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Tesis sobre el tema "Prosa italiana e romena"

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1

FIORILLO, Alessandro. "Pasolini in controluce. Cinema, poesia, prosa". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2021. http://hdl.handle.net/11384/109484.

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Milani, Filippo <1983&gt. "Retorica come dissimulazione. Il ritmo della prosa manganelliana". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4951/1/milani_filippo_tesi.pdf.

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Resumen
La tesi è incentrata sull'analisi dell'organizzazione retorica della prosa di Giorgio Manganelli, indagando il sistema ritmico attraverso il quale l'autore è in grado di creare un fluire sintattico che sfugge alle classificazioni di genere. Per Manganelli, infatti, il linguaggio è solamente organizzazione di se stesso, e perciò la scrittura ruota attorno a un centro narrativo vuoto, dissimulando l'assenza di necessità. Egli è un retore puntuale dotato di una straordinaria abilità compositiva, che gli consente di mettere in scena l'ambiguità insita nella retorica. Per affrontare questa analisi è stato opportuno avvalersi della critique du rythme ideata da Henri Meschonnic, a partire dalle riflessioni di Emile Benveniste sul concetto eracliteo di ritmo, poiché essa fornisce una prospettiva duttile, dinamica e svincolata da pregiudizi critici. Meschonnic infatti considera il ritmo non come schema metrico ma in quanto organizzazione del senso nel discorso, volto alla signifiance del testo. In quest'ottica si è tentato di costruire un percorso attraverso le opere di Manganelli per descrivere il sistema retorico su cui si fonda la sua scrittura, a partire dai materiali del suo laboratorio (poesie, prose, appunti di diario, scambi epistolari) fino all'ideazione di discorsi pseudo-teologici che si presentano come allegoria stessa della scrittura. Si sono analizzati in particolare la trasposizione letteraria della tecnica musicale della variazione in Nuovo commento (1969), e il ritmo del periodo ipotetico in Rumori o voci (1987), testo emblematico della ricerca di Manganelli sulle potenzialità del linguaggio. Infine la prosa manganelliana è stata messa a confronto con quella di altri importanti autori italiani del Novecento (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), al fine di comparare tra loro diverse organizzazioni ritmiche del linguaggio, e ricollocando così Manganelli al centro del panorama letterario italiano con tutta la sua eversiva marginalità.
This thesis focuses on the analysis of the rhetorical organization of Giorgio Manganelli's prose, investigating the rhythmical system by which the author is able to create a syntactic flow that escapes the genre classifications. According to Manganelli, the language is only organization of itself, and therefore the writing turns around a empty narrative center, in order to disguise the absence of necessity. He is a rhetorician with an extraordinary compositional skill that allows him to stage the ambiguities inherent in the rhetoric. To approach this analysis it seemed appropriate to use the critique du rythme that Henri Meschonnic designed starting from the ideas of Emile Benveniste on the Heraclitean concept of rhythm, as it provides a flexible and dynamic perspective. Meschonnic considers the rhythm not as a metrical scheme but as an organization of meaning in discourse, aimed at the signifiance inside the text. In this perspective, we tried to build a path through Manganelli' works, in order to describe the rhetorical system on which he bases his writing, from the materials of his laboratory (poetry, prose, diary notes, correspondence) until the pseudo-theological discourses, which appear to be an allegory of writing itself. We analyzed in particular the literary transposition of musical technique of variation in Nuovo commento (1969), and the rhythm of the conditional clause in Rumori o voci (1987), the emblematic text of Manganelli's research about the potential of language. Finally Manganelli's prose was compared with other Italians authors of the twentieth century (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), in order to compare different rhythmical organization of language; by this operation, we aim to replace Manganelli, with his subversive marginality, in the center of Italian literary scene.
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Milani, Filippo <1983&gt. "Retorica come dissimulazione. Il ritmo della prosa manganelliana". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4951/.

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Resumen
La tesi è incentrata sull'analisi dell'organizzazione retorica della prosa di Giorgio Manganelli, indagando il sistema ritmico attraverso il quale l'autore è in grado di creare un fluire sintattico che sfugge alle classificazioni di genere. Per Manganelli, infatti, il linguaggio è solamente organizzazione di se stesso, e perciò la scrittura ruota attorno a un centro narrativo vuoto, dissimulando l'assenza di necessità. Egli è un retore puntuale dotato di una straordinaria abilità compositiva, che gli consente di mettere in scena l'ambiguità insita nella retorica. Per affrontare questa analisi è stato opportuno avvalersi della critique du rythme ideata da Henri Meschonnic, a partire dalle riflessioni di Emile Benveniste sul concetto eracliteo di ritmo, poiché essa fornisce una prospettiva duttile, dinamica e svincolata da pregiudizi critici. Meschonnic infatti considera il ritmo non come schema metrico ma in quanto organizzazione del senso nel discorso, volto alla signifiance del testo. In quest'ottica si è tentato di costruire un percorso attraverso le opere di Manganelli per descrivere il sistema retorico su cui si fonda la sua scrittura, a partire dai materiali del suo laboratorio (poesie, prose, appunti di diario, scambi epistolari) fino all'ideazione di discorsi pseudo-teologici che si presentano come allegoria stessa della scrittura. Si sono analizzati in particolare la trasposizione letteraria della tecnica musicale della variazione in Nuovo commento (1969), e il ritmo del periodo ipotetico in Rumori o voci (1987), testo emblematico della ricerca di Manganelli sulle potenzialità del linguaggio. Infine la prosa manganelliana è stata messa a confronto con quella di altri importanti autori italiani del Novecento (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), al fine di comparare tra loro diverse organizzazioni ritmiche del linguaggio, e ricollocando così Manganelli al centro del panorama letterario italiano con tutta la sua eversiva marginalità.
This thesis focuses on the analysis of the rhetorical organization of Giorgio Manganelli's prose, investigating the rhythmical system by which the author is able to create a syntactic flow that escapes the genre classifications. According to Manganelli, the language is only organization of itself, and therefore the writing turns around a empty narrative center, in order to disguise the absence of necessity. He is a rhetorician with an extraordinary compositional skill that allows him to stage the ambiguities inherent in the rhetoric. To approach this analysis it seemed appropriate to use the critique du rythme that Henri Meschonnic designed starting from the ideas of Emile Benveniste on the Heraclitean concept of rhythm, as it provides a flexible and dynamic perspective. Meschonnic considers the rhythm not as a metrical scheme but as an organization of meaning in discourse, aimed at the signifiance inside the text. In this perspective, we tried to build a path through Manganelli' works, in order to describe the rhetorical system on which he bases his writing, from the materials of his laboratory (poetry, prose, diary notes, correspondence) until the pseudo-theological discourses, which appear to be an allegory of writing itself. We analyzed in particular the literary transposition of musical technique of variation in Nuovo commento (1969), and the rhythm of the conditional clause in Rumori o voci (1987), the emblematic text of Manganelli's research about the potential of language. Finally Manganelli's prose was compared with other Italians authors of the twentieth century (Pavese, Gadda, Camporesi, Celati), in order to compare different rhythmical organization of language; by this operation, we aim to replace Manganelli, with his subversive marginality, in the center of Italian literary scene.
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Silva, Valmir Luis Saldanha. "O mal de viver na poesia de Luigi Pirandello /". Araraquara, 2016. http://hdl.handle.net/11449/141530.

