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Podda, Antonello. "La nuova Politica Agricola Comunitaria e lo sviluppo rurale: riflessioni a partire da un caso di studio". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 118 (julio de 2010): 80–93. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118006.

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L'obiettivo di questo contributo č quello di analizzare la nuova enfasi sul territorio riposta dalla nuova Politica Agricola Comunitaria e l'influenza di questa sulle politiche di sviluppo rurale a livello regionale, tenendo conto dei differenti attori implicati: gli imprenditori agricoli che operano nelle aree rurali, il "territorio" come soggetto attivo dei processi di sviluppo locale, ed infine le istituzioni regionali che fanno da supporto al primo settore.
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Zoppi, Corrado. "Alcune riflessioni sull'attuazione del Piano di valutazione della politica regionale unitaria della Sardegna". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 43 (febrero de 2010): 135–59. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043010.

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Questo saggio presenta, in termini critici, alcuni aspetti significativi del "Piano di valutazione della politica regionale unitaria 2007-2013" della Regione Sardegna (PdV). Si discute l'approccio metodologico del PdV e il ruolo dei diversi attori-chiave nel suo processo attuativo. Si analizza, inoltre, la messa in pratica della metodologia del PdV per la definizione di una delle ricerche valutative che ne costituiscono la trama, quella sulla valutazione delle politiche regionali contro la dispersione scolastica. Si mettono in evidenza, ancora, alcune problematiche tecniche che si presentano nello sviluppo del PdV, legate alla complessitŕ dei fattori che entrano in gioco nella valutazione di politiche messe in atto dall'amministrazione regionale. Si fa, infine, cenno ad un'esperienza valutativa interessante, la Valutazione ambientale strategica (VAS) dei piani urbanistici comunali dei Comuni degli ambiti di paesaggio costieri della Sardegna in adeguamento al Piano paesaggistico regionale, in quanto foriera di suggerimenti importanti per lo sviluppo delle ricerche valutative del PdV.
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Cortese, Fulvio. "Le politiche scolastiche a livello regionale: quale autonomia?" ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (junio de 2020): 79–88. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-001005.

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Il contributo è diviso in tre parti. Nella prima si descrive brevemente il riparto delle funzioni legislative e amministrative di Stato e Regioni in materia di istruzione, con qualche cenno alle competenze delle autonomie speciali e facendo riferimento alle interpretazioni svolte dalla Corte costituzionale. Nella seconda parte si illustrano i contenuti della legislazione regionale attualmente vigente, con esemplificazioni concernenti gli interventi normativi approvati in alcune Regioni ordinarie. Nella terza parte si traggono alcune conclusioni, evidenziandosi, nell'ordine: lo stato di scarso sviluppo delle politiche scolastiche territoriali, anche in relazione ai difetti di attuazione della riforma costituzionale del 2001; la tradizionale e persistente attinenza di quelle politiche ai temi del diritto allo studio; la difficile interazione tra le politiche regionali e quelle statali pur presupposte al buon funzionamento della rete scolastica; la ricerca da parte delle Regioni di spazi alternativi di manovra, per recuperare maggiore capacità di indirizzo nel contesto dell'esercizio di funzioni amministrative concernenti altre politiche (anche di matrice europea).
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Betti, Marco. "Nuove tendenze delle politche di sviluppo nei sistemi locali di piccola impresa: il caso di Thiene". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (junio de 2011): 115–42. http://dx.doi.org/10.3280/es2011-001010.

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L'articolo analizza le trasformazioni avvenute nel modo di regolazione dello sviluppo locale nel distretto industriale di Thiene, in seguito all'affermazione nel governo locale della Lega Nord. Il primo paragrafo illustra l'influenza delle subculture politiche territoriali sullo sviluppo economico di piccola e media impresa, mentre il secondo si concentra sul processo di erosione della subcultura e sulla crescita della Lega Nord. Vengono poi ricostruite le caratteristiche del modo di regolazione, sia a livello regionale che a livello locale, e le sue trasformazioni recenti. Il quarto paragrafo, infine, concentra l'attenzione sullo studio di caso. A questo proposito, le interviste a testimoni privilegiati - della politica e dell'economia -, hanno messo in evidenza come nel distretto industriale di Thiene l'affermazione elettorale della Lega Nord si accompagni ad una sostanziale continuitÀ con le politiche economiche e sociali precedenti.
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Chieffallo, Lucia, Annunziata Palermo y Maria Francesca Viapiana. "Tecniche geo-statistiche per la mappatura territoriale di divari multipli. La "geografia" della Regione Calabria". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 133 (marzo de 2022): 104–29. http://dx.doi.org/10.3280/asur2022-133005.

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La ricerca muove dalla necessità di ripensare la dimensione spaziale entro cui collocare le politiche regionali di sviluppo e coesione per una effettiva riduzione dei divari nei territori intermedi. A questo scopo la metodologia di mappatura proposta e applicata al caso della Regione Calabria individua un'inedita "geografia" dei territori soggetti a divari multipli dimostrando l'utilità dei risultati nella definizione degli ordini di priorità di azione per il riequilibrio regionale.
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Gerbasi, Giampaolo. "Il principio di coesione economica, sociale e territoriale tra governance multilvello, esigenze partenariali/collaborative e (conseguenti) trasformazioni nelle modalitŕ di funzionamento del potere". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (diciembre de 2010): 135–63. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001007.

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La presente analisi, unitamente alle principali innovazioni concernenti la politica comunitaria di coesione nel periodo 2007-2013, ne evidenzia la stretta connessione con le altre politiche comunitarie e le politiche nazionali di sviluppo socio-economico. La complementaritŕ, orizzontale e verticale, tra le stesse č chiamata a dispiegarsi nell'ambito di una necessaria governance multilivello proceduralmente integrata, cooperativamente caratterizzata ed alla costante ricerca di efficacia rispetto all'obiettivo di ridurre i divari nei livelli di sviluppo tra i diversi territori europei. Alla luce di ciň, l'analisi mira a dimostrare che l'integrazione negli aspetti procedimentali ed organizzativi ed il metodo del partenariato/ cooperativo si presentano quali condizioni di realizzabilitŕ e prioritŕ strumentali per la convergenza nelle scelte di fondo della politica unitaria regionale.
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Festa, Andrea. "Sgravi fiscali nel mezzogiorno e fiscalizzazione degli oneri sociali. Analisi dell'impatto del cuneo fiscale sull'occupazione regionale in italia". QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, n.º 97 (junio de 2012): 147–207. http://dx.doi.org/10.3280/qua2012-097009.

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Le politiche di sgravi fiscali e di fiscalizzazione degli oneri sociali sono designate per stimolare la crescita e l'occupazione, specialmente nel sud. Esse sono state una costante fonte di dibattito anche in sede UE. In questo lavoro si rivisita il quadro legislativo, quindi si studia l'impatto del cuneo fiscale sull'occupazione regionale per comprendere se esistono effetti differenziati a livello regionale. L'evidenza empirica mostra che il cuneo fiscale sui redditi da lavoro dipendente ha un effetto negativo soprattutto nelle regioni settentrionali, dovuto alla presenza di un sistema di contrattazione di secondo livello piů sviluppato rispetto al mezzogiorno, che induce a meccanismi di resistenza reale salariale che proteggono i redditi dei lavoratori a detrimento dell'occupazione, non soltanto nel breve periodo. Poiché un taglio nella tassazione del lavoro induce effetti occupazionali positivi anche nelle regioni meridionali, sebbene meno accentuati, essa dovrebbe essere valutata positivamente. L'evidenza empirica suggerisce la presenza di effetti differenziati non solo a livello regionale, ma anche settoriale. Questo potrebbe suggerire di focalizzare tali politiche laddove sono maggiormente efficaci, oltre che di promuovere lo sviluppo di una contrattazione di secondo livello anche nel Mezzogiorno per incrementare la sensibilitŕ dei salari lordi rispetto a cambiamenti del cuneo fiscale e della tassazione sul lavoro.
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Scarlato, Margherita. "Sistemi di protezione sociale e politiche di sviluppo: approcci, strumenti e proposte di policy". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (septiembre de 2010): 154–76. http://dx.doi.org/10.3280/es2010-001011.

