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Paoloni, Lorenza. "L'impresa agricola nella transizione verso le energie rinnovabili". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (junio de 2011): 25–56. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-001003.

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Resumen
Nel presente articolo si affrontano alcuni aspetti critici del passaggio dal vigente sistema di produzione energetica basato sui combustibili fossili alla c.d.. In particolare viene analizzato il settore agricolo ove si registra una crescente attenzione verso la produzione di energia proveniente dalle risorse naturali e dalle coltivazioni di vegetali sul fondo o da fonti agro-forestali. Nel contempo, perň, si evidenzia come le produzioni agricole contribuiscano in maniera significativa al fenomeno delmentre le produzioni agroenergetiche, sebbene indirizzate a mitigare le emissioni di CO2, e dunque a limitare gli effetti nocivi del cambiamento climatico sull'intero pianeta, possono confliggere con alcune fondamentali esigenze dell'uomo prima fra tutte la produzione di prodotti agricoli destinati all'alimentazione. Si scontrano, cosě, modelli produttivi agricoli energivori e plasmati sul paradigma industriale con modelli produttivi sostenibili e piů attenti all'utilizzo razionale delle risorse naturali anche al fine di garantire l'autosufficienza alimentare e laalle singole comunitŕ. In questo contesto cosě complesso si colloca l'impresa agricola che produce energie rinnovabili (da biomasse, da agro-combustibili, da utilizzo delle energie naturali) oggi presente nel nostro ordinamento con una sua fisionomia specifica pur in assenza di una qualificazione giuridica unitaria. Si analizza anche il ruolo dei certificati verdi agricoli nella lotta al cambiamento climatico e la funzione delle filiere agro-energetiche, in particolare di quelle corte, che consentono di ridurre al massimo la distanza tra luogo di produzione e di consumo dell'energia e possono rappresentare, altresě, un volano per lo sviluppo economico-sociale delle comunitŕ locali.
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Costantino, Laura. "Politiche europee e nazionali di contrasto allo spreco alimentare nella produzione primaria: analisi e prospettive future". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 141–48. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.10.

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Lo scopo dell’articolo è di presentare la regolamentazione del mercato agricolo in Nicaragua e di indicare soluzioni giuridiche che potrebbero contribuire a superare una distribuzione iniqua delle risorse economiche derivanti dall’attività agricola nazionale all’interno della filiera alimentare. In particolare, si tratta di individuare scappatoie giuridiche che contribuiscono ad una distribuzione iniqua delle risorse nel regime nicaraguense di approvvigionamento per i prodotti agroalimentari e di proporre soluzioni alternative per la loro eliminazione alla luce della scienza del diritto agrario. Secondo l’autore, la principale difficoltà per il produttore agricolo nicaraguense è il processo di commercializzazione dei prodotti sul mercato dei prodotti agricoli dell’America centrale e del Nicaragua nonché carenze normative in questo ambito. Il Sistema dell’integrazione centroamericana (SICA), vincolante nella maggior parte dei paesi della regione, da un lato contiene regolazioni giuridiche complete sull’agricoltura, dall’altro non corrisponde pienamente alla struttura moderna della filiera agroalimentare. In pratica, la legislazione regionale e nazionale è soggetta a frequenti cambiamenti e non protegge in modo sufficiente il produttore agricolo in ogni fase di produzione. Un’alternativa sarebbe quella di introdurre cambiamenti a livello regionale, sotto forma di aree di libero scambio e di attuare la politica agricola comune da parte dei Paesi dell’America centrale.
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Bruno, Francesco. "Inquinamento del territorio rurale e Pac". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 2 (octubre de 2011): 29–52. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002004.

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All'obiettivo di creare un sistema agricolo competitivo nei mercati mondiali, garante allo stesso tempo della salute dei consumatori, si accompagna l'esigenza di sviluppare le aree rurali, tutelare il territorio e proteggere l'ambiente. Protagonista è l'impresa agricola nella sua accezione multifunzionale, producendo essa non più (o non solo) beni (i prodotti agricoli), ma anche servizi ambientali e territoriali, nell'ambito di un modello di sviluppo endogeno e flessibile delle aree rurali. E proprio nel mercato dei servizi collegati alla tutela e alla conservazione dell'ambiente, caratterizzato dalla crescente domanda di qualità ambientale, l'impresa agricola non dotata di strumenti tali da poter competere nel mercato globalizzato dei beni, trova un naturale "sbocco" per la produzione di servizi legati alle sue specifiche caratteristiche territoriali. Tuttavia, se gli obiettivi che la nuova Politica di sviluppo delle aree rurali intende perseguire sono chiaramente desumibili dal contesto normativo, non altrettanto si può dire degli strumenti che si intende utilizzare, delle pronunce contrastanti dei giudici e della normativa ambientale e urbanistica.
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Rocchi, Benedetto. "Produzione agricola e beni relazionali". RIVISTA DI ECONOMIA AGRARIA, n.º 3 (julio de 2014): 7–25. http://dx.doi.org/10.3280/rea2013-003001.

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Sampieri, Angelo y Beatrice Agulli. "Campagne italiane contemporanee. Spazi della produzione agricola specializzata a Capo Pachino". CRIOS, n.º 21 (noviembre de 2021): 58–69. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021006.

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La diffusione di produzioni agricole specializzate consente di osservare il modo in cui stanno cambiando porzioni importanti della campagna contemporanea italiana. Tali produzioni difatti assumono in Italia caratteri particolari che le sottraggono a molte delle osservazioni (e delle generalizzazioni) che nella letteratura internazionale guardano gli spazi dell'agricoltura specializzata come piattaforme monofunzionali, regolate da rigide infrastrutturazioni e da sofisticati programmi logistici che le escludono dai contesti entro i quali sono collocate. Le differenze appaiono particolarmente rilevanti a Capo Pachino, dove la produzione specializzata di pomodori, seppure presente da oltre mezzo secolo, e capace di generare un'economia di grande importanza a livello non solo locale, ha costruito spazi segnati da una certa instabilità delle organizzazioni e transitorietà delle forme. Questa infrastrutturazione debole di Capo Pachino, che da un lato comporta fragilità enormi di gestione e governo del comparto produttivo, garantisce dall'altro anche il suo dinamismo, la sua apertura e la sua capacità di essere attraversato da usi e relazioni molteplici. È in ragione di questi caratteri che l'articolo muove alcune riflessioni di natura progettuale e operativa sulla relazione tra produzione specializzata e trasformazione delle campagne contemporanee
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Ferrara, Giuseppe. "Impresa agricola e produzione di energia". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (abril de 2009): 33–47. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-001003.

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- The article 1, par. 369 of the 296/2006 act definies as agricultural industry: the production and cession of electric and caloric energy originated from forest renewable sources; the production and the commercialization of chemical products derived from agricultural produce coming from the cultivated land; and the production and the cession of electric and caloric energy originated from photovoltaic sources. Therefore, the normative reveals the multifunctionality and the pluriactivity of the factory farm: it reconducts the production of not foodstuffs goods, as the electric energy, the fuels and the chemical products, to the agricultural firm. Legislator intend to stimulate these activities also through the tax lever, providing for these activities produce agricultural income. With regard to it, the provision (of the law) causes some doubts concerning his compatibility with the constitutional dictation (artt. 3 and 53 Const.), in our opinion, in particulary with reference to the activity of photovoltaic energy production and cession. Key words: factory farm, photovoltaic energy, multifunctionality, pluriactivity.
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Balber Pérez, Miguel Antonio y Maritza de la Caridad McCormack Bequer. "Attuali sfide della qualità nel diritto agrario di fronte alla globalizzazione – il caso dell’isola di Cuba". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 115–25. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.8.

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La protezione del settore alimentare nazionale attraverso un sistema di prodotti agroalimentari di qualità è una delle forme di contrasto adottata dai cubani di fronte alla globalizzazione. A tal fine Cuba sta perseguendo una politica agricola volta ad aumentare il livello di professionalità nel settore alimentare: tra l’altro organizzando corsi di formazione periodici per i dipendenti che riguardano le tecnologie di produzione utilizzate in agricoltura e insistendo sulla formazione professionale continua; nonché portando ad un graduale miglioramento del sistema statale di certificazione dei prodotti agroalimentari e della qualità dei laboratori accreditati che controllano la qualità alimentare, come anche di certificazione dei sistemi di lavoro, in particolare per quanto riguarda il ricorso alle tecniche di analisi del rischio e di controllo dei punti critici nel processo di produzione alimentare. Per chi non osserva la politica agricola e la legislazione che la sottende, il sistema cubano prevede numerose sanzioni, contenute nel decreto n. 182 del 23 febbraio 1998: “La standardizzazione e la qualità” e nel decreto n. 267 del 3 settembre 1999: “La violazione delle regole stabilite sulla normalizzazione e la qualità”. Secondo l’autore, la regolazione sulla qualità dei prodotti agroalimentari adottata ha contribuito ad aumentare l’attrattività del settore agricolo cubano e ha contribuito a garantire un livello adeguato di qualità e sicurezza alimentare.
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Carrosio, Giovanni. "La diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia: una storia di isomorfismo istituzionale". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002001.

