paziente attraverso le fasi della malattia verso la morte, piuttosto che dell’esplorazione dei vissuti profondi di colpa, indegnità, aggressività. Questi aspetti vengono proposti soltanto se il paziente segnala di volerli e poterli affrontare; in genere, occorre favorire un impiego ottimale dei meccanismi di negazione, di scissione e dei bisogni di trascendenza. L’accompagnamento è una “presenza significativa” che considera il transfert di conoscenza, il contratto di non abbandono, i bisogni di significato e di trascendenza, le dinamiche della separazione, la compromissione di identità, ecc. Tali interventi sono attuabili oltre che da psichiatri o psicologi clinici, anche da medici oncologi e infettivologi, purché formati alla “relazione terapeutica”. Il training deve considerare non solo gli aspetti cognitivi, ma soprattutto quelli emotivi e personali, anche in considerazione dei rischi elevati di burn out che ripetuti interventi di questo tipo comportano. Le competenze sui bisogni psicologici del morente sono parte dei metodi della buona pratica clinica: tra i suoi obiettivi c’è anche la qualità della morte.
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Casati, Elisa y Silvia Donato. "La relazione tra i familiari e l'équipe di cura della Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA): la prospettiva degli operatori". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 2 (agosto de 2020): 25–51. http://dx.doi.org/10.3280/pds2020-002002.

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Obiettivo: la transizione relativa al trasferimento della persona anziana non autosufficiente dal domicilio a una struttura residenziale è complessa e caratterizzata da una vasta gamma di vissuti emozionali ambivalenti per tutti gli attori coinvolti. Obiettivo della ricerca qui presentata è quello di indagare e descrivere la percezione che gli operatori dell'équipe di cura e assistenza della RSA hanno dei vissuti e dei bisogni che accompagnano il familiare nella scelta dell'istituzionalizzazione e all'ingresso in RSA, dei vissuti e dei bisogni di cui gli operatori stessi fanno esperienza nella relazione con i familiari in questa fase del percorso di cura, non-ché delle possibili risposte a tali bisogni secondo il punto di vista dell'operatore. Metodologia: il disegno di ricerca adottato è di tipo qualitativo e si avvale di interviste somministrate a nove operatori facenti parte dell'équipe di cura e assistenza di una RSA del Nord Italia. Risultati: dalle interviste emerge un operatore consapevole sia delle molteplici e ambivalenti emozioni esperite dal familiare durante la transizione, sia delle motivazioni che lo portano a scegliere l'istituzionalizzazione del proprio caro. L'operatore riconosce inoltre l'importanza di spazi di confronto e incontro con i familiari, ma nel contempo riporta come, a livello fattuale, non esi-stano spazi di effettivo e reale coinvolgimento dei caregiver informali. La precisione con cui l'operatore riconosce emozioni e motivazioni del familiare non sempre però corrisponde ad altrettanta consapevolezza per i propri vissuti emotivi e per come essi agiscano nella relazione con il familiare, ad indicare una specifica area di bisogno formativo e di accompagnamento degli operatori in questa complessa relazione.
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Bassetti, Anna, Luca Gaburri, Giancarla Panizza y Barbara Panzeri. "Prove di paradigmi integrativi nella cura dell'adolescenza". MINORIGIUSTIZIA, n.º 1 (julio de 2021): 170–78. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001018.

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L'esperienza che segue è frutto dei venti anni di lavoro della Fondazione L'aliante con gli adolescenti e le loro famiglie. Tale percorso ha permesso di venire a contatto con bisogni in costante cambiamento, di pensare e sperimentare nuove risposte e di riflettere sugli esiti degli interventi realizzati. Ha inoltre posto le équipe di lavoro di fronte a riflessioni relative all'integrazione delle culture professionali, individuali e di gruppo. Di seguito si presentano due spaccati delle attività della Fondazione: il Centro Diurno, anche tramite la presentazione di un caso, e la Comunità, approfondendo in particolare la relazione tra pensiero individuale e di gruppo.
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Carla, Weber. "Accogliere l'ambiguitŕ. Risonanze ambigue nella relazione psicoterapeutica". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 17 (diciembre de 2011): 56–74. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-017005.

