Literatura académica sobre el tema "Qualità dei prodotti agroalimentari"

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Artículos de revistas sobre el tema "Qualità dei prodotti agroalimentari"

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Balber Pérez, Miguel Antonio y Maritza de la Caridad McCormack Bequer. "Attuali sfide della qualità nel diritto agrario di fronte alla globalizzazione – il caso dell’isola di Cuba". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 115–25. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.8.

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Resumen
La protezione del settore alimentare nazionale attraverso un sistema di prodotti agroalimentari di qualità è una delle forme di contrasto adottata dai cubani di fronte alla globalizzazione. A tal fine Cuba sta perseguendo una politica agricola volta ad aumentare il livello di professionalità nel settore alimentare: tra l’altro organizzando corsi di formazione periodici per i dipendenti che riguardano le tecnologie di produzione utilizzate in agricoltura e insistendo sulla formazione professionale continua; nonché portando ad un graduale miglioramento del sistema statale di certificazione dei prodotti agroalimentari e della qualità dei laboratori accreditati che controllano la qualità alimentare, come anche di certificazione dei sistemi di lavoro, in particolare per quanto riguarda il ricorso alle tecniche di analisi del rischio e di controllo dei punti critici nel processo di produzione alimentare. Per chi non osserva la politica agricola e la legislazione che la sottende, il sistema cubano prevede numerose sanzioni, contenute nel decreto n. 182 del 23 febbraio 1998: “La standardizzazione e la qualità” e nel decreto n. 267 del 3 settembre 1999: “La violazione delle regole stabilite sulla normalizzazione e la qualità”. Secondo l’autore, la regolazione sulla qualità dei prodotti agroalimentari adottata ha contribuito ad aumentare l’attrattività del settore agricolo cubano e ha contribuito a garantire un livello adeguato di qualità e sicurezza alimentare.
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Canfora, Irene. "Certificazione e tutela della qualità dei prodotti agroalimentari". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (abril de 2015): 103–14. http://dx.doi.org/10.3280/aim2013-001006.

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Duczkowska-Malysz, Katarzyna y Malgorzata Piasecka. "Il commercio dei prodotti agroalimentari tra la Polonia e l'Unione europea, con particolare riferimento al commercio con l'Italia". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 3 (marzo de 2010): 127–49. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-003006.

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Resumen
Il lavoro costituisce uno studio approfondito della situazione economica del settore agroalimentare polacco prima e dopo l'ingresso della Polonia nell'Unione europea. La prima parte si concentra sulla situazione delle imprese - tra cui quelle agroalimentari - dopo la loro adesione al Mercato unico e di fronte ai processi di globalizzazione. Sono indicate sia le conseguenze positive dell'apertura dei mercati per le imprese sia le loro debolezze. L'autrice formula, inoltre, delle sfide che devono essere affrontate dall'intero sistema agroalimentare polacco, nonchè delle chances che dovrebbero essere ancora sfruttate. La seconda e la terza parte del lavoro sono dedicate all'analisi dell'andamento del commercio agroalimentare polacco rispettivamente, nei primi anni dopo l'entrata della Polonia nell'Unione europea (parte seconda) e nel periodo più recente, ossia negli anni 2007-2008 (parte terza). Si riportano dettagliati dati statistici e si presentano delle dinamiche dello scambio commerciale dei prodotti di diversi comparti dei mercati agroalimentari. Sono individuati i mercati sui quali le imprese polacche sono più competitive. La quarta ed ultima parte del lavoro ha per oggetto i rapporti commerciali nel settore agroalimentare tra Italia e Polonia. Sono presentate la struttura e l'andamento di questi rapporti. In conclusione si constata che una probabile perdita dell'attuale vantaggio competitivo delle imprese agroalimentari polacche sui mercati dei prodotti "convenzionali" (c.d. commodities), le spingerà a orientarsi verso le produzioni di nicchia, ossia verso prodotti di qualità .
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Szymecka, Agnieszka. "Produzioni di qualitĂ e sviluppo rurale: il caso polacco". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 3 (marzo de 2010): 191–98. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-003008.

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Resumen
L'oggetto del presente lavoro sono le condizioni giuridiche di sviluppo delle produzioni agroalimentari di qualità in Polonia. Questo tipo di produzioni è molto importante per l'agricoltura europea. Infatti, la Commissione europea considera tali produzioni l'arma più potente degli agricoltori europei in un mondo sempre più competitivo. Esse contribuiscono, inoltre, allo economico-sociale e ambientale sviluppo rurale sostenibile. Nella prima parte l'autrice prende in esame la definizione della "qualità ". Ne analizza varie nozioni adottate dal recente Libro verde sulla qualità dei prodotti agricoli e sottopone a critica alcune di loro. Vengono presentati anche gli "schemi di prodotti di qualità " europei e nazionali. La seconda parte del lavoro prensenta diverse iniziative avviate in Polonia e dirette alla promozione delle produzioni agroalimentari di qualità . Sono presentate le barriere normative in merito che riguardano: la definizione giuridica dell'attività di trasformazione dei prodotti agricoli, le norme fiscali e le regolazioni sulla vendita diretta. Viene fatta una comparazione con le rispettive norme e regolazioni italiane. In conclusione l'autrice constata che il legislatore polacco non è sufficientemente coinvolto nella creazione di un appropriato contesto normativo necessario per lo sviluppo delle produzioni di qualità in Polonia.
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Bellia, Claudio y G. Fabiola Safonte. "Prodotti agroalimentari e segni distintivi di qualità. Dimensione economica dei prodotti contrassegnati da marchi dop/igp in forza delle normative comunitarie e strategie di valorizzazione". ECONOMIA AGRO-ALIMENTARE, n.º 1 (abril de 2015): 81–105. http://dx.doi.org/10.3280/ecag2015-001005.

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Barberis, Eduardo, Fabio De Blasis, Elisabetta Mancinelli y Elena Viganò. "Filiere socialmente sostenibili. Un per l'emancipazione dallo sfruttamento dei braccianti di origine straniera?" MONDI MIGRANTI, n.º 2 (julio de 2022): 75–95. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002004.

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Resumen
L'articolo si concentra sullo sviluppo di alcune filiere socialmente sostenibili emer-se negli ultimi dieci anni come forma di risposta dal basso allo sfruttamento del lavoro migrante. Si tratta, in particolare, di modelli di produzione-scambio-consumo che si inseriscono nell'ambito delle più ampie pratiche di resistenza alle trasformazioni del sistema agroalimentare, che fanno delle condizioni di lavoro dei braccianti di origine straniera un elemento centrale della "qualità" dei prodotti e della sostenibilità delle supply chain. A partire da uno studio realizzato nell'ambito di un progetto Fami, adottando un approccio qualitativo, il contributo ne analizza il ruolo degli attori coinvolti, le strategie adottate, le opportunità e i limiti dal punto di vista della creazione di lavoro sostenibile e dell'emancipazione dei lavoratori dallo sfruttamento.
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Bracco, Salvatore y Giancarlo Riccardi. "Lineamenti del Commercio Equo e Solidale dei prodotti agroalimentari". ECONOMIA AGRO-ALIMENTARE, n.º 2 (febrero de 2011): 23–41. http://dx.doi.org/10.3280/ecag2010-002003.

