Literatura académica sobre el tema "Rappresentazioni salute"

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Artículos de revistas sobre el tema "Rappresentazioni salute"

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Zambianchi, Manuela y Bitti Pio Enrico Ricci. "Rappresentazioni sociali della salute e dell'invecchiamento in un gruppo di anziani". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 2 (diciembre de 2010): 95–109. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-002007.

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La ricerca ha analizzato le caratteristiche delle rappresentazioni sociali sulla salute e sull'etŕ anziana possedute dagli anziani. Hanno partecipato 150 anziani, appartenenti alla Terza e Quarta Etŕ, ai quali sono stati somministrati due questionari relativi alle rappresentazioni sulla salute e l'etŕ anziana. L'analisi delle componenti principali, condotta su entrambi i questionari, ha fatto emergere una rappresentazione complessa della salute a struttura bi-fattoriale ed una rappresentazione integrata dell'etŕ anziana, caratterizzata dalla presenza di progettualitŕ, ricchezza esperienziale, crescita personale. I risultati sono stati discussi alla luce delle teorie recenti sulla salute in chiave bio-psico-sociale e delle teorie sull'invecchiamento positivo che ne evidenziano la multidimensionalitŕ e la rilevanza delle risorse interne e sociali per il suo conseguimento.
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2

Zambianchi, Manuela. "Promuovere l'invecchiamento attivo attraverso il modello life skills education. Un progetto di ricerca-intervento per potenziare il pensiero critico ed il decision making." RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 2 (septiembre de 2020): 651–72. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-002009.

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Resumen
L'invecchiamento positivo è definito dal modello sistemico di Rowe & Khan (1997) come la presenza di elevate risorse a livello fisico e cognitivo, le quali consentono di mantenere una partecipazione attiva alla società. Il modello Life Skills Education, proposto dall'OMS (1994) come insieme di competenze tra-sversali utili allo sviluppo positivo dei giovani, è stato qui ipotizzato poter contri-buire anche in età anziana alla salute bio-psico-sociale, con adattamenti nei contenuti e nella metodologia di approccio, per il quale è stato adottato il modello della ricercaazione partecipata di ispirazione lewiniana (Lewin, 1946; Kagan, 2012). Un progetto di ricerca-azione partecipata che ha avuto come riferimento teorico-metodologico i programmi Life Skills Education in età anziana (Zam-bianchi, 2015) centrato su due Life Skills, il pensiero critico ed il decision making si è svolto a Bagnacavallo (RA) con il supporto delle Istituzioni politiche e sanitarie territoriali. Hanno partecipato 16 iscritti (età media = 71.13 a. 13 femmine e 3 maschi) che hanno compilato in ingresso ed in uscita il questionario sulle rappresentazioni sociali della salute, due item sulle credenze della dieta mediterranea e dell'attività fisica per la salute ed il questionario sugli stili decisionali. Dopo il per-corso formativo, i modelli Manova a misure ripetute hanno mostrato modificazioni positive sulle credenze sui comportamenti salutari, sulla rappresentazione della salute e sullo stile decisionale di pianificazione razionale.
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Croce, Mauro, Francesca Cristini, Andrea Gnemmi y Luca Sacchi. "Peer education e prevenzione dell'Aids: piů responsabilità verso la propria salute". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 2 (febrero de 2011): 99–112. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002010.

