Artículos de revistas sobre el tema "Politica di sviluppo"

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Pasquino, Gianfranco. "TRENT'ANNI DI SCIENZA POLITICA: TEMI E LIBRI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n.º 1 (abril de 2001): 5–29. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029531.

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Resumen
Introduzione Qualsiasi bilancio è sempre problematico, soprattutto quando è il bilancio di una disciplina nella quale la ricerca continua e per la quale gli oggetti cambiano anche grazie alla ricerca, alle risultanze, agli interventi che ne derivano. Tuttavia, esistono occasioni nelle quali la necessità di un bilancio si impone. Trent'anni di vita, per una rivista accademica, non sono pochi. Meritano di essere analizzati e collocati nel più ampio territorio della scienza politica. Il primo fascicolo della «Rivista Italiana di Scienza Politica» fu pubblicato nell'aprile del 1971. Dal punto di vista della nascita e della professionalizzazione della scienza politica in Italia, la nascita della Risp costituì il logico sviluppo dell'attività di un piccolo gruppo di studiosi che pochi mesi prima sotto la guida di Giovanni Sartori aveva collaborato alla Antologia di Scienza Politica con sezioni curate nell'ordine da Giuliano Urbani (Metodi, approcci e teorie); Stefano Passigli (Potere ed élites politiche); Giacomo Sani (Cultura politica e comportamento politico); Domenico Fisichella (Partiti politici e gruppi di pressione); Vittorio Mortara (La pubblica amministrazione) e Gianfranco Pasquino (Lo sviluppo politico). Quanto alla Rivista, quel primo fascicolo era deliberatamente e opportunamente dedicato alla politica comparata per segnalare l'importanza di quella prospettiva e del metodo che vi era sotteso. Sulla comparazione conteneva articoli di Sartori, La politica comparata: premesse e problemi, di Arend Lijphart, Il metodo della comparazione e di George J. Graham Jr., Consenso e opposizione: una tipologia, conteneva anche un articolo di Fisichella, Conseguenze politiche della legge elettorale regionale in Italia e uno di Pasquino, Le crisi di sviluppo nell'esperienza giapponese. In entrambi i casi, quegli articoli erano la prosecuzione di un interesse scientifico che si era già tradotto nella pubblicazione di due volumi, rispettivamente Fisichella (1970, e poi 1982) e Pasquino (1970). Tuttavia, mentre nel caso dei sistemi elettorali stava per aprirsi una intensa, ma tuttora incompiuta, stagione di dibattito e di riforme, che la Rivista ha monitorato standone a opportuna distanza (ad esempio, AA.VV. 1984 e 1987), nel caso dello sviluppo politico, il tema stava giungendo ad esaurimento. A riprova, sulla Rivista, se ne scrisse in seguito relativamente, forse troppo, poco. Peraltro, l'analisi dello sviluppo politico si era incrociata spesso, opportunamente e fruttuosamente con la politica comparata. Proprio per questo «incrocio», mi sembra che qualsiasi ricognizione su quanto è avvenuto, in termini di temi e di libri, in questi trent'anni debba ripartire congiuntamente dagli studi di politica comparata e di sviluppo politico.
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Kriesi, Hanspeter. "SVILUPPO ORGANIZZATIVO DEI NUOVI MOVIMENTI SOCIALI E CONTESTO POLITICO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, n.º 1 (abril de 1993): 67–117. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020002205x.

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IntroduzioneNello studio dei movimenti sociali prevalgono ormai due orientamenti: uno incentrato sulla mobilitazione delle risorse e uno incentrato sui processi politici. Il primo approccio si occupa dell'infrastruttura organizzativa dei movimenti sociali, la quale viene considerata il fattore più influente nella loro mobilitazione. Il secondo approccio ha una prospettiva più ampia e situa la mobilitazione dei movimenti sociali all'interno di un contesto politico: la mobilitazione dipende in grande misura dalla struttura delle opportunità politiche che in un dato contesto sono offerte ai movimenti. Sebbene l'approccio basato sui processi politici si sia sviluppato a partire da quello relativo alla mobilitazione delle risorse, rimane carente lo studio dello sviluppo dell'infrastruttura organizzativa dei movimenti sociali in rapporto al contesto politico. La maggior parte degli studi riguardanti i movimenti sociali si è occupata soprattutto delle loro origini, poco del loro sviluppo successivo (McAdamet al.1988). Inoltre, nella misura in cui si è studiato lo sviluppo organizzativo dei movimenti sociali, esso è stato raramente messo in relazione alle strutture di opportunità politica.
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Piattoni, Simona. "CLIENTELISMO VIRTUOSO: UNA VIA DI SVILUPPO NEL MEZZOGIORNO?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, n.º 3 (diciembre de 1998): 483–513. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026253.

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IntroduzioneIn questo articolo sosterrò, innanzitutto, che il clientelismo può anche promuovere lo sviluppo economico. Proporrò poi, ma non svilupperò appieno, la tesi che il clientelismo possa perfino portare al proprio superamento, ovvero a un modo di fare politica più conforme alla comune concezione di una democrazia moderna. Clientelismo e sviluppo economico possono, cioè, innescare processi reciprocamente «virtuosi» che, nel tempo, possono avere l'effetto di traghettare tanto l'economia verso lo sviluppo quanto il sistema politico verso lacivicness.
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Mandarino, Antonella. "Valutazione e sviluppo delle aree rurali: quali esperienze, quali nuovi approcci, quali metodologie di valutazione?" RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 43 (febrero de 2010): 123–34. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043009.

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Il tema dello sviluppo rurale č stato negli ultimi decenni, ed č tuttora, molto dibattuto in ambito accademico e istituzionale, sia per le profonde trasformazioni che hanno interessato le aree rurali, sia per gli orientamenti della Politica Agricola Comune, ancora fortemente sbilanciata verso un approccio di tipo settoriale. Le valutazioni condotte fino ad oggi sulla politica di sviluppo rurale, attuata attraverso diversi strumenti in assenza di una chiara strategia, hanno avuto per oggetto i singoli programmi con cui tale politica č stata a lungo identificata, con il risultato che le analisi e i giudizi presentati non sono andati molto oltre le realizzazioni e i risultati degli interventi finanziati. La necessitŕ - manifestata dai componenti il "Gruppo di Lavoro sullo Sviluppo Rurale" costituito nell'ambito delle attivitŕ del NVVIP della Sardegna - di avviare processi di valutazione integrata, degli effetti prodotti dai diversi strumenti di programmazione sulle aree rurali, ha offerto lo spunto per l'organizzazione, nell'ambito del XII Congresso dell'AIV, di una Tavola Rotonda sul tema della valutazione e sviluppo delle aree rurali. L'articolo č una libera rielaborazione delle riflessioni e dei contributi portati in quella sede, allo scopo di stimolare un dibattito su nuove ipotesi di valutazione delle politiche finalizzate allo sviluppo dei territori rurali e sulle implicazioni, concettuali e di metodo, che la definizione di ricerche valutative sul tema dello sviluppo rurale comporta.
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Balassone, Fabrizio y Riccardo Crescenzi. "Economia e politica delle infrastrutture in Italia". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2012): 7–18. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-001001.

