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Gallina, Vittoria. "Bisogni formativi e politiche di welfare". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 120 (febrero de 2011): 139–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120007.

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Il lifelong learning č la risposta che le politiche educative hanno saputo costruire alla fine del secolo scorso di fronte ai processi di mondializzazione del lavoro ed ai fenomeni migratori. La durezza e la complessitŕ dei processi sociali indotti dal cambiamento produttivo nel mondo globale chiedono uno sforzo di conoscenza ed un impegno di risorse inedito, per contrastare processi di disgregazione sociale e per sostenere gli individui che "rischiano" nel mondo del lavoro flessibile. Le prospettive educative sono chiamate a inventare percorsi che aiutino gli individui a vedere lontano e a progettarsi al di lŕ della occupazioneche il mercato del lavoro presenta oggi come unica, quasi, opportunitŕ di inserimento sociale. Sistemi formativi/ istruttivi efficaci dovranno progressivamente abbandonare la illusoria valenza dei percorsi interdisciplinari, valorizzando invece la trasversalitŕ di saperi e competenze e esplicitando le finalitŕ di ogni fase del processo di apprendimento, al fine di attribuire a questo senso e valore per il soggetto che apprende.
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Bertin, Giovanni. "Social innovation e politiche di welfare". SALUTE E SOCIETÀ, n.º 1 (febrero de 2015): 37–50. http://dx.doi.org/10.3280/ses2015-001004.

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Decataldo, Alessandra, Anna Grimaldi, Daniela Luisi y Mara Tognetti Bordogna. "Social work education e valutazione delle politiche pubbliche". Sinappsi 12, n.º 2 (2022): 94–105. http://dx.doi.org/10.53223/sinappsi_2022-02-7.

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Il contributo si propone di analizzare gli usi della ricerca e della valutazione per qualificare il fare professionale degli/delle assistenti sociali e migliorare gli strumenti del welfare locale. Buone programmazioni territoriali necessitano di migliorare le scelte di policy e definire i contenuti del lavoro sociale come policy practice. La social work education, come ambito formativo e di ricerca, può veicolare temi rilevanti quali la partecipazione, l’advocacy, la co-produzione (co-progettare e co-programmare) e la ricerca valutativa applicata alle politiche di welfare locale.
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Bertin, Giovanni. "Welfare e sviluppo locale". ARGOMENTI, n.º 29 (octubre de 2010): 85–104. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-029004.

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I sistemi di welfare stanno attraversando un processo di profonda trasformazione interna e di legami con il sistema economico. Il passaggio dalla modernitŕ alla neo modernitŕ cambia il rapporto fra economia e welfare, non piů visto come fattore di risposta ai fallimenti del mercato, ma come motore dello sviluppo locale. Le politiche sociali incidono sulla salute, sulle capability e sul capitale sociale delle persone. Questi fattori costituiscono i determinanti sociali dello sviluppo locale. Lo studio dei sistemi locali di welfare e dei loro legami con lo sviluppo fa emergere alcune evidenze empiriche della relazione fra determinanti sociali e sviluppo locale.
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Schmidt, Manfred G. "LE DETERMINANTI POLITICHE DELLA DISOCCUPAZIONE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 16, n.º 1 (abril de 1986): 3–43. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200015707.

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IntroduzioneFra gli anni settanta e ottanta, i governi dell'occidente si sono trovati di fronte a una sfida senza precedenti. Il declino della crescita economica, un forte aumento delle aspettative inflazionistiche, bilance dei pagamenti in deficit, pressioni da costi e tendenze deflazionistiche hanno reso difficile la coesistenza fra il bisogno di flessibilità delle economie miste, il mantenimento della stabilità monetaria, la salvaguardia dell'occupazione e alti livelli di welfare. In confronto agli anni sessanta e ai primi anni settanta, la possibilità di compiere scelte pubbliche indolori si è molto ridotta.
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Rota, Marco. "Welfare aziendale e alimentazione alla Dalmine: dalle origini al secondo dopoguerra". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 2 (septiembre de 2020): 133–59. http://dx.doi.org/10.3280/sil2018-002007.

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Il coinvolgimento delle imprese nel settore dell'alimentazione popolare costituisce un fenomeno storico significativo ed estremamente articolato. L'articolo analizza le molteplici provvidenze alimentari varate dalla Dalmine nel quadro delle politiche di welfare aziendale, ricostruendo un caso peculiare di integrazione fra agricoltura e industria in un contesto sociale e territoriale fortemente plasmato dall'impresa. Inizialmente vengono descritte le politiche annonarie attuate sino alla fine degli anni Venti, attraverso lo snodo cruciale della Grande Guerra. Nella seconda parte si esaminano le strutture agricole e le provvidenze alimentari sviluppate dalla Società durante gli anni Trenta, in sintonia con gli orientamenti autarchici del regime fascista. In seguito, vengono analizzate le politiche implementate durante il secondo conflitto mondiale, quando la drammatica carenza di generi di consumo e le difficoltà di approvvigionamento costrinsero la Dalmine ad ampliare il proprio ruolo sociale, in maniera non dissimile rispetto ad altre grandi imprese italiane. Nell'ultima parte si osserva l'evoluzione delle provvidenze alimentari e delle strutture agricole nei primi anni del dopoguerra, entro il quadro di una ridefinizione complessiva dell'intero sistema di welfare aziendale costruito nei decenni precedenti
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Carbone, Vincenzo y Roberto Ciccarelli. "Piattaforme digitali, politiche sociali e occupazionali: il case management nel "reddito di cittadinanza" in Italia". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 163 (agosto de 2022): 207–23. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163011.

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Resumen
In questo articolo il "reddito di cittadinanza", istituito in Italia nel 2019, viene analizzato dal punto di vista del case management realizzato attraverso piattaforme digitali dai suoi attori, chiamati "navigator", insieme al personale dei centri per l'impiego. Questa pratica è emersa nel rapporto tra medici, infermieri e pazienti ed è stata progressivamente associata alle politiche di incontro tra domanda e offerta di lavoro in una politica sociale, chiamata welfare-to-work, in cui le indennità di disoccupazione sono legate al reinserimento lavorativo. Sulla base di una ricerca di etnografia sociale che ha raccolto testimonianze qualificate degli attori coinvolti nei processi, l'articolo indaga prospettive e limiti attuali dell'integrazione tra Welfare e l'uso delle piattaforme digitali nel processo di digitalizzazione delle politiche attive del lavoro.
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De Lucia, Caterina y Mark Bartlett. "Environmental Taxation in an Enlarged Europe: A Regional Perspective". SCIENZE REGIONALI, n.º 2 (julio de 2012): 47–72. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-002004.

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Questo articolo esamina gli effetti di determinate misure di policy per anticipare e prevenire un aumento di inquinamento attraverso l'introduzione di una tassa, armonizzata a livello Comunitario, sull'NOx ed SO2. Con l'uso di un modello CGE, questo studio esamina gli effetti che vari livelli di tassazione ambientale comportano sulle industrie dei paesi studiati. I nostri risultati suggeriscono implicazioni di welfare diverse tra politiche ambientali e commerciali. Il caso di studio considera inoltre i possibili effetti a livello regionale (Puglia) delle medesime politiche. Una diminuzione della produzione e dell'occupazione nel contesto nazionale aggraverebbero ulteriormente l'industria pugliese.
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Ruffino, Marco. "Individualizzazione della diseguaglianza sociale e politiche delle capacitazioni". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 120 (febrero de 2011): 34–49. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120003.

