Literatura académica sobre el tema "Pratiche intellettuali"

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Artículos de revistas sobre el tema "Pratiche intellettuali"

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Ferrando, Anna. "Donne oltre i confini. La traduzione come percorso di emancipazione durante il fascismo". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 294 (diciembre de 2020): 205–34. http://dx.doi.org/10.3280/ic294-oa1.

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Č nota a tutti la definizione che Cesare Pavese, cogliendo lo spirito dell'epoca, diede degli anni Trenta come il "decennio delle traduzioni". Meno noti i protagonisti di questa massiccia operazione di mediazione culturale. O, forse, sarebbe meglio dire, le protagoniste. Molte furono infatti le donne che scelsero l'attivitŕ traduttoria: si trattava di un lavoro flessibile, ‘nascosto', che si poteva svolgere a casa, e per di piů ancillare al lavoro dell'autore, un lavoro ‘adatto' alle donne, ma che molte donne, perň, usarono per ritagliarsi uno spazio di vita pubblica, di indipendenza e di libertŕ, esercitato anche nel selezionare i testi da tradurre e nel proporli agli editori. Quando nel 1938 Ada Gobetti tradusse uno dei libri di riferimento dell'american black feminism, Their eyes were watching God della Hurston, non si trattava certo di un'operazione unicamente letteraria. Chi furono dunque le intellettuali protagoniste del "decennio delle traduzioni"? E questo processo di mediazione culturale influenzň le pratiche, gli stili di vita, le mentalitŕ delle traduttrici stesse? L'archivio privato della traduttrice Alessandra Scalero permette di circoscrivere un caso di studio emblematico delle ‘mutazioni di genere' che investirono l'industria delle traduzioni fra le due guerre.
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Royer, Denis. "Passione: al cuore del corpo adolescente". GROUNDING, n.º 1 (junio de 2011): 93–110. http://dx.doi.org/10.3280/gro2011-001010.

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Il contributo intende inserire nella teoria e nella pratica dell'analisi bioenergetica l'attenzione per la fase adolescenziale accanto a quella per la fase infantile dello sviluppo della personalitŕ, accogliendo i suggerimenti che provengono dall'ambito psicoanalitico, a partire dagli anni ‘80. L'autore affronta l'argomento offrendo un approccio basato sui presupposti dell'analisi bioenergetica e coglie l'occasione per suggerire interessanti linee di sviluppo per la nostra disciplina, come la definizione di "corpo adolescente". Ricollegandosi al dibattito sul rinnovamento della conoscenza e sulla "svolta affettiva" nelle neuroscienze, l'autore propone di andare oltre la definizione dell'adolescenza come ricapitolazione, per porre al centro dell'adolescenza l'intreccio dello sviluppo sessuale con lo sviluppo intellettuale, al crocevia di tale intreccio c'č la "passione" intesa come uno stato sia emotivo che intellettuale che prende forma proprio nell'adolescenza. Sia l'intelligenza che la sessualitŕ ricevono una luce nuova e il pensiero, in quest'ottica, viene affrontato bioenergeticamente come una modalitŕ dell'auto-espressione e come un evento che coinvolge tutto il corpo. Il contributo č, inoltre, ricco di esempi di come nella terapia bioenergetica di persone adulte sia importante esplorare le esperienze adolescenziali.
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Catarci, Marco. "La prospettiva pedagogica emancipatrice di Paulo Freire". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 1 (julio de 2022): 24–37. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-2022oa13728.

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Freire formula una proposta pedagogica radicale di emancipazione degli esclusi. Una posizione militante che, nella prospettiva di un continuo scambio tra dimensione teorica e pratica, caratterizza non solo la sua elaborazione intellettuale, ma anche il suo itinerario biografico, fortemente intrecciato con la vicenda storica e politica del suo paese, il Brasile, e degli altri paesi, soprattutto del Sud del mondo, nei quali si è impegnato come esperto di educazione. In questa prospettiva, il cambiamento sociale ha una radice prevalentemente pedagogica: ciò significa che la trasformazione dell'ordine sociale ingiusto richiede un fondamentale impegno educativo.
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Colombo, Raffaella. "Niente di meno che il Tutto". Balthazar, n.º 4 (13 de septiembre de 2022): 1–51. http://dx.doi.org/10.54103/balthazar/18658.