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Lač una strategia di intervento usata in tutto il mondo nella prevenzione dell'AIDS. Il presente studio presenta la valutazione di efficacia di un progetto diper la prevenzione dell'AIDS/HIV nel Nord Italia (Verbania). Il progetto si proponeva di incrementare l'attribuzione causale interna sulla salute, emozioni negative intense nei confronti dell'HIV/AIDS, e di modificare le rappresentazioni sociali dell'HIV/AIDS. La valutazione di efficacia č stata condotta attraverso un disegno di ricerca pre/post quasi sperimentale. Un questionario autocompilato č stato somministrato a 212 studenti (112 studenti che hanno partecipato al programma e 100 studenti che hanno frequentato scuole nei quali non č stato attuato il progetto). Il questionario č stato compilato due volte, una prima dell'intervento ed una dopo la sua conclusione. I risultati mostrano che, dopo l'intervento, il gruppo sperimentale riporta una attribuzione causale interna significativamente piů alta. Inoltre, dopo l'intervento, i ragazzi del gruppo sperimentale riportano un piů alto livello di emozioni negative nei confronti dell'HIV/AIDS. Risultati contradditori emergono nei confronti delle ragazze che, dopo l'intervento, riportano un incremento delle rappresentazioni stereotipiche dell'HIV/AIDS. Al termine sono discusse le implicazioni dei risultati nella prevenzione dell'HIV/AIDS.
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Spera, Mariangela, Elisa Colě y Antonella Rissotto. "La Valutazione Partecipata dei Centri Diurni per la Salute Mentale nel Comune di Roma: un'esperienza di ricerca-intervento in contesto sociosanitario". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 2 (julio de 2011): 191–207. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002011.

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Il progetto di "Valutazione Partecipata dei Centri Diurni per la Salute Mentale nel Comune di Roma", realizzato dall'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, nasce nel 2004 su incarico del Dipartimento alle Politiche Sociali e della Salute del Comune di Roma. La ricerca-intervento realizzata rappresentava una risposta alle diverse esigenze: dell'Ente Locale, che sentiva la necessitŕ di dotarsi di strumenti di valutazione, e dei Servizi, che soffrivano una condizione di isolamento rispetto al contesto istituzionale e territoriale. Il progetto, frutto della dialettica tra i diversi, ha coinvolto numerosi attori dei 26 Centri Diurni romani e ha previsto la realizzazione di attivitŕ relative a: qualitŕ, organizzazione, rappresentazioni sociali, progettazione delle attivitŕ, formazione. Nell'articolo sono descritte le fasi di sviluppo del progetto ed evidenziati alcuni aspetti, come ad esempio il coinvolgimento attivo di operatori e responsabili nelle attivitŕ di ricerca; i cambiamenti attivati nel lavoro dei Centri Diurni; la ridefinizione del ruolo e delladell'Ente Locale. Sono inoltre proposte alcune riflessioni metodologiche.
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Sparano, Ausilia, Paola Epifani, Daniela de Berardinis y Rosa Ferri. "La costruzione di un servizio per le famiglie dei bambini nati pretermine: un'esperienza di promozione della salute". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 2 (julio de 2011): 123–37. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002008.

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La nascita pretermine č un evento che puň compromettere sia la salute che lo sviluppo cognitivo ed affettivo del bambino ed incidere sulla relazione tra bambino e genitori. L'esperienza descritta riguarda la costruzione di un servizio di accoglienza e consulenza psicologica dedicato alle famiglie dei bambini nati con grave prematuritŕ. Il servizio, nato dalla collaborazione tra psicologi e neonatologi dell'Ospedale Fatebenefratelli di Roma, č basato sul monitoraggio dello sviluppo globale dei nati con etŕ gestazionale < 32 settimane fino ai 5 anni. Questo ha come obiettivi: valutare lo sviluppo del bambino, facilitare l'elaborazione dell'evento traumatico e fornire consulenza alla coppia genitoriale sulle problematiche legate allo sviluppo. I colloqui prevedono quattro fasi: a) Accoglienza dei vissuti e delle rappresentazioni dei genitori; b) Osservazione dell'interazione genitori-bambino; c) Interazione tra psicologo e bambino attraverso il gioco strutturato; d) Restituzione e confronto sulle risorse e le competenze del bambino e dei genitori. Nella nostra esperienza l'intervento precoce favorisce l'integrazione e il benessere globale del pretermine e della famiglia.
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Contarello, Alberta, Renata Cancian, Mauro Sarrica y Alessio Nencini. "Il dolore come rappresentazione condivisa. Indagine con operatori della salute all'interno del progetto della regione Veneto "Ospedale e territorio senza dolore"". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 2 (noviembre de 2009): 27–49. http://dx.doi.org/10.3280/pds2009-002003.

