Literatura académica sobre el tema "Politica di Sicurezza e Difesa Comune"

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Artículos de revistas sobre el tema "Politica di Sicurezza e Difesa Comune"

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Gori, Umberto. "LA DIFESA EUROPEA: PROBLEMI E PROSPETTIVE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, n.º 2 (agosto de 1988): 287–314. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012211.

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IntroduzioneDopo oltre un quarantennio di «politica dello struzzo», o — al massimo — di tentativi falliti, gli Stati dell'Europa occidentale cominciano dolorosamente a rendersi conto che non è più possibile continuare a rimuovere dall'agenda delle priorità il problema della sicurezza e della difesa.
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Cesa, Marco. "SICUREZZA E RELAZIONI INTERNAZIONALI: IL PARADIGMA REALISTA RIVISITATO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 2 (agosto de 1991): 223–54. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200013265.

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IntroduzioneAnche se quello di sicurezza è un termine impiegato molto frequentemente negli studi di relazioni internazionali, in particolar modo negli ultimi decenni, la sua elaborazione concettuale è lungi dall'aver raggiunto un livello soddisfacente. Eppure, alcuni dei molti studi dedicati specificamente a tematiche contemporanee, come il controllo degli armamenti e la politica di difesa degli stati occidentali, e in primo luogo degli Stati Uniti, hanno fornito definizioni piò o meno esplicite e articolate. Così, ad esempio, Donald Brennan (1961, 8) sostiene che la sicurezza è composta, in proporzioni variabili, tanto dalla protezione della sopravvivenza nazionale, intesa questa nei suoi significati fisici, politici e degli standard di vita, quanto dal perseguimento dei fini di politica estera. Secondo Morton Berkowitz e P.G. Bock (1968, 40), invece, la sicurezza sarebbe una piò generica «capacità di una nazione di proteggere i suoi valori interni da minacce esterne».
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Cesa, Marco. "SICUREZZA E RELAZIONI INTERNAZIONALI: IL PARADIGMA REALISTA RIVISITATO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 2 (agosto de 1991): 223–54. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020002181x.

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Resumen
IntroduzioneAnche se quello di sicurezza è un termine impiegato molto frequentemente negli studi di relazioni internazionali, in particolar modo negli ultimi decenni, la sua elaborazione concettuale è lungi dall'aver raggiunto un livello soddisfacente. Eppure, alcuni dei molti studi dedicati specificamente a tematiche contemporanee, come il controllo degli armamenti e la politica di difesa degli stati occidentali, e in primo luogo degli Stati Uniti, hanno fornito definizioni piò o meno esplicite e articolate. Così, ad esempio, Donald Brennan (1961, 8) sostiene che la sicurezza è composta, in proporzioni variabili, tanto dalla protezione della sopravvivenza nazionale, intesa questa nei suoi significati fisici, politici e degli standard di vita, quanto dal perseguimento dei fini di politica estera. Secondo Morton Berkowitz e P.G. Bock (1968, 40), invece, la sicurezza sarebbe una piò generica «capacità di una nazione di proteggere i suoi valori interni da minacce esterne».
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della Porta, Donatella y Liborio Mattina. "I MOVIMENTI POLITICI A BASE ETNICA: IL CASO BASCO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, n.º 1 (abril de 1985): 35–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200002999.

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IntroduzioneNel corso degli ultimi venti anni in molte regioni dell'emisfero nord-occidentale sono riemersi quei movimenti politici a base etnica il cui declino era sembrato ineluttabile dopo la ridefinizione dei confini nazionali seguita alle due guerre mondiali. Tali movimenti hanno perseguito obiettivi diversi da un caso all'altro — dalla difesa della lingua regionale alla richiesta dell'autonomia politica, all'indipendenza — e talvolta anche divergenti tra le diverse componenti del medesimo schieramento. Nonostante le differenze essi sono stati contrassegnati da una comune caratteristica: quella di rivalorizzare attributi culturali oggettivi condivisi dai loro militanti — la razza, la lingua, la religione, l'insediamento in un determinato territorio, il riferimento a precedenti istituzioni, simboli, tradizioni storiche. Questi attributi sono serviti ad alimentare processi di identificazione politica che ai governi centrali è stato richiesto di riconoscere. Tuttavia, sebbene l'esistenza di attributi culturali oggettivi comuni ai membri di gruppi etnici sia stata una condizione necessaria del riemergere dei movimenti, non ne ha però costituito il fattore decisivo.
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La Manna, Fabrizio. "Patrioti e «uomini di poco culta moralità». Le squadre nella rivoluzione siciliana del 1848". SOCIETÀ E STORIA, n.º 171 (febrero de 2021): 55–86. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171003.