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L'articolo analizza in modo critico l'approccio dellenelle politiche di welfare attivo, viste in rapporto al "paradigma debole" della. Focalizzando l'attenzione sul rapporto fra capacitazione ed apprendimento, sonoevidenziati due tipi di rischi:) una maggiore individualizzazione della diseguaglianza, se le capacitazioni divengono un terreno di conflitto sociale, che riproduce, invece di correggere, iiniziali;) la riduzione della libertŕ sostantiva, se il diritto ad apprendere si trasforma nell'obbligo di adattamento. L'approccio delle capacitazioni resta indubbiamente essenziale, ma richiede di trovare un equilibrio fra responsabilitŕ personali e responsabilitŕ istituzionali. Alcune evidenze relative all'Europa ed all'Italia mostrano la necessitŕ di andare verso "istituzioni capacitanti", come condizione per utilizzare l'approccio per lo sviluppo di una effettiva libertŕ individuale di scelta.
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Ventura, Sofia. "LE POLITICHE DELLA SCUOLA IN EUROPA. UN'ANALISI COMPARATA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, n.º 2 (agosto de 1997): 307–43. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024849.

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IntroduzioneLe politiche dell'istruzione costituiscono un ambito di studio rispetto al quale la scienza politica, nonché la più specifica disciplina dell'analisi delle politiche pubbliche, presentano notevoli lacune.Da un lato, nella letteratura internazionale le numerose ricerche di education policy si sono concentrate prevalentemente su studi del caso singolo e hanno dedicato minore attenzione all'analisi comparata delle politiche scolastiche. Le quali, inoltre, sono state assai poco esplorate nell'ambito dei più generali studi comparati dedicati al welfare state, che hanno piuttosto privilegiato lo studio delle politiche relative ai sistemi di assicurazione sociale; come ha rilevato Alber: «la sola ricerca empiricamente consolidata» in tale settore (Alber 1987, 15).Dall'altro, nella letteratura politologica italiana la politica scolastica costituisce un terreno pressoché inesplorato. In Italia essa è stata, infatti, dominio dei pedagogisti, che hanno privilegiato approcci di tipo normativo, dei filosofi e, in misura minore, degli storici, il prevalente taglio descrittivo dei quali non ha, però, favorito lo sviluppo di analisi di tipo esplicativo (Benadusi 1989a, 258; Trivellato 1989, 226).
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Augenti, Antonio. "Il principio di solidarietŕ e le politiche sociali europee". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (marzo de 2011): 15–32. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-001002.

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Il contributo affronta in via preliminare il significato e il valore della solidarietŕ nel suo evolversi nel tempo, per capire come essa si incarna nelle coscienze individuali e nelle responsabilitŕ collettive. La solidarietŕ non ha modo d'essere senza la sussidiarietŕ: č la linea ideologica che orienta le moderne politiche di welfare. Queste politiche sono attente ad un nuovo concetto di povertŕ non legato a bisogni di sopravvivenza, ma a nuovi indicatori sociali. Tutelare i diritti sociali della persona significa prendere atto che occorre investire nella conoscenza, oggi strumento principe dell'emancipazione della persona. L'ultima parte del lavoro č dedicata all'analisi di come l'Unione europea ha guardato alle questioni sociali, conformandosi al principio di solidarietŕ e orientando in tal senso la propria normativa. Sull'operato comunitario vengono da ultimo avanzate riserve e sollevate censure di ritardo con il quale l'Unione č intervenuta nelle politiche sociali.
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Cubeddu, Francesca. "Welfare abitativo e sociale per fronteggiare la povertà urbana aggravata dall'emergenza sanitaria". SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, n.º 1 (abril de 2021): 67–90. http://dx.doi.org/10.3280/siss2021-001006.

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Partendo dal concetto di povertà urbana nelle città, il lavoro vuole analizzare la povertà urbana emersa nel Comune di Roma durante l'emergenza sanitaria. Nella prima parte è analizzata la povertà urbana in riferimento ai dati disponi-bili, prima e dopo la pandemia. Nella seconda sono esaminati il welfare italiano, le iniziative pubbliche e private intraprese, per fronteggiare le problematiche econo-miche e sociali causate dall'emergenza sanitaria, e le possibili politiche di welfare post-pandemiche.
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Saruis, Tatiana y Leonardo Catena. "Le politiche socio-assistenziali in Italia, tra discrezionalitŕ istituzionale e discrezionalitŕ operativa". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 2 (julio de 2012): 145–60. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002009.

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La riorganizzazione del Welfare ha visto una redistribuzione di funzioni, compiti e spazi di autonomia decisionale tra livelli istituzionali, organizzazioni ed attori. In Italia, questi processi hanno interessato sia il versante della programmazione delle politiche, sia quello della loro effettiva realizzazione. La combinazione tra le indicazioni normative e le specificitŕ regionali e locali hanno dato vita ad un sistema di Welfare territorialmente diversificato. L'assunzione del principio di sussidiarietŕ e di una prospettiva di governance porta con sé dilemmi irrisolti, che definiscono esiti differenziati, anche potenzialmente divergenti. Sono numerosi ed interessanti gli interrogativi che sorgono intorno alla possibilitŕ di bilanciare i principi di autonomia ed equitŕ e di contenere gli "spazi" di una discrezionalitŕ che si po- trebbe definire "istituzionale". Il rischio č di sancire dal punto di vista istituzionale squilibri subnazionali e diseguaglianze fra i cittadini. Nell'area delle politiche sociali, dove l'esigibilitŕ dei diritti appare, per molti versi, ridotta, si combina una spesso rilevante discrezionalitŕ "operativa", affidata agli attori preposti alla complessa fase dell'implementazione. In un quadro normativo dai tratti incerti ed indefiniti, sostenuto da risorse spesso contenute, si intrecciano competenze, organizzazioni e professionalitŕ, nell'affrontare bisogni complessi ed in rapida trasformazione. In un mutevole bilanciamento tra specificitŕ ed equitŕ delle prestazioni, flessibilitŕ e garanzia dei servizi, diritti, eccezioni ed emergenze.
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Colasanto, Michele. "Forza e debolezza del nuovo welfare". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 117 (mayo de 2010): 29–39. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117003.

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Il paradigma del welfare state attivo, se non opportunamente contestualizzato, conduce ad alcune aporie. La prima č legata al lavoro inteso come carattere determinante del nuovo welfare: l'accesso all'occupazione puň anche essere considerata un'opportunitŕ e non un diritto, ma solo se tale opportunitŕ si caratterizza come effettiva. Inoltre, l'obiettivo dell'occupabilitŕ non č proponibile in termini puramente funzionali: non occorre solo l'occupazione, ma una occupazione valutabile positivamente per il soggetto. Una seconda aporia deriva dal peso dato all'apprendimento continuo e alla formazione come fattori di protezione e risorsa per l'occupabilitŕ. La formazione č condizionata da fattori di carattere normativo, organizzativo, finanziario e anche contrattuale per il lavoro dipendente, dalla motivazione individuale, che č fortemente correlata al livello di istruzione. Occorrono politiche di attivazione che mettano insieme lavoro, formazione, assistenza, partecipazione civile e politica: per dare spazio a una maggiore responsabilizzazione degli individui e delle famiglie, tenendo conto di come cambiano i corsi di vita.
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Scharpf, Fritz W. y Luca Verzichelli. "INTEGRAZIONE EUROPEA E WELFARE STATES NAZIONALI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 1 (abril de 1996): 21–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024035.