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Ripercorrendo in particolare il serrato confronto critico di Mario Mieli con la teoria freudiana e l’ambivalente rapporto con essa intrattenuta, questo articolo vuole indagare l’orizzonte non soltanto teorico-pratico ma, a parere di chi scrive, più propriamente “mistico” in cui dovrebbero essere inscritte l’esperienza intellettuale e umana e la militanza di Mieli. Un’esperienza e una militanza dichiaratamente e fedelmente rivoluzionarie - con Freud e Marx come maestri da criticare e, infine, sostanzialmente superare - che possono essere tuttavia comprese, nella loro radicalità, solo se intrecciate con la tensione “mistico-folle” che muoveva l’autore di Elementi di critica omosessuale.
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Bortoletti, Francesca. "Per una nuova drammaturgia. L'egloga nel Quattrocento italiano: dall'idea dell'esecuzione alla pratica scenica". Quaderni d'italianistica 30, n.º 1 (1 de enero de 2009): 67–108. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v30i1.8427.

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Tema centrale del presente saggio è la questione assai dibattuta dell'egloga rappresentativa a confine tra XV e XVI secolo, qui indagata al di fuori delle categorie aristoteliche, che saranno proprie del dramma pastorale del pieno Cinquecento. L'egloga rappresentativa è così posta in relazione, da un lato, all'esperienza lirica dei poeti bucolici quattrocenteschi entro un quadro di acceso sperimentalismo sulla poesia recitativa e, dall'altro, alle singole realtà locali e all'interno dei singoli sistemi produttivi coevi dello spettacolo, delle tecniche recitative, delle riflessioni teoriche, dei rapporti tra intellettuali e specialisti dell'intrattenimento e tra questi e le corti. Attraverso alcuni passaggi esemplificativi il saggio propone di localizzare le tensioni e gli esiti di un processo di deduzione del materiale lirico pastorale nelle convenzioni di una drammaturgia atta alla scena e allo spettacolo di corte.
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Sapelli, Giulio. ""Capitale intellettuale" tra pratica e teoria. Prefazione alla raccolta di scritti di Armando Marchi". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 3 (septiembre de 2012): 403–8. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-003004.

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Dopo una nota introduttiva di Pier Francesco Galli sul ruolo dell'intellettuale e sul significato di "capitale intellettuale" (Intellectual Capital), vengono ripubblicati tre documenti: la prefazione di Giulio Sapelli a una raccolta di scritti di Armando Marchi (Il dragomanno e il dilemma del senso. Scritti editi e inediti. Milano: Guerini e Associati, 2010) in cui riflette sul ruolo dell'intellettuale; un capitolo di questo libro ("Persone: da risorse a capitale. Alcune questioni aperte sul valore d'uso della teoria dell'Intellectual Capital") in cui Armando Marchi (1955-2008) riflette sulla sua esperienza come responsabile del Barilla Lab for Knowledge and Innovation quando lavorava alla gestione delle risorse umane della Barilla; una recensionesaggio di Francesco Mattioli del numero speciale (3/1986) per il ventesimo anno della rivista Psicoterapia e Scienze Umane ("I vent'anni di un binomio impegnativo", apparsa in la Rivisteria, 1987, 10: 30-33), in cui viene descritto il ruolo di questa rivista nella vita culturale italiana degli anni 1960-80.
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Mauro, Chiara Maria. "A century of scientific research on the ancient harbours of the mediterranean: origins, developments and prospects". REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), n.º 35 (29 de junio de 2021): 55. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2021.5169.