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Resumen
Orientador: Sérgio Mauro
Banca: Ivair Carlos Castelan
Banca: Alfredo Bossi
Resumo: O autor Luigi Pirandello (1867-1936) é, sem dúvidas, um dos mais importantes escritores da passagem do século XIX para o século XX. Já tendo sido reconhecido pela crítica por suas inovações teatrais e suas boas construções em prosa, resolvemos colocar a poesia como centro de nossa investigação. Desmentindo o que certa crítica apressada propagou nos últimos tempos, demonstramos que a poesia de Pirandello não se limitou ao início de seu trabalho literário, mas acabou se fazendo presente em praticamente toda a carreira do escritor. Assim, empenhamo-nos em demonstrar que já nas poesias juvenis do autor um mesmo obsessivo tema lhe aparecia como constituinte principal de sua literatura, o "male di vivere", a que denominaremos mal de viver. Essa transição de gêneros não é, de modo algum, destituída de senso estético próprio do autor siciliano, ao contrário, ela denuncia a visão de mundo que suas obras contemplam. Para tanto, dissecamos o mal triste de viver que escapa dos textos de Pirandello, de tal forma a descolá-lo do momento histórico a que está preso e materializá-lo como conceito teórico, filosófico e antifilosófico dentro da poesia do autor siciliano, mas também demonstrando várias ramificações na obra de Pirandello como um todo. Seguimos, para isso, as lições de De Castris, Storia di Pirandello (1982), Alfredo Bosi, O ser e o tempo da poesia (2000), Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri (1921), Jean-Paul Sartre O existencialismo é um humanismo (1970) e empenhamo-nos em tr... (Resumo completo, clicar acesso eletrônico abaixo)
Abstract: The author Luigi Pirandello (1867-1936) is undoubtedly one of the most important writers of the late nineteenth century to the twentieth century. Having already been recognized by critics for his theatrical innovations and their good buildings in prose, we decided to put poetry at the center of our research. Denying what certain hurried criticism spread in recent times, we will demonstrate that the poetry of Pirandello was not limited to the beginning of his literary work, but ended up doing this in virtually all the writer's career. Thus, we strive to show that already in youth poetry of the author the same obsessive theme appeared to him as the main constituent of your own literature, the "male di vivere" that will call evil of live (mal de viver). This transition of genres is not, in any way, devoid of own aesthetic sense of the Sicilian author, instead, it denounces the subject view of the world that his works include. Therefore, we dissect the evil of life that is contained in Pirandello's work to remove it from the historical moment that is trapped and materialize it as theoretical, philosophical and unphilosophical concepts within the Sicilian author poetry, but also demonstrating several branches in the work of Pirandello as a whole. We continue to do so, the lessons of De Castris, Storia di Pirandello (1982), Alfredo Bosi, O ser e o tempo da poesia (2000), Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri (1921), Jean-Paul Sartre, O existencialismo é um humanismo (1970), and w... (Complete abstract click electronic access below)
Mestre
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Crocco, Claudia. "Poesia senza verso. La poesia in prosa in Italia". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2017. https://hdl.handle.net/11572/369296.

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Resumen
Questo lavoro ripercorre la storia della poesia in prosa in Italia nel Novecento. . Inizialmente vengono considerate le interazioni fra prosa e poesia in seguito all’influenza della traduzione di opere straniere nell’Ottocento, parallelamente alla nascita del poemetto in prosa e del verso libero. Quindi viene fornito un inquadramento storico della koiné letteraria di inizio Novecento presso la quale la poesia in prosa diventa una forma privilegiata. La poesia in prosa viene considerata il genere della modernità italiana: ciò è spiegato attraverso la ricostruzione del contesto letterario (la polemica contro il romanzo, la nascita del verso libro, l’ibridazione dei generi letterari). Infine, la poesia in prosa viene esaminata alla luce delle teorie sul modernismo italiano. Le opere esaminate in modo più analitico appartengono a cinque autori, considerabili case study: Giovanni Boine, Dino Campana, Pietro Jahier, Camillo Sbarbaro, Scipio Slataper.L’ultima parte della tesi è dedicata alla poesia in prosa a partire dagli anni Settanta. Il quinto capitolo è di tipo monografico, ed è incentrato sull’opera di Giampiero Neri. Gli ultimi due capitoli hanno di nuovo un taglio storico: il decennio che va dal 2001 al 2010 è considerato più in dettaglio, specularmente a quanto già fatto per il periodo 1908-1919.
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LOMBARDINILO, ANDREA. "Leopardi: la bellezza del dire: scrittura e modernità nella crestomazia italiana della prosa". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/202597.