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IntroduzioneIl processo di integrazione europea è caratterizzato da una asimmetria fondamentale descritta accuratamente da Joseph Weiler (1981) come un dualismo tra le norme sopranazionali europee ed il policy-making europeo di tipo intergovernativo. Weiler ha ancora ragione nella sua critica agli scienziati politici, colpevoli di aver troppo a lungo concentrato la propria attenzione soltanto sugli aspetti della negoziazione intergovernativa e di aver ignorato (o comunque non aver preso sufficientemente in considerazione) l'emergere, essenzialmente per via giurisdizionale, di un ordinamento legale europeo che prevale sulle leggi nazionali (Weiler 1994). Questa omissione è tanto più grave poiché ha impedito di individuare il parallelismo, politicamente assai significativo, tra il dualismo indicato da Weiler e la più comune contrapposizione tra una integrazione «positiva» ed una «negativa» (Tinbergen 1965; Rehbinder e Stewart 1984), cioè tra le misure che allargano l'integrazione del mercato eliminando i vincoli nazionali sugli scambi e le distorsioni competitive, da un lato, e le politiche europee comuni che modellano le condizioni sotto le quali i mercati operano, dall'altro.
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Benassi, David y Enrica Morlicchio. "Bassi salari e bisogni familiari: l'in-work poverty in Europa". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 161 (diciembre de 2021): 34–53. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-161003.

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L'articolo discute la diffusione dell'in-work poverty (IWP) nei paesi europei, mostrandone le caratteristiche principali da un punto di vista comparativo. Innanzitutto presentiamo i diversi approcci alla definizione del problema negli Stati Uniti e in Europa, distinguendo l'interazione tra famiglia, mercato del lavoro e politiche di welfare. Nella terza sezione, vengono analizzati i tassi di IWP e dei lavoratori a basso salario, mentre nella quarta sezione presentiamo le principali caratteristiche di IWP confrontando i paesi europei. Il risultato principale della nostra analisi è che i classici cluster di regimi di welfare possono spiegare solo parzialmente la quota e le caratteristiche dell'IWP nell'UE.
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Briata, Paola. "Oltre la mescolanza. Le politiche contro la segregazione spaziale in un contesto di crisi di welfare". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 100 (agosto de 2011): 9–29. http://dx.doi.org/10.3280/asur2011-100002.

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L'articolo propone una restituzione sintetica dello "stato dell'arte" della letteratura che si č occupata di approfondire criticamente le politiche urbane finalizzate a promuovere mescolanza economico-sociale nelle aree svantaggiate delle cittŕ, evidenzia i vantaggi e le fragilitŕ di queste forme di intervento in un contesto generale dominato dalla contrazione della capacitŕ di intervento del, propone una serie di interrogativi con riferimento ad alcuni casi italiani e ipotizza alcune prospettive di lavoro per affrontare i nodi critici di queste iniziative evidenziati dal dibattito internazionale.
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Bonnet, François. "Spiegare le variazioni della politica sociale e penale con il principio di less eligibility". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 163 (agosto de 2022): 7–25. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163001.

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Il welfare (politica sociale) e la punizione (politica penale) variano notevolmente nel tempo e nello spazio, con la politica sociale più o meno generosa e la punizione più o meno barbara. Cosa determina la generosità delle politiche sociali e l'umanità delle politiche penali? Il principio di less eligibility sostiene che in ogni società l'assistenza sarà resa meno attraente del lavoro a basso salario e la punizione renderà il crimine meno attraente dell'assistenza. Io sostengo che il principio di less eligibility determina il mix di assistenza e punizione che viene attuato per governare e gestire la povertà in una data società.
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Pagan, Veronica y Claudia Peiti. "Il welfare aziendale come comunità d'impresa". ECONOMIA PUBBLICA, n.º 3 (enero de 2021): 103–23. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003005.

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L'articolo si propone di analizzare gli attuali strumenti di welfare aziendale e le azioni introdotte dai diversi livelli di regolazione. Grazie al contributo di indagini e studi di settore, vengono pertanto presentate le diverse accezioni di welfare aziendale: il cosiddetto secondo welfare, gli elementi di conciliazione vita-lavoro, i beni e i servizi che attengono più alla cultura aziendale (fringe o flexible benefit) e infine gli strumenti più innovativi e che si identi-ficano con un concetto di welfare più recente (welfare allargato alla comunità esterna). Rispetto al ruolo della contrattazione, gli autori osservano come l'attenzione del-le parti sociali verso il tema sia cresciuta negli ultimi anni e come le iniziative aziendali abbiano assunto un carattere integrativo di rilievo rispetto al ruolo degli istituti negoziali collettivi. Il lavoro esplora, infine, le prospettive future del welfare aziendale, con uno sguardo al settore delle public utility, anche alla luce della recente emergenza sanitaria. La diffusione del COVID-19 ha infatti permesso di "accelerare forzatamente" l'adozione di strumenti già presenti nel ventaglio delle politiche di welfare azien-dale ma precedentemente relegati a quote minoritarie di imprese (come il welfare allargato e lo smart working). Sarà necessario mantenere viva la raccolta delle informazioni e i primi dati rive-lano come il welfare aziendale stia assumendo un ruolo di propulsore al cambiamento e possa, in futuro, costituire uno strumento capace di disegnare un nuovo modo di lavorare e di essere parte di una comunità d'impresa.
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Nothdurfter, Urban. "Mutamenti del welfare e servizio sociale professionale: quali sfide per l'assistente sociale e la sua formazione?" RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 4 (enero de 2013): 31–47. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004002.

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L'articolo sottolinea la necessitŕ che il servizio sociale in Italia si occupi in modo piů sistematico e piů deciso dei temi attuali di politica sociale. La comprensione dei profondi cambiamenti in atto diventa una dimensione conoscitiva centrale per lo sviluppo di una professionalitŕ che sia consapevole della sua responsabilitŕ politica e che possa dare un suo contributo specifico informando lo sviluppo delle politiche dal basso. Viene messo a fuoco in modo critico il rapporto tra politiche e pratiche professionali, individuando proprio in questa dimensione la specificitŕ del servizio sociale come professione del welfare.
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Costantini, Eleonora y Luca Bonacini. "Organizzare i servizi nei processi di welfare territoriale. L'esperienza dell'Emilia-Romagna nell'offerta di servizi ai cittadini migranti". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (diciembre de 2021): 195–220. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-002008.

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La scommessa di questo lavoro è di indagare come il sistema locale dei servizi sociali abbia reagito all'impatto dei flussi migratori, in un contesto regionale come l'Emilia-Romagna, descrivendo le principali dimensioni intorno alle quali si sono articolati i processi organizzativi nei nove comuni capoluogo. Come cioè sia avve-nuta l'integrazione tra i servizi specialistici rivolti a cittadini stranieri e il sistema dei servizi sociali generalisti. A seguito della riorganizzazione del welfare nazionale, infatti, i modi in cui i servizi si organizzano a livello territoriale è l'esito di due pro-cessi convergenti: l'integrazione tra le politiche rilevanti per il benessere dei cittadi-ni e il coordinamento dalla pluralità di attori - istituzionali e non - coinvolti o coin-volgibili nella governance di queste politiche. L'indagine copre il periodo della pro-grammazione sociale che va dal 2007 al 2017 e utilizza una base dati composta da interviste semi-strutturate a funzionari comunali e regionali (11) oltre che dai documenti amministrativi di natura progettuale e finanziaria, prodotti nell'ambito dei Paini di Zona. L'elaborazione è stata condotta utilizzando una Cluster Analy-sis sulla base di variabili ottenute attraverso la tecnica della Principal Component Analysis.
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Moscatelli, Matteo. "Nuovi orizzonti del welfare di fronte alle vulnerabilità emergenti". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 2 (enero de 2023): 139–51. http://dx.doi.org/10.3280/we2022-002011.

