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Tesis sobre el tema "Prospettiva relazionale"

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TOGNI, ENRICO. "LA DIMENSIONE RELAZIONALE DEGLI ALIMENTI. INDICAZIONI NUTRIZIONALI E SULLA SALUTE IN UNA PROSPETTIVA COMPARATA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6536.

Texto completo
Resumen
L’obiettivo del presente lavoro di ricerca è quello di porre in luce la cosiddetta “dimensione relazionale” dell’informazione fornita ai consumatori di alimenti tramite l’etichettatura nutrizionale e salutistica, intesa quale strumento normativo per l’attuazione delle politiche nutrizionali perseguite dall'Unione Europea. Il presente scritto analizza come le funzioni dell’etichettatura alimentare siano mutate durante i decenni, a partire dalla fine degli anni settanta del secolo scorso, quando essa era sì concepita come strumento informativo, ma il cui scopo principale rimaneva tuttavia quello di appianare le varie difformità legislative o regolamentari esistenti tra i vari Stati Membri – potendo queste rappresentare un ostacolo alla creazione di un mercato comune – sino ai giorni nostri, che vedono l’etichetta come una protagonista attiva in seno ad un più ampio programma di politica nutrizionale; più precisamente, attraverso un’adeguata etichettatura alimentare, le istituzioni dell’Unione Europea ambiscono a plasmare le abitudini alimentari dei consumatori, indirizzandoli verso percorsi nutrizionali più salutari. In tale contesto, il Regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sugli alimenti rappresenta un ambizioso e, al tempo stesso, controverso tassello del diritto alimentare europeo, le cui premesse ispiratrici erano indubbiamente lodevoli, ma che è stato vittima, successivamente, di un’attuazione che ha generato notevole scontento ed incertezza sia tra i consumatori che nell'industria, al punto tale che da più parti si nutrono dubbi in merito alla sua efficacia e validità. Il presente lavoro di ricerca ambisce quindi a fornire una profonda analisi del Regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute, offrendo una panoramica di esso in chiave storica, sociale, ed economica, imprescindibile al fine di una corretta e completa comprensione delle scelte normative e delle loro implicazioni di mercato. In ossequio a tale intento, in ogni apertura di paragrafo è offerto un inquadramento di taglio storico-normativo, mentre, in conclusione, si tenta di fornire qualche spunto critico da cui potrebbe, o avrebbe potuto, derivare una migliore attuazione del Regolamento. Dopo una breve introduzione, la ricerca entra nel suo vivo attraverso l’analisi di ogni aspetto del Regolamento (CE) n. 1924/2006, soffermandosi, in particolar modo, su quello che è l’aspetto cruciale e problematico relativo alla sua attuazione: il ruolo della scienza e, più precisamente, la valutazione circa la fondatezza scientifica dei claims, procedimento che, in assenza di chiare definizioni normative ed operative, è di fatto rimesso alla discrezionalità interpretativa dell’EFSA, avallata (implicitamente o esplicitamente) dalla Commissione Europea e dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, generando così reazioni critiche tra pratici ed accademici che accusano una illegittima applicazione del principio di precauzione in un ambito che gli è estraneo, vale a dire quello dell’informazione alimentare al consumatore finale. Il lavoro prosegue poi con una riflessione sull'esito finale di un siffatto adagiamento sul processo di validazione scientifica condotto dall’EFSA, che ha ridotto la più parte della conoscenza nutrizionale a poco più di 200 indicazioni sulla salute autorizzate, la cui formulazione letterale, tra l’altro, si dubita assai possa essere agevolmente compresa dal cosiddetto consumatore medio. Inoltre, il Regolamento lascia irrisolti e aperte molti dilemmi e questioni, che devono urgentemente trovare un positivo interessamento al fine di non vanificare gli apprezzabili sforzi di spinta alla ricerca innovativa e di garanzia di una leale ed effettiva concorrenza nell'industria alimentare; il riferimento corre, tra gli altri, ai cosiddetti “claims botanici” ed ai “probiotici”, in relazione ai quali è ad oggi impedito reclamizzare in etichetta un’indicazione salutistica, sull’assunto per cui non è ancora stato raggiunto un livello accettabile di consenso scientifico relativamente alla loro sicurezza d’uso ed efficacia. Di conseguenza, se lo stato dell’arte è connotato da un simile proibizionismo, gli operatori del settore alimentare si trovano nella situazione di dover ricorrere a diverse strategie commerciali, quali l’utilizzo di claims suggestivi che, proposti attraverso messaggi non testuali, come nel caso del food design, si rivelano cionondimeno in grado di veicolare un messaggio salutistico, senza però la soggezione allo stretto rigore scientifico richiesto dall’EFSA. Infine, il presente lavoro, seppur prevalentemente rivolto alla descrizione dello scenario regolativo europeo, non dimentica di fornire una utile prospettiva del tema anche in chiave comparata, spaziando dalle linee guida predisposte dal Codex Alimentarius agli accordi vigenti in ambito OMC applicabili all’etichettatura degli alimenti, alimentando, per l’appunto, perplessità circa la compatibilità del Regolamento (CE) n° 1924/2006 con le obbligazioni gravanti sull’Unione Europea imposte dalla sua appartenenza al WTO.
The topic of the present research is to highlight the relational dimension of the information provided to consumers via food labelling, intended as a legal tool for the implementation of the nutrition policy carried out by the EU institutions since the establishment of the European Economic Community. The present work analyses how the function of food labelling has changed during the decades, since the late Seventies of the past century, when it was merely conceived as a mean of information whose main purpose was the harmonisation of the different national legislations, which could constitute an unnecessary obstacle to the realization of the common internal market, to the most recent days, when food labelling is thought as a tool of active nutrition policy; more precisely, through an adequate labelling, the EU institutions try to shape consumers’ behaviours, driving them toward a healthier eating. In this regulatory scenario, the Regulation on Nutrition and Health Claims made on foods is an ambitious and controversial piece of European food law, whose premises were undoubtedly laudable, but which has been during the years (partially) implemented in a manner which has caused much more discontent and confusion among both consumers and manufacturers, so that nowadays many doubts are still arising for what concerns its efficacy and its validity. This research represents a deep analysis of the Regulation on Nutrition and Health Claims, also taken into consideration from the historical, sociological, and economic perspective, which must be necessarily intertwined for a complete and critical comprehension of the legal framework and its implications for the various stakeholders. For this reason, each paragraph begins with a sort of normative background, and concludes with a critical analysis of the existing situation, providing some hints for a better implementation of the NHCR. After a brief introduction, the core of the research is completely and deeply focused on each and every aspect of the Regulation, with a central part which takes into consideration the very crucial aspect of its partial and problematic ongoing implementation: the role of science and, more precisely, the requirement of the scientific substantiation of the claims, whose assessment is demanded to the EFSA that, in the absence of definitions and clear guidelines on how to conduct such an evaluation, has de facto given its personal interpretation of the normative provisions of the Regulation, on which also the Commission and the European Court of Justice (implicitly or explicitly) rely, causing discontent among operators and legal scholars who see this as an illegitimate application of the precautionary principle to the field of food information, and a possible departure from the traditional categories of the risk assessment, risk management, and legal interpretation. The analysis proceeds then by criticizing the results of the total reliance on the scientific evaluation carried out by the EFSA, which reduced most of the knowledge about nutrition science in few more than 200 approved health claims, whose wording is probably incomprehensible for the average consumer. Moreover, there are also many other open issues in the Regulation on Nutrition and Health Claims which need to be urgently addressed in order not to vanish the laudable purpose of stimulating innovation and competition in the food sector, namely the botanical claims and probiotics, which are now prevented from bearing health claims on the consideration that a complete scientific consensus about their safety and efficacy has not yet been reached. But if this is the largely prohibitive state of the art, manufacturers are of course encouraged to find different escape routes, one of which is recurring to implied health claims, adopted through non-textual messages, or, to rephrase, through a smart food design, which can convey the same representation of healthiness without being subject to the strict scientific boundaries standardised by the EFSA. In addition, and as a conclusion, the present work, although mainly focused on the European Union regulatory environment, tries to give a comparative view on what the international arena offers on the topic, from the Codex Alimentarius Commission to the various WTO Agreements pertaining to food labelling, instilling doubts about the NHCR compatibility with the obligations that the EU must fulfil in the international trade law relations.
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TOGNI, ENRICO. "LA DIMENSIONE RELAZIONALE DEGLI ALIMENTI. INDICAZIONI NUTRIZIONALI E SULLA SALUTE IN UNA PROSPETTIVA COMPARATA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6536.