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I porti sono ambienti altamente instabili: instabile è il contesto in cui si trovano (interfaccia tra terra e acqua); instabile è il contingente umano che li frequenta. Questa mutevolezza ne ha a lungo condizionato, se non addirittura ostacolato, lo studio. Tuttavia, le conquiste scientifiche dell’ultimo secolo, compiute tanto in ambito metodologico quanto concettuale, hanno permesso notevoli passi in avanti nella conoscenza degli ambienti portuali antichi. Obiettivo di questo contributo è quello di ripercorrere la storia degli studi sui porti antichi e identificarne i momenti chiave; in particolare, si tenterà di capire in che modo gli sviluppi epistemologici e pratici della scienza abbiano consentito a questo campo di studi di raggiungere la maturità intellettuale.
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Capitano, Olimpia. "Pensare la storia del lavoro. A che punto siamo?" SOCIETÀ E STORIA, n.º 175 (abril de 2022): 105–25. http://dx.doi.org/10.3280/ss2022-175004.

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L'autrice cerca di affrontare la questione del declino degli studi in materia di storia del lavoro a partire dagli anni settanta, fornendo una panoramica di alcuni passaggi fondamentali interni al dibattito intellettuale e adottando una prospettiva teorizzante. Emerge nel testo il carattere nodale del rapporto tra condizioni materiali e culturali, tra modo di praticare, pensare e parlare di lavoro. Per quanto riguarda l'evoluzione del dibattito contemporaneo è volutamente sottolineato il contributo fornito dall'area di interessi che definisce la global labour history che, attraverso un significativo ampliamento geografico, tematico e temporale dell'analisi, pone interessanti stimoli per allargare i parametri della ricerca senza assumere categorie analitiche tradizionali in chiave aprioristica. In questo senso è rilevata la nuova attenzione rivolta alla precarietà come oggetto-simbolo di una storiografia emancipata dalla centralità del lavoro salariato. Viene altresì sottolineata la centralità del binomio controllo/autonomia come chiave di lettura delle dinamiche di coercizione che attraversano molteplici relazioni lavoro libero e non libero.
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Sebastiani, Giuseppe y Annalisa Falcone. "Cultura e pratica psichiatrica nella medicina di base. Una indagine sui medici di Bari". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, n.º 3 (diciembre de 1993): 205–10. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000703x.

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RiassuntoScopo - Fornire informazioni sui rapporti tra medicina generale e psichiatria nelFItalia meridionale, facendo luce su attitudini, opinioni e comportamenti dei medici di base inerenti a problemi e situazioni di carattere psichiatrico o, in generale, emotivo. Disegno - Invio di un questionario contenente domande sulla gestione dei pazienti portatori di problemi psicologico/psichiatrici in relazione alle variabili demografiche e di formazione professionale dei medici stessi. Setting - Medicina di base di Bari. Principali misure utilizzate - Confronto fra le caratteristiche dei medici che hanno risposto al questionario e quelle della popolazione totale mediante il test del chi-quadrato nonché percentuali di risposte alle varie domande. Risultati - Ha restituito il questionario circa il 20% dei medici, fra i quali il numero di soggetti in possesso di specializzazione(-i) è significativamente maggiore che nella popolazione totale. Le attività formative in campo psichiatrico, ritenute necessarie dal 94% dei partecipanti, sono peraltro piu regolarmente praticate da non oltre il 13% degli stessi. Il 56% dei medici stima la morbilità psichiatrica nel 10-30% delle visite. Soltanto il 19% dei partecipanti è d'accordo nel considerare la legge 180 «un salto di qualita nell'assistenza del paziente psichiatrico». Il 53% dei medici inviano i pazienti allo psichiatra in meno del 10% dei casi (il 60% delle volte per problemi di tipo ansioso-depressivo). Nel 25% circa dei disturbi psicosomatici vengono prescritti antispastici, mentre «cerebroattivi» e «ricostituenti» sono utilizzati rispettivamente nel 75 e 23% delle condizioni di astenia psichica e scadimento della performance intellettuale. Conclusioni - La bassa percentuale di medici che hanno risposto al questionario limita la generalizzabilità dei dati ottenuti. In base al campione raccolto sembrano comunque doversi sottolineare la percezione della difficoltà di gestire il disagio emotivo (peraltro di comune riscontro nella pratica quotidiana), l'esigenza di disporre di piu ampie opportunita di formazione specifica e di coUaborazione con gli psichiatri (a fronte della scarsa integrazione attuale) e la necessità di una maggiore razionalizzazione dei trattamenti farmacologici.
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Ciliberti, Rosagemma, Chiara Bonzano, Paolo Petralia, Luca Lalli, Marta Licata, Franco Manti y Alessandro Bonsignore. "Survey condotta tra gli studenti di Medicina e quelli di Scienze Sociali sulla donazione del corpo a fini di ricerca e didattica". Medicina e Morale 70, n.º 4 (21 de diciembre de 2021): 387–408. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.947.