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Il contributo muove dall'ipotesi che le risonanze relazionali sono per loro stessa natura ambigue, non essendo mai l'uno riducibile del tutto all'altro. Esplora alla luce della base naturale della stessa relazione psicoterapeutica la "pars costruens". Accettare un certo compromesso con la vischiositŕ delle posizioni ambigue, implica, di conseguenza, l'approfondimento della capacitŕ di contenimento dell'ambiguitŕ in una determinata relazione psicoterapeutica e l'apprendimento al contatto con l'ignoto e l'indifferenziato. Il riferimento agli apporti teorici di Ferenczi, Bion, Winnicott, Bleger, consente di approfondire come co-evolve la risonanza nella relazione psicoteraputica e le possibilitŕ di attivazione di un'area intermedia, generativa di cambiamento. La clinica, inoltre, puň godere delle esperienze dei poeti e degli artisti per comprendere quanto l'ambiguitŕ sia fonte della creazione, e perciň della vita stessa. Oltre all'esplorazione dei vincoli e delle possibilitŕ di utilizzo della rilevanza generativa dell'ambiguitŕ nella relazione psicoterapeutica, il contributo esplora la natura stessa dell'ipotesi dello spazio intermedio nel setting della cura e la natura ambigua di quello stesso spazio.
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Pirotta, Mara. "Questioni di Famiglia: la relazione del genitore maltrattante con il figlio all'interno di un servizio di Spazio Neutro". MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA 24, n.º 3 (enero de 2023): 61–75. http://dx.doi.org/10.3280/mal2022-003004.

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Che cos'è Spazio Neutro? Come può essere utile questa tipologia di servizio nella garanzia del diritto di visita e relazione di un figlio minorenne con il genitore che ha agito un maltrat-tamento? Quali strategie è possibile mettere in campo per proteggere e insieme facilitare la relazione genitore/figlio? Come permettere la compartecipazione al percorso di incontri pro-tetti del genitore collocatario? Questi alcuni degli interrogativi su cui si cercherà di riflettere nel corso dell'articolo, cercando di generare una connessione tra pratiche, teorie e azione educative messe in campo. Di fondamentale importanza è la progettazione del setting spa-zio-temporale e delle attività messe in scena che, dalla messa in sicurezza, arrivino ad uno spazio di esperienza in cui rimettere in gioco, in una logica più funzionale, ruoli e stili geni-toriali e di cura.
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Stenico, Enrico. "Lo psicoanalista: uomo di fede?" GRUPPI, n.º 3 (diciembre de 2012): 67–74. http://dx.doi.org/10.3280/gru2011-003005.

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Prendendo spunto dagli articoli di Claudio Neri, riflettendo sul valore giuridico dell'espressione "in fede" e rivisitando il racconto biblico di Giobbe, si riprende e si approfondisce l'importanza che il terapeuta mantenga un atteggiamento positivo e di fiducia nelle risorse del paziente, accompagnandolo nei momenti piů oscuri ed incerti del percorso di cura e difendendolo dalla distruttivitŕ del suo Sé luciferino. Il Fattore F rappresenta in tale prospettiva una funzione testimoniale positiva, incarnata dal terapeuta, specie nei passaggi piů difficili del percorso di cura, sia della possibilitŕ di aprirsi fiduciosamente a nuovi orizzonti esistenziali e relazionali, sia dell'importanza del perseguire pur nelle vicissitudini della relazione terapeutica la promozione della persona, nell'accezione lopeziana.
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Tinti, Maria Rosa y Graziano Valent. "Dialettiche del dolore. Follia e relazione di cura nel pensiero di Italo Valent". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (marzo de 2016): 99–123. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2016-001007.

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Lenzi, Leonardo. "Uno sfondo etico-antropologico per la presa in carico del disabile grave". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 3 (abril de 2012): 9–15. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003002.

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Resumen
Il presente contributo si propone di: 1) esaminare le principali questioni etiche relative al trattamento e alla cura della persona gravemente disabile, confrontandosi con le difficoltŕ di tipo economico, strutturale e programmatico che essi incontrano; 2) discutere dal punto di vista etico, sulla base di tali considerazioni, il cosiddetto Ashley Treatment, come caso significativo rispetto ai valori in gioco; 3) proporre scenari futuri della relazione di cura del disabile alla luce della maggiore diffusione della PGD e dei progressi della terapia genica; 4) evidenziare i presupposti e le possibili ricadute antropologiche di tali questioni e indicare il contributo offerto dall'antropologia cristiana.
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Guglielmetti, Chiara, Silvia Gilardi, Sara Casati y Paolo Monti. "Divenire partner del team di cura: qualitŕ del servizio e senso di appartenenza negli adulti con Beta Talassemia Major". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 1 (marzo de 2012): 87–109. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-001006.