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Economia e politica delle infrastrutture in Italia Il generalizzato rallentamento delle principali economie avanzate associato ai notevoli vincoli all'utilizzo di interventi di politica monetaria o fiscale ha sollecitato la (ri)valutazione dello sviluppo infrastrutturale come strumento di rilancio della crescita economica. Sia l'analisi critica della letteratura esistente che l'evidenza empirica prodotta nei saggi che compongono questa raccolta mettono in luce alcune criticitŕ legate agli investimenti in nuove infrastrutture in Italia, suggerendo la necessitŕ di ricondurre questi interventi in un mix bilanciato di politiche di sviluppo.
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Chiarello, Franco y Lidia Greco. "Territorio e regolazione tra locale e globale: il caso delle politiche di sviluppo italiane". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 118 (julio de 2010): 40–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118003.

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Questo articolo fa il punto del dibattito sulle politiche di sviluppo in Italia, interrogandosi sul cambiamento della regolazione intervenuto negli ultimi decenni nel nostro Paese, sull'emergere di nuove scalaritŕ e sugli esiti ad esse associate, utilizzando i contributi della sociologia economica e della geografia politica. Il Mezzogiorno č il principale riferimento dell'analisi. Si sostiene che la forte discontinuitŕ introdotta nella politica di sviluppo non č riuscita a contribuire ad una altrettanto forte discontinuitŕ nelle dinamiche economiche del Mezzogiorno. Le difficoltŕ non risiedono tanto nelle caratteristiche interne al modello quanto nella complessitŕ della tensione tra locale e globale. L'articolo suggerisce l'opportunitŕ di tornare a pensare allo sviluppo come ad una questione socio-politica e ad assumere una visione complessiva del problema. Rispetto a questo, č opportuno riconsiderare il ruolo dello Stato.
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Sotte, Franco. "La nuova politica di sviluppo rurale dell'Unione Europea". ARGOMENTI, n.º 41 (octubre de 2014): 23–42. http://dx.doi.org/10.3280/arg2014-041002.

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Targetti Lenti, Renata. "L'APPROCCIO DELLE CAPACITÀ DI SEN: UN DIBATTITO RECENTE". Il Politico 254, n.º 1 (7 de junio de 2021): 156–66. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.574.

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I lavori inclusi nel Cambridge Handbook of the Capability Approach sono stati raccolti e curati da tre studiosi molto noti. Enrica Chiappero Martinetti è professore ordinario di politica economica all'Università di Pavia: insegna economia, sviluppo sostenibile ed economia dello sviluppo e della cooperazione a livello universitario e post-universitario. Ha ricoperto la carica di vicepresidente dell'Associazione per lo Sviluppo Umano e le Capacità e attualmente serve tale Associazione come redattrice del "Journal of Human Development and Capabilities".
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Fisichella, Domenico. "ALLE ORIGINI DELLA SCIENZA POLITICA ITALIANA: GAETANO MOSCA EPISTEMOLOGO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 3 (diciembre de 1991): 447–70. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001786x.

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IntroduzioneLa riflessione epistemologica di Gaetano Mosca prende le mosse dall'osservazione che la scienza politica, come studio dei fenomeni politici con il metodo scientifico, è nel suo tempo ancora in fase di significativa arretratezza, per non dire nell'infanzia. Basta guardare allo sviluppo delle scienze naturali per rendersene conto. Già dalle pagine iniziali della Teorica dei governi e governo parlamentare, pubblicato in prima edizione nel 1884, il rilievo è esplicito e ricorrente: “i risultati ci dicono che, fino al giorno d'oggi, il metodo sperimentale ha fatto assai migliori prove nelle scienze fisiche che nelle sociali” (Mosca 1982, 197). D'altra parte, “che una scienza sociale non sia ancora nata”, talché ne deriva appunto “l'inferiorità di sviluppo scientifico che hanno le scienze sociali in rapporto alle naturali”, è tema ritornante anche negli Elementi di scienza politica, usciti in prima edizione nel 1896. “La scienza politica”, nota infatti il nostro autore, “non crediamo che neanche ora sia entrata interamente nel vero periodo scientifico” (ivi, 202, 199, 555).
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Severino, Paolo. "Curare l'individuo senza cambiare il mondo? Alcune riflessioni sulla relazione tra analisi e politica". STUDI JUNGHIANI, n.º 52 (noviembre de 2020): 97–113. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa9535.

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L'autore, anche alla luce dell'attuale emergenza pandemica virale, riflette sul complesso rapporto tra psicologia del profondo e politica e su come questo entri, in varie forme, nella relazione tra analista e paziente. A partire dai contributi di autori quali, oltre a Jung, Neumann, Hillman, Samuels, Bollas e, in campo extra-analitico, Illich, vengono analizzati i possibili significati politici di questa relazione e, più ingenerale, delle terapie del profondo, sviluppando i seguenti nuclei tematici: l'analisi come luogo di resistenza e di diversificazione dalla psicologia di gruppo; l'importanza di dare spazio alla politica nella relazione analitica; la democrazia come metafora della mente e dell'analisi; la terapia analitica come spazio per lo sviluppo dell'"agentività la relazione fra funzione etica della terapia e comportamenti politici; il significato politico dell'individuazione. Ci si interroga sugli elementi di possibile "contro-produttivività" politica e sociale della terapia del profondo e, all'opposto, sugli elementi qualificanti dell'analisi, da rivendicare nel confronto con altre forme di terapia e per quanto riguarda il suo impatto politico e culturale nella società.
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Severino, Paolo. "Curare l'individuo senza cambiare il mondo? Alcune riflessioni sulla relazione tra analisi e politica". STUDI JUNGHIANI, n.º 52 (noviembre de 2020): 97–113. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa9535.

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L'autore, anche alla luce dell'attuale emergenza pandemica virale, riflette sul complesso rapporto tra psicologia del profondo e politica e su come questo entri, in varie forme, nella relazione tra analista e paziente. A partire dai contributi di autori quali, oltre a Jung, Neumann, Hillman, Samuels, Bollas e, in campo extra-analitico, Illich, vengono analizzati i possibili significati politici di questa relazione e, più ingenerale, delle terapie del profondo, sviluppando i seguenti nuclei tematici: l'analisi come luogo di resistenza e di diversificazione dalla psicologia di gruppo; l'importanza di dare spazio alla politica nella relazione analitica; la democrazia come metafora della mente e dell'analisi; la terapia analitica come spazio per lo sviluppo dell'"agentività la relazione fra funzione etica della terapia e comportamenti politici; il significato politico dell'individuazione. Ci si interroga sugli elementi di possibile "contro-produttivività" politica e sociale della terapia del profondo e, all'opposto, sugli elementi qualificanti dell'analisi, da rivendicare nel confronto con altre forme di terapia e per quanto riguarda il suo impatto politico e culturale nella società.
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Lerche, Jens. "Questioni agrarie o questioni del lavoro? La questione agraria e la sua irrilevanza per il lavoro rurale nell'India neo-liberista". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 128 (diciembre de 2012): 76–105. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128006.