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Pubblicata nel 1827 presso l’editore Stella di Milano, la Crestomazia italiana della prosa segna la prima apparizione in Italia di un nuovo istituto letterario: l’antologia per brani scelti mirata a fornire non più soltanto una mera rassegna di esempi di «bello scrivere», ma un quadro d’assieme della letteratura italiana. Per riuscire nell’impresa Leopardi sfrutta a fondo i libri della biblioteca paterna, preleva brani di prosa prelevati da una quantità sterminata di volumi: ma non si limita a trascriverli e a riportarli integralmente nella sua antologia, ma li adatta, talvolta plasmandoli e modificandoli secondo le necessità redazionali. Il risultato è un’opera che rompe gli schemi: così facendo Leopardi mette in discussione il canone critico della letteratura italiana stabilito dalla tradizione, cercando di renderla intellettualmente accattivante e moderna. Ne risulta un’opera affatto personale. Al di là delle reazioni accese e polemiche dei contemporanei, va rilevata la portata comunicativa e sociale dell’antologia della Crestomazia, dove anche la semplice comunicazione di nozioni e pensieri partecipa del meccanismo generale dell’opera. La presente ricerca mira a scandire le vicende redazionali dell’opera e a ricostruire il contesto sociale e culturale in cui prende forma il progetto dell’antologia, destinata ad un mercato editoriale in rapida evoluzione. Allo stesso tempo il lavoro si propone di indagare il modus operandi del redattore, attraverso l’indagine filologica di tre sezioni dell’opera (Filologia, Filosofia pratica e Filosofia speculativa). La ricerca è volta anche a individuare le rispondenze tematiche e stilistiche tra i brani della Crestomazia e la produzione in versi e in prosa del poeta, soprattutto lo Zibaldone. Il tutto inserito nel contesto più ampio del rinnovamento culturale in atto sul principio dell’Ottocento di cui Leopardi è protagonista indiscusso, nella fase in cui la letteratura assume valenze comunicative non trascurabili
Published in 1827 by the Milan editor “Stella”, the “Crestomazia italiana della prosa” is the first ever example of a new literary institute: a selected anthology not only willing to choose “beauty” in written works, but trying to give the reader the chance of a complete “painting” of Italian literature. To achieve this goal, Leopardi deeply searches in his father library, but not only transfers in the anthology part of the books as they appear, but tries to adapt them to his “Crestomazia”. The final result is a breaking schemes work: in this way Leopardi innovates literary criticism tradition, trying to write in a much more modern and fascinating way. The anthology definitely communicates directly to the reader, and the simple thoughts and knowledge writing is itself part of the work engine. This research wills to analyze the masterpiece, connecting it to the Leopardi’s cultural and social context, in which takes form the anthology project. Meanwhile another research will is to investigate the author’s “modus operandi”, through a philological analysis of three “Crestomazia” sections (Philology, Practical Philosophy and Speculative Philosophy). Last goal is to connect the “Crestomazia” selection to the Leopardi poems, mostly the “Zibaldone”. Both written in the early 19th century, a period of time where Leopardi is considered one of the leading actors
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GIORDANO, CARLO. "LA MITIGAZIONE NELLA PROSA SCIENTIFICO-ACCADEMICA ITALIANA E NELLA PROSPETTIVA DELL'INSEGNAMENTO DELL'ITALIANO LS". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40179.

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Resumen
La presente ricerca, che si inserisce negli ambiti della pragmatica, della linguistica testuale e della linguistica applicata, analizza il fenomeno della mitigazione all’interno di un corpus di 25 articoli scientifici in italiano, con l’intento di comprendere meglio questo fenomeno pragmatico nel suo contesto di azione. Si cerca quindi di rispondere ad alcune domande riguardanti forme, funzioni e domini testuali della mitigazione. Per riuscire in ciò, si è elaborato un approccio pragmatico integrato, derivato dal modello tripartito di Caffi (2007), basato sulla nozione di scope (contenuto proposizionale, dimensione illocutiva e origine deittica dell’enunciato), e dalla lunga tradizione di studi di stampo funzionalista. Si presentano quindi i primi risultati di questa ricerca originale, sia da un punto di vista qualitativo sia qualitativo. Infine, tale ricerca investiga alcune possibili implicazioni per l’insegnamento dell’italiano LS in ambito accademico, offrendo a quanti coinvolti nell’insegnamento, sia in qualità di ricercatori che di insegnanti, alcune prime conclusioni, strumenti e risorse immediatamente utilizzabili per la progettazione di percorsi formativi volti allo sviluppo di sensibilità testuali e di genere e di abilità come quella di scrittura accademica, definibili comunicative, accademiche e transferable, , abilità cruciali per qualunque studente universitario che intenda completare con successo il proprio percorso di studi.
This research, framed into the domain of pragmatics, textual linguistics and applied linguistics, aims to analyse mitigation phenomena within a 25 Italian RA’s corpus, to contribute to a better comprehension of these phenomenon in its context of action. More in details, this work attempts to answers to some questions regarding forms, functions and text domains of mitigation. In order to do so, an integrated pragmatic approach was elaborated, derived from Caffi’s tripartite model (2007), based on the notion of scope (propositional content, illocutionary dimension and deictic origin), and on the tradition of literature in a functionalist perspective. The first results of this original investigation, both qualitative and quantitative, will be presented. Furthermore, this research investigates some possible implications in the domain of Italian as FL teaching, and some potential implementations. It provides then, to those involved in teaching Italian LS in academic context, as both teacher and researcher, some first conclusions, tools and resources immediately expendable to design language formation paths, meant to develop textual and genre sensibility as well as competences and skills, like academic writing, defined communicative, academic and transferable, which are crucial for any kind of student to achieve success in their studies.
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GIORDANO, CARLO. "LA MITIGAZIONE NELLA PROSA SCIENTIFICO-ACCADEMICA ITALIANA E NELLA PROSPETTIVA DELL'INSEGNAMENTO DELL'ITALIANO LS". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40179.

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La presente ricerca, che si inserisce negli ambiti della pragmatica, della linguistica testuale e della linguistica applicata, analizza il fenomeno della mitigazione all’interno di un corpus di 25 articoli scientifici in italiano, con l’intento di comprendere meglio questo fenomeno pragmatico nel suo contesto di azione. Si cerca quindi di rispondere ad alcune domande riguardanti forme, funzioni e domini testuali della mitigazione. Per riuscire in ciò, si è elaborato un approccio pragmatico integrato, derivato dal modello tripartito di Caffi (2007), basato sulla nozione di scope (contenuto proposizionale, dimensione illocutiva e origine deittica dell’enunciato), e dalla lunga tradizione di studi di stampo funzionalista. Si presentano quindi i primi risultati di questa ricerca originale, sia da un punto di vista qualitativo sia qualitativo. Infine, tale ricerca investiga alcune possibili implicazioni per l’insegnamento dell’italiano LS in ambito accademico, offrendo a quanti coinvolti nell’insegnamento, sia in qualità di ricercatori che di insegnanti, alcune prime conclusioni, strumenti e risorse immediatamente utilizzabili per la progettazione di percorsi formativi volti allo sviluppo di sensibilità testuali e di genere e di abilità come quella di scrittura accademica, definibili comunicative, accademiche e transferable, , abilità cruciali per qualunque studente universitario che intenda completare con successo il proprio percorso di studi.
This research, framed into the domain of pragmatics, textual linguistics and applied linguistics, aims to analyse mitigation phenomena within a 25 Italian RA’s corpus, to contribute to a better comprehension of these phenomenon in its context of action. More in details, this work attempts to answers to some questions regarding forms, functions and text domains of mitigation. In order to do so, an integrated pragmatic approach was elaborated, derived from Caffi’s tripartite model (2007), based on the notion of scope (propositional content, illocutionary dimension and deictic origin), and on the tradition of literature in a functionalist perspective. The first results of this original investigation, both qualitative and quantitative, will be presented. Furthermore, this research investigates some possible implications in the domain of Italian as FL teaching, and some potential implementations. It provides then, to those involved in teaching Italian LS in academic context, as both teacher and researcher, some first conclusions, tools and resources immediately expendable to design language formation paths, meant to develop textual and genre sensibility as well as competences and skills, like academic writing, defined communicative, academic and transferable, which are crucial for any kind of student to achieve success in their studies.
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BATTAGLINI, RAFFAELLA. "Prosa, mondo e verità in Alessandro Manzoni: rilievi retorici". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1856.

