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Tesis sobre el tema "RECUPERO RIFIUTI"

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Olfati, Hanieh. "Riciclo e recupero di rifiuti di plastica". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2185/.

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Tabarelli, Enrico. "Rifiuti prodotti nel settore marmifero: applicazioni e recupero". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Resumen
Con il presente elaborato, si vuole fornire un contributo alla conoscenza sul riutilizzo degli scarti derivanti dall’estrazione e lavorazione nelle cave di marmo, per aggiungere un’ulteriore tassello per arriva ad un’economia circolare anche in questo settore. Viene descritta la realtà del comprensorio apuo-versiliese, le cave e le tecnologie utilizzate per l’estrazione e le lavorazioni. Successivamente, viene presentata la regolamentazione europea e regionale sulla gestione e lo smaltimento dei rifiuti di cava, definiti rifiuti speciali. È stata presentata una breve sintesi delle regolamentazioni europee e regionali riguardanti l’attività estrattiva, con particolare riguardo alla problematica del trattamento dei rifiuti speciali dal punto di vista legislativo. Attraverso il caso della Cooperativa Apuana Vagli, si prende in esame uno studio reale dove analizzare le problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti generati dall’attività estrattiva. Il materiale prodotto dai tagli dei blocchi in cava è stato campionato e sottoposto ad analisi granulometriche di laboratorio. Dai risultati è stato possibile ottenere le proprietà fisiche del materiale analizzato, grazie alle quali sono stati ipotizzati i possibili riutilizzi.
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Caminati, Andrea. "il recupero ed il riciclaggio di materiali dai rifiuti urbani". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/410/.

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4

Pagliarani, Matteo. "Repowering e soluzioni avanzate per sistemi di recupero energetico da rifiuti". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5555/.

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5

Seudi, Kouamo Dorine. "Recupero di metalli e terre rare dai rifiuti elettrici ed elettronici". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7044/.

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Farina, Anna. "Soluzioni innovative per il recupero di materia dal ciclo dei rifiuti". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1442.

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Resumen
2011 - 2012
The enhancing waste productions, the change in its composition along with the widespread awareness of environmental issues have increased the technical interest towards the implementation of suitable waste management strategies. Aim of these strategies is the minimization of waste amount and hazardousness as well as the identification of correct treatment and disposal systems, reducing the environmental impact and enhancing the recovery of materials and energy. The implementation of an integrated waste management system represents the most suitable option to enhance waste recovery, thus reducing landfill disposal. In this context, the characterization of the materials subjected to recovery activities is a fundamental phase, because of the potential health and environmental risk connected to the reintroduction, in the cycle of matter, of waste substances, which are potentially harmful. Into consideration of these problems, the research was aimed at: identifying innovative methods for material recovery from waste; studying and promoting the implementation of the most appropriate characterization procedures, in order to minimize the risk associated with the products of recovery activities. According to the different characteristics of waste, the experimental activity was carried out with reference to two different matrixes: a source sorted cellulosic material; an organic fraction coming from the mechanical selection of unsorted waste. The identification of non-conventional recovery solutions is, indeed, particularly interesting, for both cellulosic material and mechanically sorted organic waste. In the former case, the reason is related to the uncertain prospects of the pulp market, so that its use for litter production was proposed. On the other hand, the possible use of the mechanically selected organic fraction represents one of the most important issues due to the its high content of impurities, which limits its recovery. For this matrix, the use as landfill daily cover material was proposed. [edited by author]
XI n.s.
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7

Sorini, Michele. "Analisi di un impianto di incenerimento di rifiuti dell'industria orafa e valutazione di un possibile recupero energetico". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Resumen
Il recupero energetico riveste da sempre un ruolo importante nell’industria di processo e negli impianti industriali in generale. Le possibilità di recupero sono molteplici e riguardano soprattutto l’aspetto termico dell’impianto: si sfruttano differenze di temperature per recuperare energia termica e produrre vapore da utilizzare in altre parti dell’impianto oppure da convogliare in turbine per la produzione di energia elettrica. Ci sono impianti in cui si sfrutta solo la produzione di energia elettrica, altri invece dove viene fatta sia la produzione di energia elettrica che di vapore: si parlerà in questo caso di cogenerazione. Obiettivo di questo elaborato di tesi è quello di verificare la fattibilità del recupero energetico per un impianto che si occupa dell’incenerimento di rifiuti e scarti provenienti prevalentemente dall’industria orafa. L’impianto è formato da due linee parallele e uguali costituite dalle stesse apparecchiature ovvero: forni, post-combustore, scambiatore di calore, filtro a maniche e da un camino unico per le emissioni. La parte dell’impianto dove è stata considerata la possibilità di poter avere un recupero energetico è quella all’uscita dei post-combustori. Si è pensato di poter sostituire gli scambiatori di calore con delle caldaie a recupero in cui potesse essere prodotto vapore acqueo da poter impiegare in un ciclo Hirn, per la produzione di energia elettrica; si è quindi proceduto andando a calcolare la potenza scambiata alla caldaia poi, si è calcolata la quantità di vapore prodotto nelle condizioni termodinamiche scelte. Infine si è calcolata la potenza elettrica che sarebbe possibile produrre e come potrebbe essere impiegata. Dal punto di vista dell’impianto esistente, sono stati fatti dei calcoli di verifica per le aree dei filtri a maniche utilizzati, per vedere quale è la portata massima di fumi filtrabile. E’ stato fatto cenno anche alla normativa a cui l’impianto è soggetto soprattutto per le emissioni gassose.
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8

Berti, Beatrice. "Analisi del ciclo di vita del processo di pirolisi di rifiuti industriali e confronto con scenari alternativi". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14381/.