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In questo articolo si discutono i recenti approcci che analizzano il contributo dei sistemi di protezione sociale alle politiche di sviluppo. Le lezioni tratte, in particolare, dall'esperienza dei Paesi emergenti e in via di sviluppo sono poi considerate con riferimento al caso delle politiche regionali condotte in Italia. Infine, dalla letteratura internazionale vengono distillate alcune proposte di policy per rendere piů efficace la spesa dei Fondi strutturali europei nelle regioni del Mezzogiorno.
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Sotte, Franco. "Il peso della politica agricola sul bilancio dell'Unione Europea". ARGOMENTI, n.º 33 (diciembre de 2011): 29–50. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-033002.

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L'obiettivo di questo lavoro č di suggerire l'adozione di un approccio fondato sull'evidenza nell'analisi della spesa della politica agricola comune (PAC). Il dibattito sulla spesa per la PAC si basa generalmente sulle immagini ex-ante del bilancio, cosě come queste sono presentate nel quadro finanziario pluriennale e, prima di ogni esercizio finanziario, sugli stanziamenti di bilancio. Ma questa immagine č molto diversa da quella ex-post come appare dai pagamenti effettivi risultanti a consuntivo nelle relazioni finanziarie. Queste differenze si concentrano soprattutto sulle politiche strutturali (come la politica di sviluppo regionale e quella di sviluppo rurale), mentre non esistono differenze, o sono minime, nella spesa relativa alle politiche di mero trasferimento (come quella del 1° pilastro della PAC). Basata com'č su un'immagine parziale e distorta della spesa, la discussione sulla riforma della PAC risulta distorta essa stessa.
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Wacogne, Remi y Roberto Paladini. "Artigianato, città, politiche: il caso di Venezia e della nuova Legge regionale n. 34/20181". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 130 (marzo de 2021): 27–48. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-130002.

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La lr n. 34/2018 "per la tutela, lo sviluppo e la promozione dell'artigianato veneto", si col-loca in un contesto in cui l'interesse per il comparto appare rafforzato sia per la progressiva contrazione del numero delle imprese, sia per le opportunità che vengono riconosciute al settore in termini di sviluppo urbano sostenibile. Il contributo indaga il potenziale impatto del provvedimento sul territorio e sulle imprese, con particolare riferimento al contesto spe-cifico della Venezia insulare.
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Grandi, Silvia. "Cooperazione decentrata tra la Regione Emilia-Romagna e Stato Del Paranà per lo sviluppo del cooperativismo e delle filiere agroalimentari di qualità: Il caso del Programma Brasil Próximo". Revista Movimentos Sociais e Dinâmicas Espaciais 6, n.º 2 (27 de noviembre de 2017): 73. http://dx.doi.org/10.51359/2238-8052.2017.231109.

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La cooperazione tra aree subnazionali, comunemente chiamata cooperazione decentrata o più recentemente “partenariato territoriale” nella nuova legge italiana per la cooperazione allo sviluppo (L. 125/14), assume di solito un ruolo marginale in termini finanziari ma può risultare molto rilevante in termini di efficacia ed influenza nelle policy per lo sviluppo locale. È quanto emerge del programma Brasil Próximo in cui cinque Regioni italiane (Umbria, Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria) hanno creato, tra il 2004 e il 2015, un articolato sistema di relazione e di progettualità in un’ottica di cooperazione di transizione post-aid. L’obiettivo si è concretizzato con l’attivazione di un vasto network, di rafforzamento e sviluppo di politiche e strumenti, di creazione di reciproche opportunità - anche commerciali - e di interventi tesi ad accompagnare processi endogeni di sviluppo locale sostenibili capaci di intervenire sui problemi socio-economici derivanti da una squilibrata distribuzione della ricchezza. In particolare questo paper pone l’attenzione sul rapporto della Regione Emilia-Romagna con lo Stato del Paranà analizzando le attività svolte per il rafforzamento di politiche e di progetti pilota volti a sostenere i piccoli produttori nelle filiere agroalimentari attraverso la crescita delle microimprese, delle PMI, del sistema fieristico locale specialistico e del cooperativismo. Un approccio sostanzialmente basato sulle persone, sulla condivisione delle buone prassi maturate nel territorio regionale e sulla mise en reseau. I dilemmi sempre aperti dopo la conclusione anche dei progetti di cooperazione considerati di successo sono: è stato veramente sostenibile? Cosa significa sostenibile per le parti in gioco? Quanto la politica influisce nella sostenibilità di questi processi?
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Mugarra, Miriam Velazco. "Derecho Agrario: instrumento del desarrollo agrícola y rural". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 2(23) (15 de diciembre de 2018): 159–69. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.12.

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L’obiettivo dell’articolo è di presentare le sfide contemporanee del diritto agrario in materia di sviluppo sostenibile delle zone rurali, tenendo conto delle politiche agricole attuate a livello locale, regionale, internazionale e globale. Nello specifico si è cercato di approfondire l’influenza del c.d. approccio territoriale allo sviluppo sostenibile delle zone rurali e la sua importanza per il diritto agrario. Per attuare il concetto di agricoltura sostenibile a Cuba è necessaria un’implementazione decisiva del progresso tecnologico, una moderata, razionale ed economicamente giustificata intensificazione della produzione e un contenimento del degrado della produttività potenziale del suolo. È inoltre inevitabile ampliare e modernizzare l’infrastruttura tecnica delle zone rurali e delle aziende agricole stesse. Oltre alla necessità di aumentare il livello di istruzione e di conoscenza professionale da parte degli agricoltori, come anche il livello di consapevolezza ecologica, queste azioni richiedono un sostegno finanziario tramite stanziamenti del bilancio pubblico e dei fondi regionali. È anche necessario migliorare il reddito agricolo, in quanto esso determina le possibilità di intraprendere investimenti e attività pro-ecologiche, che a loro volta determinano la sicurezza alimentare del Paese. Secondo l’autore, l’approccio territoriale è uno strumento efficace che facilita la gestione pubblica delle zone rurali e contribuisce a un ulteriore sviluppo socio-economico della popolazione rurale.
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Grandi, Alberto y Stafano Magagnoli. "Ai margini dell'intervento straordinario. Le Marche tra la Cassa per il Mezzogiorno e la piccola impresa". STORIA URBANA, n.º 130 (octubre de 2011): 169–91. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130007.

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Le politiche di sviluppo economico attuate nella regione marchigiana a partire dal secondo dopoguerra si confrontano con due variabili significative che definiscono il contesto di intervento. Da un lato, la caratteristica dimensionale e qualitativa del tessuto produttivo locale: esso č composto per lo piů da piccole imprese, sviluppatesi seguendo un percorso di industrializzazione di natura sostanzialmente endogena, ed č segnato dalla presenza di una imprenditoria diffusa, la cui origine si lega a strutture economiche e sociali formatesi nel lungo periodo. Dall'altro lato, la peculiaritŕ amministrativa e geografica, per cui la parte piů meridionale del territorio regionale č interessata dai provvedimenti della Cassa per il Mezzogiorno. Le politiche pubbliche a sostegno dell'industrializzazione intervengono in questo contesto secondo due differenti strategie. Nel primo trentennio dopo la Seconda guerra mondiale, esse sembrano soprattutto orientate a sostenere la competizione territoriale, nel quadro delle scelte nazionali di localizzazione industriale e di allocazione delle risorse; le Aree industriali attrezzate rappresentano, per tutto questo periodo, uno strumento attraverso il quale attrarre l'insediamento di imprese "esterne". L'istituzione del Consorzio per il Nucleo d'industrializzazione di Ascoli Piceno, nell'ambito degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, si inquadra in questa prima fase. Una seconda fase, dalla metŕ degli anni Settanta, vede invece prevalere l'obiettivo di riequilibrare le asimmetrie createsi negli anni precedenti e rappresentate dal maggiore sviluppo economico, sociale e demografico della fascia costiera e delle zone d'imbocco delle valli. Le Aia di iniziativa regionale attivate in questa seconda fase mostrano una diversa declinazione dell'uso di questo strumento, mirata a interagire con le dinamiche della piccola impresa.
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Rossi, Mario G. "Dalla Resistenza alla Costituzione. La formazione della nuova classe dirigente nella Toscana postfascista". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 265 (junio de 2012): 552–66. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-265002.