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L'articolo affronta il tema della diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia, partendo da una lettura di tipo socio-organizzativo. Tale approccio ha consentito di mettere in luce una serie di evidenze emerse da una ricerca sul campo: ovvero, il ruolo esercitato dai fattori istituzionali e dalla formazione di un campo organizzativo strutturato nella produzione di una serie di spinte all'omogeneizzazione delle esperienze di produzione agroenergetica. Questo processo, che viene inquadrato attraverso gli stimoli interpretativi del neo-istituzionalismo e degli studi sugli stili aziendali peculiari della sociologia rurale, ha significato la messa in opera di una serie di modelli organizzativi che hanno determinato, in alcuni casi, uno scostamento significativo tra gli obiettivi delle politiche di incentivazione per le agroenergie – riduzione delle emissioni climalteranti, indipendenza energetica, sviluppo rurale - e i risultati effettivamente ottenuti. Dalla analisi emerge come le spinte isomorfiche abbiano prodotto dei modi di organizzare la produzione di energia ed il suo dispacciamento, decisamente incoerenti rispetto alle motivazioni per le quali le energie rinnovabili vengono incentivate ed inefficienti nel garantire assetti sostenibili per le singole imprese agricole. Si mette in luce, infatti, come le politiche di incentivazione della produzione di energia da biogas abbiano favorito soprattutto il rafforzarsi di uno stile aziendale riconducibile al modello della modernizzazione agricola - caratterizzato da una tendenza all'ampliamento di scala delle aziende ed una marcata accelerazione dell'industrializzazione dei processi produttivi, piuttosto che l'emergere di assetti gestionali basati sulla pluriattivitŕ, dove il sistema di produzione di energia diviene funzionale alla chiusura dei cicli ecologici ed alla creazione di valore aggiunto a partire dagli stessi fattori produttivi. L'analisi compiuta si basa sui dati del censimento degli impianti a biogas realizzato nell'ambito del progetto di ricerca PRIN 2008LY7BJJ_002, che consentono di capire l'evoluzione del settore in modo diacronico, mettendo in luce localizzazione degli impianti, potenza elettrica installata, matrici agricole utilizzate nel processo di digestione anaerobica. Ad una analisi di tipo quantitativo, si č aggiunta l'individuazione di una serie di studi di caso rappresentativi della varietŕ dei modelli organizzativi adottati per la produzione agroenergetica e sono state effettuate diciotto interviste a testimoni qualificati: agricoltori, tecnici, progettisti, agronomi. Le interviste, in particolare hanno permesso di comprendere le varie sfaccettature dei tipi di pressione esistenti in un campo organizzativo popolato da una vastitŕ di figure professionali. In sede di conclusione si ipotizza come, a partire da una revisione dei sistemi di incentivazione, sarebbe possibile contrastare le pressioni che hanno portato il campo organizzativo verso un isomorfismo inefficiente, favorendo la diversificazione degli impianti, dei modi di approvvigionamento, degli utilizzi e delle destinazioni del biogas e dell'energia prodotta da esso.
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Ramondetti, Leonardo, Astrid Safina y Edoardo Bruno. "Prosperous Lishui. Ripensare il rapporto tra urbano e rurale nella Cina contemporanea". TERRITORIO, n.º 98 (marzo de 2022): 110–22. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098017.

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Dopo decenni di forte crescita e di violente trasformazioni urbane, la Cina sembra oggi inaugurare una nuova stagione di sviluppo. La competizione internazionale ‘Future Shan-Shui City. Dwellings in the Lishui Mountains', promossa nell'aprile 2020 dalla municipalità di Lishui (Zhejiang) per immaginare l'espansione della città esistente ne è un esempio. Il concorso, in linea con le politiche nazionali, evidenzia la necessità di ridefinire i rapporti fra spazio urbano e rurale puntando su un incremento degli usi urbani dello spazio agricolo e della produzione agricola in ambito urbano. Attorno a questo tema insiste in modo particolare la proposta ‘Prosperous Lishui' del quale il testo che segue discute le principali scelte progettuali.
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Adornato, Francesco. "Agricoltura plurale paradigma dell’Europa". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 1(30) (8 de junio de 2022): 13–24. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2022.30.1.2.

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L’articolo si propone di affrontare il tema dell’agricoltura plurale paradigma dell’Europa. Il ruolo assegnato alla funzione agricola è stato soggetto a cambiamenti i cui confini sono stati notevolmente ampliati al di là della produzione alimentare. In tal contesto sono emerse problematiche paesaggistiche e ambientali legate ad aspetti sociali e culturali combinati con il rapporto urbano-rurale. A livello dell’UE appaiono nuovi percorsi di sviluppo dell’agricoltura in correlazione con il cibo, l’ambiente, il benessere degli animali (welfare).
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De Franco, Davide. "Lo studio della produzione agricola e del clima dalle fonti dell’intendenza sabauda". La Gazette des archives 230, n.º 2 (2013): 221–29. http://dx.doi.org/10.3406/gazar.2013.5042.

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Bernstein, Henry. "Alcune dinamiche di classe del lavoro rurale nel Sud del mondo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 128 (diciembre de 2012): 16–31. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128002.

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Questo articolo delinea e illustra un quadro teorico per indagare le dinamiche di classe rurali del capitalismo. Idee chiave di analisi in questo contesto comprendono: (i) la mercificazione delle condizioni di riproduzione del lavoro; (ii) un cambiamento sistemico dalla coltivazione all'agricoltura nel capitalismo moderno consolidatosi a partire dagli anni settanta dell'ottocento; (iii) la piccola produzione di beni agricoli per il mercato e (iv) la differenziazione dei piccoli produttori. Queste idee sono combinate in cinque tesi sul destino molto dibattuto dei contadini nel mondo moderno che generano ulteriori concetti di "capitale agrario al di lŕ della campagna", "agricoltura al di lŕ della fattoria", e "‘lavoro rurale al di lŕ della fattoria". L'articolo conclude con l'argomento che molti di coloro definiti come "contadini" o "piccoli agricoltori", in particolare nel Sud, sono meglio compresi come una componente importante delle "classi del lavoro". Questo č illustrato con dati aggregati sull'occupazione in agricoltura e la quota di popolazione rurale adulta che svolge attivitŕ agricola per conto proprio quale attivitŕ economica primaria nelle principali regioni del Sud.
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Chunyu, Wang, van der Ploeg Jan Douwe, Wu Huifang y Ye Jingzhong. "Terra, lavoro e produzione agricola in Cina: meccanismi di intensificazione basati sul lavoro". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 102 (diciembre de 2013): 33–50. http://dx.doi.org/10.3280/sur2013-102003.

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Bocchi, Stefano y Roberto Spigarolo. "Bioregione, un percorso di ricerca agroecologica nei sistemi alimentari, fra produzione e consumo". TERRITORIO, n.º 93 (enero de 2021): 21–25. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093003.

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Il sistema agro-alimentare italiano sta cercando percorsi innovativi, atti a garantire più equi assetti economici, una generale riappropriazione dei valori di cura e cultura del territorio, una maggiore attenzione alle tematiche sociali. Tale ampia e profonda innovazione di sistema, in contrasto con la cultura dei mercati alimentari delle commodity, risponde alla necessità di assumere consapevolmente le indicazioni di Agenda 2030. Con nuove politiche territoriali, sviluppate a scala locale, possono essere recuperati e rinforzati i legami esistenti fra gli ambiti della produzione agricola e quelli della ristorazione collettiva istituzionale. I nuovi sistemi agroalimentari locali e sostenibili possono essere studiati, sviluppati, gestiti all'interno di bioregioni, vale a dire aree individuate e analizzate utilizzando criteri ecosistemici, superando gli attuali più rigidi confini amministrativi.
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Carretero García, Ana. "Impactos sociales, económicos y medioambientales derivados de la pérdida y el desperdicio de alimentos". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 127–39. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.9.

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Lo scopo dell’articolo è di presentare le condizioni sociali, economiche e ambientali della perdita e dello spreco di cibo. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono sprecate in tutto il mondo e circa 1 miliardo di persone soffrono di malnutrizione. Per contrastare queste tendenze negative,la Commissione europea ha preparato una nuova piattaforma Internet europea dedicata alle questioni relative alla lotta contro la perdita e lo spreco alimentare. È una forma di sostegno per tutti i soggetti che operano per eliminare lo spreco alimentare in ogni fase di produzione, un luogo per divulgare le migliori pratiche di mercato nel campo della produzione agricola, uno strumento per monitorare i progressi nella lotta contro la perdita e lo spreco alimentare e una forma di incoraggiamento per avviare le cooperazioni intersettoriali. Secondo l’autrice, le azioni intraprese dall’Unione europea nell’ambito discusso meritano l’approvazione, tuttavia non sono sufficienti. Il fenomeno dello spreco alimentare è condizionato da molti fattori che influenzano la finale e reale qualità del prodotto. In particolare si tratta dei costi sociali e ambientali generati dalla produzione e dal trasporto, nonché in relazione al processo di preparazione degli alimenti per il consumo. Al fine di contrastare la situazione, andrebbero intraprese azioni volte a introdurre cambiamenti significativi nel modo in cui il cibo è prodotto, trasformato, distribuito e consumato, il che contribuirebbe a creare un processo produttivo più sostenibile dal punto di vista ambientale e socialmente responsabile.
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Costato, Luigi. "Lo storico problema dell’alimentazione: la sicurezza degli approvvigionamenti, la food sovereignity e la nuova agricoltura". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(29) (30 de diciembre de 2021): 169–81. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.6.

