Literatura académica sobre el tema "Quotazione in borsa"

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Artículos de revistas sobre el tema "Quotazione in borsa"

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D'Alauro, Gabriele. "L'avviamento nei bilanci aziendali: impairment test e disclosure". FINANCIAL REPORTING, n.º 3 (octubre de 2011): 11–43. http://dx.doi.org/10.3280/fr2011-003002.

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Resumen
L'applicazione all'avviamento dell'test costituisce uno dei temi maggiormente dibattuti in ambito internazionale, in relazione ai molteplici profili di soggettività insiti nei criteri di valutazione previsti dallo IAS 36 e al conseguente rischio che detta procedura possa costituire un potenziale strumento di politiche di bilancio. Attraverso un'indagine comparata dei bilanci di società quotate italiane e inglesi dal 2005 al 2008, si intende verificare il trattamento contabile dell'avviamento, in particolare nel caso di segnali di perdite di valore, nonché la corrispondentefornita al riguardo. Nella ricerca sono analizzate le relazioni intercorrenti tra entità della svalutazione dell'avviamento, valutazione dell'azienda riflessa dalle corrispondenti quotazioni di borsa, e grado disull'avviamento. Presumendo che la qualità dellaesprima il livello di attendibilità con cui si sono applicate le disposizioni dello IAS 36, si verifica l'ipotesi che la mancata effettuazione di svalutazioni, pur in presenza di indicatori di perdite di valore dell'avviamento, conduca le aziende a fornire unasull'non completa né soddisfacente.
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Tesis sobre el tema "Quotazione in borsa"

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MELES, ANTONIO. "Private equity e quotazione in Borsa: struttura dei costi e prezzo di collocamento". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1330.

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Resumen
Gli operatori di private equity sono in grado di rendere più efficiente il processo di quotazione in Borsa? L'obiettivo della tesi è verificare tale ipotesi con riferimento alle quotazioni (IPO) condotte sul mercato azionario gestito da Borsa italiana nel periodo 1995-2008. Il lavoro può essere idealmente suddiviso in due parti. La prima parte esamina la capacità degli operatori di private equity di contenere il gap informativo tra emittente ed investitori, influenzando il livello dell’underpricing, del gross spread ed il costo complessivo della quotazione. In letteratura è stato sovente posto l’accento sulla capacità del private equity investor di assolvere una funzione di certificazione in grado di contenere il fenomeno dell’underpricing [Megginson and Weiss (1991); Lowry e Shu (2002) e Li e Masulis (2005)], anche se i risultati riportati dipendono dal mercato analizzato e dalla tipologia degli operatori presi in considerazione. Viceversa, non è ben chiaro quale sia il legame tra presenza del private equity investor e i costi diretti della quotazione. La seconda parte della ricerca si focalizza sull’analisi del pricing dei titoli PE backed e NPE backed. L’ipotesi, da valutare, è legata alla circostanza che la presenza dell’operatore di private equity sia in grado di incrementare la valutazione dell’impresa partecipata (il fair value), contribuendo, nel periodo di permanenza, a professionalizzare il management e svolgendo una funzione di monitoring. Raccogliendo gli avanzamenti della letteratura sul tema del pricing delle IPO e coerentemente con l’obiettivo della verifica empirica, sono stati impiegati due approcci. Il primo approccio si basa sulla misurazione, attraverso il metodo dei multipli, del fair value dei titoli oggetto di IPO, differenziati in PE backed e NPE backed, ed il successivo confronto con la valutazione assegnata in sede di collocamento. La seconda metodologia, coerente con l’ipotesi secondo cui il mercato è in grado di scontare immediatamente il valore intrinseco dei titoli matricola, consiste nel regredire il valore dell’equity al momento del collocamento e durante l’aftermarket, rispetto ad una molteplicità di variabili esplicative (finanziarie e non), tra cui la presenza nell’azionariato del private equity investor. Rispetto alla letteratura esistente, i principali risultati conseguiti dalla tesi sono tre: - la certification theory è da considerarsi valida anche con riferimento al mercato italiano delle IPO, ed implica non solo un contenimento dell’underpricing, ma anche un abbattimento del costo complessivo della quotazione; - gli operatori di private equity svolgono con maggiore efficacia il ruolo di certificazione se fanno parte di un sindacato; - la presenza del private equity investor nell’azionariato della società quotanda costituisce un driver del valore capace di influenzarne positivamente il fair value. I risultati conseguiti nel loro complesso presentano rilevanti implicazioni teoriche ed operative. Sotto il primo aspetto è possibile teorizzare l’esistenza di un rapporto non solo di sequenza logico-temporale, ma anche di complementarità tra investimenti di private equity e quotazione in Borsa. Sotto il profilo operativo, le conclusioni cui perviene questo lavoro possano costituire un valido supporto informativo per le imprese, affinché organizzino e gestiscano il processo di quotazione in modo economico ed efficiente.
Are private equity investors able to increase the efficiency of the listing process? This hypothesis was tested for the Italian market, on two samples of IPOs filed during the period 1995-2008. The research can be ideally divided into two parts. We first analyze the role of private equity investors in solving asymmetric information problems and its relationship to underpricing, the gross spread and the overall cost of going public. According to the certification theory [Megginson and Weiss (1991); Lowry e Shu (2002) e Li e Masulis (2005)] , companies backed by private equity investors are expected to have lower underpricing at the moment of initial public offering as they have fewer adverse selection problems and there is less ex-ante uncertainty. Subsequent studies showed that the role of private equity backing in the IPOs also depends on the type of market analyzed and on the type of private equity investor under consideration. Differently, it is less clear what the relationship between private equity backing and the total cost of going public to issuers is. Second, this study analyzes the impact of private equity backing on IPOs valuation. The hypothesis is that the role of professionalization and monitoring by private equity investor increases the fair value of backed companies. We employed two different methodology: the comparables firm multiples to compare the relative value of private equity backed IPOs with that of non private equity backed IPO; the multivariate cross-sectional regression to analyze how the private equity backing interacts with financial and non financial variables to influence the issuer firm�s evaluation at the offer time and during the aftermarket. Compared to the existing literature, the main findings of this study are three: - The certification theory is valid also for the Italian market and leads not only to a less underpricing, but also to a reduction of the total cost of listing; - Private equity investors more effectively carry out the role of certification if they are part of a PE syndication; - Private equity investors on one side reduce asymmetric information problems and underpricing, while on the other side they are able to affect the IPOs fair value, increasing simultaneously the offer value and the first day closing value. Our results have theoretical implications suggesting a complementary relationship between the private equity investments and the listing process. Therefore, the finding have practical implications, particularly for firms who are looking for how going public. In fact the private equity backing besides reducing the overall costs of going public (mainly reducing the underpricing) increases the gross proceeds to the offering firms.
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CELIA, Patrizia. "Dai vincoli finanziari agli investimenti in ricerca e sviluppo alla quotazione in borsa: evidenze dalle PMI italiane". Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2008. http://hdl.handle.net/11562/337708.