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Fra gli economisti politici classici, Terry Byres sostiene che una transizione agraria di successo conduce a uno sviluppo capitalista nazionale dinamico e che tali transizioni sono il risultato di specifiche lotte agrarie di classe. Decenni di sviluppo neo-liberista hanno mosso varie sfide a questa posizione, tra cui la visione che oggi la lotta č tra il "regime alimentare internazionale" e i contadini "come gruppo unificato". Un'altra posizione č quella di Henry Bernstein il quale sostiene che, per il capitale, una transizione agraria a livello nazionale non č piů necessaria né possibile. Il saggio indaga questa discussione in relazione all'India, attraverso l'analisi sia del dibattito riguardante l'economia politica agraria in India sia lo sviluppo agrario del paese oggi. La conclusione č che, mentre lo sviluppo capitalista ha avuto luogo nell'agricoltura indiana, a questo non si č aggiunta una transizione agraria di successo che č effettivamente stata superata in molte parti del paese, almeno nell'immediato futuro.
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Podda, Antonello. "La nuova Politica Agricola Comunitaria e lo sviluppo rurale: riflessioni a partire da un caso di studio". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 118 (julio de 2010): 80–93. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118006.

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L'obiettivo di questo contributo č quello di analizzare la nuova enfasi sul territorio riposta dalla nuova Politica Agricola Comunitaria e l'influenza di questa sulle politiche di sviluppo rurale a livello regionale, tenendo conto dei differenti attori implicati: gli imprenditori agricoli che operano nelle aree rurali, il "territorio" come soggetto attivo dei processi di sviluppo locale, ed infine le istituzioni regionali che fanno da supporto al primo settore.
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Gerbasi, Giampaolo. "Il principio di coesione economica, sociale e territoriale tra governance multilvello, esigenze partenariali/collaborative e (conseguenti) trasformazioni nelle modalitŕ di funzionamento del potere". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (diciembre de 2010): 135–63. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001007.

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La presente analisi, unitamente alle principali innovazioni concernenti la politica comunitaria di coesione nel periodo 2007-2013, ne evidenzia la stretta connessione con le altre politiche comunitarie e le politiche nazionali di sviluppo socio-economico. La complementaritŕ, orizzontale e verticale, tra le stesse č chiamata a dispiegarsi nell'ambito di una necessaria governance multilivello proceduralmente integrata, cooperativamente caratterizzata ed alla costante ricerca di efficacia rispetto all'obiettivo di ridurre i divari nei livelli di sviluppo tra i diversi territori europei. Alla luce di ciň, l'analisi mira a dimostrare che l'integrazione negli aspetti procedimentali ed organizzativi ed il metodo del partenariato/ cooperativo si presentano quali condizioni di realizzabilitŕ e prioritŕ strumentali per la convergenza nelle scelte di fondo della politica unitaria regionale.
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De Vivo, Paola y Enrico Sacco. "I percorsi di ridefinizione delle strategie di impresa nei Contratti di Sviluppo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 163 (agosto de 2022): 227–48. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163012.

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L'articolo rielabora i risultati di una ricerca condotta sul Contratto di Sviluppo, uno strumento divenuto centrale nella politica industriale italiana. Ciò che emerge è che la sua implementazione tende a generare territorialmente delle reti differenziate di attori e interessi. Il filo conduttore riguarda il ruolo delle singole imprese nella formazione e nella istituzionalizzazione delle reti, al fine comprendere se e come il suo utilizzo abbia influenzato le scelte decisionali e le strategie competitive delle imprese, innescando processi di ammodernamento organizzativo e facilitando i piani di sviluppo. Attraverso l'analisi sugli investimenti effettuati emerge che lo strumento risponde a tre differenti funzioni, le quali in alcuni casi si combinano: una funzione innovativa; una funzione redistributiva, una funzione di contenimento delle crisi industriali.
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Sotte, Franco. "La politica di sviluppo rurale dell'UE. Riflessioni a margine del dibattito italiano". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2010): 125–35. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-001007.

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La pubblicazione in Italia di una serie di monografie offre lo spunto per una riflessione sulla qualitŕ della politica di sviluppo rurale in corso. Si osserva, salvo alcune eccezioni, una gestione attratta da obiettivi di breve periodo, poco propensa ad impegnarsi nella selezione e finalizzazione degli interventi, nell'integrazione tra obiettivi settoriali e territoriali e nella cura dell'efficienza e dell'efficacia. La ricerca ha la responsabilitŕ di analizzare e denunciare questo distacco tra analisi e prassi, per migliorare la qualitŕ della programmazione dello sviluppo rurale in corso.
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Sotte, Franco. "Il peso della politica agricola sul bilancio dell'Unione Europea". ARGOMENTI, n.º 33 (diciembre de 2011): 29–50. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-033002.

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L'obiettivo di questo lavoro č di suggerire l'adozione di un approccio fondato sull'evidenza nell'analisi della spesa della politica agricola comune (PAC). Il dibattito sulla spesa per la PAC si basa generalmente sulle immagini ex-ante del bilancio, cosě come queste sono presentate nel quadro finanziario pluriennale e, prima di ogni esercizio finanziario, sugli stanziamenti di bilancio. Ma questa immagine č molto diversa da quella ex-post come appare dai pagamenti effettivi risultanti a consuntivo nelle relazioni finanziarie. Queste differenze si concentrano soprattutto sulle politiche strutturali (come la politica di sviluppo regionale e quella di sviluppo rurale), mentre non esistono differenze, o sono minime, nella spesa relativa alle politiche di mero trasferimento (come quella del 1° pilastro della PAC). Basata com'č su un'immagine parziale e distorta della spesa, la discussione sulla riforma della PAC risulta distorta essa stessa.
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Messina, Patrizia. "Trasferimento di tecnologia e scienza politica: il caso dello spin-off dell'università di Padova sherpa srl". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 3 (diciembre de 2018): 95–108. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003009.

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Nella concezione fordista dello sviluppo il "trasferimento tecnologico" viene riferito in modo pressoché esclusivo alla produzione di brevetti e spin-off provenienti dalle discipline ad alto contenuto tecnologico, tipico dei politecnici, finalizzati in genere alla produzione industriale. Nell'ambito di una economia della conoscenza, invece, il trasferimento di tecnologia viene inteso principalmente come "condivisione di sapere codificato" e riguarda l'intera gamma della conoscenza scientifica applicata, in grado cioè di generare innovazione nei processi di produzione del benessere della collettività. In questa seconda accezione del termine gli studi sulle politiche di sviluppo locale hanno permesso di elaborare un "sapere esperto" in grado di accompagnare gli attori locali in un percorso collaborativo di design e implementazione di strategie di sviluppo nell'ambito di processi di policy design partecipativi. Il saggio focalizza l'attenzione sull'esperienza maturata sul campo a questo riguardo, presentando il caso dello spin-off dell'Università di Padova Sherpa srl.
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Calise, Mauro. "L'ISTITUZIONALIZZAZIONE DEL GOVERNO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n.º 2 (agosto de 1987): 209–31. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001666x.