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Costantino, Laura. "Politiche europee e nazionali di contrasto allo spreco alimentare nella produzione primaria: analisi e prospettive future". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 141–48. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.10.

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Resumen
Lo scopo dell’articolo è di presentare la regolamentazione del mercato agricolo in Nicaragua e di indicare soluzioni giuridiche che potrebbero contribuire a superare una distribuzione iniqua delle risorse economiche derivanti dall’attività agricola nazionale all’interno della filiera alimentare. In particolare, si tratta di individuare scappatoie giuridiche che contribuiscono ad una distribuzione iniqua delle risorse nel regime nicaraguense di approvvigionamento per i prodotti agroalimentari e di proporre soluzioni alternative per la loro eliminazione alla luce della scienza del diritto agrario. Secondo l’autore, la principale difficoltà per il produttore agricolo nicaraguense è il processo di commercializzazione dei prodotti sul mercato dei prodotti agricoli dell’America centrale e del Nicaragua nonché carenze normative in questo ambito. Il Sistema dell’integrazione centroamericana (SICA), vincolante nella maggior parte dei paesi della regione, da un lato contiene regolazioni giuridiche complete sull’agricoltura, dall’altro non corrisponde pienamente alla struttura moderna della filiera agroalimentare. In pratica, la legislazione regionale e nazionale è soggetta a frequenti cambiamenti e non protegge in modo sufficiente il produttore agricolo in ogni fase di produzione. Un’alternativa sarebbe quella di introdurre cambiamenti a livello regionale, sotto forma di aree di libero scambio e di attuare la politica agricola comune da parte dei Paesi dell’America centrale.
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Carbone, Anna y Roberto Henke. "Le esportazioni agroalimentari made in Italy: posizionamento e competitivitŕ". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 2 (julio de 2012): 51–74. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-002002.

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Le esportazioni agroalimentari Made in Italy: posizionamento e competitivitŕ Il lavoro esamina andamento e competitivitŕ delle esportazioni del Made in Italy agroalimentare. Viene utilizzato il concetto di sophistication delle esportazioni con i relativi indicatori. Ne emerge un quadro della specializzazione internazionale del paese e della dinamica della competitivitŕ dei principali comparti di spicco del settore agroalimentare. Nel complesso, la performance internazionale del Made in Italy agroalimentare č stata buona nel decennio 1997-2007, anche grazie al buon livello di so- phistication dei prodotti esportati. Tuttavia, si evidenzia che per alcune produzioni remunerativitŕ e competitivitŕ potrebbero essere compromesse dalla inadeguatezza del livello di qualitativo e della differenziazione. Queste produzioni, appaiono, di conseguenza, piů esposte all'inasprirsi della competizione di prezzo, rispetto alla quale il settore primario del nostro paese si scontra con ben noti vincoli strutturali.
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Bindi, Letizia. "Mangiare con gli occhi. Cibo, rappresentazioni della localitŕ e scenari translocali". CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', n.º 6 (junio de 2010): 67–89. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006005.

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L'articolo affronta il tema della attribuzione di tipicitŕ a prodotti agroalimentari e del rapporto che questi processi intrattengono con la costruzione delle identitŕ locali e della valorizzazione e commercializzazione dei territori. Partendo da alcune etnografie in fase di avvio alcune, di svolgimento altre - particolarmente in Molise - l'autrice intende mostrare la complessitŕ dei rapporti intrattenuti tra produzione agroalimentare, strategie di promozione culturale dei territori da parte istituzionale e privata e livelli sovralocali e talora anche sovranazionali di definizione della tipicitŕ dei prodotti e di loro ammissibilitŕ nei circuiti commerciali (disciplinari, tutela, fonti di finanziamento specifiche). Accanto a ciň questo studio ha la finalitŕ di mostrare come i processi di trasformazione degli stili del gusto enogastronomico rientrino progressivamente in una riformulazione dell'idea stessa di tipicitŕ e nella piů ampia definizione di un patrimonio immateriale che tiene insieme paesaggi e comunitŕ di pratica, ambiente, tradizioni e marketing dei territori, attivismo locale e quadri di riferimento politico-istituzionali sovralocali. L'ultima parte del saggio, infine, tenta di individuare un'ulteriore pista di indagine sui temi della reinvenzione del cibo attinente l'insieme dei media (anche di ultima generazione) nella costruzione di mode e stili del gusto di tipo contemporaneo concretamente sganciati da un'afferenza territoriale, ma sempre piů "ri-localizzati" sul piano simbolico.
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Tesis sobre el tema "Qualità dei prodotti agroalimentari"

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Dall'Igna, Enrico <1988&gt. "Gli indicatori di qualità nei prodotti agroalimentari, il caso dei Radicchi Veneti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6148.

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Il lavoro mira a percorrere le varie tappe del concetto di qualità, riferita al panorama agroalimentare, analizzando il percorso intrapreso dai consumatori, dalla percezione all'acquisto. Nella parte finale si procede alla discussione dei risultati ottenuti tramite un esperimento di scelte dichiarate applicato al caso dei Radicchi Veneti.
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Minchella, Davide <1981&gt. "La tutela dei prodotti agroalimentari a denominazione d'origine. Il regime europeo fra sfide globali e politica di qualità". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2632/1/Minchella_Davide_tesi.pdf.

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Minchella, Davide <1981&gt. "La tutela dei prodotti agroalimentari a denominazione d'origine. Il regime europeo fra sfide globali e politica di qualità". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2632/.

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Tartaggia, Alessia <1988&gt. "L'e-commerce dei prodotti agroalimentari". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6697.

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Beghi, R. "Tecniche innovative per la valorizzazione della qualità dei prodotti ortofrutticoli freschi". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/49475.