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Resumen
L’obiettivo del presente lavoro di ricerca è quello di porre in luce la cosiddetta “dimensione relazionale” dell’informazione fornita ai consumatori di alimenti tramite l’etichettatura nutrizionale e salutistica, intesa quale strumento normativo per l’attuazione delle politiche nutrizionali perseguite dall'Unione Europea. Il presente scritto analizza come le funzioni dell’etichettatura alimentare siano mutate durante i decenni, a partire dalla fine degli anni settanta del secolo scorso, quando essa era sì concepita come strumento informativo, ma il cui scopo principale rimaneva tuttavia quello di appianare le varie difformità legislative o regolamentari esistenti tra i vari Stati Membri – potendo queste rappresentare un ostacolo alla creazione di un mercato comune – sino ai giorni nostri, che vedono l’etichetta come una protagonista attiva in seno ad un più ampio programma di politica nutrizionale; più precisamente, attraverso un’adeguata etichettatura alimentare, le istituzioni dell’Unione Europea ambiscono a plasmare le abitudini alimentari dei consumatori, indirizzandoli verso percorsi nutrizionali più salutari. In tale contesto, il Regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sugli alimenti rappresenta un ambizioso e, al tempo stesso, controverso tassello del diritto alimentare europeo, le cui premesse ispiratrici erano indubbiamente lodevoli, ma che è stato vittima, successivamente, di un’attuazione che ha generato notevole scontento ed incertezza sia tra i consumatori che nell'industria, al punto tale che da più parti si nutrono dubbi in merito alla sua efficacia e validità. Il presente lavoro di ricerca ambisce quindi a fornire una profonda analisi del Regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute, offrendo una panoramica di esso in chiave storica, sociale, ed economica, imprescindibile al fine di una corretta e completa comprensione delle scelte normative e delle loro implicazioni di mercato. In ossequio a tale intento, in ogni apertura di paragrafo è offerto un inquadramento di taglio storico-normativo, mentre, in conclusione, si tenta di fornire qualche spunto critico da cui potrebbe, o avrebbe potuto, derivare una migliore attuazione del Regolamento. Dopo una breve introduzione, la ricerca entra nel suo vivo attraverso l’analisi di ogni aspetto del Regolamento (CE) n. 1924/2006, soffermandosi, in particolar modo, su quello che è l’aspetto cruciale e problematico relativo alla sua attuazione: il ruolo della scienza e, più precisamente, la valutazione circa la fondatezza scientifica dei claims, procedimento che, in assenza di chiare definizioni normative ed operative, è di fatto rimesso alla discrezionalità interpretativa dell’EFSA, avallata (implicitamente o esplicitamente) dalla Commissione Europea e dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, generando così reazioni critiche tra pratici ed accademici che accusano una illegittima applicazione del principio di precauzione in un ambito che gli è estraneo, vale a dire quello dell’informazione alimentare al consumatore finale. Il lavoro prosegue poi con una riflessione sull'esito finale di un siffatto adagiamento sul processo di validazione scientifica condotto dall’EFSA, che ha ridotto la più parte della conoscenza nutrizionale a poco più di 200 indicazioni sulla salute autorizzate, la cui formulazione letterale, tra l’altro, si dubita assai possa essere agevolmente compresa dal cosiddetto consumatore medio. Inoltre, il Regolamento lascia irrisolti e aperte molti dilemmi e questioni, che devono urgentemente trovare un positivo interessamento al fine di non vanificare gli apprezzabili sforzi di spinta alla ricerca innovativa e di garanzia di una leale ed effettiva concorrenza nell'industria alimentare; il riferimento corre, tra gli altri, ai cosiddetti “claims botanici” ed ai “probiotici”, in relazione ai quali è ad oggi impedito reclamizzare in etichetta un’indicazione salutistica, sull’assunto per cui non è ancora stato raggiunto un livello accettabile di consenso scientifico relativamente alla loro sicurezza d’uso ed efficacia. Di conseguenza, se lo stato dell’arte è connotato da un simile proibizionismo, gli operatori del settore alimentare si trovano nella situazione di dover ricorrere a diverse strategie commerciali, quali l’utilizzo di claims suggestivi che, proposti attraverso messaggi non testuali, come nel caso del food design, si rivelano cionondimeno in grado di veicolare un messaggio salutistico, senza però la soggezione allo stretto rigore scientifico richiesto dall’EFSA. Infine, il presente lavoro, seppur prevalentemente rivolto alla descrizione dello scenario regolativo europeo, non dimentica di fornire una utile prospettiva del tema anche in chiave comparata, spaziando dalle linee guida predisposte dal Codex Alimentarius agli accordi vigenti in ambito OMC applicabili all’etichettatura degli alimenti, alimentando, per l’appunto, perplessità circa la compatibilità del Regolamento (CE) n° 1924/2006 con le obbligazioni gravanti sull’Unione Europea imposte dalla sua appartenenza al WTO.
The topic of the present research is to highlight the relational dimension of the information provided to consumers via food labelling, intended as a legal tool for the implementation of the nutrition policy carried out by the EU institutions since the establishment of the European Economic Community. The present work analyses how the function of food labelling has changed during the decades, since the late Seventies of the past century, when it was merely conceived as a mean of information whose main purpose was the harmonisation of the different national legislations, which could constitute an unnecessary obstacle to the realization of the common internal market, to the most recent days, when food labelling is thought as a tool of active nutrition policy; more precisely, through an adequate labelling, the EU institutions try to shape consumers’ behaviours, driving them toward a healthier eating. In this regulatory scenario, the Regulation on Nutrition and Health Claims made on foods is an ambitious and controversial piece of European food law, whose premises were undoubtedly laudable, but which has been during the years (partially) implemented in a manner which has caused much more discontent and confusion among both consumers and manufacturers, so that nowadays many doubts are still arising for what concerns its efficacy and its validity. This research represents a deep analysis of the Regulation on Nutrition and Health Claims, also taken into consideration from the historical, sociological, and economic perspective, which must be necessarily intertwined for a complete and critical comprehension of the legal framework and its implications for the various stakeholders. For this reason, each paragraph begins with a sort of normative background, and concludes with a critical analysis of the existing situation, providing some hints for a better implementation of the NHCR. After a brief introduction, the core of the research is completely and deeply focused on each and every aspect of the Regulation, with a central part which takes into consideration the very crucial aspect of its partial and problematic ongoing implementation: the role of science and, more precisely, the requirement of the scientific substantiation of the claims, whose assessment is demanded to the EFSA that, in the absence of definitions and clear guidelines on how to conduct such an evaluation, has de facto given its personal interpretation of the normative provisions of the Regulation, on which also the Commission and the European Court of Justice (implicitly or explicitly) rely, causing discontent among operators and legal scholars who see this as an illegitimate application of the precautionary principle to the field of food information, and a possible departure from the traditional categories of the risk assessment, risk management, and legal interpretation. The analysis proceeds then by criticizing the results of the total reliance on the scientific evaluation carried out by the EFSA, which reduced most of the knowledge about nutrition science in few more than 200 approved health claims, whose wording is probably incomprehensible for the average consumer. Moreover, there are also many other open issues in the Regulation on Nutrition and Health Claims which need to be urgently addressed in order not to vanish the laudable purpose of stimulating innovation and competition in the food sector, namely the botanical claims and probiotics, which are now prevented from bearing health claims on the consideration that a complete scientific consensus about their safety and efficacy has not yet been reached. But if this is the largely prohibitive state of the art, manufacturers are of course encouraged to find different escape routes, one of which is recurring to implied health claims, adopted through non-textual messages, or, to rephrase, through a smart food design, which can convey the same representation of healthiness without being subject to the strict scientific boundaries standardised by the EFSA. In addition, and as a conclusion, the present work, although mainly focused on the European Union regulatory environment, tries to give a comparative view on what the international arena offers on the topic, from the Codex Alimentarius Commission to the various WTO Agreements pertaining to food labelling, instilling doubts about the NHCR compatibility with the obligations that the EU must fulfil in the international trade law relations.
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BARNI, DANIELA. "LA TRASMISSIONE DEI VALORI IN FAMIGLIE CON FIGLI ADOLESCENTI: UNA PROSPETTIVA DI RICERCA RELAZIONALE-INTERGENERAZIONALE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/282.

