Literatura académica sobre el tema "Pratiche educative"

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Artículos de revistas sobre el tema "Pratiche educative"

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Montalbetti, katia. "Innovare la valutazione all'università: si può",. EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (diciembre de 2021): 359–77. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12397.

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Resumen
Una didattica universitaria di qualità mira a promuovere la maturazione di competenze – generali e specifiche – indispensabili per il successo accademico, per l'esercizio di una cittadinanza attiva e per un positivo inserimento nello scenario professionale.  Il contributo prende le mosse da una costatazione: le pratiche valutative (dichiarate oltreché praticate) influiscono sull'approccio ai contenuti e orientano le strategie di studio degli studenti favorendo apprendimenti più o meno profondi; di conseguenza esse rappresentano una leva strategica per innalzare la qualità della formazione universitaria. Una sollecitazione per certi versi rivoluzionaria a ri-pensare la valutazione è arrivata dalla pandemia; la rottura con il noto si è configurata in alcuni casi come occasione per avviare forme di educative assessment. In questa cornice trova collocazione la pratica valutativa, resa oggetto di investigazione empirica, di cui si intende rendere conto nel contributo. Senza indulgere in letture eccessivamente ingenue o disconoscere le complessità della macchina organizzativa che rendono faticoso ipotizzare una messa regime di simili pratiche, esperienze di nicchia come quella presentata testimoniano che è non solo possibile ma anche doveroso andare in questa direzione.
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Camisasca, Elena, Venusia Covelli y Sarah Miragoli. "Dallo stress economico al malessere psicologico dei minori durante la pandemia da Covid-19: quale ruolo per il conflitto co-genitoriale e le pratiche educative autoritarie?" MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, n.º 1 (marzo de 2021): 13–27. http://dx.doi.org/10.3280/mal2021-001002.

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Resumen
A seguito della pandemia da Covid-19, in letteratura sono comparsi numerosi contributi che hanno esplorato l'impatto delle misure restrittive sia sul reddito sia sulla qualità delle relazioni familiari, anche nei termini di co-genitorialità e pratiche educative, considerati separatamente. Obiettivo di questo studio è di esplorare l'associazione tra stress economico e malessere psicologico dei minori, ipotizzando che il livello di conflitto co-genitoriale e le pratiche educative autoritarie materne possano fungere congiuntamente da mediatori. Hanno partecipato allo studio 277 madri ed i loro figli (44% maschi), aventi un'età compresa tra 3 e 10 anni, e provenienti da nuclei familiari di livello socio-economico medio-alto. Il 37.5% delle partecipanti ha asserito che la pandemia e le relative restrizioni hanno avuto un significativo impatto negativo sul reddito familiare. I risultati delle analisi evidenziano la presenza di un'associazione significativa tra stress economico e malessere dei minori, spiegata da livelli elevati sia di conflitto co-genitoriale sia di condotte educative autoritarie.
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Michela Schenetti y Cristina Li Pera. "Riscoprire il gioco all’aperto per innovare i servizi educativi e le competenze professionali degli adulti". IUL Research 2, n.º 4 (20 de diciembre de 2021): 120–32. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.187.

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Promuovere pratiche di educazione all’aperto richiede all’adulto un’attenta analisi dei bisogni evolutivi dell’infanzia, una tensione costante a ricercare coerenza tra teorie pedagogiche e pratiche educative e disponibilità a mettere in gioco le proprie abitudini professionali per restituire al bambino centralità nei processi di apprendimento. Il valore del gioco in ambiente, le sue peculiarità e il ruolo che svolge in relazione alla promozione di conoscenze e competenze può essere il punto di partenza. Il contributo esplora il tema del gioco all’aperto in contesti naturali e della sua funzione all’interno di percorsi di formazione. Partendo dall’analisi della letteratura scientifica si indagheranno le potenzialità che il tema può avere nell’innovazione dei servizi educativi e nel sostegno delle competenze professionali degli adulti.
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Silva, Clara Maria y Ana Maria Orlandina Tancredi Carvalho. "Bambine e bambini con background migratorio nei servizi educativi in Italia". Zero-a-Seis 23, n.º 43 (12 de marzo de 2021): 543–60. http://dx.doi.org/10.5007/1980-4512.2021.e73636.

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L’articolo verte sul tema dell’educazione interculturale in relazione alla presenza delle bambine e dei bambini con background migratorio nei servizi educativi per l’infanzia in Italia. Una presenza che ha posto gli educatori e i coordinatori pedagogici di fronte all’esigenza di ripensare le pratiche educative e di partecipazione dei genitori al fine di riconoscere e valorizzare le specificità di cui è portatrice la nuova utenza. Alla luce di ricerche condotte negli ultimi anni in Italia e in Europa sono illustrati i principali nodi teorici alla base dell’educazione interculturale e presentate alcune esperienze educative realizzate in Toscana, volte a promuovere la relazione tra le diversità attraverso la lettura degli albi illustrati.
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Torlone, Francesca. "Lo specialista del trattamento per l'apprendimento trasformativo nei contesti penitenziari: la costruzione di identità del funzionario giuridico-pedagogico". QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, n.º 112 (marzo de 2021): 103–27. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112008.

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Le trasformazioni occorse nel tempo nella cultura del sistema penale e peni-tenziario hanno inciso sulla identità professionale dei professionisti della funziona-lità giuridico-pedagogica. Il passaggio ad una cultura "rieducante" del sistema-carcere nel secondo dopo-guerra ha messo in luce una nuova identità, un nuovo ruolo cui non sempre si accompagnano nuove consapevolezze e pratiche educative. Il contributo intende ricostruire l'identità di ruolo del funzionario giuridico-pedagogico all'interno delle professioni educative e formative. A tal fine sono utilizzati elementi di rappresentazioni degli attori organizzativi e prospettive identita-rie legate al modo in cui ogni istituto costruisce il senso della professionalità giuridi-copedagogica con i dispositivi in uso e alimenta la cultura del lavoro educativo in carcere. Il contributo si conclude con alcune riflessioni sulla configurazione del funzionario giuridico-pedagogico come "specialista del trattamento" in relazione alla sua capacità di gestire ogni elemento del proprio lavoro in chiave educativa e di co-struire in autonomia il senso del suo ruolo professionale.
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Lecce, Amelia, Ilaria Viola y Giovanna Celia. "L'inclusione al nido tra passato e presente: il ruolo della coeducazione". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 2 (diciembre de 2021): 108–17. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12918.

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Resumen
Il servizio di asilo nido ha una storia complessa: da ente morale nato per rispondere alle esigenze di una piccola parte della popolazione, è diventato promotore consapevole di pratiche partecipative inclusive. L'excursus storico e legislativo ha permesso il pieno riconoscimento del servizio come pratica virtuosa, al fine di innescare circuiti inclusivi, che contrastino la povertà e la marginalità sociale. Il nido, quindi, si configura come uno spazio privilegiato per costruire le prime relazioni affettive ed educative, mediante l'organizzazione di contesti educativi flessibili e inclusivi, con l'obiettivo di favorire la partecipazione tanto compromessa durante il periodo caratterizzato dalla diffusione del Covid-19. Nell'articolo si farà luce su come il nido e la relazione tra le figure che costellano la vita del bambino si siano evoluti nel tempo e quale ruolo abbia avuto la coeducazione durante la pandemia.
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Orefice, Carlo y Andrey Felipe Sgorla. "Analizzare le pratiche artigianali attraverso i principi freiriani. Alcune riflessioni educative su una ricerca in corso". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 1 (julio de 2022): 149–60. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-2022oa13736.

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Resumen
Nel presente articolo si analizza il rapporto tra alcuni principi pedagogici freiriani e le pratiche artigianali, in particolare quelle legate alle imprese birraie in Brasile attraverso una ricerca di Dottorato in corso. L'obiettivo è verificare come tali principi permettano di svelare una attualità di Freire che chiama in causa una prospettiva capace di ridefinire in chiave generativa la relazione tra lavoro, creatività e innovazione. Nel rileggere oggi Freire, infatti, si può verificare come le coordinate che hanno caratterizzato e connotato la sua pedagogia – la riflessione in azione, l'idea che l'uomo è perennemente in costruzione e agisce tramite la mediazione del mondo, la competenza come capitale privato/sociale – forniscano un modo per riflettere e analizzare le pratiche artigianali e la trasformazione degli attuali sistemi produttivi.
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Scierri, Irene Dora Maria y Davide Capperucci. "La valutazione per promuovere l'apprendimento permanente: il rapporto tra formative assessment e self-regulated learning". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (diciembre de 2021): 62–75. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2021oa12396.