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Resumen
Il lavoro nasce come prosecuzione del saggio del Professor Langella "Manzoni poeta teologo". Consta di tre parti: una iniziale rassegna critica fa quasi da pretesto per trovare assetto e convergenza metodologica. Il secondo capitolo ripercorre due grandi questioni biografiche manzoniane (conversione e giansenismo). Il terzo capitolo, eminentemente stilistico, contiene anche una riflessione sul valore della similitudine in Manzoni. Schedate in appendice tutte le similitudini del "Fermo e Lucia" e dei "Promessi Sposi".
Dr. Raffaella’s Battaglini’s work was born as an ideal completion of Professor Langella's essay "Manzoni poeta teologo". The present essay is evidently threefold: the critical review at the beginning functions almost as a way - we might even say a pretext – to find the right methodological approach for the entire work. The biographical overview is focused on the knots of Manzoni’s conversion on one hand, and of his Jansenism on the other. A sort of status quaestionis of Manzoni’s Jansenism is presented in the Second Chapter. The final stylistic analysis – which was initially supposed to appear at the beginning of the essay – has undoubtedly great qualities and reveals Dr. Raffaella Battaglini’s talent. The monographic study of the simile summarizes and revives many of the remarks (Trompeo, Petrocchi, Cerisola, Raimondi can be quoted among others) that the critical corpus about Manzoni has often pointed out but not always fully developped. The approach to the text is easy without being ingenuous, the remarks are always thoughtful, the prose is fluent and lively. The final appendix about simile, patiently composed, happily fulfills a literary whole contemplari et aliis contemplata tradere.
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BATTAGLINI, RAFFAELLA. "Prosa, mondo e verità in Alessandro Manzoni: rilievi retorici". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1856.

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Il lavoro nasce come prosecuzione del saggio del Professor Langella "Manzoni poeta teologo". Consta di tre parti: una iniziale rassegna critica fa quasi da pretesto per trovare assetto e convergenza metodologica. Il secondo capitolo ripercorre due grandi questioni biografiche manzoniane (conversione e giansenismo). Il terzo capitolo, eminentemente stilistico, contiene anche una riflessione sul valore della similitudine in Manzoni. Schedate in appendice tutte le similitudini del "Fermo e Lucia" e dei "Promessi Sposi".
Dr. Raffaella’s Battaglini’s work was born as an ideal completion of Professor Langella's essay "Manzoni poeta teologo". The present essay is evidently threefold: the critical review at the beginning functions almost as a way - we might even say a pretext – to find the right methodological approach for the entire work. The biographical overview is focused on the knots of Manzoni’s conversion on one hand, and of his Jansenism on the other. A sort of status quaestionis of Manzoni’s Jansenism is presented in the Second Chapter. The final stylistic analysis – which was initially supposed to appear at the beginning of the essay – has undoubtedly great qualities and reveals Dr. Raffaella Battaglini’s talent. The monographic study of the simile summarizes and revives many of the remarks (Trompeo, Petrocchi, Cerisola, Raimondi can be quoted among others) that the critical corpus about Manzoni has often pointed out but not always fully developped. The approach to the text is easy without being ingenuous, the remarks are always thoughtful, the prose is fluent and lively. The final appendix about simile, patiently composed, happily fulfills a literary whole contemplari et aliis contemplata tradere.
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Gallotta, Gianmarco. "Costruzione dei personaggi e impegno civile nella prosa narrativa e giornalistica di Antonio Tabucchi". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2015. http://hdl.handle.net/10556/2037.

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2013 - 2014
This Thesis is about one of the country's best-known (in Italy and elsewhere) contemporary author Antonio Tabucchi (1943-2012). It makes an attempt to understand two literary topos of Tabucchi’s work: the writer-readercharacter bond and the writer commitment, studied using his journalistic and literary work. The second part of this Thesis compares Tabucchi’s work with two writers, Luigi Pirandello (1867-1936) and Fernando Pessoa (1888-1935), who have inspired Tabucchi in his work. An important observation is that the author imagination and author commitment form a harmonic duo in Tabucchi’s writing. Another area investigated is how the author commitment can be seen in Tabucchi’s articles published in several newspapers in Italy and Europe. My interest for this research is based on my observation that, despite the numerous researches done about Tabucchi, these themes have been treated only superficially. The critics often divide Tabucchi’s literary work in two (the fantastic literature and author commitment). This Thesis doesn’t make a separation between these two, and thus it aims to provide an exhaustive portrait of the Tuscan writer. [edited by Author]
XIII n.s.
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CAPPELLO, MASSIMILIANO. "GIUDICI, ZANZOTTO, RABONI. AUTONOMIE ED ETERONOMIE DELLA PROSA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/931625.

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This dissertation investigates the non-fiction production of three Italian poets of the second half of the twentieth century: Giovanni Giudici, Andrea Zanzotto, and Giovanni Raboni. Adopting a transdisciplinary approach, it shows how these writings, often considered a "secondo mestiere”, according to Montale's definition, do not play a merely ancillary or vicarious role in the interpretation of the poetical work of their authors, but they prove crucial for the understanding of their intellectual figures. Following an Introduction that provides essential contextual details and describes the aims, scope, and method of the dissertation, Part One looks at the post-1991 non-fiction writings of these three authors, linking them to the end of a whole Weltanschauung. What emerges is a sense of the awareness that literary criticism and essay writing in general developed of political dynamics in the contemporary world. Part Two identifies and scrutinises this textual corpus from its beginnings, datable between the Liberation and the Economic Boom, considering Giudici, Zanzotto, and Raboni’s non-fiction and literary criticism books as macro-texts and a means of verification of the season they were written in. The Third and final Part analyses some newly-recovered unpublished, scattered, or unsigned essays and highlights their significance by framing them as part of the intellectual reflection of their authors.
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Ingallinella, Laura. "La storia aurea volgarizzata da Giovanni Chierici (Firenze, Bibl. Ricc.1390) e la tradizione del légendier français en prose". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2018. http://hdl.handle.net/11384/86109.

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Cereser, Eugenio <1996&gt. ""In difesa della lingua fiorentina e di Dante con le regole da far bella e numerosa la prosa" una fatica degli accademici Carlo Lenzoni, Pierfrancesco Giambullari, Cosimo Bartoli. Trascrizione e Commento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20973.