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IntroduzioneIl concetto di istituzionalizzazione continua ad avere un'accoglienza difficile negli studi politologici. Da Bentley a Easton, la scienza politica si è sviluppata contrapponendo la politica come processo alla politica come stato, e non v'è dubbio che le istituzioni rafforzino il versante strutturale di questa dicotomia. Parlare di istituzioni in scienza politica pone l'accento sul fatto che i comportamenti tendono a cristallizzarsi, le azioni si oggettivizzano. Fino a risollevare il vecchio dubbio che le istituzioni obbediscano a una propria logica autonoma, tant'è che gli analisti delle politiche pubbliche sono tornati a chiedersi «perché la forma dovrebbe seguire la funzione». In America, si è cominciato a parlare di «new institutionalism» per richiamare l'attenzione sulla perdurante importanza dei fattori organizzativi nella vita politica. In contrasto con gli assunti behavioristi, «la maggior parte degli attori principali nei moderni sistemi economici e politici sono organizzazioni formali, e le istituzioni della legge e della burocrazia occupano un ruolo dominante nella vita contemporanea». Il tentativo di Huntington, alla fine degli anni sessanta, di fondare sul concetto di istituzionalizzazione una teoria empirica dello sviluppo politico sembra dunque approdato alla riscoperta delle istituzioni come gabbia del mutamento.
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Nothdurfter, Urban. "Mutamenti del welfare e servizio sociale professionale: quali sfide per l'assistente sociale e la sua formazione?" RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 4 (enero de 2013): 31–47. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-004002.

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L'articolo sottolinea la necessitŕ che il servizio sociale in Italia si occupi in modo piů sistematico e piů deciso dei temi attuali di politica sociale. La comprensione dei profondi cambiamenti in atto diventa una dimensione conoscitiva centrale per lo sviluppo di una professionalitŕ che sia consapevole della sua responsabilitŕ politica e che possa dare un suo contributo specifico informando lo sviluppo delle politiche dal basso. Viene messo a fuoco in modo critico il rapporto tra politiche e pratiche professionali, individuando proprio in questa dimensione la specificitŕ del servizio sociale come professione del welfare.
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Possanzini, Davide. "Elezioni e partiti nella Serbia post-comunista (1990-2004)". Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 56, n.º 2 (31 de diciembre de 2006): 69–124. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12705.

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La scarsa attenzione prestata dalla letteratura politologica alla complessa ricostruzione democratica della Repubblica Serba fornisce valide motivazioni al presente saggio che intende affrontare le problematiche insite ad un processo di transizione ancora in atto. Gli stravolgimenti politici occorsi negli ultimi anni non hanno agevolato il consolidamento di questa giovane democrazia, comunque meritevole di una prima lettura interpretativa, per quanto prematura essa possa apparire. La mutevole natura del sistema politico serbo ha compromesso la trasformazione democratica guidata dalla vecchia elite comunista consentendo, però, l’instaurazione di un’effettiva democrazia elettorale da parte dell’opposizione politica, oggi meno esposta ai richiami autoritari. Nello specifico, questo studio prende in esame lo sviluppo del sistema elettorale e partitico serbo dal crollo del regime comunista ai giorni nostri, soffermandosi sul processo d’involuzione subito dal regime pseudo-democratico serbo alla fine degli anni novanta. A tal proposito, sono stati presi in considerazione tutti i provvedimenti costituzionali e gli strumenti di ingegneria elettorale adottati ed escogitati dal Partito Socialista per garantirsi una prolungata supremazia politica. L’utilizzo di grafici e di indici statistici ha consentito la ricostruzione dello schema evolutivo dei partiti e la simulazione di un suo diverso sviluppo a differenti condizioni aggregative. La proiezione cartografica dei risultati elettorali registrati nei singoli comuni (qui ridimensionata per ovvi limiti di spazio) è servita a semplificare la lettura del panorama politico scaturito da ogni consultazione. Sebbene recenti studi abbiano contribuito ad individuare nuove fratture partitiche nel corso delle transizioni democratiche avviate in Europa orientale, la sistematizzazione dei dati empirici serbi ha messo in risalto alcuni degli storici cleavages partitici utilizzati da Rokkan per spiegare la formazione degli Stati-nazione occidentali. Per quanto la frattura nazionalistica risulti esplicativa dello sviluppo partitico serbo, essa sembra rivestire un ruolo secondario ed apparente, di causa accidentale adottando le parole di Weber, in quanto determinato dalla strategia diversiva del Partito Socialista. Dal raffronto dei dati elettorali con il loro contesto geografico è emerso, infatti, un perenne conflitto tra centro/periferia e città/campagna come causazione adeguata all’evoluzione partitica in senso nazionalistico.
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Artusi, Marco y Andrea Maurizzi. "Le nuove frontiere del marketing politico: Internet come strumento di costruzione e gestione del consenso". MERCATI & COMPETITIVITÀ, n.º 3 (septiembre de 2010): 75–96. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-003007.

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Questo articolo si concentra sulle applicazioni digitali nella comunicazione politica e nello sviluppo del consenso, partendo dal presupposto che sia necessario superare la concezione di Internet come semplice mezzo di comunicazione di massa, ma che que- sto vada analizzato come strumento sociale di acquisizione, attivazione e coinvolgimento di persone attorno ad un movimento o idea politica. Le evoluzioni in senso sociale in atto nella Rete Internet stanno portando ad un'integrazione tra reale e virtuale, e stanno rendendo Internet una rappresentazione sempre piů fedele della realtÀ e delle reti sociali dei diversi soggetti: da qui nasce una grande opportunitÀ di costruzione del consenso. Sulla base di queste considerazioni, viene elaborato un modello di comunicazione politica in Internet, integrato nel processo di marketing politico ed articolato nelle fasi di acquisizione, attivazione e difesa. Il modello č basato sulla significativa esperienza di Barack Obama.
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Betti, Marco. "Nuove tendenze delle politche di sviluppo nei sistemi locali di piccola impresa: il caso di Thiene". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (junio de 2011): 115–42. http://dx.doi.org/10.3280/es2011-001010.

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L'articolo analizza le trasformazioni avvenute nel modo di regolazione dello sviluppo locale nel distretto industriale di Thiene, in seguito all'affermazione nel governo locale della Lega Nord. Il primo paragrafo illustra l'influenza delle subculture politiche territoriali sullo sviluppo economico di piccola e media impresa, mentre il secondo si concentra sul processo di erosione della subcultura e sulla crescita della Lega Nord. Vengono poi ricostruite le caratteristiche del modo di regolazione, sia a livello regionale che a livello locale, e le sue trasformazioni recenti. Il quarto paragrafo, infine, concentra l'attenzione sullo studio di caso. A questo proposito, le interviste a testimoni privilegiati - della politica e dell'economia -, hanno messo in evidenza come nel distretto industriale di Thiene l'affermazione elettorale della Lega Nord si accompagni ad una sostanziale continuitÀ con le politiche economiche e sociali precedenti.
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Mazzone, Stefania. "Spinoza, Hume e la politica come immanenza". Revista DIAPHONÍA 5, n.º 2 (5 de septiembre de 2019): 24–42. http://dx.doi.org/10.48075/rd.v5i2.23182.