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Le attuali politiche educative pongono al centro l'esigenza di trasformare le pratiche didattiche e valutative per sostenere l'acquisizione di competenze trasversali necessarie a una visione di sviluppo sostenibile e alla capacità di apprendimento permanente. L'articolo esamina il ruolo che la valutazione formativa riveste nella promozione di una di queste competenze chiave: imparare a imparare. Dopo aver esaminato il costrutto di autoregolazione dell'apprendimento, considerato una componente della competenza di imparare a imparare, vengono discusse le principali connessioni tra formative assessment e self-regulated learning. Si evidenzia come il ruolo centrale del feedback, la definizione di obiettivi e strategie e l'articolazione in fasi iterative, siano aspetti dei due processi collegati e in forte interazione. Il quadro che emerge suggerisce come le pratiche di valutazione formativa andrebbero implementate come vere e proprie strategie di autoregolazione dell'apprendimento. La ricerca futura in questo ambito si rivela potenzialmente feconda per una ridefinizione delle pratiche valutative che possa offrire agli studenti migliori opportunità di sviluppare la capacità di gestire il proprio apprendimento.
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D’Ambrosio, Maria y Giovanni Laino. "Educatori come designer degli spazi perFormativi. Asili nido come ‘fabbriche' di cittadinanza e innovazione sociale". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 1 (junio de 2020): 39–57. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001005.

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Resumen
Il saggio apre uno spazio di riflessione sul tema della povertà educativa attraverso una pro-posta teorica e metodologica che investe le politiche e i servizi per l'infanzia di un ruolo stra-tegico nel ridisegno di un ecosistema territoriale in grado di qualificare in chiave pedagogica gli spazi e le attività rivolte ai minori e alla genitorialità. Una qualità pedagogica che passa per i professionisti dell'educazione, quindi per la loro formazione e per la loro postura da ricercatori in situazione, e anche per una pianificazione urbanistica strategica in grado di coniugarsi con una ‘visione' di città che contenga l'idea di spazio urbano e di relativa comu-nità educante, attenta alla complessità delle dinamiche che producono diseguaglianze, mar-ginalità e le molte forme di povertà. In questo senso, e recuperando una responsabilità istitu-zionale connessa alla responsabilità di ciascun professionista, il saggio fa emergere anche quanto pensato e sperimentato nell'attuazione del progetto IRIS (Interventi per Riqualificare e Innovare la Scuola) riferito agli asili nido e ai servizi per l'infanzia del Comune di Napoli. Politiche socio-educative e politiche urbane vengono lette come strumenti per connettere e articolare in chiave pedagogica, emancipativa, trasformativa, le azioni strutturali e integrate in grado di rispondere ai bisogni dell'infanzia e al ruolo dei professionisti dell'educazione, perché proprio a partire da questi professionisti si possa nutrire e potenziare la loro capacità/necessità di partecipazione alla vita e alla costruzione-rigenerazione dei legami sociali/territoriali, in chiave di contrasto alla povertà educativa. Si tratta cioè di recuperare per le professioni socio-educative e per i decisori istituzionali e i pianificatori delle politiche e dei servizi educativi, quella ‘sensibilità' e quella operosità, e quindi quella Vita Activa, rintraccia-ta dalla Arendt (1958) come specifica della condizione umana. Una condizione, quella sensi-bile e activa, quindi altamente interattiva e partecipativa, che ciascuno è chiamato a recupe-rare e a nutrire, proprio attraverso una qualità del gesto e della pratica educante che va ben oltre gli ‘spazi' destinati all'educazione. "L'educazione non è un'isola", sosteneva Jerome Bruner (1996), e in questo senso le politiche e i servizi educativi si devono riconnettere a una più estesa e complessa cultura dell'educazione che emerge proprio dalle dinamiche urbane, sociali, culturali, e trova nello spazio extra-quotidiano dell'educativo una possibilità concreta di innovazione e di nuova traiettoria. La qualità (pedagogica) dei servizi educativi in un qua-dro istituzionale di Welfare, è dunque quella possibilità della policy di tradursi in agency e di generare innovazione sociale ovvero variazioni sul piano della povertà educativa e dei feno-meni con cui si manifesta. La qualità (pedagogica) ha necessità di prendere corpo e di farsi spazio rigenerandosi in nuove pratiche che lavorino proprio sul nesso tra corpi e spazi, e sulla loro reciproca capacità di interazione. Lo scritto è dunque attraversato da un evidente sguardo epigenetico che tiene insieme rifles-sione epistemologica e sua istanza metodologica e qualifica le pratiche educative come ‘pale-stre' di cittadinanza e di coesione sociale in chiave trasformativa e rigenerativa, sia sul piano individuale che su quello politico e delle politiche, così da far emergere la metodologia ‘em-bodied' (Bongard-Pfeifer, 2007) come approccio bio-politico al governo ‘sensibile' del ‘vivente': perché l'educazione e la politica possono insieme ridisegnare un nuovo ecosistema per il process generativo della creatura vivente/living creature (Dewey, 1934).
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Immacolata Messuri. "Social media e infanzia: rischi e opportunità". IUL Research 2, n.º 4 (20 de diciembre de 2021): 37–50. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.191.

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Resumen
L’articolo affronta il tema dei social media e dei social network nell’infanzia. La riflessione mostra l’importanza di una ridefinizione delle pratiche didattiche, che devono essere orientate alla realizzazione di ambienti di apprendimento sempre più rispondenti alle diverse esigenze educative. Attraverso i social network è possibile realizzare azioni formative e didattiche diffuse, ma è necessario progettare e realizzare adeguate azioni formative per il personale coinvolto. La capacità di insegnare dei social media e dei social network suggerisce percorsi educativi più attenti alla dimensione esperienziale del bambino in fase di educazione e alla sua educabilità. Ciò richiede, da parte del docente, una lettura interdisciplinare dei processi cognitivi del soggetto e dei suoi modi di essere e di agire.
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Tesis sobre el tema "Pratiche educative"

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Tosato, Paolo <1977&gt. "Risorse educative aperte e professionalità docente". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2247.

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Gli ultimi sviluppi del Web facilitano la nascita di comunità di insegnanti online e lo scambio di materiali didattici. In questo contesto nasce il concetto di risorsa educativa aperta e si sviluppano nuovi archivi di oggetti digitali; ma qual è l'impatto di questi strumenti nelle pratiche professionali degli insegnanti? L'ipotesi da cui muove l'indagine è che, sostenendo comunità di docenti e la condivisione di pratiche d'uso dei materiali, è possibile supportare un utilizzo efficace delle risorse. Attraverso un'indagine che ha coinvolto 100 insegnanti, si è evidenziato come i docenti che collaborano in una comunità siano più propensi a un riuso dei materiali, trovando nel gruppo di appartenenza un valido supporto. Si è poi messa in atto la sperimentazione di un modello per lo scambio di risorse educative, la cui verifica ha dimostrato come condividere esperienze d'uso delle risorse sostenga la collaborazione fra docenti e attivi processi di innovazione e di crescita professionale.
The latest web developments facilitate the creation of online teacher community and the exchange of learning materials. The concept of open educational resource arises from this context, just as new digital objects repositories are developed. What is the impact of these tools on teacher professional practices? This research hypothesizes that supporting the community of teachers and the sharing of material best practices promotes efficient use of resources. A survey that involved 100 teachers highlights how teachers who are actively engaged in a community will re-use educational materials, sustained by the community itself. Following the survey, the control experiment of a model to exchange educational resources was put into place, whose verification demonstrated how the sharing of resource-using experiences strengthens the collaboration among teachers, activates innovation processes, and encourages professional growth.
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BOTTO, FABIO. "Il luogo nella formazione. L'incidenza simbolica degli elementi pre-formali nelle pratiche educative". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/43607.