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L'antifascismo e l'ereditŕ della Resistenza, oltre che fattore costitutivo dell'aggregazione del nuovo blocco di forze politiche e sociali alternativo a quello dominante nella Toscana liberale e fascista, rappresentano un vero carattere originale profondamente radicato nelle masse popolari e nelle élite dirigenti della Toscana contemporanea. A questo risultato ha contribuito in modo determinante il Comitato toscano di liberazione nazionale (Ctln) che, ponendosi come organo unitario di autogoverno, al di sopra delle contrapposizioni ideologiche e politiche, ha diretto la battaglia per le autonomie locali e il governo regionale e ha promosso un ampio processo di rinnovamento in tutti i settori delle classi dirigenti, operanti non solo nella politica e nell'amministrazione, ma anche nell'economia e nella societŕ civile. L'ampiezza e il radicamento della scelta antifascista si sarebbero consolidati nel tempo, impedendo, anche dopo la rottura provocata dalla guerra fredda, il recupero delle posizioni e degli interessi dei gruppi piů retrivi e consentendo lo sviluppo in termini articolati e non rigidi della dialettica tra le forze politiche della regione.
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Pasquino, Gianfranco. "TRENT'ANNI DI SCIENZA POLITICA: TEMI E LIBRI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n.º 1 (abril de 2001): 5–29. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029531.

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Introduzione Qualsiasi bilancio è sempre problematico, soprattutto quando è il bilancio di una disciplina nella quale la ricerca continua e per la quale gli oggetti cambiano anche grazie alla ricerca, alle risultanze, agli interventi che ne derivano. Tuttavia, esistono occasioni nelle quali la necessità di un bilancio si impone. Trent'anni di vita, per una rivista accademica, non sono pochi. Meritano di essere analizzati e collocati nel più ampio territorio della scienza politica. Il primo fascicolo della «Rivista Italiana di Scienza Politica» fu pubblicato nell'aprile del 1971. Dal punto di vista della nascita e della professionalizzazione della scienza politica in Italia, la nascita della Risp costituì il logico sviluppo dell'attività di un piccolo gruppo di studiosi che pochi mesi prima sotto la guida di Giovanni Sartori aveva collaborato alla Antologia di Scienza Politica con sezioni curate nell'ordine da Giuliano Urbani (Metodi, approcci e teorie); Stefano Passigli (Potere ed élites politiche); Giacomo Sani (Cultura politica e comportamento politico); Domenico Fisichella (Partiti politici e gruppi di pressione); Vittorio Mortara (La pubblica amministrazione) e Gianfranco Pasquino (Lo sviluppo politico). Quanto alla Rivista, quel primo fascicolo era deliberatamente e opportunamente dedicato alla politica comparata per segnalare l'importanza di quella prospettiva e del metodo che vi era sotteso. Sulla comparazione conteneva articoli di Sartori, La politica comparata: premesse e problemi, di Arend Lijphart, Il metodo della comparazione e di George J. Graham Jr., Consenso e opposizione: una tipologia, conteneva anche un articolo di Fisichella, Conseguenze politiche della legge elettorale regionale in Italia e uno di Pasquino, Le crisi di sviluppo nell'esperienza giapponese. In entrambi i casi, quegli articoli erano la prosecuzione di un interesse scientifico che si era già tradotto nella pubblicazione di due volumi, rispettivamente Fisichella (1970, e poi 1982) e Pasquino (1970). Tuttavia, mentre nel caso dei sistemi elettorali stava per aprirsi una intensa, ma tuttora incompiuta, stagione di dibattito e di riforme, che la Rivista ha monitorato standone a opportuna distanza (ad esempio, AA.VV. 1984 e 1987), nel caso dello sviluppo politico, il tema stava giungendo ad esaurimento. A riprova, sulla Rivista, se ne scrisse in seguito relativamente, forse troppo, poco. Peraltro, l'analisi dello sviluppo politico si era incrociata spesso, opportunamente e fruttuosamente con la politica comparata. Proprio per questo «incrocio», mi sembra che qualsiasi ricognizione su quanto è avvenuto, in termini di temi e di libri, in questi trent'anni debba ripartire congiuntamente dagli studi di politica comparata e di sviluppo politico.
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Lonardi, Giulia, Giovanni Bertin, Stefano Campostrini, Alberto Arlotti, Pirous Fateh Moghadam y Francesca Russo. "La valutazione nella promozione dell'attivitŕ motoria". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 50 (diciembre de 2012): 73–107. http://dx.doi.org/10.3280/riv2011-050006.

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L'inattivitŕ fisica č associata ad una serie di malattie croniche, che interessano la popolazione. I dati sono allarmanti e numerosi Stati hanno attivato politiche di promozione alla salute concernenti l'attivitŕ motoria, usufruendo di un approccio di tipo interdisciplinare. La ricerca valutativa, a questo proposito, sta sviluppando metodologie per intervenire in situazioni di complessitŕ e multi-settorialitŕ. Il presente contributo descrive un progetto di valutazione di programmi di promozione dell'attivitŕ motoria attivi in tre realtŕ regionali italiane: Veneto, Emilia-Romagna e Provincia Autonoma di Trento. Il processo valutativo attivato in ciascun caso regionale, rappresenta una particolare strategia valutativa che ha tenuto in considerazione gli obiettivi e il contesto territoriale di ogni programma di promozione, coinvolgendo gli stakeholders e impostando un lavoro nell'ottica della sostenibilitŕ futura. Il progetto valutativo proposto si presenta come un contributo allo sviluppo di modalitŕ e strumenti operativi efficienti e sostenibili nel campo della valutazione di programmi di promozione della salute.
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Vučo, Julijana. "LE POLITICHE LINGUISTICHE EDUCATIVE E LA LINGUA ITALIANA NEL CONTESTO GLOBALE E REGIONALE OBRAZOVNE JEZIČKE POLITIKE I ITALIJANSKI JEZIK U GLOBALNOM I REGIONALNOM KONTEKSTU". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 323–40. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.18.

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Numerose sono le ragioni che motivano lo studio di lingue straniere. La diffusione e la distribuzione di lingue straniere dipende da motivi economici, politici, culturali e tecnico-organizzativi coordinati alle specificità e necessità locali. Nelle decisioni dei creatori delle politiche linguistiche o singoli interessati per quale lingua optare, partecipano numerosi fattori, dai motivi legati alle urgenze strategiche concordi alle visioni globali, fino a quelli ispirati dalle ragioni personali dell’individuo. La lingua italiana è parlata da cca 70 milioni di parlanti, caratterizzata da forte mobilità sia di forme migratorie tradizionali sia di quelle moderne legate al turismo e scelte professionali. Nel senso economicoproduttivo, l’Italia fa parte della rosa dei paesi più sviluppati del mondo. Questi fattori creano molte e sviluppate ragioni per l’interazione in lingua italiana. Nel presente contributo, seguendo le dichiarate e le più importanti competenze del Duemila europeo, si discutono le attuali politiche educative prevalentemente linguistiche, la potenza delle lingue, la spendibilità e la posizione dell’italiano nell’interazione linguistica nel mondo moderno, come pure le possibili prospettive dello sviluppo del ruolo della lingua italiana nel contesto globale e regionale.
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Gelmi, Giusi, Giulia Parisi, Lia Calloni, Aurora Torri, Anna Paola Capriulo y Corrado Celata. "Promuovere salute e prevenire cronicità nella popolazione over 65: il programma Gruppi di Cammino in Regione Lombardia". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 3 (octubre de 2022): 40–51. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-003006.