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Resumen
La recente perdita di competitività delle imprese italiane ci spinge a considerare, tra le altre cause, anche l’eventuale presenza di vincoli finanziari agli investimenti e in particolare a quelli in R&S. La realizzazione dei progetti di investimento è strettamente correlata alle risorse finanziarie di cui l’impresa dispone o sarà in grado di disporre attraverso un’adeguata politica di finanziamento volta alla ricerca della composizione migliore della propria struttura finanziaria. La letteratura sulle scelte di struttura finanziaria concorda sul fatto che in presenza di imperfezioni nei mercati dei capitali non esiste perfetta sostituibilità tra le fonti finanziarie interne e quelle esterne. Un’impresa è, allora, sottoposta a vincoli finanziari quando è costretta a rinunciare all’esecuzione di progetti di investimento che, seppur profittevoli, non è in grado di finanziare. Esistono numerose evidenze empiriche che mostrano che alcune imprese sono finanziariamente vincolate quando decidono di effettuare investimenti in capitale fisico (tra gli altri Fazzari, Hubbard e Petersen (1988) e (1996), Bond e Meghir (1994), Bond, Elston, Mairesse e Mulkay (2003)). Molto meno studiato è il problema degli investimenti in Ricerca e Sviluppo (tra gli altri Harhoff (1998), Bond S., Harhoff D., Van Reenen J. (1999)) sebbene alcune caratteristiche di questi ultimi lascino pensare che è molto più probabile osservare vincoli finanziari agli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) piuttosto che agli investimenti in capitale fisico. Nonostante l’importanza del fenomeno, finora le evidenze empiriche sulla presenza di vincoli finanziari agli investimenti delle imprese manifatturiere italiane sono state poche e hanno riguardato prevalentemente gli investimenti in capitale fisico (Rondi e Sembenelli 1998). Non è dunque priva di giustificazioni l’idea di voler testare l’eventuale presenza di vincoli finanziari agli investimenti delle imprese manifatturiere italiane, prestando particolare attenzione al caso delle spese in R&S. Il capitolo 1 propone la stima dei vincoli finanziari agli investimenti in capitale fisico e in ricerca e sviluppo, utilizzando l’approccio maggiormente condiviso in letteratura. È oramai convinzione diffusa che per rilanciare la competitività delle imprese italiane sia necessario partire dal rilancio della crescita dimensionale e di strutture proprietarie meno concentrate, dell’innovazione tecnologica, dell’internazionalizzazione e da un miglior rapporto con il sistema finanziario. La crescita economica non può prescindere, infatti, dal progresso del sistema finanziario in generale e del mercato borsistico in particolare. La letteratura economica ha evidenziato l’esistenza di una solida relazione tra lo sviluppo economico e il progresso del sistema finanziario. Un sistema finanziario evoluto favorisce una crescita robusta e sostenibile del risparmio, favorendo il processo di selezione delle eccellenze imprenditoriali e degli investimenti e offrendo nuove modalità di gestione dei rischi. In una prospettiva ancora più ampia, il sistema finanziario è uno strumento vitale per realizzare un sistema economico e una società più aperti, dinamici ed equi. In particolare, la quotazione in Borsa consente alle imprese il finanziamento di nuovi investimenti, imprime impulso alla crescita dimensionale e riequilibra la struttura finanziaria ottimizzando il costo del finanziamento. Sebbene lo scarso ricorso al finanziamento azionario non sia una prerogativa delle imprese italiane, l’Italia si caratterizza per il fatto di avere un ridotto numero di società domestiche quotate. Per anni il motivo della scarsa partecipazione al mercato azionario delle imprese italiane è stato attribuito alla riluttanza degli imprenditori all’apertura del capitale e alla “condivisione” con il mercato dell’azienda, tipicamente di famiglia. Inoltre la quotazione in borsa veniva vista (e in parte accade tuttora) come un’operazione di finanza straordinaria destinata alle grandi imprese. Il capitolo 2 vuole indagare se il ridotto numero di società italiane quotate dipende da un limitato numero di società quotabili o piuttosto da una eccessiva complessità del mercato azionario italiano. La Initial Public Offering (IPO) rappresenta uno dei passi più importanti nella vita di un’impresa non solo per il fatto che le somme ottenute consentono il finanziamento di importanti progetti di investimento che possono determinare un vero e proprio salto dimensionale e culturale, ma anche per le importanti conseguenze gestionali. Oltre alle accortezze a tutela delle minoranze, una delle conseguenze di maggiore impatto nella vita aziendale e, per un certo verso, persino nella vita dell’imprenditore stesso è la gestione del cambio dell’azionariato conseguente al collocamento delle azioni. Nel vendere le azioni della propria società, l’imprenditore potrebbe dunque poter accettare un prezzo più basso rispetto al fair value, pur di riuscire ad evitare che nella compagine azionaria vi siano degli investitori sgraditi, o relativamente sgraditi. Una parte degli accademici che studiano il fenomeno delle IPO, si interroga sulla possibilità da parte dell’emittente di poter plasmare la composizione dell’azionariato post-IPO e, in particolare, alcuni articoli hanno cercato di indagare il ruolo dell’underpricing nel raggiungimento della compagine azionaria desiderata. L’underpricing è solitamente spiegato in letteratura come fenomeno derivante dall’asimmetria informativa esistente tra l’emittente e gli investitori in merito al valore dell’azienda e al rischio intrinseco aziendale. Tali teorie assumono che l’emittente possiede un set informativo più completo rispetto a quello posseduto dagli investitori e che pertanto l’underpricing sia l’effetto di un classico lemons problem. Gli investitori richiedono un premio per il rischio di adverse selection che sottoscrivendo le azioni si assumono: maggiore è l’asimmetria informativa percepita, maggiore è il rischio di adverse selection percepito e conseguentemente maggiore è lo sconto sul prezzo richiesto (Allen e Faulhaber, 1989, Welch 1989 e Chemmanur, 1993). Il capitolo 3 prendendo come campione le IPO di PMI realizzate in Italia negli anni 2005-2007 analizza le relazioni esistenti tra l’underpricing e la compagine azionaria post quotazione e tra l’underpricing e la liquidità del titolo durante il primo anno di negoziazione.
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Elmazaj, Besmir <1985&gt. "La quotazione in borsa come strumento per sostenere e rilanciare l'attività delle PMI italiane dopo la crisi del 2008". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1661.