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L’agricoltura è stata il motore che ha consentito lo sviluppo della civiltà umana; attraverso i suoi surplus alimentari ha permesso lo sviluppo di attività non agricole (sacerdoti e guerrieri) e l’affermarsi di differenziazioni economiche che permangono anche oggi (lavoratori e redditieri, ricchi e poveri). Ma la distribuzione degli alimenti fra tutta l’umanità ancor ora è insufficiente, malgrado gli strumenti di trasporto disponibili. Il legislatore europeo di questo secolo e le linee evolutive del commercio internazionale hanno progressivamente segnato una dichiarata e consapevole integrazione fra regole di prodotto e regole di produzione, fra ciclo della vita e mercato, valorizzando il ruolo dell’impresa verso la costruzione di un modello disciplinare unitario ed integrato, al cui interno rilievo essenziale e crescente viene riconosciuto alle scelte di coerenza ambientale e di corretto uso delle risorse naturali. Ma i cambiamenti climatici e la necessità di cambiare modello di sviluppo comporteranno una riduzione drastica degli allevamenti per diminuire la produzione di metano e CO2, e la sostituzione della carne con prodotti di laboratorio contenenti altre proteine derivate probabilmente da molecole di carne che non hanno mai vissuto in una stalla, una forte rivalutazione dei boschi e loro coltivazione in zone aride o artiche ovvero in altissima montagna per incarcerare CO2, lo sviluppo di coltivazioni erbacee modificate per produrre non solo carboidrati, ma anche vitamine e proteine; insomma, ci stiamo avviando verso una nuova rivoluzione agricola dove allo scopo ambientalistico si affiancherà anche lo scopo produttivistico: l’uomo incentiverà l’arboricoltura e alcune coltivazioni erbacee, ridurrà drasticamente l’allevamento di animali dando origine ad una nuova agricoltura, più efficace dal punto di vista ambientale ma anche meglio adatta alla coincidenza del settore primario con la sopravvivenza del genere umano, tentando di diminuire la sua invasività e di ricostruire un pianeta capace di sopportare la nostra invasiva presenza.
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van der Ploeg, Jan Douwe. "Terra e lavoro: due questioni apparentemente dimenticate, di nuovo nell'agenda europea". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 128 (diciembre de 2012): 46–60. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128004.

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Questo articolo discute l'agricoltura contadina come la principale istituzione-lavoro in Europa. Si afferma che sia il lavoro sia la terra sono socialmente difniti. Essi sono materialmente costituiti sulla base di tali definizioni e, laddove le definizioni sociali mutano, il significato, l'uso e e la posizione della terra e del lavoro nel processo della produzione agricola vengono ricostituiti. L'articolo utilizza un una periodizzazione che abbraccia un primo periodo (dal 1850 al 1950) in cui l'agricoltura si sviluppa fortemente, sebbene a ritmi ineguali, in molte parti d'Europa. Un secondo periodo (circa tra il 1950 e il 1990) si fonda sulla modernizzazione dell'agricoltura: un tentativo di indurre un nuovo modello di agricoltura imprenditoriale in cui terra e lavoro divengono sempre piů categorie vuote. Nel terzo periodo (dagli anni '90 in poi) si osservano nuovi ed eterogenei processi di ri-contadinizzazione che implicano una "riscoperta" di terra e lavoro come componenti centrali di forme dell'agricoltura capaci di resistere al riordino neoliberale dei mercati dell'agricoltura e del cibo.
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Moyo, Sam. "Transizione agraria mancata e sotto-consumo in Africa". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 128 (diciembre de 2012): 106–21. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128007.

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La trasformazione agraria in Africa non č riuscita a causa di una combinazione di fattori, tra cui l'alienazione della terra che si č verificata soprattutto nell'Africa dei settler, e sta crescendo altrove, e il super-sfruttamento del lavoro agricolo nelle economie contadine dell'Africa non settler. Negli anni sessanta, l'alienazione dei terreni č stata interrotta, ma la cattiva integrazione del continente nel sistema capitalista mondiale ineguale, in particolare il sistema alimentare mondiale, č cresciuta sotto il neoliberismo dagli anni ottanta. Gli errori nelle politiche di aggiustamento si sono intensificati dopo la recente crisi finanziaria mondiale portando a un aumento di privatizzazioni e concentrazione dei terreni agricoli, anche sotto il controllo del capitale straniero. La persistenza della produzione di beni agricoli per l'esportazione ha minato la produzione alimentare per il consumo locale, mentre gli investimenti pubblici nelle tecnologie agricole sono diminuite. L'alternativa della sovranitŕ alimentare centrata su piccoli produttori autonomi richiede un intervento significativo dello stato e lo sviluppo del capitale umano, per ristrutturare il sistema alimentare e per migliorare la protezione dei consumatori e del commercio. Il caso dello Zimbabwe viene presentato come esempio di resistenza agraria al neoliberismo.
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Clark, Gillian, Lorenzo Costantini, Angelo Finetti, John Giorgi, Andrew Jones, David Reese, Sheila Sutherland y David Whitehouse. "The food refuse of an affluent urban household in the late fourteenth century: faunal and botanical remains from the Palazzo Vitelleschi, Tarquinia (Viterbo)". Papers of the British School at Rome 57 (noviembre de 1989): 200–321. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009144.

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RIFIUTI ALIMENTARI DI UNA RICCA FAMIGLIA CITTADINA NEL TARDO SECOLO QUATTORDICESIMO: RESTI FAUNISTICI E BOTANICI DAL PALAZZO VITELLESCHI, TARQUINIA (VITERBO)Gli scavi condotti dalla British School at Rome nel Palazzo Vitelleschi in Tarquinia hanno fornito una quantità considerevole di dati faunistici e botanici, molti dei quali relativi al “proto-palazzo” del tardo sec. XIV. Le analisi del materiale qui presentate permettono di ricostruire in maniera abbastanza dettagliata il regime alimentare di una ricca e privilegiata famiglia urbana: tale esempio non può dunque essere assunto come rappresentativo in generale del tenore di vita diffuso nell'Italia centrale in età medievale. Alcuni elementi testimoniano come gli abitanti del proto-palazzo siano stati colpiti da una malattia, forse peste. E' stato possibile estendere il quadro ottenuto da questo particolare contesto e mettere in relazione l'economia di questa famiglia con l'organizzazione della produzione agricola nella compagna circostante. Le conoscenze offerte dai dati faunistici e botanici sul tipo di vita condotta nel medioevo sono paragonati e messi a confronto con le testimonianze documentarie relative alia dieta ed alla agricoltura medievale in Italia, anch'esse relative in gran parte alle classi più alte della società.
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Barker, Graeme. "Hunting and farming in prehistoric Italy: changing perspectives on landscape and society". Papers of the British School at Rome 67 (noviembre de 1999): 1–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004517.

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CACCIA E ALLEVAMENTO NELL'ITALIA PREISTORICA: CAMBIAMENTI DI PROSPETTIVA SUL TERRITORIO E SULLA SOCIETÀQuest'articolo riassume come due decadi di ricerca sull'Italia preistorica abbiano cambiato la nostra comprensione della natura degli antichi sistemi di caccia e di allevamento, della transizione dall'uno all'altro sistema, dei territori che queste attività hanno aiutato a creare e delle società di cui esse facevano parte. Per quanto riguarda la preistoria più antica, è ora più chiaro che per un lungo periodo l'umanità dell'epoca si fosse basata su un sistema di ‘scavenging’, vale a dire di nutrimento basato sull'utilizzo di carogne di animali morti. La variabilità dei sistemi di caccia che funsero da complemento allo ‘scavenging’, e che infine lo sostituirono, si è andata anch'essa man mano chiarendo. L'evidenza di un protaersi del processo di transizione nell'Olocene dalla caccia, pesca e raccolta all'agricoltura si è andata accumulando in maniera ancora più evidente, sebbene i motivi di questa transizione ci rimangono oscuri. Le società agricole del tardo neolitico furono sempre più caratterizzate da competizione sociale, in particolare tra gli uomini, mentre il commercio a lunga distanza e gli elementi rituali fmirono con lo svolgere un ruolo sempre più importante nei meccanismi di riproduzione sociale. L'età del rame vide un incremento nella specializzazione agricola e nella produzione artigianale mentre famiglie rivali erano in competizione per il controllo delle risorse. La prima parte dell'età del bronzo rappresenta un periodo di espansione degli insediamenti e di intensificazione della sussistenza, ma probabilmente anche di frammentazione sociale. Nel tardo bronzo e nell'età del ferro alcune regioni divennero centri significativi di poteri locali, nonchè il fulcro di reti di scambi locali e regionali di prodotti agrieoli e artigianali che sostenevano la struttura di queste società attraverso il mantenimento di debiti ed altri vincoli.
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Bregantini, Giancarlo. "L'etica della terra". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 2 (octubre de 2011): 133–38. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002011.

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L'odierna realtà agricola appare sovente come un'esperienza marginale rispetto ad altre attività, ma tale "marginalità", lungi dal tradursi in "emarginazione", se assunta come valore positivo e gestita con acutezza, può trasformarsi in "tipicità"; ed è la "reciprocità" che impedisce alla "tipicità" di autoconfinarsi. Investire in un'agricoltura marginale quindi tipica e volta alla reciprocità significa, pertanto, non solo garantire solidità alle imprese agricole, ma anche fare in modo che le nuove generazioni assicurino la custodia della terra e la qualità delle produzioni.
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Branduini, Paola, Lionella Scazzosi, Costanza Pratesi y Daniele Meregalli. "Paesaggi rurali e pandemia. Opportunità da cogliere da parte della PAC". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 1 (26 de julio de 2021): 258–71. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10260.