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Resumen
1.Lo sfondo teoretico Il canone filosofico occidentale. Sulla base di un confronto con le più significative posizioni acquisite dal dibattito ontologico svoltosi nello scorso secolo – in particolare seguendo la traiettoria tracciata dal pensiero di M. Heidegger, J. Derrida e J.-L. Nancy – nella prima parte dello studio si approda a una preliminare fissazione di quello che, nella tradizione filosofica occidentale, si è imposto come un vero e proprio canone. Una colonna vertebrale rispetto alla quale hanno potuto ramificarsi anche le direzioni teoretiche solo in apparenza più divergenti. Heidegger e Derrida hanno definito questo canone, che ha assunto il ruolo di DNA costitutivo del pensiero occidentale egemone, come onto-teo-ego-logia. L’ontologia della forma-presenza. Le analisi di Heidegger e Derrida convergono sulla definizione della “presenza” come concezione ontologica centrale dell’essere. Un oggetto è dichiarato come reale solo nella misura in cui è “reso-presente” (prae-ens) nell’esperienza. La presenza dell’oggetto viene fatta collimare, sempre all’interno del paradigma ontologico dominante, con la sua realtà. Quindi, con la sua calcolabilità razionale e con il suo inserimento in quella logica dell’oggettivazione e della manipolabilità che è alla radice dello sviluppo tecnologico della tecnica moderna e contemporanea. 2. Il mito cosmologico e il suo non-detto Il luogo di accoglienza della formazione. Nel mito del Timeo, a fronte della preponderanza ontologica delle istanze formali (Modello ideale) e formatrici (Demiurgo), viene lasciata indecisa da Platone la questione dello “sfondo”, del “luogo” (chōra), della “matrice” pre-originaria. Nella misura in cui essa sarebbe priva di forma (e quindi di presenza, di oggettività, di “realtà”), sarebbe in grado di accogliere, di dislocare al proprio interno ciò che può essere formato. Il pensiero spurio e onirico. Nel Timeo, Platone sostiene che la Madre di tutto ciò che è non può essere pensata dialetticamente, ma solo accostata facendo ricorso a un non meglio specificato pensiero “spurio”, “bastardo”, che somiglia molto da vicino all’esperienza onirica (Timeo, 52 b). Formazione e nichilismo. Mettendo a frutto le rarefatte ed enigmatiche indicazioni fornite dal Timeo, questa riflessione sull’incidenza simbolica del “luogo” della formazione, intende inserirsi nel dibattito filosofico-pedagogico contemporaneo sul nichilismo, contribuendo ad aprire un ulteriore fronte di discussione sulle radicali ricadute pedagogiche che la centralità nichilistica della categoria educativa di “formazione” ha via via assunto nella cultura occidentale. In quali termini parlare, allora, del “luogo” della formazione, della “Madre di ciò che viene formato”? Quale linguaggio, quale possibilità di comunicazione rimane dischiusa davanti all’intento di confrontarsi con quel senza-forma che rende possibile, accogliendola al proprio interno, ogni modalità della formazione? Il luogo, la Madre e l’immaginazione simbolica. Ripercorrendo alcune tra le più suggestive interpretazioni del dialogo platonico e, su tutte, facendo particolare riferimento al commento neoplatonico di Calcidio e al pensiero dell’ultimo Bachelard, si parte dall’ipotesi che quel “pensiero onirico” che ci consente di accostarci al regno simbolico della Madre di ciò che viene formato, possa essere considerato l’immaginazione simbolica. 3. Ricadute pedagogiche e prospettive di ricerca Paideia, formazione, Bildung. A partire dalla riflessione educativa di Platone, sotto il profilo pedagogico, la categoria di paideia rimanda all’intento sociale di “elevare” l’individuo (concepito come spontaneamente “immaturo” e “indifferenziato”) all’universalità, alla civiltà, all’individualità, alla competenza (Jaeger). L’individuo sarebbe restituito del tutto alla sua funzione sociale e alla capacità di esprimere compiutamente la propria natura profonda solo nella misura in cui possa venire sottomesso al regime ontologico-educativo della forma. Forma che, con l’avvento della civiltà moderna, si fa sempre più dinamica, duttile, diveniente (Bildung), restando pur sempre principio di delimitazione e di riduzione dell’individualità del soggetto alla sua oggettività, alla calcolabilità. La concezione demiurgica dell’educazione. La ricaduta pedagogica del discorso teoretico sviluppato nella sezione precedente richiede inoltre di impostare un parallelo con il discorso sull’educazione centrale nel pensiero platonico, corrispondente al “mito” della caverna. Qui la nostra guida di riferimento rimane l’esegesi articolata da H. Blumenberg. Il mito della caverna di Platone resta la metafora di riferimento di tutto il successivo discorso occidentale sull’educazione. Una lettura che intenda connetterlo al tema ontologico della formazione, sempre mettendo a frutto le direttive ermeneutiche del filosofo tedesco, richiede una ricalibrazione del suo significato in relazione al mito cosmologico esposto nel Timeo. Esisterebbe una pulsione tesa alla formazione già inscritta a livello metafisico nella dottrina delle Idee. L’operatore della formazione, il Demiurgo, non farebbe altro che mettere in scena sul piano retorico e della temporalità l’istanza modellatrice veicolata dai paradigmi ontologici. Parlare di educazione demiurgica significa allora riconoscere il doppio movimento paideutico di discesa della forme ideali nel “luogo” pre-formale dell’accoglienza dei modelli, connotato come di per sé insofferente e indipendente da ogni docile sottomissione alla funzione formatrice, e di ascesa del prigioniero pre-destinato a conseguire la paideia in direzione dell’orizzonte luminescente dei paradigmi. Il contributo di Bourdieu e di Deleuze. L’ulteriore angolatura prasseologica dischiusa da P. Bourdieu alla riflessione sulla sociologia e l’antropologia dell’educazione e la logica del senso di G. Deleuze ci consentono di parlare dell’esperienza formativa, anche e soprattutto presa nella sua accezione pedagogica, come del luogo di massima esposizione alla violenza simbolica esercitata dai modelli sulla condizione di sudditanza nei loro confronti manifestata dalle copie e da simulacri. Paideutica e letteratura. Al fine di esemplificare in modo più articolato il concetto di educazione demiurgica, abbiamo convocato nell’orbita della nostra analisi la grande letteratura occidentale, e in particolare i due romanzi Martin Eden di J. London e Padre padrone di G. Ledda, all’interpretazione pedagogica dei quali abbiamo dedicato due lunghi capitoli della seconda parte della dissertazione. Il pensiero onirico in educazione. Nella terza parte del nostro lavoro siamo prepotentemente riapprodati alla sfera del simbolico. Annunciando la nostra intenzione di prendere sul serio il suggerimento del Timeo platonico di fare ricorso alle risorse di un ragionamento “spurio e onirico” come canale di collegamento privilegiato al luogo pre-formale della Madre della formazione, ci siamo confrontanti, pur se in modo sintetico, con la concezione occidentale del significato dell’esperienza onirica. Abbiamo quindi proceduto a una articolata re-visione in chiave sociologica e in senso lato “politica” della teoria del sogno elaborata da J. Hillman in una direzione inizialmente di stampo più soggettivistico e in sintonia con la psicologia del profondo di derivazione junghiana. Nella misura in cui è possibile dimostrare, attraverso le risorse ermeneutiche dispiegate dalla teoria socio-analitica del social dreaming formulata da esponenti di spicco del Tavistock Institute of Human Relations, che quella del sogno non è una fenomenologia destinata a essere confinata in via esclusiva entro la sfera privata della soggettività individuale, il passo successivo consiste nel mettere a disposizione questo vasto patrimonio di esperienze e di riflessioni al setting educativo. 4. Le cinque domande che alimentano questa ricerca Tra le domande a cui si cerca di dare una risposta vi sono le seguenti: 1) La ricerca educativa è ancora costretta a collocare il momento della formazione in posizione preminente o le è finalmente possibile disporsi a una esplorazione simbolica degli elementi pre-formali dell’educazione? 2) La filosofia dell’educazione può continuare a non tenere in alcun conto degli sviluppi post-strutturalistici dell’ontologia? 3) Come dovrebbe trasformarsi un discorso pedagogico che volesse ispirarsi a una filosofia non più fondata su una ontologia della presenza? 4) Quale trasformazione della sua identità, in senso pedagogico, dovrebbe subire un soggetto non più modellato sull’istanza della forma? 5) Come dovrebbe essere accolta l’attuale tendenza pedagogica che si richiama alla neo-Bildung?
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PASTA, STEFANO. "PREGIUDIZIO 2.0. FORME DI INTOLLERANZA NELLA CULTURA GIOVANILE CONTEMPORANEA. MODELLI TEORICI E PRATICHE EDUCATIVE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10968.