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Resumen
Il contributo presenta i risultati di una ricerca che ha coinvolto 137 pazienti adulti affetti da Beta Talassemia Major. A partire da un'analisi della letteratura sulle dimensioni che caratterizzano un sistema di presa in carico della malattia cronica, č stato esaminato il rapporto tra elementi di gestione collaborativa della cura e la percezione di controllo della malattia in relazione a due outcomes: la soddisfazione per il servizio di cura e la soddisfazione per la qualitŕ della vita. Inoltre si č voluto indagare in via esplorativa il contributo del costrutto senso di appartenenza alla comunitŕ di cura nel legame con i livelli di soddisfazione per il servizio e la qualitŕ della vita. I risultati confermano la rilevanza del senso di appartenenza alla comunitŕ di cura quale significativo predittore di entrambi gli outcomes. La soddisfazione per le cure trova nella dimensione della fiducia l'altro significativo predittore, mentre la soddisfazione per la qualitŕ della vita viene spiegata anche dall'apporto della percezione di controllo sulla malattia.
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Matteoni, Alba. "Il tempo e lo spazio nell'universo anoressico - una relazione". RIVISTA ITALIANA DI GRUPPOANALISI, n.º 1 (junio de 2011): 83–95. http://dx.doi.org/10.3280/rig2011-001006.

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La nascita della persona alla propria soggettivitŕ č collegata alla possibilitŕ di operare una cesura nei confronti della continuitŕ offerta dalle figure genitoriali interne, in particolare dalla madre. Questo lavoro narra la complessa relazione con una paziente anoressica per un tratto di percorso caratterizzato dalla difficoltŕ a operare tale cesura e, conseguentemente, ad abitare uno spazio e un tempo definiti entro cui ascoltare e prendersi cura di sé, della propria corporeitŕ. L'ascolto dei propri desideri comporta un grosso travaglio perché apre all'Altro, alla separazione dalle istanze genitoriali interne, alla trasformazione.
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Grassi, Elena y Nicola Marsigli. "Ritiro sociale in adolescenza. Il caso di Sara in una visione cognitivista". PSICOBIETTIVO, n.º 2 (junio de 2022): 118–25. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-002010.

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Resumen
Nell'articolo viene presentato il caso clinico di Sara, una ragazza di 14 anni ritirata da 8 mesi, inquadrato secondo una visione terapeutica cognitivo-comportamentale. Verrà evidenziata la particolarità e l'importanza dei primi contatti, che, come spesso avviene per questa tipologia di pazienti, passa attraverso l'uso delle nuove tecnologie di comunicazione. L'aggancio e l'instaurarsi di una relazione terapeutica validante sono spesso, infatti, le chiavi per poter avviare un percorso di cura.
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Lo Piccolo, Alessandra. "Pedagogia e cura delle fragilità: suggestioni educative e proposte didattiche per la prevenzione dei comportamenti aggressivi". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 1 (junio de 2020): 531–51. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9495.

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La scuola è un sistema relazionale complesso in cui abitano persone portatrici di bisogni, desideri, emozioni, aspettative, paure, angosce, ansie. La Pedagogia, che ha avuto da sempre il compito di interpretare, conoscere e orientare l'educazione e la formazione, ancora una volta deve cercare di fornire ad ognuno strumenti e competenze, lenti per leggere e criteri per, sviluppare abilità di adattamento, responsabilità, autonomia di pensiero e di azione. Una riflessione sui fenomeni di aggressività e violenza che caratterizzano il panorama sociale, oggi, specie tra le più giovani generazioni, impone domande specifiche su quali possano essere gli interventi educativi per gestirli e prima ancora, poterli prevenire. Si sente più che mai la necessità di percorsi educativi fondati sulla convivenza, la relazione pacifica, la condivisione, il riconoscimento di tutti e di ciascuno. In questa sede si è cercato di promuovere un approccio integrato, che tenga conto di istanze multidisciplinari e multidimensionali, individuando in una efficace educazione e formazione umana alle emozioni, una via possibile per rispondere a tale emergenza. Il contributo cerca di mettere in evidenza percorsi possibili, in una visione sistemica e complessa del fenomeno.
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Papale, Sandro. "Gli occhi oltre la maschera". PSICOBIETTIVO, n.º 3 (diciembre de 2022): 116–19. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-003011.