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Resumen
L’attività di ricerca è stata svolta nell’ambito del progetto Innovì, che vede coinvolti l’Istituto di Ingegneria Agraria e il dipartimento di Produzioni Vegetali dell’Università di Milano, la Fondazione Fojanini di Sondrio, la Cooperativa Ponte in Valtellina e l’azienda Unitec di Lugo (Ra). ‘Innovì’ mira a valutare la possibilità di impiegare metodi non distruttivi per incrementare il valore delle produzioni vitifrutticole della Valtellina. Pertanto è stato realizzato e sperimentato su uva, mele e mirtilli, uno strumento portatile realizzato dall’Istituto di Ingegneria Agraria per la valutazione ottica non distruttiva nell’intervallo di lunghezze d’onda 445-970 nm (Vis/NIR) di indici di qualità come contenuto zuccherino, durezza, acidità e di indici riguardanti componenti salutistico-nutrizionali come antociani, flavonoidi, polifenoli e vitamina C. Sono state indagate, grazie all’elaborazione di modelli statistici, le relazioni tra le proprietà ottiche dei frutti registrate con il prototipo sperimentale e i valori dei diversi parametri rilevati con le classiche analisi distruttive di laboratorio. I modelli statistici vengono elaborati attraverso l’utilizzo di tecniche di regressione multivariata che permettono di estrarre la massima informazione presente nei dati correlando gli spettri registrati dallo strumento con le proprietà chimico-fisiche dei campioni. La bontà dei modelli elaborati viene valutata attraverso parametri come il coefficiente di correlazione (r), che deve avvicinarsi il più possibile all’unità (correlazione perfetta tra dato stimato e dato di riferimento) e l’errore standard della stima (SECV o SECV%) che deve essere, invece, il più basso possibile. Durante il progetto di ricerca sono state effettuate l’acquisizione e l’elaborazione dei dati sui campioni di mele, uva e mirtilli provenienti da due annate agrarie. Parallelamente sono state realizzate in collaborazione con il DiSTAM, sperimentazioni analoghe con uno strumento FT-NIR da laboratorio su campioni di omogenato d’uva e di mirtilli (medesimi campioni analizzati con il prototipo Vis/NIR). Infine nel corso del secondo anno, è stata sperimentata sempre nell’ambito del progetto Innovì una postazione NIR on-line fornita da UNITEC spa, installata presso la Cooperativa di Ponte in Valtellina. Con questo strumento sono state analizzate in modo non distruttivo mele delle varietà Golden e Stark Delicious su classici parametri di maturazione (Contenuto in solidi solubili e durezza) con lo scopo di valutare l’accuratezza delle stime fornite da questo strumento. Inoltre sono stati elaborati dei modelli di regressione preliminari per la stima di nuovi parametri nutraceutici (clorofilla e carotenoidi) direttamente con questa calibratrice. Di seguito vengono brevemente presentati i risultati ottenuti dalle sperimentazioni condotte su mirtillo, uva e mele. Mirtillo - In Valtellina la superficie totale investita a piccoli frutti, e precisamente a mirtillo gigante americano, è di circa 10 ettari, con un numero indicativo di 30.000 piante costituite da diverse varietà a differenti epoche di maturazione. L’interesse verso questa coltura è in continua crescita e ultimamente si assiste a un costante incremento annuo del 20% della superficie coltivata. Nel progetto sono state analizzate con il sistema Vis/NIR due varietà (Duke e Brigitta) e sono stati acquisiti gli spettri sia di bacche intere, sia di campione omogenato. I campioni sono stati suddivisi in quattro classi di maturazione. Sulla base dei modelli elaborati per gli spettri acquisiti sulle bacche della varietà Brigitta, sono stati ottenuti buoni risultati in termini di capacità di stima in particolare per il contenuto in solidi solubili, per la durezza, per il contenuto in antociani e in flavonoidi e per l’ac. ascorbico, con valori di r intorno a 0,9. Risultati soddisfacenti sono stati ottenuti anche per il contenuto in polifenoli con valori di r superiori a 0,8. Risultati analoghi sono stati ottenuti per la varietà Duke. Per quanto riguarda l’analisi dell’omogenato di mirtilli le risposte dei modelli sono state molto buone. Questo conferma che una minima preparazione del campione può permettere di stimare i diversi indici di interesse in modo ancora più accurato rispetto all’analisi delle singole bacche. I migliori risultati sono stati ottenuti ancora una volta per il contenuto in solidi solubili e per gli antociani con valori di coefficiente di correlazione superiori a 0.9 e valori molto bassi di errore di stima. Risultati confortanti sono stati ottenuti anche per gli altri indici con valori di r intorno a 0,8. Buoni risultati sono stati conseguiti per quanto riguarda l’analisi di classificazione dei campioni: mediamente infatti oltre l’80% dei campioni sono stati correttamente classificati all’interno delle rispettive classi di maturazione con percentuali di errore durante la classificazione dei campioni che si sono mantenute basse per le classi di maggiore interesse (classi III, frutti non ancora completamente maturi e IV, frutti maturi). Questa applicazione, opportunamente sviluppata, può risultare particolarmente interessante come supporto nella decisione del momento ottimale di raccolta, utilizzando lo strumento per individuare in tempo reale se le bacche appartengono o meno alla classe dei frutti maturi. Uva - Attualmente in Valtellina sono censiti circa 1200 ha coltivati a vite, di cui circa 850 ha producono uva destinata alla vinificazione commerciale. Il nebbiolo, nel biotipo valtellinese chiamato chiavennasca, rappresenta di gran lunga la varietà più coltivata in Valtellina (più del 90% della superficie vitata). In questo contesto il monitoraggio a campione delle uve rivela ampi limiti di utile applicabilità e interesse. In particolare, il controllo del contenuto in polifenoli è uno degli aspetti più rilevanti della vinificazione delle uve rosse, poiché influenza il colore (antociani) e la sua stabilità nel tempo, oltre a determinare i gusti d’astringente, i gusti amari e alcune note olfattive (fenoli volatili). Nel caso specifico dell’uva, quindi, un sistema in grado di valutare in modo rapido il contenuto in polifenoli e antociani sarebbe di grande aiuto per i produttori di vino per un’analisi di accettazione delle uve al momento del loro conferimento presso le cantine. Le analisi di tipo tradizionale, effettuate al momento in laboratorio, richiedono tempi lunghi e necessitano di personale altamente specializzato; inoltre non esiste un metodo in grado di effettuare contemporaneamente analisi di parametri differenti. Per questo sulla base degli spettri Vis/NIR sono stati elaborati dei modelli, su acini interi e su prodotto omogenato, sia per gli indici di maturazione tecnologica (contenuto in solidi solubili, acidità, pH), sia per gli indici di maturazione fenolica (antociani potenziali ed estraibili e polifenoli). I modelli elaborati sulla base di acquisizioni sugli acini tal quali hanno evidenziato buoni risultati in termini di capacità di stima solo per gli indici di maturazione tecnologica, in particolare per il contenuto in solidi solubili e per il pH. Risultati migliori, invece, sono stati ottenuti per i modelli elaborati sulla base di acquisizioni effettuate su omogenati d’uva. Sono stati registrati, infatti, valori positivi dei diversi parametri di valutazione dei modelli per tutti gli indici, tra i quali anche quelli di maturazione fenolica, molto importanti per la vinificazione e per la qualità del prodotto. In particolare per quanto riguarda i parametri tecnologici, buoni risultati sono stati ottenuti per il contenuto in solidi solubili e per l’acidità con r > 0,8. Inoltre, con riferimento ai parametri fenolici, i modelli elaborati per gli antociani e per i polifenoli hanno mostrato rispettivamente r > 0,9 e r > 0,8. Mela - La melicoltura valtellinese, che interessa 1200 ha del territorio, vive un processo di intenso rinnovamento in risposta alla sempre più diffusa necessità di strumenti e metodi innovativi in grado di valorizzare le caratteristiche qualitative che la mela può esprimere nelle particolari condizioni pedo-climatiche del comprensorio valtellinese. Disporre di strumenti di campo che consentano di seguire l'espressione delle proprietà sensoriali dei frutti durante il processo di maturazione, consentirebbe una migliore conoscenza e gestione delle diverse cultivar, oltre che della disomogeneità dell'epoca di maturazione dettata dalle notevoli differenze climatiche che si registrano all'interno dell'area di produzione di mela valtellinese. Allo stesso modo, l'impiego di tecniche innovative nelle fasi di cernita in postraccolta finalizzate alla valutazione delle caratteristiche sensoriali dei singoli frutti, consentirebbe la selezione di partite con caratteristiche qualitative certificate e l'eliminazione dei frutti incorsi in patologie o eccessivi deperimenti qualitativi. Il tutto con grande beneficio per la loro ottimale gestione e valorizzazione commerciale. Per quanto riguarda le mele con il dispositivo Vis/NIR sono stati acquisiti gli spettri delle varietà Golden Delicious e Stark Delicious, le più diffuse in Valtellina. Sulla base dei modelli elaborati sono stati ottenuti buoni risultati per il contenuto in solidi solubili per entrambe le varietà, con valori di r superiori a 0,8 ed errori di stima inferiori al 7%. Buoni risultati sono stati ottenuti anche per la stima dell’acidità e del contenuto di clorofilla e flavonoidi per la varietà Stark. Inoltre è stato installato ed è attualmente ancora in fase di sperimentazione presso la Cooperativa di Ponte in Valtellina un modello di selezionatrice ottica per la valutazione in linea in postraccolta della qualità delle mele, fornita da Unitec, azienda specializzata nella produzione di impianti per la valutazione della qualità di prodotti ortofrutticoli. L’impianto permette una veloce selezione non distruttiva dei frutti (fino a 10/sec) sempre attraverso l’utilizzo della tecnica NIR. In questo caso vengono valutati indici qualitativi come il contenuto in solidi solubili e la durezza, adattandoli alle specifiche derivanti dalle esigenze del postraccolta. Sono stati analizzati 100 campioni per ogni varietà, con 10 repliche per ogni campione, per un totale di 1000 acquisizioni per ogni varietà. I risultati ottenuti per la stima del contenuto in solidi solubili hanno evidenziato uno scarto percentuale medio dalle classiche analisi rifrattometriche molto contenuto del 5%. Sempre per il contenuto in solidi solubili il 77% delle stime su mele Golden evidenziano uno scarto dalle analisi di riferimento inferiore al °Brix. Per le Stark invece questo valore scende al 62%. Buoni risultati sono stati ottenuti anche per la stima della durezza delle mele con uno scarto percentuale medio del 10% rispetto al valore penetrometrico. In questo caso, per le mele Golden, il 77% delle stime evidenzia un errore inferiore a 1 kg/cm2, mentre per le Stark questo valore sale all’81%. Inoltre sono in corso delle prove mirate allo studio della possibilità di elaborare dei modelli in grado di stimare anche altri indici come il contenuto di clorofilla e di carotenoidi, nell’ottica di ampliare le potenzialità d’analisi della macchina. Sono inoltre state effettuate, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche (DiSTAM), delle sperimentazioni di confronto mediante acquisizioni spettrali con uno strumento FT-NIR da laboratorio su campioni di omogenato d’uva e di mirtilli. Anche in questo caso i risultati ottenuti sono buoni e prospettano la possibilità di proporre tali strumenti come valida e rapida alternativa alle classiche analisi di laboratorio. I risultati ottenuti hanno permesso quindi di avere a disposizione, direttamente in campo, un sistema sperimentale semplice, poco costoso e soprattutto rapido per l’analisi degli indici qualitativi di maggiore interesse. La sperimentazione della selezionatrice NIR on-line di Unitec ha inoltre evidenziato la possibilità di utilizzare efficacemente sistemi di questo tipo per la gestione delle partite di frutta in un centro di stoccaggio e selezione su grandi quantitativi di prodotto. Pertanto si può affermare che è stato raggiunto l’obiettivo del progetto di mettere a punto strumenti adeguati per ottimizzare le tecniche produttive, i metodi di gestione postraccolta e i sistemi di selezione orientati alla qualità del frutto, per una migliore valorizzazione commerciale delle produzioni regionali. Parallelamente alle attività di ricerca sono state intraprese diverse azioni mirate alla divulgazione dei risultati ottenuti dal progetto di ricerca. Oltre alla presentazione di lavori a convegni, è stato organizzato un workshop interamente dedicato al progetto durante il MACFRUT 2007 di Cesena e un seminario presso la Cooperativa di Ponte in Valtellina, rivolto in particolare agli operatori locali del settore.
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Pacini, Federico. "Sviluppo di Metodologie Molecolari per la Qualità dei Prodotti di Origine Animale". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2007. http://hdl.handle.net/11577/3425519.