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Resumen
Per il presente lavoro di tesi sono stati analizzati attraverso la metodologia del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) diversi sistemi di recupero di due rifiuti industriali, ossia pneumatici fuori uso (PFU) e compositi polimerici rinforzati con fibre di carbonio (CFRC), con lo scopo di individuare quelli più virtuosi. Per quanto concerne i PFU, sono stati studiati quattro pretrattamenti (single cut, grinding, crushing e pulverisation), il processo di pirolisi dell’azienda Curti S.p.A, la termovalorizzazione, la co-combustione in cementificio e tre scenari di recupero di polverino da PFU. Dalla valutazione degli impatti dei pretrattamenti è emerso che il single cut è la tecnologia con il minor carico ambientale, mentre tra i processi termici quello più vantaggioso è la pirolisi. Il confronto tra la pirolisi e i tre scenari di recupero di materia ha invece evidenziato i punti di forza del riciclo del ferro e del polverino, quest’ultimo sempre più apprezzato sul mercato per la sua versatilità di utilizzo (può sostituire la sabbia, la gomma sintetica e naturale nelle superfici antitrauma o il bitume negli asfalti bituminosi). Per quanto riguarda invece i CFRC, sono stati messi a confronto tre scenari: la pirogassificazione dell’azienda Curti S.p.A, la termovalorizzazione e lo smaltimento in discarica (adottato fino all’emanazione del D.lgs 36/2003). Dall’analisi è emerso che il primo processo è quello più virtuoso, mentre presenta un impatto quasi nullo la discarica (vietata per questo rifiuto dal 2007). Lo scenario meno favorevole è risultato essere invece la termovalorizzazione. Per testare la robustezza del metodo e confermare i risultati ottenuti, sono stati sottoposti all’analisi di sensibilità gli scenari con i carichi ambientali più simili. Tale analisi, effettuata attraverso il metodo Monte Carlo, ha confermato quanto ottenuto durante la valutazione degli impatti, avvalorando lo studio LCA effettuato per il presente lavoro di tesi.
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9

Scopece, Andrea. "Analisi delle tecniche di gestione e recupero di metalli preziosi e terre rare da rifiuti elettrici ed elettronici". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Resumen
Il seguente elaborato descrive i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, il sistema di gestione RAEE, i metalli preziosi e terre rare, i processi di estrazione di metalli preziosi e terre rare dai RAEE e il caso di studio svolto.
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Giannotta, Anna Karin <1990&gt. "LA VITA SOCIALE DEI RIFIUTI IN MAROCCO PRATICHE FORMALI ED INFORMALI DI RECUPERO E DI CONDIVISIONE A CASABLANCA". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12405.

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Il presente studio, frutto di una ricerca sul campo condotta a Casablanca (Marocco), si concentra sulla vita sociale del rifiuto intesa come evento in grado di produrre forme di scambio e condivisione tra persone, luoghi ed oggetti, tramite pratiche formali ed informali, spazialmente e temporalmente definite. Dopo aver esplorato lo sviluppo nell’ultimo secolo (dal 1912 - anno dell’istituzione del Protettorato francese sul Marocco - ad oggi) degli aspetti amministrativi, politici, legali in merito alla gestione dei rifiuti, saranno delineati i tratti determinanti l'attuale sistema di smaltimento in Marocco e a Casablanca. L’etnografia illustrerà le tre fasi salienti della vita sociale dei rifiuti, interpretate secondo la prospettiva e le pratiche di attori sociali centrali: il recupero dei rifiuti da parte dei cosiddetti bou’âra o chiffonniers (i recuperatori informali di rifiuti); lo stoccaggio degli stessi all’interno delle goulssa (centri di selezione e differenziazione solitamente situati in periferia) ad opera di grossisti e semi-grossisti; l’integrazione nella sfera economica formale del lavoro dei bou’âra ad opera di una Ong “Enda Maghreb”. Infine sullo sfondo di questa scena culturale sarà indispensabile tener conto del ruolo di un quarto attore sociale, le istituzioni, che "dietro le quinte" sembrano pilotare indirettamente lo scenario presentato.
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Salvi, Matteo. "I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) - Aspetti tecnico-gestionali e ambientali". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2922/.

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I RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) costituiscono un problema prioritario a livello europeo per quanto riguarda la loro raccolta, stoccaggio, trattamento, recupero e smaltimento, essenzialmente per i seguenti tre motivi: Il primo riguarda le sostanze pericolose contenute nei RAEE. Tali sostanze, nel caso non siano trattate in modo opportuno, possono provocare danni alla salute dell’uomo e all’ambiente. Il secondo è relativo alla vertiginosa crescita relativa al volume di RAEE prodotti annualmente. La crescita è dovuta alla continua e inesorabile commercializzazione di prodotti elettronici nuovi (è sufficiente pensare alle televisioni, ai cellulari, ai computer, …) e con caratteristiche performanti sempre migliori oltre all’accorciamento del ciclo di vita di queste apparecchiature elettriche ed elettroniche (che sempre più spesso vengono sostituiti non a causa del loro malfunzionamento, ma per il limitato livello di performance garantito). Il terzo (ed ultimo) motivo è legato all’ambito economico in quanto, un corretto trattamento dei RAEE, può portare al recupero di materie prime secondarie (alluminio, ferro, acciaio, plastiche, …) da utilizzare per la realizzazione di nuove apparecchiature. Queste materie prime secondarie possono anche essere vendute generando profitti considerevoli in ragione del valore di mercato di esse che risulta essere in costante crescita. Questo meccanismo ha portato a sviluppare un vasto quadro normativo che regolamenta tutto l’ambito dei RAEE dalla raccolta fino al recupero di materiali o al loro smaltimento in discarica. È importante inoltre sottolineare come lo smaltimento in discarica sia da considerarsi come una sorta di ‘ultima spiaggia’, in quanto è una pratica piuttosto inquinante. Per soddisfare le richieste della direttiva l’obiettivo dev’essere quello di commercializzare prodotti che garantiscano un minor impatto ambientale concentrandosi sul processo produttivo, sull’utilizzo di materiali ‘environmentally friendly’ e sulla gestione consona del fine vita. La Direttiva a livello europeo (emanata nel 2002) ha imposto ai Paesi la raccolta differenziata dei RAEE e ha definito anche un obiettivo di raccolta per tutti i suoi Stati Membri, ovvero 4 kg di RAEE raccolti annualmente da ogni abitante. Come riportato di seguito diversi paesi hanno raggiunto l’obiettivo sopra menzionato (l’Italia vi è riuscita nel 2010), ma esistono anche casi di paesi che devono necessariamente migliorare il proprio sistema di raccolta e gestione dei RAEE. Più precisamente in Italia la gestione dei RAEE è regolamentata dal Decreto Legislativo 151/2005 discusso approfonditamente in seguito ed entrato in funzione a partire dal 1° Gennaio 2008. Il sistema italiano è basato sulla ‘multi consortilità’, ovvero esistono diversi Sistemi Collettivi che sono responsabili della gestione dei RAEE per conto dei produttori che aderiscono ad essi. Un altro punto chiave è la responsabilità dei produttori, che si devono impegnare a realizzare prodotti durevoli e che possano essere recuperati o riciclati facilmente. I produttori sono coordinati dal Centro di Coordinamento RAEE (CDC RAEE) che applica e fa rispettare le regole in modo da rendere uniforme la gestione dei RAEE su tutto il territorio italiano. Il documento che segue sarà strutturato in quattro parti. La prima parte è relativa all’inquadramento normativo della tematica dei RAEE sia a livello europeo (con l’analisi della direttiva ROHS 2 sulle sostanze pericolose contenute nei RAEE e la Direttiva RAEE), sia a livello italiano (con un’ampia discussione sul Decreto Legislativo 151/2005 e Accordi di Programma realizzati fra i soggetti coinvolti). La seconda parte tratta invece il sistema di gestione dei RAEE descrivendo tutte le fasi principali come la raccolta, il trasporto e raggruppamento, il trattamento preliminare, lo smontaggio, il riciclaggio e il recupero, il ricondizionamento, il reimpiego e la riparazione. La terza definisce una panoramica delle principali metodologie di smaltimento dei 5 raggruppamenti di RAEE (R1, R2, R3, R4, R5). La quarta ed ultima parte riporta i risultati a livello italiano, europeo ed extra-europeo nella raccolta dei RAEE, avvalendosi dei report annuali redatti dai principali sistemi di gestione dei vari paesi considerati.
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Ferro, Leonardo. "Studio del processo produttivo del riciclo di materiali provenienti da attività di C&D in un impianto di nuova realizzazione". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/723/.