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In questo commento dell'articolo Le mille guerre di Iryna di Alessia Buccino l'autore evidenzia come dalle guerre nascono nuovi modelli, nuove epistemologie e procedure cliniche efficaci. Per la cura diventa essenzia- le andare oltre il mero evento, anche se traumatico e terribile, e relazionarsi all'altro come individuo con la sua identità e soggettività. L'autore evidenzia il concetto di maschera al quale è legata l'etimologia del termine persona. Riusci- re a prendere contatto con l'altro al di là della maschera permette di creare una relazione e una comunicazione significativa per il paziente e per il terapeuta. Infine creare un intervento a più livelli e a più voci permette di creare quella rete sanitaria che cura.
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Argenti, Maria y Anna Bruna Menghini. "Post-Covid Intergenerational Living". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 128 (julio de 2022): 59–70. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-128006.

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I recenti mutamenti sociali, uniti all'emergenza pandemica, hanno rivelato la necessità di riformulare modelli abitativi e di accoglienza basati sui principi del vivere solidale e sulla relazione fra le diverse generazioni. Il panorama architettonico internazionale ci offre esempi di strutture multifunzionali integrate nella dimensione del quartiere e sistemi diffusi di spazi condivisi per la vita, il lavoro e la cura, adeguati alla popolazione anziana ma inseriti in contesti sociali intergenerazionali.
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Ferruta, Anna. "Affidarsi/Isolarsi. Una figura combinata del rapporto curanti/malati in epoca Covid". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 34 (enero de 2021): 39–47. http://dx.doi.org/10.3280/eds2020-034004.

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I curanti, proprio nel momento in cui venivano esposti al contagio del Covid, si sono trovati isolati: loro, i curanti, gli altri, i malati. I ruoli tra sanitari e pazienti si sono divisi in modo netto, sia per il tipo di patologia (il disturbo del respiro e l'intubazione impediscono di parla-re e mascherano la mimica emotiva reciproca) sia per il distanziamento a cui tutti erano sot-toposti. È venuta così a scarseggiare quella dinamica relazionale curante/paziente, nella qua-le lo scambio di parole, di sguardi, di proteste, di sorrisi, crea quel tessuto di reciprocità che alimenta la vita psichica di entrambi. L'esperienza dei Gruppi Balint ci ha insegnato che a curare è la relazione medico-paziente nei due sensi, anche in quello riferito al medico, che nell'ascolto delle emozioni suscitate dall'incontro con il paziente attinge conoscenze e nutri-mento per sé e per l'altro. Prendersi cura è uno dei fondamenti antropologici della condizio-ne umana, riguarda tutti, non solo per riparare a un deficit, ma per la consapevolezza che senza questo alimento relazionale qualsiasi competenza si inaridisce.
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Giannakoulas, Andreas y Max Hernandez. "Rimembrare la mente e rammentare il corpo". PSICOANALISI, n.º 2 (enero de 2011): 69–81. http://dx.doi.org/10.3280/psi2010-002007.

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Winnicott sostiene che l'individuo sano deve sentire il suo corpo come il fondamento del sé immaginativo. Questo č stato sottolineato alcuni anni dopo in riferimento a ciň che chiamň(insediamento) come processo che permette "l'acquisizione di una relazione stretta e semplice tra la psiche e il corpo e il funzionamento corporeo". Un adeguatopotrebbe essere impedito molto presto nella vita come conseguenza del fallimento ambientale. In questo caso il funzionamento mentale viene a soffrire di una rigiditŕ prematura e acquista la qualitŕ di una "cosa" (di un oggetto) in se stessa. In queste situazioni, spesso la mente sostituisce la madre e diventa ciň che si prende cura del bambino stesso. In altri termini il problema č la relazione del sé con la mente.
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Berrini, Roberto, Renato Sidoti, Federica Beltrami, Laura De Vecchi, Eugenia Luraschi y Lucia Monicchi. "La dipendenza da sostanze come modalità di disattivazione del sistema dell'attaccamento: una ricerca su un campione di pazienti degenti in comunità terapeutica". MISSION, n.º 51 (abril de 2019): 7–16. http://dx.doi.org/10.3280/mis51-2018oa7515.