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Il saggio si sofferma su un elemento essenziale per il consolidamento della rivoluzione scoppiata il 12 gennaio 1848 a Palermo, ossia sull'intervento delle squadre. L'autore si serve della memorialistica prodotta dopo il fallimento della rivoluzione al fine di verificare quale fu il giudizio complessivo e comprendere il reale impatto di queste formazioni. Quello che emerge è uno scenario frammentato e non privo di ambiguità, in quanto i principali memorialisti ricoprirono importanti ruoli istituzionali. Il sodalizio tra delinquenza comune e opposizione politica si rivelò fondamentale per l'affermazione della rivoluzione, ma fu deleterio per lo stato dell'ordine pubblico. In fatti, il tentativo di smobilitazione delle squadre fu di difficile esecuzione, e nel caso di reimpiego dei membri all'interno dei corpi deputati al mantenimento della pubblica sicurezza si ebbero ulteriori e ancora più gravi problemi.
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Keohane, Robert O. "LO STUDIO DEI REGIMI INTERNAZIONALI E LA TRADIZIONE CLASSICA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n.º 3 (diciembre de 1987): 349–76. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016956.

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IntroduzioneGli studiosi moderni di politica internazionale hanno cercato di individuare le cause della guerra e le condizioni della pace: essi si sono chiesti in che modo gli interessi di Stati sovrani in competizione reciproca e non soggetti ad alcun potere comune possano essere conciliati gli uni con gli altri. I più importanti tentativi di comprensione delle problematiche della pace e della guerra, da parte di studiosi occidentali, sono partiti da tre premesse comuni, che definiscono ciò che Holsti chiama «la tradizione classica» nello studio delle relazioni internazionali: 1) l'oggetto di analisi più appropriato è costituito, appunto, dalle cause della guerra e dalle condizioni della pace/sicurezza/ordine; 2) le principali unità d'analisi sono i comportamenti diplomatici e militari degli unici attori essenziali, gli Stati nazionali; 3) gli Stati operano in un sistema caratterizzato dall'anarchia, ovvero dalla mancanza di una autorità centrale.
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Armao, Fabio. "Luigi Caligaris, Carlo M. Santoro, Obiettivo difesa. Strategia, direzione politica, comando operativo, Bologna, Il Mulino, 1986 (L. 25.000) - Carlo Jean (a caura di), Sicurezza e difesa. Fattori interni e intemazionali, Franco Angeli, Milano 1986, (L. 30.000)". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n.º 2 (agosto de 1987): 319–22. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016701.

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Guzzo, Luigi Mariano. "Prime annotazioni sull’Intesa tra Repubblica italiana e Santa Sede per l’assistenza spirituale ai militari cattolici: una riforma gattopardesca". Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 27 de febrero de 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/17430.