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La legge italiana n. 10 febbraio 2020 “Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica” mira a valorizzare la volontarietà della donazione del corpo (DC). In questo contesto assume rilievo il dibattito etico sul tema della donazione e sul suo significato profondo che pone in relazione la beneficialità con una visione relazionale dell’autonomia. Allo stesso tempo, non si possono trascurare le forti valenze simboliche che vengono attribuite al corpo. L’attuazione pratica della DC richiede, quindi, una strategia formativa ampia, capace di sviluppare l’assunzione di responsabilità rispetto al presente e alle generazioni future. In considerazione dell’importante ruolo che i medici, le professioni sanitarie e quelle sociali possono assumere nel promuovere tale pratica, è stata condotta un’indagine diretta a fare emergere le conoscenze e le convinzioni, presenti in tale ambito, tra gli studenti appartenenti alla Scuola Scienze Mediche e Farmaceutiche (SMF) e quelli frequentanti la Scuola di Scienze Sociali (SSS), nonché ad analizzare eventuali fattori che possono influenzare la DC. L’indagine ha evidenziato importanti carenze informative e formative su temi inerenti la cura, la donazione e il rispetto delle persone. Tali carenze risultano particolarmente significative per gli studenti appartenenti alla SMF che, quali futuri medici, potranno costituire un riferimento fondamentale per la diffusione della DC. Investire risorse economiche e intellettuali sulla competenza etica degli studenti può risultare un fattore di grande rilievo affinché la DC si configuri come una scelta responsabile, consapevole ed effettivamente praticata.
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Tesis sobre el tema "Pratiche intellettuali"

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BIANCONI, DANIELE. "A Tessalonica nell'età dei Paleologi. Le pratiche intellettuali nel riflesso della cultura scritta". Doctoral thesis, 2004. http://hdl.handle.net/11573/407022.

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Renucci, Lea Annette Marie Dominique. "L'Arcadia per lettera, sociabilités épistolaires et réseaux académiques en Italie au XVIIIe siècle". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11562/1024486.

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Resumen
Dedicata alla poesia pastorale e critica dell'esuberante stile barocco del secolo precedente, l'Arcadia è fondata il 5 ottobre 1690, su iniziativa di quattordici letterati che si frequentavano all'Accademia Reale di Cristina di Svezia e all'Accademia romana degli Infecondi. Giovan Mario Crescimbeni (1663-1728), primo custode generale dell'Arcadia, dà a questa accademia una dimensione peninsulare creando insediamenti accademici locali chiamati colonie, fondati per iniziativa individuale di accademici in vari centri urbani italiani, e più puntualmente in altre città europee, già nel 1692 ad Arezzo. L'originalità dell'Arcadia risiede nella sua capacità di stabilire una vasta rete istituzionale a livello della penisola e di unire gruppi di uomini e donne di lettere nei diversi centri urbani. Questa tesi di dottorato in storia sociale si propone di indagare come si sia costituita la rete istituzionale dell'Arcadia, di dimensione regionale e tran-statale, a partire dagli uomini e dalle donne di lettere che l'hanno formata, tra il 1690 e il 1800: in che modo l'organizzazione in rete dell’Arcadia cambia la forma "accademia"? Come si sia adattato il modello arcadico ai diversi contesti locali e in che modo alcune iniziative individuali abbiano portato alla creazione delle colonie? Come l'Arcadia permette la costituzione di "milieux intellettuali" locali proponendo di formalizzare i gruppi attraverso le colonie e un coordinamento peninsulare di eventi e produzioni accademiche? Quali effetti produce questa nuova forma accademica sulla circolazione di libri e testi? Questa tesi si propone di studiare l'Arcadia attraverso diversi approcci, dal livello locale a quello peninsulare, fino a quello europeo e globale, con le migliaia di lettere scambiate tra l'Arcadia romana e le colonie.
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Taher, Tamara. "Interrompere la catastrofe, praticare la presenza. Una costellazione decoloniale del presente palestinese". Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/2158/1287864.