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Resumen
The objectives of this study were to develop and optimize molecular techniques based on the DNA melting analysis for the detection of allele variants or SNPs in genes involved in the quality of animal products. For the dairy industry the detection of the cow k-casein B allele (CSN3*B) is very important for the role of its codifying protein during the cheese making. It is known that the k-casein B allele plays a major role in cheese technology with great effects in the quality and quantity of cow milk. The availability of accurate and reliable protocols for the identification of the most common alleles is of great interest in breeding projects. In the present study a denominated denaturant DNA melting analysis was developed using a new buffer to quickly identify A and B k-casein allelic variants. The DNA melting analysis is fast and suitable for the identification of A and B alleles. The development of this denaturant buffer allows to enhance the discrimination power of the instrumentation. The same approach was used to detect SNPs in two important meat gene quality using an ad-hoc instrument for the melting analysis The RYR1 and PRKAG3 genes have an important role in the meat quality, influencing the pH, water content, lean meat content and colour. The frequencies of their alleles were investigated in Bayern, Australian ans Sudtiroler pigs in order to test a high resolution DNA melting analysis protocol, which allows to detect a total of 6 genotypes in simple manner and in few minutes trough a post multiplex PCR. It was possible to compare the sensibility obtained with the no-denaturant approach against the denaturant approach. The observed frequencies were: 0.86, 0.13 and 0.01 for the N/N, N/n e n/n respectively for RYR1 gene and 0.17, 0.54, 0.29 for I/I, I/V and V/V for the PRKAG3 gene respectively. Its is interesting to note that even if the pigs tested belonged to breed with attitude for high meat content and quality, a relatively high genotype frequency N/n and a relatively low genotype frequency I/I were found. In these productions, where meat quality is a relevant attribute, could be possible to enhance the favourable SNPs in bores and sows. The denaturant buffer developed allows to detect with major detection level the homo/hetero genotypes of the RYR1 and PRKAG3 genes. This approach for the detection of known SNP is very fast, reliable and could substitute the specific enzymatic cleavage for the detection of specific substitutions.
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Marfani, Eva. "Determinazione dei valori nutrizionali nei prodotti da forno (biscotti)". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10810/.