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La Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di over 65enni: oltre 2 milioni, pari al 22,9% della popolazione (Istat, 2020). Molti soffrono di una o più patologie croniche, incidendo per il 70% sulla spesa sanitaria regionale (Dgr 4662/2015). Le evidenze di letteratu-ra indicano la sedentarietà tra le cause che concorrono allo sviluppo di patologie croniche e sottolineano la necessità di politiche e programmi per promuovere l'attività fisica per favorire l'invecchiamento attivo e in buona salute (Active and Healthy Ageing). In tal senso, dal 2009 Regione Lombardia ha individuato i Gruppi di Cammino come programma principe per pro-muovere e mantenere la salute della popolazione over 65, inserendolo nei propri Piani Regio-nali Prevenzione. Il programma consiste in un'attività organizzata dove un gruppo di persone si ritrova per camminare insieme, almeno due volte a settimana, seguendo un percorso urbano o extra-urbano, sotto la guida di un conduttore (Walking leader). Rappresentano una strategia capace di promuovere il movimento di adulti e anziani in sicurezza, la conoscenza di temi di salute, la partecipazione dei cittadini e le loro abilità sociali, rispondendo ai principi chiave delle politiche di promozione della salute e di Active Ageing (Oms, 2002). L'articolo, attraverso la descrizione dei differenti passaggi adottati per l'implementazione del programma secondo la lente dell'Interactive System Framework, darà evidenza di come il programma Gruppi di Cammino sia una strategia che ad oggi promuove il movimento di oltre 18600 over 65.
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Costantini, Eleonora. "Come si governa il cambiamento? Un'analisi dei dispositivi di attuazione delle politiche regionali: il caso della formazione professionale in emilia-romagna". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2022): 89–119. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-002008.

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Questo contributo si pone l'obiettivo di analizzare i modi in cui le Regioni gestiscono il cambiamento, attraverso quali modelli di governance e con quali esiti trasformativi. Per farlo, si è scelto di utilizzare gli atti amministrativi con cui gli enti dispongono la messa in opera delle proprie politiche. Il contesto di analisi è quello della Regione Emilia-Romagna in cui, nel 2015, ha preso avvio un processo di ripensamento «sistemico» (Bianchi, 2018) delle politiche di formazione professionale, culminato - nel 2018 - con l'individuazione dell'Infrastruttura formativa ER-Educazione e Ricerca come uno dei driver principali dello sviluppo locale. L'approccio teorico e la metodologia adottati sono approfonditi nel secondo e terzo paragrafo. Il quarto propone una ricostruzione storica delle politiche regionali in tema di formazione professionale in Emilia-Romagna, come contesto entro cui le trasformazioni analizzate hanno preso corpo. Nel quinto paragrafo vengono restituiti i principali risultati dell'analisi condotta sugli atti amministrativi che trovano sistematizzazione nelle conclusioni.
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Strambi, Giuliana. "Il recupero delle terre incolte e abbandonate. La “nuova stagione” legislativa italiana fra obiettivi ambientali e promozione dell’accesso alla terra da parte dei giovani". Przegląd Prawa Rolnego, n.º 1(22) (1 de junio de 2018): 199–208. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.22.1.13.

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Il recupero delle terre incolte e abbandonate in Italia ha vissuto diverse stagioni a partire dal primo dopoguerra, con esiti non sempre soddisfacenti. Il presente scritto mira ad evidenziare i motivi della recente rinascita dell’interesse per la questione da parte delle Regioni, le quali sono tornate a disciplinare l’istituto dell’assegnazione delle terre incolte e abbandonate nel nuovo contesto della disciplina delle cosiddette “banche della terra”. Sulla scia dell’intervento regionale, che presenta dichiarate finalità ambientali, si è mosso anche il legislatore statale, con la creazione di “banche della terra” che mirano ad offrire opportunità di accesso alla terra ai giovani, soprattutto nelle aree del sud Italia, anche per arginare il problema della senilizzazione del settore agricolo. L’articolo, oltre ad analizzare le diverse discipline, inquadrandole anche nel contesto delle politiche europee per l’uso razionale delle risorse naturali e per lo sviluppo delle aree rurali marginali, ne evidenzierà le criticità.
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Santangelo, Saverio y Francesca Perrone. "La pianificazione di area vasta tra promesse energetiche e scenari di sviluppo. Riflessioni sul caso Basilicata". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 131 (noviembre de 2021): 143–65. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131-s1007.

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In Basilicata lo sfruttamento di giacimenti di petrolio da oltre due decenni non ha frenato l'esodo della popolazione, producendo poca occupazione e forte esposizione a rischi ambientali e di declino socio-culturale. Incertezza economica e inefficacia della pianificazione territoriale richiedono il rilancio del "governo del territorio", attraverso una maggiore condivisione delle scelte di sviluppo da parte delle comunità e un diverso approccio politico e culturale a livello regionale e nazionale.
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Danesi, Sandro. "Public administration, European funds and NRRP (National Recovery and Resilience Plan) (Italian PNRR): the system and management of public incentives for the territorial development". Valori e Valutazioni 31 (febrero de 2023): 115–25. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223109.

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Resumen
The choices of the Public Administration (PA), the needs of the territory, the policies for the local economic development, the use of public funding constitute an inseparable combination aimed at creating development opportunities and therefore also to create work for the collectivity. In the current period characterized by globalization, the competitiveness of a territory can be facilitated by a PA responding to the needs of the time, that is, a real production organization capable of responding concretely, assuming a strategic role in the implementation of the development measures indicated in the economic planning tools and in the management of a large amount of public financial resources. In fact, the NRRP considers as a priority both the modernization of the Public Administration (PA) and the strengthening of the administrative capacity of the public sector, with the goal of engaging and spending the available financial resources with participatory and shared projects where the public-private partnership assumes a strategic role. Le scelte della Pubblica Amministrazione (PA), le necessità del territorio, le politiche per lo sviluppo economico locale, l’impiego dei finanziamenti pubblici costituiscono un connubio inscindibile finalizzato a creare opportunità di sviluppo e quindi di lavoro per la collettività. Nell’attuale periodo caratterizzato dalla globalizzazione, la competitività di un territorio potrà essere agevolata da una PA rispondente alle necessità del tempo, cioè una vera e propria organizzazione produttiva in grado di rispondere concretamente, assumendo un ruolo strategico nell’attuazione delle misure di sviluppo indicate negli strumenti di programmazione economica e nella gestione di un ingente quantità di risorse finanziarie pubbliche. Infatti, il PNRR reputa prioritaria sia la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, sia il rafforzamento della capacità amministrativa del settore pubblico, con l’obiettivo di impegnare e spendere le risorse finanziarie disponibili con progetti partecipati e condivisi dove il partenariato pubblico-privato assume un ruolo strategico. È evidente quindi che programmare lo sviluppo dei territori e definire le modalità di utilizzo dei finanziamenti pubblici sia una funzione che coinvolge le Istituzioni pubbliche, a seconda delle rispettive competenze legislative, dal livello europeo rappresentato dall’Unione Europea fino ad arrivare a livello statale, regionale e lo- cale rappresentato dal Comune. È con questo approccio che il paper prova a dare un input centrando l’attenzione sul ruolo strategico delle Istituzioni, sia di livello locale che quelle sovraordinate, sia sulla necessità di conoscere gli strumenti di programmazione economica, al fine di comprendere quali tipologie progettuali mettere in atto utilizzando e ottimizzando i relativi finanziamenti pubblici messi a disposizione.
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Kunzmann, Klaus R. "Dopo la crisi economica globale: implicazioni sulle politiche per il futuro del territorio europeo". TERRITORIO, n.º 58 (septiembre de 2011): 7–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058001.