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Resumen
Pubblicata nel 1556-57 per i tipi di Lorenzo Torrentino a Firenze, la "Difesa" di Carlo Lenzoni è un trattato in forma di dialogo nel quale si prendono le difese della lingua naturale fiorentina e di Dante, a fronte delle accuse mosse da Pietro Bembo nelle "Prose della volgar lingua" (1525) e da Bernardino Tomitano nei "Ragionamenti della lingua toscana" (1546). L'elaborato si propone di fornire un'introduzione di carattere generale riguardo l'Accademia Fiorentina, connessa alla propaganda politica di Cosimo I de' Medici e all'attività editoriale di Torrentino, con riferimento ai protagonisti del trattato (Lenzoni, Giambullari, Gelli, Bartoli, Pasquali e il Signor Licenziado). Segue il commento tematico ai tre argomenti principali della "Difesa": la rivendicazione dell'uso vivo fiorentino, inteso come lingua naturale che non può essere appresa dai soli libri ma che impone un soggiorno a Firenze; la difesa di Dante come poeta e della lingua della "Commedia"; la proposta di leggi che regolino la lingua, sia in relazione alla forma parlata che a quella scritta (sia prosa che poesia). Segue la trascrizione integrale del trattato con l'aggiunta di note esemplificative (luoghi delle citazioni, riferimenti biografici e lessicali).
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Monteil, Rachel. ""Chi sono?" Aldo Palazzeschi (1885-1974) : une vie entre prose et poésie". Paris 4, 2005. http://www.theses.fr/2005PA040426.

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Resumen
Les neufs chapitres qui constituent les trois parties de notre recherche consacrée à l'œuvre de Palazzeschi (la période symboliste, la période futuriste, les œuvres de la maturité et de la vieillesse) se proposent de démontrer que, en alternant écriture poétique et écriture en prose, Palazzeschi oscille entre continuité et rupture. On reconnaîtra un rôle de transition à son roman épistolaire. En effet, :riflessi (1908) s'inscrit dans le sillage des premiers recueils poétiques - I Cavalli Bianchi (1905), Lanterna (1907) - et dépasse certains topoi symbolistes tout en affichant, dans sa deuxième partie, une orientation ludique confirmée dans Poemi (1909). Rédigé à l'époque futuriste de Palazzeschi, le deuxième roman, Il Codice di Perelà (1911), lui aussi ancré à la fable "crépusculaire", évoque les préceptes de Marinetti largement présents dans les recueils poétiques L'Incendiario (1910) et L'Incendiario (1913). Le scepticisme de Palazzeschi compromet toutefois l'avenir des théories avant-gardistes dans sa prose et sa poésie. Le développement, dans les nouvelles, du type du buffo est alors décisif pour l'auteur florentin qui se détourne de la poésie ; les romans de la maturité, à mi-chemin du réalisme et du fantastique font donc l'objet d'une analyse spécifique. Enfin, après avoir montré que les nouveaux romans de Palazzeschi, chaleureusement accueillis par la néo-avant-garde, n'échappent pas à la répétition, on analyse ses derniers recueils poétiques - Cuor mio (1968), Via delle cento stelle (1972) -, une sorte de rétrospective et de dernier hommage à la poésie
In the nine chapters which form the three parts of our research dedicated to Palazzeschi's work (the symbolistic period, the futuristic period and his late works). We will attempt to prove that, by alternating poetry and prose, Palazzeschi is always between continuity and break. We will show that his epistolary novel plays a transitory role since :riflessi is in the wake of his first collections of poems - I Cavalli Bianchi (1905), Lanterna (1907) - but goes further than some of the symbolistic topoi and, in its second part, introduces irony : this novelty can also be found in Poemi (1909). Written during Palazzeschi's futuristic period, his second novel, Il Codice di Perelà (1911), also rooted in the "crepuscular fable", evokes Marinetti's tenets, which are evident throughout the collections of poems L'Incendiario (1910) and L'Incendiario (1913). However, Palazzeschi's scepticism jeopardizes the future of the avant-gardist theories in his works of prose and poetry. The development of the buffo type in short stories represents a watershed for Palazzeschi who turns away from poetry : his late novels, a mixture of realism and fantasy, are the subject of another analysis. After showing that his last novels, warmly received by the new avant-garde, don't escape repetition, we will analyse his last collections of poems - Cuor mio (1968), Via delle cento stelle (1972) - which represent a kind of retrospective and a last tribute paid to poetry
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MARCHESI, VALENTINA BARBARA. "LE PROSE CRITICHE DI EUGENIO MONTALE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1037.

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Eugenio Montale (1896-1981) ha esercitato la professione di critico letterario per tutta la vita. A partire dal 1920 e poi sino alla morte, Montale ha collaborato con numerosi periodici e con le più importanti riviste letterarie del suo tempo. Nel 1948 viene poi assunto al "Corriere della sera", a Milano: qui diventa giornalista per mestiere e si dedica alla divulgazione della letteratura italiana ed europea, con una particolare attenzione a quelle inglese e francese. La presente ricerca analizza le sue prose critiche, individuandone le linee principali: autori e libri recensiti, temi e questioni culturali che Montale analizza nel corso della sua attività. Alcune figure di scrittori, critici e filosofi (Sergio Solmi, Emilio Cecchi, Benedetto Croce, Roberto Bazlen) rappresentano i confini ideali di un'idea di poesia, che Montale mostra nelle sue prose: dialogando con questi personaggi, egli riflette infatti sui principali problemi della cultura e della letteratura contemporanee. Lo stile critico di Montale si colloca perciò tra il giornalismo e la saggistica. Nell'ultima parte della ricerca si è cercato di individuare alcune importanti intersezioni tra prosa critica, prosa narrativa e poesia, che convivono nell'attività montaliana.
Eugenio Montale (1896-1981) has been a literary critic as long as he lived. Since 1920 till death, Montale worked together with many newspapers and with the most important literary reviews of his period. In 1948 was assumed at «Corriere della sera», in Milan: here he became a journalist as a job and dedicated himself to disclosure Italian and European literature, with a particular attention for English and French ones. This essay analyzes his critical proses, identifying their main themes: authors and books reviewed, themes and cultural issues which Montale wrote about as long as he wrote. Some figures of writers, critics and philosophers (Sergio Solmi, Emilio Cecchi, Benedetto Croce, Roberto Bazlen) represent the ideal boundaries for an idea of poetry, which Montale points in his proses: communicating with these figures, he reflects upon the main issues of contemporary culture and literature. Montale’s critical style can infact be placed between journalism and literary criticism. In the last part of this essays it has been tried to find out some important junctions between literary essays, narrative proses and poetry, living all together in Montale’s activity.
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MARCHESI, VALENTINA BARBARA. "LE PROSE CRITICHE DI EUGENIO MONTALE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1037.

