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Dall'Igna, Enrico <1988&gt. "Gli indicatori di qualità nei prodotti agroalimentari, il caso dei Radicchi Veneti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6148.

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Resumen
Il lavoro mira a percorrere le varie tappe del concetto di qualità, riferita al panorama agroalimentare, analizzando il percorso intrapreso dai consumatori, dalla percezione all'acquisto. Nella parte finale si procede alla discussione dei risultati ottenuti tramite un esperimento di scelte dichiarate applicato al caso dei Radicchi Veneti.
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Minchella, Davide <1981&gt. "La tutela dei prodotti agroalimentari a denominazione d'origine. Il regime europeo fra sfide globali e politica di qualità". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2632/1/Minchella_Davide_tesi.pdf.

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Minchella, Davide <1981&gt. "La tutela dei prodotti agroalimentari a denominazione d'origine. Il regime europeo fra sfide globali e politica di qualità". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2632/.

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Tartaggia, Alessia <1988&gt. "L'e-commerce dei prodotti agroalimentari". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6697.

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Beghi, R. "Tecniche innovative per la valorizzazione della qualità dei prodotti ortofrutticoli freschi". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/49475.

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Resumen
L’attività di ricerca è stata svolta nell’ambito del progetto Innovì, che vede coinvolti l’Istituto di Ingegneria Agraria e il dipartimento di Produzioni Vegetali dell’Università di Milano, la Fondazione Fojanini di Sondrio, la Cooperativa Ponte in Valtellina e l’azienda Unitec di Lugo (Ra). ‘Innovì’ mira a valutare la possibilità di impiegare metodi non distruttivi per incrementare il valore delle produzioni vitifrutticole della Valtellina. Pertanto è stato realizzato e sperimentato su uva, mele e mirtilli, uno strumento portatile realizzato dall’Istituto di Ingegneria Agraria per la valutazione ottica non distruttiva nell’intervallo di lunghezze d’onda 445-970 nm (Vis/NIR) di indici di qualità come contenuto zuccherino, durezza, acidità e di indici riguardanti componenti salutistico-nutrizionali come antociani, flavonoidi, polifenoli e vitamina C. Sono state indagate, grazie all’elaborazione di modelli statistici, le relazioni tra le proprietà ottiche dei frutti registrate con il prototipo sperimentale e i valori dei diversi parametri rilevati con le classiche analisi distruttive di laboratorio. I modelli statistici vengono elaborati attraverso l’utilizzo di tecniche di regressione multivariata che permettono di estrarre la massima informazione presente nei dati correlando gli spettri registrati dallo strumento con le proprietà chimico-fisiche dei campioni. La bontà dei modelli elaborati viene valutata attraverso parametri come il coefficiente di correlazione (r), che deve avvicinarsi il più possibile all’unità (correlazione perfetta tra dato stimato e dato di riferimento) e l’errore standard della stima (SECV o SECV%) che deve essere, invece, il più basso possibile. Durante il progetto di ricerca sono state effettuate l’acquisizione e l’elaborazione dei dati sui campioni di mele, uva e mirtilli provenienti da due annate agrarie. Parallelamente sono state realizzate in collaborazione con il DiSTAM, sperimentazioni analoghe con uno strumento FT-NIR da laboratorio su campioni di omogenato d’uva e di mirtilli (medesimi campioni analizzati con il prototipo Vis/NIR). Infine nel corso del secondo anno, è stata sperimentata sempre nell’ambito del progetto Innovì una postazione NIR on-line fornita da UNITEC spa, installata presso la Cooperativa di Ponte in Valtellina. Con questo strumento sono state analizzate in modo non distruttivo mele delle varietà Golden e Stark Delicious su classici parametri di maturazione (Contenuto in solidi solubili e durezza) con lo scopo di valutare l’accuratezza delle stime fornite da questo strumento. Inoltre sono stati elaborati dei modelli di regressione preliminari per la stima di nuovi parametri nutraceutici (clorofilla e carotenoidi) direttamente con questa calibratrice. Di seguito vengono brevemente presentati i risultati ottenuti dalle sperimentazioni condotte su mirtillo, uva e mele. Mirtillo - In Valtellina la superficie totale investita a piccoli frutti, e precisamente a mirtillo gigante americano, è di circa 10 ettari, con un numero indicativo di 30.000 piante costituite da diverse varietà a differenti epoche di maturazione. L’interesse verso questa coltura è in continua crescita e ultimamente si assiste a un costante incremento annuo del 20% della superficie coltivata. Nel progetto sono state analizzate con il sistema Vis/NIR due varietà (Duke e Brigitta) e sono stati acquisiti gli spettri sia di bacche intere, sia di campione omogenato. I campioni sono stati suddivisi in quattro classi di maturazione. Sulla base dei modelli elaborati per gli spettri acquisiti sulle bacche della varietà Brigitta, sono stati ottenuti buoni risultati in termini di capacità di stima in particolare per il contenuto in solidi solubili, per la durezza, per il contenuto in antociani e in flavonoidi e per l’ac. ascorbico, con valori di r intorno a 0,9. Risultati soddisfacenti sono stati ottenuti anche per il contenuto in polifenoli con valori di r superiori a 0,8. Risultati analoghi sono stati ottenuti per la varietà Duke. Per quanto riguarda l’analisi dell’omogenato di mirtilli le risposte dei modelli sono state molto buone. Questo conferma che una minima preparazione del campione può permettere di stimare i diversi indici di interesse in modo ancora più accurato rispetto all’analisi delle singole bacche. I migliori risultati sono stati ottenuti ancora una volta per il contenuto in solidi solubili e per gli antociani con valori di coefficiente di correlazione superiori a 0.9 e valori molto bassi di errore di stima. Risultati confortanti sono stati ottenuti anche per gli altri indici con valori di r intorno a 0,8. Buoni risultati sono stati conseguiti per quanto riguarda l’analisi di classificazione dei campioni: mediamente infatti oltre l’80% dei campioni sono stati correttamente classificati all’interno delle rispettive classi di maturazione con percentuali di errore durante la classificazione dei campioni che si sono mantenute basse per le classi di maggiore interesse (classi III, frutti non ancora completamente maturi e IV, frutti maturi). Questa applicazione, opportunamente sviluppata, può risultare particolarmente interessante come supporto nella decisione del momento ottimale di raccolta, utilizzando lo strumento per individuare in tempo reale se le bacche appartengono o meno alla classe dei frutti maturi. Uva - Attualmente in Valtellina sono censiti circa 1200 ha coltivati a vite, di cui circa 850 ha producono uva destinata alla vinificazione commerciale. Il nebbiolo, nel biotipo valtellinese chiamato chiavennasca, rappresenta di gran lunga la varietà più coltivata in Valtellina (più del 90% della superficie vitata). In questo contesto il monitoraggio a campione delle uve rivela ampi limiti di utile applicabilità e interesse. In particolare, il controllo del contenuto in polifenoli è uno degli aspetti più rilevanti della vinificazione delle uve rosse, poiché influenza il colore (antociani) e la sua stabilità nel tempo, oltre a determinare i gusti d’astringente, i gusti amari e alcune note olfattive (fenoli volatili). Nel caso specifico dell’uva, quindi, un sistema in grado di valutare in modo rapido il contenuto in polifenoli e antociani sarebbe di grande aiuto per i produttori di vino per un’analisi di accettazione delle uve al momento del loro conferimento presso le cantine. Le analisi di tipo tradizionale, effettuate al momento in laboratorio, richiedono tempi lunghi e necessitano di personale altamente specializzato; inoltre non esiste un metodo in grado di effettuare contemporaneamente analisi di parametri differenti. Per questo sulla base degli spettri Vis/NIR sono stati elaborati dei modelli, su acini interi e su prodotto omogenato, sia per gli indici di maturazione tecnologica (contenuto in solidi solubili, acidità, pH), sia per gli indici di maturazione fenolica (antociani potenziali ed estraibili e polifenoli). I modelli elaborati sulla base di acquisizioni sugli acini tal quali hanno evidenziato buoni risultati in termini di capacità di stima solo per gli indici di maturazione tecnologica, in particolare per il contenuto in solidi solubili e per il pH. Risultati migliori, invece, sono stati ottenuti per i modelli elaborati sulla base di acquisizioni effettuate su omogenati d’uva. Sono stati registrati, infatti, valori positivi dei diversi parametri di valutazione dei modelli per tutti gli indici, tra i quali anche quelli di maturazione fenolica, molto importanti per la vinificazione e per la qualità del prodotto. In particolare per quanto riguarda i parametri tecnologici, buoni risultati sono stati ottenuti per il contenuto in solidi solubili e per l’acidità con r > 0,8. Inoltre, con riferimento ai parametri fenolici, i modelli elaborati per gli antociani e per i polifenoli hanno mostrato rispettivamente r > 0,9 e r > 0,8. Mela - La melicoltura valtellinese, che interessa 1200 ha del territorio, vive un processo di intenso rinnovamento in risposta alla sempre più diffusa necessità di strumenti e metodi innovativi in grado di valorizzare le caratteristiche qualitative che la mela può esprimere nelle particolari condizioni pedo-climatiche del comprensorio valtellinese. Disporre di strumenti di campo che consentano di seguire l'espressione delle proprietà sensoriali dei frutti durante il processo di maturazione, consentirebbe una migliore conoscenza e gestione delle diverse cultivar, oltre che della disomogeneità dell'epoca di maturazione dettata dalle notevoli differenze climatiche che si registrano all'interno dell'area di produzione di mela valtellinese. Allo stesso modo, l'impiego di tecniche innovative nelle fasi di cernita in postraccolta finalizzate alla valutazione delle caratteristiche sensoriali dei singoli frutti, consentirebbe la selezione di partite con caratteristiche qualitative certificate e l'eliminazione dei frutti incorsi in patologie o eccessivi deperimenti qualitativi. Il tutto con grande beneficio per la loro ottimale gestione e valorizzazione commerciale. Per quanto riguarda le mele con il dispositivo Vis/NIR sono stati acquisiti gli spettri delle varietà Golden Delicious e Stark Delicious, le più diffuse in Valtellina. Sulla base dei modelli elaborati sono stati ottenuti buoni risultati per il contenuto in solidi solubili per entrambe le varietà, con valori di r superiori a 0,8 ed errori di stima inferiori al 7%. Buoni risultati sono stati ottenuti anche per la stima dell’acidità e del contenuto di clorofilla e flavonoidi per la varietà Stark. Inoltre è stato installato ed è attualmente ancora in fase di sperimentazione presso la Cooperativa di Ponte in Valtellina un modello di selezionatrice ottica per la valutazione in linea in postraccolta della qualità delle mele, fornita da Unitec, azienda specializzata nella produzione di impianti per la valutazione della qualità di prodotti ortofrutticoli. L’impianto permette una veloce selezione non distruttiva dei frutti (fino a 10/sec) sempre attraverso l’utilizzo della tecnica NIR. In questo caso vengono valutati indici qualitativi come il contenuto in solidi solubili e la durezza, adattandoli alle specifiche derivanti dalle esigenze del postraccolta. Sono stati analizzati 100 campioni per ogni varietà, con 10 repliche per ogni campione, per un totale di 1000 acquisizioni per ogni varietà. I risultati ottenuti per la stima del contenuto in solidi solubili hanno evidenziato uno scarto percentuale medio dalle classiche analisi rifrattometriche molto contenuto del 5%. Sempre per il contenuto in solidi solubili il 77% delle stime su mele Golden evidenziano uno scarto dalle analisi di riferimento inferiore al °Brix. Per le Stark invece questo valore scende al 62%. Buoni risultati sono stati ottenuti anche per la stima della durezza delle mele con uno scarto percentuale medio del 10% rispetto al valore penetrometrico. In questo caso, per le mele Golden, il 77% delle stime evidenzia un errore inferiore a 1 kg/cm2, mentre per le Stark questo valore sale all’81%. Inoltre sono in corso delle prove mirate allo studio della possibilità di elaborare dei modelli in grado di stimare anche altri indici come il contenuto di clorofilla e di carotenoidi, nell’ottica di ampliare le potenzialità d’analisi della macchina. Sono inoltre state effettuate, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche (DiSTAM), delle sperimentazioni di confronto mediante acquisizioni spettrali con uno strumento FT-NIR da laboratorio su campioni di omogenato d’uva e di mirtilli. Anche in questo caso i risultati ottenuti sono buoni e prospettano la possibilità di proporre tali strumenti come valida e rapida alternativa alle classiche analisi di laboratorio. I risultati ottenuti hanno permesso quindi di avere a disposizione, direttamente in campo, un sistema sperimentale semplice, poco costoso e soprattutto rapido per l’analisi degli indici qualitativi di maggiore interesse. La sperimentazione della selezionatrice NIR on-line di Unitec ha inoltre evidenziato la possibilità di utilizzare efficacemente sistemi di questo tipo per la gestione delle partite di frutta in un centro di stoccaggio e selezione su grandi quantitativi di prodotto. Pertanto si può affermare che è stato raggiunto l’obiettivo del progetto di mettere a punto strumenti adeguati per ottimizzare le tecniche produttive, i metodi di gestione postraccolta e i sistemi di selezione orientati alla qualità del frutto, per una migliore valorizzazione commerciale delle produzioni regionali. Parallelamente alle attività di ricerca sono state intraprese diverse azioni mirate alla divulgazione dei risultati ottenuti dal progetto di ricerca. Oltre alla presentazione di lavori a convegni, è stato organizzato un workshop interamente dedicato al progetto durante il MACFRUT 2007 di Cesena e un seminario presso la Cooperativa di Ponte in Valtellina, rivolto in particolare agli operatori locali del settore.
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Pacini, Federico. "Sviluppo di Metodologie Molecolari per la Qualità dei Prodotti di Origine Animale". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2007. http://hdl.handle.net/11577/3425519.