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Resumen
Il saggio si interroga sulle implicazioni territoriali di una crisi finanziaria non ancora conclusa che si ripercuote sulle economie locali europee. L'autore sottolinea la vulnerabilitŕ del ‘vecchio continente' e delle sue varietŕ regionali. A fronte della difficoltŕ a misurare analiticamente gli esiti spaziali della crisi, il saggio presenta cinque scenari di crescita europei che, in forma non necessariamente alternativa, alludono ad altrettante trame di possibili strategie di sviluppo spaziale nella dimensione continentale. Evocando i temi della societŕ della conoscenza, dell'economia creativa e della formazione permanente, della centralitŕ del paesaggio e dei contesti rurali, dei processi culturali e delle nuove produzioni, come quello dei molteplici legami con le economie emergenti a scala globale, il saggio ci conduce a considerare con realismo l'idea di un'Europa a due velocitŕ.
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Mozzillo, Giuseppe y Enrico Todini. "Valutazione del commitment locale di un programma regionale di politiche attive del lavoro. La scala di distanza culturale e valoriale". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 45 (octubre de 2010): 27–46. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-045004.

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La finalitŕ dell'articolo č illustrare la Scala di distanza culturale e valoriale, uno strumento messo a punto e impiegato dallo Staff Monitoraggio & Valutazione di Italia Lavoro Spa nella valutazione dell'efficacia interna di un programma regionale di politiche attive del lavoro allo scopo di rilevare la distanza tra gli orientamenti culturali e valoriali dei diversi attori coinvolti nella sua implementazione, tra questi e il piů generico frame valoriale che informa le finalitŕ e gli obiettivi del programma medesimo. L'ambito di analisi sviluppato č quello dell'effettivo commitment locale della politica regionale, cioč del grado di condivisione tra i diversi attori locali delle sue finalitŕ e dei valori sottintesi; l'analisi č stata orientata dal presupposto teorico che, per quanto ben "disegnato" sulla carta, un programma pubblico č tanto piů efficace quanto piů č compreso e "agito" con reale partecipazione dagli organismi e dagli operatori in esso coinvolti, chiamati a condividerne gli obiettivi e, almeno in parte, i valori. Nella prima parte del contributo si da conto del processo di elaborazione e di validazione dello strumento; nella seconda č illustrato il processo di elaborazione statistica dei dati e la "mappa delle distanze culturali" che ne č derivata.
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Betti, Marco. "Struttura produttiva e performance economiche del Sistema locale del lavoro di Thiene". RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, n.º 1 (marzo de 2011): 82–105. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-001003.

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Resumen
Il paper analizza la relazione tra mutamento socio-politico locale e sviluppo economico in seguito alle trasformazioni politiche che hanno investito il Veneto. La nostra attenzione č concentrata sulle trasformazioni di medio e breve periodo nel distretto industriale di Thiene. Per rispondere al quesito sono state effettuate due analisi. La prima, di medio periodo, mette al centro la trasformazione della struttura produttiva nel decennio compreso tra il censimento del 1991 e quello del 2001. La seconda, invece, analizza le trasformazioni di breve periodo nel quinquennio 2001-2006: il fenomeno della terziarizzazione del distretto, con una particolare attenzione all'occupazione nei "servizi alle imprese". In un'ottica di medio periodo, l'immagine del Sistema locale del lavoro che emerge analizzando i dati del Censimento del 2001 non č molto diversa da quella del 1991. Cresce l'occupazione complessiva e rimangono stabili le specializzazioni produttive. Nel breve periodo, invece, prosegue sia l'erosione della base occupazionale nelle specializzazioni tipiche sia la crescita della terziarizzazione. Il Sistema locale del lavoro mostra una sostanziale tenuta dell'occupazione complessiva, con un incremento modesto di occupati. La riduzione dell'occupazione manifatturiera viene compensata dalla crescita degli occupati nei servizi, in particolare nel settore dei "servizi alle imprese". In un contesto di forte dinamismo a livello regionale, il distretto industriale di Thiene segue un trend di crescita di occupati che accomuna quasi tutti i sistemi locali regionali. Diminuisce l'occupazione manifatturiera, compensata dalla crescita degli addetti nei "servizi alle imprese", evidenziano un processo di "terziarizzazione complementare". In questo ambiente le imprese leader giocano un ruolo strategico creando un rete di subfornitura radicata nel territorio.
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Anessi Pessina, Eugenio, Americo Cicchetti, Federico Spandonaro, Barbara Polistena, Daniela D’Angela, Cristina Masella, Giuseppe Costa et al. "Proposte per l'attuazione del PNRR in sanità: governance, riparto, fattori abilitanti e linee realizzative delle missioni". MECOSAN, n.º 119 (noviembre de 2021): 89–117. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-119005.

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Il PNRR è un documento di alta visione e di allocazione di importanti risorse di investimento per il SSN che devono garantire valore entro 5 anni, per ottenere l'effettivo riconoscimento finanziario da parte della EU e giustificare l'aumento del debito per le generazioni future. La partita attuativa è, quindi, solo iniziata e durerà 5 anni: un tempo breve in cui occorre definire la progettazione esecutiva per ogni misura, costruire pianificazioni regionali, attuare le politiche nelle singole aziende sanitarie locali. Il successo non può allora considerarsi scontato, richiedendo grande coesione di intenti, da perseguirsi con un forte impegno finalizzato a creare convergenze e collaborazione istituzionale. Nell'ottica descritta, un gruppo di studiosi di economia, management e politiche sanitarie, appartenenti a sei università, ha ritenuto di confrontarsi sul tema, ed esperire il tentativo di trovare una convergenza di visioni sul futuro del SSN (e del suo ruolo nelle politiche economiche e sociali del Paese), da consegnare alla valutazione delle istituzioni e al dibattito scientifico. Questa spontanea iniziativa ha permesso di elaborare delle proposte attuative sulla governance e sul riparto del PNRR, sull'autonomia e i vincoli per le regioni e le loro aziende, sullo sviluppo dei fattori abilitanti e sulla progettazione organizzativa e operativa delle diverse missioni del PNRR.
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Silvani, Alberto, Filippo Bonella, Lucia Cella y Alessandro Rotilio. "Nuovi mercati della valutazione: misurare l'impatto di uno sforzo addizionale territoriale in ricerca e innovazione". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 42 (julio de 2009): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/riv2008-042004.

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- Research and innovation policies have been increasingly ascribed to regions as a consequence of devolving power and resources from the national level to the local level. Local administrators have been empowered with new and challenging responsibilities but often lack the necessary instruments and knowledge to adequately evaluate the undertaken initiatives and to operate consistently with the European and national dimensions. In this respect impact assessment brings in a new metrics that is neither exclusively related to the scientific and/or economic value of the innovation results nor to a support function to other policies. Experts and/or ad hoc organisations are often appointed by local administrations with the task of describing the dimensions of such impact - qualifying (and quantifying) its descriptive parameters and identifying interested parties. So far this approach has not produced robust results as for the causality links generated, the additionality issue and the role of the local dimension, while the available tool-box is quite poor. This paper is intended to illustrate the results of a pilot experience carried out in the last few years in Trentino. The analysis takes into account the relations among policy makers, available tools, resources, and the role of the public administration and of professional evaluators. Conceptual and interpretative approaches and tools need further development, but the mayor weakness seems to come from the relationship between customer and evaluators. A new market based on new rules, professional roles and shared behaviours is needed in order to address a correct evaluation pathway and to analyse policies and activities within a common frame.Key words: impact analysis, regional development, research and innovation policy, policy EvaluationParole chiave: analisi d'impatto, sviluppo regionale, politica della ricerca e dell'innovazione, valutazione delle politiche
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Nadler, Robert. "Multilocalitŕ: un concetto emergente fra mobilitŕ e migrazione". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 94 (abril de 2011): 119–33. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094009.