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Eugenio Montale (1896-1981) ha esercitato la professione di critico letterario per tutta la vita. A partire dal 1920 e poi sino alla morte, Montale ha collaborato con numerosi periodici e con le più importanti riviste letterarie del suo tempo. Nel 1948 viene poi assunto al "Corriere della sera", a Milano: qui diventa giornalista per mestiere e si dedica alla divulgazione della letteratura italiana ed europea, con una particolare attenzione a quelle inglese e francese. La presente ricerca analizza le sue prose critiche, individuandone le linee principali: autori e libri recensiti, temi e questioni culturali che Montale analizza nel corso della sua attività. Alcune figure di scrittori, critici e filosofi (Sergio Solmi, Emilio Cecchi, Benedetto Croce, Roberto Bazlen) rappresentano i confini ideali di un'idea di poesia, che Montale mostra nelle sue prose: dialogando con questi personaggi, egli riflette infatti sui principali problemi della cultura e della letteratura contemporanee. Lo stile critico di Montale si colloca perciò tra il giornalismo e la saggistica. Nell'ultima parte della ricerca si è cercato di individuare alcune importanti intersezioni tra prosa critica, prosa narrativa e poesia, che convivono nell'attività montaliana.
Eugenio Montale (1896-1981) has been a literary critic as long as he lived. Since 1920 till death, Montale worked together with many newspapers and with the most important literary reviews of his period. In 1948 was assumed at «Corriere della sera», in Milan: here he became a journalist as a job and dedicated himself to disclosure Italian and European literature, with a particular attention for English and French ones. This essay analyzes his critical proses, identifying their main themes: authors and books reviewed, themes and cultural issues which Montale wrote about as long as he wrote. Some figures of writers, critics and philosophers (Sergio Solmi, Emilio Cecchi, Benedetto Croce, Roberto Bazlen) represent the ideal boundaries for an idea of poetry, which Montale points in his proses: communicating with these figures, he reflects upon the main issues of contemporary culture and literature. Montale’s critical style can infact be placed between journalism and literary criticism. In the last part of this essays it has been tried to find out some important junctions between literary essays, narrative proses and poetry, living all together in Montale’s activity.
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Moraes, Thiago Ponce de. "Nó de ar – Paul Celan: leituras, destinos". Niterói, 2017. https://app.uff.br/riuff/handle/1/3561.

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A presente tese aborda abrangentemente a obra poética e em prosa do poeta romeno Paul Celan, tendo como objetivo pensá-la a partir de uma reflexão sobre escrita e leitura, que acaba por se encaminhar para uma reflexão mais ampla sobre a linguagem. Nesse sentido, a própria forma de escrita deste trabalho – que parte da leitura de discursos e de textos em prosa de Celan, bem como da leitura de seus poemas – é um problema fundamental para a tese. Tal problema se constitui, em última análise, como interrogação metodológica fundadora do modo vacilante e indecidível pelo qual a leitura se desempenha ante as palavras do poeta. Dividida em duas partes principais – e, posteriormente, repartida outras várias vezes: como meridianos –, a tese ambiciona provocar as instâncias estáveis de qualquer escrita que se proponha a dialogar com poemas. Sendo assim, a tese busca a todo tempo pensar a possibilidade de relação com o outro – sentido e destino da arte –, relação tão indissociável quanto a de escrita e de leitura, repensando o próprio papel da escrita que se queira crítica
This thesis comprehensively approaches the poetry and prose works of the Romanian poet Paul Celan, aiming to think about them from a reflection on writing and reading, which ultimately moves toward a broader reflection on language. In this sense, the very form of writing of this work – that departs from the reading of Celan’s speeches and prose, as well as of his poems – is a fundamental problem for the thesis. This problem is, at last, a methodological questioning that founds the faltering and undecidable way through which the reading performs before the poet’s words. Divided into two main parts – and subsequently distributed other several times: as meridians – the thesis aims to provoke the stable instances of any writing that proposes to establish a dialogue with poems. Thus, the thesis intends to think thouroughly the possibility of relation with the other – art’s way and destiny –, a relation that is as inseparable as the one concerning writing and reading, at the same time rethinking the very role of a writing that longs to be critic
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Bezzi, Gaia. "Tornare a pensare di Maurizio Bacchilega: uno spaccato di realtà quotidiana. Proposta di traduzione di una selezione di poesie locali". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21357/.

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Tradurre poesie, specie se verso una lingua straniera, può essere considerata una scelta doppiamente anticonvenzionale: da un lato, infatti, la traduzione poetica è ritenuta una delle sfide più ardue per un traduttore, per molti addirittura impraticabile; dall’altro, la traduzione verso la lingua straniera occupa generalmente un ruolo di secondo piano, essendo convinzione largamente diffusa e accettata che la direzione “più naturale” in traduzione sia verso la propria lingua madre. Dopo aver dimostrato che la traduzione poetica è in verità pratica secolare e che, in alcuni casi, per esempio in comunità la cui lingua non è molto diffusa, la traduzione attiva è comunemente attuata, presenterò il lavoro di traduzione da me svolto su una selezione di poesie tratte da Tornare a pensare (2018), opera dell’autore poeta romagnolo Maurizio Bacchilega, verso la lingua francese e le ragioni che mi hanno spinto a intraprendere tale sfida. I componimenti di questo autore, infatti, sono particolarmente interessanti, e adatti alla traduzione, per il loro linguaggio semplice e diretto, in cui si ritrova un lessico quotidiano, impregnato della formazione economica di Bacchilega, a tratti prosastico, da cui quest’opera trae la sua originalità. Questo lavoro, inoltre, ha rappresentato la possibilità di trasporre in un’altra lingua immagini e messaggi dal significato profondo, che sarebbe bello poter trasmettere a un pubblico più ampio di lettori.
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FEDERICO, LUCA. "L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

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Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
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BULEI, MARIA. "Appartenere ad altri luoghi fra letteratura e realtà. Nuove relazioni tra spazio e identità nella prosa italiana e romena degli ultimi decenni". Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337540.