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Nelle società contemporanee caratterizzate da diversi processi di decomposizione sociale e disaffezione partecipativa, il progetto di rigenerare comunità "inclusi-ve, innovative e riflessive" ha dovuto confrontarsi con nuove forme di disuguaglianza sociale e povertà, alcune acuite durante la crisi Covid-19. Al welfare è pertanto chiesto di ripensarsi per rispondere a questa diffusa vulnerabilità da un'ottica preventiva e ri-generativa con interventi asimmetrici per fare fronte alle problematicità emergenti. L'articolo ripercorre alcune di queste recenti trasformazioni e propone tre direttrici di cambiamento sulla base di alcune ricerche em-piriche condotte in Italia su progetti di riforma delle politiche sociali. Le ricerche considerate mostrano che i beni relazionali sono alla base di un welfare sosteni-bile, che l'approccio di intervento più efficace è di tipo multidisciplina-re/multifocale e che nuove governance integrate, reticolari e circolari sono in grado di dare senso all'azione, attraverso innovative logiche di co-progettazione e co-produzione che considerano le eterogeneità territoriali.
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Ferrera, Maurizio. "COMPARAZIONE E WELFARE STATE: UN CASO DI SUCCESSO?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, n.º 3 (diciembre de 1990): 573–97. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020000962x.

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Resumen
IntroduzioneRiguardando l'abbondante letteratura dell'ultimo trentennio in tema di welfare state, non si può fare a meno di riconoscere che questo settore d'indagine ha dato luogo ad un progresso conoscitivo davvero notevole, soprattutto per quanto riguarda la sequenza causale che ha originato le politiche sociali verso la fine del secolo scorso e ne ha successivamente promosso una continua e sostenuta espansione. Per avere una conferma immediata di tale progresso è sufficiente un rapido confronto fra lo «stato dell'arte» all'inizio degli anni ‘60 e la situazione attuale. Trent'anni or sono, la stessa etichetta di «welfare state» era fresca di conio nel linguaggio politico, mentre in quello accademico era impiegata dai soli studiosi anglosassoni in riferimento pressoché esclusivo all'esperienza britannica. Pochi gli studi di vasto respiro e tutti di taglio storico, mentre l'incipiente ricerca sociologica era soprattutto assorbita dall'indagine micro-applicativa. Anche se già ben cospicua in tutti i paesi sviluppati, la «cosa» welfare state restava praticamente sconosciuta al di fuori della cerchia ristretta dellaLondon Schoole di pochi altri istituti universitari.
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Dalla Sega, Michele. "Welfare contrattuale e sanità integrativa: Una prospettiva di relazioni industriali". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE 40, n.º 3 (diciembre de 2022): 43–54. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-003005.

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Il presente studio ha l'obiettivo di indagare le principali tendenze di sviluppo delle politiche di assistenza sanitaria integrativa nell'ambito della contrattazione collettiva. L'analisi viene compiuta su una selezione di 58 Contratti Collettivi Nazionali, focalizzando l'attenzione sulle specifiche previsioni sulla materia, al fine di verificare, da un lato, se vi siano dei "modelli" contrattual-collettivi di sviluppo dei Fondi sanitari, dall'altro lato, quali siano le principali misure garantite dagli stessi enti. Le prime evidenze emerse dai casi analizzati mostrano, in primo luogo, un processo di graduale accentramento delle risorse verso i grandi Fondi settoriali e intersettoriali promossi a livello nazionale. Sul piano delle prestazioni, invece, si nota come i Fondi operino principalmente nell'ambito di aree sanitarie già presidiate dal Servizio Sanitario Nazionale, piuttosto che con un fine realmente integrativo delle prestazioni pubbliche.
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La Torre, Mario, Lorenzo Semplici y Jenny Salazar Zapata. "Un Modello di Impact Finance per i Comuni: il Piano Strategico di Mandato BES-Oriented". CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & DEVELOPMENT STUDIES, n.º 2 (enero de 2021): 141–70. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds2-2020oa10591.

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Il presente lavoro propone un modello di Impact Finance per i Comuni italiani, utile a coniugare le politiche di bilancio delle amministrazioni locali con gli obiettivi sociali ed ambientali riconducibili agli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile. Nello specifico, il Piano Strategico di Mandato BES-Oriented prevede: (i) un'analisi di contesto utile a definire il posizionamento BES del Comune, (ii) un'analisi di bilancio pubblico BES-Oriented, utile a definire l'impatto diretto delle politiche di bilancio sui temi sociali ed ambientali (iii) una matrice che consente una lettura combinata del posizionamento e del bilancio, (iv) l'utilizzo delle interazioni fra domini BES per valutare gli impatti indiretti delle politiche di bilancio sugli aspetti sociali ed ambientali. Il modello proposto consente alle Amministrazioni locali di definire priorità strategiche ed obiettivi di impatto ed in particolare di: adottare delle strategie di welfare in relazione ad un benchmark; collegare l'attivazione di specifiche progettualità in maniera sinergica, riferendole ad una o più voci di spesa pubblica ed al relativo dominio BES che ad esse viene associato; valutare l'impatto diretto che la pianificazione comunale ed i singoli progetti hanno sui conti pubblici; individuare ulteriori dimensioni di benessere sulle quali un investimento impatterà indirettamente, offrendo un quadro complessivo dell'impatto in termini di miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini; calcolare gli impatti diretti ed indiretti sulla spesa pubblica (effetto moltiplicatore).
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Accorinti, Marco y Paolo Calza Bini. "Le condizioni contrattuali e previdenziali del lavoro degli anziani: politiche e interventi di attivazione". ARGOMENTI, n.º 25 (junio de 2009): 31–58. http://dx.doi.org/10.3280/arg2009-025002.

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Resumen
- Within the research project Overcoming the barriers and seizing the opportunities for Active Ageing Policies in Europe, the Italian part being carried out by the IRPPS-CNR, there has been an in-depth study of the dynamics regarding population ageing and the social security system in Italy, in the light of the notion of activation - one of the main inspiring criteria of the European Employment Strategy. The paper presents comparative European research work that has highlighted the need to deal with the old age - social security link through an integrated group of diversified policies that consider above all employment policies, life schedules and social protection. The text furthermore presents nine European experiments of gradual retirement.Keywords: Senior citizen workers, Social security, Welfare, Leave. Parole Chiave: Lavoratori Anziani, Previdenza, Welfare, Aspettative.
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Tognetti, Bordogna Mara. "Il terzo settore fra nuovi e vecchi attori delle politiche sociali: i gruppi di self help". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 114 (septiembre de 2009): 157–69. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-114012.

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Resumen
- The article intends to describe the dynamics of civil society and third sector, after an analysis of the major changes that have affected the social policies and the welfare mix. The paper focuses on self help groups, analyzing it as a new component of civil society, as new forms of collective action and "non-conventional mechanisms of representation" in public policy. It will highlight how academic research becomes essential in this context, also to understand and define the real contribution of all those entities to the implementation of social policies.Key words: self help groups, deliberative democracy, welfare mix, social policies, social research, participation
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Lucchini, Alfio. "Editoriale. Consumi problematici e dipendenze: coniugare le evidenze scientifiche e le politiche di Welfare". SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, n.º 3 (noviembre de 2014): 9–11. http://dx.doi.org/10.3280/siss2014-003001.