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Da tempo il tema della mobilitŕ sociale e spaziale interessa discipline come la sociologia, la geografia e l'economia. I processi migratori, dall'altro, sono diventati un oggetto specifico della ricerca scientifica. Tuttavia entrambi si sono sviluppati all'interno delle societŕ industriali moderne e appare lecito dubitare del fatto che essi possano ancora rappresentare in modo adeguato la condizione di individui e di gruppi sociali post-moderni che devono organizzare la propria vita in contesti socio-spaziali altamente flessibili. L'Ufficio Federale per l'Edilizia e la Progettazione Regionale tedesco () ha recentemente dedicato un numero speciale della rivista "Informazioni sullo Sviluppo Spaziale" () al tema della multilocalitŕ. Il termine sta assumendo sempre piů importanza nel dibattito internazionale al fine di descrivere alcuni tratti specifici della vita quotidiana postmoderna. In questo saggio l'autore ripercorre i passaggi salienti del dibattito sul tema in corso nell'ambiente scientifico di lingua tedesca. In un primo momento, descrivendo il significato attribuito al concetto di multilocalitŕ e agli elementi che lo differenziano da quelli di mobilitŕ e di migrazione. In seguito, mostrandone i campi di applicazione di maggiore interesse per la ricerca scientifica.
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Butera, Federico y Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 1 (diciembre de 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Scaramellini, Guglielmo y Luca Muscarà. "Calogero Muscarà(1929-2020)". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 1 (marzo de 2022): 114–24. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2022oa13370.

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Il 5 novembre 2020, a novantun'anni, il professor Calogero Muscarà è mancato per una polmonite interstiziale, nonostante avesse superato l'infezione da Covid-19. Egli stava ancora lavorando, con la passione e la lucidità che Gli erano sempre state proprie, sui temi ai quali si era dedicato fin dai primi anni di studio: Venezia, la sua storia e il suo presente; il sistema politico-amministrativo italiano dall'Unità a oggi e i suoi rapporti con l'evoluzione socio-economica-culturale del Paese in chiave territoriale; il concetto di megalopoli e la sua possibile applicazione all'Italia, tema cui era dedito dagli anni Settanta. Solo poche settimane prima aveva infatti licenziato l'articolo "Compartimentazione amministrativa dello Stato italiano e processi di formazione di una megalopoli nel Nord Italia", l'ultimo che abbia dato alle stampe e che uscirà quest'anno in un volume collettaneo a lui dedicato (Scaramellini, a cura di, 2022). Non Gli è stato possibile invece completare un altro saggio, più approfondito e articolato, sul medesimo tema e in gestazione da lungo tempo, a causa di un incidente informatico, ma soprattutto per l'incalzare del tempo e forse il presentimento che la pandemia lo attendesse al varco. Tale saggio, già steso a grandi linee ma ancora senza titolo, ripercorreva un tema sempre a Lui caro, fin dal suo esordio nella Geografia italiana: la storia dei rapporti intercorsi fra il mutare dell'ordinamento politico-amministrativo del Paese dopo l'Unità e il non sempre convergente sviluppo sociale, culturale, economico, in una parola, civico del sistema-Paese Italia e delle sue partizioni ‘regionali' (secondo i tratti delineati da Pietro Maestri nel 1868 e sostanzialmente confermate nelle successive vicende politiche, istituzionali, sociali, culturali, economiche, fino ai giorni nostri). Professore emerito della Sapienza, presidente della World Society for Ekistics, membro onorario della Société de Géographie de Paris e della Società geografica italiana di Roma, Calogero Muscarà è stato protagonista del rinnovamento della geografia italiana nel periodo del ‘miracolo economico', affrontando nei decenni successivi l'analisi dei profondi cambiamenti avvenuti nell'organizzazione del territorio italiano dalla fine della seconda guerra mondiale e le conseguenti problematiche ambientali, economiche, regionali, urbane e culturali, e contribuendo alla diffusione della geografia francese in Italia e alla conoscenza della geografia italiananel mondo francofono.
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Ciapetti, Lorenzo. "Le strategie dello sviluppo locale tra partecipazione e cambiamento". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 1 (abril de 2011): 39–52. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-001004.

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Lo sviluppo locale č un processo deliberativo. Sebbene la partecipazione avvenga prevalentemente attraverso la mediazione degli attori collettivi di un territorio, la dimensione di democrazia si gioca su aspetti di inclusione e reti di relazione di carattere aperto. Sono ormai evidenti le luci e le ombre del paradigma delle politiche di sviluppo locale, introdotto in Italia con l'esperienza della "programmazione negoziata", a metŕ degli anni '90. Il presente articolo partendo dalla domanda se sia emerso negli ultimi anni un diverso paradigma, conferma la centralitŕ dei sistemi decisionali collettivi locali nei processi di sviluppo del territorio, ma sottolinea l'esigenza di migliorarne l'efficienza in termini di impatti economici e sociali, attraverso politiche che partano da strategie fondate su cinque dimensioni: valorizzazione del contesto locale, unione di risorse e capacitŕ, attenzione ai tempi delle politiche, reti multilivello di attori, orientamento al cambiamento.
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Martinico, Franco. "Il Nucleo di industrializzazione di Ragusa nel quadro della pianificazione territoriale siciliana". STORIA URBANA, n.º 130 (octubre de 2011): 79–103. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130004.

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Resumen
Le vicende dello sviluppo industriale in Sicilia, nel corso del secondo dopoguerra, sono accompagnate dalla redazione di numerosi piani e programmi di sviluppo, nel contesto del tutto peculiare dato dalla approvazione dello statuto speciale regionale (1946). Nella prima parte del saggio si analizza il ruolo attribuito al territorio ragusano in alcuni di tali piani e programmi di sviluppo, nel periodo compreso tra la fine degli anni '40 e la metŕ degli anni '70. Si pone in evidenza, in particolare, come le ipotesi di assetto della struttura economica regionale progressivamente spostino l'accento sullo sviluppo industriale delle aree costiere sud-orientali e sul potenziamento delle aree urbane maggiori. Le potenzialitŕ dello sviluppo industriale nella provincia di Ragusa, al contrario, appaiono sempre meno strategiche, nonostante la presenza di giacimenti petroliferi, il cui sfruttamento era cominciato dopo il 1953. A Ragusa si istituiscono dapprima una Zona industriale regionale e in seguito, ai sensi della legge 634/57, un Nucleo di industrializzazione. Il Piano per il Nucleo d'industrializzazione, redatto nel 1967, conferma l'avvenuta marginalizzazione di Ragusa rispetto ai piů intensi processi di sviluppo industriale concentrati nelle vicine aree siracusana e catanese; allo stesso tempo, perň, esso restituisce alcuni elementi che segnalano l'avvio di processi di sviluppo economico differenti, legati soprattutto alle risorse dell'agricoltura. La lettura proposta evidenzia questi aspetti in considerazione delle successive vicende, che vedono questo territorio superare la fase di crisi legata al lento ma progressivo declino dell'industria petrolifera, per orientarsi verso la filiera produttiva agroindustriale.
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Pucci, Tommaso, Christian Simoni y Lorenzo Zanni. "Marketing imprenditoriale, gestione degli intangibles e competitivitÀ. Un'analisi nel settore dell'abbigliamento infantile". MERCATI & COMPETITIVITÀ, n.º 1 (marzo de 2011): 93–113. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-001006.

