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Sartea, Claudio. "Bioetica giudiziaria in Italia: note critiche su una sentenza recente in tema di protezione della vita prenatale". Ius Humani. Law Journal 4 (6 de marzo de 2014): 49–76. http://dx.doi.org/10.31207/ih.v4i0.49.

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Prendendo spunto da una sentenza della Corte di Cassazione italiana dell’autunno del 2012, di cui presenta sinteticamente gli essenziali riferimenti di fatto e di diritto, l’articolo propone alcune riflessioni sul tema, sempre molto discusso, della soggettività giuridica del concepito. Esse spingono il ragionamento verso il discorso più ampio e generale che riguarda la fondazione dei diritti soggettivi, oscillante tra prospettive libertarie (volontaristiche e soggettivistiche) e prospettive dignitarie (obiettivistiche e condizionate dal principio di precauzione). Ne dipende anche la concezione del ruolo del biodiritto nelle società tecnologicamente avanzate. Dopo l’iniziale esposizione del caso e dei principali punti di diritto della decisione (primo capitolo), l’articolo approfondisce sul piano giuridico e giusfilosofico la questione cruciale della soggettività giuridica del non nato, in particolare giustificando l’equazione che identifica essere umano e persona (secondo capitolo). Successivamente, il terzo capitolo offre una riflessione sull’alternativa tra dignità e libertà per la fondazione dei diritti soggettivi, prendendo posizione a favore di una prospettiva dignitaria, più adatta a garantire le giuste esigenze di protezione dei soggetti deboli e quindi a salvaguardare davvero l’uguaglianza. L’ultimo capitolo prima delle conclusioni collega la discussione bioetica e giusfilosofica ai profili biogiuridici e sociali del compito del giurista nelle società contemporanee.
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Converti, Fabio y Piera Della Morte. "Siti Unesco: Prospettive di valorizzazione dei patrimoni rurali". MERCATI & COMPETITIVITÀ, n.º 4 (diciembre de 2011): 81–99. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-004007.

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L'attuale contesto di competizione globale, tra cittÀ, aree metropolitane, regioni economiche, sta incidendo fortemente anche sullo sviluppo di aree rurali ad alto valore paesaggistico-culturale, fino a pochi anni fa quasi del tutto escluse dai processi di territorializzazione degli investimenti. Al fine di comprendere al meglio questi inediti processi, l'autore sostiene che sia necessario formulare nuove interpretazioni critiche sul tema del marketing territoriale e sui suoi rapporti con piani e strumenti di gestione e valorizzazione di siti UNESCO caratterizzati da un alto grado di ruralitÀ.
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Di Filippo, Marcello. "Le misure sulla ricollocazione dei richiedenti asilo adottate dall'Unione europea nel 2015: considerazioni critiche e prospettive". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 2 (enero de 2016): 33–60. http://dx.doi.org/10.3280/diri2015-002003.

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Marcon, Alessandra y Elvira Pietrobon. "Deconstructing paradigms of Western thought". CRIOS, n.º 23 (octubre de 2022): 78–87. http://dx.doi.org/10.3280/crios2022-023008.

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Questo articolo ripercorre le due giornate del seminario Deconstructing paradigms of Western thought organizzato dalla Scuola di Dottorato in Urbanistica IUAV a Venezia nel maggio 2022. L'obiettivo del seminario era quello di esplorare due approcci emergenti che stanno contribuendo a reinterrogare alcuni paradigmi del pensiero occidentale, al fine di evidenziarne le ripercussioni sulla cultura della ricerca e del progetto urbanistici. Alla discussione sono stati invitati a partecipare gli autori di due libri: Sébastien Marot, autore di Taking the country's side, Agriculture and Architecture, e Antonio Di Campli, autore di La differenza amazzonica, Forme ed ecologie della coesistenza. Due prospettive hanno guidato la discussione all'interno dei rispettivi incontri: come fare ricerca e progettazione Beyond Nature and Nurture e cosa significa Decoloniale dal punto di vista dell'urbanistica. Attraverso la recensione del seminario, l'articolo intende riportare la discussione sulla ricerca e il progetto alla loro dimensione politica ed epistemologica attraverso strumenti rinnovati che tengano conto delle attuali condizioni di crisi e le riflessioni critiche che ne scaturiscono.
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Musiani, Francesca. "Infrastrutture digitali, governance e trasformazioni del lavoro". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 163 (agosto de 2022): 70–89. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163004.

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Nel corso dell'ultimo decennio, gli studi sociali della scienza e della tecnologia (science and technology studies o STS), in particolar modo gli infrastructure studies, hanno contribuito ad aprire nuovi orizzonti di ricerca relativi allo studio della governance delle tecnologie che strutturano le nostre società digitalizzate. Questi contributi suggeriscono che il potere e del controllo negli ambienti digitali si esercitano in modi spesso informali e poco codificati, nonché discreti o addirittura invisibili per numerosi attori sociali. Questo articolo si propone di fornire un panorama dei modi in cui gli infrastructure studies si stanno avvicinando alle tematiche delle trasformazioni del lavoro nell'era digitale e più specificamente alle ricerche sul digital labor. Dopo una parte introduttiva consacrata alla presentazione degli infrastructure studies come mezzo di analisi delle infrastrutture digitali come strumenti di governance, l'articolo discute tre campi di analisi in cui tali prospettive vengono ad incrociare gli studi interdisciplinari del lavoro digitale: la comprensione del digital labor come "infrastruttura umana", l'analisi dei fenomeni di "governance algoritmica" nelle trasformazioni del lavoro, e l'esame della "platform governance" in relazione al lavoro digitale. L'articolo conclude con qualche riflessione sulle evoluzioni attuali di Internet come "meta-infrastruttura" della maggior parte delle altre infrastrutture critiche, e sul legame tra questo fenomeno e trasformazioni del lavoro.
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Mendz, George L. "Obiezione di coscienza e relativismo morale / Conscientious objection and moral relativism". Medicina e Morale 65, n.º 1 (21 de septiembre de 2016): 39–55. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.427.

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Il lavoro passa brevemente in rassegna i cambiamenti relativi all’attuale comprensione della coscienza e analizza la probabilità che l’obiezione di coscienza sia accettata nel contesto delle nuove percezioni del ruolo della coscienza e del relativismo individualistico o culturale supportato dall’individualismo espressivo contemporaneo. Le critiche e le conclusioni di Husserl sullo scetticismo vengono utilizzate come riferimento per la discussione di tali prospettive. Le incoerenze logiche individuate in entrambe le teorie relativiste mostrano i principali problemi insiti nella loro formulazione e applicazione. Se ne conclude che in una società basata sul relativismo morale sarebbe possibile respingere le ragioni dei singoli per l’obiezione di coscienza, invalidando i loro sforzi per salvaguardare la loro coscienza. Le revisioni della nozione di coscienza spesso invocano il rispetto per l’autonomia personale come salvaguardia dell’autogoverno da parte degli individui. Esaminando l’interpretazione prevalente del concetto di autonomia ne emergono la vaghezza e i limiti, ma ciononostante tale concetto è impiegato per mettere in discussione l’obiezione di coscienza. Dal momento che la possibilità di considerare molti punti di vista diversi è ciò che caratterizza la proposta dei relativisti contemporanei a sostegno delle loro opinioni, lo studio che presentiamo affronta anche il problema di come sia veramente relativo il relativismo contemporaneo. Il risultato di questa analisi intende fornire un approfondimento sui problemi incontrati dal rifiuto della coscienza in un contesto sociale relativistico. ---------- This work reviewed briefly changes in the current understanding of conscience and analysed the likelihood of conscientious objections being accepted in the context of these new perceptions of the role of conscience and of the individual or cultural relativism supported by contemporary expressive individualism. Husserl’s critiques and conclusions about skepticism were used as models to discuss these prospects. Logical inconsistencies identified in both relativistic theories exposed fundamental problems in their formulation and application. It was concluded that in a society based on moral relativism, it would be possible to rebut the reasons of individuals to object in conscience, rendering void their efforts to safeguard their conscience. Revisions of the notion of conscience often invoke respect for personal autonomy as a safeguard of self-government by individuals. An examination of a prevailing concept of autonomy showed it riddled with imprecisions and limitations, but nonetheless employed to question the validity of objections in conscience. Since the ability to accommodate many different perspectives is a characteristic proposed by contemporary relativists in support of their views, the study addressed also the question of how truly relative is, in fact, contemporary relativism. The result of these analyses provided added insights into the problems faced by conscientious refusals in a relativistic social context.
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Filippi, Luca. "Per una rilettura marxiana del paesaggio agrario italiano". CRIOS, n.º 21 (noviembre de 2021): 18–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021003.

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Come recuperare la lettura marxista del paesaggio agrario italiano proposta da Emilio Sereni (1961) entro una teoria critica della società e del territorio in grado di confrontarsi con i nuovi potenti processi estrattivi ed espropriativi (Mezzadra, 2019; Harvey, 2019), messi in campo dal capitalismo contemporaneo? Una domanda che muove, da un lato, dalla sempre più diffusa - e problematica per l'autore - ricezione di Sereni entro la tradizione riformista della geografia umana, dall'altro lato, dalla necessità di individuare una continuità tra i risultati del suo lavoro e le prospettive del marxismo e della geografia critica contemporanea (Gough e Das, 2017). La rilettura proposta dal saggio individua l'attualità di quest'opera nell'uso che Sereni fa della nozione di paesaggio agrario come dispositivo per indagare e criticare, marxianamente, il singolare processo di transizione al capitalismo delle campagne italiane e il discorso economico politico - ma anche paesaggistico - che intorno ad esso e alle sue forme spaziali viene elaborato dal riformismo agrario italiano. Assumendo questa prospettiva, il saggio fa emergere nell'opera di Sereni una inedita tensione a sondare, attraverso questa categoria, dimensioni specifiche dei processi di assoggettamento e soggettivazione prodotti dall'emergere dei rapporti di produzione capitalistici.
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Catarci, Marco. "Considerazioni critiche sulla nozione di integrazione di migranti e rifugiati". REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 22, n.º 43 (diciembre de 2014): 71–84. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880004305.