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Resumen
La presente ricerca si propone di analizzare la trasmissione dei valori in famiglie con figli adolescenti. Il campione è composto da 381 famiglie italiane (adolescente, genitori e nonna); tutti gli adolescenti sono studenti di scuola media superiore (età media=17 anni). I soggetti hanno compilato un questionario contenente il Portrait Values Questionnaire per la misurazione dei dieci domini valoriali descritti nella teoria di Schwartz (1992). La ricerca si articola in tre studi. Nel primo studio, le priorità valoriali degli adolescenti sono state confrontate con le priorità dei genitori e delle nonne allo scopo di misurare il livello di similarità entro ciascuna diade familiare, controllando l'effetto stereotipico (modalità di risposta tipica per generazione sociale di appartenenza). Il secondo studio ha preso in esame il Two-step model of value acquisition di Grusec e Goodnow (1994): come suggerito da questo modello, l'accuratezza con cui il figlio percepisce i valori genitoriali e l'accettazione rappresentano due pre-condizioni per la somiglianza tra i valori di genitori e figli. Il terzo studio ha indagato alcune variabili che influenzano l'accuratezza e l'accettazione. La ricerca evidenzia l'importanza di assumere una prospettiva relazionale-intergenerazionale nello studio della trasmissione e la necessità di indagare i processi familiari entro il più ampio contesto sociale.
This research intended to analyze the value transmission in families with adolescents. The sample was composed of 381 Italian families (adolescent, both parents and one grandmother); adolescents were high school students (mean age=17 years). Subjects filled in a questionnaire, including the Portrait Values Questionnaire to measure the ten value types described in Schwartz's theory (1992). The research was divided into three studies. In the first study, adolescents' value priorities were compared to their own parents' and grandmothers' priorities in order to measure the unique value similarity within each family dyad, controlling for the stereotype effect (that is the typical cultural response). The second study tested the Two-step model of value acquisition by Grusec and Goodnow (1994): as suggested by this model, child's accuracy in perceiving parental values and the acceptance of these values were both necessary preconditions for parent-child value similarity. The third study identified some family variables that influence child's accuracy and acceptance. The research highlighted the importance of assuming a relational-intergenerational perspective in the study of transmission and the importance of analyzing family processes within the larger social context.
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BARNI, DANIELA. "LA TRASMISSIONE DEI VALORI IN FAMIGLIE CON FIGLI ADOLESCENTI: UNA PROSPETTIVA DI RICERCA RELAZIONALE-INTERGENERAZIONALE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/282.

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Resumen
La presente ricerca si propone di analizzare la trasmissione dei valori in famiglie con figli adolescenti. Il campione è composto da 381 famiglie italiane (adolescente, genitori e nonna); tutti gli adolescenti sono studenti di scuola media superiore (età media=17 anni). I soggetti hanno compilato un questionario contenente il Portrait Values Questionnaire per la misurazione dei dieci domini valoriali descritti nella teoria di Schwartz (1992). La ricerca si articola in tre studi. Nel primo studio, le priorità valoriali degli adolescenti sono state confrontate con le priorità dei genitori e delle nonne allo scopo di misurare il livello di similarità entro ciascuna diade familiare, controllando l'effetto stereotipico (modalità di risposta tipica per generazione sociale di appartenenza). Il secondo studio ha preso in esame il Two-step model of value acquisition di Grusec e Goodnow (1994): come suggerito da questo modello, l'accuratezza con cui il figlio percepisce i valori genitoriali e l'accettazione rappresentano due pre-condizioni per la somiglianza tra i valori di genitori e figli. Il terzo studio ha indagato alcune variabili che influenzano l'accuratezza e l'accettazione. La ricerca evidenzia l'importanza di assumere una prospettiva relazionale-intergenerazionale nello studio della trasmissione e la necessità di indagare i processi familiari entro il più ampio contesto sociale.
This research intended to analyze the value transmission in families with adolescents. The sample was composed of 381 Italian families (adolescent, both parents and one grandmother); adolescents were high school students (mean age=17 years). Subjects filled in a questionnaire, including the Portrait Values Questionnaire to measure the ten value types described in Schwartz's theory (1992). The research was divided into three studies. In the first study, adolescents' value priorities were compared to their own parents' and grandmothers' priorities in order to measure the unique value similarity within each family dyad, controlling for the stereotype effect (that is the typical cultural response). The second study tested the Two-step model of value acquisition by Grusec and Goodnow (1994): as suggested by this model, child's accuracy in perceiving parental values and the acceptance of these values were both necessary preconditions for parent-child value similarity. The third study identified some family variables that influence child's accuracy and acceptance. The research highlighted the importance of assuming a relational-intergenerational perspective in the study of transmission and the importance of analyzing family processes within the larger social context.
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MALTESE, GIUSTINA. "Nuovi genitori e fragilità relazionali. Riflessioni pedagogiche e prospettive d'intervento". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1378.