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Resumen
The objectives of this study were to develop and optimize molecular techniques based on the DNA melting analysis for the detection of allele variants or SNPs in genes involved in the quality of animal products. For the dairy industry the detection of the cow k-casein B allele (CSN3*B) is very important for the role of its codifying protein during the cheese making. It is known that the k-casein B allele plays a major role in cheese technology with great effects in the quality and quantity of cow milk. The availability of accurate and reliable protocols for the identification of the most common alleles is of great interest in breeding projects. In the present study a denominated denaturant DNA melting analysis was developed using a new buffer to quickly identify A and B k-casein allelic variants. The DNA melting analysis is fast and suitable for the identification of A and B alleles. The development of this denaturant buffer allows to enhance the discrimination power of the instrumentation. The same approach was used to detect SNPs in two important meat gene quality using an ad-hoc instrument for the melting analysis The RYR1 and PRKAG3 genes have an important role in the meat quality, influencing the pH, water content, lean meat content and colour. The frequencies of their alleles were investigated in Bayern, Australian ans Sudtiroler pigs in order to test a high resolution DNA melting analysis protocol, which allows to detect a total of 6 genotypes in simple manner and in few minutes trough a post multiplex PCR. It was possible to compare the sensibility obtained with the no-denaturant approach against the denaturant approach. The observed frequencies were: 0.86, 0.13 and 0.01 for the N/N, N/n e n/n respectively for RYR1 gene and 0.17, 0.54, 0.29 for I/I, I/V and V/V for the PRKAG3 gene respectively. Its is interesting to note that even if the pigs tested belonged to breed with attitude for high meat content and quality, a relatively high genotype frequency N/n and a relatively low genotype frequency I/I were found. In these productions, where meat quality is a relevant attribute, could be possible to enhance the favourable SNPs in bores and sows. The denaturant buffer developed allows to detect with major detection level the homo/hetero genotypes of the RYR1 and PRKAG3 genes. This approach for the detection of known SNP is very fast, reliable and could substitute the specific enzymatic cleavage for the detection of specific substitutions.
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Marfani, Eva. "Determinazione dei valori nutrizionali nei prodotti da forno (biscotti)". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10810/.

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Resumen
Questa tesi è basata sul tirocinio svolto presso il Laboratorio Analisi Vegezio SRL, nel laboratorio di chimica degli alimenti. L’obbiettivo della tesi è stato quello di confrontare i valori nutrizionali di biscotti di produzione industriale con biscotti artigianali, per valutare il differente contenuto nei principali nutrienti come lipidi, proteine, carboidrati e fibre. Le analisi principali eseguite nei biscotti artigianali sono state: - Determinazione delle proteine; - Determinazione dei lipidi; - Determinazione carboidrati; - Determinazione delle fibre; - Determinazione sodio cloruro; - Determinazione ceneri; - Determinazione umidità. La tesi è suddivisa in 5 capitoli dei quali, i primi tre copropno gli aspetti generali ed introduttivi degli alimenti e dell'importanza di analizzarli in merito al conentuto di valore nutrizionale. Il quarto capitolo è la parte sperimentale, ovvero tratta dei metodi per la determinazione dei valori nutrizionali, indicando come queste devono essere eseguite secondo gli standard vigenti. Infine, nel capitolo 5 ci sono i risultati e la discussione della tesi. Tali risultati indicano che i biscotti artigianali presentavano un maggiore contenuto di grassi saturi e di zuccheri a fronte di un simile contenutop in carboidrati totali e lipidi totali. Al contrario, il contenuto di sodio è stato riscontrato significativamente superiore nei biscotti industriali rispetto a quelli artigianali. La differenza dei valori nutrizionali riscontrata tra biscotti artigianali e biscotti industriali non è elevata rispetto a ciascun singolo paramentro analizzato, ma permette di evidenziare nel complesso piccole differenze che consentono considerazioni più generali sull'impatto nutrizionale e sociale che i prodotti alimentari industriali rivestono nella popolazione.
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CAPOGROSSI, Chiara. "Prezzi edonici e cambiamenti nella qualità dei prodotti. Un'analisi statistica per il mercato automobilistico italiano". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2007. http://hdl.handle.net/11566/242510.

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GOTTARDO, DAVIDE. "BENESSERE ANIMALE E QUALITA' DEI PRODOTTI: RUOLO DI STRATEGIE NUTRIZIONALI INNOVATIVE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/545171.