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Resumen
La tesi di dottorato si interroga sui significati e sulle pratiche di decolonizzazione costruiti dai palestinesi nelle condizioni di frammentazione geografica, spaziale e politica del loro presente prodotto dalle dinamiche politico-materiali inaugurate con gli Accordi di Oslo (1993). La tesi è multidisciplinare e tenta di affrontare la domanda sulla decolonizzazione epistemologica e storico-materiale nel contesto palestinese spaziando tra riflessioni e dibattiti storiografici, antropologici, di teoria politica e sociale e di scienza politica e studi d'area. La tesi sviluppa un'ampia riflessione teorico-concettuale che intreccia approcci decoloniali, indigeni, del materialismo storico eterodosso e del post-strutturalismo. Tale analisi teorica è accompagnata dallo sviluppo di una domanda e interrogazione radicali del tema metodologico-epistemologico, che attraversano l'intero lavoro. Si elabora, nel corso della ricerca, così, una propria metodologia qualitativa, che viene impiegato sia sul piano teorico sia su quello empirico-pratico. La tesi, infatti, presenta e restituisce una riflessione anche rispetto a un campo di soggetti palestinesi con cui l'autrice si è confrontata rispetto alle loro pratiche di costruzione di conoscenza e di pratica della presenza nei loro contesti di vita dentro e fuori la Palestina.
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ABBATINO, Giuseppe. "“La Biblioteca di Babele”. Risorse intangibili e reti di pratiche nelle organizzazioni ad alta intensità di conoscenza". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/916986.