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Lo studio del processo produttivo del riciclo di materiali provenienti da attività di C&D in un impianto di nuova realizzazione, presentato in questa tesi di laurea,è così articolato: nel primo capitolo si analizza la complicata evoluzione della normativa in materia di rifiuti (non solo da C&D) su scala europea e nazionale accennando i provvedimenti legislativi su scala regionale, con particolare riferimento alla Regione Veneto. Si esamineranno, pertanto, le direttive e le decisioni della Comunità Europea che hanno ispirato, a partire dal 1975, i provvedimenti legislativi nazionali, tra cui vale la pena di ricordare il “Decreto Ronchi”, emanato nel febbraio del 1997, l’attuale D.Lgs. 3/4/2006 n.152, e i Decreti Ministeriali di riferimento per la materia di studio, ovvero il D.M. 5/2/1998, riguardante l’individuazione dei rifiuti per cui è possibile procedere al loro trattamento in regime semplificato e l’ancora poco attuato D.M.8/5/2003 n.203, riferito all’utilizzo di materiale riciclato nelle Pubbliche Amministrazioni. Il secondo capitolo definisce, invece, le caratteristiche principali dei rifiuti da C&D, appartenenti alla categoria dei rifiuti inerti, e delinea le odierne problematiche inerenti a tali materiali. A conferma di queste, nella seconda parte del capitolo, sono presentati alcuni dati che fotografano oggettivamente gli scenari attuali in Europa e in Italia in riferimento alla produzione, al recupero e allo smaltimento di questa categoria di rifiuti. In seguito, il terzo capitolo inizia a definire gli aspetti relativi alla realizzazione di un impianto di studio per il riciclo di rifiuti da C&D. In esso si evidenziano le procedure amministrative, gli adempimenti burocratici e in generale tutti gli aspetti inerenti alla gestione dei rifiuti da C&D per l’esecuzione delle attività di recupero e smaltimento previste dal D.Lgs. n.152/2006, così come modificato dal recentissimo D.Lgs. n.4/2008. Il quarto capitolo definisce i termini per poter considerare i rifiuti da C&D trattati in impianto come MPS. L’attenzione è riposta sulla Direttiva 89/106/CEE, che impone obbligatoriamente, dal 01/06/2004, la marcatura CE per tutti i prodotti da costruzione e, quindi, anche per gli aggregati riciclati. Pertanto, in questo capitolo, vengono definite le prove richieste obbligatoriamente dal D.M 11/4/2007 in accordo con la norma europea UNI EN 13242 recante “Aggregati per materiali non legati e legati con leganti idraulici per l'impiego in opere di ingegneria civile e nella costruzione di strade" ed, in conclusione, viene studiata la Circolare n.5205/2005 che dovrebbe dare attuazione nel settore edile, stradale e ambientale al D.M. n.203/2003. Successivamente, il quinto capitolo delinea le caratteristiche principali degli impianti di trattamento per il recupero dei rifiuti da C&D, delineando le principali differenze tra gli impianti fissi e i mobili ed esaminando le diverse fasi del ciclo produttivo, anche in relazione ad un impianto di studio situato nella provincia di Verona. Infine, il sesto capitolo riassume i risultati delle prove di marcatura CE per gli aggregati riciclati prodotti nell’impianto descritto. Tali prove sono state eseguite presso il Laboratorio di Strade della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bologna.
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Russo, Federico <1992&gt. "Vivere e lavorare con i rifiuti. Pratiche della generazione e del recupero del valore: un'etnografia nella discarica municipale di Nairobi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19574.

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Resumen
Situata nella periferia di Nairobi (Ke), Boma è la discarica più grande dell'East Africa. Qui migliaia di persone si guadagnano da vivere attraverso la raccolta e la vendita di materiali proveniente da ogni parte dell'area metropolitana della capitale. Basandomi sulla ricerca etnografica da me condotta (Feb.–Ott. 2019) esploro i processi di generazione e recupero del valore nell'incontro fra materia e persone. Contrariamente agli approcci strutturalisti, costruttivisti ed antropocentrici, i quali leggerebbero Boma come una zona di esclusione, di fine e di non-ritorno per rifiuti materiali e sociali, il sito emerge come luogo vibrante ed in divenire, dove eterogenei interessi economici si incontrano e si scontrano dando forma ad una complessa economia dei rifiuti che include l'intera città dissolvendo il confine fra formale e informale. Le narrazioni e le pratiche dei miei interlocutori mettono in luce una zona grigia nella quale si generano opportunità per il futuro ed inclusione, ma contemporaneamente anche violenza e riproduzione delle disuguaglianze. Il prendere parte alle attività di lavoro è il risultato di costanti negoziazioni che rivelano i limiti del mio posizionamento, ma anche specifiche forme di produzione, scambio e distribuzione del valore. A seconda del grado di coinvolgimento nelle dinamiche economiche, delle aspettative e dei saperi incorporati, le parole e le pratiche dei miei interlocutori sono un paesaggio che connette persone e materia in modi creativi e opportunistici.
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Simonetta, Vincenzo. "Valutazione dell'installazione di un impianto per il recupero e il riciclo dei rifiuti plastici in Calabria minimizzando i costi di trasporto e le emissioni di inquinanti". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/468/.