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L’articolo intende ricostruire le categorie filosofiche e politiche che da Spinoza a Hume si sostanziano in una letteratura di “altra modernità”. I due pensatori in sede politica, infatti, ipotizzano una tipologia di democrazia costituente irriducibile all’unità della sovranità, dove il conflitto piuttosto sembra essere la chiave di nuovi e più avanzati equilibri. Dal conatus moltitudinario di Spinoza, all’idea costruttiva e aperta delle istituzioni sociali in Hume, si costruisce la possibilità di sviluppo di una più potente idea di repubblicanesimo. Così il piano d’immanenza inaugurato dall’opera dei due autori segna fortemente gli esiti propulsivi della modernità.
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Leone, Daniela. "Le forme della globalizzazione: un'opzione politica". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 3 (febrero de 2012): 96–99. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003007.

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Le forme in cui puň evolvere la globalizzazione non sono giŕ predeterminate secondo un paradigma indiscutibile. Il positivo avviamento allo sviluppo di tanta parte della popolazione mondiale comporta anche un costante deflusso di risorse dai paesi giŕ industrializzati e ne comprime progressivamente gli standard di benessere e di tutela. Questa tendenza non č immune da rischi. Il peggioramento percepito delle condizioni di vita oltre un carico di rottura puň sfociare in una convulsa reazione difficile da governare a posteriori. I sindacati, in tale contesto internazionale di crisi economica e di sfiducia generalizzata, sono chiamati a giocare un ruolo decisivo, prima nella cognizione delle complesse dinamiche socio-economiche e successivamente nella definizione di soluzioni praticabili.
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Mendola, Daniela. "Politiche di sviluppo ambientale tra fiscalità e green economy". RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, n.º 35 (abril de 2022): 7–26. http://dx.doi.org/10.3280/dt2022-035001.

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Ormai diffusa è l'immagine di un turista "responsabile" che approccia al consumo con un atteggiamento critico, perché più attento alla ecosostenibilità dei territori e orientato a scegliere mete che abbiano attuato una politica di conservazione ambientale. Al turista responsabile fa da pendant un turismo green che impone alle imprese di adottare comportamenti in linea con uno sviluppo sostenibile. Le misure di "fiscalità verde" appaiono parte essenziale delle politiche ambientali e fiscali, orientando comportamenti individuali e collettivi e soprattutto responsabilizzando imprese, consumatori e istituzioni. L'attuale sistema ordinamentale è orientato ad una politica di "promozione" che individua accanto al fine primario del prelievo, qual è appunto il concorso al sostentamento delle spese pubbliche (art. 53 Cost.), dei fini c.d. "accessori" anche di carattere fiscale che valorizzino la funzione impositiva in funzione del soddisfacimento dei diritti fondamentali. Lo strumento fiscale, dunque, viene utilizzato al fine di incentivare comportamenti ecosostenibili da parte degli operatori commerciali, sia imponendo specifici tributi correlati a condotte inquinanti (c.d. "tributi ambientali"), sia riconoscendo agevolazioni fiscali a fronte di comportamenti virtuosi.
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Ornelas, José, Maria Vargas-Moniz, Beatrice Sacchetto y Francesca Esposito. "Contributi della psicologia di comunitŕ per lo sviluppo dei servizi su base comunitaria per le persone con malattie mentali". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 1 (septiembre de 2010): 101–9. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001009.

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In questo articolo si discuteranno i contributi dei paradigmi della psicologia di comunitŕ, tra i quali l'analisi contestuale ed ecologica incentrata sull'ampliamento delle reti e delle risorse individuali; l'applicabilitŕ della filosofia di empowerment; e il riconoscimento di recovery come base per lo sviluppo di un sistema su base comunitaria di servizi e supporto nel campo della salute mentale. Gli autori inoltre descriveranno come un gruppo di persone con esperienza personale di malattia mentale insieme a familiari e professionisti del settore hanno fondato un'organizzazione, con lo scopo ultimo di influenzare lo sviluppo dei servizi e della politica pubblica nell'ambito della salute mentale.
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Hoffmann-Lange, Ursula. "SEYMOUR MARTIN LIPSET: MODERNIZZAZIONE, STRUTTURA SOCIALE E CULTURA POLITICA COME FATTORI DELLO SVILUPPO DEMOCRATICO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, n.º 3 (diciembre de 2003): 451–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027428.

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IntroduzioneSeymour Martin Lipset è indubbiamente uno dei maggiori scienziati sociali del ventesimo secolo, «che ha plasmato, forse più di ogni altro scienziato sociale contemporaneo, lo studio delle condizioni, dei valori e delle istituzioni della democrazia negli Stati Uniti e in tutto il mondo (Marks 1995, 765). I suoi contributi sia alla scienza politica che alla sociologia sono straordinari. È l'unico ad essere stato sia Presidente dell'American Political Science Association (1979-80), sia dell'American Sociological Association (1992-3). È stato anche Presidente o vice Presidente di molte altre associazioni professionali americane e internazionali, come la International Society of Political Psychology, la World Association for Public Opinion Research, e la Society for Comparative Research. Le sue attività in queste associazioni testimoniano l'ampio spettro degli interessi accademici di Lipset, che vanno dalla politica comparata alla stratificazione sociale. Lipset ha anche ricevuto molti riconoscimenti, come fellowships da prestigiose istituzioni accademiche (ad es. il Center for Advanced Studies in the Behavioral Sciences di Stanford), premi da associazioni professionali, e non meno di sette Ph. D. onorari.
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Radiconcini, Leone. "Il Parti Socialiste Unifié ed il rapporto con Israele (1960-1974)." MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (febrero de 2022): 57–90. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-002002.

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Questo saggio indaga lo sviluppo dei rapporti politici, istituzionali e personali fra i rappresentanti del Parti Socialiste Unifié francese ed Israele (con particolare riferimento al Mapam) fra il 1960 ed il 1974. L'autore rintraccia nell'ideologia terzomondista il paradigma secondo il quale il partito francese definì la propria azione a livello internazionale ed inquadrò i fenomeni globali, fra cui anche il conflitto arabo-israeliano. Il saggio ripercorre lo sviluppo storico dell'analisi proposta dal Psu, i cambiamenti all'interno della dirigenza politica e gli effetti dei principali eventi globali sulla definizione dei rapporti internazionali del partito. Il testo scandisce il percorso fatto dal partito in tre diversi periodi, che determinarono il passaggio del Psu da aperto sostenitore delle istanze sioniste a promotore della causa nazionale palestinese, rintracciando le motivazioni di questo passaggio nella definizione dicotomica della politica internazionale promossa dal paradigma interpretativo terzomondista. L'analisi proposta si avvale di materiale documentario presente principalmente nel fondo del Psu presso l'archivio nazionale francese di Pierrefitte-sur-Seine e degli articoli del settimanale del Psu Tribune Socialiste.
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Inglehart, Ronald. "LA NUOVA PARTECIPAZIONE NELLE SOCIETà POST-INDUSTRIALI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, n.º 3 (diciembre de 1988): 403–45. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012600.