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Questo lavoro si propone di esaminare la connessione tra lo sviluppo di una dipendenza patologica dalle sostanze e la presenza di una diagnosi di attaccamento insicuro, valutato attraverso la somministrazione del Separation Anxiety Test (SAT) su un campione di pazienti degenti in comunità terapeutica. Per ogni paziente sono evidenziati i principali dati storici, ricavati all'interno di un setting psicoterapeutico, che permettono di inferire la sua vicenda di allevamento nella relazione con entrambi i genitori.  Il pattern di attaccamento individuato con il SAT trova corrispondenza nello schema relazionale prevalente adottato dal soggetto nel contesto di cura, consente di orientare le decisioni terapeutiche e aiuta a regolare la responsività degli operatori. I risultati dell'indagine evidenziano la presenza nella quasi totalità del campione di pattern insicuri di attaccamento, con un'elevata percentuale di modelli operativi interni disorganizzati. Questi dati trovano conferma in analoghe ricerche sul pattern di attaccamento di soggetti dipendenti da sostanze.  È quindi possibile che la sostanza, per le sue qualità dopaminergiche che attivano i circuiti cerebrali legati alla ricompensa, alla gratificazione, risponda ad una domanda del soggetto che proviene da uno stato carenziale originario, connesso con esperienze prevalentemente non gratificanti, se non dolorose, nella relazione di caregiving. Sono stati inoltre confrontati i pattern di attaccamento dei soggetti con diagnosi di alcolismo con quelli dei soggetti che hanno una diagnosi di tossicodipendenza in cui le sostanze principali sono oppiacei e cocaina.
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Gennart, Michèle y Marco Vannotti. "Umane fratture, ambiti di cura, ambiti di formazione". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2022): 13–46. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001002.

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La formazione in psicoterapia è intrinsecamente modellata dal nostro modo di pensare all'essere umano. Che cosa, nell'esistenza umana, ci espone alla (psico)patologia? Cosa può essere considerato benefico e trasformativo nello scambio terapeutico? E analogamente quale atteggiamento nella formazione, così come nella terapia, potrebbe essere più umano? Facendo riferimento al pensiero fenomenologico, gli Autori esaminano lo statuto singolare attorno al quale ruotano la psicopatologia e la terapia: il fenomeno patico. Il "patico" si riferisce alla multiforme vulnerabilità che contraddistingue la nostra condizione umana e che segna anche la nostra apertura, la nostra fondamentale sensibilità a ciò che accade nell'incontro. La dimensione patica della malattia - più che i sintomi - costituisce la realtà immediata e pregnante per il paziente. La terapia può essere definita come un movimento intersoggettivo di incontro, di comune cammino e di scambio, dove il terapeuta mette le sue conoscenze teoriche, il suo saper fare e la sua presenza al servizio della persona in cura, per tendere ad uno stare meglio con se stesso, con gli altri e nel mondo. Allo stesso modo, la formazione è chiamata a realizzare un incontro trasformativo tra formatori e studenti. La formazione in psicoterapia si baserebbe su questa iniziazione viva e pensante alla condizione umana: alla sua fondamentale natura "patica", segnata dalla possibilità sia della perdizione e dell'annientamento, che della fiducia e del compimento. Nel suo cammino, l'allievo deve poter contare non solo sull'esperienza, ma anche sulla relazione con formatori impegnati che lo sostengono e lo guidano, e sulla solidarietà attiva, sullo spirito cooperativo del gruppo dei compagni per affrontare il ‘meraviglioso' e lo ‘sconcertante' dell'incontro con il pathos.
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Schimmenti, Adriano y Michele S. Piccolo. "Il contesto relazionale: intervista a Lewis Aron". INTERAZIONI, n.º 1 (julio de 2011): 111–35. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-001010.

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In questo contributo viene presentata un'intervista con Lewis Aron, autore considerato per i suoi contributi teorici e per il suo impegno istituzionale una delle figure piů significative della psicoanalisi relazionale. L'intervista č introdotta da una breve rassegna critica degli scritti di Aron e prende spunto dal concetto di "percorso psicoanalitico" per poi dipanarsi su tematiche proprie dell'autore intervistato. Nello specifico, si accenna alla questione della continuitŕ-discontinuitŕ dei recenti sviluppi psicoanalitici rispetto alla teoria classica; si collegano le trasformazioni teoriche e tecniche in psicoanalisi con i contesti culturali, storici e geografici di riferimento; si affronta la questione delle "chiavi terapeutiche" - quali insight, erlebnis, legame, relazione - presentate storicamente nelle diverse teorie psicoanalitiche. Attraverso un approccio tendenzialmente pragmatico e costruttivista, Aron affronta le domande poste riguardanti la storia, la teoria e i metodi della psicoanalisi evidenziando le contraddizioni a suo parere intrinseche nella cura psicoanalitica, fino a proporre il "contestualismo" quale fondamento del modello relazionale in psicoanalisi.
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D’ascenzio, Anna. "Linee di cura. La mobilità biografica nello spazio del Terzo Settore". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 2 (enero de 2023): 43–58. http://dx.doi.org/10.3280/we2022-002004.