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Maroncelli, Gianmarco. "Studio delle condizioni ottimali di utilizzo del reagente Sorbacal nei sistemi di abbattimento gas acidi a doppio stadio". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Resumen
La tesi consiste nello studio di ottimizzazione del sistema di abbattimento dei fumi dell’impianto di termovalorizzazione di Ferrara, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei gas acidi. Il SDF consiste in due stadi di abbattimento lavoranti in serie, il primo utilizza calce idrata e il secondo bicarbonato di calcio. Il termovalorizzatore di Ferrara tratta rifiuti solidi urbani e rifiuti solidi non pericolosi provenienti dalla frazione indifferenziata dei rifiuti urbani e da rifiuti industriali. Nei mesi invernali, in impianto è alimentata una quota maggiore di rifiuti industriali, che aumentano il carico di gas acidi contenuti nei fumi derivati dalla combustione.; per questa ragione, nello stesso periodo, l’impianto utilizza al primo stadio di abbattimento una calce idrata ad alta superficie specifica (Sorbacal) che, essendo più reattiva, permette di rispettare i limiti di emissione imposti dalla normativa senza che venga utilizzata una quantità spropositata di reagente. È necessaria, quindi, un’analisi economica che tenga conto del diverso costo di approvvigionamento dei reagenti e della diversa quantità di prodotti solidi da smaltire, al fine di minimizzare i costi operativi nell’utilizzo della calce ad alta superficie specifica. Si vuole inoltre individuare, se esiste, una concentrazione limite di gas acidi al di sotto della quale conviene utilizzare uno dei due reagenti o se, invece, conviene utilizzare sempre uno dei due. Le condizioni ottimali del sistema vengono individuate tramite un modello matematico sviluppato in studi precedenti, il cui utilizzo è ammesso solo in seguito ad una calibrazione effettuata sull’impianto oggetto di studio. In seguito alla taratura del modello, un algoritmo descrive l’andamento dei costi operativi al variare delle condizioni della corrente di fumi e del tasso di conversione di inquinanti acidi.
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Moschini, Matteo. "Studio dell'integrazione di un ciclo combinato con un inceneritore". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/571/.

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Seritti, Agostino. "Produzione di poliidrossialcanoati dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani: recupero e utilizzo di acidi grassi volatili in sistemi a colture microbiche miste". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20650/.

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Il seguente lavoro di tesi mira a sviluppare tecnologie e processi sostenibili per la produzione di biopolimeri, quali poliidrossialcanoati (PHA). I PHA sono poliesteri di base biologica prodotti dai batteri, in sistemi di fermentazione a colture microbiche miste (MMC). Come substrato carbonioso è stata utilizzata la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU). Il processo consiste in un sistema accoppiato di fermentazione acidogenica e strippaggio in ipertermofilia (70°C), per la produzione e recupero di acidi grassi volatili (VFA), utilizzati come fonte carboniosa in MMC per la produzione di PHA. Lo strippaggio è stato utilizzato come tecnica di recupero dei VFA dalla fermentazione, i primi test sono stati effettuati mediante l’utilizzo di soluzioni standard raggiungendo una resa massima del 99 % di VFA in 23h. L’esperimento reale, (fermentazione acidogenica accoppiata a strippaggio) ha auto una conversione massima del 65 % di FORSU in VFA, il recupero tramite lo strippaggio è stato del 90 % mentre la resa globale del processo accoppiato è stata pari al 18%. Per la produzione di PHA è stato utilizzato il ProBiotipo, impianto pilota di B-PLAS DEMO, progetto finanziato dalla EIT Climate-KIC. Le percentuali di produzione di PHA da MMC raggiunte sono dell’83 % su peso secco. Successivamente sono state effettuate estrazioni di PHA dalle biomasse batteriche con l’utilizzo di sodio dodecil solfato (SDS) per lisare la parete cellulare e dimetilcarbonato (DMC) solvente green per l’estrazione. Le rese di estrazione sono state del 94 %.
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Marzocchi, Chiara. "Efficientamento energetico di un impianto di recupero della frazione organica del rifiuto da raccolta differenziata, mediante processo misto anaerobico/aerobico, con produzione di biogas e ammendante". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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La tematica dell’efficienza energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili sono, al giorno d’oggi, al centro delle politiche energetiche di molti Paesi. In tale ottica, lo studio realizzato si propone di esaminare i possibili interventi di efficientamento energetico, processuali ed impiantistici, realizzabili in un impianto di recupero della frazione organica del rifiuto da raccolta differenziata, in cui, mediante processo anaerobico/aerobico vengono prodotti biogas e ammendante. L’impianto preso in esame è l’impianto di digestione anaerobica e compostaggio sito in località Ca’ Baldacci nel comune di Rimini. A tal fine, si è ragionato, nella prima parte dello studio, in termini di ottimizzazione della produzione di biogas per aumentare l’energia elettrica prodotta nell’impianto stesso, in parte destinata all’ autoconsumo. Nella seconda parte dello studio, si sono cercate soluzioni che consentissero di ridurre i consumi di energia elettrica legati alle attività del processo; per fare ciò si sono individuate le sezioni impiantistiche e le utenze più energivore e, sulla base dei risultati ottenuti, si sono esaminati alcuni interventi di efficientamento di tipo impiantistico e processuale, realizzabili nell’ impianto ed i relativi risparmi energetici, in termini di energia elettrica. A conclusione dell’analisi fatta, si è stimato che, grazie all’ efficientamento energetico ipotizzato, si potrebbero risparmiare complessivamente 1.180 MWh/ anno di energia elettrica, proveniente dalla rete locale.
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Nicoletti, Monica. "Studio sull’evoluzione temporale degli impatti dell’inceneritore di Coriano (Rimini) mediante Life Cycle Assessment". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4248/.