Texto completo
Resumen
La ricerca mira ad individuare alcune fragilità relazionali ed educative che sembrano contraddistinguere i “nuovi” genitori, oggi, in modo da tentare di formulare adeguate strategie pedagogico-educative d’intervento. Per il raggiungimento di tale obiettivo, si è proceduto, inizialmente, con l’analisi delle trasformazioni socio-culturali che hanno investito la nostra società. Ciò ha permesso di individuare ed esaminare due categorie: quella sociologica della “vulnerabilità” e quella pedagogica della “fragilità”. Successivamente, per meglio comprendere le fragilità educative e relazionali vissute dai “nuovi” genitori, si è ritenuto indispensabile procedere con la somministrazione di un questionario rivolto ai genitori con figli in età prescolare (0-3 anni).
The aim and objective of my research is to identify some relational and educational fragility of the “new” parents. Moreover, I would like to formulate appropriate strategies for pedagogical and educational intervention. To achieve that aim I have identified and investigated two categories: the sociological category of “vulnerability” and the pedagogical category of “fragility”. In order to better understand this educational and relational fragility. I have proceed with the administration of a questionnaire. This questionnaire is directed to parents with sons in preschool age (0-3 years).
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MALTESE, GIUSTINA. "Nuovi genitori e fragilità relazionali. Riflessioni pedagogiche e prospettive d'intervento". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1378.

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La ricerca mira ad individuare alcune fragilità relazionali ed educative che sembrano contraddistinguere i “nuovi” genitori, oggi, in modo da tentare di formulare adeguate strategie pedagogico-educative d’intervento. Per il raggiungimento di tale obiettivo, si è proceduto, inizialmente, con l’analisi delle trasformazioni socio-culturali che hanno investito la nostra società. Ciò ha permesso di individuare ed esaminare due categorie: quella sociologica della “vulnerabilità” e quella pedagogica della “fragilità”. Successivamente, per meglio comprendere le fragilità educative e relazionali vissute dai “nuovi” genitori, si è ritenuto indispensabile procedere con la somministrazione di un questionario rivolto ai genitori con figli in età prescolare (0-3 anni).
The aim and objective of my research is to identify some relational and educational fragility of the “new” parents. Moreover, I would like to formulate appropriate strategies for pedagogical and educational intervention. To achieve that aim I have identified and investigated two categories: the sociological category of “vulnerability” and the pedagogical category of “fragility”. In order to better understand this educational and relational fragility. I have proceed with the administration of a questionnaire. This questionnaire is directed to parents with sons in preschool age (0-3 years).
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Gazzani, Marinelli Alessandra. "Organizational technology acceptance and use: a relational perspective". Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2009. http://hdl.handle.net/11385/200795.

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Resumen
Theoretical background. Hypotesis. Research design. Results. Discussion and conclusions. Appendix 1: Descriptive network statistics. Appendix 2: Questionnaire. Appendix 3: Graphical representation of the networks.
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Tecilla, Alessio <1988&gt. "L'aumento dell'imposta sui consumi in relazione alle prospettive economiche e sociali del Giappone". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3423.

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Resumen
Il tema dell'imposta sui consumi è rimasto costantemente al centro del dibattito nazionale per più di trent'anni, fino agli sviluppi più recenti con l'approvazione da parte della Dieta Nazionale nell'agosto del 2012 del disegno di legge che prevede l'innalzamento progressivo della sua aliquota nel prossimo biennio. Entrata in vigore nel 1989, dopo dieci dal primo tentativo di una sua introduzione, nel corso del tempo la tanto discussa imposta ha assunto un'importanza sempre maggiore, in particolar modo da un punto di vista economico, tanto da essere ormai considerata a tutti gli effetti la principale fonte di risorse per la futura sostenibilità finanziaria del sistema di assistenza sociale. Tuttavia, l'imposta sui consumi non è immune dalle critiche per via della sua regressività o del fatto che sia l'imposta con il maggiore ritardo nei pagamenti allo Stato, tanto è vero che anche in occasione della recente decisione di innalzare la sua aliquota, da più parti sono state avanzate numerose proposte per evitare o almeno tentare di alleviare le possibili ripercussioni negative di una misura di questo genere, come ad esempio la revisione della spesa pubbliche e del sistema fiscale, o l'introduzione di nuove imposte.
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Tecilla, Alessio <1988&gt. "L'aumento dell'imposta sui consumi in relazione alle prospettive economiche e sociali del Giappone". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3424.

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Il tema dell'imposta sui consumi è rimasto costantemente al centro del dibattito nazionale per più di trent'anni, fino agli sviluppi più recenti con l'approvazione da parte della Dieta Nazionale nell'agosto del 2012 del disegno di legge che prevede l'innalzamento progressivo della sua aliquota nel prossimo biennio. Entrata in vigore nel 1989, dopo dieci dal primo tentativo di una sua introduzione, nel corso del tempo la tanto discussa imposta ha assunto un'importanza sempre maggiore, in particolar modo da un punto di vista economico, tanto da essere ormai considerata a tutti gli effetti la principale fonte di risorse per la futura sostenibilità finanziaria del sistema di assistenza sociale. Tuttavia, l'imposta sui consumi non è immune dalle critiche per via della sua regressività o del fatto che sia l'imposta con il maggiore ritardo nei pagamenti allo Stato, tanto è vero che anche in occasione della recente decisione di innalzare la sua aliquota, da più parti sono state avanzate numerose proposte per evitare o almeno tentare di alleviare le possibili ripercussioni negative di una misura di questo genere, come ad esempio la revisione della spesa pubbliche e del sistema fiscale, o l'introduzione di nuove imposte.
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Sanzeni, Alice <1986&gt. "Il Pianeta degli esseri umani. Ambiente, clima, risorse, esseri umani, migrazioni: storia, contemporaneità e prospettive future di una relazione complessa". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20629.

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Resumen
L’elaborato si propone di indagare il fenomeno della crisi climatica di origine antropogenica, con un focus specifico sulle migrazioni forzate dai mutamenti climatico-ambientali. Dopo aver esaminato l’origine dei cambiamenti climatici e le potenziali conseguenze sulla specie umana e sull’organizzazione sociale a livello globale, si approfondirà la questione dei “migranti ambientali” o degli “eco-profughi” da una prospettiva socio-giuridica.
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NOVELLI, MARGHERITA. "BENESSERE E DISAGIO PSICHICO DEI PARTNER NELLA TRANSIZIONE ALLA GENITORIALITA'. DIFFERENTI PROSPETTIVE DI ANALISI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2870.