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Resumen
- For long, Health Psychology has been interested in the cognitive processes which shape the concepts of health and illness. Less space has been devoted to the study of pain and its representation. Adopting a social representations approach, the present paper inquires the shared features of the representation of pain. In a joint interdisciplinary project University of Padova - Hospital of Rovigo, the content, field and structure of SR shared by health professionals (N = 245) and students (N = 163) have been analysed. Data gathered through a free association task to the word-stimulus "pain" has been sub- mitted to correspondence factor analysis and to analysis of rank and frequency. The results have been discussed with professionals in focus groups. The main results show a conception which appears normative, based on "classic" dualisms such as mind vs. body, evaluation vs. experience. The prevalence of aspects of classification, coherent with the diagnostic practice, enhances the importance of formative moments which allow to widen and diversify the span of interpretations and practices relative to the understanding and treatment of pain.Key words: pain, social representations, professional, students, institutional changeParole chiave: dolore, rappresentazioni sociali, professionisti, studenti, cambiamento istituzionale
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Bocian, Bernd. "Paura, auto-sostegno e "Introietti buoni" Fear, Self-Support, and "Good Introjects"". QUADERNI DI GESTALT, n.º 1 (junio de 2021): 51–59. http://dx.doi.org/10.3280/gest2021-001006.

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Parlare di trauma collettivo nella situazione attuale per l'autore implica sottovalutare il si-gnificato stesso di trauma collettivo, che invece si può riferire alle due guerre mondiali e al Medio Oriente, dove le persone vivono sotto le bombe e rischiano la vita per anni. Il trauma nella nostra situazione è individuale e dipende dalla salute, dalla classe sociale, dal lavoro e soprattutto dalla nostra capacità di reagire. L'autore sottolinea l'importanza per il terapeuta di prendersi cura di sé. Un altro aspetto che prende in considerazione è il concetto di auto-sostegno, già importante per i fondatori della terapia della Gestalt, Fritz e Lore Perls, perché riflette le loro esperienze di sopravvivenza (trauma di guerra, Shoa, emigrazione). Con il termine auto-sostegno si intende la capacità di mobilitare le risorse personali nei momenti di pericolo e quando potrei essere solo. L'articolo sottolinea, in questo contesto, l'importanza del nostro mondo interiore (psichi-co) e soprattutto degli introietti, che per Perls avevano una connotazione negativa e che a volte chiamava "demoni interni". L'autore suggerisce l'immagine degli introietti buoni o "protettori interni" rappresentazioni di relazioni positive internalizzate sé-altro (introietti di sostegno), come parte di un sistema di auto-sostegno in situazioni di crisi.
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Severino, Paolo. "Il ruolo della certificazione in psichiatria: effetti iatrogeni e funzioni terapeutiche". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 2 (julio de 2011): 111–29. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002009.