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Resumen
Lo scopo del progetto di tesi è stato quello di indagare come è variato nel tempo l’impatto dell’impianto di incenerimento situato a Coriano, in provincia di Rimini, a seguito dell’introduzione di soluzioni tecnologiche sempre più evolute al fine di una maggiore tutela ambientale. Lo studio è stata condotto utilizzando la tecnica del Valutazione del Ciclo di Vita (LCA, Life Cycle Assesment), che consente di quantificare gli impatti utilizzando indicatori precisi e di considerare il processo in tutti i suoi dettagli. I risultati evidenziano una progressiva diminuzione dell’impatto complessivo dell’impianto, dovuto sia alle operazioni di adeguamento relative alle attività di incenerimento, sia all’introduzione di un sistema sempre più efficiente di recupero energetico. I confini del sistema sono infatti stati ampliati per poter includere nello studio l’energia elettrica generata dal recupero del calore prodotto durante la combustione. Sono stati valutati rapporti causa-effetto tra i risultati ottenuti ed alcune informazioni correlate al processo, quali composizione dei rifiuti e variazione temporale del mix energetico in Italia. Sono infine state effettuate valutazioni relativamente alla comparazione dell’impianto studiato con altre realtà territoriali ed impiantistiche e sono state prese in esame alcune tra le tecnologie più innovative applicabili al processo, soprattutto per quel che riguarda la depurazione dei fumi.
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Kimpinde, Manga Sandro. "Modellazione matematica per studi di fattibilita’ economica su un impianto pilota di pirolisi dei fanghi". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Il presente lavoro di tesi è incentrato sullo sviluppo di un modello matematico tale da garantire la quantificazione dell’energia ricavabile da un rifiuto tramite pirolisi, una volta caratterizzato il rifiuto solido (fango) in entrata. Inoltre, tale modello dovrà essere in grado di fornire una stima del quantitativo di energia termica richiesta dal sistema per fare avvenire il trattamento desiderato. Tali valutazioni vanno considerate nell’ottica di una valutazione preliminare sulla fattibilità e della convenienza economica dell’operazione stessa, pertanto un prerequisito aggiuntivo sarà relativo alla flessibilità e alla semplicità del modello stesso, al fine di renderlo applicabile alle più disparate tipologie di fanghi industriali. L’approccio su cui si è fondato il modello sviluppato e testato in questo lavoro di tesi, non poteva che fondarsi sui principi basilari dell’equazioni di bilancio di materia ed energia. La caratterizzazione dei fanghi in entrata ha come principale scopo la determinazione dell’umidità relativa; quantità sostanza organica alimentata e quantità sostanza inerte alimentata. La quantità di ogni elemento presente nel rifiuto è stata individuata mediante un’analisi elementare. Dall’analisi dei dati ricavati da diverse matrici alimentate, si è arrivati a concludere che la quantità materiale da portare eventualmente in discarica può essere tre volte più piccola di quella iniziale, con conseguente abbassamento dei costi di smaltimento. Tale riduzione volumetrica deve andare a pari passo con un bilancio energetico positivo. Per concludere si può dire che le variabili importanti da tenere in conto per un’analisi di fattibilità sono l’umidità relativa del rifiuto, il PCI in alimentazione, il PCI del char e il PCI del syngas. Si può arrivare a tali conclusioni mediante l'uso del modello matematico ricavato.
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Zapparrata, Sergio. "Tecnologie di separazione e recupero del compound di PVC da cavi elettrici a fine vita". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15904/.

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Nel presente studio sono stati considerati parametri costruttivi e di processabilità dei cavi a fine vita e parametri identificativi delle loro plastiche. Del primo insieme, i dati sulla tipologia del conduttore, sul numero di anime del cavo e sul loro diametro, hanno dimostrato la possibilità di recuperare gli spezzoni di cavo attraverso granulazione. La tipologia di isolante e le sigle di designazione, ove possibile, hanno permesso di definire la composizione media polimerica dei campioni di cavi a fine vita. Il dato utilizzato di composizione media polimerica, è riferito alla presenza di tali materiali in almeno una delle componenti strutturali di cavo a fine vita, di cui siano disponibili dati forniti direttamente dal produttore o tramite decifrazione delle sigle di identificazione. Il compound di PVC, è la tipologia prevalente nei tre campioni rappresentativi della popolazione di cavi elettrici a fine vita (77.8%; 45% e 80%). Per motivi anche ambientali, se ne è studiato il recupero definito dalle attività R3-R13. Tecnologie elettrostatiche basate sull’effetto corona e triboelettrico, dimostrano la possibilità di separare i granuli di compound di PVC, rispettivamente da granuli di conduttori (rame e alluminio) e di plastiche (PE e gomma) costituenti gli isolamenti e le guaine dei cavi elettrici a fine vita. Con l’applicazione di tali tecniche, si è ottenuto il 50.3% del compound di PVC al 95%. Il suo riciclo meccanico, può completarsi con la Melt Filtration combinata alla sua miscelazione col polimero vergine. Con la metodologia basata sul Livello di Maturità Tecnologica (TRL- Technology Readiness Level), si è dimostrato che il riciclo meccanico, combinato alla filtrazione del polimero fuso, costituisca un’alternativa fortemente competitiva al riciclo operato attraverso processo Vinyloop®. Allo stato attuale, costituisce un’alternativa tecnologicamente più qualificata e matura rispetto al riciclo chimico operato attraverso incenerimento convenzionale.
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Manca, Edoardo. "La filiera della plastica in Emilia-Romagna: strategie di miglioramento". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Resumen
Lo studio di questa tesi è finalizzato a conoscere la filiera della plastica nella regione Emilia-Romagna, in particolare la fase di fine vita dei materiali plastici e gli attori che ne fanno parte. Viene presentato il quadro normativo in materia a livello europeo, nazionale e regionale, in particolare le nuove direttive sull’economia circolare e il posizionamento dell’UE, dell’Italia e dell’Emilia-Romagna, rispetto agli obiettivi previsti. La “Strategia europea per la plastica” testimonia che l’UE si propone come modello da seguire per il mondo in ambito di prevenzione, recupero e smaltimento della plastica: l’Italia e l’ER possono essere protagoniste. Lo studio si è spostato sulla filiera della plastica: definizione dei diversi polimeri, descrizione dei processi che interessano il fine vita dei materiali plastici, evidenziando le best practices per chiudere il cerchio. E' stata, poi, approfondita la filiera del riciclo in ER, grazie ai dati resi disponibili dall’Arpae e dall’ISPRA. Quindi, è stata analizzata l'efficienza del sistema impiantistico regionale, dove vengono conferiti i rifiuti plastici e sono state proposte le strategie di miglioramento per raggiungere gli obiettivi previsti dalle normative. Sono stati georeferenziati su carta tematica regionale (con l'utilizzo di QGIS), i consorzi di filiera e gli impianti di recupero, per conoscerne la copertura in E-R. Le carte tematiche associano la quantità di materiale trattato ad ogni impianto. Per prevenire i rifiuti plastici e aumentarne il riciclo, si deve puntare ad una filiera a cerchio chiuso: i consorzi sono un modello da seguire in tal senso. E' emerso che il sistema impiantistico non è autosufficiente: parte dei rifiuti plastici supera i confini regionali e pochi impianti hanno elevate capacità. Realizzare una filiera autonoma in regione è l’unica soluzione per raggiungere gli obiettivi previsti dall'UE, rendere redditizio il riciclo e diminuire l’impatto ambientale legato ai rifiuti in plastica.
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Aloisi, Giorgia. "Definizione di approcci e metodologie per una gestione circolare delle risorse in aree portuali". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20187/.