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Vivere la tarda modernità sta diventando più che mai sinonimo di abitare la metropoli della mente dove i sensi dello spazio, dell’identità e dell’appartenenza vengono di continuo rimessi in discussione, inventati, immaginati. Una nuova identità, molteplice e dinamica, protesa a trasgredire e ad esplorare nuovi percorsi di manifestazione sta aspettando la sua riscrittura che non tarda ad arrivare. E i luoghi acquistano significato in quanto si fanno dimora di questa molteplicità rimodellandosi come spazi pronti a essere attraversati, trasgrediti, evasi. È evidente che la letteratura recente non vive più dell’euforia della permanenza in un solo luogo ma dell’avventura della dislocazione, della continua erranza che per Walter Benjamin si prefigurava come « metafora provvisoria dell’essere e del dover essere della soggettività postmoderna », della convinzione che « siamo fatti della stessa carne di cui sono fatti i luoghi e che per questo tra noi e loro c’è una strana corrispondenza e somiglianza. Siamo le mappe di noi stessi e dei luoghi che ci circondano, così come questi diventano mappe del nostro corpo e dei nostri sensi », come affermava Franco La Cecla. Percorrendo altri luoghi, diversi da quelli di origine, ci si può imbattere in quel centro del mondo rappresentato originariamente ed in senso ontologico dalla casa – come ci ricorda Mircea Eliade – laddove tutto ricomincia e si può ripetere all’infinito il gesto demiurgico. La scrittura contemporanea dell’identità che si delinea attraverso le opere romene e italiane prese in esame implica una complessa relazione con l’Altro e l’Altrove. L’identità si rivela non tanto un attributo o una qualità di un soggetto quanto una relazione tra il soggetto e gli altri, tra il soggetto e lo spazio. Dato che si tratta di un concetto che scorre attraverso più livelli di realtà, tale relazione diventa un punto di naturale incrocio dei saperi, di discipline diverse. Abbiamo affidato l’analisi e la lettura dei tratti mobili e molteplici che l’identità contemporanea acquisisce ad un approccio critico in cui gli strumenti tematologici si intrecciano con quelli imagologici, dei Cultural studies, sociologici, psicologici e della storia delle mentalità. Alla prosa romena degli ultimi decenni è dedicata la prima parte della mia tesi e sono stati oggetto di analisi romanzi e racconti ma anche diari e carteggi scritti sia in Romania che all’estero. Apprendiamo che l’identità nazionale romena così come molteplici identità individuali romene si sono costruite nel corso del tempo in funzione sia di un altrove reale e raggiungibile che di uno spazio immaginario, sognato e ricreato nella terra d’origine...
Living the late modern times means more than ever inhabiting the city of mind where senses of space, of identity and of belonging are continually talked of, invented, imagined. A new, multiple and dynamic identity, aspiring to cross over and to explore new ways of manifestation is expecting to be rewritten and it seems that time has already come. Places acquire meaning as they house this multiplicity modeling themselves as spaces ready to be crossed, escaped from. It’s obvious that the recent literature delights no more in the euphoria of permanence in one place but in the adventure of dislocation, of the unceasing wandering which Walter Benjamin conceived as « temporary metaphor of being and of having to be of postmodern subjectivity », of the conviction that « we are made from the same stuff that places are made from, that’s why there is a strange correspondence and likeness between us and them. As we are the maps of ourselves and of the places around us so the places become maps of our bodies and of our senses » (Franco La Cecla). Traveling across other places, different from the birthplaces, it’s possible to reach that center of the world represented ontologically by home – as Mircea Eliade reminds us – where everything starts from the beginning and the divine gesture can be repeated without end. Contemporary writing about identity as traced by the Romanian and Italian works we analyzed implies a complex relationship with the Other an the Elsewhere. Identity is revealed to be not much an attribute or a quality of a subject as a relation between subject and the others, between subject and space. As we talk about a concept that looms in different aspects of reality, these relations become natural crossroads of fields, of different disciplines. So we based our analyze and reading of the mobile and multiple features that contemporary identity acquires on a critical approach which combines instruments belonging to thematology, imagology, Cultural Studies, sociology, psychology, and history of mentality. I dedicated the first two chapters of my work to Romanian prose written in the last decades and I took into consideration novels and short stories but also journals and correspondences written in Romania and abroad. All these works outline how Romanian national identity but also many Romanian individual identities have been creating themselves in dependence on a real and reachable space as on an imaginary space, longed for and rebuild in the native country...
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Accardo, Ilaria/A I. "Gli scartafacci di Vittorio Imbriani. Genetica di una prosa umoristica". Tesi di dottorato, 2011. http://opar.unior.it/585/1/Abstract_Accardo_Italianistica_VIIciclo_NS.pdf.

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Vittorio Imbriani’s drafts. Genetics of a humorous prose. The thesis – organised in three chapters respectively devoted to the aesthetic and philosophical theories, the writing practice and the rhetoric of humor -considers the intellectual experience of Vittorio Imbriani across the entire span of its production highlighting links between his theoretical works and those really artistic. Several critical approaches are used: philological, narratological, stylistic and philosophical. The first part deals with the works about aesthetics and literary criticism, written between 1863 and 1868, Imbriani’s early years in which he exploits De Sanctis’s teachings and philosophical trainings, developing a theory of art (the macchia) and of prose (the ghiribizzo). The second chapter analyzes in detail the ghiribizzo, stylistic paradigm that translates chaos and meandering into narrative syntax, renouncing explicitly all claims of order and rationality, in sharp opposition to both the principles of naturalism and realism and the romantic didactic-allegorical prose. The last section explores the humorous speech, that must be first of all considered as literary form, not only as a gradation of the comic mood. Humour is a rhetorical (or anti-rhetorical) conscious program with specific rules that govern the running of the internal machine. In his prose Imbriani plays customizing -the most typical humorous literary form, the journey, which is both constant fluctuation between different authorship’s 'moods' and sentimental journey to discover the most secret folds of the human soul; journey is also -materially -doodle, pen's travel on the paper, word’s adventure on the sheet. Imbriani’s accession to the modules of humor has philosophical, existential reasons (his perception of humor as a contradiction of reality reproduced in an apparent narrative chaos) and an historical root (the nature of modernity for him is "belligerency"). This construction method is chosen by Imbriani with absolute consistency and awareness: the philological analysis of the author’s variants confirms the trend of a systematic expansion of the text-shirt that responds to a very special instance of mimesis based on the principles of expressionism. The critical outcome which the thesis lands is finally overcoming not only the categories of ‘pique’ and ‘spite’, but most of the critical judgments that have painted Imbriani as an obsessive scholar or as a parodic polemicist and fierce exponent of anti-literature: Imbriani’s irony is obviously humorous, a bitter laugh of a sentimental writer, expression of the intimate and unavoidable dissonance of reality and human soul. The work concludes with two appendices: the first is a bio-bibliographical note that reconstructs the main stages of Imbriani’s intellectual experience, the second offers a transcription of the various drafts of narratives texts on which the study was conducted.
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MERIDA, RAPHAEL. "La lingua della prosa sacra del Seicento". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3105455.