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Il tema dell'integrazione dei migranti e dei rifugiati rappresenta una rilevante emergenza sociale e formativa del nostro tempo. Tale questione impone una riflessione critica sulla nozione di integrazione sociale. Lo studio delle forme di inclusione dei migranti nella società impone, infatti, di "ribaltare" la questione dell'integrazione sociale, che viene solitamente declinata "a senso unico" in prospettiva assimilazionista come semplice inserimento, e rappresenta la cartina di tornasole per comprendere quale risposta si è in grado di offrire di fronte a quei processi globali che causano la dissoluzione, la disgregazione sociale e l'impoverimento di intere aree del pianeta.
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Pezzillo, Pezzillo Iacono, Vincenza Esposito y Riccardo Mercurio. "Controllo manageriale e regolazione dell'identitŕ organizzativa: la prospettiva dei Critical Management Studies". MANAGEMENT CONTROL, n.º 1 (mayo de 2012): 7–26. http://dx.doi.org/10.3280/maco2012-001002.

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The paper focuses on the relationship between organizational control, diversity management, identity regulation and individuals' subjectivities. Consistently with the Foucauldian post-structuralist approach, we particularly explore how the creation and management of diversities comprises a means for influencing the perception of individual and collective identities and regulating the employees organisational behaviours. In line with the particular features of post-Fordist organisational systems, management has changed the methods of implementing organisational control, institutionalising a concept of it that is less geared towards heteronomy and more focussed on self-regulation of behaviours. We further show how such managerial discourses tend to act on individual and collective self-positioning within groups instrumentally constructed, having an impact on organizational action in terms of control management.
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VALERIO, VLADIMIRO. "DISCUSSIONI CRITICHE COGNIZIONI PROIETTIVE E PROSPETTIVA LINEARE NELL'OPERA DI TOLOMEO E NELLA CULTURA TARDO-ELLENISTICA". Nuncius 13, n.º 1 (1 de enero de 1998): 265–98. http://dx.doi.org/10.1163/221058798x00125.

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Sica, Paola. "Identità, narrativa bilingue e canone letterario (trans)nazionale: Jhumpa Lahiri". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 2 (20 de noviembre de 2019): 608–20. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819887350.

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Un esame delle opere di Jhumpa Lahiri induce a chiedersi come possano essere rappresentate varie forme di identità diasporica tramite la narrativa, e quello che tali forme significhino se rapportate a culture diverse, create tramite lingue diverse, oppure recepite da lettori di comunità diverse. Qui, certe opere come Interpreter of Maladies (1999), scritta originariamente in inglese, e In altre parole (2015) e Dove mi trovo (2018), scritte originariamente in italiano, sono studiate come dettagli che prefigurano un disegno più ampio. Incorporando elementi di più culture, esse sono concepite come un indice rivelatore di tendenze sociologiche e letterarie che, sviluppandosi, inducono a criticare modelli universalisti di autorità culturale e a ripensare le dinamiche che sottendono la formazione di molteplici canoni letterari. La prospettiva adottata in questa analisi è sia interna che esterna. Attraverso la prospettiva interna si può risalire al funzionamento testuale, al modo in cui si creano vari modelli di identità, al loro rapportarsi a più memorie culturali, categorie sociologiche e lingue. Attraverso la prospettiva esterna, invece, si può analizzare la ricezione. Si possono valutare ad esempio le risposte di certe comunità ermeneutiche anglofone e italofone, il modo in cui esse includono entro un canone l'opera di Lahiri, oppure la escludono, e perché.
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Giullari, Barbara. "Tra conoscenza e lavoro: una introduzione". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 120 (febrero de 2011): 7–22. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120001.

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Lo scenario contemporaneo č caratterizzato da radicali trasformazioni sia dei processi di produzione della conoscenza, sia del lavoro che sottopongono il rapporto tra i due termini a critiche e revisioni profonde. Nonostante i diversi punti di vista, l'imperativo volto alla costruzione di una societŕ ed un'economia della conoscenza si traduce sovente in politiche che enfatizzano il ruolo strumentale dell'educazione nei confronti della crescita economica, cosě come nello stesso tempo il lavoro č sottoposto a processi di trasformazione che ne indeboliscono il rapporto con la cittadinanza. La centralitŕ della conoscenza nei processi sociali ed economici chiama in causa la qualitŕ del sistema scolastico e formativo e la qualitŕ del lavoro e della sua organizzazione: č quindi necessario sviluppare una prospettiva critica che ponga in evidenza nuovi terreni di confronto, di potenzialitŕ e di rischi nel rapporto tra sistema formativo e mondo del lavoro. In tale prospettiva č introdotta la relazione tra processi di apprendimento e traiettorie lavorative, illustrando alcune tra le principali direzioni di ricerca connesse a tali questioni.
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Mariottini, Laura y Veronica Sica. "Le politiche e le pratiche linguistiche di genere del Ministerio de Igualdad". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 2 (julio de 2012): 79–97. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002005.

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Nella linea giŕ tracciata in un precedente lavoro (Mariottini, Sica, in stampa) di analisi della lingua usata nella comunicazione pubblica spagnola, derivante dal "caso miembra", le autrici sviluppano un'analisi delle politiche e delle pratiche linguistiche e discorsive del Ministerio de Igualdad, muovendosi nella cornice teorica degli gender studies e della Feminist Critical Discourse Analysis. Obiettivo del lavoro č presentare osservazioni qualitative corroborate da dati quantitativi per riflettere nuovamente (ma da prospettive diverse) sull'impegno linguistico istituzionale che la Spagna ha preso con fermezza per poter garantire pari opportunitŕ tra donne e uomini.
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Mancini, Elena y Roberta Martina Zagarella. "Dare voce ai pazienti nella ricerca sulle malattie rare e sui famaci orfani / Giving patients a voice in the rare diseases and orphan drugs research". Medicina e Morale 67, n.º 1 (23 de marzo de 2018): 25–40. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.526.

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L’articolo ha l’obiettivo di mettere in luce potenzialità e criticità dell’inclusione della prospettiva dei pazienti nella ricerca sulle malattie rare e sui farmaci orfani. A tal fine, nella prima parte, si propone un’analisi epistemologica dell’utilizzo dei racconti dell’esperienza individuale della malattia nella ricerca scientifica e nei trial clinici, facendo emergere, anche attraverso gli strumenti della medicina narrativa, le sfide teoriche e operative poste dall’inclusione della soggettività del paziente e del vissuto di malattia nonché l’importanza della valorizzazione della prospettiva del paziente, sia in generale sia nella ricerca sulle malattie rare e sui farmaci orfani. Nella seconda parte, il testo analizza in particolare il ruolo degli esiti riportati dai pazienti o Patient Reported Outcomes (PROs), misure per la valutazione complessiva della salute basate sulla prospettiva dei pazienti stessi, incentrandosi sulla sperimentazione clinica nel campo delle malattie rare. In questo contesto, infatti, i racconti di malattia, raccolti e valorizzati da fonti istituzionali e associazioni di pazienti, hanno contribuito a far emergere importanti questioni critiche e difficoltà nell’impiego di outcome centrati sul paziente nello sviluppo di nuovi farmaci e trattamenti, generando una serie di documenti e raccomandazioni relative al loro utilizzo per il benessere della comunità dei malati rari. ---------- This paper aims to highlight the potentiality and criticality of including patients’ perspective in rare diseases and orphan drugs research. In the first part, we propose an epistemological analysis of individual narrations of disease experience as they are used in scientific research and clinical trials. With the help of narrative medicine approach, this analysis points out theoretical and operational challenges of a perspective that includes patient’s subjectivity and illness experience. Furthermore, it reveals the significance of patients’ standpoints in general and in rare diseases as well as in the orphan drugs research. The second part of our article focuses on the role of the Patient reported Outcomes (PROs) – which are measures for the health’s overall assessment based on patient’s perspective – by investigating the impact on clinical trials for rare diseases. In this context, illness stories, which are collected and promoted by institutional sources and patients’ associations, contribute to underline important critical issues at stake in the employment of patient-centered outcomes both in new drugs and in the treatments development. Moreover, these stories are crucial to elaborate documents and recommendations concerning the use of PROs for the rare patients’ community welfare.
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Restelli, Silvia y Viviana Di Martino. "La dimensione dello spazio pubblico nelle conurbazioni di fondovalle. Ambiti e prospettive progettuali". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 2 (27 de enero de 2022): 120–33. http://dx.doi.org/10.36253/rv-11398.

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The paper deals with the critical issues concerning the public spaces and linear settlements located in the Alpine valley floors. The development of modern urbanisation caused spatial and relational impacts increasing the demand for the right to the city and nature expressed by the inhabitants of the Alpine suburbs. Therefore, the paper identifies possible project areas for establishing a new system of public and collective spaces, as already tested through the mentioned case studies concerning the different contexts. These selected spaces are widespread in heterogeneous mountain landscapes and constitute design opportunities at different elevations to restore territorial quality and identity and reconnect the interrupted or incomplete relationships. They could compose a new public, collective, and open spaces system to be developed as a real landscape regeneration project made of places, relationships, and identities.
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Bodega, Domenico. "Le forme organizzative ad alta adattabilitŕ e la costruzione di un contesto a cultura condivisa". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2010): 63–74. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-001005.

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Anche le organizzazioni economiche e finanziarie sono particolarmente esposte, soprattutto oggi, al rischio di crisi. Č necessario pertanto che esse sviluppino capacitŕ di adattamento e flessibilitŕ e dunque resilienza. La resilienza nei sistemi economici si fonda sul senso di responsabilitŕ di tutti gli attori, intesa come comprensione allargata dei fenomeni e capacitŕ di rilevare e correggere gli errori. Anche le organizzazioni sanitarie per far fronte alle sollecitazioni critiche proprie della realtŕ attuale possono sviluppare flessibilitŕ attraverso un processo di delega orizzontale delle decisioni. In una prospettiva culturale l'organizzazione si costruisce come un processo, governato da connessioni deboli, attraverso il quale le persone attribuiscono un signifi cato alla realtŕ.
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Forti, Gabrio. "Luci e ombre nella prospettiva criminologica sullo "status" di vittima del minore abusato". MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, n.º 2 (junio de 2009): 77–92. http://dx.doi.org/10.3280/mal2009-002007.

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- The victimological zeal currently burning in the public debate on penal matters, including the cyclical and often irrational focus on child abuse in the media and politics, has certainly helped in turning public and professional attention to this serious crime. Criminology however should not react passively to public scares and thus not restrict its role in the supply of knowledge on the best way to enforce "rough" policies, but also re-discover, together with the victim, its critical roots. This means an effort to analyse the social contradictions which favour the use of the child as a means to legitimize a widespread culture of control (and which not rarely hinder in itself a full social and official understanding of child "relational" languages), as well as to be very cautious in the application of clinical prediction to the abused child. In pursuing this critical perspective, criminology could usefully integrate within its "discourse" the achievement of new theories of justice, such as the capability approach.Key words: child abuse, criminology, victim, capability approach.Parole chiave: abuso all'infanzia, criminologia, vittima, approccio delle capacitŕ.
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Mordacci, Roberto. "La corporeità disponibile". Medicina e Morale 43, n.º 4 (31 de agosto de 1994): 723–45. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1009.