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Lo studio ha proposto un approccio di gestione circolare delle risorse presenti in aree portuali. Considerando il concetto di Urban Mining, nel caso studio si è considerato lo stock di materiale incorporato in un edificio del Porto Vecchio di Trieste e, successivamente a valutazioni e confronti tra differenti scenari, utilizzando la metodologia LCA, si è giunti a costruire un possibile modello di gestione e di valorizzazione dei rifiuti prodotti dalla demolizione, valutandone gli impatti ambientali e la fattibilità economica.
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Ponsot, Inès. "Glasses and Glass-Ceramic Components from Inorganic Waste and Novel Processing". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424636.

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Resumen
Thanks to European environmental rules and regulations establishment, waste recycling has become a more and more relevant problematic. For manufacturing plants, especially those producing hazardous wastes, expenses linked to waste production have drastically increased over the last decades. In the proposed work, various hazardous and non-hazardous wastes, among: soda-lime and borosilicate glass cullet, cathode ray tubes glass, exhausted lime from fume abatement systems residues, sludge and slags from ferrous and non-ferrous metallurgy, and pre-stabilized municipal solid waste incinerators ashes are used to elaborate several compositions of glass-ceramics. High-temperature treatment (minimum 800 °C) associated to a Direct Sintering process (30 min) was an efficient way to stabilize chemically the final products. The impact of each waste on the final product’s mechanical properties was studied, but also their synergies between each other, when mixed together. Statistic mixture designs enabled to develop interesting products for modern building applications, such as porous tiles and lightweight panels destined to insulation, with a purpose of fulfilling multifunctional properties.
Grazie alle regole e normative ambientali europee istituite, il riciclaggio dei rifiuti è diventato una problematica sempre più rilevante. Per gli impianti di produzione, in particolare quelli che producono rifiuti pericolosi, le spese connesse allo smaltimento sono drasticamente aumentate negli ultimi decenni. Nel lavoro proposto, vari rifiuti, pericolosi o no, vengono utilizzati per elaborare diverse composizioni di vetroceramiche. Si distinguono rottami di vetro della produzione di finestre, di contenitori farmaceutici e di tubi catodici. I rifiuti non vetrosi invece sono calce esausta da residui di sistemi di filtrazione di fumi, scorie metallurgiche da leghe ferrose e non e ceneri da inceneritori. E' presentata nel presente lavoro la ricerca di un metodo di trattamento ad alta temperatura (minima 800 ° C) efficace per stabilizzare chimicamente il prodotto finale, tramite i diversi processi di sinterizzazione diretta, sinter-cristallizzazione e vetrificazione. Sono stati studiati gli effetti di ogni rifiuto sulle proprietà meccaniche del prodotto finale, ma anche le nuove funzionalità ottenute attraverso le sinergie risultanti dalla loro miscela. Miscele calibrate hanno permesso di sviluppare prodotti interessanti per applicazioni edilizie moderne, come le piastrelle porose e pannelli leggeri destinati all’isolamento.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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MASSI, ERICA. "Applicazione di processi biologici per il recupero di energia e di materia da rifiuti agro-industriali e zootecnici". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/918098.

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Oggetto di studio della presente tesi di dottorato è stato il processo di digestione anaerobica ad umido di reflui zootecnici e FORSU, trattati da soli o in codigestione, in reattori tipo batch o alimentati in semi-continuo, ed il loro accoppiamento con una cella a combustibile a carbonati fusi. In particolare sono stati studiati gli effetti di alcuni parametri operativi come la temperatura, il ph iniziale o controllato durante l'acidogenesi, il contenuto in solidi, il carico organico ed il tempo di ritenzione idraulica sulla qualità e quantità di biogas prodotta. Particolare attenzione è stata data allo sviluppo di VFA ed alla produzione di idrogeno, metano ed idrogeno solforato al variare delle condizioni adottate. Infine, è stato fatto un bilancio energetico di massima sui migliori casi ottenuti per valutare la convenienza del processo di digestione anaerobica di reflui zootecnici e FORSU in semicontinuo a singolo stadio o in doppio stadio
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SIMONETTI, Federica. "Gestione della reputazione e comunicazione della Responsabilità Sociale d’Impresa nel settore del recupero e smaltimento dei rifiuti. Il caso Orim S.p.A". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11393/265537.