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La transizione alla genitorialità è da sempre considerato un periodo di criticità per la coppia, questo processo ha inizio già nella fase della gravidanza, in cui il rapporto a due comincia a modificarsi in direzione triangolare, rompendo l’originaria struttura diadica. E’ tuttavia importante che il processo di riorganizzazione della relazione, necessario all’acquisizione del ruolo genitoriale, salvaguardi gli aspetti coniugali, oltre ad includere quelli genitoriali: molte coppie, faticano ad alimentare o dimenticano lo spazio della coniugalità. In termini più generali, per quanto i partner possano essere consapevoli della necessità di far fronte ai cambiamenti, spesso risultano impreparati e, a volte, poco adattabili. In tal senso il periodo perinatale può essere vissuto come un evento potenzialmente molto stressante. Tale progetto si pone l’obiettivo di studiare i possibili percorsi della transizione alla genitorialità focalizzandosi sul benessere/malessere psicologico dei partner in relazione alla loro percezione della qualità della relazione di coppia. I risultati evidenziano differenti traiettorie di benessere/malessere psicologico nel periodo perinatale e una relazione tra la condizione psicologica dei partner e la loro percezione della qualità della relazione di coppia.
In the psychological literature the transition to parenthood has been always considered a critical period for the couples. This process should begin during the pregnancy, the period during which the couple’s relationship should develops from the original dyadic structure to a new triangular structure. It must be underlyned the importance of the process of “renovation” of the relationship. This process includes the acquisition of the parental role and protects relavant marital and parental aspects such as the feeding of the marital relationship. Despite couples’ awerness of the importance to cope with the changes that the transition entails, often result unprepared. In this sense the perinatal period can be seen as a potentially stressfull event. This dissertation aims to study the possible paths of transition to parenthood focusing on partener’s psychological well-being and distress in relation to their perception of the quality of the couple’s relationship. The results show different trajectories of psychological well-being and distress in the perinatal period and a relation between the couples’ psychological condition and their perception of the quality of couple’s relationship.
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NOVELLI, MARGHERITA. "BENESSERE E DISAGIO PSICHICO DEI PARTNER NELLA TRANSIZIONE ALLA GENITORIALITA'. DIFFERENTI PROSPETTIVE DI ANALISI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2870.

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La transizione alla genitorialità è da sempre considerato un periodo di criticità per la coppia, questo processo ha inizio già nella fase della gravidanza, in cui il rapporto a due comincia a modificarsi in direzione triangolare, rompendo l’originaria struttura diadica. E’ tuttavia importante che il processo di riorganizzazione della relazione, necessario all’acquisizione del ruolo genitoriale, salvaguardi gli aspetti coniugali, oltre ad includere quelli genitoriali: molte coppie, faticano ad alimentare o dimenticano lo spazio della coniugalità. In termini più generali, per quanto i partner possano essere consapevoli della necessità di far fronte ai cambiamenti, spesso risultano impreparati e, a volte, poco adattabili. In tal senso il periodo perinatale può essere vissuto come un evento potenzialmente molto stressante. Tale progetto si pone l’obiettivo di studiare i possibili percorsi della transizione alla genitorialità focalizzandosi sul benessere/malessere psicologico dei partner in relazione alla loro percezione della qualità della relazione di coppia. I risultati evidenziano differenti traiettorie di benessere/malessere psicologico nel periodo perinatale e una relazione tra la condizione psicologica dei partner e la loro percezione della qualità della relazione di coppia.
In the psychological literature the transition to parenthood has been always considered a critical period for the couples. This process should begin during the pregnancy, the period during which the couple’s relationship should develops from the original dyadic structure to a new triangular structure. It must be underlyned the importance of the process of “renovation” of the relationship. This process includes the acquisition of the parental role and protects relavant marital and parental aspects such as the feeding of the marital relationship. Despite couples’ awerness of the importance to cope with the changes that the transition entails, often result unprepared. In this sense the perinatal period can be seen as a potentially stressfull event. This dissertation aims to study the possible paths of transition to parenthood focusing on partener’s psychological well-being and distress in relation to their perception of the quality of the couple’s relationship. The results show different trajectories of psychological well-being and distress in the perinatal period and a relation between the couples’ psychological condition and their perception of the quality of couple’s relationship.
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MENDONCA, SANDRELLY DA MATTA. "LE CRISTO-LUCE NEL QUARTO VANGELO E IL TEMA DELLA LUCE IN QUMRAN: PROSPETTIVA LITTERARIA DEL QUARTO VANGELO A PARTIRE DELLA CON RELAZIONE COM LA REGOLA DELLA COMUNITÀ". PONTIFÍCIA UNIVERSIDADE CATÓLICA DO RIO DE JANEIRO, 2009. http://www.maxwell.vrac.puc-rio.br/Busca_etds.php?strSecao=resultado&nrSeq=13812@1.

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PONTIFÍCIA UNIVERSIDADE CATÓLICA DO RIO DE JANEIRO
COORDENAÇÃO DE APERFEIÇOAMENTO DO PESSOAL DE ENSINO SUPERIOR
La Regola della Comunità (1QS), documento legale rappresentante degli esseni di Qumran, e il Quarto Vangelo presentano somiglianze di vocabolario quanto al tema della luce. In questo senso, gli uomini di Qumran vengono chiamati di figli della luce; loro sono condotti dagli angeli di luce perché seguano i cammini della luce. La stessa idea fondamentale della luce è sottolineata con enfasi nelle narrative del vangelo giovanneo, dove Gesù Cristo è presentato come la luce che brilla nelle tenebre. Lui è la luce vera, la luce del mondo, la luce della vita, e i suoi credenti diventano i figli della luce. La luce è un termine utilizzato per indicare la rivelazione portata da Cristo e presente in lui. Il parallelo linguistico fra Qumran e il vangelo di Giovanni è l oggetto di studio di questa tesi. L ipotesi presentata è basata in un panorama del giudaismo qumranico nell evoluzione letteraria del Quarto Vangelo, rispetto all idea della luce riguardo a Gesù Cristo.
A Regra da Comunidade (1QS), documento legal representativo dos essênios de Qumran, e o Quarto Evangelho apresentam semelhanças de vocabulário quanto ao tema da luz. Neste sentido, os homens de Qumran são chamados de filhos da luz; eles são guiados pelos anjos de luz para seguirem os caminhos de luz. O mesmo valor fundamental da luz é enfatizado nas narrativas apresentadas no evangelho joanino, onde Jesus é apresentado como a luz que brilha nas trevas. Ele é a luz verdadeira, a luz do mundo e a luz da vida, e os que nele crêem tornam-se os filhos da luz. A luz indica assim a revelação trazida por Jesus e presente nele. Tal semelhança de vocabulário quanto à idéia de luz entre os dois contextos literários torna-se o objeto de estudo desta tese. A hipótese a ser apresentada diz respeito à presença de um pano de fundo do judaísmo qumrânico na evolução literária do Quarto Evangelho, quanto aos conceitos de luz aplicados a Jesus.
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HOLZKNECHT, ORNELLA. "Dalla scrittura autobiografica alla scrittura di introspezione: la prospettiva clinica della scrittura di se' nei linguaggi della cura". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/30153.