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Proseguendo l'analisi circa il significato morale della ricerca biomedica iniziato nella prima parte dell'articolo (cfr. Medicina e Morale 1994, 3: 491-509), vengono presentate qui le linee principali del dibattito sulla giustificazione morale della sperimentazione, a proposito della quale i questionari analizzati in precedenza hanno evidenziato un certo disorientamento. La tradizione etico-deontologica ha interpretato l'etica della sperimentazione prevalentemente nei termini della ricerca dei limiti morali di quest'ultima. Tali limiti sono stati indicati soprattutto nel rispetto dei diritti fondamentali dei soggetti alla loro integrità psico-fisica e al rispetto della loro autonomia. A tale impostazione sono state mosse alcune critiche in un'ottica "contrattualista" in cui ricercatore e soggetti sono considerati come partners di un'attività che ciascuno persegue per scopi propri. L'analisi di questa impostazione consente di rilevame l'aderenza ad alcune dinamiche effettive della relazione e la limitatezza, in relazione al giudizio sui fini effettivi della ricerca proposta. Se la prospettiva dei diritti rispecchia talvolta un approccio " legalistico", quella contrattualistica dimentica troppo facilmente di esprimere un giudizio sui contenuti stessi del contratto, cioè su ciò che si intende fare. Perciò si suggerisce che una prospettiva solidaristica sembra in grado di fornire basi più equilibrate. Il problema della retribuzione dei volontari sani come incentivo alla solidarietà preso ad esempio delle rispettive posizioni, in cui un'etica della solidarietà rifiuta incentivi indebitamente alti che snaturano il significato etico della ricerca.
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Belloni, Eleonora. "Questione ambientale e paesaggio: i "tabù" della politica infrastrutturale. Voci critiche negli anni del miracolo economico". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 295 (mayo de 2021): 165–85. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295008.

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Ogni modello di mobilità porta con sé delle criticità ambientali: i progressi nella mobilità rappresentano un superamento di alcuni ostacoli, ma al contempo ne creano altri. La questione, se si pone con evidenza già con la prima infrastrutturazione legata alla costruzione delle vie ferrate nell'Italia postunitaria, e si delinea poi con l'ampliamento della rete stradale negli anni tra le due guerre, assume tuttavia contorni più precisi nel secondo dopoguerra. Alla luce di questa nuova consapevolezza anche il dibattito sulle infrastrutture ha conosciuto un ampliamento di prospettiva, dove all'approccio dominato dall'idea del progresso tecnologico e del diritto alla mobilità a ogni costo se ne è affiancato un altro che ha aggiunto al dibattito temi quali la sostenibilità, la tutela del paesaggio e, in ultima analisi, l'idea di progresso come benessere sociale. Il saggio affronta queste tematiche ricostruendo il dibattito - animato da specialisti del settore ma anche da nuovi soggetti della scena culturale italiana, quali "Italia Nostra" - che ha portato alla formazione di una nuova consapevolezza delle ricadute ambientali delle strutture materiali della mobilità. Parole chiave: Mobilità, Sostenibilità, Strade, Infrastrutture, Paesaggio, Italia Nostra
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Caloffi, Annalisa, Francesca Gambarotto y Silvia Rita Sedita. "Una prospettiva dinamica per l'analisi del ciclo di vita degli spin-off". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 3 (diciembre de 2018): 86–94. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003008.

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Il contributo si propone di contribuire alla comprensione della natura dei processi di trasferimento tecnologico, studiando il caso degli spin-off accademici. Sebbene questo meccanismo di trasferimento tecnologico sia tra i più studiati in letteratura, si ritiene che alcune delle sue peculiarità meritino un "plus" di attenzione. In particolare, si sono studiate le traiettorie evolutive degli spin-off, traendo le argomentazioni da evidenze empiriche raccolte da più fonti. Per prima cosa, è stata condotta un'indagine esplorativa che ha fornito informazioni sulle caratteristiche principali degli spin-off dell'Università di Padova; in secondo luogo, sono state condotte alcune interviste in profondità e applicata un'analisi del contenuto; in terzo luogo, sono state mappate le critical juncture di quattro spin-off studiati in dettaglio attraverso la metodologia dei casi di studio.
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Alisciani, F., F. Carbone y L. Perugini. "Critical issues and challenges in the post-2012 perspective for the possible participation of the forestry sector market for carbon credits". Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 8, n.º 5 (2 de noviembre de 2011): 149–61. http://dx.doi.org/10.3832/efor0672-008.

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Menegat, Francesco. "Paesaggio acustico: il soundscape in relazione ad ascolto, voce e musica". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 1 (abril de 2021): 86–103. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2021oa11645.

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La letteratura sul rapporto tra suono e ambiente è molto vasta, ed il rinnovato interesse per il tema, specialmente nel contesto dei critical urban studies, contribuisce a renderlo ricco di approcci e prospettive. L'obiettivo di questo articolo è evidenziare, attraverso una revisione della letteratura, alcuni elementi come centrali per futuri approfondimenti nell'ambito della geografia del suono. L'auspicio più generale è quello di suggerire delle linee lungo le quali evolvere un discorso articolato attraverso cinque-macro aree tematiche(soundscape, ascolto, voce, metodi fonografici e musica) che possano apportare un contributo alla riflessione sulla definizione analitica del soundscape come strumento critico di ricerca geografica.
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Martinez, Esteban. "La qualitŕ dell'occupazione e del lavoro. Lo ‘stato' della ricerca in Belgio". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 127 (septiembre de 2012): 209–22. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127013.

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L'articolo espone la natura polisemica ed evolutiva del concetto di "qualitŕ del lavoro", sia nel contesto delle politiche occupazionali pubbliche che della ricerca scientifica. Valutare la qualitŕ del lavoro puň, da un lato, fornire le basi per un programma di ricerca che critichi i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, orientati verso la flessibilitŕ, e le tendenze nella strategia europea per l'occupazione, concentrate sull'aumento incondizionato dei tassi di occupazione. Quando la si interpreta attraverso la - riduttiva - prospettiva di flexicurity, questa valutazio- ne puň, d'altra parte, oscurare quei fattori esplicativi di organizzazione del lavoro e di azione pubblica che provocano lavoro precario, un indebolimento del sistema di relazioni industriali e un deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
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Festa, Daniela. "L' impronta coloniale dello spazio pubblico. Conversazione con Françoise". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 3 (septiembre de 2022): 103–20. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa3-2022oa14593.

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Dopo una sintetica panoramica sulla c.d. prospettiva decoloniale emergente da un ricco insieme di studi multidisciplinari sviluppatisi negli ultimi decenni tra teorie e prassi critiche, questa conversazione si interroga sul valore delle opere d'arte e dei monumenti nello spazio pubblico, sul loro potere evocativo e sul carattere politico delle rappresentazioni che incarnano. Partendo dal triangolo di monumenti che formano la Porte Dorée a Parigi e ritracciando un'indagine spaziale collettiva condotta in questo luogo, Françoise Vergès riannoda i fili della memoria dell'epoca coloniale francese e globale. L'intervista mira a delineare percorsi critici e plurali per affrontare la questione della risignificazione decoloniale dello spazio pubblico, sfuggendo alla polarizzazione del dibattito che ha accompagnato, nel 2020, il movimento globale di contestazione dei monumenti simbolo dell'era coloniale.
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Giacchetti Ludovisi, Stefano. "La decostruzione della soggettivitÀ in Adorno e Nietzsche". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 39 (enero de 2011): 118–24. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-039009.

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L'articolo presenta un'analisi comparativa tra le posizioni di Adorno e Nietzsche riguardo al ruolo della soggettivitÀ. Se da un lato č possibile rilevare l'affinitÀ di percorso dei due autori nel criticare la soggettivitÀ ‘costitutiva' quale risultato di un processo storico di identificazione operato dalla razionalitÀ, allo stesso tempo si evidenziano le differenze delle due prospettive in merito alle conclusioni raggiunte da tale critica. Il processo di dissoluzione della soggettivitÀ sostenuto da Nietzsche č in parte respinto da Adorno sulla base del rifiuto di identificare un principio formato sulle passioni. La critica sociale di Adorno lo porta a rifiutare l'affermazione di un principio di piacere ormai ridotto alla sua versione reificata. La critica della soggettivitÀ borghese conduce Adorno all'affermazione di quello che puň essere definito un ‘oltre-borghese': una forma di soggettivitÀ non costitutiva che rispetti il non-identico.
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Sedda, Maria Maddalena, Alessandro Carrus, Dorian Soru, Pina Pira, Rita Pusceddu, Elena Lovicu y Francesco Logias. "Quando e perché scegliere l'emodialisi extracorporea domiciliare". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 4 (20 de diciembre de 2013): 293–98. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1060.

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Negli ultimi anni si assiste a un rinnovato interesse per l'emodialisi domiciliare nel trattamento dell'insufficienza renale cronica, anche grazie alle recenti innovazioni tecnologiche che consentono di effettuare tale trattamento più agevolmente che in passato. Il revival di questa metodica suscita un interessante dibattito nella comunità scientifica e tale dibattito ultimamente, in Italia, ha visto l'espressione di alcune posizioni critiche nella piattaforma NephroMEET. In questo contributo, si sottolineano le principali evidenze cliniche e gli effetti psicologici e sociali di questa metodica, attraverso un approfondimento della letteratura più recente e grazie all'analisi conversazionale di un caso di successo. La prospettiva da cui si parte è quella relativa al concetto di salute, come definito dall'OMS. Si evidenzia come l'emodialisi extracorporea domiciliare presenti importanti vantaggi sia clinici che psicosociali, configurandosi come una valida alternativa dopo il trapianto e la dialisi peritoneale.
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Mittica, M. Paolo. "Attraversare il silenzio. I presupposti impliciti del diritto". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 2 (julio de 2012): 105–25. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-002006.