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Attiani, Caterina. "L'agricoltura urbana". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 98 (julio de 2012): 73–89. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-098006.

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Resumen
Analizzeremo il fenomeno dell'Agricoltura Urbana (AU). Definiremo il concetto, spiegando come si colloca all'interno delle politiche per lo sviluppo e nell'agenda politica brasiliana nella lotta contro la fame e per la sicurezza alimentare. L'AU sperimenta una riscoperta da parte del sapere accademico a partire dalle proiezioni delle Nazioni Unite di un mondo sempre piů urbano. Tuttavia, non inventa niente di nuovo, ma semplicemente fonde in maniera diversa, rispetto al passato piů recente, elementi che presi singolarmente appartengono ad un passato piů lontano (Ingersoll et al, 2007), riscattando una forma di welfare, giŕ utilizzata in altre epoche di crisi.
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Huws, Ursula. "Cosa è successo nel mercato del lavoro? Piattaforme digitali e politiche pubbliche". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 163 (agosto de 2022): 26–47. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163002.

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Resumen
Questo articolo esamina la rottura del modello occupazionale che sosteneva il sistema di Welfare della seconda metà del XX secolo. Il focus del capitolo è il lento ma al contempo progressivo smantellamento delle tutele del lavoro avvenuto negli ultimi decenni, smantellamento che nell'ipotesi qui proposta ha svolto anche un ruolo cruciale nel facilitare la nascita delle piattaforme digitali. Così, se da un lato la perdita delle tutele può essere correlata ai limiti che avevano le tradizionali regolazioni del lavoro, soprattutto nell'inclusione di donne, migranti e altri lavoratori generalmente considerati più "marginali"; dall'altro essa è un prodotto diretto della nuova divisione globale del lavoro e del modo in cui le tecnologie sono oggi utilizzate per esternalizzare il lavoro. Questi sviluppi vengono successivamente ampliati dalla crescente "piattaformizzazione" dell'economia che si sta diffondendo in tutti i settori di produzione basati su attività direttamente controllate dagli algoritmi. Nonostante la nascita di nuove forme sindacali, capaci di intercettare le istanze e difendere gli interessi dei gig worker, il paper si conclude evidenziando come quest'ultime non possano rappresentare da sole una soluzione definitiva e come occorra puntare a un nuovo set di diritti universali dei lavoratori.
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Macchioni, Elena. "Welfare aziendale e politiche di conciliazione famiglia-lavoro: dai contratti discreti verso i contratti relazionali". SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, n.º 2 (julio de 2013): 109–33. http://dx.doi.org/10.3280/sp2013-002006.

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Barisione, Mauro. "Le Scelte Politiche Dei Cittadini: Ambivalenza, Ragione O Affetto?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, n.º 1 (abril de 2002): 141–51. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029956.

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Resumen
George E. Marcus, W. Russel Neuman e Michael MacKuen, Affective Intelligence and Political Judgement, Chicago, University of Chicago Press, 2000, pp. 199, Isbn 0-226-50468-9Citizens and Politics esce dieci anni dopo i due lavori che più hanno segnato l'attuale psicologia politica e il campo delle ricerche sull'opinione pubblica negli Stati Uniti: Reasoning and Choice di Sniderman et al (1991) e The Nature and Origins of Mass Opinion di Zaller (1992); ma marca anche una continuità con quei volumi collettanei che dalla metà degli anni ‘80 si sono dedicati alle problematiche delle cognizioni politiche e dell'information processing: Lau e Sears (1986), Ferejohn e Kuklinski (1990), Lodge e McGraw (1995), Mutz et al. (1996). Promettendo – per le ragioni che si vedranno più avanti – di far parlare molto di sé, il lavoro curato da Kuklinski, propone allo stesso tempo una sintesi dei temi e un panorama delle ricerche politologiche affrontate da prospettive psicologiche e cognitive. Gli atteggiamenti, i valori, le percezioni, gli affetti, i ragionamenti, le decisioni degli individui nella sfera politica sono analizzati in 17 contributi – introdotti sempre in modo chiaro ed esauriente da Kuklinski, anche se articolati in 4 aree tematiche dalla definizione piuttosto vaga – di autori come Sears, Feldman, Masters, Lau, Lodge, Sniderman, Marcus, per citarne solo alcuni fra i più noti. In particolare, la prima area («Affetto ed emozioni») racchiude quattro contributi incentrati sul ruolo delle inclinazioni affettive nella percezione degli oggetti politici carichi di una valenza simbolica (dalle parole – fra gli esempi americani: «comunisti», welfare, «neri» – alle immagini politicopersonali dei candidati); la stessa dimensione affettiva è analizzata nella seconda parte («Cognizione politica») in relazione ai processi di trattamento dell'informazione, di valutazione delle notizie e di elaborazione di giudizi politici da parte dei cittadini, specie nell'arco della campagna elettorale; la terza parte («Atteggiamenti politici e percezioni») aggiorna il dibattito classico intorno alla maggiore o minore stabilità e coerenza degli atteggiamenti in seno all'opinione pubblica, mentre la quarta parte è interamente dedicata allo studio dei «Valori politici», con due ricerche che analizzano più precisamente le relazioni fra i valori di «umanitarismo» e «individualismo» e le preferenze dei cittadini in tema di politiche pubbliche.
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Betti, Gianni, Maria Luisa Maitino y Nicola Sciclone. "A che cosa servono i modelli di microsimulazione? Tre applicazioni usando microReg". SCIENZE REGIONALI, n.º 2 (julio de 2012): 101–19. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-002006.

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Resumen
MicroReg č un classico modello di microsimulazione, tax-benefit, costruito per la Regione Toscana dall'Irpet. L'obiettivo č quello di garantire al policy maker regionale un adeguato strumento di valutazione e programmazione delle politiche fiscali e di welfare, siano esse attuate a livello nazionale e/o regionale. Diversamente da tutti gli altri modelli di microsimulazione sviluppati nel nostro paese, microReg ha un campo di applicazione multiregionale. Esso fornisce una adeguata base di calcolo, a seguito di un qualche intervento di natura pubblica, dei seguenti aspetti: i) distribuzione dei guadagni e delle perdite fra individui e famiglie; ii) impatto sulle misure di povertŕ e disuguaglianza; iii) differenze nei costi e nei benefici tra le regioni; variazioni di gettito nazionali e regionali. Il lavoro presenta la struttura del modello e tre applicazioni empiriche.
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Tesauro, Tiziana. "Invecchiamento attivo come capacitŕ e pratiche da sperimentare e imparare". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 125 (marzo de 2012): 52–60. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-125003.

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Resumen
L'obiettivo del saggio č contribuire a definire una categoria problematica come quella di invecchiamento attivo, senza eludere la molteplicitŕ degli aspetti in essa compresenti e proponendone una ri-concettualizzazione. Nell'articolo si espone pertanto la tesi che gli anziani attivi rappresentino un gruppo sociale in embrione, non ancora ben identificati e identificabili, non ancora classificati dalla statistica ufficiale e tanto meno destinatari di politiche. E ciň in ragione del fatto che si č arrivati a far coincidere l'invecchiamento attivo col prolungamento dell'attivitŕ lavorativa, ricomprendendo il concetto esclusivamente nell'approccio economicista. Come risultato, nelle esperienze soggettive di vita quotidiana l'anzianitŕ č dunque sempre piů spesso interpretata come autonoma, responsabile, attiva, creativa, sebbene i percorsi individuali raramente siano collettivamente pensati, praticati e tutelati dal sistema di welfare.
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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0005.