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Resumen
L'articolo intende esaminare il problema della certificazione medica in generale e piů in particolare della certificazione psichiatrica e considerare il significato e la rilevanza di questa attivitŕ medica, le sue implicazioni psicologiche, giuridiche e sociali e il suo ruolo nell'ambito della cura. Un certificato puň accordare o negare importanti diritti all'individuo e avere nella vita del paziente una particolare rilevanza, influendo sul decorso della sua malattia, sulle sue scelte e sulla sua collocazione sociale. In analogia ad ogni altro atto medico, vengono considerati i potenziali rischi iatrogeni connessi alle certificazioni mediche. La proliferazione di richieste di certificazioni viene considerato come uno degli aspetti della generale medicalizzazione della vita che trasforma gli individui in potenziali pazienti finendo con il diminuire il livello di salute della societŕ nel suo complesso. Viene sostenuto il punto di vista che dietro la pratica della certificazione vi possono essere necessitŕ e rappresentazioni, spesso illusorie, di sicurezza e di difesa della comunitŕ da quanti mettono in pericolo l'ordine sociale. Viene quindi analizzata la peculiaritŕ della certificazioni in campo psichiatrico in relazione a problemi che riguardano la diagnosi e la prognosi delle malattie mentali, la mancanza di evidenti dati obiettivi, il linguaggio psichiatrico, il consenso alla certificazione e il contesto in cui si svolge la valutazione. Il lavoro arriva alla conclusione che č necessario che il medico, quando agisce con funzioni di tipo medico-legale, e lo psichiatra sviluppino una maggiore consapevolezza del potenziale iatrogeno e stigmatizzante della certificazione e degli scopi illusori che la societŕ sembra volergli attribuire, per affermare invece la sua funzione di strumento medico che integra gli atti strettamente tecnici della terapia, insostituibile nel far valere i diritti di persone che si possono trovare ad essere temporaneamente o cronicamente malate, privilegiando quelli che favoriscono l'autonomia e non la cronicitŕ e la dipendenza.
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Baldacci, Maria Cristina. "Bioetica dell’esercizio della sessualità nel portatore di handicap fisico geneticamente trasmissibile". Medicina e Morale 46, n.º 3 (30 de junio de 1997): 503–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.879.

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Nella maggioranza dei casi la corporeità dell'handicappato viene relegata ad una semplice rieducazione e indirizzata principalmente verso una migliore socializzazione, i sentimenti di tipo erotico sono ridotti alla sfera spirituale e sostituiti da un'affettività e da un amore platonico dettati da ideologie sociali. Per un handicappato avere un'immagine del proprio corpo è sicuramente più difficile che per altri: il corpo è concepito come luogo di sentimenti ambivalenti. Perchè sede della propria diversità, rappresentazione di una parte di sè che non risponde ai desideri personali, sia di ordine funzionale sia relazionale. Le persone portatrici di handicap hanno bisogno di un aiuto approppriato nella valorizzazione estetica della propria immagine data la disabilità fisica. E' necessario, quindi, aiutarli a scoprire di sè aspetti "diversamente belli" e gratificanti, non solo patinati. Nell'ambito di questa problematica, l'autrice si sofferma particolarmente, per i problemi morali che sollevano, sulle situazioni patologiche geneticamente trasmissibili. In questi casi è necessario far comprendere la giusta possibilità di evitare un danno altamente probabile, forse anche certo, ad una terza persona. In altre parole secondo l'autrice si deve collaborare con Dio a non generare dolore, e l'unico modo per farlo è attraverso l'educazione. E' auspicabile, infatti, che una persona affetta da patologia fonte di handicap fisico geneticamente trasmissibile non eserciti la propria genitalità, ma viva ed "inventi" l'esercizio della propria sessualità in modo sublimato e trascendente, mantenendo intatta e, se è possibile migliorando, la propria "salute sessuale" e mentale.
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Tesis sobre el tema "Rappresentazioni salute"

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FERRO, ALLODOLA VALERIO. "Un modello educativo di prevenzione. La formazione di professionisti della salute". Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/791053.