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La pandemia ha messo in luce la debolezza del sistema ambientale in cui oggi viviamo e dell’agricoltura fortemente specializzata e a bassa biodiversità. I paesaggi dell’agricoltura tradizionale che mantengono caratteri di storicità sono il risultato di lenti processi di adattamento delle tecniche alla natura, offrono un’elevata biodiversità e sono sorgente di resilienza delle comunità: possono pertanto offrire una risposta alla crisi climatica e pandemica che stiamo attraversando. Su questo tema alcuni esperti italiani di diversa formazione ed esperienza sono stati invitati ad esprimere la loro opinione allo scopo di offrire spunti per la nuova politica agricola. Ne sono emerse indicazioni per i paesaggi agricoli di pianura, di montagna e di città: attuare un’agroecologia di pianura, implementare la zootecnia in montagna, costruire una montagna competitiva con altri territori nella produzione e nel turismo ed accogliente per nuovi cittadini e turisti consapevoli, migliorare il riconoscimento e la retribuzione degli agricoltori come manutentori del paesaggio e fornitori di alimenti e di servizi sociali per la città. Infine gli autori hanno sintetizzato cinque suggerimenti per la futura PAC che offra una nuova visione del nostro vivere post pandemia, attraverso la valorizzazione dei paesaggi agrari portatori della storia e dell’identità italiana. The pandemic has highlighted the weakness of the environmental system and highly specialized agriculture with low biodiversity, where we live today. The traditional agricultural landscapes guardians of historic signs and practices are the result of slow processes of adapting techniques to nature, are a source of community resilience and high biodiversity: they can therefore offer a response to the climate and pandemic crisis we are experiencing. On this issue, some Italian experts with different backgrounds and experiences were invited to express their opinion in order to provide ideas for the new agricultural policy. Indications concern the agricultural landscapes of the plains, mountains and cities: implement agroecology in the plain, maintain animal husbandry, build a competitive production and tourism, welcome new citizens and aware tourists in the mountains, improve the recognition and remuneration of farmers as landscape maintainers and providers of food and social services for the cities. Finally, the authors summarized five suggestions for the future CAP that offer a new vision for our post-pandemic life, through the enhancement of agricultural landscapes that are bearers of Italian history and identity.
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Corleto, Francesco. "I contratti derivati come strumenti di gestione del rischio nei mercati agricoli (possibili applicazioni nelle borse merci italiane)". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 159–84. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001012.

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Negli ultimi anni, il settore agricolo ha subito profonde trasformazioni. Le istituzioni dell'Unione Europea hanno, da qualche anno, dedicato particolare attenzione al tema della gestione del rischio in agricoltura. L'evoluzione di un sistema che si discosti dalle misure di stabilizzazione dei mercati e dei prezzi, che per oltre cinquanta anni la Pac ha garantito attraverso il sostegno dei redditi degli agricoltori, non può che seguire progressivamente tappe intermedie. La riforma della Pac, varata nel 2003, ha previsto, infatti, l'introduzione di un sistema di riduzione progressiva obbligatoria dei pagamenti diretti per il periodo 2005-2012. In questo modo, nel 2013 si arriverà ad un sistema in cui gli interventi di sostegno saranno completamente disaccoppiati dalla produzione. Tale aiuto al reddito, soprattutto nella misura disaccoppiata al cento per cento, rischia però di essere socialmente impopolare, in particolare in tempi di stagnazione economica. Lo sviluppo dei mercati finanziari e la presenza di specifici servizi finanziari diretti agli agricoltori, infatti, può rappresentare un valido strumento per favorire la stabilizzazione del reddito degli stessi imprenditori agricoli. In virtù di questi cambiamenti, sarebbe opportuno che i singoli imprenditori agricoli utilizzino autonomamente gli strumenti derivati con la finalità di potersi proteggere dai rischi del mercato.
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Corona, P., R. Tognetti, A. Monti, S. Nardi, M. Faccoli, S. Salvi, L. Casini et al. "Agricultural and forest biomass production for energy use". Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 16, n.º 2 (30 de abril de 2019): 26–31. http://dx.doi.org/10.3832/efor3001-016.

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Mugarra, Miriam Velazco. "Derecho Agrario: instrumento del desarrollo agrícola y rural". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 159–69. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.12.

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L’obiettivo dell’articolo è di presentare le sfide contemporanee del diritto agrario in materia di sviluppo sostenibile delle zone rurali, tenendo conto delle politiche agricole attuate a livello locale, regionale, internazionale e globale. Nello specifico si è cercato di approfondire l’influenza del c.d. approccio territoriale allo sviluppo sostenibile delle zone rurali e la sua importanza per il diritto agrario. Per attuare il concetto di agricoltura sostenibile a Cuba è necessaria un’implementazione decisiva del progresso tecnologico, una moderata, razionale ed economicamente giustificata intensificazione della produzione e un contenimento del degrado della produttività potenziale del suolo. È inoltre inevitabile ampliare e modernizzare l’infrastruttura tecnica delle zone rurali e delle aziende agricole stesse. Oltre alla necessità di aumentare il livello di istruzione e di conoscenza professionale da parte degli agricoltori, come anche il livello di consapevolezza ecologica, queste azioni richiedono un sostegno finanziario tramite stanziamenti del bilancio pubblico e dei fondi regionali. È anche necessario migliorare il reddito agricolo, in quanto esso determina le possibilità di intraprendere investimenti e attività pro-ecologiche, che a loro volta determinano la sicurezza alimentare del Paese. Secondo l’autore, l’approccio territoriale è uno strumento efficace che facilita la gestione pubblica delle zone rurali e contribuisce a un ulteriore sviluppo socio-economico della popolazione rurale.
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Costato, Luigi. "Regime disaccoppiato, Trattato di Lisbona e obiettivi della Pac verso il 2020". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 2 (octubre de 2011): 13–27. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002002.

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Le regole del libero mercato e della concorrenza non riescono, in agricoltura, a produrre effetti positivi tali da compensarne gli svantaggi. D'altra parte è lo stesso art. 39 del Tfue, che riprende senza modifiche le disposizioni sull'agricoltura del vecchio Trattato CE, a stabilire che le regole della concorrenza possano non essere applicate al settore di produzione e commercio dei prodotti agricoli e a porre come obiettivi la sicurezza degli approvvigionamenti, adeguati redditi per gli agricoltori e prezzi ragionevoli ai consumatori. Eppure, nell'intraprendere la strada per l'ennesima riforma della Pac sembra che la Commissione intenda restare ben salda sulle posizioni che, a partire dalla riforma del 2003 e dall'introduzione del, hanno provocato il lungo periodo di difficoltà di reddito e di mercato al mondo agricolo. Sebbene, infatti, la Commissione si dimostri capace di individuare le reali sfide che l'agricoltura europea è chiamata ad affrontare, tuttavia non indica proposte coerenti con i predetti scopi, così come non vengono forniti significativi elementi di novità quando si affrontano argomenti specifici quali, ad esempio, i pagamenti diretti o le misure di mercato. Ciò che, però, risulta ancor meno confortante è il fatto che, tra le tre diverse attuazioni della riforma proposte, sembri prevalere quella volta a favorire un abbandono graduale delle misure di sostegno del reddito e della maggior parte delle misure di mercato quando, invece, sarebbe auspicabile tornare ad incentivare la produzione alimentare, garantendo, anche attraverso le scorte, la sicurezza degli approvvigionamenti.
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Szymecka, Agnieszka. "Produzioni di qualitĂ e sviluppo rurale: il caso polacco". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 3 (marzo de 2010): 191–98. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-003008.

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L'oggetto del presente lavoro sono le condizioni giuridiche di sviluppo delle produzioni agroalimentari di qualità in Polonia. Questo tipo di produzioni è molto importante per l'agricoltura europea. Infatti, la Commissione europea considera tali produzioni l'arma più potente degli agricoltori europei in un mondo sempre più competitivo. Esse contribuiscono, inoltre, allo economico-sociale e ambientale sviluppo rurale sostenibile. Nella prima parte l'autrice prende in esame la definizione della "qualità ". Ne analizza varie nozioni adottate dal recente Libro verde sulla qualità dei prodotti agricoli e sottopone a critica alcune di loro. Vengono presentati anche gli "schemi di prodotti di qualità " europei e nazionali. La seconda parte del lavoro prensenta diverse iniziative avviate in Polonia e dirette alla promozione delle produzioni agroalimentari di qualità . Sono presentate le barriere normative in merito che riguardano: la definizione giuridica dell'attività di trasformazione dei prodotti agricoli, le norme fiscali e le regolazioni sulla vendita diretta. Viene fatta una comparazione con le rispettive norme e regolazioni italiane. In conclusione l'autrice constata che il legislatore polacco non è sufficientemente coinvolto nella creazione di un appropriato contesto normativo necessario per lo sviluppo delle produzioni di qualità in Polonia.
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Postiglione, Luigi. "Popolazione e fame nel mondo: agricoltura, alimenti, sviluppo". Medicina e Morale 53, n.º 4 (31 de agosto de 2004): 767–91. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.632.