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Resumen
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico piu recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto piu complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo e teso a mettere in evidenza la centralita dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto piu distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riusci a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralita dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale - in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione - riguardo per lo piu gli aspetti gestionali. Invariata resto una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplico forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualita e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre e cosi inserita in un piu ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (5 de marzo de 2018): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0005.

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Resumen
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico più recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto più complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo è teso a mettere in evidenza la centralità dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto più distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riuscì a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralità dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale – in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione – riguardò per lo più gli aspetti gestionali. Invariata restò una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplicò forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualità e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre è così inserita in un più ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Tognetti, Bordogna Mara. "Gli immigrati tra innovazione organizzativa e cambiamenti culturali". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 181–93. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122013.

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Resumen
La presenza di immigrati ha determinato trasformazioni sociali che hanno interessato in generale la struttura e l'organizzazione della societŕ. Il vero cambiamento è stato prodotto, nel sistema di welfare sanitario. Partendo dal presupposto che questi, nelle societŕ moderne, è uno dei principali sistemi esperti, nel nostro contributo andremo a cogliere, sia i gradi di apertura o chiusura reciproca degli attori, sia le strategie messe in atto nella relazione di cura. Partendo dall'analisi di studi di caso, nel paper, evidenzieremo, come la presenza d'immigrati, che accedono alle risorse sanitarie, è una questione che interroga le politiche sanitarie costituendo un'occasione per innovare i sistemi organizzativi che si occupano della cura. I soggetti migranti nel sistema dei servizi possono essere, in alcune realtŕ operative, occasione per l'apprendimento di nuove regole procedurali, nuovi stili relazionali, forme di collaborazione interorganizzative ma anche di sperimentazione di pratiche di innovazione organizzativa.
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D’Ambrosio, Maria y Giovanni Laino. "Educatori come designer degli spazi perFormativi. Asili nido come ‘fabbriche' di cittadinanza e innovazione sociale". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 1 (junio de 2020): 39–57. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001005.

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Il saggio apre uno spazio di riflessione sul tema della povertà educativa attraverso una pro-posta teorica e metodologica che investe le politiche e i servizi per l'infanzia di un ruolo stra-tegico nel ridisegno di un ecosistema territoriale in grado di qualificare in chiave pedagogica gli spazi e le attività rivolte ai minori e alla genitorialità. Una qualità pedagogica che passa per i professionisti dell'educazione, quindi per la loro formazione e per la loro postura da ricercatori in situazione, e anche per una pianificazione urbanistica strategica in grado di coniugarsi con una ‘visione' di città che contenga l'idea di spazio urbano e di relativa comu-nità educante, attenta alla complessità delle dinamiche che producono diseguaglianze, mar-ginalità e le molte forme di povertà. In questo senso, e recuperando una responsabilità istitu-zionale connessa alla responsabilità di ciascun professionista, il saggio fa emergere anche quanto pensato e sperimentato nell'attuazione del progetto IRIS (Interventi per Riqualificare e Innovare la Scuola) riferito agli asili nido e ai servizi per l'infanzia del Comune di Napoli. Politiche socio-educative e politiche urbane vengono lette come strumenti per connettere e articolare in chiave pedagogica, emancipativa, trasformativa, le azioni strutturali e integrate in grado di rispondere ai bisogni dell'infanzia e al ruolo dei professionisti dell'educazione, perché proprio a partire da questi professionisti si possa nutrire e potenziare la loro capacità/necessità di partecipazione alla vita e alla costruzione-rigenerazione dei legami sociali/territoriali, in chiave di contrasto alla povertà educativa. Si tratta cioè di recuperare per le professioni socio-educative e per i decisori istituzionali e i pianificatori delle politiche e dei servizi educativi, quella ‘sensibilità' e quella operosità, e quindi quella Vita Activa, rintraccia-ta dalla Arendt (1958) come specifica della condizione umana. Una condizione, quella sensi-bile e activa, quindi altamente interattiva e partecipativa, che ciascuno è chiamato a recupe-rare e a nutrire, proprio attraverso una qualità del gesto e della pratica educante che va ben oltre gli ‘spazi' destinati all'educazione. "L'educazione non è un'isola", sosteneva Jerome Bruner (1996), e in questo senso le politiche e i servizi educativi si devono riconnettere a una più estesa e complessa cultura dell'educazione che emerge proprio dalle dinamiche urbane, sociali, culturali, e trova nello spazio extra-quotidiano dell'educativo una possibilità concreta di innovazione e di nuova traiettoria. La qualità (pedagogica) dei servizi educativi in un qua-dro istituzionale di Welfare, è dunque quella possibilità della policy di tradursi in agency e di generare innovazione sociale ovvero variazioni sul piano della povertà educativa e dei feno-meni con cui si manifesta. La qualità (pedagogica) ha necessità di prendere corpo e di farsi spazio rigenerandosi in nuove pratiche che lavorino proprio sul nesso tra corpi e spazi, e sulla loro reciproca capacità di interazione. Lo scritto è dunque attraversato da un evidente sguardo epigenetico che tiene insieme rifles-sione epistemologica e sua istanza metodologica e qualifica le pratiche educative come ‘pale-stre' di cittadinanza e di coesione sociale in chiave trasformativa e rigenerativa, sia sul piano individuale che su quello politico e delle politiche, così da far emergere la metodologia ‘em-bodied' (Bongard-Pfeifer, 2007) come approccio bio-politico al governo ‘sensibile' del ‘vivente': perché l'educazione e la politica possono insieme ridisegnare un nuovo ecosistema per il process generativo della creatura vivente/living creature (Dewey, 1934).
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Fargion, Valeria. "TIMING E SVILUPPO DEI SERVIZI SOCIALI IN EUROPA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 30, n.º 1 (abril de 2000): 43–88. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029105.

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Introduzione La letteratura sul welfare state ha largamente privilegiato il settore pensionistico e la sanità, che peraltro costituiscono le componenti più rilevanti della spesa sociale in tutti i paesi europei. Tuttavia, nell'arco dell'ultimo decennio si è manifestato in ambito accademico un crescente interesse per le politiche socio-assistenziali. La nuova attenzione nei confronti di quest'area di policy, tradizionalmente considerata del tutto marginale nel contesto dei sistemi di protezione sociale, riflette la consapevolezza che nuovi bisogni sociali vanno diffondendosi in tutta Europa. A monte dei nuovi bisogni vi sono indubbiamente i profondi cambiamenti che hanno investito le nostre società sia sotto il profilo demografico sia per quanto riguarda la struttura familiare. Tali cambiamenti stanno infatti imponendo la ricerca di nuove soluzioni per far fronte alle esigenze di cura dei soggetti che non sono in grado di provvedere autonomamente a se stessi; ciò riguarda in primo luogo la terza e la quarta età, ma anche la prima infanzia, i portatori di handicap, i malati mentali ed i malati cronici.
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Rebora, Gianfranco. "Ripensare il sistema pubblico: spunti per una strategia di trasformazione". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 1 (diciembre de 2012): 112–29. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001005.