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IntroduzioneLo sviluppo economico dovrebbe condurre a crescenti livelli di partecipazione politica di massa per almeno tre buoni motivi teorici: 1) i cittadini delle società industriali avanzate hanno visto migliorare le loro capacità di partecipare: durante l'ultimo mezzo secolo i loro livelli di istruzione si sono accresciuti in modo impressionante e la formazione politica si è fatta più facilmente accessibile; 2) le norme sociali si sono fatte più permissive verso la partecipazione politica della metà femminile della popolazione. Una o due generazioni fa le donne non avevano neanche il diritto di voto. Oggi, non solo lo hanno acquisito in tutte le democrazie occidentali, ma vi è anche una crescente accettazione informale del fatto che esse debbano giocare un ruolo politico uguale a quello degli uomini e si sono diffusi i modelli di ruolo politico femminile. Infine, 3) vi sono segnali che le priorità valoriali del pubblico occidentale siano venute gradualmente passando da valori materialisti a valori postmaterialisti. Questo trend dovrebbe contribuire ad una crescita del tasso di partecipazione politica: liberatisi dalla necessità di concentrare le loro energie in via prioritaria nella lotta per la sicurezza economica e fisica, i cittadini dovrebbero essere in grado di dedicare più attenzione a preoccupazioni postmaterialistiche come la politica.
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Finoia, Massimo. "Alessandro Monti, La politica pubblica per lo sviluppo delle reti di trasporto rapido delle città. Modello decisionale eprassi applicativa". Journal of Public Finance and Public Choice 15, n.º 2 (1 de octubre de 1997): 189–90. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907782914.

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Braidotti, Rosi. "Sul materialismo corporeo contemporaneo". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 2 (febrero de 2011): 87–96. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002009.

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L'articolo esamina lo sviluppo di forme di pensiero materialista specificamente femministe, a partire dalla filosofia dualistica classica di Beauvoir fino alle scuole piů radicali del materialismo corporeo poststrutturalista. L'A. difende la tesi che una nuova forma di "materia- realismo" che si č sviluppata in questi ultimi anni, in combinazione con nuove frontiere della ricerca scientifica in bio-genetica, scienze neuronali e dell'evoluzione e l'ecologia. Questo neo materialismo femminista si orienta verso una politica vitalista e un'ontologia politica monista.
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Magagnoli, Stafano. "Le aree industriali attrezzate: genealogia ed evoluzione di un modello di sostegno allo sviluppo locale". STORIA URBANA, n.º 130 (octubre de 2011): 11–43. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130002.

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Dopo aver indicato i principali assunti teorici e le esperienze salienti che contrassegnano la genealogia del concetto di Area industriale attrezzata (Aia), il saggio si sofferma sulla sua applicazione in Italia, interrogandosi sulla natura del modello istituzionale che nel nostro paese č stato alla base delle politiche di creazione di aree per l'industria. Quali scopi ha avuto, in Italia, la realizzazione delle Aia? Esse sono state usate al fine di sostenere l'industrializzazione, agevolando la nascita e la crescita delle imprese, oppure come semplici strumenti amministrativi atti a consentire l'utilizzo razionale di una risorsa scarsa quale č il territorio? Quella delle Aia č stata una politica a sostegno delle dinamiche evolutive dell'impresa (ovvero una politica di promozione dello sviluppo delle risorse endogene) o esse sono state uno strumento di competizione territoriale? Qual č stato, infine, il ruolo delle aree industriali attrezzate nel processo di sviluppo manifatturiero italiano? Proponendo queste domande come possibili chiavi di lettura delle vicende osservate, il saggio rimarca, nella conclusione, come il "modello italiano" si riveli estremamente sfaccettato, composto di esperienze particolari e impossibili da ricondurre a paradigmi unificanti. La stretta relazione tra capitale e Stato appare, tuttavia, come una componente di forte continuitŕ.
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Murray, Oswyn. "History and reason in the ancient city". Papers of the British School at Rome 59 (noviembre de 1991): 1–13. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009661.

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STORIA E RAZIONALISMO NELLA CITTA ANTICAViene trattato l'intreccio tra storia e razionalismo nell'organizzazione dello Stato nel mondo antico. Si dimostra che la vita politica greca si basava sul razionalismo e che la Storia veniva usata, ma subordinandola a speculazioni razionali. Ciò è provato dall'importanza degli Atti di fondazione mitici e dalla manipolazione della documentazione storica per fini politici. Vengono trovate le origini del razionalismo politico greco nelle origini della polis nel primo periodo arcaico. L'articolo termina con una discussione sul rapporto tra il razionalismo politico greco e lo sviluppo della polis in Etruria e Roma arcaica.
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Mocci, Nicola. "Propaganda politica e sviluppo turistico nell'Indocina francese: il caso di Angkor". STORIA URBANA, n.º 143 (septiembre de 2014): 43–67. http://dx.doi.org/10.3280/su2014-143003.

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Zoppi, Corrado. "Alcune riflessioni sull'attuazione del Piano di valutazione della politica regionale unitaria della Sardegna". RIV Rassegna Italiana di Valutazione, n.º 43 (febrero de 2010): 135–59. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043010.

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Questo saggio presenta, in termini critici, alcuni aspetti significativi del "Piano di valutazione della politica regionale unitaria 2007-2013" della Regione Sardegna (PdV). Si discute l'approccio metodologico del PdV e il ruolo dei diversi attori-chiave nel suo processo attuativo. Si analizza, inoltre, la messa in pratica della metodologia del PdV per la definizione di una delle ricerche valutative che ne costituiscono la trama, quella sulla valutazione delle politiche regionali contro la dispersione scolastica. Si mettono in evidenza, ancora, alcune problematiche tecniche che si presentano nello sviluppo del PdV, legate alla complessitŕ dei fattori che entrano in gioco nella valutazione di politiche messe in atto dall'amministrazione regionale. Si fa, infine, cenno ad un'esperienza valutativa interessante, la Valutazione ambientale strategica (VAS) dei piani urbanistici comunali dei Comuni degli ambiti di paesaggio costieri della Sardegna in adeguamento al Piano paesaggistico regionale, in quanto foriera di suggerimenti importanti per lo sviluppo delle ricerche valutative del PdV.
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Campus, Donatella. "L'EREDITà DI HERBERT SIMON: TRA PSICOLOGIA COGNITIVA E SCIENZA POLITICA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n.º 2 (agosto de 2001): 291–311. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030604.

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Introduzione Di Herbert Simon, scomparso nel febbraio scorso all'età di ottantaquattro anni, si può certamente dire che ha lasciato un segno tangibile in tutte le discipline di cui si è occupato nel corso della sua lunga e particolarmente versatile carriera scientifica. Anzi, seguendo l'esempio di Goodin (1999, 60), si dovrebbe forse parlare di diverse carriere parallele, di volta in volta teorico delle organizzazioni e scienziato politico, psicologo cognitivo, metodologo e filosofo della scienza, economista e studioso di intelligenza artificiale. Lo scopo di questa nota è, in particolare, esaminare il contributo di Simon a quella che egli stesso ha definito la sua «tribù di appartenenza», cioè la scienza politica. Più precisamente, il mio proposito è, da un lato, quello di analizzare l'apporto innovativo dato da Simon allo sviluppo della scienza politica; dall'altro, quello di ricostruire come le sue idee siano state recepite e sviluppate all'interno dei vari ambiti disciplinari.
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Trotto, Chiara. "Le politiche urbane del governo senegalese e lo sviluppo cittŕ di Dakar". STORIA URBANA, n.º 126 (septiembre de 2010): 95–115. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-126005.