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Resumen
Una corretta nutrizione degli animali d’allevamento permette di ottenere un adeguato livello produttivo e di benessere delle specie allevate, assicurando nel contempo il raggiungimento di ottimali caratteristiche qualitative dei prodotti derivati, in modo da garantire al consumatore alimenti che soddisfino i requisiti richiesti di sicurezza e salubrità e presentino un adeguato valore nutrizionale. In questo contesto, l’applicazione di strategie nutrizionali, inclusa l’aggiunta di additivi, utilizzati per migliorare le caratteristiche nutrizionali dei mangimi, può svolgere un ruolo determinante nella moderna zootecnia e costituisce uno dei temi principali del quadro normativo dell’Unione Europea. Nel presente elaborato sono presentati quattro studi in vivo che valutano gli effetti della dieta sulle performance quanti qualitative di polli da carne e suini; in particolare si sono considerati alcuni interventi quali l’impiego di emulsionanti, di un estratto polpe di oliva ad elevato tenore di polifenoli e di un probiotico nell’intero ciclo produttivo del pollo da carne, mentre per quanto riguarda la specie suina, l’integrazione dell’estratto polpe di oliva ad elevato tenore di polifenoli ha riguardato il periodo compreso tra la fine della gestazione e lo svezzamento dei suinetti, considerati due dei momenti più delicati dell’allevamento di questa specie. La prima prova sperimentale prevedeva l’integrazione di un emulsionante sintetico a 1200 pulcini ROSS 308, equamente suddivisi in maschi e femmine e suddivisi in 4 gruppi costituiti da 12 recinti e 25 animali ciascuno. E’ stato utilizzato un disegno sperimentale multifattoriale 2x2 che permette di confrontare il trattamento alimentare (C vs T) e il sesso. L’additivo è stato somministrato in dosi di 1g/kg dal giorno 0 al giorno 12, 0,75g/kg dal giorno 12 al giorno 22 e di 0,5g/kg dal giorno 22 al termine della prova (37 giorni per le femmine e 44 per i maschi). Durante lo svolgimento della prova sono stati valutati i principali parametri produttivi (PV, IMPG, FI e ICA), mentre in fase di macellazione sono stati prelevati campioni di sangue, di tessuto epatico e del contenuto cecale per le successive analisi; è stato inoltre prelevato il petto per la determinazione della resa della carcassa e della qualità della carne. I risultati hanno mostrato che la supplementazione con emulsionante ha aumentato il peso vivo al giorno 12 (P=0.02), l’incremento ponderale nel primo periodo (0-12 giorni; P=0.06) e la resa alla macellazione (P=0.02). Relativamente alla qualità della carne, il gruppo trattato ha mostrato un significativo incremento dell’indice b* (P<0.01) e una riduzione delle perdite in cottura (P=0.03). Il trattamento con l’emulsionante ha aumentato il contenuto plasmatico di colesterolo, HDL e LDL rispetto al gruppo controllo (P<0.01; P=0.02; P<0.01, rispettivamente), mentre non sono state osservate differenze significative sulla flora microbica intestinale. A partire da campioni epatici, è stata valutata l’espressione dei geni Apo A-I e Apo B, direttamente coinvolti con il metabolismo lipidico ed è stata riscontrata una significativa up regolazione (P=0.0056) del gene Apo B nelle femmine trattate. In conclusione, sebbene il sesso e l’età degli animali rappresentino importanti variabili da considerare, l’integrazione dell’emulsionante nell'alimentazione di polli da carne è in grado di apportare interessanti modifiche sui parametri di crescita, sul metabolismo lipidico, nonché sull'espressione di alcuni geni coinvolti. La seconda prova sperimentale ha valutato gli effetti della somministrazione di un estratto polpe di oliva ad elevato tenore di polifenoli sulle performance di 720 pulcini ROSS 308 di sesso femmina. Gli animali sono stati suddivisi in quattro gruppi sperimentali, costituiti da 12 recinti e 20 soggetti ciascuno, e alimentati con 200 I.U./kg di vitamina E (T1), 1 e 5gr/kg di Ethifenol (T2 e T3, rispettivamente), titolato a 25mg/g di polifenoli totali. Durante lo svolgimento della prova sono stati valutati i principali parametri produttivi (PV, IMPG, FI e ICA), in fase di macellazione sono stati prelevati campioni di sangue, di tessuto epatico e del contenuto cecale per le successive analisi, inoltre è stato prelevato il petto per la determinazione della resa della carcassa e della qualità della carne. I risultati relativi ai parametri produttivi e alle analisi microbiologiche del cieco non hanno mostrato differenze significative tra i gruppi sperimentali. Al contrario, l’integrazione dell’additivo ha modificato il parametro b*(giallo) della pelle degli animali (P=0.003). A partire da campioni di tessuto epatico prelevati è stata effettuata l’estrazione e la quantificazione dei polifenoli totali e la valutazione di alcuni geni coinvolti nel metabolismo lipidico (PPAR, ATGL, ACACA, CPT-1, ACOX e FASN). Sebbene in assenza di significatività statistica (P>0.05), la concentrazione di composti fenolici presenti nel fegato rispecchia il livello crescente di integrazione; in aggiunta, è stata osservata una modificazione non significativa dell’espressione dei geni sopra riportati. In conclusione, la somministrazione dell’additivo oggetto della prova ha apportato dei lievi benefici, che tuttavia appaiono interessanti considerando il breve ciclo produttivo dei polli da carne. La terza prova sperimentale ha previsto l’integrazione dell’estratto di polpe di oliva, oggetto della precedente prova, a 18 scrofe pluripare (fase 1), omogenee per età e ordine di parto, suddivise in due gruppi sperimentali di 9 soggetti ciascuno (controllo = C e trattato = T), per un periodo di circa 40 giorni (da circa due settimane prima della data prevista del parto al termine della lattazione). Il gruppo T ha ricevuto una dieta basale (C) addizionata con l’estratto di oliva in quantità di 1,25kg/ton. Al termine della lattazione (25d), tutti i suinetti nati (n=180) sono stati suddivisi in 4 gruppi sperimentali costituiti da 45 soggetti e 9 repliche ciascuno (fase 2), per una durata di 42 giorni. I suinetti appartenenti al gruppo Ctr-Ctr, provenivano da madri C e non hanno ricevuto l’estratto, il gruppo CtrT, proveniva da scrofe controllo, ma ha ricevuto l’additivo; il gruppo T-Ctr nato da madri T non ha ricevuto l’integrazione, infine i soggetti appartenenti al gruppo T-T, nati da scrofe trattate, hanno ricevuto l’estratto di oliva. La fase 2 è stata suddivisa in due periodi (prestarter 0-14d e starter 1542d) e le diete degli animali T sono state integrate con 5,0 e 2,5kg/ton di estratto di oliva, rispettivamente nel primo e nel secondo periodo. Durante la fase 1, sono stati raccolti dati relativi alla condizione corporea e ai parametri riproduttivi delle scrofe, nonché campioni di colostro, per determinare la concentrazione totale di polifenoli e la capacità antiossidante dello stesso. Durante lo svolgimento della fase 2 sono stati invece valutati i principali parametri produttivi dei suinetti (PV, IMPG, FI e ICA). I risultati relativi alla fase 1 non hanno mostrato differenze significative in seguito all'integrazione dell’estratto; tuttavia i parametri produttivi e riproduttivi del gruppo T sono risultati superiori. Per quanto riguarda le analisi del colostro, il potere antiossidante delle scrofe trattate era statisticamente più elevato (P=0.05) rispetto al gruppo C, sebbene la concentrazione di polifenoli totali non ha riportato variazioni significative tra i due gruppi (P>0.05). La fase 2 ha presentato dei risultati più interessanti; il gruppo T-Ctr ha mostrato un maggiore peso vivo al giorno 42 (P=0.03) e un maggior IMPG nel secondo periodo (14-42d) e come media complessiva (0-42d) (P=0.03 e P=0.05, rispettivamente) rispetto al gruppo Ctr-T. Inoltre, l’indice di conversione alimentare (ICA), la resa alimentare e la resa alla trasformazione del gruppo T-Ctr hanno riportato valori statisticamente significativi (P0.01) rispetto agli altri gruppi sperimentali. In conclusione, l’integrazione dell’estratto oggetto della prova ha mostrato i migliori risultati sulle performance dei suinetti, sottolineando l’importanza del latte materno come veicolo di sostanze funzionali e suggerendo possibili effetti benefici del composto d’interesse sulle condizioni generali di salute degli animali; tuttavia l’impiego di estratti vegetali in alimentazione animale presenta un quadro molto complesso, caratterizzato dalla presenza e dall’interazione di molti fattori differenti. La quarta prova sperimentale ha valutato gli effetti della somministrazione di un probiotico costituito da Lactobacillus farmaciminis e L. rhamnosus sulle performance produttive di 960 pulcini ROSS 308 di sesso maschile per una durata di 48 giorni. Gli animali sono stati suddivisi in 4 gruppi sperimentali, costituiti da 12 recinti e 20 soggetti ciascuno; i 3 gruppi trattati (T1, T2 e T3) erano alimentati con una dieta base (CTR) integrata con 600, 400 e 200g/ton di probiotico, rispettivamente. Durante lo svolgimento della prova sono stati valutati i principali parametri produttivi (PV, IMPG, FI e ICA); mentre in fase di macellazione è stato prelevato il petto per la determinazione della resa della carcassa. I risultati relativi alle performance di crescita non hanno evidenziato differenze significative per i parametri analizzati, inoltre, non è stata osservata alcuna differenza statistica per quanto riguarda i rilievi alla macellazione, resa e peso del petto (P>0.05). Per concludere, la somministrazione del probiotico oggetto della prova non ha modificato i parametri considerati, tuttavia non sono da escludere possibili effetti dell’additivo sulla modulazione della flora microbica intestinale e sulle proprietà qualitative delle carni. In tal senso, saranno necessari ulteriori e più approfonditi studi per analizzare le conseguenze sul metabolismo generale di animali a rapida crescita. Analizzando i risultati ottenuti nelle prove sperimentali, è possibile affermare che l’integrazione di sostanze ad azione benefica nell’alimentazione degli animali da reddito è in grado non solo di modificare in maniera significativa i principali parametri di crescita degli stessi e la qualità dei prodotti destinati al consumatore, ma anche di migliorare le condizioni generali di benessere e influenzare positivamente l’equilibrio intestinale degli stessi.
Optimal animal nutrition allows adequate productive performance and correct welfare conditions of livestock species; moreover, it ensures animal’s products with high-quality characteristics that meet safety and security requirements for the consumers and guarantees a suitable nutritional value. In this context, the application of nutritional strategies, including the supplementation of additives, used to improve feed nutrition, may play a significant role in livestock production; it also represents an important issue in the regulatory framework of the European Union. In this paper, four in vivo trials are presented to evaluate the dietary effects on the quali-quantitative performance of broiler chickens and pigs. In particular, the use of synthetic emulsifiers, a polyphenols-enriched olive pulp extract and a probiotic was considered in the whole production cycle of broiler chicken. Whereas, the polyphenol-enriched olive pulp extract was added in the diet of sows and piglets to investigate the positive effects of this supplementation in two critical moments of the productive system of this species: the peripartum of the sows and the weaning of piglets. In the first experimental trial, a total of 1200 one-day-old ROSS 308 broiler chicks were assigned to four experimental groups consisting of 15 pens with 25 birds per pen. A 2×2 factorial design was applied to compare the different dietary treatments [control diet (CTR) or diet supplemented with AVI-MUL TOP (AMT) at 1g/kg from d 0 to 12, 0.75g/kg from d 12 to 22 and 0.5g/kg from d 22 to 44] and gender. Growth performance (BW, ADG, FI and FCR) were determined on days 0, 12, 22, 37 and 44 for males. One female chick (day 37) and one male chick (day 44) from each pen were chosen on BW basis and slaughtered to collect blood, liver samples and caecum content and to determine the dressing and breast muscle percentages. AMT supplementation increased BW on day 12 (P=0.02), ADG from day 0 to 12 (P<0.05), ADFI from day 12 to 22 (P=0.06). Moreover AMT supplementation reduced FCR from days 0 to 44 (P<0.05) in males. Dietary AMT significantly increased the b* index (yellowness) (P<0.01) and reduced cooking loss (P=0.03). The emulsifier also increased plasma cholesterol, HDL and LDL content compared to the control (P<0.01, P=0.02, P<0.01, respectively), while no significant differences were observed on intestinal microbial flora among treatments. The expression of Apo A-I and Apo B lipid metabolism related genes was evaluated from the liver samples and a significant up regulation (P=0.0056) of the Apo B gene was found in AMT females chicks. In conclusion, the supplementation of AMT may have a beneficial effect on the growth performance, lipid metabolism and meat quality of broiler chicks. The second experimental trial evaluated the dietary effects of a polyphenol-enriched olive pulp extract on 720 one-day old ROSS 308 female chicks, equally assigned to four experimental groups consisting of 12 pens and 20 animals each. The dietary treatments were control diets (CTR) or diet supplemented with 200 IU/kg of vitamin E (T1), 1 and 5 g/kg of Ethifenol (T2 and T3, respectively). The substance in exam had a total polyphenols concentration of 25mg/g. Growth performance (BW, ADG, FI and FCR) were determined on days 0, 10, 20 and 35. At the end of the trial, one female chick was chosen from each pen on BW basis and slaughtered to collect blood, liver samples and caecum content and to determine the dressing and breast muscle percentages. The supplementation of the olive pulp extract did not show any significant differences (P>0.05) on the growth parameters and caecum microbiological analysis among the groups; while the dietary supplementation significantly improved the b* index (yellowness) of animal skin (P=0.003). The extraction and quantification of total polyphenols and the expression of some lipid metabolism related genes (PPARα, ATGL, ACACA, CPT-1, ACOX and FASN) were performed from hepatic samples. The hepatic concentration of phenolic compounds did not show any statistical differences (P>0.05) among the groups, although it reflects the supplementation level. No statistical differences were also found in the gene expression. In conclusion, the olive pulp extract showed minor benefits on the growth performances, which however appear interesting considering the short production cycle of these animals. The third experimental trial was divided into two phases to investigated the effects of the polyphenolsenriched olive pulp extract supplementation on the performance of sows and piglets. During phase 1, 18 multiparous sows, homogeneous by age and birth order, were assigned to two experimental groups of 9 animals each. The dietary treatment were control diet (C) or diet supplemented with 1.25kg/ton of olive pulp extract (T). The compound of interest was added to the diet for a period of about 40 days (from two weeks before the expected date of birth to the end of lactation). Body condition and reproductive parameters were analyzed and colostrum samples were collected to determine the total polyphenols concentration and the antioxidant activity. In phase 2, 180 newborn piglets, homogeneous by body weight, were assigned to four experimental groups consisting of 45 animals and 9 replicates each. The Ctr-Ctr piglets were born from control sows and did not receive the extract, the Ctr-T group was composed by control sow’s piglets who received the compound; the T-Ctr piglets group was born from treated sows and they did not receive the olive pulp extract and the T-T group was composed by treated sow’s piglets who received the extract. Phase 2 was divided into two periods (prestarter from d 0 to 14 and starter from d 15 to 42) and dietary treatments were control diet (Ctr) and diet supplemented with 5.0 and 2.5kg/ton of olive pulp extract (T) in the first and second period, respectively. Growth performance (BW, ADG, FI and FCR) were determined on days 0, 14 and 42. The supplementation did not show any significant differences (P>0.05) in phase 1; however, it was observed that the body condition and reproductive parameters of the treated animals were higher than the control group. The antioxidant activity of T sows was statistically higher (P=0.05), although the total polyphenol concentrations did not show significant variations (P>0.05) between the two groups. In phase 2, the T-Ctr group showed higher body weight at day 42 (P=0.03) and higher ADG during the second period (14-42d) and overall (0-42d) (P=0.03 and P=0.05, respectively) compared to the other groups. Moreover, FCR, carcass yield and transformation yield of the T-Ctr group were statistically significant (P≤0.01) compared to the other experimental groups. In conclusion, the supplementation of the compound of interest showed the best results on the piglets’ performance, underlining the importance of milk as a vehicle of functional substances and suggesting possible beneficial effects on the general health conditions. In the fourth experimental trial, a total of 960 one-day-old ROSS 308 male broiler chicks were assigned to four experimental groups consisting of 12 pens with 20 animals per pen.The dietary treatments were control diet (CTR) and diet supplemented with 600, 400 and 200g/t of METALACT (T1, T2 and T3, respectively). The probiotic additive was composed by a mixture of Lactobacillus pharmacimis and L. rhamnosus and supplemented for a period of 48 days. Growth performance (BW, ADG, FI and FCR) were determined on days 0, 11, 22 and 48. At the end of the trial, one chick from each pen was chosen on BW basis and slaughtered to determine the dressing and breast muscle percentages. The METALACT supplementation did not showed any significant differences (P>0.05) on the growth parameters investigated. In conclusion, the probiotic did not modify the growth performance, but it is not possible to exclude possible beneficial effects on modulation of the microbial intestinal flora and on the qualitative properties of the meat. The overall results showed that the dietary supplementation of beneficial substances is not only able to significantly modify the animal’s growth performance and the quality of the products, but it is also able to improve the general welfare conditions and the intestinal balance of the livestock species.
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MONCI, DOMENICO. "Strumenti giuridici per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari: il caso marchio collettivo geografico "pane di Cerchiara a lievito madre"". Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2015. http://hdl.handle.net/11695/66420.