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L'articolo affronta il tema del silenzio come componente del diritto sullo sfondo della riflessione critica svolta nell'ambito dei Critical Legal Studies dagli anni ‘80 fino agli apporti piů recenti di Law and the Humanities, laddove il silenzio viene messo in rapporto al diritto nelle sue implicazioni filosofiche, psicologiche e relazionali. L'analisi procede dalle prospettive della sociologia e dell'antropologia giuridiche, utili a osservare le normativitŕ escluse dalla legge e per riflettere sulle voci, emerse da altri spazi di regolazione e aspettative, che il diritto positivo tace. L'ulteriore obiettivo č di addentrarsi attraverso il silenzio nei presupposti impliciti che sono alle radici di qualunque normazione relazionale, sia essa formale o informale, al fine di assegnare una valenza alle componenti sentimentali ed emotive che entrano in gioco nel campo giuridico come in qualunque contesto dell'azione umana, affinché il ragionamento sulla realtŕ del diritto possa farsi piů complesso.
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Matteucci, Nicola. "E-government e capitale umano nella Pubblica Amministrazione italiana. Una prospettiva di medio periodo". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 2 (octubre de 2020): 31–57. http://dx.doi.org/10.3280/pri2019-002003.

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Italy has recently progressed in the aggregate DESI rank of the EU Digital Agendas, but remains a laggard member state for e-government, because of its critical digital public services. Owing to the scarcity of micro and territorial data, this work examines the main stylised facts, and interprets them with a transdisciplinary theoretical framework. On the one hand, we find that the digital delay of the Italian Public Administration (PA) is rooted in a peculiar mix of institutional obstacles, such as the legalistic juridical culture, normative chaos, political instability and patronage: these factors dampen the clarification and simplification of processes and the back-office, required by e-government to be effective. On the other hand, we posit that hiring policies and those of austerity (block of the personnel turnover in the PA) have increasingly lowered the quantity and quality of the digital public services. These policies may have created an original case of technological adoption disconnected from the necessary investment in human capital and organization of the PA (inadequate e-government supply). Finally, this work, while calling for a further appraisal of this policy case, recalls the deficit of statistics and open Government data which harm the study of the Digital Agenda of Italy.
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Della Valle, Claudia, Marco Giovagnoli y Enrico Mariani. "«Non restiamo a casa da 4 anni». La pandemia nelle aree abitative temporanee del post-sisma 2016-2017 dell'Appennino Centrale". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 1 (agosto de 2021): 77–94. http://dx.doi.org/10.3280/pri2020-001006.

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Nell'ambito dell'ampia riflessione interdisciplinare sul tema dell'abitare stimolata dalla diffusione mondiale del Coronavirus, questo contributo si propone di indaga-re il rapporto tra l'emergenza pandemica e le pratiche abitative post-disastro. L'articolo descrive la ricerca etnografica comparativa all'interno di due aree abitative temporanee della provincia di Macerata, installate a seguito del terremoto che ha duramente colpito l'Appennino centrale nel 2016-2017. Il contributo analizza l'impatto delle misure restrittive imposte dalla normativa italiana su queste "nuove" forme abitative e mette in evidenza alcune aree critiche, considerate sia in un'ottica domestica che in una più ampia territoriale. Sebbene l'emergenza pan-demica inasprisca certamente le criticità, esse sono riconducibili alle più ampie vulnerabilità dei territori colpiti dal terremoto, la cui analisi non può prescindere dall'adozione di una prospettiva storicizzata e diacronica. Dopo aver riconosciuto il permanere di una "doppia emergenza" in questi territori, le conclusioni suggeriscono l'importanza di considerare, analiticamente e pragmaticamente, il fattore temporale del ""itorno alla normalità", legato principalmente alla ricostruzione delle case distrutte dal terremoto.
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Migone, Paolo. "Una critica all'articolo di Manfred Pohlen "Il potere d'influenzamento dell'analista e la veritŕ del suo metodo"". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 4 (diciembre de 2010): 515–25. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004005.

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Viene criticato l'articolo di Manfred Pohlen (2005) "Il potere d'influenzamento dell'analista e la veritŕ del suo metodo", pubblicato nel numero scorso di Psicoterapia e Scienze Umane (2010, XLIV, 3: 345-364). Alcune critiche sono le seguenti: il potere suggestivo della psicoanalisi, dimostrato anche empiricamente, era giŕ discusso da Freud e da autori successivi (si pensi ai fattori relazionali e identificatori, o al "transfert positivo irreprensibile"); una dicotomizzazione netta tra scienze naturali e scienze umane puň considerarsi datata; l'influenza del terapeuta nel guidare il paziente in senso prospettico era presente in Jung ed č stata ripresa dall'ermeneutica; la psicoanalisi come capace di attivare potenzialitŕ inespresse si sovrappone al concetto di autorealizzazione (self-actualizazion) di Rogers e in generale della psicoterapia umanistica; nella teoria dell'attaccamento di Bowlby non vi č un riduzionismo biologico ma un'enfasi sulle relazioni oggettuali; e cosě via.
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Mariano Carta, Stefano y Antonio Alcaro. "Una casa di 3 piani + 1. Il sogno di Jung e le omologie archetipiche cervello-mente in una prospettiva evolutiva". STUDI JUNGHIANI, n.º 55 (agosto de 2022): 54–79. http://dx.doi.org/10.3280/jun55-2022oa14057.

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Sulla nave che lo portava verso le Clark lectures negli Stati Uniti, Jung racconta a Freud un sogno, divenuto famoso, in cui una casa a quattro piani, o livelli, sembra rappresentare la struttura di una psiche fondata sull'inconscio archetipico. Nonostante l'idea di archetipo sia stata più volte oggetto di critiche, a partire dalla seconda metà del 1900 gli studi scientifici sull'organizzazione del cervello umano hanno confermato l'ipotesi di una stratificazione delle funzioni mentali e di una determinazione prevalentemente istintuale ed ereditaria del primo e più antico strato dell'evoluzione neuropsichica. Pertanto, riprendendo la struttura della casa sognata da Jung, in questo articolo proponiamo l'idea di una stratificazione psico-neuro-archeologica suddivisa in 3+1 strati sovrapposti che costituisce una elaborazione del modello neuro-archeologico ternario elaborato da Paul MacLean prima e da Jaak Panksepp poi, in cui l'affettività rappresenta il fattore organizzativo fondamentale del cervello-mente. Lo strato più evoluto, caratteristico della specie umana, è quello dell'auto-coscienza riflessiva. Subito sotto si trova il livello della coscienza intersoggettiva, caratteristico delle specie omeoterme (mammiferi ed uccelli) e legato all'evoluzione di un complesso di strutture corticali mediali chiamate Default-Mode-Network. Ancora sotto si trova lo strato della coscienza cognitivo-immaginativa, evolutasi nei vertebrati dotati di corteccia cerebrale. Infine, il primo e più antico strato, è quello della consapevolezza affettiva, legato al funzionamento delle strutture sottocorticali mediali (core-Self), dove risiedono i circuiti istintuali ed archetipici individuati negli studi neuro-etologici di Panksepp.
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Putz, Hannelore. "Bayerische Blicke auf den römischen Kunstmarkt (1790–1815)". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 264–89. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0013.

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Riassunto A partire dal Rinascimento, Roma fu il centro europeo del mercato delle antichita e delle opere d’arte, nonche dell’attivita artistica. L’importanza politica e culturale, assunta dalla citta quasi senza soluzione di continuita fin dai tempi antichi, aveva fatto nascere, nel corso dei secoli, straordinarie collezioni di opere d’arte. Al contempo gli artisti producevano nuove opere, e giovani artisti confluivano in questa „metropoli europea dell’arte“ per studiare, per imparare dai grandi, per raccoglierne gli impulsi in maniera creativa, per riportare in patria le cognizioni acquisite. I rivolgimenti e le crisi politiche, economiche e belliche, che verso la fine del XVIII secolo scuotevano tutta l’Europa, ebbero dirette consequenze sul delicatissimo mercato d’arte romano, cambiandone radicalmente le condizioni complessive che sarebbero rimaste critiche fino al riordinamento dell’Europa dopo le guerre napoleoniche. Nel 1810 il principe ereditario bavarese, Lodovico, mando a Roma lo scultore Johann Martin von Wagner che nella qualita di agente d’arte doveva rappresentare i suoi interessi in loco. L’intensa corrispondenza tra i due, che duro fino alla morte di Wagner sopravvenuta nel 1858, getta una luce particolare sul mercato romano dalla prospettiva del committente e nell’ottica professionale dell’artista. Si apre cosi uno squarcio singolare sulle condizioni e sui meccanismi del mercato e i suoi attori durante gli ultimi anni dell’eta napoleonica a Roma.
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Putz, Hannelore. "Bayerische Blicke auf den römischen Kunstmarkt (1790–1815)". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (5 de marzo de 2018): 264–89. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0013.

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Riassunto A partire dal Rinascimento, Roma fu il centro europeo del mercato delle antichità e delle opere d’arte, nonché dell’attività artistica. L’importanza politica e culturale, assunta dalla città quasi senza soluzione di continuità fin dai tempi antichi, aveva fatto nascere, nel corso dei secoli, straordinarie collezioni di opere d’arte. Al contempo gli artisti producevano nuove opere, e giovani artisti confluivano in questa „metropoli europea dell’arte“ per studiare, per imparare dai grandi, per raccoglierne gli impulsi in maniera creativa, per riportare in patria le cognizioni acquisite. I rivolgimenti e le crisi politiche, economiche e belliche, che verso la fine del XVIII secolo scuotevano tutta l’Europa, ebbero dirette consequenze sul delicatissimo mercato d’arte romano, cambiandone radicalmente le condizioni complessive che sarebbero rimaste critiche fino al riordinamento dell’Europa dopo le guerre napoleoniche. Nel 1810 il principe ereditario bavarese, Lodovico, mandò a Roma lo scultore Johann Martin von Wagner che nella qualità di agente d’arte doveva rappresentare i suoi interessi in loco. L’intensa corrispondenza tra i due, che durò fino alla morte di Wagner sopravvenuta nel 1858, getta una luce particolare sul mercato romano dalla prospettiva del committente e nell’ottica professionale dell’artista. Si apre così uno squarcio singolare sulle condizioni e sui meccanismi del mercato e i suoi attori durante gli ultimi anni dell’età napoleonica a Roma.
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Stramaccioni, Alberto. "L'eredità di Raniero Panzieri. Una nuova cultura anticapitalistica". SOCIETÀ E STORIA, n.º 174 (enero de 2022): 724–46. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-174003.