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SOMMARIO: 1. Premessa - 2. La forma: la qualificazione dell’Intesa come accordo di natura internazionalistica - 3. La ratifica e l’esecuzione dell’Intesa nell’ordinamento dello Stato, con le relative norme di adeguamento: l’esito paradossale di una disciplina “duplicata” - 4. Le ondivaghe “vicissitudini” dell’art. 17 C.O.M.: un “termostato” delle tensioni sociali e giuridiche riguardanti la materia e l’esigenza di una riforma - 5. Politica concordataria della Santa Sede e attribuzioni alle Conferenze episcopali nazionali. Alcune considerazioni sulla polarizzazione del dibattito pubblico in Italia - 6. I contenuti dell’Intesa; 7. Le norme di adeguamento dell’ordinamento interno: novità e rilievi critici - 7.1. La direzione e il coordinamento del Servizio di assistenza spirituale: una titolarità giuridica diretta in capo all’Ordinario militare per l’Italia - 7.2. L’introduzione della figura dei Cappellani militari coordinatori, in luogo degli Ispettori: alcuni problemi di sicurezza per le istituzioni militari dello Stato- 7.3. Il concetto canonico di “sede vacante” entra nell’ordinamento militare - 7.4. La procedura di individuazione e di determinazione delle sedi per i cappellani militari - 7.5. L’art. 1533-bis C.O.M.: il divieto di corresponsione di emolumenti accessori e la materia “spirituale e pastorale” - 7.6. La nomina dell’Ordinario militare e del Vicario generale - 7.7. Il regime di assimilazione ai gradi gerarchici per i cappellani militari: nella sostanza non cambia nulla - 7.8. Altre novelle legislative: l’organico dei cappellani; la procedura di nomina; la dismissione dallo stato clericale - 8. Prime tensioni tra Ordinariato militare e amministrazione della Difesa sull’applicazione della legge - 9. Perché nell’Intesa non c’è alcun riferimento alle donne consacrate che operano negli stabilimenti militari? - 10. Conclusioni: il Capo I della legge n. 70 del 2021 come “caso-studio” del decadimento normativo e della crisi del Parlamento. Some comments on the agreement between the Italian Republic and the Holy See for spiritual assistance to the Catholic members of the Armed Forces ABSTRACT: Through the application of the Italian Law no. 70/2021, we see the long-awaited revision of the institute of religious assistance to Catholics within the Armed Forces, with the authorization of the ratification of the Exchange of Letters between the President of the Council of Ministers and the Secretary of the Vatican City State (on February 13, 2018) and the related rules for the adaptation of the internal legal system. The new aspects, however, are very limited in scope.
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Zuliani, Federico. "En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek". Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (29 de abril de 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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Tesis sobre el tema "Politica di Sicurezza e Difesa Comune"

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PIROZZI, NICOLETTA. "L'UNIONE EUROPEA E LA GESTIONE DELLE CRISI DOPO LISBONA: UN NUOVO MODELLO PER AFFRONTARE LE SFIDE ALLA SICUREZZA NEL XXI SECOLO?" Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1803.

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Resumen
L’obiettivo di questa tesi è di valutare che tipo di modello per la gestione delle crisi l’Unione Europea (UE) ha elaborato attraverso l’adozione e l’attuazione del Trattato di Lisbona, ma anche di capire che impatto ha prodotto la sua interazione con lo scenario internazionale di sicurezza. L’analisi è condotta a tre livelli: (1) strategico – elaborazione o revisione di concetti, politiche e documenti quadro; (2) istituzionale – creazione e riorganizzazione delle strutture di riferimento e dei processi decisionali; (3) operativo – pianificazione e gestione delle missioni civili e militari sul terreno. Lo scopo finale è quello di verificare se l’approccio dell’UE alla gestione delle crisi può considerarsi efficace per affrontare i possibili scenari futuri e come possa essere migliorato sulla base delle esperienze più recenti.
The objective of this thesis is to assess what kind of crisis management model the European Union (EU) has elaborated through the adoption and implementation of the Treaty of Lisbon and what is the impact produced by its interaction with the international security context. The analysis is conducted at three different levels: (1) strategic – elaboration or review of concepts, policies and framework documents; (2) institutional – establishment or reorganization of structures and decision-making process; (3) operational – planning and conduct of civilian and military missions on the ground. The final aim is to evaluate whether the EU’s approach to crisis management will be able to face up possible future scenarios and how this model might be improved on the basis of most recent experiences.
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PIROZZI, NICOLETTA. "L'UNIONE EUROPEA E LA GESTIONE DELLE CRISI DOPO LISBONA: UN NUOVO MODELLO PER AFFRONTARE LE SFIDE ALLA SICUREZZA NEL XXI SECOLO?" Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1803.