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La ricerca affronta il tema delle manifestazioni di “pensiero prevenuto” nell’ambiente digitale, spesso collegate a performance razziste “banalizzate” e socialmente condivise. Per individuare risposte educative specifiche e buone prassi di intervento, è necessario analizzare le diverse forme assunte dal pregiudizio in Rete alla luce degli aspetti affettivo-emotivi e non solo razionali. L’ambiente di ricerca è il Web 2.0, inteso come “realtà aumentata”, ovvero uno spazio non contrapposto al reale ma segnato dalle proprie specificità. Si è individuato un corpus di “razzismi online” da sottoporre a un’analisi di tipo qualitativo-testuale attraverso il software T-Lab e, in parallelo, a un’analisi di tipo qualitativo-motivazionale. I risultati ottenuti sono stati quindi interpretati alla luce di una duplice bibliografia: da un lato quella della pedagogia interculturale e degli studi classici sui razzismi, dall’altro quella sulle caratteristiche del digitale, della pragmatica della comunicazione online e della Media Education. Durante la ricerca si sono inoltre svolte – con esiti differenti – alcune conversazioni via Ask.fm con adolescenti contattati poiché, in vario modo, avevano preso parte a performance razziste; oltre che come caso studio di etnografia virtuale, viene proposto come esperimento di educazione alla riflessività. Si noterà come dalla banalizzazione delle tesi razziste e dalla deresponsabilizzazione dello “stare in Rete” deriva un recupero implicito dell’istanza biologica, su basi non scientifiche, svuotate di senso, ma paradossalmente accettate e interiorizzate. D’altro canto, si incontrano svariati esempi di attivazione di “cittadini digitali”; anche a partire da questo “capitale antirazzista”, si sottolineerà il ruolo dell’educazione alla cittadinanza – interculturale, digitale e morale – nel formare soggetti e agenti morali nella mediapolis, affermando il valore della responsabilità verso gli altri.
The study deals with the topic of manifestations of “prejudiced thought” in the digital environment, which are often linked with “banalised” racist and socially shared performances. In order to identify specific educational responses and good practices of intervention, the various forms taken by prejudice on the Web in the light of affective-emotive, and not only rational, aspects have to be analysed. The research environment is Web 2.0, understood as “augmented reality”, i.e. a space that is not opposed to reality but marked by its own specificities. A corpus of “online racism” has been identified to be submitted to a qualitative-textual analysis through T-Lab software and, in parallel, a qualitative-motivational type of analysis. The results obtained were then interpreted in the light of a dual bibliography: on the one hand that of intercultural pedagogy and classic studies on racism, on the other that on the characteristics of the digital environment, the pragmatics of online communication and of Media Education. Some conversations were also carried out during the research – with different outcomes – via Ask.fm with adolescents contacted as, in various ways, they had taken part in racist performances; as well as a case study of virtual ethnography, this is proposed as an experiment on education on reflectivity. It will be noticed how an implicit recovery of the biological question, with non-scientific bases, emptied of meaning, but paradoxically accepted and internalised, derives from the banalisation of racist theories and the lack of a sense of responsibility of “being on the Web”. On the other hand, several examples of activating “digital citizens” are encountered; from this “antiracist capital” as well, the role of education for citizenship – intercultural, digital and moral – in forming subjects and moral agents in the mediapolis, asserting the value of responsibility towards others, will also be emphasised.
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PASTA, STEFANO. "PREGIUDIZIO 2.0. FORME DI INTOLLERANZA NELLA CULTURA GIOVANILE CONTEMPORANEA. MODELLI TEORICI E PRATICHE EDUCATIVE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10968.

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La ricerca affronta il tema delle manifestazioni di “pensiero prevenuto” nell’ambiente digitale, spesso collegate a performance razziste “banalizzate” e socialmente condivise. Per individuare risposte educative specifiche e buone prassi di intervento, è necessario analizzare le diverse forme assunte dal pregiudizio in Rete alla luce degli aspetti affettivo-emotivi e non solo razionali. L’ambiente di ricerca è il Web 2.0, inteso come “realtà aumentata”, ovvero uno spazio non contrapposto al reale ma segnato dalle proprie specificità. Si è individuato un corpus di “razzismi online” da sottoporre a un’analisi di tipo qualitativo-testuale attraverso il software T-Lab e, in parallelo, a un’analisi di tipo qualitativo-motivazionale. I risultati ottenuti sono stati quindi interpretati alla luce di una duplice bibliografia: da un lato quella della pedagogia interculturale e degli studi classici sui razzismi, dall’altro quella sulle caratteristiche del digitale, della pragmatica della comunicazione online e della Media Education. Durante la ricerca si sono inoltre svolte – con esiti differenti – alcune conversazioni via Ask.fm con adolescenti contattati poiché, in vario modo, avevano preso parte a performance razziste; oltre che come caso studio di etnografia virtuale, viene proposto come esperimento di educazione alla riflessività. Si noterà come dalla banalizzazione delle tesi razziste e dalla deresponsabilizzazione dello “stare in Rete” deriva un recupero implicito dell’istanza biologica, su basi non scientifiche, svuotate di senso, ma paradossalmente accettate e interiorizzate. D’altro canto, si incontrano svariati esempi di attivazione di “cittadini digitali”; anche a partire da questo “capitale antirazzista”, si sottolineerà il ruolo dell’educazione alla cittadinanza – interculturale, digitale e morale – nel formare soggetti e agenti morali nella mediapolis, affermando il valore della responsabilità verso gli altri.
The study deals with the topic of manifestations of “prejudiced thought” in the digital environment, which are often linked with “banalised” racist and socially shared performances. In order to identify specific educational responses and good practices of intervention, the various forms taken by prejudice on the Web in the light of affective-emotive, and not only rational, aspects have to be analysed. The research environment is Web 2.0, understood as “augmented reality”, i.e. a space that is not opposed to reality but marked by its own specificities. A corpus of “online racism” has been identified to be submitted to a qualitative-textual analysis through T-Lab software and, in parallel, a qualitative-motivational type of analysis. The results obtained were then interpreted in the light of a dual bibliography: on the one hand that of intercultural pedagogy and classic studies on racism, on the other that on the characteristics of the digital environment, the pragmatics of online communication and of Media Education. Some conversations were also carried out during the research – with different outcomes – via Ask.fm with adolescents contacted as, in various ways, they had taken part in racist performances; as well as a case study of virtual ethnography, this is proposed as an experiment on education on reflectivity. It will be noticed how an implicit recovery of the biological question, with non-scientific bases, emptied of meaning, but paradoxically accepted and internalised, derives from the banalisation of racist theories and the lack of a sense of responsibility of “being on the Web”. On the other hand, several examples of activating “digital citizens” are encountered; from this “antiracist capital” as well, the role of education for citizenship – intercultural, digital and moral – in forming subjects and moral agents in the mediapolis, asserting the value of responsibility towards others, will also be emphasised.
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VISIOLI, SONIA. "Pratiche educative di inclusione territoriale: dai servizi alla comunità. Lo studio di caso della Cooperativa Sociale Il Cardo di Edolo". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404418.

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La tesi affronta i temi della comunità e dell’inclusione sociale a partire dallo studio di caso di una esperienza concreta di educazione di comunità. Il presente lavoro di ricerca si propone di ripercorrere la storia della Cooperativa Il Cardo a partire dai luoghi educativi che hanno caratterizzato la Cooperativa dal 1988 al 2018. Scopo dello studio di caso è condurre una analisi sui passaggi che hanno portato la Cooperativa ad essere riferimento educativo per il territorio di cui fa parte. La ricerca a partire da una singola esperienza mira a riflettere in modo ampio sui cambiamenti sociali e culturali che interessano la società contemporanea. La tesi si snoda in tre tematiche principali: la prima consiste nell’approfondimento teorico del concetto di comunità e inclusione sociale oggi; la seconda approfondisce gli aspetti teorici dei possibili approcci di ricerca, in questa parte un lavoro significativo riteniamo sia quello dedicato alla revisione della letteratura sullo “studio di caso”, che ha richiesto molto studio e lavoro e che rappresenta una sintesi del panorama sull’argomento che riteniamo nuovo e non presente nella letteratura attuale; l’ultima parte è dedicata alla ricerca nel suo farsi concreto ed è la parte contestuale e “materiale” di questo lavoro.
The dissertation is about community and social inclusion. The research is a the case study of a concrete experience of community education. The aim if the research work is to retrace the history of the “Il Cardo Social Cooperative” exploring the educational settings that characterized its educational work from 1988 to 2018. The purpose of the case study is to conduct an analysis on the steps that led the Cooperative, moving from services, to be an educational reference for its territory. Research, starting from a single experience, aims to reflect broadly on the social and cultural changes affecting contemporary society. The dissertation is divided into three main themes: the first consists in the theoretical study of the concept of community and social inclusion today; the second explores the theoretical aspects of possible research approaches, in this part a significant work is dedicated to the review of the literature on the "case study"; the last part is dedicated to research itself (data and analysis) and is the contextual and "material" part of this work.
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MOSCONI, GERMANA. "Una ricerca sui vissuti di giustizia e sulle pratiche educative a scuola: docenti e studenti di Scuola Superiore a confronto". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/131647.