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L'autore ricostruisce l'azione politica e l'elaborazione teorica compiuta da Raniero Panzieri (1921-1964) negli anni della modernizzazione economica e sociale del secondo dopoguerra al fine di individuare le principali tematiche che, sulla base di una consistente produzione memorialistica e di un altrettanto rilevante indagine storiografica, hanno costituito i riferimenti per una nuova cultura anticapitalistica alternativa a quella della sinistra storica. Il dirigente socialista-secondo l'autore- esprimendo forti critiche alle politiche del Pci e del Psi , considerate riformiste, propone di realizzare una nuova sinistra per una migliore efficacia nella difesa degli interessi dei lavoratori. In questa prospettiva ritiene che si debba superare il modello leninista nella gestione del partito per dar vita ad una struttura organizzativa realmente al servizio della classe operaia; intende poi affermare nuove forme di democrazia diretta contro la tradizionale mediazione sindacale e politico-parlamentare; sostiene inoltre di dover rileggere la teoria marxista oltre il dogmatismo storicista al fine di elaborare una nuova sociologia della classe operaia. Queste tematiche "secondo l'autore-non trovano consenso nell'area della sinistra storica ma alimentano l'azione politica di una nuova generazione di militanti attiva nel biennio ‘68-'69 e poi trovano spazio negli anni settanta e ottanta in molteplici riviste e gruppi politici e ancora oggi ,fuori da ogni anacronismo o analogia comparativa, possono comunque suscitare un qualche interesse difronte ai profondi mutamenti del sistema capitalistico indotti dal rapido progresso tecnologico.
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Bracci, Francesca. "Creativity and educational practices. Towards a model of development of critical and creative skills". Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, n.º 1 (30 de abril de 2022): 217–28. http://dx.doi.org/10.36253/form-12955.

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This article proposes a reflection on the development of an educational model to promote creative thinking skills specifically addressed to students who are preparing for teaching professions. The reasons underlying this interest are related to recognizing: (1) creativity, also in light of the development of technologies, as one of the most requested and rewarded skills compared to the professional scenarios that are taking shape; (2) the centrality that future professionals working in school institutions have in forming global citizens who are able to move in a world that is constantly changing, helping to make it more inclusive, socially cohesive, sustainable and productive. A practice-based, cultural, and distributed perspective is adopted to the study of creativity that assumes it both as a social, cultural and contextualized process and as a set of skills implemented through discursive and collaborative constructions of tasks, solutions and innovations within daily interactions. Creatività e professioni educative. Verso un modello di sviluppo di competenze di pensiero critico e creativo. L’articolo propone una riflessione sullo sviluppo di un modello didattico per promuovere competenze di pensiero creativo specificatamente indirizzato a studenti e studentesse che si preparano alle professioni educative e di insegnamento, iscritti cioè a CdS L-19, LM-85, LM-57, LM-85 bis. Le ragioni sottese a questo interesse sono riconducibili al riconoscere: (1) la creatività, anche alla luce dello sviluppo delle tecnologie, come una delle abilità più richieste e premiate rispetto agli scenari professionali che si vanno configurando; (2) la centralità che futuri professionisti/e operanti nelle istituzioni educative e scolastiche hanno nel formare cittadini/e globali che siano capaci di muoversi in un mondo che cambia continuamente, contribuendo a renderlo più inclusivo, socialmente coeso, sostenibile e produttivo. È adottata una prospettiva practice-based, culturale e distribuita allo studio della creatività che la assume sia come processo sociale, culturale e contestualizzato sia come set di competenze messe in atto attraverso costruzioni discorsive e collaborative di compiti, soluzioni e innovazioni all’interno delle interazioni quotidiane.
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Casentini, Marco. "Recensione: Russel, Victoria & Murphy-Judy, Kathryn (2020). Teaching language online. Routledge". Ripensare l’insegnamento delle lingue straniere a partire dall’esperienza della didattica a distanza 8, n.º 2 (30 de noviembre de 2021): 220–23. http://dx.doi.org/10.21283/376905x.14.255.

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Resumen
IT La presente recensione mira ad offrire una valutazione critica del volume Teaching Language Online di Victoria Russel e Kathryn Murphy-Judy. Nella prima parte della recensione viene introdotto l’argomento generale trattato dal libro, descrivendone brevemente i contenuti di ogni capitolo. Nella seconda parte si fornisce una descrizione dei contenuti in prospettiva critica, evidenziandone i punti di forza e le eventuali criticità. Parole chiave: DIDATTICA DELLE LINGUE, INSEGNAMENTO ON-LINE, ADDIE EN This review aims to offer a critical evaluation of the book, Teaching Language Online, by Victoria Russel and Kathryn Murphy- Judy. In the first section of the review, the general topic of the book is discussed, and a brief description of the contents of each chapter is offered. The second section consists of a description of its contents through a critical perspective highlighting its strengths as well as its weaknesses. Key words: LANGUAGE TEACHING, REMOTE TEACHING, ADDIE ES Esta reseña tiene como objetivo ofrecer una valoración crítica del volumen Teaching Language Online, de las autoras Victoria Russel y Kathryn Murphy-Judy. En la primera parte de la reseña se trata el tema general del libro y se ofrece una breve descripción del contenido de cada capítulo. En la segunda parte se lleva a cabo una descripción de los contenidos desde un punto de vista crítico, y se destacan tanto sus puntos fuertes como sus puntos débiles. Palabras clave: ENSEÑANZA DE LENGUAS, ENSEÑANZA REMOTA, ADDIE
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Casentini, Marco. "Recensione: Russel, Victoria & Murphy-Judy, Kathryn (2020). Teaching language online. Routledge." Ripensare l’insegnamento delle lingue straniere a partire dall’esperienza della didattica a distanza 8, n.º 2 (30 de noviembre de 2021): 220–23. http://dx.doi.org/10.21283/2376905x.14.255.

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IT La presente recensione mira ad offrire una valutazione critica del volume Teaching Language Online di Victoria Russel e Kathryn Murphy-Judy. Nella prima parte della recensione viene introdotto l’argomento generale trattato dal libro, descrivendone brevemente i contenuti di ogni capitolo. Nella seconda parte si fornisce una descrizione dei contenuti in prospettiva critica, evidenziandone i punti di forza e le eventuali criticità. Parole chiave: DIDATTICA DELLE LINGUE, INSEGNAMENTO ON-LINE, ADDIE EN This review aims to offer a critical evaluation of the book, Teaching Language Online, by Victoria Russel and Kathryn Murphy- Judy. In the first section of the review, the general topic of the book is discussed, and a brief description of the contents of each chapter is offered. The second section consists of a description of its contents through a critical perspective highlighting its strengths as well as its weaknesses. Key words: LANGUAGE TEACHING, REMOTE TEACHING, ADDIE ES Esta reseña tiene como objetivo ofrecer una valoración crítica del volumen Teaching Language Online, de las autoras Victoria Russel y Kathryn Murphy-Judy. En la primera parte de la reseña se trata el tema general del libro y se ofrece una breve descripción del contenido de cada capítulo. En la segunda parte se lleva a cabo una descripción de los contenidos desde un punto de vista crítico, y se destacan tanto sus puntos fuertes como sus puntos débiles. Palabras clave: ENSEÑANZA DE LENGUAS, ENSEÑANZA REMOTA, ADDIE
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Karpov, Yuriy V. y David Tzuriel. "Dynamic Assessment: Progress, Problems, and Prospects". Journal of Cognitive Education and Psychology 8, n.º 3 (octubre de 2009): 228–37. http://dx.doi.org/10.1891/1945-8959.8.3.228.

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Resumen
The authors proceed from the presentations at the 20th anniversary conference of the International Association for Cognitive Education and Psychology (IACEP), “Dynamic Assessment: Progress, Problems, and Prospects,” to present their reflections on the major issues of dynamic assessment (DA). Among the topics discussed are the following: what DA actually assesses, how DA informs instruction and intervention, and if mediation should be grounded in the students’ culture. The authors also respond to some of the critical points raised against DA and discuss progress and prospects in the field of DA. Les auteurs utilisent les présentations de la Conférence du vingtième anniversaire de l’IACEP « évaluation dynamique: progrès, problèmes et perspectives » pour présenter leurs réflexions sur les résultats importants touchant l’évaluation dynamique. Les thèmes discutés sont les suivants: qu’est-ce que l’évaluation dynamique évalue vraiment? Comment l’évaluation dynamique informe-t-elle sur l’instruction et l’intervention? La médiation doit-elle s’ancrer dans la culture des élèves? Les auteurs répondent aussi à quelques critiques dirigées contre l’évaluation dynamique et discutent des progrès et des perspectives dans le champ de l’évaluation dynamique. Die Autoren gehen von den Darbietungen auf der 20. Jubiläumskonferenz der IACEP mit dem Motto “Dynamische Diagnostik: Fortschritt, Probleme und Aussichten” aus, um ihre Überlegungen zu wesentlichen Themen der dynamischen Diagnostik (DA, Dynamic Assessment) vorzustellen. Darunter sind die folgenden: Was DA wirklich erfasst, welch informativer Wert DA für Unterricht und Intervention zukommt, und ob Mediation in der Kultur des Lerners begründet sein sollte. Die Autoren beantworten auch einige kritische Einwände gegen DA und diskutieren Fortschritt und Perspektiven in diesem Gegenstandsbereich Los autores exponen las presentaciones de la Conferencia celebrada con motivo del 20 Aniversario de la IACEP sobre la “Evaluación Dinámica: Desarrollo, Problemas y Perspectivas” cuyo propósito es la presentación de su propias reflexiones acerca del estado actual de la Evaluación Dinámica (DA). Los principales tópicos que se analizan son: qué evalúa realmente la Evaluación Dinámica, cómo la Evaluación Dinámica ilumina la instrucción y la intervención, y si la mediación debería basarse en la cultura de los estudiantes. Los autores también responden a algunos de los puntos críticos que emergen contra la Evaluación Dinámica, e igualmente discuten su desarrollo y las perspectivas. Gli autori a partire dalle presentazioni fatte in occasione del 20° Anniversario della Conferenza IACEP “Valutazione Dinamica: progressi, problemi e prospettive” continuano le loro riflessioni sulle principali questioni della Valutazione Dinamica (DA). Tra gli argomenti discussi vi sono: che cosa la DA in realt à valuta, come la DA fornisce istruzioni e modalit à di intervento, se la mediazione debba essere ancorata alla cultura dello studente. Gli autori rispondono anche ad alcuni punti critici sollevati contro la DA e discutono i progressi e le prospettive nel campo della DA.
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Nepi, Leonardo. "L’educazione sessuale nelle scuole: analisi critica sul piano etico e giuridico di alcune proposte dell’OMS / Scholar sex education: critical analysis of some WHO’s proposals from an ethical and legal point of view". Medicina e Morale 66, n.º 1 (15 de marzo de 2017): 83–98. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.477.