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L’oggetto della ricerca si fonda sul presupposto che un alimento se fregiato di origine, tipicità e qualità, assume per il consumatore un valore di mercato assai più elevato di un prodotto convenzionale, che tali segni non può trasmettere né direttamente né indirettamente attraverso il packaging o la pubblicità. Il lavoro si è sviluppato attraverso la consultazione di fonti normative internazionali, comunitarie e nazionali relative alla protezione dei prodotti agroalimentari, per individuare lo strumento giuridico di valorizzazione adatto al caso “pane di Cerchiara”, in considerazione delle contingenti condizioni di partenza del prodotto e del contesto di produzione. Una volta individuate le fonti di riferimento, la ricerca si è focalizzata sullo strumento ritenuto maggiormente idoneo alla valorizzazione del prodotto pane, ossia il “marchio collettivo geografico”, disciplinato in particolare dal Codice della Proprietà Industriale per il quale: “un marchio collettivo può consistere in segni o indicazioni che nel commercio possono servire per designare la provenienza geografica di prodotti o servizi”. Tale strumento è risultato, il più adatto per difendere nel tempo le caratteristiche del prodotto e salvaguardarne l’essenza da tentativi di volgarizzazione o di spendita del nome ad opera di operatori alimentari di altre zone geografiche, diverse dall’area “cerchiarese” e quindi sprovvisti di quel caratterizzante quid tecnico-culturale, ereditato da una radicata tradizione idonea a conferire al prodotto finito caratteristiche uniche. Con l’obiettivo di realizzare concretamente un segno distintivo di quel prodotto alimentare, il marchio “pane di Cerchiara a lievito madre”, l’attività è poi proseguita con la redazione e somministrazione a tutti i panificatori del comune interessato di “un questionario storico” e una “scheda tecnica” per la raccolta dei dati sulle materie prime impiegate, le ricette, le modalità di cottura e le tecniche di panificazione. A seguire, presso i panificatori aderenti, sono stati raccolti una serie di campioni di tutte le materie prime impiegate nella produzione, trasformazione e elaborazione, per attuare la fase di caratterizzazione tecnico-scientifica del prodotto attraverso un elaborato protocollo d’indagine analitica. I dati evinti nella fase di caratterizzazione, sono stati propedeutici e necessari alla redazione del Disciplinare di Produzione e del Regolamento d’Uso del marchio “pane di Cerchiara a lievito madre”, atti attraverso i quali, si predispone il sistema delle regole, dei controlli e delle relative sanzioni previsto dal Codice della proprietà industriale (ex art. 11 del d.lgs. n. 30/2005), quale condizione necessaria per la verifica di ammissibilità della domanda di registrazione compiuta dall’Ufficio Brevetti, non solo in riferimento alla legittimità della procedura, ma anche riguardo l’effettiva capacità degli strumenti predisposti di assolvere alla funzione perseguita dal marchio. Il titolare del marchio, è stato identificato nell’amministrazione Comunale di Cerchiara di Calabria quale unico soggetto istituzionale in grado, nel contesto locale, di rappresentare adeguatamente l’intera collettività legata al territorio di origine del prodotto alimentare e poter assolvere alla funzione di garanzia richiesta ex lege al titolare del marchio e che viene assicurata da un regime sanzionatorio, che punisce con la decadenza l’inerzia del titolare nell’eseguire i controlli circa la corretta utilizzazione del segno da parte degli utilizzatori. Al fine di ottimizzare l’intrinseco rapporto esistente tra il prodotto e il territorio e spendere la fama di un’area che già gode di una particolare rinomanza e reputazione, si è deciso di individuare il nome legale nella locuzione “pane di Cerchiara a lievito madre” e sono stati elaborati una serie di logotipi da abbinare al marchio, proposti al Comune titolare del marchio e ai panificatori aderenti, sino a giungere alla definitiva registrazione del marchio stesso (n° CB2014C0035 del 07.05.2014), elaborando in definitiva uno strumento che, anche sotto il profilo della sicurezza alimentare, si pone quale garanzia per il consumatore finale che scegliendo un prodotto marchiato, ha la certezza di consumare un alimento elaborato nel rispetto di un rigoroso Disciplinare di Produzione. La creazione di un marchio collettivo geografico “a forte carattere territoriale” ha in definitiva perseguito la scopo di realizzare un meccanismo virtuoso per un’intera collettività e per un intero territorio, puntando ad aumentarne l’appeal, sul mercato alimentare, ambientale e del turismo, con l’auspicio di fornire un incipit ad una valorizzazione dell’intera area geografica di riferimento, degna di un grande futuro.
The object of the research is based on the assumption that if a food is endowed with origin, authenticity and quality, it assumes for the consumer a market value much higher than a conventional product, that such signs cannot be transmitted either directly or indirectly through the packaging or advertising. The work developed through the consultation of International, European, National standards sources for the protection of food products, to identify the legal instrument of valorization suitable to the case of the “pane di Cerchiara”, in consideration of the contingents starting conditions of the product and of the context of the production. Once identified the reference sources, the research has focused on the instrument considered most appropriate to the valorization of the product bread, namely the “ marchio collettivo geografico” regulated mainly by the Code of Industrial Property for which: “un marchio collettivo può consistere in segni o indicazioni nel commercio possono servire per designare la provenienza geografica di prodotti o servizi”. This instrument is the most suitable to defend in time the product characteristics and safeguard the essence of attempts to vulgarization or use of the name by operators of food from other geographical areas, other than the area of Cerchiara and therefore devoid of that characterizing technical-cultural “quid”, inherited from a deep tradition suitable to give to the finished product unique characteristics. With the goal of a concrete realization of a distinctive sign of the alimentary product the trademark “pane di Cerchiara a lievito madre”, the activity then continued with the drafting and administering to all the bakers of the municipality concerned of a “historical questionnaire” and a “technical sheet” for the collection of the data on raw materials used, the recipes, the cooking methods and the baking techniques. Afterwards from the bakers, were collected a series of samples of all the raw materials used in the production, processing and preparation, for implementing the phase of the technical-scientific characterization of the product through an elaborate protocol of analytic investigations. The data obtained in the characterization phase, has been propaedeutic and necessary for the drafting of the production disciplinary and the regulations governing use of the trademark “pane di Cerchiara a lievito madre”, acts through which they prepare a system of rules, controls and the relevant penalties provided for by the Code of Industrial Property (ex art.11 del d.l.g. n30/2005) as a necessary condition for the verification of the admissibility of the application for the registration made by the Patent Office, not only in reference to the legality of the procedure, but also regarding the actual ability of the instruments predisposed to fulfill the intended purpose of the trademark. The trademark owner, has been identified in the Municipal Adminstration of Cerchiara di Calabria as the only institutional subject, in the social context, able to adequately represent the entire community linked to the territory of origin of the food product and be able to fulfill the function of guarantee required “ex lege” by the trademark holder, and that is ensured by a system of penalties, that punishes with the decadence, the inertia of the holder that does not control the proper use of the trademark by the users. In order to optimize the intrinsic relationship between the product and the territory and make use of the reputation of an area that already has a particular renown, it was decided to identify the legal name in the expression “pane di Cerchiara a lievito madre”, and have been developed a series of logo to match the trademark proposed to the municipality trademark holder, and the adherents bakers, until reaching the final registration of the trademark (n°CB 2014 C0035 del 07.05.2014), ultimately elaborating a tool that, also in terms of food security, stands as a guarantee for the final consumer that choosing a branded product, has the safety of consuming a food elaborated under a strict production regulations. The creation of a geographic collective mark with a strong territorial character, has ultimately pursued the aim of achieve a virtuos mechanism for an entire community and for a whole territory, aiming at increase its appeal, on the food market, environmental and of the tourism market, with the hope of providing a beginning of an enhancement of the entire geographic area of reference, worthy of a great future.
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Passaro, Ester <1994&gt. "I cambiamenti nelle abitudini di acquisto online dei consumatori rispetto ai prodotti agroalimentari prima e dopo il Covid-19". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20835.