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Uno studio intriso di interrogativi linguistici, di significati semantici, di ricorrenze etimologiche che, muovendosi in un territorio intermedio tra riflessione pedagogica, filosofica ed etica, promuove la ricerca, la riflessione e l’analisi del ruolo pedagogico e del valore clinico della SCRITTURA DI SE’ nei linguaggi della cura. Nel delineare una cornice epistemologica della scrittura di sé che, nei processi educativi, formativi, evolutivi genera un incontro fecondo tra orientamento pedagogico, clinico e terapeutico, si rintracciano le radici del legame tra scrittura e cura. L’attenzione peculiare alla dimensione della soggettività, alla valorizzazione del pensiero e della sensibilità creativa individuale, svela la scrittura introspettiva e conduce ad esplorare le fragilità esistenziali nella parola scritta approfondendone lo studio teorico e la sperimentazione clinica. Attraverso la consulenza autobiografica, nella specificità di una relazione “dia-grafica” che favorisce processi di autoriflessione, autoanalisi, riprogettazione esistenziale conoscitiva e trasformativa, si condividono orizzonti epistemologici, ambiti di ricerca, direzioni di senso con campi disciplinari diversi, aperti al futuro dei nuovi linguaggi della cura.
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GABRIELLI, GIULIA. "INTERNATIONAL CRIMINAL LAW PERSPECTIVES ON WARTIME RAPE AS A MEANS TO SPREAD STIS (PROSPETTIVE DI DIRITTO INTERNAZIONALE PENALE IN RELAZIONE ALL'UTILIZZO DELLO STUPRO IN GUERRA PER DIFFONDERE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/916437.

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La presente tesi si concentra sulle prospettive di diritto internazionale penale ai fini di una possibile criminalizzazione della trasmissione deliberata di malattie sessualmente trasmissibili, in particolare dell’HIV, tramite la violenza sessuale legata ai conflitti armati (Conflict-related Sexual Violence, CRSV) internazionali e non internazionali. La ricerca muove i suoi passi dall’assunto che la violenza sessuale legata ai conflitti armati comporti conseguenze gravi a livello fisico, psicologico, sociale ed economico per le vittime e per le famiglie e le comunità di cui esse fanno parte. In questo contesto, i limiti della giustizia penale internazionale in generale, e della Corte Penale Internazionale (CPI) in particolare – riscontrabili nelle fasi delle indagini, dell’esercizio dell’azione penale e del giudizio rispetto ai crimini di natura sessuale e di genere – nel garantire un adeguato contrasto all’impunità per tali crimini, implicano che la repressione penale internazionale della violenza sessuale legata ai conflitti armati sia da considerarsi allo stato attuale insoddisfacente, con conseguenze concrete in termini di riparazioni e di pieno riconoscimento degli specifici danni e offese subiti dalle vittime. Nonostante i progressi significativi compiuti negli ultimi decenni dalla giustizia penale internazionale nella comprensione e nel riconoscimento della CRSV, in particolare grazie alla giurisprudenza dei Tribunali penali internazionali ad hoc e delle Corti speciali e ibride, i quali hanno contribuito notevolmente alla qualificazione delle sue diverse forme come crimini di guerra, crimini contro l'umanità e atti di genocidio, l’effettivo ed efficace contrasto all’impunità per i crimini di natura sessuale e di genere presenta tuttora sfide complesse. Partendo da queste premesse, la presente tesi si propone di approfondire le conseguenze di natura giuridica che una possibile criminalizzazione della trasmissione intenzionale di malattie trasmesse sessualmente, in particolare dell’HIV, tramite la violenza sessuale legata ai conflitti armati, nello specifico lo stupro, potrebbe comportare nell’ambito della normativa applicabile nel quadro della CPI, nonché del diritto internazionale consuetudinario. A tal proposito, la trattazione si articola sulla base di tre ipotesi principali. Innanzitutto, la prima prospettiva analizzata concerne la possibilità che la trasmissione intenzionale di malattie sessualmente trasmissibili tramite lo stupro, in assenza di fattispecie applicabili alla condotta in oggetto allo stato attuale, possa essere perseguita sulla base delle disposizioni generali esistenti. In secondo luogo, l’analisi è dedicata alla discussione in merito ad una ipotetica applicazione alla condotta in oggetto delle norme del diritto internazionale umanitario (DIU) che regolano i mezzi e metodi di guerra, e in particolare delle norme che proibiscono l’impiego di agenti biologici in guerra, sia nel quadro della CPI che del diritto consuetudinario. La terza prospettiva analizzata e discussa, infine, concerne la possibile introduzione di disposizioni ad hoc volte a una esplicita criminalizzazione della condotta in oggetto, tenendo conto da un lato delle linee guida adottate da istituzioni competenti in materia a livello internazionale, nonché delle implicazioni della condotta in termini di salute sessuale e riproduttiva.
The present thesis focuses on Conflict-related Sexual violence (CRSV) and, in particular, on the perspectives of international criminalization of wartime rape as a means to spread sexually transmitted infections (STIs), notably HIV. The research has been motivated by the evidence that CRSV, in all its forms, causes detrimental consequences for the victims, at an individual level – considering the physical, medical, and psychological implications that it carries –, but also with respect to their communities – in terms of stigma, discrimination and economic and social exclusion. Against this background, the obstacles and limits facing international criminal justice virtually hamper adequate investigations, prosecutions, and adjudication for sexual and gender-based crimes, notably under the framework of the International Criminal Court (ICC). Despite the enormous advancements in the understanding, recognition, and prosecution of sexual and gender-based crimes through global criminal justice, namely through the work of the ad hoc and hybrid International Tribunals and Courts, the analysis carried out attempts to demonstrate that the path towards ending impunity for these crimes at an international level indeed remains challenging due to various factors. This said, the research aims at unveiling and discussing the purposes of international criminal law application to the recognition of the unique harm inflicted on the victims of CRSV that are additionally infected with sexually transmitted diseases, and particularly HIV. In order to discuss the potential criminalization of the use of rape with the intent of transmitting STIs and HIV in the context of international and non-international armed conflicts, the research has been articulated on three main hypotheses: (i) the possibility of charging the conduct as a war crime, crime against humanity and/or crime of genocide under the ambit of the existing prohibited acts pertaining to each crime; (ii) the possibility of applying international humanitarian law (IHL) rules regulating the means and methods of warfare, the so-called “weapons framework”, and especially those relating to the employment of biological and bacteriological agents in warfare; and (iii) the perspective on whether the introduction of specific provisions that explicitly criminalize the intentional transmission of HIV and other STIs as a means of rape would be deemed advisable or desirable within the framework of international criminal law and under which circumstances.
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Tau, P. "EVOLUZIONE DEL TROPISMO DI HIV-1 IN RELAZIONE ALLE MODIFICAZIONI DI LINFOCITI CD4 E VIREMIA E AL TRATTAMENTO: STUDIO PROSPETTIVO DI COORTE IN PAZIENTI CON INFEZIONE ACUTA/RECENTE E PAZIENTI AIDS PRESENTERS". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/229737.