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Il lavoro si concentra sullo studio storico-linguistico della prosa sacra del Seicento, con particolare riguardo alla produzione di Marino, Segneri e Aresi. Tramite l’allestimento di due corpora tra prediche e romanzi a sfondo sacro coevi, si tenta di individuare una linea di tendenza del genere dell’oratoria sacra. L’analisi sceglie di approfondire l’aspetto sintattico: in particolare, attraverso i dati emersi dall’ordine delle parole e dalla sintassi del periodo si dimostrerà come l’oratoria sacra del Seicento si discosti dagli orientamenti della letteratura secentesca per avvicinarsi alla linea bembiana. Infine, per l’esame lessicale si è ricorsi all’armamentario tipico dello storico della lingua: lessici, dizionari, glossari specifici e generali, repertori informatici, al fine di analizzare l’evoluzione di un italiano ormai disancorato dai canoni rinascimentali.
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BIANCO, Francesco y FRANCESCO BIANCO. "Le proposizioni temporali di contemporaneità nella prosa narrativa italiana antica". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/917299.

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MAURIELLO, SERENA. "Rhetorica, evidentia, amplificatio nella biblioteca materiale e nella prosa narrativa di Giovanni Boccaccio". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1635567.

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La ricerca intende valutare il peso della tradizione retorica nello scaffale materiale e nella scrittura narrativa di Giovanni Boccaccio, con particolare attenzione alle forme dell’evidentia e dell’amplificatio. La tesi è suddivisa in tre sezioni in cui si indagano rispettivamente: la circolazione manoscritta delle opere retoriche (nello specifico la produzione di Cicerone, Quintiliano, Matteo di Vendôme, Goffredo di Vinsauf, Alano di Lilla) negli ambienti in cui il Certaldese visse; la storia dell’evidentia e dell’amplificatio dalla Classicità al Medioevo; gli assetti retorico-stilistici delle opere boccacciane (nello specifico: Elegia di Madonna Fiammetta, Decameron, Corbaccio, Epistola XIII, De casibus virorum illustrium).
The research aims to evaluate the presence of the rhetorical tradition in Boccaccio's library and narrative works, whit a focus on evidentia and amplificatio. The thesis is divided into three sections which deepen respectively the manuscript tradition of rhetorical works in Boccaccio's time and place (Cicero, Quintilian, Matthew of Vendôme, Geoffrey of Vinsauf, Alan of Lille); the history of evidentia and amplificatio from Antiquity to the Middle Ages; rhetorical and stylistic analysis of Boccaccio's works (Elegia di Madonna Fiammetta, Decameron, Corbaccio, Epistola XIII, De casibus virorum illustrium).
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ALLIA, VALENTINA. "Sulla lingua delle tragedie in prosa di Gabriele D'Annunzio". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3105436.

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Il lavoro prende le mosse da una ricognizione degli studi che compongono la sterminata bibliografia su Gabriele D’Annunzio, dalla quale è emerso che, dal punto di vista linguistico, il teatro dannunziano in prosa è ancora terreno inesplorato. All’interno della vasta mole critica intorno al D’Annunzio, infatti, i contributi relativi alla lingua teatrale si configurano perlopiù quali proposte di riflessione su singole tragedie e su tratti stilistici isolati, come, ad esempio, l’uso del dialetto abruzzese nei drammi in poesia La figlia di Iorio, La fiaccola sotto il moggio e La nave, a cui si aggiungono, tangenzialmente, le ricerche di Pietro Gibellini, in Logos e mythos, volte a ricostruire i testi dialettali presenti nella biblioteca di Gabriele D’Annunzio. Anche gli studi di Antonio Sorella sulla lingua della tragedia, in cui è riservato spazio alla drammaturgia dannunziana, vanno nella direzione di un excursus lungo la storia linguistica del genere tragico. L’analisi è stata condotta partendo dallo spoglio e dalla schedatura dei testi delle tragedie dannunziane in prosa sulla base dell’edizione di riferimento più recente, che è quella del 2013 a cura di Annamaria Andreoli e Giorgio Zanetti per Mondadori - I Meridiani: Sogno d’un mattino di primavera (1897), Sogno d’un tramonto d’autunno (1899), La Città morta (1898), La Gioconda (1899), La Gloria (1899), Più che l’amore (1906). Nel primo capitolo della tesi si procede ad uno studio della tipologia delle didascalie dannunziane e dei principali tratti linguistici, dal quale emerge la magniloquenza e l’alto grado di letterarietà della lingua dannunziana anche nei testi secondari, depositari di commenti e interpretazioni proprie dell’autore, espresse parallelamente all’azione scenica. Il secondo capitolo passa in rassegna fenomeni grafico-fonetici e morfologici, focalizzando l’attenzione sugli aspetti conservativi ed etimologici privilegiati dall’autore che hanno condotto alla scelta di forme culte e meno diffuse già all’epoca della composizione delle tragedie. Il terzo capitolo è dedicato ai fenomeni di testualità e retorica, con particolare riferimento alle figure di pensiero e di parola che costituiscono il bagaglio retorico a cui D’Annunzio attinge a piene mani per la resa della tensione dei personaggi nella scrittura tragica. Ampio spazio è dato anche al fenomeno delle ripetizioni, tratto caratteristico della prosa tragica dannunziana. Nel quarto capitolo viene svolto uno studio della sintassi, che si snoda su sei poli d’attenzione: l’uso degli articoli, la sintassi del periodo, gli usi verbali, lo stile nominale, gli usi avverbiali e l’ordine delle parole. Il quinto capitolo è incentrato sul lessico: si analizza la componente lessicale sulla base del rapporto dell’autore con i dizionari storici (la Crusca e il Tommaseo-Bellini, ad esempio) e con i vocabolari specialistici: l’impasto lessicale della prosa tragica, seppur orientato principalmente verso il polo della letterarietà e della preziosità, contiene voci afferenti a diversi settori specialistici. Il testo teatrale dannunziano, pur ben piantato nel solco della tradizione di genere, non è immune da spie lessicali di dichiarata modernità: tecnicismi, esotismi, regionalismi, dialettalismi, specialmente in Più che l’amore, l’ultima tragedia – la più moderna – presa in considerazione. Ultimo tassello del lavoro è il sesto capitolo, dedicato alla formazione delle parole, settore in cui D’Annunzio dà libero sfogo alla sua vena inventiva, pur non allontanandosi troppo dalle consuetudini linguistiche nella composizione delle parole sperimentate nella prosa dei suoi romanzi: l’analisi, infatti, vira verso una contestualizzazione delle scelte linguistiche alla luce della coeva produzione narrativa e poetica dell’autore.
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