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La reputazione aziendale può essere definita come la fusione di tutte le aspettative, percezioni ed opinioni su un’organizzazione sviluppate da consumatori, dipendenti, fornitori, investitori e da tutti gli altri interlocutori in relazione alle qualità, caratteristiche e comportamenti dell’impresa, basate su esperienze personali, passaparola e osservazione delle azioni passate dell’organizzazione. Essa esprime la sintesi di un vasto insieme di segnali che l’impresa trasmette agli stakeholder (portatori di interessi nei confronti dell’azienda) nel corso del tempo con il suo agire strategico, in modo sia esplicito che implicito. Gli interlocutori dell’impresa recepiscono e interpretano questi segnali, che per loro costituiscono rilevanti fonti di informazione e di valutazione, nonché predittori del comportamento futuro dell’impresa; maturano conseguentemente le proprie aspettative e giungono infine a formulare le proprie decisioni. La diversità degli interessi che ruotano attorno a un’impresa, tuttavia, porta di fatto alla formazione di una pluralità di attese e giudizi non sempre convergenti. Sebbene, sia nella pratica sia nella letteratura, il termine venga spesso utilizzato al singolare, alcuni studiosi convengono che la reputazione aziendale sia in realtà un costrutto multidimensionale che riflette una pluralità di metri di giudizio dei diversi interlocutori dell’impresa. Applicando criteri in parte divergenti nel valutare le performance aziendali e rifacendosi a fonti informative eterogenee, infatti, diversi tipi di portatori di interessi e contributi possono emettere giudizi diversi sull’azienda, la quale può arrivare così a godere di una reputazione in parte differente presso pubblici diversi. Negli ultimi anni, inoltre, con la massiccia diffusione della Rete e dell’utilizzo delle nuove tecnologie, la gestione della reputazione si è complicata, visto che deve fare i conti non soltanto con ciò che l’impresa determina, ossia azioni e comunicazioni (ciò che fa e dice) ma, in modo sempre più massiccio, con ciò che gli “altri” dicono dell’impresa. Pertanto, un costante monitoraggio e un’attenta gestione della propria reputazione, sia online che offline, costituiscono attività imprescindibili per costruire, mantenere o migliorare i rapporti con i diversi interlocutori sociali e in un tale contesto il ruolo della comunicazione assume una valenza strategica ed operativa fondamentale. Al centro dei progetti di costruzione della reputazione aziendale, negli ultimi anni, si riscontra un ricorso sempre più frequente al tema della Corporate Social Responsibility (CSR) ossia quanto un’impresa sia responsabile nei confronti dell’intera società. Assumere comportamenti socialmente responsabili per l’impresa significa monitorare e rispondere alle legittime aspettative economiche, ambientali e sociali di tutti gli stakeholder, ossia di tutti coloro che quotidianamente entrano in relazione con l’impresa ed hanno interesse nel suo successo e sviluppo, guadagnandone in stima, fiducia e reputazione e permettendo così, anche di conseguire un vantaggio competitivo necessario per rimanere sul mercato in un’ottica di lungo periodo. L’obiettivo del presente lavoro è di spiegare quale relazione esista tra reputazione aziendale e Corporate Social Responsibility in un settore “critico” come quello della gestione dei rifiuti, caratterizzato da un forte legame con il territorio e con le comunità che lo abitano. Attraverso lo studio empirico del caso Orim S.p.A., impresa leader nel settore dello smaltimento e recupero rifiuti industriali, si mette in luce come, spesso, tali aziende affrontino un paradossale problema reputazionale: mentre gli attori specializzati attribuiscono un alto valore a tali attività aziendali in quanto contribuiscono a portare avanti la transizione verso un modello di economia circolare e a rallentare il processo di degrado ambientale, la società civile, spesso soggetta a carenza informativa sulle pratiche effettive di queste attività, fa più fatica ad elaborare un giudizio completo in merito a questi temi, sanzionando in maniera indiretta ma significativa le operazioni delle imprese operanti in questo settore critico. In altre parole, la presenza di un “gap reputazionale” finisce per innescare un circolo vizioso che ha significative ripercussioni sullo sviluppo e la crescita dell’attività aziendale. Il presente lavoro è suddiviso in quattro parti. Il primo capitolo ha lo scopo di chiarire il complesso concetto della Reputazione aziendale intesa come strategic asset intangibile e moderna moneta di scambio sui mercati nell’era del Web 2.0. Il secondo capitolo si propone di analizzare e inquadrare il fenomeno della Responsabilità Sociale d’Impresa, che verrà esaminato sotto il profilo degli sviluppi teorici, degli aspetti costitutivi, dell’operatività e dei benefici. Il terzo capitolo approfondisce il tema dello Stakeholder Management, inteso come capacità dell’azienda di costruire relazioni favorevoli e reciprocamente vantaggiose con gli stakeholders, interni ed esterni, al fine di creare ricchezza e valore nel lungo periodo. Infine, l’ultimo capitolo si focalizza sulla parte empirica della tesi incentrata sul caso studio Orim S.p.A. Aderendo ad un approccio esplorativo e qualitativo, il caso è stato sviluppato nel rispetto dei canoni previsti dal “single-case-study”, integrando dati primari e secondari. Nella prima parte verranno presentati metodologia, profilo aziendale e le problematiche connesse all’emergenza di un gap reputazionale, nell’ultima parte, verranno presentati e discussi i risultati dell’indagine qualitativa svolta attraverso focus group ed interviste in profondità. Il caso poi sarà integrato con alcune considerazioni finali relative alle implicazioni manageriali e agli sviluppi teorici della ricerca.
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SCODELLINI, ROBERTO y ALESSANDRA CINCINELLI. "SEDIMENTI DRAGATI CO-COMPOSTATI CON RIFIUTI VERDI PER L’USO FLOROVIVAISTICO E UTILIZZO DEL BIOCHAR IN AGRICOLTURA: UN APPROCCIO ANALITICO". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1268911.

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Tra i problemi ambientali di maggior rilievo che accompagnano il tenore di vita delle società moderne vi è la produzione di rifiuti ed il loro smaltimento. Il problema viene spesso “risolto” ponendo questi materiali nelle discariche dove i rifiuti una volta alloggiati rimarranno sotterrati a costituire potenziali bombe ecologiche ad orologeria. Ad oggi, però, non è più tollerabile che le società moderne, proprio perché si dichiarano avanzate e progressiste, pratichino ancora lo smaltimento in discarica dei rifiuti. Le ricerche riportate in questo lavoro di tesi tentano di valorizzare materiali considerati rifiuti, quali gli scarti verdi e i sedimenti dragati, valutandone alcune forme di trasformazione in materia prima e le problematiche e/o i vantaggi che possono derivare dal loro riutilizzo in cicli produttivi. Un esempio di riutilizzo dei rifiuti è l’impiego del biochar prodotto da scarti verdi come potenziale ammendante del suolo che è stato suggerito da diversi studi come pratica che consente il ripristino della funzionalità dei suoli degradati in termini di ritenzione idrica e fertilità chimica e biologica. In ambito agricolo, la gestione agronomica dei vigneti, finalizzata alla massimizzazione delle rese di uva, è intensiva e comprende ripetute lavorazioni come la rimozione dei residui colturali e severi trattamenti contro le infestanti e i parassiti. In viticoltura, suoli sani e a clima adatto sono i fattori chiave che influenzano la qualità del vino prodotto. Anche sotto pratiche agronomiche intensive, tipiche della viticoltura convenzionale, la scelta di appropriate strategie di gestione del suolo può preservarne la qualità a lungo termine. Nella prima parte di questo lavoro di tesi ho riportato le indagini analitiche effettuate sul terreno di un vigneto sul quale è stata effettuata una sperimentazione in cui il biochar è stato utilizzato come ammendante del suolo al fine di valutare l'impatto ambientale, in termini di apporto di contaminanti, la funzionalità del suolo, l'emissione di VOC e la fertilità in generale. I risultati hanno mostrato che il biochar non ha apportato contaminanti nel terreno ammendato e che le funzioni del suolo e la sua fertilità sono migliorate e si sono mantenute a lungo termine. Nel secondo lavoro di ricerca mi sono occupato del potenziale recupero dei sedimenti dragati contaminati, che nella legislazione italiana sono classificati come rifiuti e non possono essere riutilizzati nell'ingegneria civile e ambientale né in agricoltura, ponendo seri problemi logistici, economici e ambientali per la loro gestione. Per valutare la possibilità di riutilizzare i sedimenti in agricoltura, sottraendoli dalla disciplina dei rifiuti, ho testato il co-compostaggio di sedimenti (S) contaminati da IPA, Idrocarburi e Policlorobifenili, con rifiuti verdi urbani (GW), come sostenibile tecnica sia per degradare gli inquinanti organici sia per conferire ai sedimenti proprietà idonee ad essere riutilizzate come technosol. Nella sperimentazione ho utilizzato sedimenti e scarti verdi miscelati tra loro secondo tre diversi rapporti: 3:1, 1:1 e 1:3 w:w. Al termine del processo di co-compostaggio ho potuto verificare che tutti i contaminanti, ad eccezione di parte degli idrocarburi, sono stati efficacemente degradati e che le caratteristiche del compost prodotto sono tali da renderlo idoneo come substrato di coltivazione in ambito florovivaistico per la coltivazione di piante ornamentali. I risultati ottenuti hanno permesso di concludere che il co-compostaggio dei sedimenti con rifiuti verdi può essere un approccio adatto per il recupero dei sedimenti dragati aprendo opportunità per il loro utilizzo come technosol o come substrato per la coltivazione di piante. Un potenziale bacino di utenza è costituito dal settore florovivaistico che necessita di substrati di coltivazione, oggi importati dall’estero con pesanti emissioni di gas climalteranti.
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IAMMARINO, Debora. "Danno ambientale e responsabilità nella gestione dei rifiuti". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251115.