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La tesi indaga il mercato dell'e-grocery soffermandosi su due canali principali: le piattaforme di food delivery e le catene dei supermercati con shop online. Partendo dal comportamento di acquisto del consumatore online, si descrivono le difficoltà nello sviluppo dell'e-grocery e si delineano le barriere all'acquisto per i prodotti agroalimentari. Infine, i risultati dell'analisi empirica vogliono dimostrare il superamento o meno delle barriere all'acquisto nell'e-grocery.
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Valdinoci, Lucia. "Il latte di capra: caratteristiche tecnologiche e strategie biotecnologiche per il miglioramento della qualità dei prodotti fermentati". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/17121/.

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Negli ultimi anni il latte di capra ha suscitato una particolare attenzione da parte dei consumatori in virtù delle sue caratteristiche compositive, quali proteine maggiormente digeribili e ipoallergeniche, l’elevato contenuto di acidi grassi a medio-corta catena e la sua composizione simile al latte umano. A questo proposito l’industria alimentare è interessata ad aumentare le produzioni e a ricercare maggiore varietà di prodotti lattiero-caseari ottenuti da questa matrice, soprattutto per quanto riguarda i latti fermentati, quali yogurt e kefir. Tuttavia, le caratteristiche del latte di capra risultano poco adatte alla lavorazione tecnologica tipica delle produzioni casearie, soprattutto a causa di diverse problematiche nell’ottenimento di coaguli consistenti e viscosi. In questo elaborato sono stati riportati i principali studi internazionali presenti nella letteratura scientifica riguardanti le strategie proposte per il miglioramento e l’innovazione dei prodotti caprini. Alcune tecniche, come l’aumento di sostanza secca mediante aggiunta di latte scremato in polvere (di origine bovina o caprina) o sieroproteine concentrate, sono già affermate ed ampiamente utilizzate per la produzione casearia, mentre altre, come l’aggiunta di fibra od enzimi (transglutaminasi), trattamenti fisici, o l’utilizzo di ceppi starter autoctoni che producono EPS, sono ancora in fase di studio e sviluppo. Gli interventi di tipo biotecnologico, soprattutto l’utilizzo di ceppi produttori di EPS ed il trattamento con transglutaminasi, rappresentano la frontiera più innovativa e coerente con le richieste di mercato, che vedono in aumento la domanda di prodotti senza additivi e conservanti.
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Rizzato, Marco. "Strategie di osservazione, metodo di analisi e qualità dei prodotti per un esperimento mipas di seconda generazione". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6582/.

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In questo elaborato viene studiato un nuovo strumento satellitare chiamato MIPAS2k: uno spettrometro a trasformata di Fourier, in grado di misurare gli spettri di emissione dei gas atmosferici attraverso la tecnica di misure al lembo. Lo scopo di MIPAS2k è quello di determinare la distribuzione spaziale di quantità atmosferiche tra cui il VMR delle specie chimiche: ozono, acqua, acido nitrico e protossido di azoto. La necessità di idearne un successore è nata dopo la perdita di contatto con lo strumento MIPAS da cui MIPAS2k, pur preservandone alcune caratteristiche, presenta differenze fondamentali quali: i parametri osservazionali, il tipo di detector utilizzato per eseguire le scansioni al lembo e la logica attraverso cui vengono ricavate le distribuzioni dei parametri atmosferici. L’algoritmo attraverso cui viene effettuata l’inversione dei dati di MIPAS2k, chiamato FULL2D, usa la stessa logica di base di quello utilizzato per MIPAS chiamato Geo-Fit. La differenza fondamentale tra i due metodi risiede nel modo in cui i parametri sono rappresentati. Il Geo-Fit ricostruisce il campo atmosferico delle quantità da determinare tramite profili verticali mentre il FULL2D rappresenta i valori del campo atmosferico all’interno degli elementi della discretizzazione bidimensionale dell’atmosfera. Non avendo a disposizione misure del nuovo strumento si è dovuto valutarne le performance attraverso l’analisi su osservati simulati creati ricorrendo al modello diretto del trasferimento radiativo e utilizzando un’atmosfera di riferimento ad alta risoluzione. Le distribuzioni bidimensionali delle quantità atmosferiche di interesse sono state quindi ricavate usando il modello di inversione dei dati FULL2D applicato agli osservati simulati di MIPAS2k. I valori dei parametri ricavati sono stati confrontati con i valori dell’atmosfera di riferimento e analizzati utilizzando mappe e quantificatori. Con i risultati di queste analisi e' stato possibile determinare la risoluzione spaziale e la precisione dei prodotti di MIPAS2k per due diverse risoluzioni spettrali.
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Bertaggia, Alberto <1993&gt. "Il legame con il territorio e le certificazioni di qualità per il lancio dei prodotti italiani all'estero". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10591.

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Il progetto grazie al quale questa tesi è stata resa possibile è frutto di una ricca esperienza di scambio tra culture differenti, nazionali e internazionali. Chiamato a sviluppare uno studio di fattibilità e un piano di marketing per l’apertura di nuovi mercati nell’area Centro Orientale Europea, il team di ricerca ha operato per circa quattro mesi al fine di valutare la competitività dell’esportazione dei prodotti di una PMI siciliana nella Repubblica Slovacca. L’intensa attività di ricerca, necessaria per svolgere un progetto di tale portata, che è stata ancor più ambiziosa se si considerano i tempi compressi di operatività, ha visto la collaborazione e il sostegno della Camera di Commercio Italo – Slovacca che ha contribuito in maniera significativa a fornire spunti per sviluppare al meglio le fasi d’analisi, in particolare quella relativa allo studio del consumatore. Il cuore del progetto si è orientato all’identificazione delle modalità con le quali poter permettere a specifiche tipologie di prodotti alimentari, quelli tipici e biologici, di permeare nei mercati dell’area dell’est Europa; non a caso, il vero e proprio mantra che ha guidato ogni soggetto che ha preso parte a questo progetto è stato quello di cogliere se (e se sì in quale misura) il Made in Italy e le certificazioni di qualità possano inficiare sulle decisioni d’acquisto di prodotti agroalimentari compiute dai consumatori stranieri. Il modello, gli studi e le decisioni che sono state definite nel piano strategico aziendale e consegnate all’azienda committente sono tuttavia passibili, con le dovute variazioni, di trovare applicazione per altre PMI sicule o italiane nelle medesime o limitrofi aree di destinazione. Se si dovesse riassumere in poche parole questo percorso operativo si potrebbe descriverlo come un viaggio breve ma intenso, intendendo con questa affermazione tanto la location estera delle attività di marketing, quanto il percorso che, passo dopo passo, ha portato a pianificare gli obiettivi e programmare le tattiche aziendali al fine di poter esportare con successo in un mercato non di certo nuovo ma ancora poco conosciuto: quello della Slovacchia.
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Volpato, Martina <1991&gt. "I prodotti alimentari certificati: la ricerca della qualità. Un'analisi empirica sulle scelte di acquisto dei consumatori veneti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13214.

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Il fine di questa tesi è quello di comprendere, tramite l’ausilio di un questionario, il comportamento di acquisto dei consumatori veneti in relazione ai prodotti alimentari certificati. In particolare si fa riferimento a quei prodotti agro-alimentari nazionali caratterizzati dall’assegnazione di una certificazione, nello specifico IGP, DOP, IGT, DOC, DOCG, Biologico. Per conseguire tale scopo la tesi è stata suddivisa in due macro sezioni, in principio sarà introdotto in questionario; i risultati dello stesso verranno illustrati per mezzo dell’analisi univariata e bivariata. Successivamente si procederà provando a suddividere il campione di consumatori in dei gruppi sulla base di alcune variabili appositamente selezionate, utilizzando la Cluster Analysis. Infine, nell’ultima sezione dell’elaborato verranno introdotte le certificazioni e la letteratura riguardante il comportamento del consumatore in relazione all’acquisto di prodotti agro-alimentari.
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Timelli, Giulio. "Correlation between processing and quality of aluminium alloy castings (Correlazione tra parametri di processo di fonderia e qualità dei prodotti)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425051.