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Si va consolidando il consenso sull’importanza dell’educazione sessuale rivolta a giovani e fanciulli, anche attraverso la previsione di specifici programmi educativi nelle scuole, ma il dibattito sui contenuti dell’educazione sessuale stessa rimane acceso. Si confrontano infatti diverse impostazioni, fondate su diverse concezioni della sessualità. Affrontando il tema da una prospettiva etico-giuridica, di particolare interesse risulta l’analisi del documento proposto dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS (Standard per l’educazione sessuale in Europa), che nell’affrontare la questione fa riferimento a controverse categorie, che meritano un adeguato approfondimento. Questo contributo intende allora evidenziare l’equivocità di alcuni concetti (salute sessuale e riproduttiva, diritti sessuali e riproduttivi, violenza di genere) utilizzati nel documento dell’OMS, per mettere in luce le implicazioni che un’adesione acritica a queste proposte comporterebbe. ---------- There is growing consensus on the importance of sexuality education, also through the provision of specific programs in schools aimed at young people and children, but the debate on it is still in progress, because of different educational settings based on diverse concepts of sexuality. Addressing the issue from an ethical and legal perspective, particularly interesting is the analysis of the document proposed by the WHO Regional Office for Europe (Standards for Sexuality Education in Europe), for its reliance on controversial models, which deserves thorough examination. This paper will highlight the ambiguity of some concepts (sexual and reproductive health, sexual and reproductive rights, gender based violence) used in the WHO document, in order to emphasize the implications of an uncritical adherence to these proposals.
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Cigognini, Maria Elisabetta y Margherita Di Stasio. "Formative Assessment. From pandemic practices to sustainable perspective through active learning approaches". Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, n.º 2 (30 de junio de 2022): 91–110. http://dx.doi.org/10.36253/form-13028.

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The contribution examines the assessment aspects and the approaches of formative assessment in an active teaching perspective in support of the learning outcomes in the context of the Pandemic school. For this purpose, we will discuss the data from a survey conducted in 2020 by the Indire Observatory which involved over 3,700 Italian teachers of all school levels. Statistical findings show that forced distance teaching has highlighted school limit and potential. Emerges a need for active teaching and the support of formative evaluation in order to develop metacognition and critical thinking in learning processes. La valutazione formativa. Dalle pratiche in pandemia verso approcci sostenibili di didattica laboratoriale. Il contributo approfondisce gli aspetti valutativi e gli approcci della valutazione formativa in una prospettiva di didattica attiva a sostegno dei risultati degli apprendimenti nel contesto della scuola della Pandemia. In proposito, si discutono i dati di un’indagine condotta nel 2020 dall’Osservatorio di Indire che ha coinvolto oltre 3.700 docenti italiani di tutti gli ordini di scuola. Dai riscontri statistici si rileva come la didattica forzatamente a distanza abbia messo in luce limite e potenzialità della scuola forzatamente a distanza. Emergono la necessità di una didattica attiva e del sostegno di una valutazione formativa per lo sviluppo della metacognizione e del senso critico nei processi di apprendimento.
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Kalekin-Fishman, Devorah. "Francesca Gobbo (ed.) Il Cooperative Learning nelle Società multiculturali: Una Prospettiva critica [Cooperative Learning in Multicultural Societies: A Critical Perspective], Unicopli: Milano, 2010; 174 pp.: 13.00 [in Italian]". International Sociology 26, n.º 2 (marzo de 2011): 274. http://dx.doi.org/10.1177/02685809110260021605.

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Menezes, Vitor Hugo Mota de. "LA VULNERABILITÀ NELL’ESTERNALIZZAZIONE DINANZI AL SERVIZIO PUBBLICO". REVISTA INTERNACIONAL CONSINTER DE DIREITO 9, n.º 9 (18 de diciembre de 2019): 775–99. http://dx.doi.org/10.19135/revista.consinter.00009.41.

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L’esternalizzazione è un sistema di gestione coperto dal genere dei rapporti trilaterali, nel caso in ricerca, maneggiato dalla Pubblica Amministrazione, per ridurre costi e migliorare la qualità dei servizi offerti alla popolazione, adoperato, dapprima, solo per le attività accessorie, ma con la normalizzazione del sistema, si è cominciato a implementarlo nei bisogni principali. Tuttavia, l’uso senza controllo e sfrenato di questo meccanismo ha creato intensi dibattiti giuridici e dottrinari che indicano i vantaggi e gli svantaggi di tali tipi di contratto, sia per quanto riguarda la vulnerabilità dell’operaio esternalizzato, sia rispetto la responsabilità del ricevitore del servizio dinanzi al disonore dei loro oneri lavorativi, e come l’utilizzo dell’esternalizzazione potrebbe essere adoperato in modo sicuro ed efficace dai contraenti. È appunto per questo che, inizialmente, la presente ricerca avrà un approccio generale sull’esternalizzazione, dalla comparsa del meccanismo nella storia, con enfasi sulla sua applicazione nel settore pubblico, investigando le possibili minacce ai regimi giuridici di contrattazione del personale utilizzati da enti statali. In questa prospettiva, saranno indicate le definizioni più impiegate dai dottrinatori, così come anche la natura giuridica e i presupposti che permeano l’istituto. Di seguito, saranno trattati il capitalismo, la globalizzazione, il neoliberalismo, indicati i fattori che influenzano l’esistenza e l’espansione dell’esternalizzazione e le critiche esistenti in materia. Alla ricerca di una soluzione più fattibile ed effettiva alla problematica, verranno confrontati ritagli esemplificativi del meccanismo in altri sistemi giuridici, soprattutto in quello italiano, riportando riferimenti legali e giurisprudenze sulla materia. La metodologia impiegata è sostanzialmente bibliografica e indiretta, servendosi da libri, articoli scientifici e orientamenti giurisprudenziali dei tribunali superiore e regionali del lavoro, servendosi, ancora, del metodo deduttivo per la giusta interpretazione dell’argomento. In questo senso, la presente ricerca dimostrerà la soluzione della problematica ritenuta dal ricercatore la più fattibile ed effettiva.
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Voce, Valentina. "Licenza di uccidere. Per un’analisi critica delle tesi di Jeff McMahan / Licence to kill. For a critical analysis of Jeff McMahan’s theses". Medicina e Morale 68, n.º 1 (10 de abril de 2019): 67–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.568.

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Questo articolo prende in esame la riformulazione del concetto di persona, proposta dal filosofo Jeff McMahan in The Ethics of Killing, come embodied mind. La proposta teorica di McMahan ha una chiara valenza pratica perché, in accordo con una prospettiva funzionalista, identifica la persona con l’acquisizione delle sue capacità cognitive, tracciando una linea discriminatoria tra esseri umani: alcuni non sarebbero persone e pertanto non potrebbero condividere gli stessi diritti che “noi” persone abbiamo. McMahan sviluppa, sulla base di questa impostazione, una gerarchia etica che rende legittima l’uccisione di tutti quegli esseri umani che, a suo avviso, non si possono considerare persone come ad esempio embrioni, feti e individui in stato vegetativo. Il saggio, che rende conto di alcune interessanti annotazioni critiche svolte dalla filosofa Eva Kittay alla proposta di McMahan, si propone di valutare la consistenza teorica di questa teoria e di porla in riferimento alla questione etica e sociale connessa con la tutela dei diritti delle persone con disabilità cognitiva grave. Sulla base delle considerazioni svolte, si è giunti alla conclusione che le teorie di McMahan, e le conseguenze che ne derivano per l’etica pratica, vadano respinte in quanto la separazione tra la nozione di persona e quella di essere umano non risulta adeguatamente giustificata, essendo fondata su una mistificazione dell’uomo privato della sua fondamentale dimensione corporea. ---------- This article takes into account the redefinition of the concept of personhood as embodied mind, proposed by philosopher Jeff McMahan in his book The Ethics of Killing. McMahan’s theoretical proposal has clear practical implications because, according with a functionalist perspective, he identifies personhood with the acquisition of sophisticated cognitive abilities, drawing a discriminatory line among human beings: some are non-persons and therefore they do not share the same rights we persons have. Based on this approach, McMahan develops an ethical hierarchy that makes legitimate the killing of all human beings who, according to his theories, can not be considered as persons, such as embryos, fetuses, and individuals in a vegetative state. The essay, which considers some interesting critical annotations made by philosopher Eva Kittay to McMahan’s proposal, intends to evaluate the theoretical consistency of his theory and to connect it to the ethical and social matter of recognizing and protecting the rights of people with severe cognitive disability. On the basis of our considerations, we concluded that McMahan’s theories, and their consequences for practical ethics, should be rejected because the disjunction between the notion of personhood and that of human being is not properly demonstrated, being based on a mystification of mankind deprived of its fundamental bodily dimension.
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Silberberg, Augustín, Marcelo J. Villar y Belén Mesurado. "L’eutanasia per i neonati gravemente malati in Argentina / Euthanasia in critically ill neonates in Argentina". Medicina e Morale 66, n.º 5 (20 de diciembre de 2017): 591–601. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.508.

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Obiettivo: Analisi del processo decisionale per l’eutanasia nei confronti di neonati con malattie critiche in Argentina, focalizzata in particolare sui fattori socio-culturali. Metodo: Sono stati utilizzati questionari anonimi per approfondire il processo decisionale. 580 neonatologi di 36 unità neonatali sono stati invitati a partecipare allo studio e 322 di questi hanno completato il processo. Risultati: Il 95% dei neonatologi si oppone all’eutanasia. Non è emersa alcuna correlazione con l’età, il genere e la fede religiosa. Al contrario, i medici si sono dimostrati inclini all’eutanasia quando prendevano in considerazione la qualità di vita prevedibile per il bambino (p ≤ 0.003) e le difficoltà che un bambino disabile genera in una famiglia (p ≤ 0.001). Conclusioni: La maggior parte dei medici si sono opposti all’eutanasia non per motivi legali o per credenze religiose, bensí sulla base di una prospettiva trascendente della vita. La qualità della vita prevedibile per il neonato e le difficoltà che i bambini disabili generano in seno alle famiglie rappresentano motivi importanti nella decisione finale degli specialisti favorevoli all’eutanasia. ---------- Aim: Behavior of neonatologists in Buenos Aires, Argentina, in regard to euthanasia in critically ill neonates was analyzed, focusing on socio-cultural factors. Methods: An anonymous survey was designed to explore the decision-making process. Five-hundred-eighty neonatologists from 36 neonatal units were invited to participate and 322 completed the study. Results: Over 95% of neonatologists rejected euthanasia. No association was found with age, gender and religious belief. On the contrary, physicians were favorable to euthanasia when they took into account both the predictable quality of life (p ≤ 0.003) and the burden a disabled child would imply for the family (p ≤ 0.001). Conclusion: The majority of neonatologists reject euthanasia. Their behavior was not influenced legal frame, nor by their religious beliefs. They considered that a transcendence perspective of life does lead to this rejection. Predictable quality of life and the burden neonates represent for their families, played a major role on the final decision in those few specialists favorable to euthanasia.
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Rossi, Mario. "Una voce femminile al vaglio dell'etica dell'autotraduzione assistita: Il paese dove non si muore mai di Ornela Vorpsi". iQual. Revista de Género e Igualdad, n.º 1 (22 de febrero de 2018): 159. http://dx.doi.org/10.6018/iqual.301191.