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Gli autori analizzano le conseguenze sulla competitivitÀ dell'impresa di politiche di valorizzazione delle risorse intangibili riconducibili all'adozione di un approccio di marketing imprenditoriale. L'obiettivo č verificare l'esistenza di una correlazione tra l'adozione di alcune politiche di marketing, valore degli intangibili e competitivitÀ, nonché analizzare il ruolo di un approccio imprenditoriale orientato al mercato nel successo delle imprese. La ricerca mostra che: a) specifiche politiche di marketing contribuiscono ad accrescere il patrimonio immateriale delle imprese; b) uno sviluppo aziendale che fa leva sul patrimonio diintangibili ha un ruolo fondamentale nella generazione di redditivitÀ; c) il coinvolgimento dell'imprenditore in questo processo di sviluppo prende avvio dal marketing per poi estendersi a tutta la gestione aziendale.
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Iommi, Sabrina. "Città medie e nuove politiche di sviluppo". SCIENZE REGIONALI, n.º 2 (junio de 2016): 5–14. http://dx.doi.org/10.3280/scre2016-002001.

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De Vita, Luisa. "Le politiche di genere come scelta strategica per lo sviluppo territoriale. Un confronto tra sei regioni italiane". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 118 (julio de 2010): 111–25. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118008.

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Il lavoro si propone di riflettere sui temi dello sviluppo locale a partire dalle studio delle politiche di genere. Lo studio di queste policy č infatti particolarmente utile per leggere le nuove sfide poste ai contesti locali chiamati a sviluppare nuovi interventi, pensati, sia per sostenere lo sviluppo economico dei territori, sia per promuovere una maggiore inclusione e giustizia sociale. Attraverso l'analisi delle linee programmatiche contenute nei Por e di alcune interviste a testimoni privilegiati, il paper si concentra sulle logiche e i significati delle politiche predisposte analizzando gli ambiti di intervento privilegiati. I risultati, a partire dai cinque modelli di intervento individuati avviano un confronto tra le diverse concezioni di sviluppo sottese ai diversi interventi con una riflessione sui meccanismi di regolazione e i sistemi di relazione tra i diversi stakeholder.
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Nothdurfter, Urban. "Mutamenti del welfare e servizio sociale professionale: quali sfide per l'assistente sociale e la sua formazione?" RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 4 (enero de 2013): 31–47. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004002.

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L'articolo sottolinea la necessitŕ che il servizio sociale in Italia si occupi in modo piů sistematico e piů deciso dei temi attuali di politica sociale. La comprensione dei profondi cambiamenti in atto diventa una dimensione conoscitiva centrale per lo sviluppo di una professionalitŕ che sia consapevole della sua responsabilitŕ politica e che possa dare un suo contributo specifico informando lo sviluppo delle politiche dal basso. Viene messo a fuoco in modo critico il rapporto tra politiche e pratiche professionali, individuando proprio in questa dimensione la specificitŕ del servizio sociale come professione del welfare.
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Pietta, Antonella, Marco Bagliani y Edoardo Crescini. "L'Italia si adatta? La definizione delle politiche di adattamento al cambiamento climatico alla scala regionale". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 2 (mayo de 2022): 71–91. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2022oa13801.

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Nelle politiche di adattamento la scala locale è centrale per delineare le vulnerabilità dei diversi territori e progettare azioni realmente efficaci. Il contributo presenta un'analisi critica delle politiche di adattamento individuate alla scala regionale in Italia focalizzando l'attenzione su alcune chiavi di lettura: l'impostazione generale delle politiche stesse, la governance messa in atto per l'implementazione, l'integrazione tra le politiche dal punto di vista orizzontale e verticale, la presenza e tipologia dei processi partecipativi, la considerazione delle caratteristiche dei singoli territori all'interno della progettazione delle politiche. Dalle ricerche qui illustrate emerge una situazione di luci ed ombre: su 21 amministrazioni, solo 4 hanno completato l'iter, mentre almeno 5 non hanno ancora iniziato a mobilitarsi in questa direzione.
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Zamponi, Mario. "Questione agraria, contadini e mondo rurale nei Paesi in via di sviluppo (PVS) nel discorso contemporaneo dello sviluppo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 128 (diciembre de 2012): 32–45. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128003.

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L'articolo intende ricostruire alcuni elementi del dibattito contemporaneo sulle politiche si sviluppo rurale nei paesi in via di sviluppo (PVS) e del ruolo della questione agraria e dei contadini. Dopo aver presentato una riflessione sul dibattito che si č articolato riguardo a cosa sia storicamente, e a come si possa intendere oggi, la questione agraria, analizza alcuni elementi del mondo rurale nei PVS (con un'attenzione specifica all'Africa sub-sahariana) sia in rapporto allo sviluppo sia in rapporto ai processi di accumulazione capitalista. Presenta poi il dibattito che si incentra sul fatto se esistano ancora i contadini (a causa di significativi e diffusi processi di de-agranianisation) e sul loro ruolo economico-politico, anche in rapporto alle lotte per la loro sopravvivenza e alle politiche di riforma (incluse le riforme agrarie). Nelle conclusioni si segnala la complessitŕ di tali questioni, peraltro diverse da luogo a luogo, evidenziando tuttavia che esiste una spazio politico per i contadini attraverso nuovi e variegati processi di re-peasantisation.
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Bertin, Giovanni. "Welfare e sviluppo locale". ARGOMENTI, n.º 29 (octubre de 2010): 85–104. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-029004.

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I sistemi di welfare stanno attraversando un processo di profonda trasformazione interna e di legami con il sistema economico. Il passaggio dalla modernitŕ alla neo modernitŕ cambia il rapporto fra economia e welfare, non piů visto come fattore di risposta ai fallimenti del mercato, ma come motore dello sviluppo locale. Le politiche sociali incidono sulla salute, sulle capability e sul capitale sociale delle persone. Questi fattori costituiscono i determinanti sociali dello sviluppo locale. Lo studio dei sistemi locali di welfare e dei loro legami con lo sviluppo fa emergere alcune evidenze empiriche della relazione fra determinanti sociali e sviluppo locale.
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Napolitano, Giulio. "La cultura delle regole e le torri dei giuristi". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 3 (septiembre de 2010): 159–63. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003011.

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Il volume di Salvatore Rossi illustra in modo chiaro ed efficace i problemi dello sviluppo economico italiano, le cause della crisi e i vantaggi che potrebbero derivare da un ripresa delle politiche in favore della concorrenza. Fondamentale, perň, č anche una piů appropriata definizione dei modelli di regolazione e lo sviluppo di nuove forme di dialogo tra scienze economiche e scienze giuridiche.
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Polini, Benedetta y Federico Sofritti. ""Destinazione Marche": politiche turistiche e viaggi per le famiglie (prima dell'epidemia da Covid-19)". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 2 (febrero de 2022): 33–51. http://dx.doi.org/10.3280/pri2020-002003.

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Negli ultimi 15 anni, la Regione Marche ha implementato politiche turistiche finalizzate a rafforzare l'immagine del territorio a livello nazionale ed internazionale, adottando un modello di governance mirato e perfezionato gradualmente. Negli anni questa modalità di governance è stata supportata da un crescente potenziamento del marketing regionale, che ha strutturato l'offerta turistica intorno al brand "Destinazione Marche". Tale brand consta di sei cluster, che identificano differenti prodotti turistici; tra questi, il cluster "Mare. Le Marche in blu" è espressamente rivolto alle vacanze famigliari. Nella prima parte, l'articolo affronta il tema dei consumi turistici, concentrandosi in particolare sulle vacanze famigliari. La seconda parte ha l'obiettivo di inquadrare l'offerta turistica regionale entro lo scenario delle politiche turistiche italiane. Tra i risultati ottenuti, la Regione Marche è stata introdotta dalla Lonely Planet al secondo posto della prestigiosa classifica "Best in Planet 2020". Tuttavia, l'epidemia da Covid-19 rischia di vanificare gli sforzi ed i traguardi raggiunti: questa situazione enfatizza ulteriormente l'importanza di politiche turistiche mirate e la necessità di riprogrammazione ed adattamento degli strumenti fin qui utilizzati.
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Mendola, Daniela. "Politiche di sviluppo ambientale tra fiscalità e green economy". RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, n.º 35 (abril de 2022): 7–26. http://dx.doi.org/10.3280/dt2022-035001.