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Nel paper si analizzerà il professionista della cura come un attore sociale che agisce all'interno del Terzo settore. L'attore occupa uno spazio di riproduzione sociale storicizzato da rapporti di forza, alleanze di status, conflitti di ruolo ed economie di scala, in un campo di trasformazioni sociali. In tale spazio, pratiche e retoriche sono da mettere in relazione alla più complessa questione antropolo-gica del dono. Nel testo si proverà a definire qualitativamente il grado di irriflessività/riflessività nella professione di cura (di per sé soggetto relazionale) come dialettica della vulnerabilità tra il richiedente cura e l'operatore sociale. Come già scritto da Pierre Bourdieu rispetto alla formazione dell'habitus, l'agente sociale risulta essere l'effetto di una complessa combinazione di capitali (economici, culturali e relazionali) in un campo economico. Nel nostro caso, egli è oggetto di habitus ma anche di un apriori giuridico definito come Politique de la Ville. La sintetica espressione indica, anche nel caso italiano, una forma di sovranità statuale, geograficamente localizzata, generata della riscrittura del Titolo V nella Costituzione italiana (2001) e dell'elaborazione della Legge 328/2000. Nel testo si proverà a spiegare che entrambi i dispositivi, oltre a con-tribuire alla fine dei Trente Glorieuses, partecipano al diverso funzionamento dello Stato sociale, ma anche alla diversa definizione professionale dell'operatore. Il soggetto/oggetto di tale traiettoria professionale agisce ed è agito dalla norma, all'interno di un processo non lineare e asimmetrico. Un pro-cesso che non gli assicura un posizionamento sociale solido. Metodologicamente, la figura dell'operatore sarà indagata come esito di una traiettoria biografica ordinata da uno status vulnerabile correlato a polisemici ruoli di dipendenza e creatività. .
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Sava, Vito. "La fiducia nella dimensione del tempo". GRUPPI, n.º 3 (diciembre de 2012): 51–65. http://dx.doi.org/10.3280/gru2011-003004.

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Resumen
L'articolo propone alcune riflessioni sul tema della fiducia dal punto di vista del tempo. L'autore prende in considerazione, attraverso materiali clinici tratti da psicoterapie psicoanalitiche individuali in setting privato e nell'ambito del servizio pubblico, alcuni processi attraverso cui si evolve l'esperienza della fiducia nella relazione terapeutica. Il tema del tempo viene considerato sia nel processo del trattamento psicoterapeutico (tempo delle sedute, tempo della cura, tempo delle pause, tempo dell'inconscio), sia come elemento essenziale che struttura e consolida il processo di nascita, sviluppo e stabilizzazione della fiducia. Alcune ipotesi vengono proposte sul rapporto tra fiducia, relazione transferale e ritmi della terapia. L'articolo si conclude con alcuni riferimenti sul rapporto tra la fiducia, il tempo, con un particolare accento al tema della scrittura del materiale clinico, intesa come costruzione di un nuovo oggetto di relazione tra terapeuta e paziente, che richiede pertanto un ulteriore atto di fiducia nella funzione del processo analitico non solo nella spazio della seduta ma anche nei luoghi e nei tempi che precedono e seguono l'incontro con il paziente.
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Dias, Elizangela Chaves. "La cura del creato: prospettiva Biblico-pastorale del codice sacerdotale (Lv 17-26)". Estudos Bíblicos 37, n.º 144 (28 de diciembre de 2021): 222–33. http://dx.doi.org/10.54260/eb.v37i144.377.

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Nel cuore della Torah, il libro del Levitico è il centro letterario e teologico del Pentateuco, sia per la sua posizione nella sequenza canonica dei libri sia per la centralità dell'esortazione rivolta ai suoi ascoltatori-lettori passati e presenti: “Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2). Nonostante i pregiudizi che circondano il libro del Levitico a causa del suo contenuto ritualistico o legale, una lettura attenta del libro alla luce del suo scopo pedagogico è affascinante soprattutto quando questo si riferisce alla cura del creato, poiché il libro si propone di offrire istruzioni e prescrizioni che consentano al suo destinatario di vivere alla presenza di Dio ed in armonia con il creato, poiché la convivenza e la partecipazione alla santità di Dio richiedono un certo impegno da parte della comunità, di ogni uomo e di ogni donna, nell'osservanza di determinate norme riguardo la relazione con Dio, con il prossimo e, come dimostrerà questo articolo, riguardo alla sacralità della vita degli animali (Lv 17,11.14), alla cura della flora (Lv 19,23-25) e alla cura della terra (Lv 25,2.5).
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Tognetti, Bordogna Mara. "Gli immigrati tra innovazione organizzativa e cambiamenti culturali". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 181–93. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122013.