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La tesi riporta gli esiti della ricerca condotta nell’ambito del dottorato in “Sistemi Sociali, Organizzazione e Analisi delle Politiche Pubbliche” ed ha per obiettivo lo studio di come un´organizzazione ad alta intensità di conoscenza produce, sedimenta, utilizza, condivide, e rende disponibili le informazioni e le conoscenze che le sono necessarie. La ricerca si propone di studiare il tema attingendo al contributo di alcuni filoni di studio che negli ultimi anni hanno visto autori di estrazione teorica diversa osservare la conoscenza attraverso diverse “lenti teoriche”, così come definite in alcuni recenti interventi di ricostruzione di tali approcci (Nicolini 2009; Gherardi 2009b; Gherardi, Corradi, Verzelloni 2010). In particolare, gli approcci utilizzati sono di due tipi: da una parte quello che deriva dall'economia della conoscenza che concettualizza la conoscenza come risorsa (in cui, tra gli altri, si annoverano i lavori di autori quali Foray, Rullani, Drucker, Edvinsson, Stewart, Sanchez, nonché alcuni studi e ricerche promossi dalla Commissione Europea), dall'altra quello che proviene dagli studi sulla conoscenza come pratica e sulle pratiche di apprendimento situate nelle organizzazioni (in cui si sono cimentati, tra gli altri, autori quali Gherardi, Nicolini, Schatzki, Suchman, Hutchins, Lave, Wenger, Latour, etc). Nel lavoro viene indagata sia la conoscenza intesa come asset delle organizzazioni che può essere reso tangibile, codificato e utilizzato, secondo il primo approccio che partendo dal knowledge management arriva all’accounting degli asset intangibili e del capitale intellettuale; sia la conoscenza come processo, secondo l’ampio approccio che è possibile ricondurre alla categoria dei Practice Based Studies che intende la conoscenza come qualcosa che, oltre a essere in parte razionalizzabile e cristallizzabile in strutture, oggetti e dati, è conoscenza personale dei soggetti (Polanyi, 1966), inscindibile da essi, esito mutevole della loro partecipazione e interazione nelle pratiche. L’oggetto di studio è la conoscenza nelle organizzazioni che si caratterizzano per farne un uso intenso (per questo definite in letteratura “organizzazioni ad alta intensità di conoscenza”), che la usano sia come materia prima che viene trasformata, sia come fattore di trasformazione, sia come prodotto dei processi lavorativi (Alvesson 1993; Davenport, Prusak 1998; Drucker 1999; Rullani 2004; Butera 2008). Si tratta di organizzazioni in cui la conoscenza è fattore produttivo tout court, ed in cui conoscere è lavorare e usare conoscenza (Gherardi, Bruni 2007). Più in particolare, il lavoro di ricerca analizza il modo, in cui in tali tipologie di organizzazioni, le conoscenze individuali e organizzative si creano e sono sottoposte a meccanismi di razionalizzazione e di appropriazione, si formano le reti di pratiche e quali sono gli attori umani (e “non umani” nell´accezione di Callon 1986; Latour 2005, 2007) che le popolano, l’organizzazione usa e comunica la conoscenza che ha di sé dispiegata in numerose fonti e luoghi (persone, infrastrutture di conoscenza, procedure, dati, oggetti, testi, discorsi, pratiche). Il contesto su cui lo studio si concentra è quello delle “Higher Education Organizations”, ovvero delle organizzazioni universitarie considerate come organizzazioni ad alta intensità di conoscenza, e dunque particolarmente rappresentative dei processi di creazione, diffusione, apprendimento e sedimentazione della conoscenza. Il campo della ricerca è una Facoltà universitaria nella quale lo studio della conoscenza come risorsa e come asset è stato condotto con un approccio che si può definire hard, derivato dall’economia della conoscenza e dalle recenti teorie ed esperienze manageriali in materia, ovvero, mutuando delle categorie proposte da Cooper e Law (1995), ricorrendo ad una visione “distale” che tende a privilegiare gli aspetti “discreti”, la stabilità e la materialità, le strutture e le tassonomie. Per indagare l’aspetto della conoscenza e dell’apprendimento come pratica sociale, situata, distribuita, la Facoltà campo di indagine è stata invece studiata con un approccio soft che si avvale di metodologie di analisi qualitative, ovvero adottando una visione “prossimale” in grado di prendere in considerazione gli aspetti “continui”, l’instabilità e la mutevolezza, la dinamicità e la fluidità. Nell’elaborazione teorica e nello studio di campo si è cercato di dare risposte a domande quali: con quali visioni, approcci e metodi studiare il tema della conoscenza e delle reti attraverso cui fluisce? Come si crea e si condivide conoscenza e come avviene l’apprendimento nelle “organizzazioni ad alta intensità di conoscenza” e negli “ambienti tecnologicamente densi”? In che modo avvengono i processi di oggettivazione ed i processi di personalizzazione della conoscenza? Cosa si perde quando si codifica, standardizza e classifica la conoscenza? A tali domande ne vanno aggiunte alcune più generali di carattere epistemologico. Parafrasando l’affermazione di L. Wittgenstein (1953) “il nostro mondo coincide con il nostro linguaggio”, non c’è conoscenza al di fuori di quella che possiamo comunicare con un linguaggio, oppure riecheggiando M. Polanyi (1958, 1966) “possiamo conoscere più di quello che possiamo esprimere”? Come per “Funes el memorioso” di J.L. Borges (1956), “troppa memoria uccide la fantasia”, ovvero la conservazione e la gestione delle conoscenze già possedute da un’organizzazione penalizzano la creazione e l’innovazione? Dopo aver affrontato il tema della conoscenza nelle organizzazioni nelle sue molteplici ed in alcuni casi contrapposte accezioni teoriche, come ad esempio la concezione interazionista e sociale della conoscenza rispetto a quella cognitivista, la concezione materiale rispetto a quella processuale, il punto di vista e l’interesse economico o sociale, la ricerca ha consentito di rilevare come sul campo le prospettive sulla conoscenza proposte dai diversi filoni di studio, così come gli approcci quantitativi e qualitativi, si intrecciano e si ibridano; come la conoscenza, codificata e standardizzata in dati ed indicatori ed incorporata in infrastrutture, secondo la prospettiva che tende a privilegiare gli aspetti di razionalizzazione e sistematizzazione, e che più facilmente è avvicinabile con approcci quantitativi, si intreccia e confonde con la conoscenza tacita sfuggente alle cristallizzazioni e classificazioni ed esito della partecipazione ed interazione degli attori nelle pratiche, che non può che essere studiata se non attraverso l’integrazione con l’approccio qualitativo delle etnografie organizzative. La tesi si articola in due parti. La prima (capitoli 1, 2 e 3) pone il tema della conoscenza delle organizzazioni, definisce le organizzazioni ad alta intensità di conoscenza, riporta un approfondimento su alcuni dei principali filoni di studio che hanno affrontato il tema. Nella seconda parte (capitoli 4, 5, 6) è presentata la ricerca sul campo, condotta nell’ambito delle Higher Education Organizations, e vengono descritte le diverse manifestazioni della conoscenza in una facoltà universitaria.
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Libros sobre el tema "Pratiche intellettuali"