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Quale significato assume il termine di giustizia in ambito scolastico? Quali sono le rappresentazioni di giustizia e di ingiustizia negli insegnanti e che rapporto intercorre tra queste ed il loro operato in classe? Come gli studenti descrivono l'effettivo comportamento degli insegnanti? Il tema della giustizia è stato affrontato in diverse discipline come la filosofia (Aristotele; Platone; Kant, 1781) la sociologia (Rawls, 1977; Boudon, 2002), la psicologia cognitiva (Piaget, 1932; Kohlberg, 1958) e solo di recente è diventato oggetto di studio in ambito pedagogico (Dalbert, 2006; Mikula, 2005; Chory Assad, 2002, 2007, 2013; Berti, Molinari, Speltini, 2010; Kanizsa, Garavaglia, Mosconi, 2013; Kanizsa, Mosconi, Garavaglia, 2014), con particolare riferimento agli studi sulla giustizia nelle organizzazioni (Greenberg, 1987, 1990; Cropanzano, 1993, 2001) che si sono in particolar modo focalizzati sulla distribuzione delle risorse in un'organizzazione (distributive justice), sulle modalità e procedure utilizzate a questo scopo (procedural justice) ed infine sulla qualità delle relazioni interpersonali tra coloro che vivono nel medesimo contesto (interactional justice). E' proprio a partire da questi studi che anche in ambito educativo è iniziata una riflessione sul significato che i termini di giustizia e di ingiustizia possono assumere. Obiettivo di questa ricerca è quello di far emergere le rappresentazioni di giustizia e di ingiustizia negli insegnanti della scuola secondaria di II grado ed il rapporto che intercorre tra queste ed il loro effettivo operato in classe (Festinger, 1992), con particolare riferimento alla teoria delle rappresentazioni sociali (Farr, Moscovici, 1989; Palmonari, Emiliani, 2009) e di verificare eventuali discrepanze tra le concezioni di giustizia negli insegnanti e quelle negli studenti. Per fare questo nell'anno scolastico 2014-2015 sono stati intervistati, utilizzando un'intervista con un basso livello di strutturazione (Trinchero, 2002), non direttiva ed in profondità (Kanizsa, 1993), 12 insegnanti di scuola superiore, appartenenti ad Istituti dislocati sul territorio di Milano e Provincia e che insegnano diverse materie (filosofia, lettere, diritto ed economia, matematica, scienze). Sono stati inoltre effettuati 6 focus group che hanno coinvolto un totale di 48 studenti appartenenti alle classi degli insegnanti intervistati. L'analisi dei dati è avvenuta utilizzando il metodo qualitativo (S. Kanizsa, 1993; R.Trinchero, 2002; L. Mortari, 2010) cui è seguita un'analisi di tipo quantitativo con il software T-lab (analisi delle co-occorrenze, delle associazioni di parole, confronti tra coppie). I risultati dell'analisi evidenziano la medesima concezione di giustizia sia negli insegnanti, che si definiscono “giusti” in quanto rispettosi dei bisogni degli studenti ed attenti alle dinamiche relazionali sottostanti il processo di insegnamento-apprendimento, e sia negli studenti che riconoscono in modo particolare queste immagini di giustizia. Ciò che si evince dalle descrizioni che gli studenti fanno dei loro insegnanti è la discrepanza tra l'idea di giustizia che questi ultimi dichiarano e ed i comportamenti effettivi che essi agiscono in classe, che risultano essere “ingiusti” agli occhi degli studenti. Solo una presa di coscienza da parte degli insegnanti di una possibile incoerenza tra quello che pensano essere giusto e quello che agiscono nella realtà scolastica potrebbe risolvere almeno in parte le incomprensioni con gli studenti e permettere che il processo di insegnamento-apprendimento sia vissuto da tutti gli attori come coerente e “giusto”.
What is justice? What about the meaning of justice at school? What are the teachers' representations of justice and injustice and what is the relationship between their representations and teachers' work in the classroom? How do the students describe teachers' behavior during the lesson? Many branches of philosophy (Aristotele; Platone; Kant, 1788; Kelsen, 1952), of sociology (Rawls 1977; Boudon, 2002) and of psychology (Piaget, 1932; Kohlberg, 1958) have studied the topic of justice in depth and recently it has became the object of search of educational science (Dalbert, 2006; Mikula, 2005; Chory Assad, 2002, 2007, 2013; Berti, Molinari, Speltini, 2010; Kanizsa, Garavaglia, .Mosconi, 2013; 2014), with reference to organizational justice theory (Cropanzano & Greenberg, 1997; Greenberg, 1990; Folger & Cropanzano, 2001; Cropanzano, 1993). Organizational studies highlight three concepts of justice: distributive justice that is a subjective perception elicited by a comparison between actual and deserved rewards; procedural justice refers to the fairness of the mean by which distributions are made; interactional justice refers to perception of fairness in the interpersonal treatment received by individuals, mainly in the communicative and relational requests. The aim of this research, with particular reference to social representations theory (Moscovici, 1989; Palmonari, Emiliani, 2009) is therefore to identify and analyse teachers’ meanings about the concepts of justice and injustice through the narration of their past and their experiences in the classroom. Secondly, the aim is to understand their representations of justice, which they unconsciously use in their daily work in the classroom and to understand how they affect, even by implication, their educational and teaching relationships. At least, we hope to verify the possible discrepancies between the teachers' and students thought of justice. The subjects were 12 secondary school teachers belonging to different school in the urban area of Milan and in the hinterland of the same city, and 48 students belonging to the same classroom as the teachers. The teachers were teaching different subjects (philosophy, sciences, math, law and economy and italian literature). The data was collected during the 2014-2015 school year and was obtained during low-structured interviews for the teachers and with 6 focus groups for a total of 48 students. A mixed-method approach was used: the qualitative data collected was coded into categories to facilitate quantitative analysis, while the same of text was subjected to co-word analysis conducted using T-lab software. The results indicated that teachers and students share the same conception of justice. The teachers, on one hand, according to the organizational justice theory, especially in regards to principles of interactional justice, declare themselves to be “just” and fair teachers, because they are respectful to the students and their needs and they have paid attention to the teacher-student relationship. On the other hand, the students' descriptions of their teachers, highlight the discrepancies between the teachers' representations and beliefs and their actual behaviour in the classroom. The results of current research confirm the importance that teachers need to be involved in vocational training or in training courses in which they become aware of a possible inconsistency between their beliefs and their behavior in the classroom. Only a coherent teacher can be “just” and can entertain a fair teachers-students relationship. Briefly, justice can only be achieved if both teachers and students see each other as coherent and just.
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Decembrotto, Luca <1981&gt. "Dimittendi dal carcere, future persone senza dimora? Dal carcere alla strada: politiche sociali e pratiche educative per affrontare un fenomeno di marginalità". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7893/1/decembrotto_luca_tesi.pdf.