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BACKGROUND: Acute infection and AIDS are more extreme phases of the natural history of HIV infection and the evolution of the virus. The acute infection represents a boost in plasma viremia, even before the immune system is able to prepare a neutralizing response to contain the infection. AIDS represents a decrease in immune competence after a stage of clinical latency. The sequence analyses from amplification of the V3 region of gp120 within the env gene and the correlation with the development of immuno-virological profile of patients in our study allowed us to draw conclusions after comparing the two different phases of the disease. METHODS: We enrolled 36 patients with acute/recent infection (n=20) or AIDS presenters (n=16). V3 sequences were obtained and co-receptor tropism was predicted using the Geno2pheno[coreceptor] algorithm. We analyzed various immuno-virological parameters in relation to the initial tropism of the virus: HIV-RNA, T CD4+ cells, (count and percentage) at baseline, at 6 and 12 months; T CD8+ cells (count) and CD4+/CD8+ ratio at baseline; HIV-RNA zenith and T CD4+ cells nadir. Phylogenetic analysis was performed using bioinformatic tools. RESULTS: Our results demonstrated that a reconstitution of the immune system, evaluated as absolute recovery of CD4+ T cells from baseline to six months in both patient groups, showed a more favorable trend in patients with R5 compared to X4. This was most evident in acute/recent infection (R5: 256.5 cells / μL; X4: 114 cells / μL) compared to the advanced stage of AIDS (R5: 81 cells / μL; X4: 71 cells / μL). Multivariate analysis performed to assess the independent determinants of immune reconstitution showed a correlation with the two variables of considerable interest in the group of acute/recent infections: a positive correlation between the R5 tropism and the number of CD4 cells in both arms, at 6 and 12 months after therapy. Moreover, this analysis showed that, notwithstanding viral tropism, the gain in the number of CD4+ cells in the course of therapy at six months had an inverse correlation with the level of CD4+ cells at baseline. The risk associated with the advanced stage of the disease (i.e. CD4 counts ≤ 200 cells/μL in the arm of AIDS presenters) in accordance with the genotypic tropism confirmed the association between low values of FPR and more advanced stages of the disease. CONCLUSIONS: Evolution of the V3 hypervariable region of gp120 located within the env gene, determining the tropism of the virus, influences the immuno-virological trend in the two cohorts of patients with an acute/recent infection and with an AIDS presentation.
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migliorini, damiano. "Ontologie Relazionali e Metafisica Trinitaria. Bilanci e Prospettive". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11562/994268.

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La ricerca esamina la possibilità di formulare un teismo trinitario attraverso l’elaborazione di un’ontologia relazionale e una metafisica trinitaria, invocata sovente come soluzione ai dilemmi del teismo classico. A un Dio internamente molteplice e relazionale dovrebbe corrispondere – questa è l’ipotesi – un mondo in cui molteplicità e relazionalità siano un riflesso della natura trinitaria di Dio. L’indagine è stata compiuta su livelli differenti: si è valutato se la Trinità sia un paradigma efficace e le eventuali aporie che esso genera; si è cercato di comprendere se tale paradigma relazionale abbia un corrispettivo in ontologia. L’ontologia trinitaria-relazionale, infatti, è ancora più un auspicio che una realtà, nonostante esistano vari tentativi di formulare ontologie relazionali. Un bilancio di questi tentativi è tratteggiato attraverso cinque capitoli. Cap. 1: si è chiarito il ruolo della “relazione” nel sistema delle categorie ontologiche, esponendo una breve “storia della categoria di relazione” attraverso autori antichi, medievali e moderni. Individuare le categorie ontologiche è importante perché la loro diversa formulazione distingue la metafisica della sostanza da quella relazionale. Cap. 2: dall’incursione ‘storica’ è emersa la necessità di creare una tassonomia delle relazioni, descritta in questo secondo capitolo. Ciò consente di riferirsi, nelle argomentazioni, a tipi di relazioni e a caratteristiche dei diversi tipi. Cap. 3: si è esaminato il “regresso di Bradley” come regresso intra-oggettuale e infra-oggettuale. Questo secondo dispiega i suoi effetti quando applicato alla relazione di causa. Nel capitolo vengono prese in esame alcune posizioni sulla causalità e come essa debba essere intesa per poter formulare un’ontologia relazionale. Cap. 4: in questo capitolo viene analizzato il dibattito analitico contemporaneo sulla Trinità. La tesi esposta nel capitolo è che la Trinità rimane una teoria contraddittoria. Le “nove strategie” proposte mostrano però come tutti i teismi postulino qualcosa di simile al dogma trinitario: una forma di molteplicità e relazionalità trascendentali divine. Se ciò è vero, la Trinità è una scelta ragionevole, in mancanza di alternative meno contraddittorie. Cap. 5: si torna su questioni ontologiche, esaminando varie ontologie relazionali e la loro applicazione in filosofia della religione. Esse implicano relazioni trascendentali reali, le stesse usate per descrivere la Trinità. Esse sono, dunque, allo stesso tempo impossibili e inevitabili: ogni ontologia trasforma le entità o le relazioni in relazioni trascendentali reali. È impossibile sostituire la nozione di sostanza con la nozione di processo o relazione, sia nel parlare di Dio che nel parlare delle entità fondamentali. L’ipotesi avanzata è che la nozione di gunk-junk sia l’unica che possa tradurre la relazionalità fin qui cercata in un modello ontologico. La parte centrale del capitolo descrive dunque pregi e difetti di un’ontologia eventista-infinitesimante (EIO) basata sul gunk, e la sua fruibilità nel discorso teista. Ogni entità fondamentale è descritta tramite i trascendentali di entità, relazionalità, unità, molteplicità. EIO non elimina la sostanza, bensì la vuole pensare con il trascendentale della relazionalità. Se il gunk è la migliore ontologia che abbiamo, anche nel mondo abbiamo il mistero di una distinzione che non è divisione. Questo trova una spiegazione ultima nella metafisica teista (EIM): Dio crea in Sé e la sua sostanza trinitaria viene “circoscritta” dall’essenza degli enti. L’infinito di Dio fa spazio in Sé a qualcosa di nuovo. Le sostanze del mondo mantengono traccia della natura divina, pur nella Sua “contrazione”. EIO e EIM sono un compromesso tra relazionismo e sostanzialismo: pur se nell’apofaticità, su queste basi una filosofia trinitaria è possibile.
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FACHIN, STEFANO. "Il diritto nella prospettiva della Scuola di Marburgo. Principi, relazione, atti". Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11573/1662732.

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Il presente studio si propone di analizzare il fenomeno della giuridicità a partire dalle tesi teoretiche sviluppate dalla scuola di Marburgo e dai suoi autori di riferimento (Hermann Cohen, Paul Natorp, Ernst Cassirer). Definito prioritariamente il ruolo (e lo scopo) del diritto che si evidenzia nei percorsi speculativi dei tre filosofi, il presente lavoro si snoda attraverso tre tematiche principali: i principi giuridici (tra cui, i principi "primi'" di libertà e causalità), visti nella loro chiave funzionale in una connotazione logico-trascendentale, enucleati come momenti fondativi del diritto; la relazione giuridica, declinata come relazione di determinazione e di possibilità determinativa in generale; gli atti della giuridicità, osservati come veri punti di emersione del giuridico nell'esistenza sociale, in contrasto con la teorizzazione fenomenologica dell'intenzionalità propugnata da Husserl.
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NAPOLEONE, LAURA. "Valutazione della funzione piastrinica in relazione alle variazioni ormonali del ciclo mestruale: prospettive di genere". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1043829.