1

Bianconi, Daniele. Tessalonica nell'età dei paleologi: Le pratiche intellettuali nel riflesso della cultura scritta. Paris: Centre d'études byzantines néo-helléniques européenne, 2005.

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2

Bianconi, Daniele. Tessalonica nell'età dei Paleologi: Le pratiche intellettuali nel riflesso della cultura scritta. Paris: EHESS, Centre d'études byzantines, néo-helléniques et sud-est européennes, 2005.

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Passetti, Cristina y Lucio Tufano, eds. Femminile e maschile nel Settecento. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-713-9.

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Nel XVIII secolo il rapporto tra il femminile e il maschile assume uno speciale rilievo e si configura come un banco di prova formidabile entro il processo di costruzione dell’identità dell’individuo. Le immagini connesse al genere sono molteplici, così come articolati appaiono i processi di autorappresentazione attraverso i quali i soggetti si leggono, si raccontano e si proiettano nel proprio contesto esistenziale. Ventitré saggi appartenenti ad ambiti disciplinari diversi (storia, letteratura, filosofia, arti figurative, scienza, musica e teatro) esplorano la dialettica settecentesca tra i due principi per mezzo di approcci metodologici aggiornati e specifici. Dall’insieme delle indagini scaturisce un quadro complesso e non privo di ambiguità, nel quale le categorizzazioni risultano continuamente rinegoziate in termini sia di elaborazioni intellettuali, sia di pratiche sociali.
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4

D'Agostino, Renata. Impegno intellettuale e pratica della poesia in Onofrio Riccio. Napoli: Libreria Dante & Descartes, 2000.

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5

D'Agostino, Renata. Impegno intellettuale e pratica della poesia in Onofrio Riccio. Napoli: Libreria Dante & Descartes, 2000.

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6

D'Agostino, Renata. Impegno intellettuale e pratica della poesia in Onorio Riccio. Napoli: Libreria Dante & Descartes, 2000.

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7

Bussetti, Francesco. Giovanni Eroli: Uomo, intellettuale, gastronomo : vita, cultura e pratiche materiali di un nobile narnese dell'Ottocento tra antico regime e modernità. Perugia: CRACE, 2003.

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Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale: Teoria e pratica di "copia e incolla" filosofico : un clamoroso caso di clonazione libraria. Roma: Coniglio, 2011.

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Patron, A. Il nuovo diritto d'autore: Manuale teorico-pratico : Disciplina nazionale ed internazionale della tutela della proprieta intellettuale dopo la L. n. 248/20000 (Collana Serie "L"). Edizioni giuridiche Simone, 2001.

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10

Palazzi, Enrico y Daniela Pasquali. Marchi e Brevetti. Tutela la Tua Idea : Manuale Pratico per la Tutela Legale Della Proprietà Industriale Ed Intellettuale: Come Registrare un Marchio, un Disegno, Depositare un Brevetto e Tutelare il Copyright. Independently Published, 2019.

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