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Ormai diffusa è l'immagine di un turista "responsabile" che approccia al consumo con un atteggiamento critico, perché più attento alla ecosostenibilità dei territori e orientato a scegliere mete che abbiano attuato una politica di conservazione ambientale. Al turista responsabile fa da pendant un turismo green che impone alle imprese di adottare comportamenti in linea con uno sviluppo sostenibile. Le misure di "fiscalità verde" appaiono parte essenziale delle politiche ambientali e fiscali, orientando comportamenti individuali e collettivi e soprattutto responsabilizzando imprese, consumatori e istituzioni. L'attuale sistema ordinamentale è orientato ad una politica di "promozione" che individua accanto al fine primario del prelievo, qual è appunto il concorso al sostentamento delle spese pubbliche (art. 53 Cost.), dei fini c.d. "accessori" anche di carattere fiscale che valorizzino la funzione impositiva in funzione del soddisfacimento dei diritti fondamentali. Lo strumento fiscale, dunque, viene utilizzato al fine di incentivare comportamenti ecosostenibili da parte degli operatori commerciali, sia imponendo specifici tributi correlati a condotte inquinanti (c.d. "tributi ambientali"), sia riconoscendo agevolazioni fiscali a fronte di comportamenti virtuosi.
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Russo, Antonio y Eugenio Vite. "Politiche pubbliche e innovazione tecnologica: il caso di Cosenza". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 69–80. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122005.

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L'articolo sintetizza i risultati di una ricerca orientata ad analizzare le ricadute sullo sviluppo locale del, un parco tecnologico sorto in contiguitŕ con l'Universitŕ della Calabria. Le conclusioni evidenziano molteplici criticitŕ che, complessivamente, circoscrivono i benefici potenzialmente connessi a tale struttura.
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Fadda, Sebastiano. "Sviluppo locale e obiettivi della programmazione". ARGOMENTI, n.º 29 (octubre de 2010): 37–55. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-029002.

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Il legame tra sviluppo locale e programmazione economica č molto debole nell'attuale come nel precedente ciclo di programmazione dei Fondi Strutturali. Ciň č dovuto in parte al fatto che il riferimento allo sviluppo locale si č molto ridotto negli ultimi documenti di programmazione e in parte al fatto che questi non contengono una chiara scelta di obiettivi. Per riproporre l'obiettivo dello sviluppo locale al centro della programmazione regionale č necessario in primo luogo ridefinire la nozione stessa di sviluppo locale, e in secondo luogo procedere alla individuazione di indicatori quantitativi dello sviluppo, suscettibili di essere modulati a livello locale e ricavati da una profonda revisione del concetto di sviluppo economico che superi l'identificazione con la crescita del Pil. Il recente contributo del cosiddetto "Rapporto Sarkozy" viene preso in considerazione in quest'ottica.
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Zorzoli, Giovanbattista. "Cambiamenti climatici e condizionamenti culturali". ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, n.º 1 (julio de 2010): 49–59. http://dx.doi.org/10.3280/efe2010-001004.

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Il confronto di merito sul cambiamento climatico difficilmente riuscirŕ a rimuovere le resistenze al varo di politiche realmente efficaci, se non č affiancato da un'azione contestuale volta a mettere in discussione sia il paradigma dominante sulla desiderabilitŕ comunque dello sviluppo (spesso confuso con la crescita), sia la scarsa consapevolezza dei meccanismi attraverso i quali si forma il consenso scientifico, fattori entrambi determinanti nella formazione del giudizio di merito di chi con maggiore o minore radicalitŕ si oppone a tali politiche.
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Balassone, Fabrizio y Riccardo Crescenzi. "Economia e politica delle infrastrutture in Italia". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2012): 7–18. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-001001.

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Economia e politica delle infrastrutture in Italia Il generalizzato rallentamento delle principali economie avanzate associato ai notevoli vincoli all'utilizzo di interventi di politica monetaria o fiscale ha sollecitato la (ri)valutazione dello sviluppo infrastrutturale come strumento di rilancio della crescita economica. Sia l'analisi critica della letteratura esistente che l'evidenza empirica prodotta nei saggi che compongono questa raccolta mettono in luce alcune criticitŕ legate agli investimenti in nuove infrastrutture in Italia, suggerendo la necessitŕ di ricondurre questi interventi in un mix bilanciato di politiche di sviluppo.
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De Lucia, Caterina y Mark Bartlett. "Environmental Taxation in an Enlarged Europe: A Regional Perspective". SCIENZE REGIONALI, n.º 2 (julio de 2012): 47–72. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-002004.

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Questo articolo esamina gli effetti di determinate misure di policy per anticipare e prevenire un aumento di inquinamento attraverso l'introduzione di una tassa, armonizzata a livello Comunitario, sull'NOx ed SO2. Con l'uso di un modello CGE, questo studio esamina gli effetti che vari livelli di tassazione ambientale comportano sulle industrie dei paesi studiati. I nostri risultati suggeriscono implicazioni di welfare diverse tra politiche ambientali e commerciali. Il caso di studio considera inoltre i possibili effetti a livello regionale (Puglia) delle medesime politiche. Una diminuzione della produzione e dell'occupazione nel contesto nazionale aggraverebbero ulteriormente l'industria pugliese.
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Fasano, Alessandra. "Un'analisi delle normative regionali per il coordinamento dei tempi della cittŕ". ARGOMENTI, n.º 28 (junio de 2010): 61–82. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-028004.

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Nell'ambito di studio delle misure di conciliazione e dei processi di governance verticale, l'autrice descrive una panoramica della legislazione italiana dalle pari opportunitŕ alle politiche temporali. In particolare, focalizza l'attenzione sul ruolo delle Amministrazioni Pubbliche regionali nella gestione delle politiche degli orari della cittŕ, ai sensi della L. 142/90 e/o della L. 53/2000. Attraverso un'analisi congiunta del grado di formulazione delle policies e del grado di previsione dell'implementazione della normativa regionale, presenta una tipologia del rendimento istituzionale delle Regioni italiane in materia di coordinamento dei tempi cittadini.
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Cozza, Claudio y Daniele Paci. "La ricerca industriale nelle regioni italiane. Dinamiche recenti e nuovi indicatori". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2010): 132–48. http://dx.doi.org/10.3280/es2010-010010.

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Obiettivo del presente articolo č descrivere l'andamento della ricerca industriale svolta nelle regioni italiane nel recente passato. Utilizzando un dataset di imprese attive in ricerca e sviluppo (R&S), secondo l'indagine statistica Istat RS-1, vengono proposti approfondimenti su alcune dimensioni solitamente assenti nel dibattito sulla R&S regionale: la differenza fra proprietÀ ed esecuzione della R&S privata; la plurilocalizzazione degli investimenti in piů regioni; la caratterizzazione internazionale della R&S italiana. Sulla base di queste dimensioni, vengono costruiti tre nuovi indicatori che, presi in considerazione sia singolarmente che congiuntamente, forniscono un'immagine completa del differente coinvolgimento delle regioni italiane nella R&S privata e possono offrire supporto analitico alle scelte di politica in materia di sviluppo e innovazione a livello regionale.
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Padovano, Fabio. "G. Stefani (a cura di), Mercato comune e sviluppo regionale – Spagna, Portogallo e Grecia". Journal of Public Finance and Public Choice 7, n.º 3 (1 de octubre de 1989): 211–12. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344857.

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