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Resumen
In questa lavoro viene descritta la situazione delle PMI italiane dopo la crisi del 2008. Il ruolo delle piccole e medie imprese è molto importante per l'economia italiana sia come valore aggiunto sia come apporto occupazionale. Le PMI, che per finanziare la propria crescita utilizzano il canale bancario come fonte principale, hanno avuto difficoltà nel trovare finanziamenti. La quotazione in borsa è uno strumento che può sostenere le PMI a uscire dalla crisi del credito e rilanciare l'attività delle imprese. Borsa Italiana ha creato le condizioni favorevoli per la quotazione delle PMI, con un processo veloce. L'accesso ai mercati dei capitali permette alle aziende di assicurarsi nuove opportunità di finanziamento per lo sviluppo e per accrescere la propria leadership a livello nazionale e internazionale. Nell'ultimo capitolo, dove viene fatto un analisi empirica, vengono rilevati tutti gli effetti positivi che la quotazione in borsa ha sulle PMI.
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Benedet, Francesco <1992&gt. "Performance sportive e andamento delle quotazioni in Borsa: legami tra il mondo calcistico e quello finanziario". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11889.

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Libros sobre el tema "Quotazione in borsa"

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Rosati, Antonio. L' ammissione alla quotazione ufficiale di borsa. Milano: Giuffrè, 1995.

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Francesco, Cesarini, ed. Il Rafforzamento patrimoniale delle banche: Ricorso al mercato e quotazione in borsa. Bologna: Il Mulino, 1988.

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Falsanisi, Giorgio. Le società di calcio del 2000: Dal marketing alla quotazione in Borsa. Soveria Mannelli, Catanzaro: Rubbettino, 2001.

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Balzarini, Paola. La disciplina giuridica del mercato finanziario: OPA, insider trading, quotazione in borsa, SIM, banche. Milano: EGEA, 1991.

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