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L’obiettivo di questa tesi è di valutare che tipo di modello per la gestione delle crisi l’Unione Europea (UE) ha elaborato attraverso l’adozione e l’attuazione del Trattato di Lisbona, ma anche di capire che impatto ha prodotto la sua interazione con lo scenario internazionale di sicurezza. L’analisi è condotta a tre livelli: (1) strategico – elaborazione o revisione di concetti, politiche e documenti quadro; (2) istituzionale – creazione e riorganizzazione delle strutture di riferimento e dei processi decisionali; (3) operativo – pianificazione e gestione delle missioni civili e militari sul terreno. Lo scopo finale è quello di verificare se l’approccio dell’UE alla gestione delle crisi può considerarsi efficace per affrontare i possibili scenari futuri e come possa essere migliorato sulla base delle esperienze più recenti.
The objective of this thesis is to assess what kind of crisis management model the European Union (EU) has elaborated through the adoption and implementation of the Treaty of Lisbon and what is the impact produced by its interaction with the international security context. The analysis is conducted at three different levels: (1) strategic – elaboration or review of concepts, policies and framework documents; (2) institutional – establishment or reorganization of structures and decision-making process; (3) operational – planning and conduct of civilian and military missions on the ground. The final aim is to evaluate whether the EU’s approach to crisis management will be able to face up possible future scenarios and how this model might be improved on the basis of most recent experiences.
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Paladini, Luca <1970&gt. "Gli accordi di politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/109/1/tesi_paladini_pdf.pdf.

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Paladini, Luca <1970&gt. "Gli accordi di politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/109/.

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BENEDETTO, F. DI. "LA PROTEZIONE DEI SETTORI STRATEGICI EUROPEI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/345493.

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“The Protection of the European Strategic Sectors”. The kind of protection that is at the heart of this doctoral thesis is the defence of the strategic companies established in the European Union (EU) from takeovers by foreign investors, that is to say investors from countries which are not part of the European Economic Area. This work aims, on the one hand, at outlining the main features of a screening mechanism of foreign investments at the EU level and, on the other, at identifying the proper legal basis in the EU Treaties for its establishment. Chapter 1 contains a non-exhaustive list of the European strategic sectors which consist in all the economic sectors in which the EU or its Member States have adopted rules to limit foreign investors’ right to acquire participations in strategic companies for reasons of public security. Indeed, the Court of Justice of the EU (CJEU) used the expression “strategic sectors” in relation to undertakings whose activities are deeply linked to the protection of public security. The EU notion of public security contains both internal and external security, but also the production of goods and the supply of services which are essential for the very existence of a country. Chapter 2 provides a comparative study of the present situation of strategic enterprises’ protection in three EU Member States (Germany, Italy and France). It shows that a fragmented landscape of foreign investment control rules adopted by national authorities represents both a constraint to an efficient internal market of capital movements, and a limit to an effective protection of the European strategic sectors. By contrast, an EU foreign investment control mechanism could lead to a less fragmented system of strategic companies’ protection, which would be able to encourage foreign investments. At the same time, a single EU body of foreign investment control should be more efficient in order to protect EU public security. Moreover, unlike Member States measures such as “golden shares”, this mechanism could enjoy a greater degree of compatibility with the fundamental freedoms of the Treaties. In effect, the CJEU recognises a “presumption of conformity” with the freedoms of movement to the EU secondary legislation which pursues objectives of general interest like the protection of public security. Chapter 3 analyses the most significant experience of foreign investment control at the global level, the Committee on Foreign Investment in the United States, in order to understand if it could be a suitable model for the establishment of a similar body in the EU, the Committee on Foreign Investment in the EU (CFIEU). Once outlined the key aspects of the CFIEU, chapter 3 focuses on the search of the most proper legal basis in the EU Treaties for its establishment. The study tries to demonstrate that Article 207(2) TFEU on unilateral measures of Common Commercial Policy (CCP) could be the right legal basis for the creation of the CFIEU. Indeed, after the Lisbon Treaty, the CCP has become an exclusive competence of the EU which also encompasses the admission and the treatment of foreign direct investments. In conclusion, chapter 3 tries to figure out the implications of the establishment of the CFIEU both on Member States competences (especially their exclusive competence on national security by virtue of Article 4 TEU), and on the international obligations undertaken by the EU towards third countries, with particular reference to the World Trade Organisation rules and international investment law.
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6

CARLI, EUGENIO. "Le missioni dell'Unione europea nel quadro della Politica di Sicurezza e Difesa Comune: profili di diritto internazionale". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1028120.