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Questa tesi è basata sul tirocinio svolto presso il Laboratorio Analisi Vegezio SRL, nel laboratorio di chimica degli alimenti. L’obbiettivo della tesi è stato quello di confrontare i valori nutrizionali di biscotti di produzione industriale con biscotti artigianali, per valutare il differente contenuto nei principali nutrienti come lipidi, proteine, carboidrati e fibre. Le analisi principali eseguite nei biscotti artigianali sono state: - Determinazione delle proteine; - Determinazione dei lipidi; - Determinazione carboidrati; - Determinazione delle fibre; - Determinazione sodio cloruro; - Determinazione ceneri; - Determinazione umidità. La tesi è suddivisa in 5 capitoli dei quali, i primi tre copropno gli aspetti generali ed introduttivi degli alimenti e dell'importanza di analizzarli in merito al conentuto di valore nutrizionale. Il quarto capitolo è la parte sperimentale, ovvero tratta dei metodi per la determinazione dei valori nutrizionali, indicando come queste devono essere eseguite secondo gli standard vigenti. Infine, nel capitolo 5 ci sono i risultati e la discussione della tesi. Tali risultati indicano che i biscotti artigianali presentavano un maggiore contenuto di grassi saturi e di zuccheri a fronte di un simile contenutop in carboidrati totali e lipidi totali. Al contrario, il contenuto di sodio è stato riscontrato significativamente superiore nei biscotti industriali rispetto a quelli artigianali. La differenza dei valori nutrizionali riscontrata tra biscotti artigianali e biscotti industriali non è elevata rispetto a ciascun singolo paramentro analizzato, ma permette di evidenziare nel complesso piccole differenze che consentono considerazioni più generali sull'impatto nutrizionale e sociale che i prodotti alimentari industriali rivestono nella popolazione.
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CAPOGROSSI, Chiara. "Prezzi edonici e cambiamenti nella qualità dei prodotti. Un'analisi statistica per il mercato automobilistico italiano". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2007. http://hdl.handle.net/11566/242510.

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GOTTARDO, DAVIDE. "BENESSERE ANIMALE E QUALITA' DEI PRODOTTI: RUOLO DI STRATEGIE NUTRIZIONALI INNOVATIVE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/545171.