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The influence of processing and process parameters plays a key role for the Aluminium foundry and transport industries as it affects the quality and soundness of the cast products. Particularly, the choice of a process chain in Aluminium foundry, otherwise of process parameters, influences the reject rates, hence casting costs, the process yield and the production rate. The process chain in Aluminium foundry is a complex sequence of processes and the final casting quality depends on many parameters. Several aspects of this subject are still not fully understood. The motivation of the research presented in this doctoral thesis work was, therefore, to fill this gap in knowledge. The study has aimed at understanding the influence of various process and process parameters of foundry on the quality of aluminium alloy castings and, in particular, Al-Si based castings. A literature review and a sufficient background of previously reported results on the influence of processing and process parameters on the quality of aluminium alloy castings, physical fundamentals as well as industrial challenges, motivation and goals were carried out. Special attention in Aluminium process chain has been given to: The modification of aluminium-silicon cast alloys: before casting aluminium alloys, the molten metal can be treated in order to improve the microstructure and properties of alloys by addition of small quantities of certain "modifying" elements. The pouring of molten metal into the mould: this is one of the critical steps in foundry technology, since the behaviour of the liquid and its subsequent solidification and cooling determine whether the cast shape will be properly formed, internally sound and free from defects. The chill casting processes, such as gravity, low-pressure and high-pressure die casting processes: the essential feature of chill casting is the use of permanent metal moulds, into which the molten alloy is either poured directly or injected under pressure, giving rise to the separate processes of gravity and low/high pressure die casting. Permanent moulds offer obvious advantages in terms of simplicity of production for large quantities of parts, but are subject to limitations yet to be discussed. The heat treating process applied to high-pressure die castings: conventional die castings are utilised to produce many products but unfortunately the presence of porosity limits the application. In addition to porosity, the microstructure inherent with conventional die casting could not meet the mechanical requirements needed for many applications. Subsequent heat treating, which can positively alter the microstructure, is rarely possible due to defects that emerge during thermal processing, such as blistering.
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Moro, Erica. "Traduzione delle schede tecniche e manuali d’uso degli strumenti per il controllo qualità e maturità dei prodotti ortofrutticoli dell’azienda TR Turoni di Forlì". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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La présente dissertation s’inscrit dans le cadre du projet Language Toolkit, né de la collaboration entre la Chambre de Commerce de Romagne, à laquelle appartiennent les municipalités de Forlì, Cesena et Rimini, et le Département d’Interprétation et de Traduction du Campus de Forlì (DIT), qui fait partie de l’Université de Bologne. L’objectif de l’initiative est le support des compétences linguistiques dans les entreprises de la région d’Émilie-Romagne en vue de leur internationalisation, en se servant des compétences linguistiques et culturelles acquises par les étudiants du Master en Specialized Translation. En effet, ce projet permet aux petites et moyennes entreprises qui y ont adhéré de se lancer sur les marchés étrangers et de capitaliser sur les nouvelles ressources offertes par le stagiaire qui, grâce à cette expérience, est placé dans un environnement de travail concret et professionnalisant. Cette thèse est le fruit de la collaboration avec l’entreprise T.R. Turoni Srl, basée à Forlì, qui produit, exporte et importe des instruments scientifiques pour le secteur agricole et qui a commandé la traduction, de l'italien vers le français, de certaines fiches techniques et manuels d’utilisation de ses instruments. Cette étude se compose de cinq chapitres qui analysent, sous différents angles, chaque aspect du processus de traduction. Le premier chapitre présente l’initiative Language Toolkit, le profil de l’entreprise TR Turoni Srl et définit la mission de traduction. Dans le deuxième chapitre, les principales théories de la traduction sont illustrées, avec une référence particulière aux approches fonctionnalistes. Le troisième chapitre propose une analyse des types de texte traduits. Le quatrième chapitre présente les principales ressources utilisées pour effectuer la traduction. Enfin, le cinquième chapitre est consacré aux différents problèmes de traduction rencontrés et aux solutions adoptées, ainsi qu’à la phase de révision finale.
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Zavalloni, Marco. "Effetto del trattamento con campi elettrici pulsati e della salagione sulla funzionalita' proteica di filetti di branzino". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Il presente lavoro di tesi ha avuto lo scopo di valutare gli effetti di un trattamento combinato con campi elettrici pulsati (PEF) e salamoia sulla funzionalità proteica e sul colore di filetti di branzini (Dicentrarchus labrax) alimentati con due diete diversificate per l’allevamento biologico. Dai filetti provenienti da due batch, uno per dieta, sono stati ottenuti 80 campioni (n=40/dieta). La metà dei campioni (n=20) è stata sottoposta ad un pretrattamento con PEF, mentre la metà restante non ha subito alcun trattamento. Di questi venti, dieci sono stati immersi in una salamoia (10% di NaCl, con un rapporto filetti-salamoia di 1:10), mentre i rimanenti sono stati analizzati tal quali. Sui filetti (n=10/gruppo) sono stati successivamente eseguite le determinazioni di colore, drip loss e solubilità delle proteine. Dall’esame dei risultati ottenuti è emerso che, per tutti i parametri considerati, le differenze riscontrate tra i campioni derivanti da branzini alimentati con dieta standard e dieta innovativa sono state trascurabili. A differenza di precedenti studi effettuati su matrici ittiche e carnee, il trattamento con PEF non ha fatto registrare miglioramenti significativi in termini di funzionalità proteica del tessuto muscolare. Per quanto concerne l’effetto della salagione, seppur i dati relativi alla solubilità delle proteine avrebbero potuto far presupporre una riduzione della loro funzionalità dovuta ad un eccessivo contenuto di sale (effetto “salting out”), i risultati riguardanti il parametro del drip loss hanno evidenziato un’incrementata capacità di ritenzione idrica dei campioni di branzino sottoposti a salagione, se paragonati alla loro controparte non salata. La salagione ha inoltre modificato significativamente anche i parametri colorimetrici: i filetti salati hanno infatti evidenziato un notevole aumento dei parametri di saturazione e tinta.
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RAVAGLIA, PIETER. "Valorizzare le caratteristiche di sostenibilità dei prodotti agroalimentari italiani attraverso un approccio multidisciplinare che integra l'analisi Life Cycle Assessment con ulterriori informazioni che documentano gli impatti sociali, culturali ed economici delle attività produttive sul paesaggio e sulle comunità locali". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53794.

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La normativa comunitaria ha favorito lo sviluppo di sistemi di qualità certificati. Oggi la CE sta guidando il sistema qualità verso un nuovo orizzonte: la valutazione delle prestazioni di sostenibilità di prodotti e organizzazioni, e lo sta facendo attraverso la metodologia dell'Impronta Ambientale (EF). A livello nazionale dal 2009 il Ministero dell'Ambiente sta promuovendo un intenso programma di valutazione delle prestazioni ambientali dei prodotti e di riduzione delle emissioni di gas serra delle imprese italiane. Una delle iniziative di maggior successo è il progetto VIVA "La Sostenibilità della vitivinicoltura in Italia". Con la pubblicazione del decreto Ministeriale n. 56 del marzo 2018 che approva lo schema volontario Made Green in Italy per l'applicazione della metodologia PEF in Italia, e con la pubblicazione del PEFCR per “Still and sparkling wine”. È chiaro che sia a livello nazionale che europeo la direzione intrapresa va verso la metodologia EF dalla Commissione Europea. Supponendo che il protocollo VIVA possa essere influenzato anche dall'evoluzione del metodo EF; sono state valutate le possibili implicazioni legate ad una futura transizione da VIVA alla PEF, effettuando anche uno studio PEF su 27 prodotti certificati VIVA con un confronto di prestazioni tra i prodotti VIVA e i benchmark europei.
EU regulations have favoured the development of certified quality schemes. Today the EC is driving the quality sector towards a new horizon; the evaluation of sustainability performance of product and organizations, and is doing it through the Environmental Footprint Methodology. At national level since 2009 the Italian Ministry for the Environment Land and Sea is promoting an intense programme for the evaluation of products’ environmental performances and for the reduction of Italian companies’ greenhouse gas emissions. One of the most successful initiative is the VIVA “Sustainability and Culture” project addressed to the wine sector. With the release of the IMELS decree n. 56 of march 2018 approving the Made Green in Italy Voluntary Scheme for PEF methodology application in Italy, and with the publication of the PEFCR for still and sparkling wine. Is clear that the direction taken at national and European level goes toward the EF methodology developed by the European Commission Assuming that the VIVA protocol may also be affected by EF evolution; possible implications linked to a future transition from VIVA to PEF were evaluated, also carrying out a PEF assessment of 27 VIVA certified products with a performance confrontation between the VIVA products and the European benchmarks.
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RAVAGLIA, PIETER. "Valorizzare le caratteristiche di sostenibilità dei prodotti agroalimentari italiani attraverso un approccio multidisciplinare che integra l'analisi Life Cycle Assessment con ulterriori informazioni che documentano gli impatti sociali, culturali ed economici delle attività produttive sul paesaggio e sulle comunità locali". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53794.

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La normativa comunitaria ha favorito lo sviluppo di sistemi di qualità certificati. Oggi la CE sta guidando il sistema qualità verso un nuovo orizzonte: la valutazione delle prestazioni di sostenibilità di prodotti e organizzazioni, e lo sta facendo attraverso la metodologia dell'Impronta Ambientale (EF). A livello nazionale dal 2009 il Ministero dell'Ambiente sta promuovendo un intenso programma di valutazione delle prestazioni ambientali dei prodotti e di riduzione delle emissioni di gas serra delle imprese italiane. Una delle iniziative di maggior successo è il progetto VIVA "La Sostenibilità della vitivinicoltura in Italia". Con la pubblicazione del decreto Ministeriale n. 56 del marzo 2018 che approva lo schema volontario Made Green in Italy per l'applicazione della metodologia PEF in Italia, e con la pubblicazione del PEFCR per “Still and sparkling wine”. È chiaro che sia a livello nazionale che europeo la direzione intrapresa va verso la metodologia EF dalla Commissione Europea. Supponendo che il protocollo VIVA possa essere influenzato anche dall'evoluzione del metodo EF; sono state valutate le possibili implicazioni legate ad una futura transizione da VIVA alla PEF, effettuando anche uno studio PEF su 27 prodotti certificati VIVA con un confronto di prestazioni tra i prodotti VIVA e i benchmark europei.
EU regulations have favoured the development of certified quality schemes. Today the EC is driving the quality sector towards a new horizon; the evaluation of sustainability performance of product and organizations, and is doing it through the Environmental Footprint Methodology. At national level since 2009 the Italian Ministry for the Environment Land and Sea is promoting an intense programme for the evaluation of products’ environmental performances and for the reduction of Italian companies’ greenhouse gas emissions. One of the most successful initiative is the VIVA “Sustainability and Culture” project addressed to the wine sector. With the release of the IMELS decree n. 56 of march 2018 approving the Made Green in Italy Voluntary Scheme for PEF methodology application in Italy, and with the publication of the PEFCR for still and sparkling wine. Is clear that the direction taken at national and European level goes toward the EF methodology developed by the European Commission Assuming that the VIVA protocol may also be affected by EF evolution; possible implications linked to a future transition from VIVA to PEF were evaluated, also carrying out a PEF assessment of 27 VIVA certified products with a performance confrontation between the VIVA products and the European benchmarks.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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CIPOLLARO, MARIA. "Cambiamento climatico e prodotti agroalimentari di qualità: un'indagine sul settore castanicolo in toscana". Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001891.

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La tesi affronta il tema degli effetti che i cambiamenti climatici in atto potranno provocare, in un orizzonte temporale di trenta anni, sulla realtà della Castagna del Monte Amiata IGP. Scopo del lavoro è quello di indagare come sia percepito, da parte di esperti, il rischio che i cambiamenti climatici provochino effetti negativi di diversa entità sui castagneti da frutto, in funzione di diversi impact factor, e come sia valutata, dagli stessi individui, l'efficacia di diverse strategie di adattamento nel contrastare tali effetti. Sviluppare questo tipo di studio è di interesse perché la percezione del rischio può rappresentare una barriera all'implementazione di azioni di adattamento che consentano di diminuire la vulnerabilità della realtà indagata nei confronti dei cambiamenti climatici. A tal fine è stata realizzata un‘indagine su 39 soggetti privilegiati, appartenenti a diverse categorie professionali. I dati ottenuti dall'indagine sono stati elaborati con tecniche esplorative di analisi statistica multivariata. I risultati dell‘indagine mostrano che i giudizi espressi dagli stakholder variano in funzione dell' impact factor e delle tipologie di danno considerate. In generale, valutazioni più elevate sono associate ai rischi legati agli agenti biotici: coerentemente con questo risultato, la lotta biologica è la strategia di adattamento che, in media, é considerata più efficace. Dall‘ indagine emerge, tuttavia, che esiste una forte variabilità nei giudizi espressi dagli individui, anche se appartenenti alla stessa categoria professionale.
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ARNOLDI, SERGIO. "L’etichetta intelligente quale strumento di valorizzazione e tutela dei prodotti agroalimentari di qualità. Le esperienze della Camera di commercio di Torino". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/2318/158548.

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LIVI, GRETA. "Valorizzazione delle produzioni agroalimentari mediante lo studio di markers molecolari: caratterizzazione di differenti prodotti alimentari attraverso la valutazione del flavour e dei composti bioattivi presenti". Doctoral thesis, 2023. https://hdl.handle.net/11573/1667299.