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La tesi analizza dapprima la Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) dell'Unione europea sotto il profilo storico-istituzionale (Cap. I) e della prassi, descrivendo le principali missioni civili e militari dispiegate (Cap. II). In seguito, essa affronta la questione degli obblighi di diritto internazionale, sia convenzionale che consuetudinario, applicabili nello svolgimento della PSDC (Cap. III) e della responsabilità internazionale dell'Unione europea o degli Stati partecipanti, con particolare riguardo al tema dell'attribuzione di condotta (Cap. IV). This thesis first analyzes the Common Security and Defence Policy (CSDP) of the European Union under a historical-institutional perspective (Ch. I) and a practical one, describing the main civilian and military mission conducted (Ch. II). Afterwards, the questions relating to the international law obligations, both under conventional and consuetudinary law, applying in this sector and to the international responsibility of the European Union and partecipating States are addressed, with a paticular focus on the issue regarding the attribution of conduct (Ch. IV).
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MATARAZZO, RAFFAELLO. "La politica estera e di sicurezza comune dell'Ue e il Trattato di LIsbona. Profili storici, politici e istituzionali". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/917736.

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Gli studi sulla politica estera europea e sul ruolo internazionale dell’Ue hanno conosciuto una significativa espansione nel corso degli ultimi anni. Abbastanza sorprendentemente, tuttavia, non esistono opere complessive sull’evoluzione del sistema di politica estera dopo la fine della Guerra fredda. Questi ritardi non sono casuali. Hanno probabilmente a che fare con il paradosso, sottolineato da vari analisti, che caratterizza il rapporto tra gli studi teorici di politica internazionale e la politica estera comune, definita in senso lato come “il tentativo dell’Unione europea e dei suoi stati membri di assicurare che le loro molteplici e variegate relazioni esterne risultino al mondo esterno con un profilo più coerente possibile”. Alla luce di questa premessa, la ricerca: 1) analizza l'evoluzione del “sistema della politica estera dell'Ue”, che include le istituzioni, le regole formali e informali che guidano la formazione e l'attuazione dell'insieme delle politiche esterne che vengono realizzate in nome dell'Ue; 2) valuta il processo politico, incluso il risultato e l'attuazione della politica; 3) esamina l'impatto che le politiche comuni (o il mancato accordo su di esse) hanno sul sistema stesso, sugli stati membri e, se possibile, anche sul sistema internazionale.
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BASILI, Silvia. "Gli attuali scenari del commercio internazionale dei prodotti agroalimentari, tra vecchie e nuove questioni di sicurezza alimentare: una riflessone comparatistica ta UE, USA e CINA". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251081.