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La cittŕ di Dakar rappresenta l'emblema dell'accentramento politico-amministrativo "alla francese". Il suo sviluppo urbano ha visto una crescita esponenziale che ha portato al sovraffollamento di molte aree urbane e peri-urbane soprattutto negli ultimi vent'anni. Le autoritŕ politiche hanno cercato di arginare il problema della crescita disomogenea e sregolata della cittŕ: dapprima attuando politiche stataliste di regolarizzazione forzata, successivamente attraverso progetti di costruzione partecipata dell'habitat urbano. L'unicitŕ della gestione urbana della cittŕ risiede nel codice urbanistico senegalese che lascia al presidente della Repubblica l'ultima parola riguardo alle decisioni di politica urbana; questo a dimostrazione dell'importanza e del peso politico che ricoprono le problematiche urbane in questo paese e del difficile processo di decentralizzazione tuttora da metabolizzare. Negli ultimi anni, il presidente Abdoulaye Wade ha cercato di dare nuovo slancio alla capitale inaugurando costosi progetti infrastrutturali e avviando la costruzione di monumenti grandiosi, che danno lustro alla cittŕ; il suo obiettivo č riconsegnare alla cittŕ il ruolo di capitale dell'Africa francofona e, possibilmente, dell'Africa tutta, come polo trainante degli affari economici e commerciali della costa ovest.
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Morlino, Leonardo. "LA SCIENZA POLITICA ITALIANA: TRADIZIONE E REALTÀ". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 1 (abril de 1991): 91–124. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009825.

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IntroduzioneAll'indomani del secondo conflitto mondiale Leoni fissa i connotati essenziali di una scienza politica da rifondare insieme alla democrazia in Italia (Leoni 1949-50 e 1980). Dopo quasi venti anni, Sartori ritiene che «la scienza politica italiana è semplicemente in fase di parto» (Sartori 1967, 699). Che cosa si può dire dopo piò di quaranta anni? Le domande a cui rispondere per disegnare un quadro della disciplina all'inizio degli anni novanta mi paiono le seguenti: come si forma la disciplina tra gli anni cinquanta e sessanta; come giunge ad autodefinirsi al momento in cui decolla, alla fine degli anni sessanta; quali siano le difficoltà del decollo e come queste incidano sul suo sviluppo successivo; quali le modalità di crescita e di istituzionalizzazione; quali i contenuti della disciplina in questi anni e quali i cambiamenti di quei contenuti; quale la rilevanza rispetto ai problemi politici esistenti; infine, quale bilancio complessivo sia possibile tracciare.
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Mistri, Maurizio. "La decrescita serena secondo Serge Latouche. Critica di un economista istituzionalista". ARGOMENTI, n.º 31 (junio de 2011): 141–62. http://dx.doi.org/10.3280/arg2011-031005.

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In questo saggio viene esaminata criticamente la posizione assunta da Serge Latouche contro lo sviluppo economico. Si tratta di una posizione che gode del favore dell'ambientalismo radicale, ma che qui viene criticata per la debolezza delle sue basi scientifiche, soprattutto in materia di economia politica. Di fatto Latouche č un socio-antropologo che si č occupato di analizzare alcune popolazioni africane, trovando nelle culture originarie dell'Africa un modello che egli vorrebbe proporre in alternativa al modello dello sviluppo scientifico, tecnologico ed economico tipico dell'Occidente. Nel saggio, nel mettere in luce quelle che si considerano debolezze scientifiche della posizione di Latouche, si conclude rilevando come tale posizione possa portare a derive autoritarie, lontane da una qualsivoglia prospettiva riformista.
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Vella, Nicholas C. y Oliver Gilkes. "The lure of the antique: nationalism, politics and archaeology in British Malta (1880–1964)". Papers of the British School at Rome 69 (noviembre de 2001): 353–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001860.

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IL RICHIAMO DELL'ANTICO: NAZIONALISMO, POLITICA E ARCHEOLOGIA NELLA MALTA BRITANNICA (1880–1964)Negli anni recenti si è sviluppato un notevole interesse per gli aspetti socio-politici della pratica archeologica. Nel ripercorrere lo sviluppo della tradizione archeologica di Malta, questo studio si propone di scoprire se gruppi sociali o politici si appropriarono di oggetti antichi e di siti archeologici per rivendicare una propria distinta identita. L'articolo si concentra sul periodo che seguì all'annuncio, nel 1880, di una serie di riforme che regolavano gli affari pubblici, che rese il dominio coloniale britannico in Malta ancora più invadente ed autoritario. La comprensione dell'antico che può definirsi propriamente ‘archeologica’ nacque in questo periodo e maturò dall'esigenza di conservare le vestigia della storia del paese attraverso l'emanazione di leggi e il fervore patriottico e nazionalista. L'attività archeologica di personaggi quali A.A. Caruana, Albert Mayr, Themistocles Zammit, Thomas Ashby e Luigi M. Ugolini, viene qui analizzata in questo contesto. Gli autori sostengono che, contro lo sfondo di una lenta comprensione delle fasi più antiche della razza umana e del riconoscimento del passato preistorico di Malta, sorse la necessità tra i politici di una delle colonie della ‘Corona’ di appropriarsi del passato come di un precedente per il presente ed il futuro.
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Pistone, Sergio. "La Conferenza di Messina e lo sviluppo dell'unificazione europea". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 2 (octubre de 2011): 111–20. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-002006.

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Con questo contributo l'autore vuole introdurre al lettore la personalitŕ del pastore e teologo olandese W. A. Visser't Hooft, una delle figure piů rilevanti del protestantesimo riformato della prima metŕ del XX secolo. L'articolo mira a ricostruire la figura del primo Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese attraverso la genesi del suo pensiero europeista e l'attivitŕ di coordinamento della Resistenza europea a Ginevra. Il contributo si articola in tre parti, ciascuna delle quali affronta cronologicamente un passaggio della riflessione politica di Visser't Hooft, da cui emerge chiaramente la volontŕ di affermare l'idea di una federazione europea, quale superamento definitivo dell'ideologia nazionalista e della guerra.
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Jenkins, Rachel. "Linking epidemiology and disability measurement with mental health service policy and planning". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, n.º 2 (agosto de 1998): 120–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007259.

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RIASSUNTOScopo — Questo articolo discute in quale misura l'epidemiologia e la misurazione della disabilità puó dare un contributo alia salute mentale, alia politica dei servizi e alia pianificazione. Metodo — La rassegna esamina le informazioni necessarie per una politica e una pianificazione locale e internazionale in diversi setting. Risultati — L'epidemiologia e la misurazione della disabilità sono essenziali per sostenere una politica di pianificazione che dia risposta ai bisogni locali, contemporaneamente ad informazioni sugli input e sulle variabili di processo e di esito. Conclusioni — L'epidemiologia e la misurazione della disabilità dovrebbero essere parte integrante della politica sanitaria e della pianificazione atte a sostenere lo sviluppo del servizio, i suoi processi e la misurazione degli esiti, non solo per i servizi specialistici di salute mentale, ma anche per l'attività nella medicina di base, nelle scuole e nei posti di lavoro.
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Pettenati, Giacomo. "La rinaturalizzazione del cibo in Valposchiavo: ecologia politica di una ‘valle bio'". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 2 (junio de 2021): 137–53. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12037.