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Resumen
L'articolo sintetizza le ragioni alla base del fallimento delle riforme delle pubbliche amministrazioni intraprese da diversi governi in Italia negli ultimi 20 anni. Successivamente, l'autore sviluppa una proposta, di prima approssimazione, delle linee portanti per una strategia e un progetto di trasformazione delle PA. Al centro della proposta c'č una visione d'insieme, un'idea di fondo, che integra in un disegno coerente le idee guida fondamentali e le linee di azione operativa; alla luce della visione generale, i diversi aspetti di taglio piů operativo non sono posti in sequenza come passaggi di un percorso, ma sono connessi da relazioni di tipo circolare, complementaritŕ e reciproca rispondenza. Alla realizzazione di questa visione sono funzionali interventi coordinati che si possono raggruppare sotto una serie di profili come: gestione della transizione, perimetro e rete istituzionale, strutture e risorse, regole, innovazione. Si prospetta quindi un sistema di amministrazioni piů snello, capace di economizzare il diretto impiego di risorse rispetto all'attuale, ma anche aperto, attento al governo delle reti che vedono una fitta connessione di attori nei processi da cui dipendono gli esiti delle fondamentali politiche pubbliche (welfare, beni culturali, educazione e formazione, sicurezza, ecc.).
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Genova, Angela. "I disabili sono "i nostri ragazzi": lo sguardo sociologico sulla violenza epistemica". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 1 (septiembre de 2021): 26–39. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001004.

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Resumen
La disabilità delinea uno spazio semantico dai confini labili, privo di definizione univoca e universale. Nell'essere socialmente costruita rimanda alle tre dimensioni del potere proposte da Arendt: privato, politico e sociale. Questo lavoro si focalizza sulla dimensione privata del-la costruzione della disabilità all'interno delle interazioni tra care giver/familiari ed educato-ri. L'analisi riguarda un progetto nazionale per la promozione di percorsi di autonomia di cinquantadue persone con disabilità all'interno di tredici organizzazioni, in dodici regioni italiane. La discourse analyis è applicata ai dati raccolti in un focus group realizzato tra i rappresentanti delle organizzazioni coinvolte nei processi di autonomia. Lo studio mette in luce la presenza di una violenza epistemica da parte sia dei familiari/care giver che degli educatori nei confronti delle persone disabile caratterizzata da processi di infantilizzazione. Il tema della costruzione a livello privato della disabilità necessita però di essere messo in rela-zione con la dimensione del contesto istituzionale delle politiche di welfare familistico. Pone infine l'attenzione sul diritto delle persone disabili a superare il silenzio al quale la violenza epistemica li relega, generata da una ignoranza perniciosa che ne definisce la subalternità.
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De Nardis, Paolo. "Le professioni del sociale tra crisi e mutamento. Appunti per un'analisi". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 4 (enero de 2013): 5–29. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004001.

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Resumen
Argomento del contributo sono l'evoluzione e l'articolazione delle professioni sociali. Negli anni '80 sono state introdotte in ambito amministrativo professionalitŕ legate alla sfera sociale per adempiere e aggiornare i nuovi compiti del welfare che una societŕ matura sollecitava. Questo fatto ha posto in modo nuovo il rapporto tra sociologia delle professioni e le scienze sociali empiriche. Vengono quindi esaminate le attuali condizioni di lavoro delle professioni sociali. Queste sono caratterizzate da un alto grado di flessibilitŕ e precarietŕ, soprattutto perché si sono imbattute nelle riforme del mercato del lavoro, particolarmente penalizzanti sia per le donne (le professioni sociali sono fortemente femminilizzate), sia per i giovani, altro segmento dell'offerta di lavoro che, volendo acquisire con una specifica formazione una professionalitŕ nel sociale, ha poi difficoltŕ a collocarsi opportunamente sul mercato del lavoro. Un ulteriore aspetto indagato č quello delle professioni sociali in connessione con l'associazionismo e il volontariato e gli sviluppi che questo puň avere sempre nell'ambito dell' implementazione delle politiche pubbliche.
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Piperno, Flavia. "Dalla catena della cura al welfare globale. L'impatto delle migrazioni sui regimi di cura nei contesti di origine e le nuove sfide per una politica di co-sviluppo sociale". MONDI MIGRANTI, n.º 3 (marzo de 2011): 47–61. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003004.

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Resumen
Il mio articolo analizza alcuni aspetti dell'impatto sociale delle migrazioni sui contesti di origine. A questo scopo utilizzo il concetto del ‘diamante della cura', analizzato da diversi autori come Evers (1996), Jenson (2003) e Kofman e Raghuram (2009). Si tratta di una sorta di rombo; ognuno dei quattro angoli del rombo rappresenta un attore della cura: al vertice troviamo la famiglia, poi lo Stato (il livello nazionale e locale), la comunitŕ (Ong, no profit, volontariato, cooperazione sociale, etc.), e infine il mercato. L'articola analizza come l'emigrazione, specie quella femminile, incide su ognuno di questi quattro livelli comportando nuovi problemi e opportunitŕ che dovrebbero essere presi in considerazione dalle politiche sociali e di cooperazione allo sviluppo. L'articolo presenta alcuni dei principali ri-sultati di diversi programmi di ricerca portati avanti dal CeSPI a partire dal 2005. Nell'ambito di questi programmi, l'analisi di campo č stata portata avanti in Romania, Ucraina, Ecuador e Perů: alcuni dei principali paesi di provenienza del flusso migratorio femminile diretto all'Italia. Nell'articolo analizzo anche la possibilitŕ di attivare strategie "win win" che beneficino, cioč, contemporaneamente i paesi di arrivo e di origine. In questo contesto cito alcune buone pratiche che hanno puntato a promuovere uno sviluppo sociale comune e transnazionale valorizzando i flussi migratori indirizzati al settore socio-sanitario e della cura.
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Viola, Valeria. "Tra filantropia e progresso. Le politiche socio-educative intraprese in favore dell’infanzia abbandonata nel Meridione preunitario: il caso del Molise". Espacio, Tiempo y Educación 6, n.º 1 (1 de enero de 2019): 225–43. http://dx.doi.org/10.14516/ete.199.

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Resumen
This article illustrates the outcomes of research aimed at investigating traineeship programmes established in Southern Italy before the Unification as forerunners of the professional education courses that would later develop across the nation. Specifically, the investigation focuses on those charitable institutions whose aim was to educate abandoned children to fit into civilised society through professional training – in line with a model of social recovery through practical education. In particular, this paper explores the connection between each manufacturing sector and its corresponding educational programme. The most relevant training programmes in Molise – supported by legislative, archival and bibliographical documentary – will be analysed through reconstruction of the political debate of the time, which revolved around establishing «protected housing» that also served as centres of industry. To this end, particular attention will be paid to Campobasso’s Orphanage and «Pious house of labour» (Casa pia di lavoro) respectively founded during the French Decade and shortly before the 1848 Revolution. The historical framework is provided by the turbulent events of that time, and we focus in particular on the interdependent relationship between political economy, school and welfare, in order to provide a comprehensive picture of the complex relationship between education, social welfare and manufacturing before Italian Unification.
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Masina, Filippo. "Wutausbrüche und Bittgesuche". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 24–43. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0004.