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Il commercio dei prodotti agroalimentari ha assunto oggi una dimensione globale, che pone una serie di questioni su cui è necessario riflettere. Una di queste riguarda la sicurezza alimentare intesa nell'accezione di food safety, ossia come il diritto di ogni individuo a consumare cibo sano e sicuro. La sicurezza alimentare implica l'assenza di elementi estranei che sono riconducibili ai residui dei trattamenti antiparassitari, veterinari, contaminanti ambientali o ancora l'assenza di adulterazioni nel processo di produzione, che possono comportare un rischio per la salute dei consumatori. La tesi analizza le principali dinamiche internazionali relative all'attuale commercio dei prodotti agroalimentari, focalizzando l'attenzione sulla questione della sicurezza alimentare, che da un lato deve garantire senza compromessi la tutela di tutti i consumatori, e dall'altro però, le misure adottate non devono costituire inutili ostacoli commerciali per le imprese alimentari esportatrici. L'analisi inizia dagli accordi nati nell'ambito della WTO, con la firma del Trattato di Marrakech nel 1994, con lo scopo di favorire gli scambi commerciali internazionali attraverso una maggiore armonizzazione delle differenti normative di riferimento. Per quanto riguarda specificamente la sicurezza alimentare si fa riferimento all'Accordo SPS sulle misure sanitarie e fitosanitarie e al Codex Alimentarius, che hanno lo scopo di creare un sistema di norme internazionali valido all'interno dei paesi membri della WTO per tutelare la salute dei consumatori e garantire pratiche eque nel commercio degli alimenti. Dal contesto multilaterale della WTO si procede ad analizzare il ruolo degli accordi bilaterali o regionali, nati in seguito alla crisi del multilateralismo, iniziata con il round di Doha nel 2001e dovuta principalmente all'eterogeneità delle posizioni dei Paesi membri. In particolare nell'ambito degli accordi bilaterali si fa riferimento al partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) recentemente negoziato tra UE e USA, e fermo per ora a tale fase. Si tratta di un accordo di libero scambio volto ad abbattere molte barriere commerciali esistenti tra le due sponde dell'Atlantico, con particolare riferimento a quelle non tariffarie consistenti in divergenze normative che ostacolano le esportazioni, tra cui vanno sicuramente ricomprese le misure sanitarie e fitosanitarie, che si sono rivelate le questioni maggiormente dibattute nel corso delle trattative del TTIP, offrendo lo spunto per analizzare in chiave comparatistica le due diverse tradizioni giuridiche di food safety, delineate attraverso la tematica degli OGM, dove emerge la distanza dell'approccio giuridico tra le due potenze transatlantiche. L'uso delle moderne tecniche di ingegneria genetica in campo alimentare è stato uno dei temi particolarmente discussi nell'ambito delle negoziazioni; gli OGM erano già stati oggetto di una controversia tra Europa e USA nell'ambito della WTO. In ogni caso il TTIP, nonostante il suo fallimento, segna comunque la volontà delle due potenze di trovare una base normativa comune. L'ultima parte della tesi riguarda invece l'evoluzione della sicurezza alimentare in Cina, che grazie alla rapida crescita economica degli ultimi anni, si attesta ad essere una delle potenze protagoniste degli scambi commerciali mondiali, completando in tal modo il quadro internazionale di riferimento. L'introduzione nel 2009 della prima legge sulla sicurezza alimentare, poi modifica nel 2015, rappresenta un primo avvicinamento ai sistemi normativi occidentali. L'analisi delle diverse normative di food safety nel contesto europeo, statunitense e cinese mostra come la globalizzazione economica abbia determinato anche una globalizzazione giuridica o meglio un progressivo allineamento dei diversi sistemi normativi. La necessità di facilitare gli scambi commerciali per competere a livello mondiale ha favorito l'avvicinamento dei vari ordinamenti giuridici. Pertanto si assiste a una sorta di "contaminazione legislativa" estranea alla politica commerciale comune della WTO, ferma da tempo ad una fase di completa stagnazione. In particolare per quanto riguarda il settore alimentare si auspica che il progressivo avvicinamento dei sistemi normativi sul tema della sicurezza alimentare possa favorire la nascita di una food law unitaria a livello globale, che sappia rispondere alle esigenze economiche - commerciali della libera circolazione dei prodotti, e contemporaneamente garantire la tutela di tutti i consumatori, assicurando un elevato livello di qualità e sicurezza.
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Libros sobre el tema "Politica di Sicurezza e Difesa Comune"

1

Mariani, Paola. Le relazioni internazionali dell'Unione europea: Aspetti giuridici della politica estera, di sicurezza e difesa comune. Milano: Giuffrè, 2005.

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2

Gasparini, Giovanni. Politica di sicurezza e nuovo modello di difesa. Roma: Istituto Affari Internazionali, 1999.

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3

Nones, Michele. La dimensione spaziale della politica europea di sicurezza e difesa. Roma: Istituto affari internazionali, 2002.

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4

Clementi, Marco. L'Europa e il mondo: La politica estera, di sicurezza e di difesa europea. Bologna: Il mulino, 2004.

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5

La politica europea di sicurezza e difesa: L'Unione europea nel nuovo ordine globale. Roma: Carocci, 2010.

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6

Fulvio, Attinà, ed. La politica di sicurezza e difesa dell'Unione europea: Il cammino europeo dopo il trattato di Amsterdam. Gaeta (Latina): Artistic & Publishing Company, 2002.

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