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Il presente lavoro, frutto di una ricerca-azione svolta sul territorio di Bologna assieme agli enti locali, si è occupato di approfondire i percorsi di reinserimento sociale di detenuti vulnerabili, in particolare quelli che, terminata la pena, possono diventare persone senza dimora. Non si tratta solo di persone entrate in carcere nella condizione di senza dimora, ma anche di detenuti che potrebbero diventare tali durante la propria reclusione. Il fenomeno ha varie cause, fra le quali si ipotizza anche la condizione detentiva appena conclusasi, insufficientemente finalizzata al reinserimento sociale del condannato e, pertanto, distaccata dai suoi bisogni, desideri, aspettative, paure e, più in generale, priva di un incontro strutturato con la società libera. Nella prima parte, il testo analizza la letteratura internazionale sul fenomeno, con un particolare focus su due recenti documenti nazionali chiave per un rilancio dell’interesse sul tema: le “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia” del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e il documento finale degli Stati Generali sull’Esecuzione Penale del Ministero della Giustizia. Nella seconda parte, il testo presenta la ricerca-azione, i cui risultati convergono nell’implementazione di un insieme di politiche sociali e pratiche educative orientate a contenere il fenomeno, azioni in parte già rese operative e realizzate assieme alle istituzioni bolognesi, coinvolte nella ricerca.
This thesis is a study of the social reintegration of vulnerable prisoners, especially those who are expected to become homeless after the detention. They are not only people in prison with a past of homelessness, but also prisoners who could become homeless during their imprisonment. The phenomenon has various causes, such as the situation after the detention has ended. The treatment may not be sufficiently oriented to the social rehabilitation and, therefore, detached from needs, desires, expectations and fears of prisoners and, more generally, they don’t meet the free society. The first part of the report reviews the international literature on the phenomenon, with a particular focus on two recent Italian documents: the “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia” of the Ministry of Labour and Social Policy(Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali) and the final document of a special General Assembly (Stati Generali sull’Esecuzione Penale) of the Ministry of Justice (Ministero della Giustizia). The second part of the report presents the research-action developed in the Bologna area, in particular the results of implementation of a set of educational practices and social policies designed to balk the phenomenon of prisoners who become homeless, actions developed with local institutions.
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OGGIONNI, FRANCESCA. "La supervisione pedagogica. Quadri concettuali, pratiche e criticità". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28149.

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Pedagogical supervision is a meta-reflective tool thanks to which professional educators can experience the generative potential of reflection, dialogue with colleagues and comparison between knowledge acquired on the field, theories founding their praxis and intervention strategies developed in relation to different subjects, contexts and institutional partners. It is a vocational tool where thought and learning about educators’ professional identity and role, analyzed by focusing on premises, practices and praxis, looking for coherence between planning actions and intervention methodologies. It is a fundamental tool in broadening educators’ professional culture, even though it is hardly recognized as essential and indispensable. The present study starts from the belief that educators’ professionalism has to be thought and must make use of tools able to activate and oversee reflective and dialogical processes of (self-)evaluation and practical transformation, leading to the development of theories. Pedagogically centered reflection shared within work teams, services and organizations enables educators to review their praxis in terms of intentional aims and educational projects; but, above all, it makes them able to conceptualize knowledge acquired on the field and strengthen their own professional identity. The scanty production of thought around pedagogical supervision is an indication of its complexity, as well as the pedagogue’s difficulty in recognizing and being recognized as "the" depositary of knowledge about education as a profession. This in turn leads to the consequent risk of delegating the task of expanding the interpretative framework in which educational events are included to professionals from different disciplines, thus losing sight of the specific pedagogical point of view and aims. This study takes part in an open pedagogical debate, useful for increasing knowledge, but especially focusing on the significance and recognition of pedagogical supervision as a practice for supporting and enhancing educational professionalism, since it is an essential tool for the development of educators’ professional culture. Supervision, first of all, has been observed as an object to clarify both on the level of praxis and meanings, making a methodological mixture between phenomenological approach and grounded theory. The research was carried out, therefore, keeping the plan of theorization and the plan of praxis in constant and recursive dialogue: literature analysis and comparison with subjects making use of supervision as a professional tool were carried out simultaneously, through frequent references and stimuli to further reflection and investigation. Literature has provided information concerning the functions and the possible structures by which the supervision process can be accomplished; in order to extract from practices the multiplicity of contents, methodologies and reflections circulating within socio-educational services, a series of interviews were carried out with people variously involved in the supervision process: educators, representatives of organizations, professional supervisors. Therefore, supervision was enriched with elements of concreteness taken from narrations of current experiences, that have further defined it as a dynamic process, modulated according to needs and functions defined by work teams, starting from the formulation of questions on meaning and from the negotiation of objectives and contents. Supervision is not focused on practical problems, although it produces significant effects on the praxis through the implementation of reflective processes that increase educators’ levels of awareness and professionalism. It is a support tool in the process of constructing a professional identity and role, transversal to different areas and contexts of intervention. The professional figure of supervisor appears crucial, not only because his/her conceptual frameworks direct the focus of attention on education processes, but also because his/her methods of constructing the setting and management of working groups determine the course and the effectiveness of the supervision process. He/she has to show complete mastery in specific knowledge and transversal skills for whose acquisition, currently, he/she has assumed autonomous responsibility of self-training. However, a second level learning and training course (for which a structure hypothesis has been formulated) as well as a professional lifelong learning process are highly desirable. Within socio-educational services, multiple meta-reflective experiences related to learning, counseling, coordination and research processes are performed; a comparison with supervision has been made, offering some thoughtful insights about potentially confusing overlapping areas. Finally, in order to complete the attempt of analysis and recomposition of complexity, supervision has been replaced within the composite picture of places of reflection on educators’ professionalism, alongside team meetings, communities of practice and meaningful informality of daily comparison with colleagues and clients, as well as the need for self-reflective processes. These are thoughtful places in which educators can gain multiple skills and knowledge, broadening their professional culture.
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Bagnasco, Daniela Gaspar Pedrazzoli 1986. "Leitura de histórias na educação infantil : como se desenvolve?" [s.n.], 2014. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/319158.

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Orientador: Ana Lúcia Guedes-Pinto
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
Made available in DSpace on 2018-08-25T15:51:17Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Bagnasco_DanielaGasparPedrazzoli_M.pdf: 1787976 bytes, checksum: c6541f3dc3f9770bca1a16eaf6e452b0 (MD5) Previous issue date: 2014
Resumo: As atividades desenvolvidas no segmento de Educação Infantil têm grande importância na construção de fundamentos de trabalho para toda a escolaridade. A vivência da prática de leitura se constitui como uma dessas atividades que possibilita a apropriação da língua pela criança pequena. Tendo isso em vista, este estudo propôs-se a investigar a prática de leitura de histórias de quatro professoras de Educação Infantil da rede pública de Campinas junto às suas turmas, analisando o papel da materialidade do livro no processo de construção de sentido de cada história para as professoras e para os pequenos leitores. Tomou-se como referência teórico-metodológica os princípios da História Cultural, dos estudos do letramento, da abordagem etnográfica e alguns pressupostos da História Oral. Os estudos de Vygotsky (2007) sobre o papel da mediação do outro, bem como as pesquisas de Bosco (2005), Kleiman (1995; 2009) e de Lajolo (2005), referentes ao campo de literatura em entrelaçamento com as práticas escolares de leitura, também trouxeram contribuições relevantes. Entendendo que o professor desempenha um papel fundamental na promoção da prática de leitura de histórias junto às crianças com quem trabalha, a referida pesquisa pontuou alguns indícios da influência da materialidade do livro: as imagens dos livros utilizadas pelas professoras para dar significado às histórias, atreladas ou não ao texto escrito; a imitação dos gestos e fazeres das professoras pelas crianças ao desenvolverem suas próprias práticas de leitura, da mesma forma, apropriam-se de forma inventiva das histórias e dos suportes, atribuindo a estes outros usos
Abstract: The activities developed in the children¿s education segment ¿ next to the public school of Campinas, São Paulo, Brazil ¿ has a very important role in building up the fundaments of the entire education itself. The reading practices are part of these activities, which facilitate the appropriation of language by the child. Considering that, the present study investigates the reading practices from children stories lead by four teachers of the public education net of Campinas. We analyse the importance of the book itself in the process of building a solid meaning to the teachers and the children. We adopted, as theoretical and methodological reference, the principles of the Cultural History, the literacy studies with an ethnographic approach and some of the Oral History precepts. The studies made by Vygotsky (2007) about the mediation of the other participant, as well as the researchers of Bosco (2005), Kleiman (1995; 2009) and Lajolo (2005) focusing literature together with reading practices in the school, also came with relevant contributions. Considering that the teacher plays a vital role promoting the reading practices of children stories, the present study found some indications of the importance of the book itself as a material tool: the images of the books adopted to give significance to the stories, connected or not to the text; the students imitates the gestures and the behaviour of the teachers when developing their own reading practices, as well as they appropriate the imaginative feeling of the stories, related to these other uses
Mestrado
Ensino e Práticas Culturais
Mestra em Educação
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10

Wong, Kit-mei y 黃潔薇. "Preschool teachers' conceptions and pratices of art education". Thesis, The University of Hong Kong (Pokfulam, Hong Kong), 1997. http://hub.hku.hk/bib/B31959866.