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L’agricoltura fornisce gli alimenti per la nutrizione, costituisce uno dei principali mezzi per ristabilire l’equilibrio dell’agroecosistema ed è motore primo dello sviluppo. Però oggi i 4/5 della popolazione mondiale, in continua crescita, soffrono per carenza di cibo; e ciò, per buona parte, a causa della cattiva distribuzione delle produzioni agricole, delle quali, purtroppo, nei Paesi sviluppati se ne distrugge una parte per ragioni di mercato. Nel secolo XX, invero, la disponibilità di alimenti ha subito consistenti aumenti, sia per un forte aumento della produzione areica (aumentata in media di 4-5 volte) sia per l’aumento della superficie coltivata (messa a coltura di terreni prima non coltivati, bonifica, irrigazione), tanto che nei Paesi industrializzati oggi si dà molto più spazio alla qualità dei prodotti. Il detto aumento è dovuto principalmente alle moderne tecnologie e all’impiego di consistenti mezzi tecnici (concimi, fitofarmaci), questi ultimi spesso causa d’inquinamento e di notevole consumo di energia fossile. Tuttavia vi è la possibilità di aumentare ancora l produzione, nel rispetto dell’ambiente, con l’agricoltura ecocompatibile che prevede l’impiego corretto dei mezzi tecnici, il ritorno ad antiche pratiche agricole con nuovo significato. Vi è altresì la possibilità di utilizzare l’agricoltura per l’equilibrio dell’agroecosistema (difesa del suolo, riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera). Questi obiettivi, già molto impegnativi nei Paesi industrializzati, vanno perseguiti con attenzione nei Paesi in via di sviluppo, coinvolgendo maestranze e dirigenti locali e suggerendo modelli di sviluppo che tengano conto delle caratteristiche ambientali di ciascuna zona (condizioni socio-culturali e condizioni pedoclimatiche). L’autore, dopo di aver esaminato i problemi tecnico-scientifici connessi con ciascun argomento trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomo trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomi e dalla conoscenza diretta delle potenzialità produttive di diverse regioni del mondo, nonché dagli studi di altri autori. Afferma, cioè, che l’agricoltura è in grado di fornire gli alimenti per tutti gli abitanti del Pianeta, purché si vincano gli egoismi di alcune nazioni, e nelle previsioni lo sarà anche quando nel 2030 gli abitanti saranno 8,27 miliardi.
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Di Majo, Antonio. "Il prelievo tributario sui redditi delle imprese agricole italiane". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 3 (octubre de 2012): 135–42. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-003006.

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Il prelievo tributario sui redditi delle imprese agricole italiane I redditi delle imprese agricole italiane sono prevalentemente tassati sulla base del sistema catastale. Il ricorso a forme forfettarie di tassazione č diffuso in molti paesi sviluppati (con aggiornamenti dei valori piů frequenti che in Italia). I dati qui presi in esame (ricavati dalle statistiche dell'anagrafe tributaria) dimostrano l'esiguitŕ degli imponibili dichiarati dalle imprese agricole (sia personali sia societŕ di capitali, queste ultime tassate su redditi effettivi). Questa peculiaritŕ deriva prin- cipalmente dalla mancanza di aggiornamenti frequenti degli estimi catastali, ma non č molto differente dalla situazione di altri settori produttivi del nostro paese. Infatti da circa un decennio anche molte piccole imprese non agricole utilizzano forme forfettarie di tassazione, con imponibili raramente aggiornati. Oltre alle conseguenze sul gettito , queste caratteristiche rendono anche inefficace l'utilizzo della politica tributaria per orientare la struttura della produzione agraria.
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Scudo, Gianni y Matteo Clementi. "La progettazione ambientale delle filiere alimentari orientata allo sviluppo bioregionale". TERRITORIO, n.º 93 (enero de 2021): 26–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093004.

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Il testo presenta strumenti di analisi e progetto di filiere alimentari elaborati nella ricerca ‘Bioregione'. Lo studio mira ad approfondire i processi che connettono domanda e offerta in un ambito territoriale definito e a formulare scenari migliorativi. Le filiere interessano i principali alimenti che compongono la domanda aggregata associata alla ristorazione collettiva nelle diverse fasi, dalla produzione in campo al conferimento al centro cottura, al consumo e alla gestione degli scarti. Gli indicatori utilizzati sono la domanda energetica complessiva (energia primaria non rinnovabile), la contabilità di terreno agricolo produttivo per quantità di prodotto o pasto equivalente e il costo di produzione. Essi costituiscono strumenti sperimentali di riferimento per una pianificazione territoriale locale che metta al centro un nuovo modello metabolico campagnacittà ambientalmente sostenibile.
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Poli, Daniela y Elisa Butelli. "Una nuova ruralità periurbana nel cuore della città metropolitana: un parco agricolo multifunzionale in Riva sinistra d'Arno". CRIOS, n.º 22 (marzo de 2022): 30–43. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022004.

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La globalizzazione e l'industrializzazione dell'agricoltura, accompagnate dall'urbanizzazione imponente delle aree metropolitane, hanno reso i contesti di vita sempre più fragili. La pandemia attuale non è che l'esito potente di un modello urbano insostenibile. Uno dei nessi più critici è quello del metabolismo del cibo, retto da reti lunghe legate alla grande distribuzione. Le forme di pianificazione resiliente del XXI secolo dovranno prevedere modalità capaci di reintrodurre il tema della produzione alimentare sana e di prossimità nelle proprie strategie e azioni. L'articolo illustra il progetto "Coltivare con l'Arno. Parco agricolo perifluviale" nei Comuni di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa. Tramite un intenso processo partecipativo il progetto ha delineato i contorni di un parco agricolo multifunzionale, per dare risposta al bisogno di prossimità di una nuova ruralità periurbana, contribuendo a tempo stesso a individuare modalità di risoluzione delle criticità di un contesto fortemente urbanizzato. Parole chiave: bioregione urbana, ruralizzazione, parco agricolo, periurbano, prossimità, partecipazione.
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Costantini, Valeria y Graziana Dizonno. "Biocombustibili, agricoltura e Paesi in via di sviluppo". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2010): 65–93. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-001004.

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Il rapido incremento dei prezzi agricoli ed energetici, che ha scosso i mercati internazionali durante il biennio 2006-2008, ha sollevato un acceso dibattito sulle cause all'origine di tale shock e sulle politiche piů adeguate di risposta. Il ruolo dell'agricoltura nella produzione di fonti energetiche alternative ha rappresentato un aspetto importante di tale discussione. Spesso perň, l'attenzione si č rivolta maggiormente sulla verifica della presunta corresponsabilitŕ dei biocarburanti nella crescita dei prezzi di alcuni prodotti agricoli, piuttosto che su aspetti attinenti le potenzialitŕ di sviluppo del settore delle bioenergie e i Paesi in via di sviluppo (Pvs), in particolare nell'ambito dello sviluppo rurale. Il lavoro si propone come una rassegna della letteratura che analizza lo scenario internazionale dei mercati agricoli nel periodo 2006-2008 e gli impatti sui Pvs derivanti dallo sviluppo del mercato dei biocarburanti, dedicando, infine, particolare attenzione, alle possibilitŕ di un ruolo piů attivo dei Pvs nell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, quali le bioenergie
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Di Natale, Anna. "Aspetti normativi e legislazione fitosanitaria a sostegno della difesa eco-sostenibile delle colture". Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 52, n.º 382/SFE (22 de diciembre de 2019): DECA5—DECA9. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v52i382/sfe.79.

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La normativa europea e nazionale in materia fitosanitaria si è inizialmente interessata alla tutela della salute dei consumatori, regolamentando soprattutto la produzione e la commercializzazione dei prodotti fitosanitari e considerando i loro residui negli alimenti. Successivamente, la legislazione europea ha considerato anche l'impatto delle sostanze chimiche contenute nei formulati commerciali nei confronti dell'operatore e dell’ambiente. Inoltre, con l'approvazione della Direttiva 128 del 2009, che "istituisce un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi", per la prima volta ne viene regolamentato l'impiego, stabilendo principi comuni per un loro utilizzo razionale e sicuro. Con questa importante direttiva, si definiscono dei Piani di Azione Nazionale (PAN) per promuovere l'utilizzo di prodotti fitosanitari maggiormente sostenibili e fornire indicazioni per ridurre il loro impatto in ambito agricolo, extra agricolo e in aree naturali protette. In tale contesto, vengono illustrati e discussi i criteri di applicazione e il quadro normativo di riferimento più aggiornato.
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Roson, Roberto y Martina Sartori. "Cambiamento climatico e commercio di acqua virtuale nel Mediterraneo". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 3 (septiembre de 2011): 57–73. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-003003.

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Cambiamento climatico e commercio di acqua virtuale nel Mediterraneo In questo lavoro viene considerato lo scambio virtuale di acqua tra Paesi del Mediterraneo, che fa riferimento al contenuto implicito di acqua utilizzato per la produzione di beni commerciati. Vengono stimati i flussi di acqua virtuale legati al commercio di beni agricoli, e successivamente, viene impiegato un modello di equilibrio economico generale per simulare gli effetti di una minor disponibilitŕ futura di risorse idriche, legata al cambiamento climatico. Viene valutato come e quanto i meccanismi autonomi di adattamento dei sistemi economici possano costituire una parziale risposta ai problemi di riduzione delle risorse idriche disponibili.
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Salvioni, Cristina, Laura Aguglia y Patrizia Borsotto. "Assetti proprietari e organizzativi delle imprese agricole italiane". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2011): 111–31. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-001005.