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Resumen
Una corretta nutrizione degli animali d’allevamento permette di ottenere un adeguato livello produttivo e di benessere delle specie allevate, assicurando nel contempo il raggiungimento di ottimali caratteristiche qualitative dei prodotti derivati, in modo da garantire al consumatore alimenti che soddisfino i requisiti richiesti di sicurezza e salubrità e presentino un adeguato valore nutrizionale. In questo contesto, l’applicazione di strategie nutrizionali, inclusa l’aggiunta di additivi, utilizzati per migliorare le caratteristiche nutrizionali dei mangimi, può svolgere un ruolo determinante nella moderna zootecnia e costituisce uno dei temi principali del quadro normativo dell’Unione Europea. Nel presente elaborato sono presentati quattro studi in vivo che valutano gli effetti della dieta sulle performance quanti qualitative di polli da carne e suini; in particolare si sono considerati alcuni interventi quali l’impiego di emulsionanti, di un estratto polpe di oliva ad elevato tenore di polifenoli e di un probiotico nell’intero ciclo produttivo del pollo da carne, mentre per quanto riguarda la specie suina, l’integrazione dell’estratto polpe di oliva ad elevato tenore di polifenoli ha riguardato il periodo compreso tra la fine della gestazione e lo svezzamento dei suinetti, considerati due dei momenti più delicati dell’allevamento di questa specie. La prima prova sperimentale prevedeva l’integrazione di un emulsionante sintetico a 1200 pulcini ROSS 308, equamente suddivisi in maschi e femmine e suddivisi in 4 gruppi costituiti da 12 recinti e 25 animali ciascuno. E’ stato utilizzato un disegno sperimentale multifattoriale 2x2 che permette di confrontare il trattamento alimentare (C vs T) e il sesso. L’additivo è stato somministrato in dosi di 1g/kg dal giorno 0 al giorno 12, 0,75g/kg dal giorno 12 al giorno 22 e di 0,5g/kg dal giorno 22 al termine della prova (37 giorni per le femmine e 44 per i maschi). Durante lo svolgimento della prova sono stati valutati i principali parametri produttivi (PV, IMPG, FI e ICA), mentre in fase di macellazione sono stati prelevati campioni di sangue, di tessuto epatico e del contenuto cecale per le successive analisi; è stato inoltre prelevato il petto per la determinazione della resa della carcassa e della qualità della carne. I risultati hanno mostrato che la supplementazione con emulsionante ha aumentato il peso vivo al giorno 12 (P=0.02), l’incremento ponderale nel primo periodo (0-12 giorni; P=0.06) e la resa alla macellazione (P=0.02). Relativamente alla qualità della carne, il gruppo trattato ha mostrato un significativo incremento dell’indice b* (P<0.01) e una riduzione delle perdite in cottura (P=0.03). Il trattamento con l’emulsionante ha aumentato il contenuto plasmatico di colesterolo, HDL e LDL rispetto al gruppo controllo (P<0.01; P=0.02; P<0.01, rispettivamente), mentre non sono state osservate differenze significative sulla flora microbica intestinale. A partire da campioni epatici, è stata valutata l’espressione dei geni Apo A-I e Apo B, direttamente coinvolti con il metabolismo lipidico ed è stata riscontrata una significativa up regolazione (P=0.0056) del gene Apo B nelle femmine trattate. In conclusione, sebbene il sesso e l’età degli animali rappresentino importanti variabili da considerare, l’integrazione dell’emulsionante nell'alimentazione di polli da carne è in grado di apportare interessanti modifiche sui parametri di crescita, sul metabolismo lipidico, nonché sull'espressione di alcuni geni coinvolti. La seconda prova sperimentale ha valutato gli effetti della somministrazione di un estratto polpe di oliva ad elevato tenore di polifenoli sulle performance di 720 pulcini ROSS 308 di sesso femmina. Gli animali sono stati suddivisi in quattro gruppi sperimentali, costituiti da 12 recinti e 20 soggetti ciascuno, e alimentati con 200 I.U./kg di vitamina E (T1), 1 e 5gr/kg di Ethifenol (T2 e T3, rispettivamente), titolato a 25mg/g di polifenoli totali. Durante lo svolgimento della prova sono stati valutati i principali parametri produttivi (PV, IMPG, FI e ICA), in fase di macellazione sono stati prelevati campioni di sangue, di tessuto epatico e del contenuto cecale per le successive analisi, inoltre è stato prelevato il petto per la determinazione della resa della carcassa e della qualità della carne. I risultati relativi ai parametri produttivi e alle analisi microbiologiche del cieco non hanno mostrato differenze significative tra i gruppi sperimentali. Al contrario, l’integrazione dell’additivo ha modificato il parametro b*(giallo) della pelle degli animali (P=0.003). A partire da campioni di tessuto epatico prelevati è stata effettuata l’estrazione e la quantificazione dei polifenoli totali e la valutazione di alcuni geni coinvolti nel metabolismo lipidico (PPAR, ATGL, ACACA, CPT-1, ACOX e FASN). Sebbene in assenza di significatività statistica (P>0.05), la concentrazione di composti fenolici presenti nel fegato rispecchia il livello crescente di integrazione; in aggiunta, è stata osservata una modificazione non significativa dell’espressione dei geni sopra riportati. In conclusione, la somministrazione dell’additivo oggetto della prova ha apportato dei lievi benefici, che tuttavia appaiono interessanti considerando il breve ciclo produttivo dei polli da carne. La terza prova sperimentale ha previsto l’integrazione dell’estratto di polpe di oliva, oggetto della precedente prova, a 18 scrofe pluripare (fase 1), omogenee per età e ordine di parto, suddivise in due gruppi sperimentali di 9 soggetti ciascuno (controllo = C e trattato = T), per un periodo di circa 40 giorni (da circa due settimane prima della data prevista del parto al termine della lattazione). Il gruppo T ha ricevuto una dieta basale (C) addizionata con l’estratto di oliva in quantità di 1,25kg/ton. Al termine della lattazione (25d), tutti i suinetti nati (n=180) sono stati suddivisi in 4 gruppi sperimentali costituiti da 45 soggetti e 9 repliche ciascuno (fase 2), per una durata di 42 giorni. I suinetti appartenenti al gruppo Ctr-Ctr, provenivano da madri C e non hanno ricevuto l’estratto, il gruppo CtrT, proveniva da scrofe controllo, ma ha ricevuto l’additivo; il gruppo T-Ctr nato da madri T non ha ricevuto l’integrazione, infine i soggetti appartenenti al gruppo T-T, nati da scrofe trattate, hanno ricevuto l’estratto di oliva. La fase 2 è stata suddivisa in due periodi (prestarter 0-14d e starter 1542d) e le diete degli animali T sono state integrate con 5,0 e 2,5kg/ton di estratto di oliva, rispettivamente nel primo e nel secondo periodo. Durante la fase 1, sono stati raccolti dati relativi alla condizione corporea e ai parametri riproduttivi delle scrofe, nonché campioni di colostro, per determinare la concentrazione totale di polifenoli e la capacità antiossidante dello stesso. Durante lo svolgimento della fase 2 sono stati invece valutati i principali parametri produttivi dei suinetti (PV, IMPG, FI e ICA). I risultati relativi alla fase 1 non hanno mostrato differenze significative in seguito all'integrazione dell’estratto; tuttavia i parametri produttivi e riproduttivi del gruppo T sono risultati superiori. Per quanto riguarda le analisi del colostro, il potere antiossidante delle scrofe trattate era statisticamente più elevato (P=0.05) rispetto al gruppo C, sebbene la concentrazione di polifenoli totali non ha riportato variazioni significative tra i due gruppi (P>0.05). La fase 2 ha presentato dei risultati più interessanti; il gruppo T-Ctr ha mostrato un maggiore peso vivo al giorno 42 (P=0.03) e un maggior IMPG nel secondo periodo (14-42d) e come media complessiva (0-42d) (P=0.03 e P=0.05, rispettivamente) rispetto al gruppo Ctr-T. Inoltre, l’indice di conversione alimentare (ICA), la resa alimentare e la resa alla trasformazione del gruppo T-Ctr hanno riportato valori statisticamente significativi (P0.01) rispetto agli altri gruppi sperimentali. In conclusione, l’integrazione dell’estratto oggetto della prova ha mostrato i migliori risultati sulle performance dei suinetti, sottolineando l’importanza del latte materno come veicolo di sostanze funzionali e suggerendo possibili effetti benefici del composto d’interesse sulle condizioni generali di salute degli animali; tuttavia l’impiego di estratti vegetali in alimentazione animale presenta un quadro molto complesso, caratterizzato dalla presenza e dall’interazione di molti fattori differenti. La quarta prova sperimentale ha valutato gli effetti della somministrazione di un probiotico costituito da Lactobacillus farmaciminis e L. rhamnosus sulle performance produttive di 960 pulcini ROSS 308 di sesso maschile per una durata di 48 giorni. Gli animali sono stati suddivisi in 4 gruppi sperimentali, costituiti da 12 recinti e 20 soggetti ciascuno; i 3 gruppi trattati (T1, T2 e T3) erano alimentati con una dieta base (CTR) integrata con 600, 400 e 200g/ton di probiotico, rispettivamente. Durante lo svolgimento della prova sono stati valutati i principali parametri produttivi (PV, IMPG, FI e ICA); mentre in fase di macellazione è stato prelevato il petto per la determinazione della resa della carcassa. I risultati relativi alle performance di crescita non hanno evidenziato differenze significative per i parametri analizzati, inoltre, non è stata osservata alcuna differenza statistica per quanto riguarda i rilievi alla macellazione, resa e peso del petto (P>0.05). Per concludere, la somministrazione del probiotico oggetto della prova non ha modificato i parametri considerati, tuttavia non sono da escludere possibili effetti dell’additivo sulla modulazione della flora microbica intestinale e sulle proprietà qualitative delle carni. In tal senso, saranno necessari ulteriori e più approfonditi studi per analizzare le conseguenze sul metabolismo generale di animali a rapida crescita. Analizzando i risultati ottenuti nelle prove sperimentali, è possibile affermare che l’integrazione di sostanze ad azione benefica nell’alimentazione degli animali da reddito è in grado non solo di modificare in maniera significativa i principali parametri di crescita degli stessi e la qualità dei prodotti destinati al consumatore, ma anche di migliorare le condizioni generali di benessere e influenzare positivamente l’equilibrio intestinale degli stessi.