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La presenza di immigrati ha determinato trasformazioni sociali che hanno interessato in generale la struttura e l'organizzazione della societŕ. Il vero cambiamento è stato prodotto, nel sistema di welfare sanitario. Partendo dal presupposto che questi, nelle societŕ moderne, è uno dei principali sistemi esperti, nel nostro contributo andremo a cogliere, sia i gradi di apertura o chiusura reciproca degli attori, sia le strategie messe in atto nella relazione di cura. Partendo dall'analisi di studi di caso, nel paper, evidenzieremo, come la presenza d'immigrati, che accedono alle risorse sanitarie, è una questione che interroga le politiche sanitarie costituendo un'occasione per innovare i sistemi organizzativi che si occupano della cura. I soggetti migranti nel sistema dei servizi possono essere, in alcune realtŕ operative, occasione per l'apprendimento di nuove regole procedurali, nuovi stili relazionali, forme di collaborazione interorganizzative ma anche di sperimentazione di pratiche di innovazione organizzativa.
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Dasara, Eloisa y Elisabetta Todaro. "Curare l'uomo, non il sintomo: la promozione della salute sessuale nella sclerosi multipla secondo l'approccio integrato". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 2 (noviembre de 2020): 23–45. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2020-002002.

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La sclerosi multipla è una patologia autoimmune cronica e degenerativa, ad eziologia sconosciuta, che colpisce il sistema nervoso centrale. Da un'indagine AISM-CENSIS del 2017 emerge come circa il 50% delle persone affette da tale patologia lamentino sofferenza significativa nell'area di funzio-namento psicologico; tale dato viene ipotizzato strettamente correlato al tema del-la graduale diminuzione dell'autosufficienza percepita. Tale dimensione diviene ancora più presente qualora il soggetto si trovi in una relazione di coppia, la quale passa dall'essere simmetrica e paritaria all'essere caratterizzata da una iniqua di-stribuzione del senso di autonomia e autosufficienza. Stando a quanto diffusamente affermato dalla Dichiarazione dei Diritti Sessuali, dai documenti tecnici e dalla letteratura scientifica internazionale, la salute sessuale è fondamentale nella definizione del benessere individuale e relazionale. Di conseguenza, anche quando un soggetto si trovi in una condizione di patologia cronica ingravescente, è necessario non solo indagare l'eventuale presenza di disa-gi nella sfera sessuale, ma anche utilizzare strumenti di intervento integrato per po-terli affrontare adeguatamente. Dall'analisi della letteratura considerata emerge come, nonostante la mole di studi prodotti in direzione di una gestione integrata tra diverse competenze clini-che, emergano numerose difficoltà nell'armonizzare i diversi interventi in un mo-dello di cura integrato. Si ipotizza che tale scenario sia conseguenza della profonda scissione esistente, ancora oggi, nella presa in carico dei pazienti con patologia cronica, considerati "corpo" o "psiche", con una conseguente impossibilità di prendersi cura dell'uomo nella sua complessità.
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Trotta, Domenico. "Funzione erettiva, concezione e sessualitŕ di coppia". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 2 (diciembre de 2011): 88–91. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2011-002018.

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Negli ultimi anni la ricerca scientifica sui metodi contraccettivi si č interessata allo sviluppo di metodi ormonali anche per l'uomo, rispondendo cosě alla necessitŕ di una maggior condivisione dei rischi e delle responsabilitŕ della contraccezione nonché ad una maggiore paritŕ tra i sessi e ad uno sviluppo della pianificazione familiare. L'Eiaculazione precoce (EP) colpisce circa il 30% degli uomini di tutte le etŕ determinando un impatto negativo sulla qualitŕ della vita e della relazione di coppia. La psicoterapia moderna per la cura della EP prevede l'integrazione di diversi approcci: psicodinamico, sistemico, cognitivo e comportamentale, all'interno di un modello psicoterapeutico a breve termine.
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Simonelli, Chiara. "L'eiaculazione precoce e la sessualitŕ di coppia". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 2 (diciembre de 2011): 81–83. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2011-002016.