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L'importanza della ricerca sulle proprietà nutrizionali e organolettiche degli alimenti e sui metodi di lavorazione non riguarda solo il settore alimentare, ma anche altri settori (chimico, merceologico, forense, biotecnologico). Questo interesse è legato alle responsabilità dell'industria alimentare e della ricerca. In primo luogo, proteggere e mantenere l'immagine dei suoi prodotti in tutto il mondo e, in secondo luogo, innovare i processi e i prodotti finali in linea con le esigenze del mercato e dei consumatori. La sfida per il Made in Italy è proprio quella della tradizione, della qualità e dell'innovazione: promuovere e tutelare le denominazioni di origine, rafforzare le produzioni tradizionali, puntare sui fattori tecnologici che influenzano la qualità dei prodotti e stabilizzare il rapporto qualità/prezzo. Inoltre, oggi più che mai, l'industria agroalimentare è uno dei settori con il maggiore impatto sociale e ambientale e deve tenere conto del suo importante ruolo nello sviluppo sostenibile dell'intero pianeta. L'obiettivo principale è stato quello di valorizzare differenti prodotti alimentari presenti sul mercato, dalla pasta alle carni vegetali, fino a prodotti altamente innovativi come i fiori edibili attraverso lo studio di markers molecolari. Il fine ultimo è stato quello di soddisfare le esigenze dei produttori e le aspettative dei consumatori e offrire loro degli strumenti misurabili per valorizzare i prodotti tradizionali e definire una qualità oggettiva dipendente dalle materie prime e dalle tecnologie produttive. Sono stati inizialmente ottimizzati dei metodi cromatografici per identificare i markers molecolari; successivamente è stata applicata l’analisi multivariata ai dati chimici per la costruzione di modelli di classificazione discriminanti. Infine, i modelli sono stati validati per scopi predittivi (controllo qualità e smascheramento di eventuali frodi). Da un lato, è stato studiato il flavour di questi prodotti alimentari in termini di aspettative e di accettabilità da parte dei consumatori; dall'altro, sono state studiate anche le proprietà antiossidanti e nutrizionali di questi alimenti in maniera tale che i consumatori, sempre più attenti al benessere, possano effettuare scelte consapevoli.
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BASILI, Silvia. "Gli attuali scenari del commercio internazionale dei prodotti agroalimentari, tra vecchie e nuove questioni di sicurezza alimentare: una riflessone comparatistica ta UE, USA e CINA". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251081.

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Il commercio dei prodotti agroalimentari ha assunto oggi una dimensione globale, che pone una serie di questioni su cui è necessario riflettere. Una di queste riguarda la sicurezza alimentare intesa nell'accezione di food safety, ossia come il diritto di ogni individuo a consumare cibo sano e sicuro. La sicurezza alimentare implica l'assenza di elementi estranei che sono riconducibili ai residui dei trattamenti antiparassitari, veterinari, contaminanti ambientali o ancora l'assenza di adulterazioni nel processo di produzione, che possono comportare un rischio per la salute dei consumatori. La tesi analizza le principali dinamiche internazionali relative all'attuale commercio dei prodotti agroalimentari, focalizzando l'attenzione sulla questione della sicurezza alimentare, che da un lato deve garantire senza compromessi la tutela di tutti i consumatori, e dall'altro però, le misure adottate non devono costituire inutili ostacoli commerciali per le imprese alimentari esportatrici. L'analisi inizia dagli accordi nati nell'ambito della WTO, con la firma del Trattato di Marrakech nel 1994, con lo scopo di favorire gli scambi commerciali internazionali attraverso una maggiore armonizzazione delle differenti normative di riferimento. Per quanto riguarda specificamente la sicurezza alimentare si fa riferimento all'Accordo SPS sulle misure sanitarie e fitosanitarie e al Codex Alimentarius, che hanno lo scopo di creare un sistema di norme internazionali valido all'interno dei paesi membri della WTO per tutelare la salute dei consumatori e garantire pratiche eque nel commercio degli alimenti. Dal contesto multilaterale della WTO si procede ad analizzare il ruolo degli accordi bilaterali o regionali, nati in seguito alla crisi del multilateralismo, iniziata con il round di Doha nel 2001e dovuta principalmente all'eterogeneità delle posizioni dei Paesi membri. In particolare nell'ambito degli accordi bilaterali si fa riferimento al partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) recentemente negoziato tra UE e USA, e fermo per ora a tale fase. Si tratta di un accordo di libero scambio volto ad abbattere molte barriere commerciali esistenti tra le due sponde dell'Atlantico, con particolare riferimento a quelle non tariffarie consistenti in divergenze normative che ostacolano le esportazioni, tra cui vanno sicuramente ricomprese le misure sanitarie e fitosanitarie, che si sono rivelate le questioni maggiormente dibattute nel corso delle trattative del TTIP, offrendo lo spunto per analizzare in chiave comparatistica le due diverse tradizioni giuridiche di food safety, delineate attraverso la tematica degli OGM, dove emerge la distanza dell'approccio giuridico tra le due potenze transatlantiche. L'uso delle moderne tecniche di ingegneria genetica in campo alimentare è stato uno dei temi particolarmente discussi nell'ambito delle negoziazioni; gli OGM erano già stati oggetto di una controversia tra Europa e USA nell'ambito della WTO. In ogni caso il TTIP, nonostante il suo fallimento, segna comunque la volontà delle due potenze di trovare una base normativa comune. L'ultima parte della tesi riguarda invece l'evoluzione della sicurezza alimentare in Cina, che grazie alla rapida crescita economica degli ultimi anni, si attesta ad essere una delle potenze protagoniste degli scambi commerciali mondiali, completando in tal modo il quadro internazionale di riferimento. L'introduzione nel 2009 della prima legge sulla sicurezza alimentare, poi modifica nel 2015, rappresenta un primo avvicinamento ai sistemi normativi occidentali. L'analisi delle diverse normative di food safety nel contesto europeo, statunitense e cinese mostra come la globalizzazione economica abbia determinato anche una globalizzazione giuridica o meglio un progressivo allineamento dei diversi sistemi normativi. La necessità di facilitare gli scambi commerciali per competere a livello mondiale ha favorito l'avvicinamento dei vari ordinamenti giuridici. Pertanto si assiste a una sorta di "contaminazione legislativa" estranea alla politica commerciale comune della WTO, ferma da tempo ad una fase di completa stagnazione. In particolare per quanto riguarda il settore alimentare si auspica che il progressivo avvicinamento dei sistemi normativi sul tema della sicurezza alimentare possa favorire la nascita di una food law unitaria a livello globale, che sappia rispondere alle esigenze economiche - commerciali della libera circolazione dei prodotti, e contemporaneamente garantire la tutela di tutti i consumatori, assicurando un elevato livello di qualità e sicurezza.
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SIGGIA, Dario. "Gli scambi marittimi dei prodotti agroalimentari nel Bacino del Mediterraneo: il ruolo della Sicilia". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94724.

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This work shows the results of a survey on trade flows to agri-food products between Sicily and the non-EU countries of the Union for the Mediterranean, through maritime transport. The aim of the work is to outline the role that Sicily plays in respect of trade in agricultural products through the maritime mode considering its strategic location in the Mediterranean basin. Political reference scenario is that of the Union for the Mediterranean and EU Mediterranean Transport Policy (motorways of the sea). This work contains an analysis of the evolution of maritime trade in agri-food of Sicily, in the main ports of departure and arrival, with non-EU countries of the Union for the Mediterranean, estimated on the basis of data provided specifically by the Customs Agency of the Italian Ministry of Economy and Finance. The relative geographical orientation index has allowed to estimate the geographic specialization of the Sicily, compared to Italy, in the maritime trade of agri-food products with non-EU Countries bordering the Mediterranean Sea. The results highlight how Sicily, thanks to its particular geographical position is one of the most specialized partner in the maritime trade with the other Mediterranean countries. These trades are gradually increased over the last decade, both in terms of absolute value and in relative terms, concerning the traffic of agri-food products. It is evident, therefore, as the creation of motorways of the sea linking Sicily with the coastal countries of the South and East of the Mediterranean could constitute a further factor of economic integration.
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MARCHIONNI, SARA. "Caratteristiche isotopiche dei prodotti agroalimentari (vino) e dei loro substrati geologici con la finalità di definire parametri utili alla loro tracciabilità geografica". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/850903.

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In questo lavoro abbiamo cercato di mettere a punto una nuova procedura analitica per determinare il rapporto 87Sr/86Sr in prodotti della filiera agroalimentare, a partire dai suoli che costituiscono il substrato delle vigne fino al vino come prodotto finito passando per uva e mosto. Il nuovo protocollo analitico mostra un’ottima riproducibilità, comparabile con quella delle rocce in sistemi geologici, così da permettere la valutazione del possibile legame tra vino e substrato geologico delle vigne di produzione (Marchionni et al., 2013). In this work we have tried to develop a new analytical procedure to determine the 87Sr/86Sr ratio in the products of the food chain, from the soils that form the substrate of the vineyards to wine as a finished product by way of grapes and wine. The new analytical protocol shows good reproducibility, comparable with that of the rocks in geological systems, to enable assessment of the possible link between geological substratum of the vineyards and wine production (Marchionni et al., 2013).
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ROSSETTI, FRANCESCA. "La propensione all'acquisto dei prodotti "Made in Italy": analisi del comportamento dei consumatori tra qualità percepita e disponibilità a pagare. Un'investigazione empirica". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/948305.

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Il presente contributo ha l’obiettivo di analizzare l’atteggiamento del consumatore nei confronti dei prodotti “Made in Italy”, in particolare allo scopo di individuarne gli attributi associati e i sistemi valoriali che possono influenzare l’acquisto. Le domande di ricerca sono essenzialmente le seguenti: 1) Esiste una riconoscibilità del “Made in Italy” in termini di caratterizzazione qualitativa dei prodotti? Se si, 2) Esiste una disponibilità pagare, in termini quantitativi, un “premium price” per tali prodotti? Si offre una disamina attraverso due metodologie. Da un punto di vista teorico, viene presentata la principale letteratura sul tema cercando di individuare i filoni scientifici di riferimento come il Country of Origin, il Country Image e la Brand Image, che si inseriscono in un contesto più ampio riguardante la Willingness to Pay. Dal punto di vista empirico, si è investigato, mediante l’uso di un questionario, sull’esistenza e sulla tipologia di una relazione tra la percezione della qualità la disponibilità a pagare un prodotto “Made in Italy”. Presentando gli esiti della ricerca condotta, i principali risultati mostrano che il “Made in Italy” è ben fissato come categoria concettuale nella mente dei consumatori. C’è un significativo “premium price” riconosciuto dagli stessi verso i prodotti “Made in Italy” per i settori analizzati (alimentare, abbigliamento e arredamento). Il “premium price” non è omogeneamente individuato per i vari settori merceologici analizzati, anche se per tutti i settori il valore comunemente riscontrato è relativo al 10%-30%.
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VARESE, Erica. "Studio su elementi caratterizzanti le strategie di imprese agroalimentari in tempi di globalizzazione. La percezione dei "Segni della Qualità" da parte del consumatore piemontese ed il caso del portale "saporipiemontesi.it"". Doctoral thesis, 2005. http://hdl.handle.net/2318/61493.