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Il rapporto tra cibo e natura è caratterizzato, da alcuni decenni, dall'intreccio di due processi materiali e simbolici: la de-naturalizzazione delle filiere agro-industriali, che ha apparentemente ‘liberato' la produzione di cibo dai processi naturali, e la ri-naturalizzazione, associata al quality turn, che ha recentemente trasformato le filiere agroalimentari e i consumi. Questo contributo approfondisce le relazioni tra cibo e natura a partire dall'analisi dei processi in corso da alcuni anni in Valposchiavo (Svizzera), dove la sostenibilità ambientale delle filiere agroalimentari è al centro delle strategie di sviluppo locale e marketing territoriale. L'analisi utilizza le chiavi di lettura dell'ecologia politica del cibo (food political ecology), che consente di approfondire e analizzare criticamente la complessità e ladimensione politica di tali processi.
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Sotte, Franco. "Potrŕ l'Europa avere una politica agricola all'altezza della "prospettiva 2020"?" ARGOMENTI, n.º 30 (marzo de 2011): 149–78. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030007.

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Mentre si avvicina, con la scadenza del 2013, la conclusione dell'attuale periodo di programmazione europeo, la politica agricola comune (PAC) č ancora una volta in una fase di riforma. Sarŕ possibile questa volta trovare una soluzione al tempo stesso convincente per il settore primario e per lo sviluppo delle aree rurali, e coerente tutte le altre politiche comuni nella prospettiva dell'Europa-2020? La prospettiva non č chiara anche perché fin qui non sono emerse concrete proposte riformatrici. Questo articolo analizza criticamente l'attuale collocazione della PAC nel bilancio dell'UE e avanza alcune proposte di rilancio di questa politica che per lunghi decenni č stata il piů compiuto esperimento fondativo dell'UE.
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Ballor, Federica y Giulia Maria Cavaletto. "Abitare nei Villaggi Olimpici Torino 2006". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 118 (julio de 2010): 196–207. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118014.

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Il progetto di riconversione in edilizia sociale dei "Villaggi olimpici Torino 2006", destinati originariamente ad ospitare atleti e giornalisti, si propone come caso emblematico di politiche abitative di seconda generazione. A partire dall'analisi degli obiettivi di integrazione sociale e sviluppo locale, lo studio si configura come monitoraggio di una politica pubblica, i cui tratti innovativi non escludono la presenza di criticitŕ legate al sistema di governance ed alla risposta dei milieu. Utilizzando i concetti chiave di integrazione sociale, mixité e sviluppo locale, il programma insiste sull'insieme di opportunitŕ che possono (o meno) innescare azioni da parte dei soggetti coinvolti, in termini di irrobustimento delle capacitŕ di autonomia e integrazione sociale. Gli outcome dell'intervento, people e area based, sono stati analizzati con una survey rivolta agli assegnatari degli alloggi e ad un gruppo di controllo di soggetti residenti nelle stesse aree ma meno vulnerabili.
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Alderdice, Lord John. "Aspetti gruppali nella comprensione del fondamentalismo, delle posizioni radicali e del terrorismo". GRUPPI, n.º 2 (octubre de 2010): 21–34. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002005.

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L'autore riprende la riflessione su temi a lui cari, giŕ trattati anche dalle pagine di Gruppi, risultato del suo lungo e appassionato lavoro di mediatore nei dialoghi di pace condotti, sul piano politico, in territori fortemente conflittuali. Lord Alderdice ci spiega l'origine dello sviluppo di posizioni radicali e del modo in cui fondamentalismi di segno opposto si contrappongono in ambiti diversi. Queste analisi sono alla base della possibilitŕ di trovare vie d'uscita per il superamento dei conflitti che insanguinano molte aree del nostro pianeta. Ci aiutano anche a dare un senso profondo ai dibattiti che hanno "infiammato" la scena politica e l'opinione pubblica italiana negli ultimi tempi.
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Mansi, Adriano. "Nascita e sviluppo della Conferenza permanente dei rettori delle università italiane (1957-1973)". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 300 (noviembre de 2022): 153–79. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-300020.

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La Conferenza permanente dei Rettori delle università italiane (Crui) fu uno degli attori principali sulla scena universitaria negli anni Sessanta. I rettori divennero presto la componente con più possibilità di influire sulla politica accademica, anche grazie agli intrecci con la politica e le istituzioni. Non erano solo professori ordinari, ma figure ai vertici della propria disciplina, spesso parte dell'amministrazione centrale. Ciò conferiva loro grande capacità di influenza, soprattutto se organizzati in una struttura stabile. L'autore chiarisce quali furono i primi sviluppi della Conferenza; come si pose di fronte alle trasformazioni negli atenei; il grado di influenza sulle decisioni politiche; le relazioni con le altre componenti accademiche. L'autore ha svolto la ricerca presso gli archivi di alcuni atenei, non esistendo un fondo Crui. Sono stati inoltre utilizzati alcuni fondi personali: quello dell'ex-ministro della Pubblica istruzione Luigi Gui (Dc) e quello di Tristano Codignola, allora responsabile scuola del Psi.
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Barca, Fabrizio y Enrico Giovannini. "Quel mondo diverso. Da immaginare, per cui battersi, che si può realizzare". Il Politico 254, n.º 1 (7 de junio de 2021): 173–75. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.580.

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Fabrizio Barca, statistico ed economista, ha insegnato in Università italiane e francesi ed è autore di saggi e volumi; oggi è coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità; è stato dirigente di ricerca in banca d’italia (responsabile delle previsioni macroeconomiche, di indagini sulle imprese e di progetti di studio sugli assetti proprietari delle imprese) e capo dipartimento della politica pubblica per lo sviluppo nel Ministero dell’economia e delle Finanze.
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Cozza, Claudio y Daniele Paci. "La ricerca industriale nelle regioni italiane. Dinamiche recenti e nuovi indicatori". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2010): 132–48. http://dx.doi.org/10.3280/es2010-010010.

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Resumen
Obiettivo del presente articolo č descrivere l'andamento della ricerca industriale svolta nelle regioni italiane nel recente passato. Utilizzando un dataset di imprese attive in ricerca e sviluppo (R&S), secondo l'indagine statistica Istat RS-1, vengono proposti approfondimenti su alcune dimensioni solitamente assenti nel dibattito sulla R&S regionale: la differenza fra proprietÀ ed esecuzione della R&S privata; la plurilocalizzazione degli investimenti in piů regioni; la caratterizzazione internazionale della R&S italiana. Sulla base di queste dimensioni, vengono costruiti tre nuovi indicatori che, presi in considerazione sia singolarmente che congiuntamente, forniscono un'immagine completa del differente coinvolgimento delle regioni italiane nella R&S privata e possono offrire supporto analitico alle scelte di politica in materia di sviluppo e innovazione a livello regionale.
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