Optimal animal nutrition allows adequate productive performance and correct welfare conditions of livestock species; moreover, it ensures animal’s products with high-quality characteristics that meet safety and security requirements for the consumers and guarantees a suitable nutritional value. In this context, the application of nutritional strategies, including the supplementation of additives, used to improve feed nutrition, may play a significant role in livestock production; it also represents an important issue in the regulatory framework of the European Union. In this paper, four in vivo trials are presented to evaluate the dietary effects on the quali-quantitative performance of broiler chickens and pigs. In particular, the use of synthetic emulsifiers, a polyphenols-enriched olive pulp extract and a probiotic was considered in the whole production cycle of broiler chicken. Whereas, the polyphenol-enriched olive pulp extract was added in the diet of sows and piglets to investigate the positive effects of this supplementation in two critical moments of the productive system of this species: the peripartum of the sows and the weaning of piglets. In the first experimental trial, a total of 1200 one-day-old ROSS 308 broiler chicks were assigned to four experimental groups consisting of 15 pens with 25 birds per pen. A 2×2 factorial design was applied to compare the different dietary treatments [control diet (CTR) or diet supplemented with AVI-MUL TOP (AMT) at 1g/kg from d 0 to 12, 0.75g/kg from d 12 to 22 and 0.5g/kg from d 22 to 44] and gender. Growth performance (BW, ADG, FI and FCR) were determined on days 0, 12, 22, 37 and 44 for males. One female chick (day 37) and one male chick (day 44) from each pen were chosen on BW basis and slaughtered to collect blood, liver samples and caecum content and to determine the dressing and breast muscle percentages. AMT supplementation increased BW on day 12 (P=0.02), ADG from day 0 to 12 (P<0.05), ADFI from day 12 to 22 (P=0.06). Moreover AMT supplementation reduced FCR from days 0 to 44 (P<0.05) in males. Dietary AMT significantly increased the b* index (yellowness) (P<0.01) and reduced cooking loss (P=0.03). The emulsifier also increased plasma cholesterol, HDL and LDL content compared to the control (P<0.01, P=0.02, P<0.01, respectively), while no significant differences were observed on intestinal microbial flora among treatments. The expression of Apo A-I and Apo B lipid metabolism related genes was evaluated from the liver samples and a significant up regulation (P=0.0056) of the Apo B gene was found in AMT females chicks. In conclusion, the supplementation of AMT may have a beneficial effect on the growth performance, lipid metabolism and meat quality of broiler chicks. The second experimental trial evaluated the dietary effects of a polyphenol-enriched olive pulp extract on 720 one-day old ROSS 308 female chicks, equally assigned to four experimental groups consisting of 12 pens and 20 animals each. The dietary treatments were control diets (CTR) or diet supplemented with 200 IU/kg of vitamin E (T1), 1 and 5 g/kg of Ethifenol (T2 and T3, respectively). The substance in exam had a total polyphenols concentration of 25mg/g. Growth performance (BW, ADG, FI and FCR) were determined on days 0, 10, 20 and 35. At the end of the trial, one female chick was chosen from each pen on BW basis and slaughtered to collect blood, liver samples and caecum content and to determine the dressing and breast muscle percentages. The supplementation of the olive pulp extract did not show any significant differences (P>0.05) on the growth parameters and caecum microbiological analysis among the groups; while the dietary supplementation significantly improved the b* index (yellowness) of animal skin (P=0.003). The extraction and quantification of total polyphenols and the expression of some lipid metabolism related genes (PPARα, ATGL, ACACA, CPT-1, ACOX and FASN) were performed from hepatic samples. The hepatic concentration of phenolic compounds did not show any statistical differences (P>0.05) among the groups, although it reflects the supplementation level. No statistical differences were also found in the gene expression. In conclusion, the olive pulp extract showed minor benefits on the growth performances, which however appear interesting considering the short production cycle of these animals. The third experimental trial was divided into two phases to investigated the effects of the polyphenolsenriched olive pulp extract supplementation on the performance of sows and piglets. During phase 1, 18 multiparous sows, homogeneous by age and birth order, were assigned to two experimental groups of 9 animals each. The dietary treatment were control diet (C) or diet supplemented with 1.25kg/ton of olive pulp extract (T). The compound of interest was added to the diet for a period of about 40 days (from two weeks before the expected date of birth to the end of lactation). Body condition and reproductive parameters were analyzed and colostrum samples were collected to determine the total polyphenols concentration and the antioxidant activity. In phase 2, 180 newborn piglets, homogeneous by body weight, were assigned to four experimental groups consisting of 45 animals and 9 replicates each. The Ctr-Ctr piglets were born from control sows and did not receive the extract, the Ctr-T group was composed by control sow’s piglets who received the compound; the T-Ctr piglets group was born from treated sows and they did not receive the olive pulp extract and the T-T group was composed by treated sow’s piglets who received the extract. Phase 2 was divided into two periods (prestarter from d 0 to 14 and starter from d 15 to 42) and dietary treatments were control diet (Ctr) and diet supplemented with 5.0 and 2.5kg/ton of olive pulp extract (T) in the first and second period, respectively. Growth performance (BW, ADG, FI and FCR) were determined on days 0, 14 and 42. The supplementation did not show any significant differences (P>0.05) in phase 1; however, it was observed that the body condition and reproductive parameters of the treated animals were higher than the control group. The antioxidant activity of T sows was statistically higher (P=0.05), although the total polyphenol concentrations did not show significant variations (P>0.05) between the two groups. In phase 2, the T-Ctr group showed higher body weight at day 42 (P=0.03) and higher ADG during the second period (14-42d) and overall (0-42d) (P=0.03 and P=0.05, respectively) compared to the other groups. Moreover, FCR, carcass yield and transformation yield of the T-Ctr group were statistically significant (P≤0.01) compared to the other experimental groups. In conclusion, the supplementation of the compound of interest showed the best results on the piglets’ performance, underlining the importance of milk as a vehicle of functional substances and suggesting possible beneficial effects on the general health conditions. In the fourth experimental trial, a total of 960 one-day-old ROSS 308 male broiler chicks were assigned to four experimental groups consisting of 12 pens with 20 animals per pen.The dietary treatments were control diet (CTR) and diet supplemented with 600, 400 and 200g/t of METALACT (T1, T2 and T3, respectively). The probiotic additive was composed by a mixture of Lactobacillus pharmacimis and L. rhamnosus and supplemented for a period of 48 days. Growth performance (BW, ADG, FI and FCR) were determined on days 0, 11, 22 and 48. At the end of the trial, one chick from each pen was chosen on BW basis and slaughtered to determine the dressing and breast muscle percentages. The METALACT supplementation did not showed any significant differences (P>0.05) on the growth parameters investigated. In conclusion, the probiotic did not modify the growth performance, but it is not possible to exclude possible beneficial effects on modulation of the microbial intestinal flora and on the qualitative properties of the meat. The overall results showed that the dietary supplementation of beneficial substances is not only able to significantly modify the animal’s growth performance and the quality of the products, but it is also able to improve the general welfare conditions and the intestinal balance of the livestock species.
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MONCI, DOMENICO. "Strumenti giuridici per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari: il caso marchio collettivo geografico "pane di Cerchiara a lievito madre"". Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2015. http://hdl.handle.net/11695/66420.