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<p><strong>Riassunto</strong> Nel saggio si pone il problema della valutazione dell'autotraduzione in una prospettiva che analizza le molle che nel profondo muovono un testo letterario. Si analizza l'autotraduzione assistita del romanzo breve di Ornela Vorpsi Il paese dove non si muore mai dal francese all'italiano prendendo in considerazione la presenza di marche di genere in passi in cui siano presenti oggetti; la questione di genere percorre tutto il testo e quindi appare interessante verificare come questa si cristallizzi in significanti apparentemente poco permeabili alla modulazione denotativa e connotativa. Si giungerà alla conclusione che l'analisi dell'autotraduzione assistita può esser strumento valido per la definizione del grado di coerenza delle strutture profonde di un testo tanto più importante se la tematica è centrata sulla questione di genere.<strong></strong></p><p><strong>Abstract </strong>This article approaches the problem of how to evaluate the significance of the critical feminist instances on an assisted self-translation text by applying the contrastive analysis method. The analysed work is O. Vorpsi novel <em>Il paese dove non si muore mai</em>, which has been translated from Italian to French by M. Pozzoli, with the author’s collaboration. The main aspect which will be analysed is the to investigate the presence of gender marks in passages which mention objects – informative and at the same time formative elements of the text-, since the gender issue crystallize in a particular way also in signifiers of an apparently low permeability to the connotative modulation, as it is the case for those signifiers related to objects. By contrasting the oscillations between the two texts, we will emphasize on the possible contradictions in the text’s deep-lying structure. In this way, through the assisted self-translation analysis it can be measured to what extent the intended critical instances regarding the gender issue which are present throughout the novel are coherent and valid.</p><strong>Keywords </strong>self-translation, gender, connotation and deep structure, objects, Ornela Vorpsi.
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Ceccacci, Laura. "A game for everyone: learning with digital teaching and student skills". Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, n.º 1 (30 de abril de 2022): 367–76. http://dx.doi.org/10.36253/form-12540.

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Learning platforms are currently main organization models for digital and remote teaching. Researches have highlighted learning outcomes as a critical area during the health emergency, also partially due to low prepardeness of teachers for digital and distance teaching. Evidence Based Education informs that gamification can efficiently be implemented as a teaching methodology, using games to involve students in digital activities in an inclusive manner. In order to monitor the level of appreciation and to identify the more appropriate game models according to students’ literacy skills, a study was performed in Marche region (IT) in 2021 in two first year high school classes involved in gamificated learning activities. All students appreciated the games used, but different reasons for appreciation are reported according to student skills. The escape room and the quiz design were identified as the most inclusive instrument, but other strategies were referred as very useful for inclusion: the variation of the graphic elements and the use of no time limited games. Un gioco di tutti e di ciascuno: l’apprendimento con la Didattica Digitale Integrata e le competenze degli studenti. Le piattaforme didattiche oggi rappresentano un modello di organizzazione dello spazio di lavoro irrinunciabile per gli interventi in DDI e DaD. Gli studi hanno individuato nei bassi risultati di apprendimento degli studenti una delle maggiori criticità del periodo della pandemia, in parte imputabile anche alla limitata capacità dei docenti di operare efficacemente a distanza attraverso strumenti digitali. In prospettiva Evidence Based, tra le metodologie ritenute più adeguate a conciliare l’efficacia didattica mediata dalla tecnologia e la dimensione inclusiva, figura la gamification, nelle sue varie declinazioni. È stato realizzato nel 2021 un monitoraggio su due classi prime di un liceo scientifico marchigiano, che hanno sperimentato un’attività integrata con elementi di gioco variamente caratterizzati, condotto con lo scopo di verificare il gradimento e individuare le modalità di giochi online più adatti a vari gruppi di studenti, distinti in base al livello di competenze nell’area alfabetico funzionale. La proposta didattica ha incontrato il gradimento di tutti, sebbene per distinte ragioni riferibili a diversi livelli di competenze. È inoltre emerso che è possibile individuare strategie, come la strutturazione su livelli e la progettazione di quiz, e modalità di gioco, senza limiti di tempo e con una variazione degli aspetti grafici, ampiamente inclusive.
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Pizzorni, Maria, Ombretta Caldarice y Nicola Tollin. "A methodological framework to assess the urban content in climate change policies". Valori e Valutazioni 29 (enero de 2022): 123–32. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212909.

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By 2050, people in urbanized areas will account for 68% of the world’s population, 80% of which will be concentrated in Asia and Africa. The United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) introduced in 2011 the National Adaptation Plan (NAP) under the Cancun Adaptation Framework (CAF). Countries of the non-Annex I, described by the UN-General Assembly as especially vulnerable to the impacts of climate change, are invited to develop NAPs to identify adaptation challenges and devise appropriate climate adaptation responses. Recognizing the increasing vulnerability of urban systems to the effects of climate change, in 2019, UN-Habitat defined the supplement of the NAP process's technical guidelines for addressing urban and human settlement issues in NAPs. This paper aims to propose a methodology to assess the urban content of the NAPs after ten years from that the CAF comes into force. The evaluation is based, adapting and expanding, on the methodology used to assess the urban content of Nationally Determined Contributions (NDC) published by UN-Habitat in 2017. The methodology aims to analyse both key adaptation challenges and responses explicitly or implicitly related to urban systems. Moreover, it aims at understanding the interlinkage of urban content in NAP in relation to other key policies, such as NDCs and National Urban Policies (NUPs). In this perspective, 172 indicators were selected and clustered into nine groups: (i) Geographic Indicators; (ii) General Indicators; (iii) NAPs General Indicators; (iv) NAPs Urban Indicators; (v) NDCs Indicators; (vi) NUPs Indicators; (vii) Urban content in National Policies Indicators; (viii) International policy linkages (including SDGs, Sendai Framework for Disaster Risk Reduction, Paris Agreement and New Urban agenda); (ix) National plans/policy/strategies/reports linkages. The methodology was tested on Brazil’s NAP, trying to find general considerations to apply to the countries that officially submitted their NAPs between 2014 to 2020. The test showed that: there is a stronger focus on defining climate adaptation challenges more than responses; climate adaptation challenges and responses are predominantly identified at the national scale, with a focus on policies and strategies at the national level; among the Brazilian NAP, there is "cities strategy", and it means that the NAP has a high urban content. In conclusion, the paper will highlight critical issues and improvements for each of the nine indices analysed. Entro il 2050, la popolazione urbana rappresenterà il 68% della popolazione mondiale. Di questa, l'80% sarà concentrata in Asia e in Africa. A partire da questo scenario di incrementale urbanizzazione, nel 2011 la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ha introdotto, nell'ambito del Cancún Adaptation Framework (CAF), i Piani Nazionali di Adattamento (NAP). I NAP sono concepiti come strumento a supporto dei Paesi inclusi nel Non-Annex I, descritti dall'Assemblea generale dell'ONU come particolarmente vulnerabili alle transizioni in atto, per identificare le sfide e progettare le risposte più appropriate verso l’adattamento in risposta al cambiamento climatico. Riconoscendo la crescente vulnerabilità dei sistemi urbani, UN-Habitat nel 2019 ha predisposto delle linee guida per supportare la redazione dei NAP, in particolare per includere le questioni urbane e gli insediamenti umani. A dieci anni dall'entrata in vigore del CAF, il presente articolo presenta una proposta metodologica per valutare il contenuto urbano dei NAP. L’approccio valutativo proposto è un aggiornamento dalla metodologia utilizzata per analizzare il contenuto urbano dei Nationally Determined Contributions (NDCs), pubblicata da UN-Habitat nel 2017, e qui adattata ai NAP. La metodologia mira ad analizzare sia le sfide chiave per l’adattamento, ma anche le risposte esplicitamente o implicitamente connesse ai sistemi urbani e l'interconnessione del contenuto urbano dei NAP in relazione ad altre politiche chiave, quali NDCs e NUP (Politiche Urbane Nazionali). In questa prospettiva, la metodologia si compone di 172 indicatori, raggruppati in nove gruppi: (i) Indicatori geografici; (ii) Indicatori generali; (iii) Indicatori generali dei NAP; (iv) Indicatori che leggono il contenuto urbano dei NAP; (v) Indicatori degli NDC; (vi) Indicatori dei NUP; (vii) Indicatori che analizzano il contenuto urbano delle politiche nazionali; (viii) Collegamenti con le politiche internazionali (inclusi SDGs, Sendai Framework for Disaster Risk Reduction, Accordo di Parigi e New Urban Agenda); e (ix) Collegamenti nazionali tra piani/politiche/strategie/report. La metodologia è stata testata sul NAP del Brasile, al fine di individuare considerazioni generali da adottare anche per gli altri Paesi del sud del mondo che hanno presentato i loro NAP tra il 2014 e il 2020. In sintesi, questa sperimentazione ha mostrato che: (i) vi è una maggiore attenzione alla definizione delle sfide di adattamento al clima più che all’individuazione di risposte; (ii) le sfide e le risposte di adattamento al cambiamento climatico sono prevalentemente identificate su scala nazionale; (iii) il NAP del Brasile si caratterizza per un alto contenuto urbano. In conclusione, il paper mette in luce punti di forza e criticità della metodologia, identificando alcuni miglioramenti per ciascuno dei nove gruppi di indicatori, nella prospettiva di applicare questo approccio di valutazione anche in altri contesti territoriali.
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Da Re, Antonio. "Immigrazione e salute come paradigma per la bioetica / Migration and Health as Paradigm for Bioethics". Medicina e Morale 67, n.º 2 (20 de junio de 2018): 187–204. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.535.