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Questo lavoro propone un'analisi dei cambiamenti che stanno interessando gli assetti proprietari e organizzativi delle aziende agricole italiane. Viene analizzata la recente evoluzione delle forme societarie nell'agricoltura italiana, evidenziando l'accelerazione del processo di transizione da imprese familiari verso forme societarie collettive. Attraverso i microdati Rica vengono individuate le principali combinazioni di assetti proprietari e di gestione attualmente utilizzati e si testa quali fattori influenzino la scelta della loro adozione. I risultati ottenuti confermano l'ipotesi che la crescita delle dimensioni aziendali e la specializzazione in produzioni ad alta intensitŕ di capitale favoriscano la transizione ad assetti complessi.
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Boccon, Elena, Domenico Massano, Alessandro Milanesio, Antonio Murtas y Matteo Viberti. "Un processo di produzione vinicola come rottura della prassi normalizzante". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 1 (septiembre de 2021): 149–67. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001013.

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Il lavoro descrive come dal 2015 ad oggi siano state accolte circa quindici persone con fragi-lità all'interno della progettualità 8Pari. I beneficiari sono persone che hanno avuto poca possibilità di sperimentare le proprie capacità e competenze lavorative, in parte a causa delle difficoltà e fragilità presenti (non per tutte legate alla disabilità) ma anche e soprattutto a causa della mancanza di contesti idonei ad accoglierli. In questo lavoro si presenta una ri-flessione sulle dinamiche di inclusione generate dall'azione produttiva nel contesto agricolo, in una prospettiva aperta ed in divenire. Le persone che ogni giorno creano il vino 8Pari so-no state coinvolte direttamente nel processo di raccolta delle informazioni propedeutiche alla scrittura e riflessione critica. In particolare, nel lavoro si illustrano tre dimensioni: storica, riepilogativa di 8Pari nei suoi sviluppi identitari fino ad oggi e come esso si sia intersecato al contesto sociale e lavorativo circostante; fenomenologica, esplorativa dei vissuti emotivi e delle dinamiche relazionali vissute dai lavoratori rispetto alla pratica quotidiana e rispetto al contesto esterno. E "prospettica", ipotizzando come la pratica di 8Pari possa essere miglio-rata e integrata tentando di superare i tradizionali modelli di inclusione, per portare al cen-tro del dibattito una riflessione critica e un'azione trasformativa sulla dicotomia normali-tà/disabilità.
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Germanò, Alberto. "Il cibo nel diritto internazionale del mercato dei prodotti agricoli: disciplina e controversie". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 85–113. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001008.

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L'Autore, dopo aver illustrato il significato dei termini food security e food safety, analizza il mercato internazionale dei prodotti alimentari, con particolare attenzione alle regole tecniche e alle regole sanitarie e fitosanitarie e, quindi, all'Accordo Tbt e Sps, nonché al criterio di equivalenza, quale strumento per la tutela della diversità e nel contempo di conferma della sovranità degli Stati. L'Autore esamina, inoltre, alcune delle più significative controversie internazionali relative agli alimenti (la c.d. guerra delle banane e le controversie relative alla carne agli ormoni), l'Accordo Tbt e le regole tecniche a tutela dell'ambiente, nonché l'Accordo Trips e il rapporto tra indicazioni geografiche e marchi geografici di prodotti alimentari. Infine, viene affrontato il problema dei cambiamenti nell'allocazione della terra e nelle pratiche agricole utilizzate: per ottenere la riduzione delle emissioni climalteranti si sta alterando l'uso razionale della terra, agendo in modo scorretto sui "conflitti" tra le produzioni a fini mercantili e le produzioni a fini alimentari. In conclusione l'A. evidenzia la necessità , per i cultori del diritto dell'agricoltura, di uscire dagli angusti confini del diritto domestico e di affrontare, passando per il diritto comunitario, i problemi che il diritto internazionale prospetta, con conseguenti ricadute sulla comprensione ed interpretazione del diritto nazionale.
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Teresa Cuomo, Maria, Oscar De Franciscis y Alex Giordano. "La rimodulazione strategica del modello di business. L'integrazione tra agri-food e turismo". ESPERIENZE D'IMPRESA, n.º 2 (enero de 2021): 51–67. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-002004.

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L'ampliamento dell'offerta produttiva con attività non appartenenti alle tradizionali aree di mercato delle imprese sta avanzando in specie nel segmento alimentare. Questa nuova impostazione travalica così il tradizionale approccio di tipo "core business", immaginando una logica di "non-core business", di contagio fecondo tra filiere produttive contigue in grado spesso di potenziare imprese e aree geografiche. Lo scenario che emerge dalla nuova alternativa strategica quindi parte dal presupposto che il non-core stimola il core, modificando completamente i tratti di una specifica organizzazione imprenditoriale. Le novità sperimentali fornite da questi business, laddove si manifestano con successo, riescono a produrre alcuni vantaggi fondamentali che vanno dalla diversificazione del rischio d'impresa allo sviluppo del fatturato e delle quote di mercato fino all'innovazione di prodotto in chiave di maggiore sostenibilità. In altri termini, il non-core - che nel caso di un'azienda produttiva a vocazione agricola può configurarsi nell'attività ricettiva, ristorativa e del commercio di produzioni tipiche legate al terroir - può fungere da traino rispetto al business tradizionale diventandone così il nuovo core in una virtuosa spirale di sviluppo.
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Improta, Massimo y Rinaldo Sacchetti. "Le tecnologie per consentire ad una persona diversamente abile di guidare un veicolo: l'esperienza del Centro Protesi Inail". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 92 (febrero de 2011): 30–41. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092003.

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Da Ottobre del 1998, il Centro Protesi Inail (CPI), azienda specializzata nella produzione e fornitura di protesi, ortesi ed ausili, si occupa di trasporto accessibile. Il recupero della mobilitŕ individuale, infatti, č un fattore determinante per il reinserimento sociale delle persone affette da disabilitŕ motoria e/o sensoriale. Per tale ragione il CPI ha attivato un centro operativo multi specialistico (CSM) che aiuta gli utenti a conseguire la patente di guida e viaggiare in un veicolo (auto, moto, etc.). Presso il CSM, la persona diversamente abile puň ricevere lezioni di guida, sostenere l'esame di guida con i veicoli giŕ adattati in dotazione al CPI e puň scegliere numerosi tipi di adattamenti dei propri mezzi, dispositivi che possono essere applicati presso l'autofficina del CPI. In collaborazione con i costruttori di ausili per la mobilitŕ e centro universitari, il CPI promuove studi e ricerche sulle personalizzazioni dei veicoli per poter guidare in carrozzina, accedere e guidare un camper, oppure utilizzare un trattore agricolo. La nuova sfida tecnica č consentire a persone con movimenti molto limitati (ad esempio affetti da gravi miopatie o mielolesione cervicali) di poter guidare usando un joystick che ruota, accelera e frena il veicolo.
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Pronti, Andrea. "Agroecologia e sviluppo rurale nella regione orientale del Minas Gerais". Revista Movimentos Sociais e Dinâmicas Espaciais 6, n.º 2 (27 de noviembre de 2017): 92. http://dx.doi.org/10.51359/2238-8052.2017.231110.

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Nell'area orientale dello stato del Minas Gerais è stato realizzato il progetto di cooperazione internazionale tra Italia e Brasile "Agroecologia e formazione socio ambientale per lo sviluppo sostenibile" con lo scopo di sostenere l'agroecologia per lo sviluppo rurale locale. L'area è caratterizzata dalla produzione estensiva di caffè principalmente a livello di agricoltura familiare. Il caffè, oltre a sostenere quasi totalmente l'economia locale, rappresenta uno dei maggiori driver di distruzione della Foresta Atlantica, bioma locale molto importante per la fornitura di servizi ambientali. Grazie alla collaborazione tra Università di Torino e RE.TE. Ong, nell'ambito del progetto Uni.Coo, è stato realizzato uno studio economico per confrontare l'utilizzo di pratiche agroecologiche e convenzionali con lo scopo di verificare se le prime potessero effettivamente contribuire allo sviluppo sostenibile dell'economia regionale. Sono state confrontate diverse variabili economiche e ambientali in 6 unità produttive. I risultati dello studio indicano che le pratiche agroecologiche siano in grado di fornire mediamente maggiori redditi, remunerare maggiormente il lavoro, diversificare i redditi e le diete, oltre a contribuire sia alla riduzione dell'uso prodotti chimici che alla conservazione forestale. Lo studio suggerisce che l'agroecologia possa rappresentare un possibile modello di sviluppo agricolo sostenibile per la regione.
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Sanna, Carlo. "L'impatto delle vicende economiche e politiche sulla trasformazione urbana e sociale di Istanbul (1923-1984)". STORIA URBANA, n.º 168 (noviembre de 2021): 115–39. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168005.

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Istanbul, con i suoi oltre 16 milioni di abitanti, è oggi la maggiore città della Turchia e una delle megalopoli più grandi del mondo. Storica capitale dell'Impero Ottomano, oggi non è solo il maggiore centro abitato della Turchia, ma anche il suo cuore pulsante culturale, sociale ed economico. Da sola, la città genera oltre il 40% del gettito fiscale e circa il 40% del PIL della Turchia, con più del 20% della produzione industriale del Paese. Eppure, appena sessant'anni fa Istanbul era una città portuale stagnante e dimenticata, tagliata fuori dalle rotte del commercio internazionale, con meno di un milione di abitanti e una crescita praticamente nulla. La situazione di Istanbul rispecchiava la condizione della Turchia del secondo dopoguerra: un Paese scarsamente industrializzato e prevalentemente rurale, con strutture economiche basate principalmente sul settore agricolo, infrastrutture scarse e arretrate, poco integrato nel mercato internazionale. In seguito la Turchia fu protagonista di una crescita vorticosa che, seppure caratterizzata da un andamento estremamente altalenante, la proiettò saldamente all'interno dei meccanismi del mercato globale negli ultimi due decenni del XX secolo. Questi processi scossero profondamente Istanbul e l'intero Paese, attraversati da enormi cambiamenti nelle dinamiche non solo economiche, ma anche politiche e sociali. La città fu protagonista di un pluridecennale processo di trasformazione che la portò da poco più di 950 mila abitanti nel 1950 a una metropoli con oltre 8 milioni di abitanti negli anni Novanta. L'articolo analizza come questi processi storici abbiano modificato la struttura economica, sociale, demografica di Istanbul, ponendo le basi per farla diventare la città che è oggi.
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Sori, Ercole. "Il ciclo neoclassico nelle marche tra economia e societŕ". STORIA URBANA, n.º 135 (febrero de 2013): 27–42. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135002.