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La tradizione culturale della prevenzione, negli ultimi anni, si è espressa prevalentemente come cultura dell’informazione/comunicazione sugli effetti e le conseguenze delle malattie (campagne pubblicitarie, diffusione di materiale informativo, incontri con esperti, ecc.). Questo modello di azione, che riflette un paradigma biomedico di tipo quantitativo-statistico, risulta oggi in crisi, dal momento che non ha saputo produrre cambiamenti significativi degli stili di vita individuali. La matrice educativa della prevenzione -che non cade nel tentativo di isolare e categorizzare le cause degli eventi, in modo da poterli spiegare secondo un rigido ed “oggettivo” meccanismo di causa ed effetto - pone, dunque, la necessità di rivedere l’intervento come modello di formazione alla pratica riflessiva, nel quale sia il professionista che l’utente siano intesi come costruttori attivi e “vigili” del processo di conoscenza professionale e di tras-formazione di modelli di vita. La prospettiva epistemologica che abbiamo scelto, inoltre, si delinea come necessità di affrontare un nuovo modello formativo all’interno del quale si muovono tutte le figure sanitarie che riconoscono come identità di fondo “l’interazione con l’altro” e l’”aver cura dell’altro” , quindi gli aspetti di apprendimento del soggetto ed il riconoscimento della valenza educativa delle azioni di prevenzione e cura. Entro tale scenario, pertanto, si fa urgente una riflessione sugli aspetti impliciti che riguardano le epistemologie professionali degli operatori della cura e configurano -assieme agli aspetti codificati e tecnici- un’identità professionale.
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2

CEVESE, Rossella. ""SaHa:lalla!" Pratiche di salute e rappresentazioni sul corpo nell’esperienza di un gruppo di donne marocchine a Verona". Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/11562/343816.

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La tesi, basata su una ricerca sul campo con un gruppo di donne marocchine residenti a Verona, si propone di creare un collegamento tra le pratiche di gestione della salute quotidiana e le rappresentazioni sul corpo, la salute e la malattia. Il lavoro è organizzato intorno a quattro nuclei tematici: idee e rappresentazioni sulla salute e la malattia in Marocco e in Italia; salute e relazioni sociali nel contesto di migrazione; immagini e metafore prodotte dal corpo; circolazione dei saperi e strategie di salute. Nel lavoro vengono prese in considerazioni le seguenti tematiche: eterogeneità delle situazioni delle donne marocchine in Italia e a Verona, creazione di reference groups e funzionamento delle reti sociali nel territorio, principali idee sulla salute in Marocco e in Italia, situazione della medicina popolare in Marocco, malattie popolari non riconosciute dal sistema biomedico, immaginario sul corpo ed esperienza della corporeità nel contesto di migrazione, rapporto con i medici italiani, utilizzo di erbe ed alimenti per la gestione della salute quotidiana, formazione e circolazione dei saperi nel contesto locale e attraverso le reti transnazionali, ricerca della guarigione e attivazione di itinerari terapeutici attraverso le reti sociali. Obiettivo del lavoro è focalizzare i cambiamenti portati dalla migrazione sia rispetto all’utilizzo di pratiche tradizionali di salute, sia rispetto alle rappresentazioni sul corpo, la salute e la malattia.
The paper is based on a fieldwork with a group of moroccan women living in Verona. The aim of the work is to link the practices of management of familiar health with ideas and representations about body health and illness in a context of migration. The thesis is built up around four areas: ideas and representations about health and illness in Morocco and Italy; health and social networks in the context of migration; images and metaphors of the body; strategies of healing. The main topics are: variety of situations of Moroccan women in Italy and in Verona, reference groups and social networks on the field, popular medicine in Morocco, “folk illness”, embodiment of migration and experiences of illness, relationship with Italian doctors, use of herbs and food to manage familiar health, creation and circulation of authoritative knowledge along the local and transnational networks, seeking for healing and therapeutic itineraries. The aim of the work is to focus the changes that migration brings as regard to the use of traditional medicine and as regard to representation about body, health and illness.
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Libros sobre el tema "Rappresentazioni salute"

1

Attraverso gli occhi dei medici: La salute dello straniero tra rappresentazioni e competenze professionali. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2010.

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Capítulos de libros sobre el tema "Rappresentazioni salute"

1

Triches, Massimo. "La rappresentazione della salute urbana tra spazi condivisi e paesaggio". En Del prendersi cura, 29–38. Quodlibet, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvvb7n5g.5.

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