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Il saggio prende in esame il parere del Comitato Nazionale per la Bioetica su “Immigrazione e salute”, approvato il 23.6.2017. Vengono analizzati criticamente alcuni aspetti ritenuti maggiormente originali: il tentativo di evitare semplificazioni e stereotipi nello studio del fenomeno dell’immigrazione (par. 1) e la conseguente scelta metodologica di esaminare tale fenomeno a partire da una solida base empirica costituita dalla conoscenza di dati statistici, studi epidemiologici, riferimenti normativi (par. 2); la giustificazione, di carattere morale e giuridico, del principio della tutela della salute come diritto e però anche come dovere, che tra l’altro è richiesto agli stessi immigrati di rispettare (par. 3); l’emergenza in termini di salute pubblica costituita dalla diffusione della malattia mentale tra i migranti, specie quando essi siano stati sottoposti a violenze e a trattamenti disumanizzanti; sulla base di ciò si solleva l’interrogativo sulla pertinenza della categoria di «effetto migrante sano», ampiamente adoperata negli studi di bioetica dell’immigrazione (par. 4); la bioetica interculturale in riferimento specialmente al rapporto medico-paziente (par. 5), con una rivisitazione critica del principio di autonomia (par. 6). La conclusione che si potrà desumere dall’analisi proposta è che quello del rapporto tra bioetica e immigrazione non è un tema settoriale o di nicchia ma può addirittura assurgere a paradigma della bioetica tout court, perché affronta, da una prospettiva particolare, questioni bioetiche di carattere più generale, che hanno attinenza con la tutela della salute di ogni soggetto, indipendentemente dall’essere migrante o meno. ---------- The paper analyzes the opinion titled “Migration and Health” and approved by the Italian Committee for Bioethics on June 23, 2017. The following aspects, considered mainly original, are critically analyzed: the attempt to avoid simplifications and stereotypes while studying migration phenomena (par. 1) and the consequent methodological choice to analyze this phenomenon coming from a solid empirical basis composed of the knowledge of statistical data, epidemiological studies, and normative references (par. 2); the moral and legal justification for the safeguarding of health principle considered as a right but also as a duty that should be fulfilled by migrants as well (par. 3); the emergency in terms of public health due to the diffusion of mental disorder and illness among migrants, especially when they have been exposed to violence and inhuman treatments; all of this calls into question the pertinence of the “health migrant effect” category, which is widely used in bioethical studies focused on migration (par. 4); intercultural bioethics, especially in reference to the patient-physician relationship (par. 5) and to the critical reconsideration of the autonomy principle (par. 6). The proposed analysis will lead to the conclusion that the relationship between bioethics and migration is not a sectorial or niche topic but could even become the paradigm of bioethics tout court. Indeed, although it comes from a particular perspective, this topic deals with general bioethical issues related to the safeguarding of health of any human being, whether he or she is a migrant or not.
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Adorno, Francesco Paolo. "Una pillola per diventare più buoni? Il dibattito sul "moral bioenhancement" / A pill to become better people? The debate on "moral bioenhancement"". Medicina e Morale 65, n.º 2 (21 de septiembre de 2016): 131–53. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.431.

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La prospettiva di poter provvedere al miglioramento morale degli individui per via farmacologica è stata presa in seria considerazione in alcuni articoli a partire dall’inizio del 2000 e ultimamente in un testo di Persson e Savulescu. Per questi due autori, il miglioramento morale, il moral bioenhancement, è una necessità dettata dalla situazione delicata nella quale l’umanità si trova: a un progresso materiale che ha permesso l’invenzione di tecnologie potenzialmente distruttrici e l’alterazione del nostro ecosistema con conseguenze difficilmente calcolabili non si è accompagnato un analogo progresso morale che garantisca del buon uso di queste tecniche. Gli autori di cui si discutono le tesi si propongono quindi di mettere al servizio di un presupposto miglioramento morale che deve assicurare un buon uso di quella stessa capacità tecnologica che è in realtà l’elemento che ci mette in pericolo. Dopo aver ricostruito il dibattito iniziato ben prima la pubblicazione di questo testo avvenuta nel 2012, l’articolo si concentra sulla discussione delle tesi di Persson e Savulescu per i quali l’eventualità di un moral bioenhancement (MBE) si riassume nell’aumento dell’empatia e nell’eliminazione di pregiudizi morali ingiustificati tramite l’adeguata somministrazione di SSRIs e ossitocina. Tale forma di enhancement ha incontrato critiche fondamentali che ne hanno messo in discussione non solo la legittimità morale, ma anche la sua stessa efficacia. Ci si è chiesti in effetti che cosa significa teoricamente procedere a un miglioramento della morale individuale e se questo miglioramento sia effettivamente capace di tradursi in comportamenti di cui è possibile verificare l’effettiva positività. Gli studi sugli effetti di queste due molecole non hanno dato risultati incontrovertibili sulla loro reale efficacia. D’altra parte è stato osservato che considerare come un miglioramento della moralità individuale, comportamenti prodotti da farmaci, non sembra coerente con la nozione di moralità. Infine si è messo in evidenza che l’aumento dell’empatia non produce automaticamente un miglioramento della situazione morale e materiale dell’umanità, anzi può spesso condurre a risultati opposti a quelli ricercati. ---------- The prospect of being able to provide for the moral improvement by drugs to individuals has been taken seriously in some papers from the beginning of 2000 and recently in an essay by Persson and Savulescu. For these two authors, the moral bioenhancement is a necessity dictated by the delicate situation in which humanity finds itself: a material progress that led to the invention of potentially destructive technologies and alteration of our ecosystem with consequences difficult to calculate it is not accompanied by a similar moral progress to ensure the good use of these techniques. The authors which thesis are discussed therefore propose to put at the service of a moral improvement assumption that must ensure a good use of the same technological capacity which is actually the element that puts us in danger. After rebuilding the debate began well before the publication of this occurred in 2012, the article focuses on the discussion of Persson and Savulescu’s thesis for which the possibility of an moral bioenhancement (MBE) is summed up in increasing empathy and in elimination of unjustified moral prejudices through the proper administration of SSRIs and oxytocin. This form of enhancement has encountered fundamental criticism that questioned not only the moral legitimacy but also its own effectiveness. One wondered indeed what it means theoretically proceed to an improvement of individual morality and whether this improvement is actually capable of being translated into conduct of which it is possible to verify the positivity. Studies of the effects of these two molecules have not given incontrovertible results on their effectiveness. On the other hand it was observed that considered as an improvement of individual morality, produced by drugs behaviors, does not seem consistent with the notion of morality. Finally it is shown that the increase of empathy does not automatically produce an improvement in the moral situation, and material, in fact it can often lead to results opposite to those sought.
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Micelli, Ezio y Eleonora Righetto. "How do metropolitan cities evolve after the 2008/2012 crisis and the Covid-19 pandemic? An analysis from real estate market values". Valori e Valutazioni 31 (febrero de 2023): 49–67. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223105.

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Italian cities have been touched by two major events, the 2008 and 2012 crises and the Covid-19 pandemic in 2020 and 2021. The research aimed to verify whether, and in what way, Italian cities have embarked on a path of transformation, outlining their possible trajectories of change in the intervening decade. The cities considered were the metropolitan cities to which the legislature has assigned the role of territorial reference for areas of a regional nature. The research examined real estate market values for their ability to represent a city’s degree of attractiveness in synthetic form. The other variables used made it possible to detect trends in the determinants of the real estate market: economic growth, demographic development and changes in the territorial capital endowment. Concerning the research objectives, cluster analysis appeared to be the most suitable tool to represent changes by aggregating cities according to common patterns. The survey considered the reactions of the different cities in the two five-year periods related to each exogenous shock and, overall, in the decade under review for a long-term reading of the trends. The conclusions reached by the survey show how, between 2012 and 2017, there was a concentration of wealth and population in the major centers and in particular in the city of Milan, characterized by rising property values against a generalized decline in the Italian market. In the second five-year period from 2017 to 2022, the pattern is reproduced with similar intensity, despite a vast debate on the crisis of large cities and their sustainability in the face of the pandemic. An overall ten-year view from 2012 to 2022 of metropolitan cities shows trends with a sufficiently solid and stable character. In the case of Milan, the expression of a clear-cut process of concentration on which the pandemic has had no effect, is counterbalanced by a second cluster of peripheral metropolitan cities that are suffering from processes that penalize their development prospects, while the third cluster of cities is distinguished by a profile that combines opportunities for growth and critical aspects in demographic and economic terms. Le città italiane sono state toccate da due importanti eventi, la crisi del 2008 e del 2012 e la pandemia Covid- 19 nel corso del 2020 e 2021. La ricerca ha l’obiettivo di verificare se, e in quale modo, le città italiane hanno intrapreso un percorso di trasformazione, delineando le loro possibili traiettorie di cambiamento nel decennio intercorso. Le città considerate sono state le città metropolitane cui il legislatore ha attribuito il ruolo di riferimento territoriale per ambiti di carattere regionale. La ricerca ha esaminato i valori del mercato immobiliare per la loro capacità di rappresentare in forma sintetica il grado di attrattività di una città. Le altre variabili impiegate hanno permesso di rilevare l’andamento dei determinanti del mercato immobiliare: crescita economica, sviluppo demografico e variazione nella dotazione di capitale territoriale. Rispetto agli obiettivi della ricerca, la cluster analysis è apparsa lo strumento maggiormente idoneo a rappresentare i cambiamenti aggregando le città secondo pattern comuni. L’indagine ha considerato le reazioni delle diverse città nei due quinquenni legati a ciascun shock esogeno e, complessivamente, nel decennio in esame per una lettura di lungo periodo delle tendenze in atto. Le conclusioni cui perviene l’indagine evidenziano come tra il 2012 e il 2017, vi sia un percorso di concentrazione della ricchezza e della popolazione nei centri maggiori e in particolare nella città di Milano, contraddistinta da valori immobiliari in crescita a fronte di un declino generalizzato del mercato italiano. Nel secondo quinquennio dal 2017 al 2022, lo schema si riproduce con analoga intensità, a dispetto di un vasto dibattito sulla crisi delle grandi città e sulla loro sostenibilità alla prova della pande- mia. Una visione complessiva decennale dal 2012 al 2022 delle città metropolitane evidenzia tendenze do- tate di un carattere sufficientemente solido e stabile. Al caso di Milano, espressione di un processo di concentrazione chiaro e netto su cui la pandemia non ha avuto effetti, fa riscontro un secondo cluster di città metropolitane periferiche che scontano processi che ne penalizzano le prospettive di sviluppo, mentre un terzo cluster di città si distingue per un profilo che unisce opportunità di crescita e aspetti critici sotto il profilo demografico ed economico.
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