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Introduzione - Le malattie aterotrombotiche sono la causa di circa il 25% di tutte le morti nei soggetti di sesso femminile e rappresentano inoltre patologie ad elevata morbilità e costo socio-sanitario. Esistono differenze di incidenza, modalità di presentazione e risposta alla terapia antipiastrinica relate al genere che rimangono, tuttora, ampiamente inspiegate. Tra i meccanismi chiamati in causa vi sono le differenze nella reattività piastrinica. Obiettivo dello studio: Valutare se esista una relazione tra indici di attivazione piastrinica e variazioni degli ormoni sessuali durante un fisiologico ciclo mestruale regolare. Materiali e Metodi - Sono state incluse nello studio 22 donne in età fertile (28 ± 2 giorni) sane, di età compresa tra i 18 e i 40 anni. In ogni soggetto sono stati valutati il profilo ormonale a tempo 1, 5, 14, 21 giorni del ciclo mestruale e gli indici di attivazione piastrinica [misurata mediante marcatori di attivazione piastrinica in vivo, quali la produzione di trombossano B2 (TxB2) ed i livelli circolanti di CD40L e P-selectina]. Risultati - I valori di TxB2 sono risultati significativamente aumentati, rispetto al basale, a 7 e 21 giorni (p=0.003 e p<0.001, rispettivamente), mentre al 14° giorno, in corrispondenza del picco estrogenico, sono risultati significativamente ridotti (p<0.02 vs. T2, p<0.001 vs. T4). I livelli di P-selectina solubile sembrano avere un comportamento similare. Tuttavia, non esiste una correlazione diretta tra profilo ormonale e attivazione piastrinica in nessun momento del ciclo. Peraltro, i valori di TxB2 rispetto ai valori mediani di estrogeno, valutati in ogni momento del ciclo, sono significativamente più bassi quando i livelli di estrogeni superano la mediana dell’intera distribuzione (p<0.02). Conclusioni - I bassi livelli di TxB2 sierico osservati nel momento del picco estrogenico così come la relazione indiretta tra i due parametri supportano il cosiddetto «ruolo protettivo» dell’estrogeno nelle donne in età fertile nei confronti delle malattie aterotrombotiche. Tuttavia, l’ampia modulazione dei parametri di attivazione piastrinica durante le fasi del ciclo potrebbe giustificare l’interazione di recettori ormonali sull’attivazione piastrinica spiegando, in parte, la diversa risposta all’aspirina nelle donne sia in prevenzione primaria che secondaria. La possibile variabilità della lunghezza della fase post-ovulatoria intra soggetti potrebbe spiegare la mancata correlazione lineare tra i parametri ormonali e quelli di attivazione piastrinica analizzati. Ciò limita lo studio e rende necessario l’ampliamento della casistica.
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Podetta, Marco. "Presupposti e prospettive delle linee di riforma dei Regolamenti parlamentari in relazione all'evoluzione della forma di governo". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11562/960767.

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Nel presente lavoro si ricostruiscono i tratti essenziali delle modifiche apportate ai Regolamenti parlamentari nel XX secolo che hanno condotto alla formulazione attualmente vigente delle regole relative all’organizzazione e al funzionamento delle Assemblee legislative, provando ad individuare il filo rosso che ha legato i diversi sforzi riformatori nei differenti contesti storici e politici nei quali sono stati portati a compimento. Nell’effettuare questa operazione si cerca in particolare di mettere in luce come le spinte riformatrici manifestatesi sul piano della regolamentazione parlamentare abbiano interagito con il concreto atteggiarsi della forma di governo. Si procede poi alla descrizione del contenuto e della portata delle due globali proposte di riforma organica del Regolamento della Camera dei deputati presentate nell’ambito dei lavori portati avanti in seno alla Giunta per il Regolamento di Montecitorio nella prima fase della XVII Legislatura, le quali hanno seguito delle direttrici di modifica sensibilmente differenti fra loro, sulla base della diversa considerazione degli interventi da apportare sul piano della disciplina interna camerale ritenuti necessari al fine di rivitalizzare l’istituzione parlamentare. Nell’ultima parte dello scritto, alla luce dei principali dati sulla quantità e la qualità della legislazione e della prassi parlamentare, si prova ad evidenziare come le cattive performances fatte registrare dalle dinamiche sottese al concreto dipanarsi della forma di governo italiana non siano da imputarsi tanto a inadeguate regole giuridiche sul piano regolamentare – ma anche elettorale e Costituzionale – e più nello specifico alla farraginosità delle regole che disciplinano le procedure legislative, quanto piuttosto soprattutto a limiti del sistema politico. In conclusione si rimarca quindi la necessità di un cambio di prospettiva rispetto all’indirizzo predominante assunto ormai da diversi anni, non dimostrandosi necessario procedere ad una ulteriore accelerazione dell’iter legislativo né tantomeno ad un ulteriore rafforzamento delle prerogative governative in Parlamento in ossequio ad una male intesa aspirazione maggioritaria, pur senza negare l’opportunità di alcuni interventi riformatori che coinvolgano anche la disciplina interna delle Camere, dovendosi invece innanzitutto cercare di rilegittimare le procedure parlamentari dando effettività alla regole che le disciplinano.
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MASTROLUCA, DANIELA. "Studio longitudinale prospettico volto a valutare la relazione tra microRNA e fibrosi renale nella malattia renale policistica autosomica dominante". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1640223.

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Scopo dello studio Analizzare microRNA specifici coinvolti nella patogenesi dell’ADPKD e nello sviluppo della fibrosi, valutando il loro potenziale ruolo come predittori di perdita di funzione renale e correlare i dati alla presenza di tessuto fibrotico renale. Materiali e metodi In 32 pazienti ADPKD con diverso grado di funzione renale, l’eGFR (CKD-EPI) è stato valutato a T0 e T1 (24 mesi). A T0 è stato eseguito un prelievo di campione di plasma per l’analisi quantitativa dell’espressione dei microRNA h-miR-17-5p, h-miR-21-5p e h-miR-199a-5p, mediante metodica qRT-PCR (miRNeasy Serum/Plasma Kit (Qiagen)) e una RM 3T, mediante un protocollo d’imaging RM avanzato, per la quantificazione del volume renale totale (TKV), perfusionale (TPV) e fibrotico (TFV). Risultati I microRNA analizzati sono risultati correlati tra loro (r=0.51 per h-miR21-5p e h-miR17-5p; r=0.43 per h-miR21-5p e miR-199a-5p; r=0.31 per h-miR17-5p e miR-199a-5p, p<0.05). L’espressione di h-miR17-5p è risultata maggiore (p<0.05) nei pazienti ADPKD con rapida progressione di malattia (RP). h-miR-17-5p, h-miR-21-5p e h-mir-199-5p hanno mostrato una correlazione positiva e significativa con l’eGFR Slope (mL/min/1.73 m2/anno) (rispettivamente r=0.34, r=0.41, r=0.37, p<0.05) e non con l’eGFR sia a T0 che T1. Sono risultati positivamente e significativamente correlati a h-miR 21-5p e h-miR 199-5p sia il TFV (cm3) (rispettivamente r=0.38, r=0.34, p<0.05) sia l’hATFV (cm3/m) (rispettivamente r=0.40, r=0.36, p<0.05), ma non il TKV (cm3) e l’hATKV (cm3/m). Conclusioni I microRNA studiati sono risultati associati alla fibrosi e alla sopravvivenza renale, confermando il loro possibile ruolo come biomarcatori, in grado di identificare pazienti ADPKD ad alto rischio di progressione di malattia indipendentemente dal grado di funzione renale e quindi idonei ad una terapia medica, rappresentando un target terapeutico volto all’utilizzo di antimir e definendo nuovi possibili meccanismi molecolari alla base della cistogenesi.
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