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Libros sobre el tema "Pratiche educative"

1

Fabbri, Loretta. Ricerca pedagogica e pratiche educative: Per una pedagogia come scienza pratica. Napoli: Tecnodid, 1994.

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2

Pedrazza, Monica. Pratiche educative e processi psicologici: L'educatore nei servizi residenziali extrascolastici. Roma: Carocci Faber, 2010.

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3

Non è sempre la solita storia--: Interrogare la tradizione, dar voce alla differenza di genere nelle pratiche educative. Milano: F. Angeli, 2008.

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4

Musi, Elisabetta. Non è sempre la solita storia--: Interrogare la tradizione, dar voce alla differenza di genere nelle pratiche educative. Milano: F. Angeli, 2008.

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5

Demetrio, Duccio. Educare è narrare: Le teorie, le pratiche, la pratica. Milano: Mimesis, 2012.

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6

Vairetti, Umberto. Innovazione e buone pratiche nella scuola. Bologna: Il mulino, 2009.

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7

Cerrocchi, Laura. L'intercultura in prospettiva pedagogica: Tra processi e pratiche. Bari: Mario Adda editore, 2013.

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8

Sarsini, Daniela. Il corpo in Occidente: Pratiche pedagogiche. Roma: Carocci, 2003.

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9

Lamour, Henri. Théorie et pratique en education physique. Paris: Presses Universitaires deFrance, 1989.

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10

Cristina, Palmieri y Prada Giorgio, eds. La diagnosi educativa: La questione della conoscenza del soggetto nelle pratiche pedagogiche. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2005.

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Capítulos de libros sobre el tema "Pratiche educative"

1

Martinelli, Chiara. "L’educazione civica e la Resistenza: prospettive di Public History of Education". En Raccontare la Resistenza a scuola, 173–83. Florence: Firenze University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-650-6.23.

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The introduction of civic education in the scholastic curriculum has offered to schools new opportunities for coping with the study of Resistance movement and other events occurred in contemporary history. Through some relevant didactic unit, the paper aims at giving to teachers some pratical examples, using the methodology of the Public History of Education.
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2

Green, Joan L. "Drill-and-Pratice Technology to Improve Reading Skills". En Assistive Technology in Special Education, 109–21. 3a ed. New York: Routledge, 2021. http://dx.doi.org/10.4324/9781003233138-8.

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3

Salvarani, Luana. "Paradigmi storiografici per insegnare la storia dell’educazione: riflessioni da una pratica di Public History". En Studi e saggi, 55–64. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-009-2.08.

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Teaching the history of education to future educators? One possible way to avoid the sclerotization of the discipline into an excessive focus on handbooks is to conceive it as a public history practice, interrogating specific cases under the lens of different historiographic paradigms. The goal will then be to promote "historical thinking" in the future educator as a training ground for exercising doubt and critical citizenship.
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4

Campanale, Laura. "Migrazione stagionale, bilinguismo e politiche linguistico-educative nelle valli dei gelatieri". En Politiche e pratiche per l’educazione linguistica, il multilinguismo e la comunicazione interculturale. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2021. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-501-8/015.

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The following contribution analyses a particular form of bilingualism present in the mountains and foothills of Veneto (Belluno and Treviso), which originated from a century-old tradition of ice-cream makers’ seasonal migration to German-speaking countries. The children of ice-cream makers are also ‘naturally’ bilingual, although this is not given adequate recognition within educational policies.
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Santana de Souza, Tiago, Daria Gomes da Costa Dantas, Drielly de Brito Xavier y Izabela Vanessa Martins Assunção de Souza. "ALFABETIZAÇÃO E LETRAMENTO: UM CONJUNTO NECESSÁRIO NO PROCESSO EDUCATIVO". En Estudos Interdisciplinares em Ciências Humanas, 94–105. Editora Acadêmica Periodicojs, 2022. http://dx.doi.org/10.51249/hp02.2022.703.

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Resumen
A presente pesquisa teve como temática: Alfabetização e Letramento: um conjunto necessário no processo educativo. O objetivo principal da pesquisa foi compreender o funcionamento e também conhecer a definição dos termos da Alfabetização e Letramento, e propiciar este conhecimento para os leitores, foi utilizada a pesquisa bibliográfica para a condução da pesquisa e, por tanto, para a obtenção dos resultados. Diante dos resultados alcançados mediante a pesquisa, foi possível perceber que mesmo a alfabetização e o letramento serem confundidos como uma única palavra, descobrimos suas definições e como identificar cada uma delas. Vale salientar que mesmo que sejam diferentes, a alfabetização não é melhor do que o letramento e vise e versa, ou seja, uma pratica depende da outro.
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6

Balboni, Paolo E. "11 • Modelli operativi: tradurre la ricerca in materiali didattici". En Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/011.

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Ho sempre ritenuto che un glottodidatta dovesse rispondere alla natura teorico-pratica della linguistica educativa: fare ricerca a livello di approccio e metodo, e realizzare percorsi operativi a livello di metodo e di metodologia didattica.Per me ‘azione didattica’ ha significato due cose: formazione di futuri insegnanti e di insegnanti in servizio e realizzazione di materiali didattici. Creare materiali didattici è la verifica dell’impianto teorico, è il momento in cui le riflessioni devono diventare azione che coinvolge la vita di milioni di studenti consentendo loro di culturizzarsi, socializzare, autorealizzarsi.
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Rana, Kumar. "School Education in India and the Role of Deliberative Activism: The Pratichi Experience". En Vision of Education in India, 221–30. Routledge, 2020. http://dx.doi.org/10.4324/9781003124306-16.

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8

D’Ambrosio, Maria y Enrica Spada. "ABITARE LA RELAZIONE43 PRATICHE PERFORMATIVE PER LA COMUNITÀ DEI SERVIZI EDUCATIVI PER L’INFANZIA A NAPOLI". En Investigación e innovación educativa frente a los retos para el desarrollo sostenible., 1471–91. Dykinson, 2022. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2gz3w6t.118.

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9

Routabi, Ahmed y Bouchra Bennani. "The Impact of the Pedagogical Integration of NICTs on Student Satisfaction During COVID-19". En Policies and Procedures for the Implementation of Safe and Healthy Educational Environments, 218–36. IGI Global, 2022. http://dx.doi.org/10.4018/978-1-7998-9297-7.ch013.

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NICT integration in teaching assists teachers in addressing gaps and overcoming the weakness of traditional teaching methods through designing a learner-centered technology enhanced learning environments. To this end, this study aims to empirically investigate how NICTs meet the educational needs of student in higher education and hence increase or decrease their satisfaction toward online education. Convenience sampling was used to collect data for the analysis. Responses were obtained from a 216 valid random sample comprising of students at Hassan II University of Casablanca in Morocco. The responses were analysed using SPSS version 26 and SmartPls using structural equation modeling (SEM). The study's findings found that the presence of the teacher and the quality of the technological infrastructure seem to be the most significant contributing factors for students' satisfaction during this specific context. The pratical implications of these findings are discussed.
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Martari, Yahis. "La lingua letteraria di non nativi in un itinerario didattico multimodale Cosa resta della formazione nella pratica di insegnamento?" En Politiche e pratiche per l’educazione linguistica, il multilinguismo e la comunicazione interculturale. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2021. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-501-8/025.

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Resumen
In the initial sections of this paper I describe a course addressed to a group of teachers, during the time when they were at university following an initial teacher education course in primary education. These becoming-teachers were asked to read Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio (Lakhous 2006) using a multimodal approach. Five years after this course was concluded, a survey was carried out in order to evaluate the effectiveness of its long term goals: subjects (currently teachers) were asked whether they have used multimodal approaches in their reading classes and whether they use Italian literature written by non-native Italian speakers in a language teaching context.
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Actas de conferencias sobre el tema "Pratiche educative"

1

Matuszak, Alla. "PRATICAL TRAINING SYSTEM IN PEDAGOGICAL EDUCATION: STUDENTS� OPINIONS". En 6th SWS International Scientific Conference on Social Sciences ISCSS 2019. STEF92 Technology, 2019. http://dx.doi.org/10.5593/sws.iscss.2019.4/s13.051.