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Riassunto L’articolo tratta delle misure assistenziali in pro dei sinistrati di guerra nell’Italia repubblicana, ma nell’ottica di inquadrare tali provvedimenti nel piu ampio contesto dei nuovi diritti di cittadinanza sanciti con la Carta costituzionale del 1947. Andando oltre il gia noto nesso tra warfare e welfare, l’articolo ricostruisce l’esercizio di tali nuovi diritti (un vero e proprio „diritto al benessere“ che, preso a „fondamento della nuova cittadinanza“, e stato giudicato come uno dei punti cardine della transizione tra guerra e dopoguerra) da parte di una categoria sovente giudicata dallo Stato meritevole delle piu ampie attenzioni, ma che lamento molto spesso la trascuratezza da parte delle istituzioni nel garantirle quanto stabilito dalla legge. L’ipotesi di partenza e, pertanto, che tali difficolta abbiano contribuito a minare l’affezione di una porzione non piccola della cittadinanza rispetto alle nuove istituzioni democratiche, molto fragili nei primi anni del dopoguerra. L’articolo analizza nello specifico alcuni casi di pratiche pensionistiche, relative a diverse categorie di beneficiari, afflitte pero dai medesimi problemi: in particolare, la lentezza talvolta sconcertante con cui il Dipartimento Generale delle Pensioni di Guerra - che pure era, in effetti, letteralmente inondata di domande di pensione - gestiva l’iter delle pratiche, tanto che alcune si sono trascinate sino agli anni ’90. Il cittadino che faceva richiesta di pensione di guerra (che spettava agli invalidi per cause di guerra con almeno il 30 per cento di capacita lavorativa perduta) doveva spesso attendere anni anche soltanto per avere una prima risposta. Cio provocava un fenomeno ricorrente, cioe quello di rivolgersi alle piu diverse personalita ed autorita politiche auspicando la loro intercessione: non percependo la forza del diritto, ci si rifugiava nella speranza di una generosita paternalistica. Talvolta, queste lettere - di rabbia, e di supplica - addirittura precedevano i gravi ritardi dell’espletamento delle pratiche, segnalando dunque l’esistenza di una consuetudine predemocratica nei suoi stessi presupposti. Uno dei segnali di una condizione di cittadinanza rimasta incompiuta.
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Masina, Filippo. "Wutausbrüche und Bittgesuche". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (5 de marzo de 2018): 24–43. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0004.

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Riassunto L’articolo tratta delle misure assistenziali in pro dei sinistrati di guerra nell’Italia repubblicana, ma nell’ottica di inquadrare tali provvedimenti nel più ampio contesto dei nuovi diritti di cittadinanza sanciti con la Carta costituzionale del 1947. Andando oltre il già noto nesso tra warfare e welfare, l’articolo ricostruisce l’esercizio di tali nuovi diritti (un vero e proprio „diritto al benessere“ che, preso a „fondamento della nuova cittadinanza“, è stato giudicato come uno dei punti cardine della transizione tra guerra e dopoguerra) da parte di una categoria sovente giudicata dallo Stato meritevole delle più ampie attenzioni, ma che lamentò molto spesso la trascuratezza da parte delle istituzioni nel garantirle quanto stabilito dalla legge. L’ipotesi di partenza è, pertanto, che tali difficoltà abbiano contribuito a minare l’affezione di una porzione non piccola della cittadinanza rispetto alle nuove istituzioni democratiche, molto fragili nei primi anni del dopoguerra. L’articolo analizza nello specifico alcuni casi di pratiche pensionistiche, relative a diverse categorie di beneficiari, afflitte però dai medesimi problemi: in particolare, la lentezza talvolta sconcertante con cui il Dipartimento Generale delle Pensioni di Guerra – che pure era, in effetti, letteralmente inondata di domande di pensione – gestiva l’iter delle pratiche, tanto che alcune si sono trascinate sino agli anni ’90. Il cittadino che faceva richiesta di pensione di guerra (che spettava agli invalidi per cause di guerra con almeno il 30 per cento di capacità lavorativa perduta) doveva spesso attendere anni anche soltanto per avere una prima risposta. Ciò provocava un fenomeno ricorrente, cioè quello di rivolgersi alle più diverse personalità ed autorità politiche auspicando la loro intercessione: non percependo la forza del diritto, ci si rifugiava nella speranza di una generosità paternalistica. Talvolta, queste lettere – di rabbia, e di supplica – addirittura precedevano i gravi ritardi dell’espletamento delle pratiche, segnalando dunque l’esistenza di una consuetudine predemocratica nei suoi stessi presupposti. Uno dei segnali di una condizione di cittadinanza rimasta incompiuta.
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Žganec, Nino, Jovana Škorić y Miljana Marić Ognjenović. "Cultural Competence of Social Welfare Professionals in Serbia and Croatia – Inter-Country Comparison". Drustvena istrazivanja 31, n.º 3 (3 de octubre de 2022): 429–49. http://dx.doi.org/10.5559/di.31.3.03.

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The paper aims to analyse and compare the knowledge, attitudes and practices of social welfare employees in Serbia and Croatia when it comes to the domain of cultural competence. 101 participants from both countries participated in the research, the data were collected online, using a questionnaire developed for the purposes of this research. The main results of this research indicate a lack of application of the cultural competence principle when it comes to professionals in both countries, as well as a minimal involvement of institutions/organisations in dealing with this topic. At the end of the paper, the authors make recommendations in the direction of more proactive and culturally competent professionals in the field of social welfare in both countries.
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Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Alber, Jens. "IL RIPENSAMENTO DEL WELFARE STATE IN GERMANIA E NEGLI STATI UNITI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, n.º 1 (abril de 1997): 49–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200025533.

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IntroduzioneL'età dell'oro del welfare state sembra essersi conclusa. I cambiamenti demografici e l'intensificarsi della competizione internazionale in un'epoca di globalizzazione hanno messo a dura prova i sistemi di welfare. Sebbene non vi siano indicazioni di un rifiuto generale dello stato sociale (welfare backlash) tra l'opinione pubblica occidentale, gli elettori spesso scelgono partiti neo-conservatori che promettono di tagliare i programmi sociali e ridurre le tasse. In questa nuova fase di stagnazione e ridimensionamento dello stato sociale, la questione di quali fattori determinino la vulnerabilità di particolari programmi o espongano alcuni sistemi di welfare state a una politica di tagli ha assunto un ruolo centrale nel dibattito accademico.
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Nurtjahya, Eddy, Fournita Agustina y Wike Ayu Eka Putri. "NERACA EKOLOGI PENAMBANGAN TIMAH DI PULAU BANGKA Studi Kasus Pengalihan Fungsi Lahan di Ekosistem Darat". Berkala Penelitian Hayati 14, n.º 1 (31 de diciembre de 2008): 29–38. http://dx.doi.org/10.23869/bphjbr.14.1.20085.

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Unequal understanding among tin mining stake holders on trade regulation often triggered social conflict and therefore it was suggested to build political will especially among national, provincial, and regencial/municipal government levels. One important effort to bring out political will is presenting an independent and scientific study on comparision between socio-economic and environmental impact of tin mining. Purposive sampling was conducted to inconventional miners at reserved forest at Lubuk Kelik hamlet, pepper farmers at Silip village, and rubber farmers at Bencah village. Tin mining changed soil properties and microclimate, reduced vegetation composition and structure, arbuscular mycorrhizal fungi, phosphate solubilizing microorganism, ants, and Collembola population. Land conversion increased and contributed up to 95% income. The welfare improvement, however, was apparent as the recovery cost was neglected by inconventional tin miners, and only pepper land conversion showed benefit. Inconventional tin mining regulation needs improvement in order to increase land use efficiency and recovery cost. Understanding on ecological balance of more people and for more sustainable social welfare should be improved as well.
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