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Esiste una stretta relazione tra la congiuntura economica e sociale che le Marche attraversano tra gli anni '30-'40 del XVIII secolo e gli anni '70-'80 del XIX, da un lato, e il ciclo edilizio e architettonico del neoclassicismo. Nel passaggio tra XVIII e XIX secolo si verificano rilevanti variazioni quantitative, funzionali e congiunturali nella produzione edilizia: a) diminuzione complessiva degli interventi; b) ridimensionamento della committenza ecclesiastica e nobiliare; c) proliferazione di teatri; d) tenuta degli interventi in attrezzature urbane; e) significative cadute congiunturali (periodo giacobino-napoleonico; gli "anni della fame" 17645-67 e 1816-17). Il neoclassico appare come l'architettura con la quale i centri urbani escono dalle rispettive cinte murarie, relegando tendenzialmente il "vecchio" entro le mura, mentre il nuovo procede speditamente al suo esterno oppure occupa gli "sventramenti" operati nel minuto tessuto edilizio storico. L'effetto depressivo che la caduta dei prezzi agricoli durante la Restaurazione ha sugli investimenti edilizi viene compensata da nuove intenzioni anticicliche, si potrebbe dire quasi "keynesiane". Il ciclo neoclassico si avvale di specifici meccanismi di alimentazione e diffusione territoriale: a) nuovi o potenziati meccanismi di finanziamento: b) competizione e imitazione tra centri urbani, soprattutto in vista della promozione da terra a civitas, e tra centri maggiori e minori. Il risveglio edilizio neoclassico ha bisogno di adeguate interfacce imprenditoriali e manifatturiere nel settore dei materiali da costruzione (fornaci da laterizi e da calce). Ad una modularitŕ "cellulare" del mattone si accompagna una ben piů ampia modularitŕ tipologica, urbanistica e sociale del manufatto neoclassico.
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Testa, Ugo. "Il progetto Life Ambiente Sapid: i dubbi di una difficile coesistenza Ogm/no Ogm". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 73–84. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001007.

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Il Dna degli Ogm, in quanto legato ad organismi viventi, si può diffondere nello spazio e nel tempo attraverso il polline (come avviene soprattutto per il mais) ed i semi (colza), causando una "contaminazione" delle piante non Ogm e dei relativi prodotti. Contaminazione dei prodotti che può verificarsi anche nelle aziende di trasformazione. La politica della coesistenza pertanto rischia, in alcune realtà , di essere di difficile applicazione e di compromettere l'identità di quelle produzioni di qualità riconosciuta (biologico, Dop, Igp, tipico). Le strategie di coesistenza vanno quindi applicate tenendo conto delle specificità territoriali e delle agricolture prevalenti nelle singole aree. Il progetto "Sapid" è stato cofinanziato nell'ambito del programma europeo Life Ambiente. Il suo obiettivo principale è di individuare le strategie e gli strumenti a livello territoriale, di filiera ed aziendale, per garantire la coesistenza dei diversi modelli agricoli, evitando le contaminazioni con Ogm, anche di tipo accidentale. I risultati della sperimentazione dimostrano che è possibile ridurre la contaminazione Ogm/non Ogm al di sotto della soglia di coesistenza (0,9%), ma è impossibile azzerarla, sia in campo e nel resto delle filiere, a causa delle particolare struttura del comparto agroalimentare marchigiano. Il progetto "Sapid" è giunto alla conclusione che, in un regime di coesistenza, una possibile strategia per tentare di garantire l'assenza di contaminazione da Ogm, anche quelle accidentali, è la costituzione dibasati su accordi volontari di tutti gli operatori delle filiere, per la moratoria della coltivazione, della trasformazione e dell'utilizzo di piante e prodotti Ogm.
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Spadaro, Carmela Maria. "Rivolte tra i gelsomini. Raccoglitrici di fiori in Calabria e diritti sociali nella seconda metà del Novecento (primi risultati di una ricerca)". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 451–84. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16895.

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Una vicenda poco nota, relativa ad una stagione di battaglie sindacali è quella di cui si resero protagoniste le raccoglitrici di fiori di gelsomino della Calabria jonica. Il loro lavoro rappresentò, tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del ‘900, un elemento importante nella storia economica e sociale del territorio calabrese, favorendo la creazione di un’interessante rete di collegamento tra le numerose imprese agricole di piccole e medie dimensioni operanti nel territorio ed alcuni tra i più noti marchi dell’industriaprofumiera francese.L’acquisita consapevolezza del profilo “internazionale” e, dunque, dell’importanza del proprio lavoro nella promozione industriale e sociale del territorio, fu all’origine di una stagione di rivendicazioni, che sancirono un netto miglioramento delle condizioni lavorativeed una maggiore considerazione sociale per queste donne trovatesi improvvisamente, anche per effetto della disoccupazione maschile e dell’emigrazione, a ricoprire il ruolo di capo-famiglia; altresì posero all’attenzione del Parlamento la necessità di darericonoscimento normativo alle istanze delle lavoratrici. Nella lotta sindacale condotta da queste pioniere dei diritti delle lavoratrici si intrecciarono, ad un certo punto, interessi che rischiarono di snaturane il significato, ma esse seppero tenere testa alle strumentalizzazioni che provenivano da varie parti, battendosi solo per i loro diritti.La crisi del settore, determinata da un eccesso di produzione rispetto alla domanda e dalla concorrenza di alcuni paesi esteri (Egitto, Israele, Spagna, Algeria, Tunisia), che poterono giovarsi anche dei minori costi della manodopera, provocò un crollo verticale dellevendite di gelsomino, conducendo nel giro di pochi anni alla totale sparizione della coltura dalle coste calabresi.Il legislatore intervenne tardivamente per disciplinare molti di quei diritti che le raccoglitrici di gelsomino erano riuscite a conquistare, ottenendo una contrattazione collettiva provinciale che rispettava e richiamava il diritto consuetudinario. L’intervento dello Stato fu tardivo perché alla fine degli anni Settanta quasi più nessuno in Calabria coltivava il gelsomino e le mutate condizioni del mercato internazionale dirottarono le commesse dell’industria francese verso Paesi più competitivi. Tuttavia, il ruolo pionieristico di queste donne, il cui lavoro tracciava di per sé un’identità di genere, segnò sicuramente un passo decisivo verso il cambiamento sociale e l’emancipazione femminile, che sembra doveroso ricordare.
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Tits-Dieuaide, Marie-Jeanne. "Franco Cazzola, « Produzioni agricole e rendimenti unitari dei cereali nel Ferrarese a metà Quattrocento : la castalderia ducale di Casaglia (1451-1459) », Studi in memoria di Luigi Dal Pane, Bologne, Editrice Cooperativa Libraria Universitaria, 1982, pp. 239–300." Annales. Histoire, Sciences Sociales 42, n.º 3 (junio de 1987): 735–36. http://dx.doi.org/10.1017/s039526490007582x.

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Trentin, Iran Carlos Lovis. "Cambiamenti climatici e agroecologia nello sviluppo del Rio Grande do Sul-Brasile". Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 22 de marzo de 2021, 39–62. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/ambiente/climatici-e-agroecologia.

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La proposta centrale di questo articolo è quella di comprendere e discutere la situazione generata dalle continue siccità che affliggono l’economia agricola di diverse regioni del Rio Grande do Sul negli ultimi decenni, in particolare con l’adozione di modelli produttivi degradanti e inquinanti dagli anni ’70. Discutere anche alcune informazioni sui fenomeni naturali che intensificano la siccità costante, così come l’azione umana nel peggioramento della siccità. Per questo, abbiamo condotto un’ampia ricerca bibliografica e interviste con ricercatori della zona. Da ciò, è stato identificato che l’agroecologia come modello di agricoltura sostenibile è un’alternativa per sostituire il modello dipendente e degradante degli ecosistemi nella produzione di alimenti per gaúchos e per l’esportazione. Inoltre, con questo modello di produzione sostenibile negli agroecosami, è possibile garantire miglioramenti ambientali, economici e sociali alle famiglie degli agricoltori di tutte le regioni agricole, oltre a mitigare le continue siccità e siccità che sono diventate frequenti negli ultimi decenni, causando enormi perdite economiche e ambientali per tutta la produzione del Rio Grande do Sul.
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Salbitano, Fabio, Livia Marchetti, Rafael Da Silveira Bueno, Gherardo Chirici y Marco Marchetti. "Foreste a tavola:i consumi alimentari inducono la crescente deforestazione tropicale e sub-tropicale anche in Italia". L'Italia Forestale e Montana, 2021, 171–95. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2021.4.02.