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L’oggetto della ricerca si fonda sul presupposto che un alimento se fregiato di origine, tipicità e qualità, assume per il consumatore un valore di mercato assai più elevato di un prodotto convenzionale, che tali segni non può trasmettere né direttamente né indirettamente attraverso il packaging o la pubblicità. Il lavoro si è sviluppato attraverso la consultazione di fonti normative internazionali, comunitarie e nazionali relative alla protezione dei prodotti agroalimentari, per individuare lo strumento giuridico di valorizzazione adatto al caso “pane di Cerchiara”, in considerazione delle contingenti condizioni di partenza del prodotto e del contesto di produzione. Una volta individuate le fonti di riferimento, la ricerca si è focalizzata sullo strumento ritenuto maggiormente idoneo alla valorizzazione del prodotto pane, ossia il “marchio collettivo geografico”, disciplinato in particolare dal Codice della Proprietà Industriale per il quale: “un marchio collettivo può consistere in segni o indicazioni che nel commercio possono servire per designare la provenienza geografica di prodotti o servizi”. Tale strumento è risultato, il più adatto per difendere nel tempo le caratteristiche del prodotto e salvaguardarne l’essenza da tentativi di volgarizzazione o di spendita del nome ad opera di operatori alimentari di altre zone geografiche, diverse dall’area “cerchiarese” e quindi sprovvisti di quel caratterizzante quid tecnico-culturale, ereditato da una radicata tradizione idonea a conferire al prodotto finito caratteristiche uniche. Con l’obiettivo di realizzare concretamente un segno distintivo di quel prodotto alimentare, il marchio “pane di Cerchiara a lievito madre”, l’attività è poi proseguita con la redazione e somministrazione a tutti i panificatori del comune interessato di “un questionario storico” e una “scheda tecnica” per la raccolta dei dati sulle materie prime impiegate, le ricette, le modalità di cottura e le tecniche di panificazione. A seguire, presso i panificatori aderenti, sono stati raccolti una serie di campioni di tutte le materie prime impiegate nella produzione, trasformazione e elaborazione, per attuare la fase di caratterizzazione tecnico-scientifica del prodotto attraverso un elaborato protocollo d’indagine analitica. I dati evinti nella fase di caratterizzazione, sono stati propedeutici e necessari alla redazione del Disciplinare di Produzione e del Regolamento d’Uso del marchio “pane di Cerchiara a lievito madre”, atti attraverso i quali, si predispone il sistema delle regole, dei controlli e delle relative sanzioni previsto dal Codice della proprietà industriale (ex art. 11 del d.lgs. n. 30/2005), quale condizione necessaria per la verifica di ammissibilità della domanda di registrazione compiuta dall’Ufficio Brevetti, non solo in riferimento alla legittimità della procedura, ma anche riguardo l’effettiva capacità degli strumenti predisposti di assolvere alla funzione perseguita dal marchio. Il titolare del marchio, è stato identificato nell’amministrazione Comunale di Cerchiara di Calabria quale unico soggetto istituzionale in grado, nel contesto locale, di rappresentare adeguatamente l’intera collettività legata al territorio di origine del prodotto alimentare e poter assolvere alla funzione di garanzia richiesta ex lege al titolare del marchio e che viene assicurata da un regime sanzionatorio, che punisce con la decadenza l’inerzia del titolare nell’eseguire i controlli circa la corretta utilizzazione del segno da parte degli utilizzatori. Al fine di ottimizzare l’intrinseco rapporto esistente tra il prodotto e il territorio e spendere la fama di un’area che già gode di una particolare rinomanza e reputazione, si è deciso di individuare il nome legale nella locuzione “pane di Cerchiara a lievito madre” e sono stati elaborati una serie di logotipi da abbinare al marchio, proposti al Comune titolare del marchio e ai panificatori aderenti, sino a giungere alla definitiva registrazione del marchio stesso (n° CB2014C0035 del 07.05.2014), elaborando in definitiva uno strumento che, anche sotto il profilo della sicurezza alimentare, si pone quale garanzia per il consumatore finale che scegliendo un prodotto marchiato, ha la certezza di consumare un alimento elaborato nel rispetto di un rigoroso Disciplinare di Produzione. La creazione di un marchio collettivo geografico “a forte carattere territoriale” ha in definitiva perseguito la scopo di realizzare un meccanismo virtuoso per un’intera collettività e per un intero territorio, puntando ad aumentarne l’appeal, sul mercato alimentare, ambientale e del turismo, con l’auspicio di fornire un incipit ad una valorizzazione dell’intera area geografica di riferimento, degna di un grande futuro.
The object of the research is based on the assumption that if a food is endowed with origin, authenticity and quality, it assumes for the consumer a market value much higher than a conventional product, that such signs cannot be transmitted either directly or indirectly through the packaging or advertising. The work developed through the consultation of International, European, National standards sources for the protection of food products, to identify the legal instrument of valorization suitable to the case of the “pane di Cerchiara”, in consideration of the contingents starting conditions of the product and of the context of the production. Once identified the reference sources, the research has focused on the instrument considered most appropriate to the valorization of the product bread, namely the “ marchio collettivo geografico” regulated mainly by the Code of Industrial Property for which: “un marchio collettivo può consistere in segni o indicazioni nel commercio possono servire per designare la provenienza geografica di prodotti o servizi”. This instrument is the most suitable to defend in time the product characteristics and safeguard the essence of attempts to vulgarization or use of the name by operators of food from other geographical areas, other than the area of Cerchiara and therefore devoid of that characterizing technical-cultural “quid”, inherited from a deep tradition suitable to give to the finished product unique characteristics. With the goal of a concrete realization of a distinctive sign of the alimentary product the trademark “pane di Cerchiara a lievito madre”, the activity then continued with the drafting and administering to all the bakers of the municipality concerned of a “historical questionnaire” and a “technical sheet” for the collection of the data on raw materials used, the recipes, the cooking methods and the baking techniques. Afterwards from the bakers, were collected a series of samples of all the raw materials used in the production, processing and preparation, for implementing the phase of the technical-scientific characterization of the product through an elaborate protocol of analytic investigations. The data obtained in the characterization phase, has been propaedeutic and necessary for the drafting of the production disciplinary and the regulations governing use of the trademark “pane di Cerchiara a lievito madre”, acts through which they prepare a system of rules, controls and the relevant penalties provided for by the Code of Industrial Property (ex art.11 del d.l.g. n30/2005) as a necessary condition for the verification of the admissibility of the application for the registration made by the Patent Office, not only in reference to the legality of the procedure, but also regarding the actual ability of the instruments predisposed to fulfill the intended purpose of the trademark. The trademark owner, has been identified in the Municipal Adminstration of Cerchiara di Calabria as the only institutional subject, in the social context, able to adequately represent the entire community linked to the territory of origin of the food product and be able to fulfill the function of guarantee required “ex lege” by the trademark holder, and that is ensured by a system of penalties, that punishes with the decadence, the inertia of the holder that does not control the proper use of the trademark by the users. In order to optimize the intrinsic relationship between the product and the territory and make use of the reputation of an area that already has a particular renown, it was decided to identify the legal name in the expression “pane di Cerchiara a lievito madre”, and have been developed a series of logo to match the trademark proposed to the municipality trademark holder, and the adherents bakers, until reaching the final registration of the trademark (n°CB 2014 C0035 del 07.05.2014), ultimately elaborating a tool that, also in terms of food security, stands as a guarantee for the final consumer that choosing a branded product, has the safety of consuming a food elaborated under a strict production regulations. The creation of a geographic collective mark with a strong territorial character, has ultimately pursued the aim of achieve a virtuos mechanism for an entire community and for a whole territory, aiming at increase its appeal, on the food market, environmental and of the tourism market, with the hope of providing a beginning of an enhancement of the entire geographic area of reference, worthy of a great future.
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Libros sobre el tema "Qualità dei prodotti agroalimentari"

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Lanati, Antonella. Qualità in biotech e pharma: Gestione manageriale dei processi, dalla ricerca ai suoi prodotti. Milano: Springer-Verlag Milan, 2010.

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Correra, Carlo. Disciplina giuridica dei prodotti alimentari: Sicurezza, igiene e qualità : commento alla legislazione nazionale e comunitaria ed orientamenti giurisprudenziali. [Santarcangelo di Romagna, Rimini]: Maggioli, 2004.

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Facile, Agraria Agraria. Allevamento e Qualità Dei Prodotti Ittici: Materiale Riassuntivo Strategico. Independently Published, 2021.

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Capítulos de libros sobre el tema "Qualità dei prodotti agroalimentari"

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Uccelli, L., A. L. Viglietti y A. Boschi. "Produzione e verifiche di qualità dei radiofarmaci prodotti mediante kit". En Imaging & formazione, 135–50. Milano: Springer Milan, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2020-7_12.

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Di Sivo, Michele y Daniela Ladiana. "La qualità come cura e la manutenzione". En Cultura di manutenzione per l'economia circolare. Principi e criteri per una lunga vita dei prodotti. Pisa University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.12871/97888333954013.

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