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La disciplina del danno ambientale è stata oggetto di diverse e numerose modifiche nel corso degli anni, sia a livello nazionale che europeo. Regolata in Italia, per la prima volta, dalla L. 349/1986 che, all’art. 18, prevedeva la risarcibilità del danno ambientale indipendentemente dalla violazione di altri diritti individuali come la proprietà privata o la salute. In ambito Europeo il primo intervento si è avuto con l’adozione della Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. La Direttiva è stata poi recepita in Italia con il D.Lgs. n. 152/2006, che nella Parte Sesta si occupa puntualmente di responsabilità per inquinamento ambientale. Tuttavia, le principali novità della normativa comunitaria con riferimento al regime di responsabilità per attività inquinanti nei confronti dei beni ambientali, non sono state immediatamente riprese in modo adeguato dalla normativa italiana, motivo per cui sono state emanate due procedure di infrazione nei confronti del Governo italiano che, per correre ai ripari, in un primo momento, ha approvato il D.l. 135/2009 introduttivo di nuovi criteri per il ripristino del danno ambientale e successivamente il legislatore è intervenuto con la Legge n. 97/2013 in materia di misure di risarcimento del danno e in materia di criteri di imputazione delle responsabilità. Tuttavia, l’assetto dei criteri di imputazione delle responsabilità è stato più volte oggetto degli interventi interpretativi della giurisprudenza che hanno delineato un quadro molto più rispondente alle istanze di origine comunitaria e ai principi del diritto europeo. All’interno di questo quadro più ampio si inserisce la questione della Gestione dei rifiuti, anch’essa oggetto di svariate modifiche normative volte sempre di più ad una tutela ambientale maggiore e prioritaria, attraverso metodi e tecniche in grado di ridurre la produzione dei rifiuti, l’introduzione del concetto di riduzione, prevenzione e recupero, riciclo e solo in ultimo lo smaltimento. Ruolo centrale assume in questo ambito l’attribuzione delle relative responsabilità in capo ai vari soggetti che si occupano della gestione dei rifiuti, pertanto nell’ultimo capitolo, si analizzeranno le diverse forme di responsabilità degli stessi e si darà conto dei principali interventi giurisprudenziali e della diverse interpretazioni dottrinali che hanno interessato la materia negli ultimi anni.
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POTENZA, FABIO. "Tecniche e procedure innovative per il trattamento dei rifiuti provenienti da plastiche post-imballaggio e apparecchiature elettriche ed elettroniche finalizzato al riciclo". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/939375.

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Lo scopo del lavoro di ricerca è stato lo sviluppo di applicazioni per il recupero e il riciclo dei materiali, partendo da approcci classici di separazione e caratterizzazione fino all’utilizzo di strumenti innovativi per il riconoscimento e il monitoraggio dei materiali attraverso applicazioni di imaging iperspettrale. Uno degli obiettivi della ricerca, è stato quello di utilizzare sistemi di acquisizione HyperSpectral Imaging (HSI) per ottenere informazioni utili per l’esplorazione dei dati, applicando metodi di analisi multivariata in modalità supervisionata; pertanto l’applicazione di un approccio ingegneristico trasversale ha permesso di sviluppare dei sistemi online per il recupero e il riciclo di scarti eterogenei, che possono trovare ampio spazio in future soluzioni di tipo industriale. La prima parte di questo studio ha riguardato la caratterizzazione e la valorizzazione di uno scarto proveniente da un impianto di smistamento di rifiuti plastici indifferenziati urbani, dividendo il processo in fasi principali, come l’identificazione dei polimeri attraverso la classica spettroscopia FT-IR, il riconoscimento dei polimeri attraverso l’analisi HSI, lo sviluppo di un processo di separazione sperimentale e la certificazione del campione in Combustibile Solido Secondario (CSS) di qualità. È stato utilizzato un approccio di tipo analitico, basato sull’analisi HSI, per eseguire una caratterizzazione dei rifiuti plastici post-imballaggio, finalizzato all’identificazione dei polimeri plastici che costituiva il campione rappresentativo; l’applicazione di questa tecnica è particolarmente adatta ad applicazioni di tipo online, con la possibilità di valutare qualitativamente e quantitativamente la presenza dei diversi polimeri che costituiscono il rifiuto. La successiva parte del lavoro, ha visto l'approfondimento della ricerca e lo sviluppo di una metodologia innovativa per il recupero e il riciclo dei rifiuti elettronici a fine vita. I rifiuti elettronici hanno una composizione molto eterogenea, per cui alcuni elementi e componenti sono difficili da individuare e riconoscere, anche per via dello sviluppo sempre crescente di nuove tecnologie e la crescente miniaturizzazione dei componenti che vengono utilizzati. Al fine di migliorare il recupero di materie prime e aumentare il livello di tutela ambientale, una corretta caratterizzazione di questi rifiuti rappresenta il primo e necessario passo per il recupero di metalli preziosi e terre rare.
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