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L’agricoltura costituisce da sempre una grande minaccia per gli ecosistemi naturali del nostro pianeta,e non solo in quanto attività umana essenziale per la produzione di cibo. Attualmente, in particolarenella regione tropicale e sub-tropicale, le attività agricole sono fattori di pressione cruciali per il mantenimentodei cicli di vita di ecosistemi essenziali per la biosfera, complessi e resilienti, come le foreste. Lesocietà contemporanee, essenzialmente urbane e sempre più disconnesse dai processi naturali ed ecologici,tendono a dimenticare, o semplicemente non considerare, le responsabilità di queste pressioni insostenibili.Tra le maggiori cause di deforestazione, quattro commodities rivestono un ruolo centrale:allevamento di bovini da carne, coltivazione della soia, produzione di olio di palma ed estrazione dilegname. I processi di produzione, trasformazione, trasporto e consumo di questi prodotti sono causa didegrado forestale e deforestazione come conseguenza diretta dell’espansione della frontiera agricola. Laletteratura scientifica recente dà sempre maggiore importanza al ruolo della deforestazione come unodei principali drivers del superamento dei planetary boundaries e alle connessioni economico-commercialie geo-ecologiche esistenti tra luoghi distanti del pianeta rispetto alla produzione, al consumoalimentare e al loro impatto ambientale e sociale. Il presente lavoro, basato su una ricerca bibliograficacondotta attraverso parole chiave inerenti i lavori scientifici sviluppati sull’argomento nell’ultimo ventennio,vuole contribuire all’approfondimento di tali connessioni e delle loro conseguenze, per far crescere laconsapevolezza dei cittadini e della stessa comunità scientifica. La revisione sistematica della letteraturarealizzata contribuisce a inquadrare le responsabilità “nascoste” nel consumo di molti prodotti alimentariche sono causa di scomparsa o degrado di ecosistemi naturali importantissimi per il pianeta, rafforzandola necessità di un cambiamento di paradigma per interrompere il circolo vizioso delle dinamicheurbano-rurale e nord-sud, ormai consolidate a livello globale.
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Corti, Claudia, Fausto Barbagli, Lara Bassu, Anna Rita Di Cerbo, Pietro Lo Cascio, Neftalì Sillero, Valeria Nulchis et al. "Monitoraggio della biodiversità in relazione all’applicazione degli standard di condizionalità: 4.2c, 4.6, 4.3 (olivo)". Italian Journal of Agronomy 10, n.º 1s (19 de febrero de 2016). http://dx.doi.org/10.4081/ija.2015.749.

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<p>Nel presente lavoro vengono riportati i risultati relativi ai monitoraggi della diversità faunistica per i seguenti standard: 4.2c, 4.3 (olivo), 4.6. I risultati ottenuti sono nel complesso interessanti sia dal punto di vista metodologico sia per quanto concerne gli aspetti conservazionistici e gestionali. Emerge l’importanza di utilizzare più indicatori o gruppi tassonomici che comprendano <em>taxa</em> ecologicamente e funzionalmente diversi per valutare la “biodiversità”. Relativamente allo sfalcio è stato osservato che una “blanda gestione” dei ritirati dalla produzione può favorire un certo incremento di biodiversità sia per quanto riguarda gli Artropodi, sia per quanto riguarda i Rettili. Risultati concordi sono stati osservati anche negli oliveti dove la gestione della vegetazione al suolo (sfalcio) sembrerebbe incrementare la diversità. Tuttavia è opportuno ricordare che l’effetto monitorato, almeno nei ritirati dalla produzione, non è quello immediatamente successivo all’azione meccanica che invece provoca danni diretti e immediati alla fauna (ferimento e uccisione). Emerge con evidenza dai dati raccolti anche l’importanza della presenza, all’interno degli agro-ecosistemi, di aree a minor disturbo antropico, naturali e semi-naturali: fasce ecotonali e ripariali, ma anche bordure dei campi. Viceversa l’uniformità del paesaggio e la presenza di grandi estensioni coltivate a monocoltura rappresentano elementi sfavorevoli alla biodiversità animale. Nel monitoraggio attraverso l’utilizzo della tecnica di fototrappolaggio è emersa l’importante funzione svolta dai muretti a secco, “presenze” tipiche e diffuse nel paesaggio agricolo tradizionale del nostro territorio italiano. Per molti <em>taxa</em> animali detti manufatti assolvono a funzioni ecologiche diverse, quali: rifugio, aree di foraggiamento, passaggio o sosta nonché punti ottimali per la termoregolazione.</p>
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Μπροκαλάκης, Γιώργος. "Πρωτοβυζαντινά γεωργικά εργαλεία Η μαρτυρία των τεχνέργων από την Ελεύθερνα". EULIMENE, 31 de diciembre de 2013, 45–131. http://dx.doi.org/10.12681/eul.32833.

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Strumenti agricoli di età protobizantina. Le testimonianze dall’antica Eleuftherna. Da una casa parzialmente scavata nell’antica Eleuftherna nella Creta centrale proviene un piccolo gruppo di strumenti agricoli, databili con precisione in relazione al sisma del 365 d.C. Per inquadrare questi manufatti in un contesto geografico e cronologico più ampio si è cercato di raccogliere tutte le testimonianze di strumenti analoghi dalla Grecia e dall’Asia Minore, datate tra il IV e la metà del VII sec., enfatizzando il valore dei manufatti archeologici, finora non considerati in modo adeguato dalla ricerca, senza trascurare la capacità informativa, ma anche i limiti, degli altri tipi di documentazione (le fonti scritte e iconografiche, l’etnoarcheologia e l’archeologia sperimentale) per ricostruire la funzione, l’uso e la denominazione di questa classe di materiali. Seguendo questa impostazione, nello studio si è messa in evidenza l’importanza della forma, delle dimensioni e del peso dei manufatti, mostrando che gli strumenti dal contesto chiuso di Eleuftherna erano destinati alla coltivazione dei giardini. Nonostante ci si sia basati su un campione complessivamente limitato di manufati di età protobizantina, è stato possibile descrivere la diffusione di certi tipi di attrezzi e il numero finora esiguo degli strumenti specializzati, interrogandosi sul conservatorismo delle forme ed evidenziando anche alcuni miglioramenti tecnologici. Lo studio si conclude con una riflessione sulla produzione e la circolazione delle parti in ferro degli strumenti, mettendo in luce la rete di relazioni tra i fabbri e gli agricoltori. Agricultural tools of the Proto-byzantine era. The evidence from ancient Eleutherna. From a house partially excavated in ancient Eleutherna in central Crete comes a small group of agricultural tools, datable with precision in relation to the earthquake of 365 AD. In order to place these artifacts in a wider geographical and chronological context, an attempt was made to collect all the evidence of similar instruments from Greece and Asia Minor, dated between the 4th and the middle of the 7th century. Emphasis is placed on the value of the archaeological artifacts, hitherto not adequately studied, without neglecting the information provided by, but also the limits of the other types of evidence (written and iconographic sources, ethnoarcheology and experimental archeology), in order to reconstruct the function, use and the name of this class of materials. Following this approach, the study highlights the importance of the shape, size and weight of the artifacts, showing that the tools from Eleutherna's closed contexts were intended for the cultivation of gardens. Although the research is based on a limited overall sample of artifacts from the Proto-Byzantine age, it is possible to describe the diffusion of certain types of tools and the apparently small number of specialized tools, and to note the conservatism of the shapes while also highlighting some technological improvements. The study ends with a reflection on the production and circulation of the iron parts of the tools, centring on the network of relationships between blacksmiths and farmers. Editorial Note Volume 13-14 of Eulimene is devoted to the east sector (I) of the ancient Eleutherna, which was dug systematically by prof. Petros Themelis from 1985 until 2003. In three extensive articles, Petros Themelis, Yorgos Brokalakis and Martha W. Baldwin Bowsky, publish sculptures, tools and inscriptions respectively, unearthed during the excavations conducted during the above period and which date from the Hellenistic period (2nd century BC) to the early byzantine era (mid7th cent. AD). Many of these artifacts are now exhibited in the newly completed Museum of Ancient Eleutherna, which opened its gates to the public in June 2016. The publishing directors Nikos Litinas – Manolis I. Stefanakis Σημείωμα των εκδοτών Ο τόμος 13-14 της Ευλιμένης αποτελεί ένα αφιέρωμα στον ανατολικό τομέα Ι της αρχαίας Ελεύθερνας, που ανασκάφτηκε συστηματικά από τον καθηγητή Πέτρο Θέμελη από το 1985 έως το 2003. Στα τρία εκτενή άρθρα που δημοσιεύονται παρουσιάζονται από τον ίδιο τον ανασκαφέα, τον Γιώργο Μπροκαλάκη και την Martha W. Baldwin Bowsky, γλυπτά, εργαλεία και επιγραφές αντίστοιχα, που ήρθαν στο φως κατά τις ανασκαφές των παραπάνω ετών και χρονολογούνται από τους ελληνιστικούς χρόνους (2o αι. π.Χ.) μέχρι και την πρωτοβυζαντινή περίοδο (μέσα 7ου αι. μ.Χ.). Πολλά από αυτά τα αντικείμενα εκτίθενται πλέον στο Μουσείο Αρχαίας Ελεύθερνας, που ιδρύθηκε χάρη στο όραμα και τις προσπάθειες του καθηγητή Ν. Σταμπολίδη και το οποίο εγκαινιάστηκε από τον Πρόεδρο της Ελληνικής Δημοκρατίας στις 19 Ιουνίου 2016. Οι διευθυντές έκδοσης Νίκος Λίτινας – Μανόλης Ι. Στεφανάκης
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