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Negli ultimi anni la ricerca scientifica sui metodi contraccettivi si č interessata allo sviluppo di metodi ormonali anche per l'uomo, rispondendo cosě alla necessitŕ di una maggior condivisione dei rischi e delle responsabilitŕ della contraccezione nonché ad una maggiore paritŕ tra i sessi e ad uno sviluppo della pianificazione familiare. L'Eiaculazione precoce (EP) colpisce circa il 30% degli uomini di tutte le etŕ determinando un impatto negativo sulla qualitŕ della vita e della relazione di coppia. La psicoterapia moderna per la cura della EP prevede l'integrazione di diversi approcci: psicodinamico, sistemico, cognitivo e comportamentale, all'interno di un modello psicoterapeutico a breve termine.
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Dondi, Lavinia. "Ambiti rurali fragili e progetto di paesaggio: quali strategie di azione". TERRITORIO, n.º 93 (enero de 2021): 107–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093017.

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L'obiettivo del testo è quello di porre in relazione gli ambiti rurali ‘fragili' al progetto di paesaggio, inteso come un processo di rilettura e trasformazione capace di prendersi ‘cura' di determinati luoghi. Per approfondire tale interazione è stato necessario sia individuare gli elementi fisici portanti di cui si compongono gli ambiti rurali - suolo produttivo, sistema di irrigazione e trama dei percorsi - e su cui lavorano le pratiche di progetto, sia strutturare una riflessione sui possibili effetti - lacerazione o alterazione processuale - relativi ai fenomeni di indebolimento che rendono necessario l'intervento. Attraverso una selezione di casi studio individuati nello scenario rurale europeo, la volontà è quella di delineare tre modalità di azione progettuale - di trasformazione, di modificazione o di rigenerazione - che si relazionano a condizioni specifiche di disequilibrio sistemico.
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Lasio, Diego. "Differenze di genere e distribuzione del carico familiare nelle famiglie eterosessuali". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 2 (mayo de 2011): 69–82. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-002006.

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La ricerca sulla divisione del carico familiare nelle famiglie eterosessuali evidenzia che sono ancora le donne a farsi maggiormente carico del lavoro domestico e della cura dei figli. Perdura la convinzione che gli uomini e le donne siano essenzialmente differenti rispetto alle loro predisposizioni e, quindi, ai ruoli che possono assumere. I partner distribuiscono il carico familiare sulla base del proprio genere, come se questo fosse un aspetto fisso dell'identitŕ, ancorato al dato biologico, e non suscettibile di cambiare in relazione alle diverse condizioni storiche, sociali e culturali. Il presente lavoro, dopo aver analizzato l'approccio biologico e quello socio culturale, esamina le principali utilizzate per la spiegazione di tale iniqua distribuzione. Comprendere i motivi del forte sbilanciamento tra donne e uomini nella distribuzione del carico familiare č importante per gli effetti che tale iniquitŕ puň avere sul benessere dei partner e sulla qualitŕ della relazione.
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Daniela, Galardi. "Occuparsi dell'altro: compito interrotto da perseguire?" RICERCA PSICOANALITICA, n.º 1 (diciembre de 2011): 71–85. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-001005.

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L'Autrice, psicanalista esperta di psicologia delle emergenze, vuole approfondire le motivazioni sottese al prendersi cura delle vittime in situazioni di eventi disastrosi. La coazione a ripetere che si evolve in "coazione alla cura" diventa la possibilitŕ per il terapeuta di "occuparsi di sé" attraverso la relazione di aiuto. A partire da questa ipotesi, l'autrice si interroga sul rischio di instaurare una collusione che potrebbe ri-traumatizzare il paziente e bloccarne lo sviluppo. La maggior consapevolezza dell'analista delle proprie funzionalitŕ inconsce puň permettergli di costruire con la vittima/paziente un processo interpersonale, caratterizzato dalla condivisione, ma anche dalla distanza necessaria per riflettere su quanto sta accadendo. Diventa cosě possibile "dare parola": nuova narrazione che nel suo essere condivisa diventa esplicita e riconoscibile. Tale opportunitŕ č un'alternativa alla ripetizione dei conflitti intrapsichici del passato, che riapre la processualitŕ del divenire evolutivo e il perseguimento del desiderio nella sua dimensione reale-progettuale.
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