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Lo studio presenta i risultati di due indagini svolte: la prima sulla percezione da parte del consumatore piemontese dei “Segni della Qualità” e la seconda inerente il funzionamento ed il livello di soddisfazione delle cooperative piemontesi aderenti al progetto saporipiemontesi.it.
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CORTI, IVAN. "Ruolo dei mercati ittici quali osservatori epidemiologici per il monitoraggio di malattie zoonosiche, infettive, parassitarie, neoplastiche e tecnopatie a tutela del consumatore, della qualità dei prodotti, della salute animale e dell’ambiente". Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11570/3245333.

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The study was conducted over the three-year period 2019-2022 and aimed to demonstrate the role of fish markets as an epidemiological observatory through the highlighting of zoonotic, diffusive infectious, parasitic, neoplastic, and technopathic diseases with particular regard to freshwater species   from a One Health perspective. This was done through necropsy evaluations, on a random basis, with the aim of enucleating the possible usefulness of the results of "raw material" controls by FBOs, as well as, potentially, creating feedback between the Competent Authority of Official Control and FBOs of the entire fish chain, not unlike what is currently provided in the meat sector. Sampling took place at the Milan Fish Market, a reference market in Italy and the European Union. A total of 930 individuals belonging to 18 freshwater species including anadromous and catadromous species, on sale at the market and present at the time of the inspection, were sampled. In addition, following the finding of a nematode in the heart of a swordfish an additional 364 individuals from FAO 27.IX and FAO 34 were sampled. From what emerged from this study it was possible to highlight many elements, including: the prevalence of "visible" parasites (as indicated in Reg. (EC) 2074/2005) in freshwater and anadromous fish present in the Milan fish market (4.7%), even by single species, during the period considered; the finding of Triaenophorus nodulosus, a cestode that we are not yet aware of in the Lake Bolsena reservoir in pike (Esox lucius); the intracardiac localization of the parasite Hysterothylacium incurvum in swordfish (Xiphias gladius) fished in the Central and Eastern Atlantic Ocean in Portuguese waters, not yet described with this particular localization; the prevalence of Eustrongylides for perch species in Lake Garda and Big-scale sand smelt in Lake Trasimeno, as well as the finding of pathophysiological alterations and their prevalence and origins. All that was found provided valuable elements to be able to consider the epidemiological role of fish markets as "strategic."   Pathophysiological alterations of different nature and technopathologies were identified. Depending on the type of finding, collateral examinations such as parasitological, histological, microbiological, and molecular examinations were conducted. The results of this investigation suggest that a thorough autopsy examination, possibly strengthened by simple analytical appeals, conducted on a sample basis, may be repayable for the greater protection of public health, environmental health, and aquatic organisms themselves, in full One Health perspective.
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GASBARRONE, RICCARDO. "Tecniche innovative ed applicazioni sensoristiche per la caratterizzazione di materie prime". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1365522.

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La presente tesi di dottorato è il risultato di uno studio interdisciplinare, che ha avuto quale tema centrale di ricerca la messa a punto di sistemi innovativi e “sensor-based” per la caratterizzazione di materie prime, nonché per il controllo qualità di prodotti. Particolare attenzione è stata rivolta all’utilizzo di procedure innovative e allo sviluppo di appropriati algoritmi di statistica multivariata, machine learning e computer vision a complemento dell’utilizzo di tecniche di spettroscopia classica ed iperspettrale. Le metodiche analitiche impiegate hanno riguardato l’uso della spettroscopia, quale tecnologia non distruttiva potenzialmente impiegabile nella selezione on-line (i.e. sorting). L’analisi di immagine iper-spettrale (HyperSpectral Imaging: HSI) e la spettroscopia puntuale vengono confrontate tra loro e con tecniche di analisi tradizionali. L'utilizzo di tecnologie iper-spettrali negli intervalli dello spettro elettromagnetico che vanno dal visibile (Vis) all’infrarosso ad onde corte (SWIR), 400-2500 nm, in combinazione con altre tecniche d'indagine (i.e. analisi chimiche e analisi in micro-fluorescenza ai raggi X) consentono l’implementazione di una metodologia di caratterizzazione rapida, non distruttiva e non invasiva. Tali tecniche offrono la possibilità di individuare le procedure applicabili più consone per il controllo qualità e/o per la tipologia di trattamento da utilizzare per le materie prime ed i prodotti presi in esame. L’attività di ricerca presentata in questa tesi dimostra come sia possibile ottenere importanti informazioni circa la caratterizzazione di materie prime secondarie e prodotti agroalimentari, mediante tecniche spettroscopiche supportate da indagini chemiometriche. Dai casi applicativi analizzati e da una revisione sistematica della letteratura, si è visto come le tecniche basate sull’HSI siano estremamente versatili e scalabili per applicazioni di controllo qualità e classificazione on-line (i.e. come tecnologia di sensing per macchine selezionatrici), sia per materie prime che per prodotti agro-alimentari. L’HSI può essere considerato uno strumento valido per caratterizzare e monitorare differenti tipologie di materiali. Si è visto, inoltre, come la spettroscopia Vis-SWIR, presenta numerosi vantaggi rispetto all’utilizzo di tecniche analitiche tradizionali (i.e. costi inferiori, dimensioni ridotte della strumentazione, rapidità di analisi, possibilità di effettuare analisi non distruttive e non invasive anche in situ e possibilità di ottenimento di risultati multi-parametrici), soprattutto per quanto riguarda la valutazione di parametri qualitativi di prodotti agro-alimentari. Le prospettive di sviluppo di questa attività di ricerca risiedono nell’ottimizzazione delle informazioni ottenibili dall’applicazione di tecniche spettroscopiche, nonché di correlare i risultati delle analisi distruttive e non distruttive con i parametri caratteristici del materiale analizzato.
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ROMAGNOLI, Valentina. "La gestione dei resi dei clienti come strumento per lo sviluppo del commercio elettronico delle aziende: il caso Santoni S.p.A". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251107.

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Il settore del commercio elettronico è un settore in sempre più ampio e rapido sviluppo. Le motivazioni possono essere molteplici ma sono sicuramente legate al cambiamento dello stile di vita delle persone e alla possibilità di accedere all’acquisto di beni che altrimenti sarebbe stato pressoché impossibile acquistare. La disciplina riguardante questo settore è anch’essa stata elaborata mano a mano che questo settore si è evoluto, per rispondere di volta in volta alle diverse necessità che si sono presentate. La disciplina è tutt’oggi ancora in evoluzione, soprattutto a causa del fatto che in questo settore ci sono molteplici forme contrattuali che vengono utilizzate per creare accordi commerciali dei più vari tipi, e ognuno dei quali prospetta problematiche diverse. In questo lavoro si parte dalla nascita e dallo sviluppo del commercio elettronico per analizzare l’evoluzione della disciplina associata. Dopodiché si analizza il tipo di contratto posto in essere tra la Santoni S.p.A. (noto marchio di calzature di alta gamma) e la Filoblu s.rl. (società veneta che si occupa della creazione e gestione di piattaforme e-commerce) per valutarne i punti cruciali. Dopo aver analizzato in dettaglio gli aspetti sopra citati, viene illustrata la disciplina delle denunce per difetto di conformità del bene e come queste vengono gestite dalla Santoni S.p.A., per passare poi all’analisi delle denunce per difetto di conformità degli ultimi 3 anni. Questo perché, come si noterà, questo è un campo in cui le problematiche sono controverse e gran parte della gestione viene lasciata alle ditte produttrici che si trovano di volta in volta di fronte alla scelta su come gestire il caso per rendere il cliente soddisfatto del servizio. La disciplina segue i suoi sviluppi e cerca di prevenire (per quanto possibile) situazioni sgradevoli sia per il fornitore del bene che per l’acquirente. L’entusiasmo mostrato dagli acquirenti per la comodità e la facilità dell’acquisto on-line, viene molto spesso smorzato dall’impossibilità di vedere e toccare con mano il bene oggetto della transazione, creando un senso di inquietudine legata alla qualità del bene che si sta acquistando. Per questo motivo, nel momento in cui un acquirente denuncia un difetto di conformità sul bene acquistato on-line o semplicemente la sua insoddisfazione su determinati aspetti del bene (colore, calzata, forma, ecc.), si attiva un meccanismo volto a valutare la presenza o meno di un eventuale difetto sul bene e di risolverlo nel modo più soddisfacente per l’acquirente. Dopotutto per un’azienda, gestire un negozio on-line equivale ad avere una vetrina di sé stessa attiva 24 ore su 24 e visibile a chiunque abbia un accesso al mondo di internet, e per questo motivo gestire i clienti che utilizzano questo tipo di servizio significa migliorare o peggiorare, in maniera esponenziale rispetto a quanto può avvenire in un negozio fisico, l’immagine percepita da ogni singolo acquirente. C’è però da dire che, in molti casi registrati, nonostante una perizia tecnica effettuata da operai specializzati sul prodotto venduto, la poca conoscenza dei processi di produzione dei singoli clienti, mette i venditori in situazioni difficili da gestire, in quanto il cliente non riesce a capire che quello che lui percepisce come un difetto in realtà non lo è, e che quindi non è imputabile all’azienda quello che lui crede che lo sia. Generalmente in questi casi, sempre per cercare di limitare degli inevitabili danni d’immagine, si offrono al cliente soluzioni alternative come resi gratuiti, omaggi di piccoli prodotti complementari o buoni sconto su acquisti successivi, ma sarebbe sicuramente necessaria una normativa completa e definitiva, che indichi in maniera risoluta come gestire casistiche particolari che si presentano frequentemente nella fase post-vendita. Viste le innumerevoli problematiche che si riscontrano frequentemente in questo ambito, la normativa a tutt’oggi presente non risulta essere sufficientemente soddisfacente per lo scopo a cui è stata creata. Come detto precedentemente, tutto il meccanismo che viene messo in atto all’interno di ogni azienda dopo una denuncia di difetto di conformità, si innesca per risolvere il problema ed evitare un inevitabile danno d’immagine, quindi si può concludere che, nonostante la presenza di una normativa (anche se ancora in via di sviluppo), l’arma migliore che un consumatore on-line può mettere in atto e che spaventa di più i venditori è sicuramente il danno d’immagine. Una cattiva recensione su un blog, un social network, o semplicemente un racconto di una brutta esperienza derivante da un acquisto on-line, può vanificare tutti gli sforzi fatti dal venditore per raggiungere una buona percezione del proprio marchio, e innestare un meccanismo a catena che non giova all’immagine aziendale.
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