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2

"A NOVEL LEARNER SELF-ASSESSMENT APPROACH - Application to Pratical Works". En 4th International Conference on Computer Supported Education. SciTePress - Science and and Technology Publications, 2012. http://dx.doi.org/10.5220/0003958501440148.

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3

Ferreira De Oliveira, Raylla, Gilvania Pereira da Costa y Lázaro Henrique Pereira. "RECICLAR E REUTILIZAR: A ESCOLA COMO PRATICA EDUCATIVA SOB A PERSPECTIVA AMBIENTAL". En I Congresso Virtual de Estudantes e Profissionais de Engenharia Ambiental e Sanitária. Goiânia, Goiás: Even3, 2020. http://dx.doi.org/10.29327/convepeas.271391.

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4

Utami, Aras, Dodik Pramono, Ari Budi Himawan y Bunga Ayu Gifara. "Effectiveness of Video Assisted Health Education in Enhancing Knowledge and Pratice of Breast Cancer Prevention". En The 5th Intenational Conference on Public Health 2019. Masters Program in Public Health, Universitas Sebelas Maret, 2019. http://dx.doi.org/10.26911/theicph.2019.02.45.

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5

dos Passos Canteri, Rafael, Laura Sánchez García, Tânya Amara Felipe de Souza y Carlos Eduardo Andrade Iatskiu. "Video Games in Education of Deaf Children - A Set of Pratical Design Guidelines". En 17th International Conference on Enterprise Information Systems. SCITEPRESS - Science and and Technology Publications, 2015. http://dx.doi.org/10.5220/0005397701220129.

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6

ARAÚJO, SIMONE APARECIDA BORGES DE. "INCLUSÃO DE ALUNOS COM DEFICIÊNCIA, PRATICA EDUCATIVA E FORMAÇÃO DE PROFESSORES DA EDUCAÇÃO INCLUSIVA." En Anais do V Congresso Nacional de Educação. Recife, Brasil: Even3, 2021. http://dx.doi.org/10.29327/145871.5-12.

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7

Pontes, Arthur Costa, Lucas Souza y Fernanda Regina Pires. "KNOWLEDGE AND INTERACTION IN RELATION TO EMOTIONAL INTELLIGENCE IN VOLLEYBALL PRATICAN CHILDREN AND ADOLESCENTS". En IV International Symposium Adolescence(s) and II Education Forum. Universidade Federal de São Paulo, 2018. http://dx.doi.org/10.22388/2525-5894.2018.0029.

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8

Lestariningsih, Dwi, Lutfiyah Nurlaela y Andi Mariono. "The Impact of Self-Regulated Learning to Wards on The Ability to Understand A Concept of Pratical Chemical Engineering Operation". En 1st International Conference on Education Innovation (ICEI 2017). Paris, France: Atlantis Press, 2018. http://dx.doi.org/10.2991/icei-17.2018.24.

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9

Severi, Ivan. "Oltre la marginalitá: etnografia di una struttura di reinserimento per ex tossicodipendenti". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8024.

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Attraverso il caso di studio specifico di Cà dell’Arcoveggio tratterò la questione della tossicodipendenza come costitutiva di marginalizzazione sociale, e di quali strategie sono state messe in atto per consentire ai soggetti che abitavano la struttura di uscire da questo tipo di categorizzazione. Nella prima parte dell’articolo esporrò brevemente alcune delle caratteristiche dei soggetti trattati che contribuiscono a rinchiuderli nella categoria della marginalità. Successivamente descriverò la filosofia alla base di Cà dell’Arcoveggio e la metodologia educativa messa in atto. Nella terza parte mi occuperò delle pratiche adottate al fine di istituire un rapporto tra la struttura ed il quartiere circostante, tra i soggetti che ospitava e i cittadini provenienti dall’esterno. Infine mostrerò come alcuni importanti cambiamenti abbiano radicalmente ridimensionato la portata sperimentale del progetto. Through the specific case study of Cà dell'Arcoveggio I will treat the issue of drug addiction as a cause of social marginalization, and will discuss which strategies have been put into place to remove the inhabitants from this categorization. In the first section of the article I will briefly explain some of the characteristics of the subjects treated that contribute to their placement in the category of marginality. Then I will describe the underlying philosophy and methodology of the Cà dell'Arcoveggio educational intervention. In the third section I will deal with the practices put in place in order to establish a relationship between the physical structure and the surrounding district and between the subjects and residents of the neighborhood. In the final section I will present how some crucial changes have radically decreased the experimental nature of the project.
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Logofatu, Michaela. "DL BEST PRACTICES WITHIN UNIVERSITY OF BUCHAREST, DEPARTMENT FOR ODL". En eLSE 2013. Carol I National Defence University Publishing House, 2013. http://dx.doi.org/10.12753/2066-026x-13-249.

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University of Bucharest, together other public and private Romanian universities, have implemented ID/IFR study programs starting with year 1999. We will use the acronymes: ID for Distance Learning and IFR for part-time on-campus study programs. The starting point was the project "Phare Multi-country Programme for Distance Education", 1994 - 1999, aimed at creating a network of 40 study centers IDD(CSIDD) in 11 countries of Central and Eastern Europe. University of Bucharest run one of seven CSIDD centres in Romania. Based on the Order no. 3289/02.19.1998, the Ministry of National Education CSIDD officially recognized the CSIDD centers, their managers. These CSIDD centres were afiliated with the European Training Foundation (ETF) in Turin. By decision of the Bucharest University Senate in May 1999, the CSIDD center was defined as the Department for Distance Learning, Lifelong Learning and Professional Conversion. During the last 14 years, this department has designed and implemented new ID/IFR study programs. These programs were authorized and acreditated by CNEAA and ARACIS, the national authorities in charge with authorization and accreditation of the study programs in higher education institutions, in Romania. At the same time, Lifelong learning and Professional conversion were also succesfully implemented: CISCO Networking Acdemy, Microsoft IT Academy, ECDL. All these initiatives are examples of good pratices for the public-private partnership. To illustrate this, we can refer to the learning resources provided to the University of Bucharest students that were produced in eLearning technology, early in 2003 (http://ecdl.credis.ro/cursuri-ecdl.html). As far as we know there is no other university that has similar learning resources. The paper will present in details the best ID/IFR practices implemented during the last 14 years within the Department for ID/IFR of the University of Bucharest.
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Informes sobre el tema "Pratiche educative"

1

Belzil, Christian, Jörgen Hansen y Xingfei Liu. The evolution of inequality in education - Trajectories and graduation outcomes in the US. CIRANO, junio de 2022. http://dx.doi.org/10.54932/qxsu8178.

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Resumen
Nous modélisons la distribution conjointe (i) des trajectoires éducatives individuelles, définies par l'allocation du temps (semestres) entre diverses combinaisons d'inscription à l'école avec différentes modalités d'offre de travail et des périodes d'interruption de l'école consacrées soit à l'emploi soit à la production domestique et (ii) des résultats réels d'obtention du diplôme en utilisant deux cohortes de l'enquête longitudinale nationale sur les jeunes que nous suivons de 16 à 28 ans. Nous discutons de l'évolution des effets du revenu familial et des aptitudes, ces dernières étant décomposées en un facteur d'aptitude latente académique (cognitive) et pratique (technique-mécanique) corrélé avec le revenu familial et les variables de contexte. Nous constatons que le différentiel individuel d'aptitude cognitive et technique prévalant à 16 ans augmentait avec le revenu au début des années 80 mais beaucoup moins au début des années 2000. Nous ne trouvons aucune preuve d'une quelconque "inégalité de trajectoire" basée sur le revenu dans l'une ou l'autre des cohortes, après conditionnement sur les capacités. Parmi tous les résultats liés à l'obtention d'un diplôme et à l'inscription, l'obtention d'un diplôme universitaire est le seul pour lequel l'effet du revenu a augmenté entre les années 1980 et le début des années 2000, mais il n'a pas atteint un niveau plus important que l'effet du revenu sur l'obtention d'un diplôme d'études secondaires. Dans les deux cohortes, les capacités cognitives et techniques sont les facteurs dominants mais elles affectent la plupart des dimensions des trajectoires individuelles et tous les résultats d'obtention du diplôme dans des directions opposées. Cependant, le facteur des capacités cognitives a perdu la moitié de son effet sur l'obtention du diplôme universitaire, tandis que l'impact du facteur technique-mécanique a été plus stable d'une cohorte à l'autre.
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